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Autore: Tickle Tomo    16/10/2016    3 recensioni
[In completa riscrittura, a breve tutti i capitoli saranno sostituiti]
Tra di loro si era instaurato uno status quo dalle caratteristiche ambigue, una perfetta linea di confine tra amicizia e amore. Dopo cinque anni non si erano ancora rivelati le rispettive identità, ma alla fin fine Chat aveva anche finito per non sentirne più il bisogno: andava bene anche così, in fin dei conti poteva accontentarsi di essere suo amico ma non poteva di certo esimersi dal testare i limiti che la ragazza aveva posto per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.
E un giorno, nel caos del combattimento (forse per caso o forse per volontà divina), succede quel che in passato non era mai successo prima.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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1.
 

Ricordava vagamente come fosse la sua vita prima di essere scelta per usare il Miraculous della coccinella e dopo cinque anni passati a combattere contro un arcinemico ancora mai visto sul campo di battaglia, le sembrava di aver vissuto un’altra vita. Com’era prima, quando la sua massima preoccupazione era arrivare in ritardo a lezione? Affrontava e sfidava la morte quasi quotidianamente, si ritrovava a urlare a pieni polmoni su una montagna russa di sensazioni folgoranti senza avere la possibilità di scendere mai dalla carrozza. Accanto a lei un ragazzo con una tutina attillata da gatto nero le poggiava con delicatezza, sempre sorridente, una mano in vita mentre con l’altra mano si reggeva svogliatamente alla carrozzeria del veicolo.

La differenza tra loro due era più che lampante, lo era stata fin dal primo giorno.

Chat aveva sempre vissuto l’incarico di combattere contro Papillon come una benedizione, era ciò che gli serviva per ottenere un minimo di libertà nella sua vita piena di costrizioni, o almeno questo era ciò che le aveva detto. Marinette aveva sempre vissuto la cosa come una condanna, almeno agli inizi: col passare del tempo Ladybug era diventata parte integrante del suo essere, una componente senza la quale non sarebbe mai riuscita a definire sé stessa. Chat lo sapeva, era stato lui a farle cambiare idea nel corso degli anni.

Il ragazzo adorava farle piccoli agguati, abbracciarla da dietro e tenerla stretta contro il proprio petto, ridendo sguaiato mentre lei cercava in tutti modi di liberarsi. Marinette adorava sentirlo fare le fusa, per lui era un’azione involontaria e accadeva principalmente quando la ragazza gli dimostrava affetto lasciandogli dei leggeri grattini dietro le orecchie scure o quando si divertiva a giocare con le dita tra i suoi capelli biondi. Avevano preso l’abitudine di andare a rilassarsi nei pressi di Montmarte, lì dove in una zona dell’intricato labirinto di vicoli di pietra si stagliava silente il Passage du Rocher de la Sorciere. Una notte, mentre entrambi erano di pattuglia, si erano fermati sulla roccia in questione e si erano seduti a gambe incrociate uno accanto all’altro per riposarsi. Chat non aveva esitato ad appoggiarle il capo sulle ginocchia.

«Solo un po’, my Lady, è stata una giornata lunga» le aveva sussurrato sbadigliando e accomodandosi sulle sue cosce. Ladybug aveva ridacchiato e, come attratti da una calamita, i polpastrelli della sua mano destra avevano cominciato a massaggiargli lo scalpo. Le fusa erano state quasi immediate, precedute solamente da un mormorio di approvazione.

Senza nemmeno pensarci, Ladybug aveva cominciato a canticchiare a bocca chiusa una vecchia ninna nanna, le labbra tirate in un sorriso stanco. Chat aveva ridacchiato e l’aveva guardata in quel suo modo tutto particolare che usava quando voleva dirle “ti amo” con lo sguardo.

«Je t’aime» le aveva sussurrato Chat guardandola negli occhi con un tono quasi inudibile, ma la ragazza gli aveva poggiato un dito sulle labbra prima ancora che potesse finire. Aveva continuato a cantare dolcemente, mentre il ragazzo si raggomitolava su sé stesso nascondendo un sorriso amaro. Lei lo amava, l’aveva sempre amato, ma purtroppo non nel modo in cui Chat avrebbe voluto. Le fusa si erano interrotte, nell’aria rimaneva solo l’eco della voce di Ladybug che continuava a canticchiare a bocca chiusa, le mani inerti tra i capelli del ragazzo.

«LA STREGA!» L’urlo aveva colto di sorpresa entrambi.

Ai piedi della Roccia della Strega una vecchia signora li indicava tremante, la bocca ancora spalancata dopo aver urlato a pieni polmoni. Prima che Chat Noir o Ladybug potessero fare qualcosa, la vecchia signora era corsa via, inoltrandosi per i vicoli, continuando a strillare “LA STREGA, LA STREGA” nel buio.

Chat, che era saltato prontamente in piedi, si era lasciato cadere di nuovo sulla roccia e aveva cominciato a ridere tenendosi lo stomaco. Ladybug l’aveva seguito a ruota, puntellandosi con le braccia sulla roccia per non cadere all’indietro. In meno di dieci secondi si era sentita sollevare con delicatezza.

«Chat!» ma il ragazzo aveva riso di fronte alla sua espressione contrariata e aveva spiccato un balzo, andando a posarsi sulla cima di un lampione vicino, in pochi secondi aveva preso un ritmo frenetico, balzando da un tetto all’altro senza mai smettere di ridere sguaiato. Quando gli edifici finirono davanti a loro, Chat ritrasse furtivamente il braccio che teneva a sostegno sotto le ginocchia della ragazza per estrarre il suo bastone, una delle sue mani rimase ben ferma in vita per tenerla stretta a sé. Quasi automaticamente, Ladybug era andata a intrecciare le mani dietro al collo del ragazzo, le ginocchia piegate contro il suo stomaco per non impedirgli i movimenti.

In pochi battiti di ciglia stavano volando, il bastone piantato nel terreno continuava ad allungarsi a dismisura, da quanto ne sapevano entrambi non aveva un vero e proprio limite, una volta erano saliti talmente in alto che respirare era diventato qualcosa di quasi impossibile.

Volavano, cadevano, Chat poggiava con grazia gli stivali su un tetto e spiccavano di nuovo verso l’alto, il vento come unico ostacolo al loro volo. Ladybug aveva smesso di guardare avanti a sé dopo pochi secondi, il buio rendeva impossibile trovare un qualsiasi punto di riferimento, e si era quindi accoccolata contro il corpo del ragazzo, poggiando la guancia sulla sua spalla e incastrando il viso nell’incavo del suo collo.

Aveva chiuso gli occhi e le sue percezioni erano in qualche modo mutate: il vento era del tutto scomparso insieme ai rumori della città, gli unici suoni che percepiva erano il respiro silenzioso del ragazzo e il battito irregolare del suo cuore sotto l’orecchio. Se si concentrava un po’ riusciva a sentire anche il suono delle labbra del ragazzo che si stiravano in un sorriso di tanto in tanto. Si sentiva al sicuro, il suo corpo si incastrava perfettamente con quello del compagno e le sarebbe risultato semplice addormentarsi, non avrebbe dovuto nemmeno impegnarsi. Ma ben presto Chat aveva rallentato la sua corsa, si ritrovarono a cadere dolcemente in caduta libera, nemmeno l’ombra di una preoccupazione sul viso del ragazzo. Aveva piegato leggermente le ginocchia in seguito all’impatto, facendosi carico anche del peso della ragazza, e poi l’aveva deposta a terra.

«Non è meraviglioso quello che abbiamo?» aveva urlato quasi a squarciagola, le braccia completamente aperte come ad abbracciare l’intera città che gli si parava di fronte.

In piedi sulla cupola della Basilica del Sacré-Cœur, Chat Noir gridava il suo amore per la vita cercando di coinvolgerla intimamente nella sua gioia, cercando di passarle sottobanco una parte dei suoi sentimenti, guidandola per mano nel suo mondo passo dopo passo, sussurro dopo sussurro.

Di fronte a loro Parigi splendeva.

Poco importava che fossero le dieci di sera passate, la città risplendeva della luce dei lampioni, delle luci delle occasionali automobili che si avventuravano per le stradine, delle fievoli luci domestiche e dei potenti fari che andavano a illuminare i monumenti della città.

Ladybug sorrise mentre un improvviso sfarfallio le metteva lo stomaco sottosopra e le si formava un blocco in gola. Provò a parlare ma dalle sue labbra non uscì un suono, ma comunque non sarebbe stato che un suono intellegibile visto che non aveva idea di cosa dire.

Silenziosamente, inconsapevolmente, i suoi piedi si mossero da soli e le sue braccia andarono ad allacciarsi dolcemente sul petto del ragazzo che, senza muovere un baffo, si strinse nell’abbraccio a sorpresa. La ragazza poggiò una guancia tra le scapole del suo compagno, lasciando aderire il resto del proprio corpo a quello dell’altro. Bramava il contatto fisico con Chat più di ogni altra cosa. Ascoltando il battito del suo cuore le sembrava quasi di poter intrattenere con lui una qualsiasi conversazione, le era chiaro ciò che voleva comunicarle. Avvertiva il suo amore dolceamaro per lei, la sua gioia, il suo dolore e l’infinita tristezza che sempre lo aveva contraddistinto.

«Perché?» aveva formulato la domanda senza rendersene conto, sussurrandola direttamente tra le sue scapole.

Chat aveva lasciato cadere le proprie mani lungo i fianchi e si era voltato nell’abbraccio, cercando di guardarla dritta negli occhi.

Ladybug aveva ricambiato lo sguardo, senza aggiungere nient’altro. Sembrava che il ragazzo volesse dire qualcosa, la sua bocca si aprì e si chiuse più volte senza emettere alcun suono.

Alla fine aveva sospirato e le aveva portato una mano alla guancia, portandole dietro le orecchie i ciuffi di capelli che le sferzavano le guance.

E poi aveva sorriso divertito.

«Quando pensi di avere tutte le risposte, la notte ti cambia tutte le domande.»






NOTE:

E rieccomi con una nuova fic su ML, è la seconda che pubblico ma ne ho tante altre in cantiere. Questa in particolare è ancora in scrittura e prevedo di arrivare messimo ai 10-15 capitoli. Aggiornerò ogni domenica!

Se notate qualche errore o avete qualche critica da porgermi potete segnalarlo nelle recensioni, è tutto ben accetto! Alla prossima!

>Qui< un'altra ff a tema Miraculous Ladybug :3
   
 
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