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Autore: Giulss_    16/10/2016    3 recensioni
L’ascoltava mentre si apriva, confidava, cosa che non era stata in grado di fare qualche tempo prima.
Bastava guardarla negli occhi per rendersi conto che stava, finalmente, lasciando cadere tutti i muri che aveva costruito, che non aveva più intenzione di fuggire.
Eppure, in quello che stava dicendo mancava qualcosa, quel qualcosa che, in fin dei conti, era tutto ciò che a lui importava. Era l’unica risposta in grado di annullare tutto il resto.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!
Siccome in generale nella vita ho bisogno di fare delle premesse su tutto, vi rubo due minuti prima di lasciarvi alla storia:
Parto col dirvi che ho cercato di adattare inizio e fine ad una one-shot, in quanto lo svolgimento doveva essere inserito all’interno di una long che stavo cercando di scrivere ma che ho deciso di abbandonare per vari motivi. Per questo, la storia parte “in medias res” e il momento esatto in cui si svolge non è ben definito. Sinceramente, avrei potuto gestirlo in altri modi ma non mi andava, anche perché questa scelta mi soddisfa abbastanza (e spero possa piacere anche a voi).
In secondo luogo, volevo precisare che, proprio perché si tratta di una one-shot, non ha l’intendo di chiarire nei minimi dettagli quell’enorme casino che è stato il finale della sesta stagione, anche perché sarebbe stato impossibile farlo (ci ho capito gran poco - o forse pure troppo, dipende - e cercare di riordinare il tutto in qualche riga sarebbe un’impresa stratosferica). Quindi, si tratta piuttosto di un singolo momento che mi è balenato in testa, mi piaceva, e ho deciso di provare a descriverlo.
Ultima cosa, poi giuro che vi lascio alla lettura: se vi va di lasciare una recensione, anche minuscola, anche critica, mi farebbe solo che piacere.
Detto ciò, buona lettura!

Poi ritrovarsi in un suo abbraccio e stringerla più forte al petto,
fino al punto di sentire i nostri cuori che si toccano.
E' bellissimo.


Gaetano l’ascoltava scusarsi, spiegargli i motivi di quel suo comportamento ridicolo.
L’ascoltava ripetergli che aveva avuto paura. Paura di mettere davvero fine a vent’anni della sua vita, quegli stessi vent’anni per i quali aveva rinunciato a tutto il resto, per i quali aveva lottato con le unghie e con i denti, perdonando incomprensioni, liti e tradimenti. Paura di stravolgere gli equilibri di un rapporto che durava da dieci anni, paura che qualcosa potesse andare storto, paura di perdere non solo un compagno ma anche il suo migliore amico. Paura di tutti quei cambiamenti avvenuti in così poco tempo, di non saperli controllare. E, più di tutto, paura di se stessa, di poter crollare di nuovo, di non essere forte abbastanza.
Aveva avuto paura e si era trincerata dietro al silenzio, alla solitudine.
L’ascoltava mentre si apriva, confidava, cosa che non era stata in grado di fare qualche tempo prima.
Bastava guardarla negli occhi per rendersi conto che stava, finalmente, lasciando cadere tutti i muri che aveva costruito, che non aveva più intenzione di fuggire.
Eppure, in quello che stava dicendo mancava qualcosa, quel qualcosa che, in fin dei conti, era tutto ciò che a lui importava. Era l’unica risposta in grado di annullare tutto il resto.
Così, prese coraggio e, occhi puntati in quelli di lei, cielo che si fonde con la terra, col cuore a mille, rischiò il tutto per tutto. “Camilla, tu mi ami?”

Non ci volle molto alla mente di Camilla per formulare una risposta.
I suoi occhi erano ancora puntati in quelli dell’uomo.
Ricordava benissimo il modo in cui tendevano a scurirsi leggermente quando era preoccupato, triste, e, al contrario, di come diventavano ancor più limpidi quando era felice. Ricordava benissimo ogni sfumatura di quell’azzurro cielo. E ricordava benissimo di quanto le piacesse perdercisi dentro.
Li vide socchiudersi, quasi rassegnati, e si rese conto di dover ancora dare una risposta.
Abbassò lo sguardo sulle mani tremanti, abbandonate lungo i fianchi, e si accorse di quanto forte stesse battendo il suo cuore e di quanto fosse assordante il silenzio che occupava la stanza in quel momento.
“Sì” disse all’improvviso, lo sguardo ancora fisso a terra. Non riusciva a trovare il coraggio di cercare di nuovo gli occhi di Gaetano. Sentiva il peso di quei dieci anni di un rapporto che, ancora, non aveva trovato termine che potesse definire e, soprattutto, di quell’ultimo periodo, della sofferenza che aveva causato ad entrambi.

Quella risposta travolse Gaetano come un uragano. Si accorse che, prima di sentirla, aveva trattenuto il respiro. Si rendeva conto di aver calcato un po’ la mano costringendola a rispondere ad una domanda simile ma aveva bisogno di sentire la risposta, positiva o negativa che fosse. Una conferma, un minimo di certezza dopo dieci anni di dubbi, fughe, di “non posso”, di “sarebbe stato bello”: non chiedeva altro.

Camilla sentì una lacrima rigarle il viso e sfiorarle l’angolo destro della bocca. Ebbe appena il tempo di sentirne il gusto salato, che una mano calda le si posò sulla guancia, asciugando la scia che aveva lasciato.
Istintivamente, si abbandonò a quel tocco, chiudendo gli occhi. Quando fu certa di riuscire a controllare il pianto, li riaprì. Quelli azzurri di Gaetano erano già lì, pronti a scontrarsi con i suoi.
La mano dell’uomo si staccò dalla sua guancia e andò a spostarle una ciocca che le cadeva sul volto.
“Sì, io ti amo” disse, con più sicurezza nella voce, senza distogliere lo sguardo. “E mi spiace per non avertelo saputo dire prima, per averti fatto soffrire, per tutto il male che ti ho fatto ma-“

Le posò un dito sulle labbra. Di tempo per le scuse ce ne sarebbe stato – finalmente ne era certo – e voleva solo godersi quel momento. Non gl’importava di nient’altro. Per qualche minuto, voleva semplicemente scordarsi di tutto il resto e ricordarsi soltanto di quel che lei gli aveva appena detto.
“Ssh, ora non importa, ne parleremo poi” disse, facendo scivolare l’indice che aveva posato sulle labbra di Camilla sotto il suo mento, sollevandolo leggermente. Avvicinò i loro visi, riducendo la distanza tra le loro bocche ad un paio di centimetri. “Non ho capito cos’è che hai detto prima di scusarti…”

Sul volto di Camilla si accese un sorriso.
Col cuore che batteva all’impazzata, avvicinando ulteriormente le sue labbra a quelle di Gaetano, senza più paura, senza più tentativi di rifugiarsi, di scappare, disse: “Ti amo.”

Gaetano non ci pensò due volte ad annullare definitivamente la distanza tra loro. Fece scorrere la mano che reggeva il mento della donna tra i suoi ricci e con l’altra le cinse la vita, attirandola a sé. Le stampò un baciò sulle labbra, dolce, leggero.
Prima di abbandonarsi del tutto, si scostò quel che bastava per guardarla negli occhi ancora una volta. “Ti amo anch’io” disse, per poi unire nuovamente le loro labbra.

Camilla passò entrambe le braccia dietro la schiena di Gaetano, tirandolo ancora di più verso di sé. Le mani percorsero ogni centimetro di quella superficie, per poi risalire dal collo e  infilarsi tra i suoi capelli, trattenendolo a sé il più possibile. Aveva bisogno di sentire ancora il calore che emanava il corpo dell’uomo avvolgerla completamente.

Il bacio, prima delicato, si era fatto sempre più intenso, famelico.
Avevano bisogno di sentirsi, avere la certezza di appartenersi, amarsi. Sfogarono in quel bacio rimpianti, rabbia, dolore, malinconia, passione, desiderio. Cercarono con quel bacio di far capire l’un l’altra quanto fosse forte l’amore che provavano.
Era un bacio carico di nuove sensazioni, nuove certezze ma anche vecchi ricordi, vecchie emozioni. Era un bacio carico di scuse, di tante cose mai dette.

Si staccarono solo perché a corto di ossigeno, entrambi contro voglia.

Camilla strinse a sé Gaetano con un abbraccio, sprofondando il volto nell’incavo del suo collo. Con gli occhi chiusi, ascoltò i loro respiri farsi più regolari, come i battiti del cuore.

Gaetano la abbracciò a sua volta, una mano sulla schiena e una tra i capelli, con il viso appoggiato ai suoi ricci. Accarezzandola, cullandola, respirandone quell’odore che da sempre era paradiso e inferno assieme.

Non importavano i tre mesi trascorsi senza parlarsi, le notti insonni, la rabbia, la delusione, il rimpianto, la frustrazione, il rammarico, il dolore, tutte le lacrime versate. Non importava ciò che sarebbe venuto dopo, le scuse, i chiarimenti, forse delle liti, altre incomprensioni. In quel preciso istante, tutto ciò che importava era la presenza dell’altro, la consapevolezza di amarsi.
Per il resto c’era tempo: in fin dei conti, di fronte a più di dieci anni, che sarà mai qualche minuto in più?


Rieccomi,
Grazie mille se siete stati abbastanza matti da arrivare fino alla fine. 
Spero prima di tutto che vi sia piaciuta, e in secondo luogo, in qualsiasi caso, di non avervi fatto venire il diabete.
Scherzi a parte, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate,
Alla prossima (forse, chissà),
Giulia.
  
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