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Autore: NWriter    17/10/2016    0 recensioni
- Un investigatore dell'occulto? Ma dai William, sembra un idea presa da un fumetto, lavori qui da due anni ormai, e non ho ancora capito su cosa cazzo indaghi.-
Raggiunsi il MecEye, picchiando con l'anulare sulla grata dentro la quale risiedeva il microfono.
- Invece lo sai bene, la Tecnologia non sempre viene usata in modi "leciti" - dissi accennando al termine con delle virgolette figurate, per poi raggiungere la finestra e continuare; - Succede che a volte qualcuno la usi per scopi alquanto strani, non per creare armi, ma per realizzare crimini contro natura, cose ritenute impossibili e che dovrebbero rimanere tali.-
Una risata meccanica e distorta rimbombò nella stanza.
Genere: Horror, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrai nel mio nuovo ufficio, situato al terzo piano di uno squallido sobborgo di Crocket City.
Spoglio di decorazioni e con della muffa sul soffitto, mi accolse freddamente con quella poca mobilia necessaria a svolgere il mio lavoro.
Mi tolsi il cappotto e lo agganciai all'attaccapanni per poi dirigermi verso la scrivania costruita con legno di seconda mano.
Gettai la mia Colt calibro .45 sul tavolo insieme alla fondina ascellare.

Mi affacciai alla finestra osservando il temporale che infuriava tra gli innumerevoli grattacieli in lontananza, le gocce cadevano copiose, riflettendo il colore delle insegne che costernavano i pericolosi vicoli della città.
Uno spettacolo di lumi intervallato unicamente dal potente flash dei lampi, che dopo aver spaccato l'irrequieto cielo, scomparivano con un forte boato dietro i tanti edifici.
La poesia del momento mi isolò dal mondo circostante, gettandomi nei recessi della mia mente.
Restai immobile per qualche secondo, prima di riagganciarmi alla realtà.

In preda alla rabbia battei con forza le mani sul tavolo consunto. 
    - Come diavolo è possibile? Vivo in una delle città piú corrotte della nazione, eppure non c'è nessuno che voglia ingaggiare un investigatore privato?-

    - Un "investigatore privato" come te sicuramente no - commentò una voce con un intonazione robotica.

Alzai gli occhi.

Un occhio fluttuante della dimensione di una palla da calcio svolazzava a pochi metri davanti a me, spruzzando rapidi getti di vapore dal dorso.
La piccola elica posta sulla cima ruotava furiosamente nel tentativo di tenere il tutto il marchingegno a mezz'aria, gli ingranaggi che costernavano l'occhio giravano senza sosta, facendo cosí agitare la pupilla nevroticamente, osservando tutto ciò che la circondava.

    - Un investigatore dell'occulto? Ma dai William, sembra un idea presa da un fumetto, lavori qui da due anni ormai, e non ho ancora capito su cosa cazzo indaghi.-

Raggiunsi il MecEye, picchiando con l'anulare sulla grata dentro la quale risiedeva il microfono.

    - Invece lo sai bene, la Tecnologia non sempre viene usata in modi "leciti" - dissi accennando al termine con delle virgolette figurate, per poi raggiungere la finestra e continuare; - Succede che a volte qualcuno la usi per scopi alquanto strani, non per creare armi, ma per realizzare crimini contro natura, cose ritenute impossibili e che dovrebbero rimanere tali.-

Una risata meccanica e distorta rimbombò nella stanza.

    - Tu usi troppo la fantasia e io sono stanco di star dietro a queste tue stronzate, muoviti a trovare un qualsiasi caso e a far entrare qualcosa all'Agenzia, oppure questa è la volta buona che ti sbatto per strada e buonanotte! -
    - Sarebbe piú semplice se anziché rifilarmi in questo tugurio tu mi dessi un ufficio nel Central Building. - 
    - Ma figurati, quelli sono uffici per gente seria, e non per bambini che corrono dietro a chissà quali incubi, ora mettiti al lavoro, ah e un consiglio, comincia a impacchettare le tue cose, se a fine mese non avrai risolto nemmeno un caso almeno ti risparmierai la fatica.- 

Senza darmi tempo di rispondere il congegno scomparí uscendo dal piccolo sopraluce sulla porta da dov'era probabilmente entrato.

    - Merda.-

Presi la sedia, e raggiunta la porta chiusi il sopraluce con un colpo deciso.

Mi sedetti poi li, in quell'esatto punto, osservando la muffa che lentamente, in modo impercettibile e inesorabile, avrebbe continuato a divorare il soffitto fino a quando non sarebbe diventato completamente verde.

" Che vita di merda" pensai, " In che situazione mi trovo, come faccio ad aprire un mio studio se non riesco nemmeno a farmi un nome?"

Misi la mano nella tasca interna del cappotto e tirai fuori un piccolo rettangolo di cartone, dalla quale estrassi una contorta sigaretta e un piccolo Zippo argentato.

Accesi la sigaretta e le mie narici si intrisero di un forte sapore di benzina.

Rimisi poi tutto nella stessa tasca.

Fumare mi aiutava a pensare.

"Da dove posso iniziare? Beh potrei dare un occhiata al giornale, magari riesco a trovare qualcosa."

Alzandomi presi la sedia con una mano e la spostai di nuovo davanti al tavolo.

Presi il giornale in bilico sull'angolo e sfogliandolo feci caso alla data:
"10 Gennaio 1965"
    - È di ieri,  beh meglio di niente. -
Continuai a sfogliare il giornale fin quando il mio occhio non venne attirato da articolo di fondo;

" MetaHominum: realtà o bufala? "

L'articolo, scritto da una certa Jenis Howard, recitava di come la suddetta avesse incontrato un uomo dal volto "in parte come se dilaniato dai morsi di mille lupi e in parte meccanizzato con chissà quale procedura Tecnobionica" in un vicolo vicino al The Old Lady, un nightclub di bassa fascia sulla Old Rock Avenue.
A conclusione dell'articolo era riportata una foto molto mossa, dove con difficoltà si riusciva a distinguere la sagoma dell'uomo.

    - Forse dovrei fare una chiaccherata con Jenis, domani è mercoledì, la redazione del Pilgrim Pigeon dovrebbe essere aperta. - sillabai a bassa voce buttandomi sul vecchio e rovinato divano in pelle.

"Meglio dormirci un po' su, domani sarà una lunga giornata, per di più dovrò farmi minimo 10 isolati a piedi."
Con quest'ultimo pensiero mi girai verso lo schienale del divano, prima di cadere in un lungo e profondo sonno, cullato dal ripetitivo rumore della pioggia battente contro la finestra.
   
 
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