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Autore: NewNeon_Traduzioni    17/10/2016    2 recensioni
"Un matrimonio politico tra due principi è reso più difficile dalla barriera languistica e dai due testardi idioti. Ma anche se saranno capaci di superare le difficoltà, ci sono altri che non sono contenti del loro matrimonio..."
Una drabble diventata long dell'autrice New Neon (FanFiction.net), originariamente in inglese, che mi ha rapito il cuore, tanto da indurmi a cominciare a tradurla ancor prima che l'autrice mi desse l'ok per postarla. Spero che l'amiate come la sto amando io.
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11


La testa di Zoro è piena di un turbinio di emozioni che lo distraggono dalle chiacchiere delle persone che ha aspettato mesi per vedere. Sanji gli ha spiegato la sua paura, gli ha mostrato la sua debolezza e anche solo questo da solo è stato abbastanza per mettere la testa e il cuore di Zoro entrambi su di giri. Così, quando Kaku, il suo solitamente felice e pacifico amico Kaku, è andato dritto sul punto debole che  ora sapeva avesse Sanji, beh…non lo avrebbe permesso.
Avrebbe sfidato Kaku, sperando di riuscire a farlo tornare sui suoi passi o, al peggio, avrebbe combattuto con lui. Questo era stato il piano, almeno finché Sanji non aveva richiamato Kaku da sé. All’inizio Zoro aveva pensato che Sanji avesse ribattuto perché era ferito. Ma più ascoltava Usopp e Sanji parlarne, più aveva realizzato che Sanji stava davvero sfidando Kaku. Di certo l’altro non sapeva cosa stava facendo, in termini di come farlo ufficialmente, ma quella era una sfida in piena regola. Lo spadaccino aveva sogghignato e lo aveva lasciato fare, ma ora che camminava in silenzio verso i quartieri temporanei dei suoi cavalieri non era più molto sicuro.
Non avrebbe mai detto che Kaku sarebbe stato così. Kaku di solito è di buon umore e raggiante, accogliente e amichevole. Ha sempre ricordato a Zoro Luffy, anche se più maturo per il suo carattere accomodante. Mentre Luffy può passare dalla risata infantile alla distruzione totale, Kaku era più equilibrato, anche se era serio nelle sue battaglie, era comunque Kaku. Questo...questo non sembrava molto da Kaku. Avrebbe aiutato sapere cosa stava succedendo nella testa dell’altro, perché si stava comportando in modo così strano, voleva sapere perché Kaku aveva sollevato un tale polverone con l’uomo di cui Zoro era…qualsiasi cosa fosse. Suo marito al minimo. Non voleva entrare nella testa di Kaku nello stesso modo i  cui lo fa con i pensieri di Sanji e ha bisogno di essere chiaro a questo riguardo con tutti. 
Questo non vuol dire che non può fare qualche domanda comunque.
“Perché lo stai facendo, Kaku?”, chiede Zoro, mentre attraversano la porta dell’area predisposta per i cavalieri. Ci sono ancora alcuni servi correre qua e là, sistemando le cose prese dai cavalli e illuminando il posto. Baratiani e ospitalità sono difficili da separare.
Il cavaliere si ferma nel mezzo della stanza, la sua mascella si tende e la sua testa si china, in modo che l’ombra nasconda i suoi occhi. Anche nella sua armatura a collo alto e maniche lunghe, Zoro può vedere che è teso come una corda di un arco.
“Perché qualcuno doveva farlo.”, risponde finalmente Kaku.
“Fare cosa? Attaccare il principe ereditario di un paese con cui abbiamo un nuovo e fragile trattato quando è letteralmente la prima volta che lo incontri?”, chiede Robin, con leggerezza, appoggiandosi al muro e guardandoli entrambi intensamente.
Il resto dei cavalieri nella stanza li stanno guardando entrambi con espressione attenta. Luffy in particolare sta guardando Kaku con un’espressione analitica. Kaku è uno dei cavalieri di Zoro e un suo amico, ma come capitano dei cavalieri lui è diretta responsabilità di Luffy. Se Luffy sa perché Kaku lo sta facendo, allora non sta dando nessun segno di saperlo.
“Non è abbastanza forte per essere qualcosa per te!”, abbaia con rabbia Kaku, alzando lo sguardo verso Zoro per la prima volta.
“Kaku, non sta a te deciderlo.”, dice Nami, interrompendoli.
“Comunque, io sono una nakama di Zoro e ho pensato la stessa cosa, ma poi gli ha parlato sul serio e…lui sembra un bravo ragazzo. È intelligente e da quanto ho visto per ora di lui, a dire la verità mi piace. Ma tu sei un amico di Zoro, non puoi determinare questo genere di cose per lui e anche se potessi è già troppo tardi, è già sposato.”, fa notare Nami. Kaku trasale quando Nami lo definisce amico di Zoro, l’intervento di Nami non è esattamente sottile. Nami è una sua nakama e Kaku non lo è, lei non avrebbe potuto fare quell’affermazione e sottintendere il”fatti da parte” più chiaramente di così, a meno che di non scriverselo in fronte.
“Devo prepararmi per il duello.”, mugugna Kaku ed esce dalla stanza.
“Sei stata sottile.”, sbuffa Ace.
“Beh, qualcuno doveva farlo notare.”, ribatte Nami.
“Questo non è per niente da Kaku. Non ha neanche visto quanto è forte il principe.”, dice Johnny, corrugando la fronte.
“Cosa ti fa dire che è forte?”, chiede Yosaku, accigliandosi, e Zoro alza gli occhi al cielo. Johnny e Yosaku sono vecchi e cari amici, li conosce da più tempo di Luffy e Nami dopotutto, ma qualche volta non sono proprio molto brillanti.
Si allontana dai suoi cavalieri e guarda fuori dalla finestra. C’è un arco fuori, che Zoro sa sorge sul cortile dove lui e Sanji si battono sempre, dove Sanji sta per combattete Kaku. Ci vogliono almeno cinque minuti per arrivarci, il che da a Kaku dieci minuti per prepararsi. Zoro si morde il labbro mentre un senso di malessere gli serra le viscere. Kaku è stato stupido ad accettare di combattere contro Sanji quando non sa niente su du lui, ma neanche Sanji è stato molto intelligente. Anche se la cultura di Sanji è più sulle buone maniere e il commercio più che di guerra e battaglie, Zoro sa che Sanji non si butta nella cose alla cieca. E ora combatterà alla cieca, non sa per niente come Kaku combatte.
La cosa che fa preoccupare di più Zoro e che non sa chi vincerà questo duello. Kaku è un guerriero allenato, uno dei più veloci che lui conosca ed è anche forte. Sanji è svelto coi piedi, forte e flessibile, ma Zoro lo ha sempre visto durante i loro allenamenti. Non sa se Sanji si è mai trovato nella situazione di combattere seriamente con qualcuno che potrebbe volerlo uccidere.
Spera che Kaku non sia così stupido da provare a uccidere il Principe di Baratie, ma anche in un incontro non all’ultimo sangue c’è la possibilità che si possa verificare il peggio, sono coinvolte spade vere dopotutto. Il pensiero di Sanji ferito così o l’idea peggiore di perderlo insieme fanno gelare il sangue a Zoro. Deve avere fiducia in Sanji, ma se sembrerà che Kaku possa ucciderlo allora interverrà sul campo, questa non è una battaglia all’ultimo sangue e poi uccidere il Principe di Baratie è davvero un’idea fottutamente stupida.
“Andrà bene!”, lo rassicura Luffy, apparendo dal nulla e stringendo un braccio attorno alle spalle dello spadaccino.
“Sì.”, Zoro conferma con un cenno della testa, rilassandosi nell’avere Luffy così vicino di nuovo.
“È davvero bello vederti di nuovo, Luffy.”, dice Zoro con un sorriso e scompiglia i capelli di Luffy da sotto il cappello.
“Ci sei mancato!”, dichiara Luffy, ad alta voce, e il principe sente Ace ridere nella stanza principale.
“È MANCATO ANCHE A TE!”, grida di rimando Luffy, facendo fischiare le orecchie a Zoro.
“Il che mi ricorda, perché sei qui Ace? Non che non mi faccia piacere vederti, ovviamente..”, chiede Robin r Zoro si gira, interessato. Questa è una conversazione che aveva pianificato di avere da quando ha visto Ace per la prima volta, ma con tutto quello che è successo tra Sanji e Kaku se ne è completamente dimenticato.
Ace non è uno dei cavalieri di Zoro. Non è neanche un cavaliere. È il fratello di Luffy e un amico di Zoro per sua parte, il che lo mette in questo nebuloso stato di quasi-nakama che è quasi una relazione tra nakama nelle sue parti. Ma lui non è un cavaliere ed è un pochino lontano per trattarsi di una visita amichevole quando Zoro sarebbe tornato a casa tra non molto.
“Buona fortuna a scoprirlo, non si è lasciato sfuggire niente a proposito per tutto il viaggio.”, sbuffa Nami, irritata, appoggiandosi al muro di pietra e lanciando a Ace un’occhiataccia per esserle sfuggito.
“Te lo direi se lo sapessi, tutto quello che so è che sono dove si suppone io debba essere.”, risponde Ace, con una grande scrollata di spalle, e si stravacca sul divano su cui si è steso.
“Ordini di tuo padre?”, chiede Robin, chiaramente intrigata. Il padre di Ace è Barbabianca, il più potente generale dell’esercito di Shimotsuki e Ace è uno dei suoi uomini più fidati, oltre a essere suo figlio. Se Barbabianca lo vuole lì, ci deve essere qualcosa di molto sbagliato.
“Non guardarmi così, Zoro, non so davvero. Forse il vecchio mi voleva solo fuori dai piedi, andava dicendo che devo smetterla di lavorare così tanto. Forse mandarmi a correre tra due paesi è la sua idea di tempo libero. Forse c’è qualcosa tra lui e il Re, qualche tipo di scommessa o chi lo sa. Immagino che spendere del tempo con i miei amici e il mio fratellino non può essere una brutta cosa, no?”, replica Ace, con un largo sorriso sulla faccia lentigginosa. Zoro scrolla le spalle, gli piace avere Ace intorno e ha il sospetto che Sanji e Ace andranno d’accordo. Entrambi i loro genitori si muovono in modo misterioso e spesso ci si impiega così tanto per capire a cosa stanno puntando che non ne vale neanche la pena provarci.
“Dovremmo andare.”, dice Robin, mentre Kaku torna nella stanza, con la sua armatura resistente e le sue spade nei foderi al suo fianco destro.
Robin fa strada e loro camminano tutti dietro di lei.
“Non mortale, capito?”, dice Zoro, a bassa voce ma con fermezza al suo amico.
“Non sono stupido Zoro.”, risponde Kaku, il suo tono è più cupo di quanto Zoro abbia sentito da parecchio. Cos’ha che non va?
“Ci ero quasi cascato(*)”, risponde Zoro, alzando un sopracciglio e superandolo arrivato in cortile. Arriva al centro di questo prima degli altri e vede Sanji appoggiato con la schiena contro il piano del tavolo, con la testa inclinata all’indietro e la nuda gola esposta. Il cuore di Zoro ha un piccolo spasmo a quella vista.
Sanji o sta davvero deliberatamente cercando di far innervosire Kaku con il suo outfit oppure è davvero incredibilmente ingenuo, ha ancora gli stessi vestiti e la stessa maglia maglietta svolazzante di prima, l’unica differenza è che ha rimpiazzato i suoi stivali neri con un paio di bianchi e formali, aggiungendo ancora più bianco al suo vestiario.
“È una specie di stupido tentativo di arrendersi?!”, ringhia Kaku.
“Non credo.”, dice con leggerezza Robin e si fa strada verso il limitare del cortile, appoggiandosi con grazia contro il muro, a fianco di Nami.
“Ma sta indossando ancora più bianco e non si è neanche disturbato a portare un’arma! Che cazzo di specie di insulto dovrebbe essere?!”, ringhia furiosamente.
“Non ne usa.”, lo corregge Zoro, ma Kaku è evidentemente troppo arrabbiato per ascoltarlo e sembra prenderla nel modo sbagliato.
“Nel senso che non ha bisogno di un’arma per battermi? Lascerai che si comporti così?!”, scatta Kaku, indignato.
“Lui non usa armi, combatte a mani nude, come Luffy e Ace.”, risponde pazientemente Zoro, nonostante la sua irritazione di fronte al crescere del suo comportamento così poco da Kaku.
“Sì, ma noi abbiamo mangiato il Frutto del Diavolo.”, fa notare Luffy.
Sanji viene verso di loro con andatura rilassata, le mani in tasca e un sorrisino in viso. forse non avrà bisogno di combattere contro Kaku, forse quella vena pulsante sulla fronte di Kaku esploderà e lui finirà in ginocchio in una disordinata fontana di sangue a causa dello stress.
“Non so neanche il tuo nome.”, dice con garbo Sanji.
“Kaku.”, risponde l’altro tra i denti.
Zoro deve intervenire prima che qualcuno si squarci la gola.
“State indietro e non vi uccidete.”, dice, stando in piedi e fissando entrambi con sguardo fermo. Sanji fa tranquillamente un passo indietro, mentre Kaku ci mette un momento di più. Lancia uno sguardo a Sanji che sorride come se stesse passando i migliori momenti della sua vita. Zoro sospira, sarebbe inutile privare a fermare questo idiota, no?
Si allontana e da l’inizio al duello.
Sanji aspetta lì, perfettamente calmo, guardando l’autocontrollo di Kaku scivolare via e la presa sulle due spade diventare tanto stretta che le spade tremano. Il cipiglio di Zoro si fa più evidente. Kaku non è solito perdere la testa così facilmente, è un combattente molto più calmo di Nami ad esempio, quindi per lui perdere il controllo così facilmente è preoccupante. Cosa diavolo ha che non va?
Il cavaliere scatta e prova un affondo contro Sanji, ma il biondo lo evita facilmente, abbassandosi a terra e poi convertire la forza di quell’abbassamento in un  balzo avvolto(**) verso Kaku. Atterra sul petto del cavaliere e calcia la spada, togliendogliela di mano. L’arma non esce completamente dal raggio d’azione di Kaku, ma lo spadaccino non la recupererà molto presto.
Sanji atterra leggero come l’aria e Zoro, non per la prima volta durante un combattimento, si chiede se Sanji sia almeno umano. L’altro principe si muore con una tale leggerezza e grazia che è difficile anche solo capire quanto veloce e con quanta forza può colpire. Ogni cosa che Sanji fa da la sensazione di essere e sembrare fluida come lo è l’oceano che circonda il suo paese.
Kaku sembra francamente shockato dall’attacco di Sanji e che questo gli serva da lezione per aver sfidato un uomo quando non sa assolutamente niente su di lui. Sanji invece ha chiaramente capito che Kaku è destrimane come Zoro, è un uomo intelligente.
Sanji non da a Kaku neanche un minuto per ritrovare la postura, comunque, e lo calcia abbastanza forte da farlo volare. Zoro arriccia le dita negli stivali e si morde forte il labbro, cercando di rimanere concentrato, ma la sua mente deraglia all’idea di Sanji che lo morde e- okay, no, non può pensare a Sanji e mordere in questo momento. È già abbastanza dura per il fatto che i vestiti di Sanji siano così aderenti, almeno per metà inferiore del suo corpo, e così svolazzanti su quella superiore che può quasi vederci attraverso. Zoro non deve neanche sforzarsi per immaginare Sanji senza niente addosso. Quando il biondo si china e prende la spada di Kaku, il cervello di Zoro decide di dare una mano mostrandogli l’immagine di Sanji nudo e che da la schiena a Zoro, fidandosi di lui perché sistemi il letto per tutti e due e-
“Penso che questa la terrò io allora!”, esclama allegramente Sanji e soppesa la spada di Kaku tra le mani prima di incastrarla nello spazio tra due piastrelle del pavimento, così Kaku non potrà riprenderla facilmente. Non l’ha danneggiata ma vedere un tale trattamento di un’ottima spada è abbastanza per focalizzare di nuovo l’attenzione di Zoro nel guardare la battaglia senza distrarsi.
Kaku si scaglia contro Sanji di nuovo, dopo aver impugnato la spada con la mano destra di nuovo. La lama si muove verso Sanji in un fendente velocissimo che fa sobbalzare Zoro. Se Sanji non si toglie dalla traiettoria quel colpo potrebbe smembrarlo! Grazie al cielo Sanji riesce a spostarsi dalla traiettoria, anche se per poco, comunque Zoro non riesce a vedere da lì se il biondo si è ferito o no durante l’azione. Sanji non sembra più felice o come se si stesse divertendo un sacco. Invece ora la sua espressione è cupa e mortalmente seria.
Sanji slitta sulla pietra e poi pianta i piedi, pesanti e forti. Kaku si muove di nuovo, con l’intenzione di tagliarlo in due e Zoro scatta in piedi perché Sanji non si sta muovendo e se quell’attacco lo colpisce lo ucciderà! Sanji si limita ad abbassarsi durante il colpo e pianta il piede contro il petto di Kaku. Ruota con una flessibilità che non dovrebbe essere umanamente possibile e reindirizza tutta la forza di Kaku mandandolo a schiantarsi contro il pavimento, con abbastanza forza perché questo si rompa. Zoro sente l’aria uscire forzatamente dai polmoni di Kaku e lo (scrape) del metallo quando Sanji calcia via la spada dalla mano dell’altro, di nuovo, lasciandolo ora completamente disarmato.
Zoro lo guarda un po’ più a lungo del necessario. Sanji è perfettamente bilanciato, tra il petto di Kaku e la sua mano. Può dire dalla postura di Sanji e il suo controllo che se avesse provato, avrebbe potuto spezzare la costole di Kaku, infilzare il suo cuore e i suoi polmoni su quelle, se lo volesse, oppure potrebbe spostare il suo peso sul polso di Kaku e frantumarlo completamente. Zoro dovrebbe probabilmente intervenire immediatamente, senza fermarsi a pensare a quanto potente e attraente sembra Sanji in quel momento.
“Punto. Sanji, togliti da lui. Kaku, hai perso. Robin, puoi chiamare un dottore per me? Kaku probabilmente avrà bisogno di qualcosa.”, dice Zoro e Sanji balza agilmente via e atterra un po’ più lontano.
Kaku rotola di lato, tenendo stretta la sua mano a quella che Zoro sa finirà per essere un bel livido. Vuole che il cavaliere venga visitato per essere sicuro che non ci siano emorragie interne, i calci di Sanji sono tanto potenti che non ne sarebbe sorpreso. Kaku sta fissando Sanji come se avesse barato in qualche modo e Zoro sente la rabbia torcersi dentro di lui. I suoi cavalieri dovrebbero fare meglio che reagire così, Sanji ha vinto correttamente, Kaku gli deve rispetto senza che ci sia neanche bisogno di dirglielo. Quando Kaku guarda Zoro sembra ricordarlo e si alza in piedi, facendo cadere la mano che ha sul petto e muovendosi per andare a prendere la spada dal pavimento.
Lo spadaccino vede lo sguardo addolorato sul viso di Kaku e qualcosa di più vicino alla pietà che alla simpatia brucia nel petto di Zoro. Kaku è un cavaliere e Zoro non pensa che l’altro abbia perso un duello così malamente e così in fretta dai tempi dell’apprendistato, il che è ovviamente colpa sua, ma non deve essere una bella sensazione.
“Prendo io le tue spade, le terrò sott’occhio.”, dice gentilmente Zoro e Kaku lo guarda con una specie di sospiro addolorato e annuisce. Kaku ritira la mano dalla direzione della spada e guarda Sanji. Zoro può vedere la sua mascella tendersi e sembra star per prendere a pugni Sanji, ma invece si china nel più profondo inchino accettabile per la situazione, l’equivalente di un bambino piccolo costretto a dire “grazie per un regale che non piace. Qualsiasi simpatia Zoro avesse evapora rapidamente e Sanji lo guarda con un’espressione di panico, mimando con la bocca la domanda, se debba inchinarsi anche lui. Zoro scuote la testa, non ce n’è bisogno vista la situazione. Ovviamente potrebbe se avesse sentito che il duello fosse stato onorabile e che entrambe le parti avessero combattuto bene e con dignità, ma si tratta di un’optional e chiaramente questa non è quel tipo di situazione. Ma non lo accenna a Sanji.
Kaku si tira su dopo il minor tempo possibile e si gira di scatto, cercando di non mostrare quanto il suo stomaco e il suo petto facciano male. Grazie al cielo Robin gli fa strada, ma Zoro ha un sacco di cazzo di domande che farà al suo cavaliere la prossima volta che lo vede.
Guarda il punto in cui Kaku è scomparso dalla sua vista mentre il resto dei suoi cavalieri sussurra domande su Kaku e fanno i loro commenti a Sanji.
L’intera faccenda di Kaku lo sta mangiando vivo comunque e sa che questo continuerà a disturbarlo finché non scoprirà che cosa sta succedendo.
Zoro è distolto dai suoi pensieri quando Luffy salta più in alto di lui e inizia a rimbalzare su e giù come una palla di gomma di fronte agli occhi spalancati di Sanji.
“Luffy calmati, maledizione.”, esorta il suo capitano con una risata. Luffy può illuminare anche le situazioni problematiche e visto che non c’è niente che Zoro possa fare adesso riguardo alla situazione di Kaku, lascia perdere e lascia che il buonumore di Luffy lo contagi.
“Già, Luffy, solo perché sa cucinare non vuol dire che scatterà a servirti cibo a richiesta. Ma sono sicura che il nostro gran leader potrebbe usare alcune delle sue parti per addolcire il suo amante per te.”, sogghigna Nami rivolta verso di loro e Luffy ride così tanto che Zoro pensa che potrebbe esplodere qualcosa.
“NAMI!”, le grida dietro Zoro, grato per l’espressione sperduta sul volto di Sanji, che gli dice che il biondo non ha afferrato una parola di quanto ha detto. Il vocabolario di Sanji non rimarrà limitato tanto a lungo perché cose del genere possano sfuggirgli.
“Infatti, mangerai stasera, al grande banchetto.”, dice Ace, con un sottile sorrisino che Zoro non può cancellargli dalla faccia senza dover poi informare Sanji su che cosa ha detto Nami. Lancia un’occhiataccia al ragazzo e Ace sghignazza silenziosamente coprendosi con una mano.
“Devo parlare col Re e vedere se il banchetto sarà stasera o domani.”, dice Usopp in Baratiano e Zoro ringrazia il piccolo favore di Usopp per non aver tradotto niente per Sanji e ha abilmente cambiato argomento. Deve fare qualcosa per ringraziare Usopp per quello, e presto.
“Perché non ci dovrebbe essere il banchetto? Ci stava lavorando prima.”, chiede Sanji, beatamente ignaro.
“Beh, hai appena combattuto un cavaliere e lo hai preso a calci in pieno petto dopo neanche un’ora che il Re ti ha detto di non causare un incidente diplomatico. In più era tardi quando sono arrivati, comunque, e sta a lui decidere in ogni caso.”, risponde Usopp e Zoro è grato che stia parlando in Baratiano e Luffy non possa sentire la possibilità di non avere tanto cibo quanto in precedenza.
“Ha iniziato lui.”, ragiona Sanji. Zoro…Zoro sospetta che il modo di ragionare di Sanji non andrà giù a suo padre, specialmente considerando che hanno litigato solo qualche ora prima.
Poi Sanji aggiunge qualcosa che sembra essere una specie di accusa sul fatto che Usopp possa dire qualcosa al padre di Sanji, ma è una specie di metafora che non ha mai sentito prima. Di solito chiederebbe a Usopp o Sanji la spiegazione ma adesso non è il momento giusto per quello.
“No, hai ragione. Penso sia meglio per me di nascondere al Re il fatto che hai tecnicamente attaccato un rappresentante di un altro paese.”, risponde Usopp, dopo che Sanji lo ha apparentemente convinto per non fargli dire nulla al Re. Quindi si è sbagliato su quello che Sanji ha detto prima? Era un’ipotesi. E comunque, mentire al Re è una brutta idea.
“Non penso che sia un’idea migliore. Sanji, dovresti probabilmente parlare con il Re.”, aggiunge Zoro, con un po’ di preoccupazione. Sanji lo guarda con espressione lievemente corrucciata e poi alza gi occhi al cielo, disperato.
“Stava facendo lo stronzetto sarcastico, Zoro. Pensa che combattere sia stata una cosa stupida.”, spiega Sanji e Zoro sospira. Quello non suonava come sarcasmo.
“Oh. Dannazione, pensavo di aver imparato la cosa del sarcasmo, ma penso che riesca a distinguerlo davvero solo se si tratta di te.”, ammette, scontento, e qualcosa di morbido e dolce attraversa l’espressione di Sanji per un secondo, qualcosa come tenerezza e Zoro è abbastanza sicuro che neanche Sanji se ne sia accorto.
“Ti stai intromettendo, Zoro? Davvero?”, Nami lo fissa imbambolata e si avvicina a lui a grandi passi. Zoro trasale. Merda, lo stava facendo, non è vero?
“Uh- Io non- forse?”, cerca di sminuire Zoro.
“Invece sì! È già un nakama? Questo è così FORTE!”, esclama Luffy con un urlo e si lancia su Zoro, con un po’ di attenzione per il fatto che Nami gli ha appena messo un dito sulle labbra per fargli girare la testa a guardarla.
“Non mi mentire, Roronoa Zoro! Ti stai già intromettendo nei suoi affari? L’ho visto quello, potrei non essere capace di capire cosa hai detto ma riconosco un’ingerenza quando la vedo.”, insiste Nami, strattonando il suo viso in modo che lui debba guardarla.
“È un quasi nakama allora? Il Nakama di un nakama?”, si chiede Luffy ad alta voce.
“Fratellino, di sicuro quei due non sono nakama.”, risponde Ace.
Zoro si libera dalla stretta di Nami e si guarda attorno, agitato, non ha davvero bisogno che Sanji senta quanto in fretta i suoi amici e i suoi nakama hanno scoperto che cosa sta succedendo. Ma Sanji non è lì, c’è solo Usopp in piedi lì vicino, provando a estrarre la spada di Kaku dal terreno, con attenzione. Zoro  si raddrizza e lo ferma, tirando fuori la spada senza graffiarla.
“Non mi stavo intromettendo, stavo solo…lui stava facendo sarcasmo e io non me ne sono accordo. Credevo stesse per mentire a suo padre riguardo il duello e gli stavo dicendo di non farlo, ma come ho detto, stava solo facendo del sarcasmo, quindi non conta.”, dice lentamente Zoro, rigirandosi la lama in mano per controllare che non ci siano danni.
“Questo è intromettersi, fra’.”, fa notare Johnny, con un cenno.
“Io…Io stavo…oh, ok. Forse stavo cercando di interferire un pochino, ma stavo solo cercando di aiutare e comunque era una cosa che avrebbe fatto in ogni caso.”, borbotta, sfregandosi una guancia e distogliendo l’attenzione dalla spada di Kaku.
“Lo sai benissimo che non importa se lo stava già per fare, stavi cercando di cambiare la sua decisione, non hai solo detto cosa avresti fatto tu, hai cercato di alterare quello che faceva lui. Sei sempre così pubblico su questo?”, gli chiede Nami, con le mani sui fianchi. Lei ha ragione, Zoro le ha detto in confidenza su come si sente e non può tornare a Shimotsuki così e aspettarsi che le persone non lo notino. I suoi cavalieri sono lì da poco più di un’ora e sembrano aver tutti capito cosa sta succedendo, chi più chi meno.
“Baratie non ha una parola per nakama, noi non abbiamo questo concetto, quindi le persone non lo notano.”, dice Usopp, velocemente, e gli altri lo guardano sorpresi.
“Non hanno i nakama qui?”, chiede Yosaku, con gli occhi spalancati dallo shock.
“Beh, sì…ma…non lo so. È difficile da spiegare. Si comportano così con alcune persone, ma siccome non è una relazione ufficiale le cose sono confuse. Io sono nakama di Sanji e lo sono stato per anni, ma Sanji non mi chiama in questo modo perché ha imparato il termine solo recentemente.”, spiega Usopp.
“Questo è davvero strano.”, dice Johnny, corrucciato. Usopp scrolla le spalle e Zoro si trova a chiedersi per la prima volta se Usopp non si trovi fuori posto a Baratie qualche volta, essendo allo stesso tempo indigeno e straniero, e se si sentirà allo stesso modo anche a Shimotsuki.
“Non importa. Sanji non è un nakama di Zoro. Lo proverò.”, dichiara Ace e si volta verso Nami con un ghigno raggiante.
“Nami, scommetto tutti i soldi che ho, il vincitore prende tutto, che Zoro e Sanji non sono nakama.”, offre Ace, mentre il ghigno si allarga.
Ciascun membro del loro gruppo cade in uno sbigottito silenzio e guardano prima l’uno e poi l’altra con occhi spalancati. Scommettere contro Nami è decisamente stupido, ma scommettere tutto ciò che si ha è oltre la pazzia, a meno che di non essere completamente certi di avere ragione.
“Non accetterò la scommessa.”, borbotta Nami e Zoro geme perché questa è l’ulteriore conferma che Nami è completamente d’accordo con Ace. C’è un mezzo secondo prima che il loro gruppo esplode in uno scoppio di risate sorprese e divertite.
“Sei INNAMORATO di lui!”, esclama Luffy e butta le braccia al collo di Zoro.
“Quindi, Usopp, da quanto tempo vanno avanti così?”, chiede Nami in tono vellutato, volgendo lo sguardo su Usopp.
“Non ti azzardare a rispondere.”, scatta Zoro, puntando la spada di Kaku contro Usopp, che impallidisce visibilmente.
“Tutti voi, piantatela, ok? Come ha detto Usopp, loro non hanno parole per questa merda quindi è…strano. Non ho bisogno che nessuno si intrometta in questa cosa e questo vale doppio per te, Nami!”, esclama Zoro dietro le sue spalle mentre va con passo pesante verso l’altra spada di Kaku e la estrae dalla siepe in cui Sanji l’ha calciata.
Si ferma per un momento mentre il suo cervello ricorda  il grazioso arco del corpo di Sanji quando ha sferrato il calcio che ha fatto volare via l’arma di Kaku. Kaku che è così veloce e un così bravo spadaccino, e Sanji lo ha battuto in pochi minuti, sembrando pure la grazia personificata nel farlo.
“Di sicuro non è nakama.”, ridacchia maliziosamente Ace.
“Sta zitto Ace, sei fortunato a piacermi!”, urla Zoro di rimando, facendo ridere di più l’altro.
“Sentite, io e Sanji siamo ancora…è complicato. Solo…trattatelo con rispetto e non come una sorta di divertimento. È una cosa importante, okay? Per cui niente intromissioni!”, aggiunge l’ultima frase calcando la voce e guardando Nami e Luffy.
“Niente intromissioni, se vuoi il mio aiuto dovrai chiederlo.”, dice allegramente Luffy.
“Il punto delle intromissioni è che le faccio, che tu lo voglia o no. Ma penso lascerò perdere. Per ora.”, sogghigna Nami rivolta verso di lui.
“Ti odio, strega.”, borbotta Zoro e rientra nel palazzo a passi pesanti, facendosi strada salendo le scale che portano dove i cavalieri sarebbero stati con Luffy, che gli deve dire che sta andando dalla parte sbagliata una sola volta.
Quando torna, infila la testa oltre la porta di Kaku e vede il ragazzo seduto sul suo letto, che guarda accigliato il muro, con il petto nudo e la sua pettorina abbandonata accanto.
“Ho le tue spade. Stanno bene.”, dice Zoro, colpendo la porta con quelle in un bussare ormai inutile.
“Grazie.”, risponde Kaku, a bassa voce.
Zoro sospira e entra nella stanza, appoggiando con attenzione le spade sul letto.
“Il dottore ti ha visitato?”, chiede, guardando l’ematoma a forma di suola di stivale che si sta già formando nel centro del suo petto, un altro sulle costole, una più piccola mezza impronta sul suo pettorale e anche il suo polso sta iniziando a gonfiarsi un po’.
“Sto bene.”, dice Kaku, fissando il pavimento.
“Okay.”, annuisce Zoro e lo lascia stare. Kaku chiaramente non muore dalla voglia di parlarne e non è per niente compito di Zoro pressarlo, non sono neanche lontanamente abbastanza intimi per questo.
Si decide che non ci sarà il banchetto quella sera, una decisione che lascia amaramente scontenti i due fratelli, finchè non notano che ci sarà più o meno la stessa quantità di cibo senza doversi vestire o interagire con degli estranei. Riesce persino a convincere Usopp a restare quando viene a dirgli che Sanji cenerà con suo padre. il ragazzo è mezzo Tsukian e Zoro considera Usopp un amico ed è meglio che saperlo mangiare da solo nella loro ala di palazzo. 
“Mn, Zoro, ti ho preso una cosa.”, dice Ace, mentre ha in bocca una coscia di agnello. Blocca Luffy per terra con un piede mentre si sposta appena per prendere la sua borsa, dall’altra parte del loro basso tavolo. Fruga all’interno e tira fuori una piccola bottiglia che lancia a Zoro.
“Che cos’è?”, chiede, curioso, e la apre. Il profumo di olio e fiori di fuoco rosso lo colpisce, insieme a un tocco di acqua fredda e erba fresca sotto.
“Ho pensato che siccome ci saremmo tutti dovuti dipingere per stasera, sarebbe tornato utile. Ho preso quell’olio al mercato di una delle piccole isole vicine alla costa di Alabasta. Credevo potesse essere il mio genere, per via del fiore di fuoco, ma è più il tuo genere di profumo.”
“I tuoi regali di seconda mano sono così pregni di significato, Ace.”, lo stuzzica Yosaku e Ace gli lancia la forchetta addosso.
“Grazie, lo proverò.”, dice Zoro, in tono assente. La sua mente fluttua verso Sanji di nuovo. Se si farà un banchetto e un ballo l’indomani allora dovrà dipingere i suoi marchi stanotte. L’ultima volta è stato bellissimo, steso sul pavimento con la testa in grembo al biondo, pur con Sanji che fa correre il pennello pieno d’inchiostro sulla sua pelle.
Un braccio che non dovrebbe essere capace di raggiungerlo lo pizzica su un fianco, nonostante abbia Luffy alla sua destra con le mani piene del suo cibo e Johnny alla sua sinistra, con una mano appoggiata sotto il mento e l’altra occupata a fare ampi gesti in direzione di Kaku, con cui sta avendo una vivace conversazione. Gli occhi di Zoro incontrano quelli di Robin e lei alza un sopracciglio. Zoro mette in tasca l’olio e accantona il pensiero di Sanji nella sua mente. I Baratiani lo stanno davvero influenzando, non gli è mai capitato di essere così ovvio in queste cose.
La serata passa e la mente di Zoro continua a tornare su Sanji e il fatto che ha battuto Kaku in duello. Sanji si è guadagnato un marchio. Non sarà solo Zoro che dovrà farsi le pitture stanotte, sarà anche Sanji. Cazzo, potrebbe avere la possibilità di dipingere Sanji. Il pensiero di avere quella pelle morbida e pallida sotto i polpastrelli e di lasciarci l’inchiostro nero dalla punta del suo pennello è abbastanza per far accelerare i battiti a Zoro. Sanji non sa nulla sulla scelta delle decorazioni e forse potrebbe pensare a qualcosa se Zoro glielo spiegasse ma lo spadaccino sa già cosa vuole che Sanji abbia. Sani è acqua, morbido e fluido come i suoi movimenti in quel duello,per niente esagerati. La sua mente richiama l’acqua che circonda le isole di Nami, quelle strisce strette e delicate di scintillante acqua blu, lo stesso colore degli occhi del biondo. Quei frammenti d’acqua che luccicano alla luce del sole, quegli stessi che i pazzi cercano di attraversare, solo per poi essere risucchiati da essi istantaneamente, trascinati nelle sconosciute profondità marine per non essere mai ritrovati. Bello, capace di essere sia sereno che tempestoso ma soprattutto decisamente mortale secondo la sua volontà. Zoro dovrebbe probabilmente andare a vedere un dottore perché è piuttosto sicuro che il suo cuore stia battendo in un modo decisamente poco sano.
“Dovrei andare.”, dice finalmente Zoro, dopo che i pensieri su Sanji lo hanno allontanato dalla conversazione troppe volte.
“Non vuoi finire quello?”, chiede Luffy, con la mano che già sta mirando al piatto di Zoro.
“Prendilo pure.”, ride Zoro e se ne va salutandoli con la mano.
Quando torna alla loro ala del palazzo è da solo, l’unica luce nell’altrimenti stanza in penombra viene dalle fessure della porta di Sanji. Bussa alla porta, esitante, ancora con la visione dell’acqua in mente.
“Entra.”, arriva la risposta soffocata in Baratiano. A Zoro ci vuole qualche momento per processarla, ha ascoltato la sua lingua madre per tutta la sera e per un istante le parole di Sanji gli suonano di nuovo straniere. Quanto si è abituato alla lingua dell’altro principe e al loro costante cambio di linguaggio nel tempo relativamente breve che ha trascorso lì?
Entra nella stanza lentamente, appoggiandosi alla porta. Sanji è…mezzo nudo. Non ha la maglietta e la sua pelle ancora umida scintilla gentilmente nella luce soffusa della stanza. La sua mano è posata sul suo braccio, tamponandolo con l’asciugamano, e d’un tratto Zoro non è più tanto sicuro che Kaku lo abbia mancato, dopotutto. Potrebbe essersi perso il colpo? Non ricorda di aver visto il braccio di Sanji dopo quello, ma di sicuro se ne sarebbe accorto, no?
“Sei ferito?!”, esclama, attraversando velocemente lo spazio che lo separa da Sanji.
Il biondo sorride e sbuffa una breve risata, ricordandogli del tono. Stupida lingua del cazzo, non può suonare preoccupato senza finire per gridare qualcosa di veemente. Ripete la sua domanda, questa volta controllandosi, con il minimo di emozione che riesce, dopo aver trattenuto tutto quello che può.
“No, mi ha solo strappato la maglietta, guarda.”, risponde Sanji, lasciando cadere l’asciugamano e muovendosi per mostrargli la maglietta danneggiata. A Zoro non importa un cazzo dei maledetti vestiti di Sanji. È il braccio che lo preoccupa. Afferra il biondo, girando un po’ il braccio per guardare, ma quella pelle color avorio e del tutto priva di segni. Kaku non lo ha nemmeno graffiato.
“Non avrei perso.”, dice Sanji e Zoro realizza che deve aver detto qualcosa ad alta voce. Lo stomaco di Zoro si attorciglia davanti all’ammissione di Sanji sulla sua forza. Come diavolo ha fatto Zoro a sposare questo uomo? Come può essere accaduta per caso una cosa del genere?
“Intendo…mi dispiace. Non avrei dovuto litigare con uno dei tuoi cavalieri. È la prima volta che li incontro e io vado e causo un grande incidente, sono sicuro che ci sono un sacco di convenzioni culturali che-”, inizia Sanji, all’improvviso pronunciando scuse che di sicuro non pensa davvero, riuscendo a sopprimere l’emozione che aveva sentito. È di sicuro colpa degli stupidi costumi di Sanji, questo è mentire, chiaro e semplice. Gli tappa la bocca con una mano, fermando temporaneamente la sua idiozia.
“Sei veramente dispiaciuto? Ti penti di averlo sfidato a duello?”, chiede di nuovo Zoro e toglie lentamente la mano dalla bocca del biondo. Può ancora sentire il fantasma del tocco delle labbra di Sanji sulla pelle. Suo marito lo guarda con gli occhi blu spalancati e Zoro può vedere che la testa e il cuore di Sanji stanno combattendo in quelli, lo vede chiaramente come potrebbe vederlo su un campo di battaglia.
“No.”, risponde Sanji, con voce sommessa e da qualche parte dentro di lui Zoro vede uno scorcio dello Tsukian che avrebbe potuto essere. Sanji ha paura di andare nel paese di Zoro, teme che la gente lo prenderà in giro o che la difficoltà che ha nella lingua impedirà alle persone di capirlo. Sanji non potrebbe sbagliarsi di più.
Se smettesse di lasciare che le cose che dovrebbe fare lo allontanino da quello che sente come giusto, allora sarà perfetto. Adesso, sta balbettando giustificazioni per aver fatto quello che Zoro sa Sanji ha sentito la cosa giusta da fare. Zoro non lo avrebbe incoraggiato a combattere Kaku, senza dubbio il  ragazzo gli avrebbe tenuto il muso per un po’ per quello, sarebbe stato più semplice se avesse lasciato che fosse Zoro a occuparsene. Lo spadaccino non vuole cambiarlo, sa che Sanji avrà opinioni diverse dalle sue, hanno differenti metri di giudizio e diverse esperienze. Tutto quello che Zoro vuole è vedere Sanji liberarsi dalle cose che sono più deboli di lui, cose che lui permette lo accechino e che non hanno nessun diritto di rallentare un uomo tanto forte. Sanji è contraddittorio, gentile e controllato ma anche fiero e orgoglioso.
“Sei davvero strano.”, ribatte Zoro e bacia Sanji. Il biondo sospira e si rilassa contro di lui e Zoro vuole ogni parte di quello strano uomo a cui è legato.
Comunque, Sanji è strano ma anche ingenuo. Ha bisogno che le cose gli vengano spiegate e almeno per un po’ questo sarà lavoro di Zoro.
“Un uomo che non aveva nessun diritto di parlarti in quel modo ti ha insultato, era tuo diritto sfidarlo. Smetti di dire ‘avrei dovuto’.”, gli spiega Zoro, in tono paziente, e Sanji annuisce. Dopo qualche secondo sente il corpo dell’altro rilassarsi, evidentemente ci si stava stressando anche più di quanto il biondo stesso non avesse forse realizzato. Zoro lo bacia di nuovo, in modo leggero e gentile, e Sanji gli risponde allo stesso modo.
“Io…io ti devo delle scuse.”, ammette, in tono infelice, all’altro principe. Sanji è così preoccupato di quello che ha sbagliato che non ha neanche considerato che a sbagliare è stato anche Zoro. O meglio, che è responsabile per Kaku. Prende un respiro profondo e inizia a spiegare.
“Uno dei miei uomini ti ha insultato, gravemente. Con Nami era diverso, era frustrata per il suo nakama, ma anche così-”, inizia Zoro. Neanche Nami avrebbe dovuto insultare Sanji e francamente questa giornata sarebbe potuta andare molto meglio per lui. Sanji lo interrompe prima che abbia l’opportunità di finire di spiegare.
“Sì, e io ho sfidato uno dei tuoi nakama a duello e l’ho battuto. Questo era fuori dai limiti, vero?”, argomenta il biondo.
Questo…ci mette un po’ prima di essere elaborato dalla testa di Zoro. Forse Sanji ha usato male le parole? No, ha davvero detto nakama e anche se il concetto è nuovo per lui, lo spadaccino sa che Sanji sa cosa vuol dire.
“Io e Kaku non siamo nakama.”, spiega lentamente Zoro, mentre l’idea di Kaku e nakama si sovrappongono nella sua mente. Kaku è un amico e Zoro lo rispetta, ma non c’è modo che possa mai avere quel tipo di relazione con il ragazzo, non sono abbastanza uniti per quello. Non ha intenzione di portare in linea il culo di Kaku a calci se non come persona che ha autorità su di lui e l’idea che Kaku possa intromettersi nei suoi affari è abbastanza ridicola da farlo ridere.
Sanji sembra del tutto confuso.
“No, siamo amici. È un bravo combattente, veloce, anche. Comunque…non veloce quanto te.”, spiega Zoro, sforzandosi di non ridere e sentendosi un pochino male per averlo fatto. Per quello che ne sa Zoro, Kaku non ha nessun nakama e non è un cattivo ragazzo, solo che non va bene per Zoro. Però sa quanto sia veloce e forte, non lo avrebbe voluto attorno a sé se così non fosse. Sanji non ha mai combattuto contro di lui prima, eppure lo ha inquadrato subito.
“Quindi non ho fatto niente di male?”, chiede Sanji, incerto.
“Niente. guardarti combattere è stato…”, Zoro inizia a spiegare ma gli si secca la gola. è abbastanza sicuro che l’immagine di Sanji che combatte gli farà compagnia quando è da solo per un po’ di tempo. deglutisce. Come può essere Sanji inconsapevole della sua stessa forza e di come Zoro si sente riguardo a lui? La sua gola si stringe di nuovo, lo sta facendo spesso ultimamente, forse è colpa del suo cuore che cerca di arrampicarsi e uscire. Si sporge, prende la mano di Sanji e la stringe.
“Vieni con me. La festa non ci sarà fino a domani, quindi stanotte.”, lo spadaccino annuisce, la sua mente si concentra sul marchio che vuole disperatamente lasciare su Sanji, qualcosa che possa spiegare come si sente meglio di quanto non riesca lui. non è bravo con le parole nemmeno nei suoi momenti migliori con una barriera linguistica su qualcosa di così importante e di cui raramente si parla…beh…non vuole mandare tutto a puttane. Si tira dietro Sanji e il biondo lo segue abbastanza docilmente, forse è solo impaziente per il suo marchio quanto lo è Zoro.
Prende la bottiglia di inchiostro e il pennello e si gira a fronteggiare Sanji.
“L’inchiostro ha bisogno di tempo per asciugarsi prima che tu vada a letto.”, dice Sanji, con un lento cenno del capo, sembrando capire.
“Diventa anche di un nero più scuro durante la notte. Vieni qui.”, dice in Baratiano e porta l’incerto biondo con lui. Preferisce pensare di aver detto niente di strano nella lingua di Sanji piuttosto che sia il biondo che ci sta ripensando.
Sanji prende la bottiglia, ma Zoro gliela toglie con un ghigno.
“Tu per primo.”, dice fermamente Zoro e si rigira il pennello tra le dita. Ha pensato a quale parte di Sanji dipingere per tutta la notte, non importa quanto abbia provato a focalizzarsi su qualcos’altro, adesso sta finalmente per farlo!
“Non capisco.”, risponde Sanji, una piccola ruga compare nel mezzo della fronte di Sanji. Forse un giorno Zoro potrà dipingere attorno entrambi gli occhi di Sanji, in questo modo il principe si troverà costretto a mostrare entrambi i lati del suo viso insieme. sa bene che se ne dipingesse solo uno Sanji cambierebbe semplicemente lato della frangia. È chiaramente impegnato a…qualsiasi sguardo sia quello che ha ora.
“Anche tu devi averne uno, ora.”, spiega, in caso sia stato poco chiaro.
“Per Kaku?”, chiede Sanji. Zoro riesce a malapena a trattenersi dal non alzare gli occhi al cielo. Per quale altro cazzo di motivo sennò?
“Ho pensato alle onde. Calme, potenti ma…brutali.”, dice Zoro, invece di dare dell’idiota a suo marito. Vuole parlare di tutti i designs che ha in mente e sentire quale piace di più a Sanji. Ce n’è uno che sarebbe il suo preferito, ma forse Sanji ne vorrà un altro…
Sanji sembra incerto e poco a suo agio e Zoro si sente come se avesse ingoiato una roccia. Ha appena, oh merda, ha appena dato per scontato che dopo la loro conversazione, in cui ha ammesso che dipingersi l’un l’altro è qualcosa che fai solo con qualcuno che conosci, ha dato per scontato che a Sanji sarebbe andato bene. Forse ha dato troppo per scontato?
Merda, si è fatto trascinare così tanto da quello che lui voleva e da quello che gli altri altro letto nella loro relazione che ha dato per scontato che anche Sanji lo avrebbe voluto. Lascia andare la mano del biondo e l’altro principe la ritrae. Merda, ha davvero rovinato tutto, no?
“Se vuoi. Non devi farlo se non te la senti.”, cerca di rimediare, passando al Baratiano nella speranza che Sanji colga la sua sincerità. Vuole dipingerlo così tanto, ma ha bisogno di sapere che anche Sanji vuole.
“Passa alla tua lingua se sei a disagio.”, replica Sanji, quello stesso fuoco sta trasparendo dalla sua espressione ora e Zoro non sa più che cosa ci sta a fare lì. Sanji lo sta rimproverando per aver dato per scontato e essersi incasinato con la sua lingua o cosa?
“Vuoi farlo per me? Dopo tutto quello che abbiamo detto?”, chiede l’altro principe, con cautela, e Zoro sta iniziando a sospettare che Sanji pensi che lui si sia spinto troppo in là.
“Lo voglio.”, replica Zoro, cercando di stipare nelle sue parole meglio che può quando desideri poter essere vicino a Sanji in quel modo. È stato felice quando Sanji lo ha fatto per lui, ma l’idea di potersi scambiare i marchi a vicenda, questo è quello che vuole più di ogni altra cosa al momento.
“Delle onde suonano bene.”, dice Sanji, distogliendo Zoro dai suoi dubbi. La mano calda dell’altro all’improvviso è nella sua e lo spadaccino abbassa lo sguardo, sorpreso. Sanji ha…ha cambiato idea. Le sue parole assumono un significato e realizza, in un brillante momento, che non solo Sanji ha accettato di lasciarlo dipingere il suo design. Gli sta dando la sua completa fiducia.
Guarda in basso la mano di Sanji nella sua e cerca di visualizzare il design su questa, ma è la mano stessa del biondo a distrarlo. Sanji è un principe, ma è anche un cuoco e ne è davvero orgoglioso. Sanji è mancino, come sembra esserlo la maggior parte delle persone lì a Baratie, e questa è la mano sinistra di Sanji nella sua, con il polso esposto. Sanji non si sta solo fidando di lui per il design temporaneo, anche se molto duraturo, sta affidando a lui le cose più preziose, quando le spade di Zoro sono lì a portata di mano. Non ha mai avuto intenzione di fare alcun male a Sanji, ma potrebbe e Sanji di sicuro lo sa, eppure si sta affidando a lui interamente lo stesso.
Annuisce e apre la bottiglia di inchiostro, cerca di focalizzarsi sul disegno piuttosto che lasciare che la sua mente vaghi riflettendo su cosa questo significhi per loro e cosa li renda. Vuole le onde rivolte al contrario rispetto al corpo di Sanji, così quando il braccio sarà abbassato sembrerà che le onde stiano bagnando il suo braccio piuttosto che ne stiano scappando.
Espira, impugnando il pennello come se fosse la sua spada. Fa la prima linea liscia e dritta, la base per una striscia più larga di onde sul polso di Sanji. Riesce a disegnare le linee della banda senza staccare il pennello, prima di riprendere fiato. È  perfettamente dritta.
Il corpo di Sanji si rilassa nella presa di Zoro, ogni tensione nel suo braccio e nel suo polso è sparita, la sua mano è rilassata e vulnerabile sotto il pollice e le dita di Zoro. Intinge di nuovo il pennello e disegna la prima onda della composizione che lo ha perseguitato per la maggior parte della serata. Si focalizza sul tenere la mano ferma e sui tratti di Sanji che vuole far conoscere al mondo. Quel combattimento fluido che ha sconfitto uno dei cavalieri personali di Zoro.
Disegna la curva dell’onda e l’arco dentro questa. In un impulso di possessività, fa le ombre in set da tre. Forse non è saggio pubblicizzarlo così, ma non riesce a trattenersi.
Quando finisce l’ultima onda si rigira il pennello in mano, le setole fini, bagnate d’inchiostro, si allontanano dalla pelle di Sanji. Avvicina la mano dell’altro al suo viso e la rigira, assicurandosi che sia tutto perfetto, che non ci siano linee spezzate o mancanti e tutto sembra apposto. Prima che finisca di guardare, Sanji sbatte gli occhi un paio di volte e sembra uscire da quel piacevole stordimento in cui è caduto mentre Zoro disegnava.
Il ragazzo si avvicina la mano e studia il suo polso, girandolo in tutte le direzioni per vedere l’intero disegno proprio come Zoro ha appena fatto. Lo spadaccino lo osserva mentre un piccolo sorriso fa capolino sul viso di Sanji, mentre osserva il suo marchio, solo per diventare ancora più splendente quando il biondo finalmente lo guarda negli occhi. Sanji si sporge verso di lui, le sue calde e pallide mani scivolano tra i capelli di Zoro e Sanji lo bacia. Non dovrebbe avere tutta questa importanza, è solo un bacio, ma ce l’ha. E allora Zoro realizza che Ace ha ragione, questo è amore davvero. quindi forse è solo la cultura incasinata di Sanji che non ha neanche una parola per nakama e che confonde i confini tra amore e conoscere qualcuno, forse è solo che si sta innamorando di Sanji al modo dei Baratiani, ma Zoro realizza che vuole conoscere Sanji così tanto. Vuole che Sanji diventi un pezzo di lui che non potrà mai scomparire dal suo cuore e che lui non vorrà mai rimuovere in ogni caso, vuole questo ed è spaventoso, lo sa, ma lo vuole più di ogni altra cosa.
Sanji gli prende dalle mani il pennello, senza notare il tumulto interiore di Zoro. Lo sguardo del biondo si perde, pensoso e serio e Zoro riesce solo a reprimere un brivido di eccitazione.
“Trentacinque…”, dice Sanji, riflettendo, guardandolo e facendogli saltare dei battiti. Sanji si ricorda di quante vittorie ha avuto come marchi.
“Te ne sei ricordato.”, dice, e l’angolo della bocca di Sanji si stira in un sorriso divertito per un secondo.
“Shh, sto pensando.”, lo riprende il biondo, lanciandogli un’occhiata concentrata, e Zoro chiude saggiamente la bocca.
“Tu vestirai come l’ultima volta? Quindi questo è scoperto?”, gli chiede Sanji, toccando il lato del collo e delle spalle di Zoro. Zoro annuisce. Ha altri vestiti formali, ma metterà assolutamente la stessa cosa se lì è dove Sanji vuole dipingerlo.
“Okay.”, Sanji prende un bel respiro e intinge la punta del pennello nell’inchiostro. Parte lasciando vuote le strisce, il che non è bello a vedersi, ma forse intende riempirle dopo. Lavora iniziando dalle sue spalle per poi scendere lungo le braccia, lasciando tre strisce sulle spalle, bicipiti, avambracci e polsi. Fa lo stesso anche sull’altro braccio e Zoro lo osserva. La mano di Sanji è più ferma di quanto sia stata quella di Zoro sul suo polso sinistro. Le sue mani possono essere anche abili visto che combatte impugnando due spade, ma il delicato lavoro con l’inchiostro richiede un tipo di abilità diversa. Può vedere la tensione nelle mani di Sanji, comunque, è molto attento a non sfiorare niente con il suo polso sinistro e Zoro pensa che per Sanji sarebbe stato forse meglio se avesse dipinto prima lui per poi ricambiare il favore. Probabilmente dovrebbe rimpiangerlo, ma non ci riesce, ogni volta che vede le onde sul polso di Sanji con le sue tre linee a formare l’ombra sotto ogni onda sente una vampata d’orgoglio per il suo uomo e sa di aver fatto la cosa giusta.
Dopo aver fatto le braccia, Sanji si inginocchia per dipingere lungo le spalle e Zoro si sistema reggendosi con le mani sul pavimento dietro di lui, in modo da non intralciare Sanji.
Il biondo si inginocchia sopra le gambe di Zoro e lui mentirebbe spudoratamente se dicesse che non stava buttando un occhio sul modo in cui i vellutati pantaloni del pigiama di Sanji si reggevano ai suoi fianchi, mostrando le ossa sporgenti del bacino e una definita V di muscoli che continua più giù, ricordando a Zoro il calcio devastante che l’altro ha tirato a Kaku, quello che ha visto diventare blu e nero sul suo cavaliere.
Con uno sbuffo irritato, Sanji si sistema a cavalcioni sulle gambe di Zoro e si avvicina un  po’ di più a lui mentre lo fa. Lo spadaccino smette di pensare all’abilità combattiva di Sanji e inizia piuttosto a pensare alla possibilità di fare sesso con Sanji. Il fatto è che i Baratiani hanno strane usanze riguardo al sesso, le uniche persone con cui lo fanno mai sono le persone con cui sono sposati e mai con nessun altro, a meno che di non essere infedeli. Certo, lui è sposato con Sanji quindi loro potrebbero, non ci sarebbe nessun problema su quel punto, solo che Sanji non è mai stato sposato prima e quindi non ha mai neanche fatto sesso con nessuno. Zoro non vuole farlo con lui per ora, quello che hanno è ancora così nuovo che gli sembra che tutto possa romperlo. Prima di quel giorno hanno solo flirtato e si sono baciati. Ha persino controllato con Robin che baciarsi è definitivamente qualcosa che i Baratiani fanno solo con le persone con cui sono romanticamente interessate, gli era sembrato più romantico che platonico in effetti, ma la cultura di Sanji era così dannatamente strana che era difficile esserne sicuri. Loro due non hanno neanche un nome per quello che sentono, quindi aggiungerci il sesso e il fatto che quella sarebbe la prima volta di Sanji…è troppo pericoloso e lui non vuole.
Okay, questa è una bugia. Lui vuole fare sesso con Sanji. L’idea di avere il biondo nel suo letto, che chiama il suo nome travolto da- No. Se inizia a pensare a queste cose Sanji si accorgerà sicuramente di qualcosa e sarebbe rischioso. Quindi si focalizza sul tocco fresco del pennello sulla pelle e non pensa nel modo più assoluto al piccolo movimento di Sanji sulle sue cosce, mentre si sposta anche di poco per dipingere. Beh, magari solo un po’.
Sanji grazie al cielo lascia fuori la sua gola, quella sarebbe stata un’imbarazzante conversazione da fare. Invece, passa a dipingere da appena sotto i lati del collo di Zoro fino alle sue clavicole. Se non si sbaglia, sente come un ricciolo anche lì, Sanji sta forse facendo la stessa cosa che ha fatto lui? Inserendo un suo simbolo distintivo e nascondendolo in quello di Zoro?
Con Sanji così vicino e concentrato sul viso di Zoro, lo spadaccino può davvero guardarlo da vicino e cercare di leggerlo. Vede lo sguardo di Sanji oscillare tra quello che sta facendo e gli occhi di Zoro e poi distoglierlo di nuovo, come se non avesse avuto intenzione di guardarlo. C’è una piccola ruga di concentrazione sul suo viso e Sanji continua a tenere la punta della lingua tra le labbra, anche se di poco, quando è concentrato, probabilmente nemmeno lui si accorge che lo sta facendo. I marchi che a Zoro sono piaciuti di più sono stati quelli sotto i suoi zigomi, forse  è un po’ vanesio ma ha pensato che lo facessero sembrare un po’ più spaventoso, quindi quando Sanji li fa di nuovo lui sospira felice.
Il pennello di Sanji esita e lui aggrotta le sopracciglia, spostando il pennello e poggiando la sua altra mano sul pettorale di Zoro, mordicchiando con fare assente la punta di legno del pennello. Sanji si guarda che le dita prima di disegnare una linea orizzontale sulla fronte di Zoro con un dito. Il suo dito tiepido va da un lato all’altro, diverso da una linea dritta, anche se di poco. Zoro realizza cosa Sanji sta cercando di accennare con il disegno. Zoro e suo padre non portano corone, chi sono è ovvio a chiunque e il potere non viene dalla mostra di ricchezza, e tanto meno dal fare incetta di metallo per gioielli decorati. I Baratiani sono ossessionati con l’oro e l’argento come alcuni stati, ma usano le corone. Lui neanche se n’era accorto al tempo, ma solo quando Robin gli aveva fatto notare dopo quanto carina fosse, ma l’ornamento d’argento a catenina che Sanji portava sulla testa e tra i suoi capelli al ballo era la sua corona. Era composta da una serie di sottili catene, molto raffinate e intessute tra i suoi capelli e chiuse con un pendaglio. Una di queste catenelle attraversava la sua fronte e si abbassava leggermente sotto il peso dello zaffiro che pendeva proprio nel mezzo della fronte. Quella catenella è proprio della forma che Sanji sta tracciando su di lui.
“Posso farlo?”, gli chiede Sanji, questa volta nella lingua di Zoro piuttosto che nella sua. Zoro si chiede perché il biondo glielo stia chiedendo, non gli ha chiesto nulla per nessun’altra parte dei suoi design, ma questo evidentemente è diverso. È importante per Sanji in un modo che è senza dubbio legato alla sua nozione di nobiltà e anche alla sua rivendicazione su Zoro.
“Vuoi farlo?”, chiede lui, curioso di vedere cosa dirà Sanji.
“Voglio sapere cosa ne pensi, idiota.”, ribatte Sanji, come sempre di poco aiuto e pronto a stuzzicare la pazienza di Zoro. Lo spadaccino ride perché Sanji non potrebbe essere più se stesso di quanto non sia ora. Fare il sentimentale ma allo stesso tempo fare lo stronzo, questo è Sanji.
“Sì.”, risponde con un sorriso, sapendo che non avrà altra spiegazione da Sanji adesso.
Sanji fa un mormorio di approvazione, intinge di nuovo il pennello e si sporge, disegnando linee e facendo inavvertitamente in modo che tutto ciò che l’altro principe possa vedere sia il suo marchio sul polso.
Sanji inizia a riempire i disegni fatti fino a quel momento, partendo dalla sua corona d’inchiostro per poi scendere. Le sfumature sono delicate e i leggeri e ripetuti tocchi del pennello stanno cullando Zoro in un rilassante stato di semi coscienza. È acutamente consapevole di tutto ciò che fa Sanji, ma il resto del mondo scivola via da lui e i suoi pensieri finchè non rimane nulla tranne Sanji e il suo pennello. Quando Sanji finisce con il viso, Zoro appoggia la testa all’indietro, contro il bordo del letto, fortunatamente le strisce sulle sue spalle non srrivano tanto in alto da impedire a Zoro di muoverle perché non si rovinino i disegni. Se questo significa che deve tenersi leggermente al bacino di Sanji per tenere le spalle lontane dal letto allora per lui va bene, non che Sanji sembri notarlo.
“Quindi se…se tu mi hai fatto questo al polso per aver battuto Kaku…forse quando ne guadagnerò un secondo potresti disegnarlo qui per me.”, dice Sanji e Zoro sta per aprire gli occhi e chiedere al biondo dove intende con “qui”, quando Sanji toglie le mani dal suo petto e le mette invece attorno alla gola di Zoro.
Sanji vuole…vuole che lui gli dipinga la gola. Immagini di coppie che si conoscono a vicenda da anni si formano nella mente di Zoro, tutti loro con un tatuaggio permanente attorno alla parte più vulnerabile delle loro gole. Tatuaggi dolorosi fatti con aghi e inchiostro con la completa certezza che la persona che tu conosci morirebbe piuttosto che farti del male. Sanji non sa cosa significa, non pu saperlo, e non sta proponendo a Zoro di tatuarlo, sta solo suggerendo di dipingerlo ed è diverso, ma…ma è così reale e tutto ciò che Zoro riesce a vedere è Sanji con il marchio di Zoro attorno alla gola per sempre.
Si tirà su bruscamente in avanti tenendo il biondo vicino e preme la bocca contro la sua gola, avrebbe dovuto essere un bacio ma in qualche modo non sembra abbastanza. Vorrebbe poter respirare tutti gli strani sentimenti che non ha ragione di provare per Sanji così presto, cose che non hanno neanche un vero nome per adesso, e trasformare tutto in un’impronta di se stesso che resti sulla pelle di Sanji per sempre.
“Proteggerò la tua vita con la mia fino al giorno in cui morirò.”, respira contro la gola dell’altro. Era parte dei loro voti nuziali. Non avevano messo nulla nei voti che riguardasse l’amore, almeno non da parte di Zoro, perché non si era certi che quello sarebbe mai accaduto. In una circostanza o nell’altro Zoro si sarebbe sempre assicurato che Sanji fosse al sicuro, una promessa è una promessa dopotutto, ma adesso sente di non sapere cosa fare se l’altro morisse. Combatterà il cazzo di mondo per Sanji e adesso che lo ha visto combattere in un combattimento serio – perché gli allenamenti possono mostrare solo qualcosa – adesso sa che Sanji resterebbe a coprirgli le spalle, combattendo con lui. Cosa potrebbe chiedere di più?
“Tu…cosa? Non ho capito cosa hai detto.”, chiede Sanji sottovoce, non avendo o sentito o capito cosa Zoro ha detto. Ma va bene, può sempre mostrare al biondo cosa intendeva. Spinge Sanji sulla schiena e sovrasta il biondo sul pavimento. Sa che non dovrebbe fare sesso con lui, ma questo lascia comunque parecchie altre cose che può fare. Può far sentire Sanji meravigliosamente e dirgli quanto lo vuole mentre lo fa. Mentre le sue mani avvolgono le spalle del biondo, vede i marchi sulle sue braccia e realizza che non può avvicinarsi più di cosi all’altro, non senza rovinare quello che Sanji ha fatto per lui. Si blocca e cerca di pensare se c’è un altro modo in cui può mettersi per ottenere quello che vuole ma non gli viene in mente nulla e più ci pensa più realizza che non è una buona idea, non importa quanto Sanji lo tenti con cose che Zoro vuole ma che l’altro non capisce ancora.
E se il ghigno sardonico sul viso di Sanji è qualcosa su cui basarsi, ha capito anche lui che lo spadaccino non può avvicinarsi più di così. Il biondo allunga le mani, in modo tranquillo e casuale, e intinge di nuovo il pennello nell’inchiostro. Zoro immagina che Sanji stia per iniziare a dipingerlo di nuovo, forzandolo a stare fermo per non rovinare il disegno, il che vuol dire che il principe dovrà tenersi saldo sulle braccia per chissà quanto. Zoro apprezza l’esercizio quanto ogni Tsukian, ma trovarsi bloccato in una mezza flessione per qualcosa come un’ora abbondante non suona molto divertente.
Invece la mano sinistra di Sanji lo raggiunge prima della destra e Zoro immagina che si stia solo appoggiando per non far tremolare il pennello, almeno fino al momento in cui il biondo non appoggia la mano sinistra sulla gola di Zoro e lui giura, il suo respiro gli è appena andato di traverso.
La mano di Sanji non è stretta attorno alla sua gola, non sta cercando di fargli del male e neanche di minacciarlo, sta più che altro mostrando che lo può fare. Lo spadaccino chiude gli occhi. Questo è davvero incasinato perché, che Sanji lo sappia o meno, quello è un segno di possesso, il tipo di cosa che comunica “Io ti ho e sei mio”. Puoi farlo a qualcuno che ami, forse, ma questo è molto di più, sa che lo è. Come diavolo fa Sanji a non sapere cosa sta facendo quando lo sta facendo in modo così perfetto?
Il biondo fa un po’ di pressione proprio dove c’è l’arteria di Zoro, un leggero strofinare su e giù col pollice che gli fa inclinare la testa di lato mentre il pennello di Sanji appare e traccia una larga linea d’inchiostro sulle spalle di Zoro fino alle sue clavicole. La sua mente si trastulla con l’idea di Sanji, della gola e dell’inchiostro. Si immagina ad avere un tatuaggio proprio dove ora la mano del biondo lo sta tenendo, decisamente pericoloso ma con lui senza pericolo. Lui vuole, no, ha bisogno che Sanji lo distrugga e lo faccia in tanti piccoli pezzi per poi rimetterlo insieme ancora e ancora. Non dovrebbe pensare questo ma in questo momento è tutto quello che vuole. Ovviamente vuole che il biondo sia suo, ma adesso vuole essere di Sanji. L’uomo sotto di lui gli fa girare di nuovo la testa per pitturare l’altro lato e Zoro sente il suono pietoso che fa, una confessione senza parole di quello che prova.
Sanji rimette il pennello nell’inchiostro, provocando un clink nel poggiare il legno contro il vetro e Zoro apre di nuovo di occhi, consapevole di avere il fiatone. Sanji lo sta studiando alla ricerca di qualcosa, non sa cosa vede l’altro e neanche che cosa sta cercando, ma il biondo scivola via da sotto di lui e poi si inginocchia perché si trovino alla stessa altezza. Il dito indice di Sanji va sotto il mento di Zoro e gli fa alzare la testa perché i loro sguardi si incrocino. Si alza, portando lo spadaccino con sé e poi torna immediatamente sul pavimento, spostandolo senza fare domande, in modo che si trovi disteso sulla schiena con la testa in grembo a Sanji. Il biondo ricomincia a dipingere, prima dai gomiti e poi risalendo. Zoro fluttua tra l’assenza di pensieri, notando solo le sensazioni, quasi sul punto di addormentarsi. Però si accorge quando Sanji finisce il suo lavoro, anche se non gli importa abbastanza da fare qualcosa a riguardo. Il biondo inizia a passare le dita tra i capelli di Zoro e così lui resta disteso, limitandosi a rimanere con il biondo.
“Zoro, dovresti andare a dormire.”, lo riscuote Sanji, e con un gentile tocco al suo petto lo riporta in qualche modo ad essere più o meno vigile. Il polso dipinto del biondo gli passa davanti agli occhi mentre Sanji toglie la mano dal suo petto.
Dice a Sanji che devono lavare l’inchiostro ma non crede di averlo detto molto bene, però chi se ne frega? È a malapena sveglio.
Trascina Sanji con lui nel bagno e apre i rubinetti, l’acqua fredda riesce a svegliarlo u po’. L’acqua deve essere a temperatura ambiente, ma non fredda, per lavare via l’inchiostro senza aprire i pori della pelle di Sanji abbastanza da far andare via tutto l’inchiostro.
Sanji lascia che gli prenda la mano senza nessuna esitazione e Zoro mette il polso di Sanji sotto l’acqua, lasciando che la parte più scura al centro dei tratti d’inchiostro venga lavata via e si dissolva. Quando la maggior parte è andata, passa attentamente i pollici lungo le onde che ha dipinto, assicurandosi di andare nella direzione della pennellata, in modo che anche la più piccola sbavatura che possa aver fatto sia difficile da vedere. Quando è sicuro che sia andato tutto via e che non stia togliendo tutto il disegno dalla pelle di Sanji, lo asciuga attentamente con un asciugamano.
Zoro cerca attentamente la sua bottiglia d’olio. È larga ed è una miscela che ha usato per anni e anni, è parte della ragione per cui Ace gliene ha comprata una nuova, di seconda mano o no. Nami, Ace e molti altri hanno continuato a prenderlo in giro per essere rimasto fermo nella sua routine, così che spesso gli capitava di ricevere nuovi oli in un non così sottile tentativo di fargli avere un po’ di varietà.
Si spalma l’olio sulle mani, riscaldandolo e assicurandosi che non ci sia finito niente dentro o che non si sia rovinato in altro modo. Non lo è ovviamente, ma lui controlla sempre, quell’unica volta che non lo farà sarà quella in cui qualcosa andrà storto. Quando si volta verso Sanji per mettere l’olio sui suoi disegni inchiostrati per far sì che si fissino durante la notte, trova il biondo in piedi, fermo, completamente assorbito e affascinato nell’esaminare le onde sulla sua pelle.
Gli prende il polso e gli applica delicatamente l’olio sulla pelle. Ha un odore familiare, quello che ha sempre avuto nelle innumerevoli occasioni in cui lo ha applicato ai suoi stessi marchi, ma adesso è Sanji che ha il suo profumo. È…una bella sensazione, confortante in effetti. Realizza che sta per dare a Sanji l’olio perché se lo ripassi la mattina, a meno che non si alzi abbastanza tardi perché possa applicarglielo Zoro.
Poco probabile, ma deve chiedere.
“Domani preparerai la colazione?”, chiede Zoro, senza riuscire a reprimere uno sbadiglio. Se Sanji lo farà allora dovrà passarsi l’olio da solo perché Zoro è certo che non c’è possibilità che lui si alzi tanto presto.
“Sì. È un problema?”, risponde Sanji, a disagio e chiaramente diviso tra il voler prendersi cura del disegno sulla sua pelle e l’adempiere al suo compito di cucinare.
“No, solo…quando ti svegli, lavalo delicatamente, così. Niente sapone. Poi usa un po’ di questo, meno di quanto ne ho messo io prima.”, spiega, porgendogli la bottiglia d’olio. Può tenerla lui, Zoro può usare per sé il regalo di Ace, così magari qualcuno la pianterà di rompergli le scatole sul cambiare routine. Adesso ha bisogno di farsi una doccia per lavare via l’inchiostro in eccesso.
“Io vado a dormire, dovresti farlo anche tu.”, gli dice Sanji, assonnato, e si avvia verso la porta. Si ferma sulla soglia per poi girarsi.
“È bellissimo, grazie.”, dice, con tranquilla onestà, e bacia Zoro. È un bacio corto e dolce, ma anche così ci vuole un momento prima che l’altro riesca a fare un passo indietro per allontanarsi da lui.
Tutto sembra ancora come era mentre Sanji lo dipingeva, come se il tempo non avesse nessun significato e loro potessero prendersi il loro tempo in tutto.
Sanji esce e Zoro entra in doccia, facendo attenzione a non strofinare troppo forte. Quando finalmente si è pulito e asciugato, si sporge per prendere il suo olio ma ha il ricordo sfocato di averlo dato a Sanji, quindi ora lui deve usare quello che Ace gli ha regalato. Scuote la testa, stordito, e inizia a applicare l’olio che farò fissare i marchi e li farà durare, in modo che lui possa vedere il lavoro di Sanji il più a lungo possibile.
Spegne la luce in bagno e poi in camera sua prima di strisciare a letto, chiedendosi, mentre si addormenta, come sarebbe se Sanji fosse lì con lui. 

 

 

 

 

 

 

Note della traduttrice: Sì. È un ritardo mostruoso. A mia discolpa posso solo dire che quella santa ragazza della NewNeon scrive tantissimo e che tra esami, università e guasti del computer purtroppo ho trascurato un po’ Fluency (visto che ho anche mie fanfiction che necessitano di attenzioni), ma come vedete sono ancora qui e continuerò ad esserci, solo che non posso spergiurarvi di postare ogni settimana, ecco ;; Avvertitemi pure se ho seminato qualche schifezza grammaticale o se mi sono lasciata dietro errori.
Scusatemi ancora! Spero comunque che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Un bacio,
SweetHell.


(*) La battuta di Zoro, in inglese, è “you could have fooled me”. Non sono molto soddisfatta della mia resa, per cui se avete traduzioni alternative proponete pure!
(**) Qui avevo paura di non essere stata molto chiara con la traduzione. Sanji si sta lanciando verso Kaku mentre ancora gira su se stesso, usando lo slancio.

   
 
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