Ciao a tutti,
mentre studio le lipoproteine e mi riempio la testa di biochimica, nei momenti di pausa, per liberare la mente,
ho cominciato a scrivere questa storia.
Avete mai letto un Otome? Gli Otome sono dei giochi giapponesi per ragazze (la versione game di un manga shojo, per intenderci). In molti di questi otome
compare un contratto di falso matrimonio tra i due protagonisti, le storie vanno dal comico, al drammatico all'erotico, alcune sono terribili altre sono veramente
stupende... dei piccoli capolavori giapponesi:)!
Questa è la mia versione, la versione italiana di un fake marriage contract. La storia sarà leggera e divertente (tipo la mia precedente Italian Gigolò), spero che vi piaccia!
I miei tempi solitamente sono biblici, ma farò del mio meglio!
Per ora, vi lascio a questo primo capitolo...
Buona lettura a tutti
Lella80
Capitolo I
La proposta di Giacomo
Michela
aveva la fronte appoggiata al grosso tomo di Economia Aziendale,
mentre il campanello del vicino suonava con insistenza. Detestava
quel libro e le sue pagine traslucide che riflettevano la luce e
sulle quali era impossibile scrivere e sottolineare. Era stanca e
depressa, erano giorni che dormiva poco e male. Ormai ripeteva anche
durante il sonno, mentre numeri e lettere si agitavano in tutti i
suoi sogni. Il test di ammissione per il Master di secondo livello in
Diritto Tributario dell'Impresa alla Bocconi era tra i più
difficili, ma lei voleva assolutamente superarlo. Mancavano
quarantasette giorni alla giornata in cui era stato calendarizzato il
test e lei non aveva molto tempo per fissare gli ultimi concetti.
Aveva dovuto ripassare praticamente tutto il corso di laurea in
Economia in tre mesi, continuando a lavorare.
Michela
Pergolesi, aveva ventisette anni e tanta voglia di realizzare i suoi
sogni, ma poche possibilità di farlo. Viveva a Roma da quattro
anni, in un piccolo condominio nel quartiere di Monteverde e lavorava
in un call center di recupero crediti; non era quello che aveva
desiderato per lei, ma era il primo colloquio che era andato a buon
fine e avrebbe dato anche un rene pur di scappare dall'esagerato
affetto dei suoi genitori. Essere figlia unica di due maniaci del
controllo che l'avevano avuta in tarda età non era stata
proprio una passeggiata di salute, quindi prima di morire soffocata
da cibo e attenzioni era volata via da Baranello, un ridente paesello
in provincia di Campobasso di venticinque chilometri quadrati con una
popolazione che sfiorava i tremila abitanti, ed era approdata nella
città Eterna. Differentemente dalle sue amiche, la grande
città non le era piaciuta particolarmente, troppo rumorosa, ma
le piaceva il fatto che nessuno si interessasse di cosa mangiava, di
come vestiva o rideva e soprattutto di chi si scopava. Era stato un
sollievo lasciare Baranello.
Dopo
quattro anni di lavoro, che non la gratificava, si era decisa a
tentare la selezione per un Master alla Bocconi; dopo un attento
studio, aveva optato per un corso di dieci mesi in Diritto
Tributario dell'Impresa, che
avrebbe potuto sicuramente rivendersi bene. Il test
preselettivo sarebbe stato duro, ma lei sapeva di essere brava ed era
sicura che lo avrebbe superato. Era sempre stata brava in quelle
faccende di studio, memoria e connessioni logiche-deduttive. E poi,
lei amava studiare. Il vero problema era il denaro! Un Master alla
Bocconi avrebbe decisamente migliorato il suo curriculum e le sue
aspettative future, ma le servivano un bel po' di soldi che
ovviamente non aveva ed anche se si fosse posizionata tra i primi
ammessi i costi sarebbero stati dimezzati, ma comunque ancora
decisamente troppo alti per lei. Però, se non voleva morire in
quel postaccio, doveva riuscire assolutamente a superare il test; ai
soldi ci avrebbe pensato dopo!
Ma
quel giorno era impossibile concentrarsi con quello stramaledetto
campanello che le rimbombava nelle orecchie ed il cane che ululava
come se fosse stato posseduto. Stava cominciando ad innervosirsi.
"Pallottola
almeno tu cerca di stare zitto" sbraitò contro il suo
gigantesco meticcio simil-lupoide che abbaiava contro la porta
chiusa.
Il
cane si zittì all'improvviso, allontanandosi magicamente dalla
porta e correndo gioioso verso la cucina. Michela era talmente
nervosa che non aveva fatto caso allo strano comportamento del cane,
che normalmente le disubbidiva, fissandola con aria di sfida.
Era
troppo concentrata su quel rumore assordante. Maledetto Giacomo,
perché non apriva quella stramaledetta porta? Eppure
era in casa; lo sapeva, lo aveva visto stiracchiarsi in balcone dopo
che la tizia bionda, di cui sicuramente lui non ricordava nemmeno il
nome, era andata via. Il sabato mattina ritornava a dormire e non
usciva mai di casa prima di ora di pranzo. Una notte di scopata lo
sfiancava e aveva bisogno di recuperare. Quindi perché non
apriva quella stracazzo di porta?
Si levò stizzita dalla scrivania, fissò il libro depressa
e si avvicinò borbottando alla porta. Appoggiò l'occhio
allo spioncino, nel tentativo di capire chi era lo sviato o la
svitata che suonavano con tanta insistenza alla porta di quel
deficiente alle dieci del mattino di un fiacco sabato estivo. Accanto
alla porta dell'appartamento di Giacomo c'era un uomo sulla
sessantina e ben vestito che premeva con stizzita insistenza il
campanello. Sembrava molto arrabbiato. Forse quel coglione si era
scopato la figlia minorenne e quel tizio voleva dargli una sonora
lezione. Forse doveva rimanere lì a godersi lo spettacolo e
forse poteva chiedere di partecipare all'azione punitiva; così
per rilassarsi un po'!
"Che
fai? Mi spii?" domandò una voce dietro le sue spalle
Sobbalzò
impaurita e si voltò di colpo, con il cuore che le
tamburellava in gola. "Cristo Santo, brutto idiota, mi stavi
facendo venire un infarto!" il respiro era corto per lo
spavento "Che ci fai in casa mia, Giacomo?" domandò
con la mano serrata sul petto
"Sono
entrato dal balcone come al solito" replicò, come se non
l'avesse nemmeno sentita, mentre mangiava una fettina di torta e
carezzava Pallottola che, saltellando e agitando furiosamente la
coda, cercava di attirare la sua attenzione.
"Idiota,
non ti ho chiesto, come sei entrato, so bene come entri in casa mia"
cominciò a borbottare furibonda "E non so quante volte
ti ho detto che non devi farlo e non devi rubarmi il cibo"
"Perché?"
chiese il ragazzo sbigottito, massaggiandosi la ramata barba incolta
"Perché
non voglio!" obiettò Michela allargando le braccia.
Sospirò profondamente cercando di riprendere la calma; Giacomo
aveva la sacrosanta capacità di farla uscire fuori di testa
"Che ci fai in casa mia?" domandò, cercando di
mostrarsi tranquilla
"Non
hai notato che c'é un tizio, chiaramente pazzo, che suona alla
mia porta?" fece notare lui in un vago cipiglio, mentre si
ficcava in bocca l'ultimo boccone di torta al cioccolato
Michela
fu invasa da un ancestrale terrore. Un pazzo bussava alla porta del
suo vicino maniaco. Meno male che aveva un cane. Già, un cane.
Un cane inutile visto che permetteva al suo vicino maniaco di entrare
in casa senza fare una piega, anzi scodinzolando a pancia in su. "Un
pazzo? Quindi non lo conosci?"
Giacomo
cominciò a ridere e si chinò carezzando il manto fulvo
di Pallottola, che con le orecchie ritte stava ricominciando ad
innervosirsi per la presenza di un estraneo sul pianerottolo.
"Tranquillo Pallottola, ora lo mandiamo via quel brutto uomo
cattivo" si levò e fissò la ragazza con un
penetrante sorriso malizioso "é veramente troppo facile
prenderti in giro, amore mio. Comunque in settimana porto Pallottola
a fare un bagno, che puzza da morire" asserì odorandosi
la mano. Arricciò il naso e scosse la testa "Quel tizio
é il mio capo!" aggiunse distratto
"E
che cosa hai fatto al tuo capo?" chiese Michela indagatrice,
poggiando una mano sul fianco e passandosi l'altra mano nei lisci e
lunghissimi capelli castani
"Il
mio capo é completamente privo di senso dell'umorismo e prende
sul serio delle assurde dicerie"
"Che
cosa hai fatto?" insistette la ragazza, anche se aveva un'idea
piuttosto chiara di quello che lui poteva aver fatto... forse era
andato davvero a letto con la figlia del capo! Che idiota, proprio
non riusciva a tenerselo nei pantaloni.
"Niente
di terribile, ci sono voci in giro che raccontano di una relazione
clandestina fra me e sua moglie"
Moglie?
"Moglie?" Moglie?
"Certo,
sembra strano anche a me, ma quell'uomo é sposato. Io non lo
sposerei mai un tipo così rabbioso, ma Claudia lo trova
interessante"
"Claudia?"
"Sì,
questo é il nome della moglie del mio capo" confermò
grattandosi i cortissimi capelli rossicci "Una bellissima
donna, mi chiedo come abbia fatto a sposare un tizio così, non
ha per niente un carattere facile. Voi donne avete proprio dei gusti
assurdi!"
La
ragazza spalancò i suoi grandi occhi verdi sconcertata. "Noi
donne?"
"Michi,
parlare con te é stato illuminate" la schernì
divertito "é la prima volta che parlo più di te,
solitamente mi rintroni con le tue cagate"
"Sei
stato a letto con sua moglie?" domandò curiosa,
ignorando quell'ultima affermazione. Non aveva proprio limiti. Andava
anche con le vecchie!
"Sei
gelosa, patatina?" ammiccò in un largo sorriso
"Non
chiamarmi patatina e non sono gelosa, sono solo curiosa"
"Come
ti ho già detto: sono voci!" affermò senza
esitazione
"Già,
voci" scosse la testa rassegnata "Che ci fai in casa
mia?"
"Ti
si é proprio incagliato il disco" osservò seccato
"Mi serve un favore!"
"E
non potevi bussare alla mia porta, invece di scavalcare il
divisorio?" domandò basita
"Le
tue domande sono poco pratiche e mi fanno perdere il filo"
Giacomo le regalò un amichevole sorriso e si avvicinò a
Michela con aria sorniona "Ti prego di non interrompermi"
la redarguì divertito. Michela cominciò a temere
seriamente di venire trascinata in una delle assurde storie di vita
di quel pazzo maniaco "Ho come l'impressione che il mio capo
non lascerà perdere finché non mi affronterà. é
un uomo molto testardo! Ovviamente non avrei problemi ad affrontare
un vecchio, ma non voglio perdere il lavoro. Lo studio Petroli é
rinomato e ha una buona clientela ed io guadagno bene"
"Forse
dovevi pensarci prima di scoparti la moglie" lo rimbrottò
la ragazza come una maestrina
"Voci,
Michi, voci!" puntualizzò lui fermamente "Comunque,
ho trovato una soluzione che ci leverà dagli impicci"
"Io
non c'entro niente in questa faccenda, quindi non parlare al plurale"
"Vuoi
che lui si accampi sul nostro pianerottolo? Vuoi che sia licenziato e
sia costretto a domandarti dei prestiti per sopravvivere?"
argomentò, infilando le mani nelle tasche dei jeans e
avvicinando il suo viso a quello di lei
"Non
andresti bene a domandarmi dei prestiti visto che sono sempre in
bolletta!" anche se lavorava come una forsennata, faceva doppi
turni ed il sabato sera e la domenica mattina faceva la cameriera in
una pizzeria sulla Ostiense "Quale sarebbe il tuo geniale
piano?" lo incitò mossa dalla curiosità, anche se
intimorita dalla risposta
"Mi
serve una finta fidanzata" Oh no! Che piano stupido! "E
quindi noi due dobbiamo fingere di stare insieme, così lui si
convincerà che sono solo voci quelle assurde chiacchiere su me
e sua moglie!" espose raggiante, come se l'avesse messa a
conoscenza di un piano brillante
"Giacomo,
sei veramente un cretino! Da dove hai preso questa idea, da un libro
di serie C, D, E? Spero che come principe del foro le tue strategie
siano migliori di questa, perché questa fa veramente schifo!"
"E
cosa ha che non va?" replicò Giacomo con disappunto "A
me sembra l'unica risoluzione possibile per uscire da questo impiccio
con una certa eleganza"
"Non
ti crederebbe mai. Sempre che non sia un cerebroleso"
"Se
siamo convincenti ci crederà e come. Ed io sarò molto
convincente, sono bravo a calarmi in qualsiasi tipo di parte"
il suo viso si era avvicinato pericolosamente a lei. Michela riusciva
a sentire l'odore di menta e fluoro del suo alito
"E
se anche ci credesse, cosa gli impedirebbe di pensare che i cornuti
non siano in due?" argomentò la ragazza, indietreggiando
"Perché
io non tradisco" affermò senza esitazione
"Cosa?"
gli occhi della ragazza si spalancarono stupiti da quella assurda
bugia "Guarda che stai parlando con me ed io ti conosco
benissimo. Ti ricordo anche che sono la tua vicina da quattro anni.
Le pareti che ci dividono sono molto sottili, mio caro"
"Solo
perché non ho ancora trovato la persona giusta, ma tu
reciterai la parte della donna della mia vita ed io sarò molto
credibile" asserì giocoso "dai Michi, sarà
molto divertente e sarà solo per una decina di minuti"
"Non
ti crederà mai. é una cagata!" obiettò
Michela giocherellando con la punta dei suoi lunghi capelli castani
"E non voglio entrarci nei tuoi casini da maniaco psicopatico"
… che non disdegnava niente, nemmeno le vecchiette!
"Michi,
io potrei ricompensarti per questo grosso favore, con un favore
altrettanto grosso" propose ammiccante, avvicinandosi
nuovamente a lei
"Non
sono interessata a nessun genere di prestazione sessuale. Faccio
benissimo da sola, grazie" replicò la ragazza,
indietreggiando ancora. La schiena era ormai appoggiata alla porta
"Effettivamente
da quando il rincoglione ti ha lasciata, fai molto da sola!"
la schernì gongolante
Il
viso ambrato di Michi, avvampò; proprio non riusciva ad
abituarsi ai doppisensi e a quel modo esplicito di esprimersi del
suo vicino maniaco. "Davide, non era un rincoglione, che
poi non é neanche una parola della lingua italiana e non mi ha
lasciata. Abbiamo deciso di comune accordo che non era il caso di
continuare una relazione ormai finita da tempo"
Invece,
Giacomo aveva proprio ragione: Davide era un gran coglione
rincoglionito e l'aveva anche lasciata per un'altra! Ma le rodeva
ammetterlo proprio con lui, che invece l'aveva lasciata quattro anni
prima, perché si stava attaccando troppo. Non aveva mai avuto
una gran fortuna con gli uomini, ma Michela cominciava a sospettare
che non era solo colpa sua, visto che in giro non c'era un granché
da ricercare.
"Era
un rincoglione ed un idiota; ma non intendevo offrirti favori
sessuali, tesoro, anche se capisco che l'astinenza deve essere dura
anche per una donna stoica come te" sorrise lascivo, toccandosi
il collo. Era nervoso; era un gesto inconscio che faceva sempre
quando era nervoso "Volevo offrirti dei soldi"
"Sei
impazzito!" sbottò indignata
"Ti
prego, fammi finire, non intendevo dei soldi veri" si corresse
prontamente, intimorito dall'espressione rabbiosa che era stampata
sul volto di Michela
"Mi
vuoi offrire i soldi del monopoli?" lo schernì lei
dubbiosa
"Pensavo
di offrirmi di pagarti la retta del master alla Bocconi, ovviamente
solo se riesci a superare la preselezione; altrimenti niente, avrai
fatto un favore ad un amico!"
"Cosa?"
mosse leggermente la testa. Era perplessa da quella inaspettata
proposta
"Non
ti alletta la mia offerta?" insistette, inumidendosi il labbro
inferiore
"Tu
pensi che io non lo supererò, giusto? Per questo ti stai
offrendo di pagare quasi diecimila euro di master"
"No"
obiettò Giacomo subitaneo. Appoggiò la mano aperta
sulla porta ed avvicinò il viso a quello di Michela "Tana
per te!" Le carezzò il viso con languida lentezza ed
appoggiò le labbra sulla fronte dell'amica "Io sono
sicuro che lo supererai" la rassicurò con voce
carezzevole "Ho sempre pensato che quel lavoro al call center
non é per te e questo Master é la scelta giusta. Io
voglio solo aiutarti"
Michela
lo fissò con aria di rimproverò. "Sei uno stronzo
e io non voglio fingere di stare con te. Siamo stati insieme per
davvero e non é stata una grande esperienza"
"é
accaduto una vita fa. Eri appena arrivata ed eri così carina e
spaesata" ricordò in un largo sorriso
"E
il lupo cattivo ne ha approfittato immediatamente e poi... ti stai
attaccando troppo e sei sparito"
"Certo
che lasciare qualcuno solo perché si sta attaccando troppo,
non é una bella cosa. Meno male che sono un ragazzo che supera
facilmente e siamo rimasti amici"
"Idiota,
io mi stavo attaccando troppo —a
tuo dire, ovviamente—
ed é con questa frase che mi hai liquidata. Ma io, che sono
una persona superiore, ho decido di rimanere tua amica, un'altra al
mio posto ti avrebbe preso a randellate sulla testa! Invece, io ho tenuto conto della tua sociopatia"
"Io
ho un buon ricordo di noi due insieme e devo dire che scopavi da Dio"
sorrise, scompigliandole i capelli e aumentando la distanza fra loro
"Ma per stare insieme serve altro e non volevo spezzarti il
cuore; meglio finirla il prima possibile" inclinò appena
la testa, come se volesse accennare un piccolo inchino "Sono un
bastardo, ma non così bastardo!"
"Come
sei stato buono!" sbuffò lei rassegnata. Lui aveva
razionalmente ragione, ma lei ci era comunque rimasta mortalmente
male "Solo dieci minuti?"
"Se
accetti l'offerta che include il pacchetto Master, direi che i
termini del contratto cambiano notevolmente!" Michela incrociò
le braccia sul petto e corrucciò la fronte "Tre mesi,
credo siano sufficienti. Vieni a qualche party di lavoro, a qualche
cena fra colleghi, passi allo studio a farmi due moine e a portarmi
qualche tuo manicaretto e, poi, ci sentiamo un paio di volte al
giorno. Ti chiamo io, così farò in modo che siano
sempre presenti dei testimoni. Sono sicuro che il mio capo si
convincerà presto che stiamo insieme, che io sono innamorato
di te e che non potrei mai stare con sua moglie" sorrise "Devi
solo essere convincente, Michi"
Michela
lo fissava interdetta, ma combattuta. "Perché non lo
chiedi a qualche tua amichetta? Sono sicurissima che accetterebbero
molto volentieri!"
"Semplice,
non voglio complicazioni. Tu sei vaccinata contro il mio fascino.
Abbiamo provato e ci siamo fermati in tempo" sorrise distaccato
"Tu sai come sono fatto, sai che le mie moine hanno un unico
fine e sai che non ho nessuna intenzione di capitolare" le
carezzò il viso e le sollevò il mento con il pollice,
avvicinando le sue labbra a quelle di lei. Lei sospirò e
sbuffò teatralmente "Tu sei brava a erigere alti muri fra
noi ed io non ho alcun interesse ad abbatterli"
L'offerta
non era male e tre mesi non era un tempo insostenibile, d'altronde
non doveva fare granché: qualche telefonata e un paio di cene.
Era facile, ma fingere di stare con Giacomo la rendeva nervosa.
Giacomo era il primo ragazzo con cui era uscita non appena arrivata a
Roma. I suoi bellissimi occhi grigi e quell'aspetto da scanzonato che
contrastava con il suo ricercato modo nel vestire, le avevano fatto
perdere la testa. Lui era stato meticoloso nel suo seduttivo ruolo di
vicino attento. Dopo meno di una settimana erano finiti a letto
insieme e dopo due, lui l'aveva liquidata con un freddo: Ti stai
attaccando troppo, Michi. E, poi, era scomparso, come amante, ma
dopo qualche mese era ritornato nella nuova veste di amico. E da
allora, era stato presente per tutte le altre cose; quando era stata
male, quando aveva preso il cane, quando si era lasciata con il
ragazzo di turno. Era stato un amico migliore di quanto non si era
mostrato come probabile fidanzato. In realtà il più
delle volte lo trovava irritante e, per quanto gli volesse bene come
amico, lo detestava per il modo in cui l'aveva trattata nel suo
periodo di maggiore debolezza. Avrebbe preferito che l'uomo che era
lì fuori gli avesse dato una sonora lezione e che gli avesse
fatto capire l'importanza di rispettare le persone; però quei
soldi le servivano e non voleva lavorare in quel dannato call center
per sempre. Il carma avrebbe sicuramente trovato un'altra via per
punire Giacomo Ferri.
"Solo
qualche regola base" replicò lei, prima di
accondiscendere ad interpretare la parte della finta fidanzata
"Sentiamo"
fece lui, sollevando appena il labbro destro.
Si
stava proprio divertendo!
"Niente
improvvisazioni, cerchiamo di concordare prima le cose da dire. Lo
sai che non sono brava a mentire. Niente altre ragazze mentre fingi
di stare con me, non mi va di passare per la cornuta di turno. Niente
uscite con gli amici senza prima chiamarmi per chiedermi se mi va
bene, non voglio fare la parte della scema che tu puoi trattare come
una pezza da piedi. Niente incontri ravvicinati tra noi"
Giacomo
la guardò con gli occhi luccicanti; quel gioco cominciava a
piacergli dannatamente! Appoggiò la mano destra sulla maniglia
della porta e la mano sinistra sulla chiave. "D'accordo, lo
prendo come un sì" girò la chiave "Ovviamente
salvo eccezioni" Quali eccezioni? "Ora
staccati dalla porta, Michi, si entra in scena"
La
ragazza si sistemò al fianco di Giacomo, mentre Pallottola si
era accucciato ubbidiente ai piedi del ragazzo. Il cuore di Michela
era stretto in una morsa. La porta si aprì e l'uomo che lei
aveva intravisto dallo spioncino si girò fissando Giacomo
confuso.
Era
un uomo sulla sessantina, alto almeno un metro e ottanta, quindi poco
più basso di Giacomo, aveva capelli brizzolati e dei folti
baffi grigi. Era troppo vecchio per lei, ma era decisamente un
bell'uomo e sembrava anche un tipo intrigante.
"Signor
Ferri, pensavo che abitasse nell'appartamento accanto" sbottò
l'uomo con voce ferma e profonda "E quello l'interno che ha
comunicato nella sua scheda di lavoro"
"Infatti"
confermò Giacomo sbalordito "Ma che ci fa lei qui?"
Michela
era impressionata dall'espressione meravigliata di Giacomo. Avrebbero
dovuto dargli un premio per la sua perfetta recitazione. Lei sapeva
che stava mentendo, eppure le vennero dei fortissimi dubbi in merito.
"Volevo
parlare con lei per approfondire delle voci che sono arrivate alle
mie orecchie e che trovo particolarmente sgradevoli"
"Mi
spiace signor Petroli che queste voci l'abbiano fatta scomodare di
sabato mattina. Prego si accomodi" lo invitò Giacomo
garbato. L'uomo rimase fermo sulla porta "Vorrei presentarle la
mia fidanzata: Michela Pergolesi"
Michela
allungò la mano e sorrise educatamente. "Piacere di
conoscerla. Giacomo mi ha tanto parlato di lei. Ero veramente curiosa
di conoscerla"
"Il
piacere é mio signorina. Salvatore Petroli" si presentò
l'uomo stringendole la mano con vigore "Non sapevo che Giacomo
avesse una così bella fidanzata"
"Stiamo
insieme da un anno, ma é stata una storia molto tormentata"
cominciò a raccontare il ragazzo, avvolgendo le spalle di
Michela con il suo braccio "Michela proprio non voleva saperne
di impegnarsi e mi ha fatto sudare sette camice, ma poi si é
decisa e viviamo insieme da qualche mese. Il mio appartamento é
più piccolo e lei preferisce rimanere nel suo, quindi ci siamo
trasferiti qui"
Era
talmente convincente che Michela cominciò a pensare che quello
che stava raccontando era vero!
"Quindi
il suo appartamento é vuoto?"
"Sì"
sorrise, stringendo il corpo di Michela più vicino al suo "Di
cosa doveva parlarmi signore?" poi scosse la testa, come se si
fosse accorto di un'enorme sgarberia "Ma entri la prego,
Michela ha preparato una buonissima torta al cioccolato e mandorle
ieri sera. Gliene offriamo volentieri una fetta" E gli stava
anche offrendo la sua torta! "Le assicuro che é una
vera prelibatezza"
"Preferirei
parlarle in privato e sarebbe più opportuno parlarne qui"
insistette freddamente
Nonostante
la perfetta interpretazione di Giacomo, l'uomo sembrava poco
convinto!
"Mi
fa preoccupare e successo qualcosa di grave a lavoro?"
perseverò Giacomo senza mostrare cedimenti
"Diciamo
di sì"
Nonostante
Giacomo stesse dando dimostrazione di grandi capacità
recitative il suo capo non si era dissuaso assolutamente dal suo
proposito e sembrava sicuro della veridicità delle voci che
gli erano giunte sulla probabile relazione tra sua moglie e il
giovane associato del suo studio. Come Michela aveva previsto, non
poteva essere un deterrente la sua presenza. Una fidanzata o anche
una convivente non sarebbe mai stata un ostacolo ad una relazione
extraconiugale, sopratutto se il soggetto in questione era un maniaco
egocentrico come Giacomo Ferri.
"Signor
Petroli, entri pure. Parlare sulla porta mi sembra veramente
scortese" Michela si volse verso il ragazzo "Giacomo,
porto giù Pallottola a fare una passeggiata mentre voi due
chiacchierate in santa pace" propose conciliante la ragazza;
non le andava di entrare in quella storia e sapeva che quel poveruomo
aveva bisogno di chiarimenti per poter superare il fraintendimento.
Giacomo era un maniaco, ma era un maniaco giovane di ventisette anni
a cui piacevano le belle donne e una donna di una certa età,
per quanto attraente, non era sicuramente il suo target. E poi lui
era stato fermo e determinato sulla questione: voci, Michi,
voci...
"Tranquilla,
lo porto a spasso io più tardi" replicò
prontamente "Pallottola é molto indisciplinato e tende a
tirare troppo; lo sai nelle tue condizioni preferisco evitare"
Quali
condizioni? Cosa stava macchinando? Voleva farle recitare la
parte della moribonda in fin di vita? Era strategicamente vincente
come idea; a dire il vero, una gran genialata; per quanto stronzo,
nessuno avrebbe mai dubitato della sua sincerità; mettere le
corna ad una povera moribonda sarebbe stato troppo anche per uno
stronzo come lui. Ma era un'idea pazzesca e troppo azzardata, lei non
stava morendo e di certo non aveva intenzione di farlo nei prossimi
tre mesi!
Michela
strinse gli occhi e lo fissò esterrefatta.
"Perdonami,
piccola gioia, so che pensi sia troppo presto per diffondere la
notizia e che preferisci aspettare qualche altro mese, ma il signor
Petroli non sarà così indiscreto"
Ma
di che notizia stava parlando? In meno di mezz'ora aveva già
contravvenuto alla regola numero uno che lei aveva dettato: Niente
improvvisazione!
"Aspettate
un bambino?" domandò l'uomo confuso
"Sì,
lo sappiamo da qualche settimana e siamo felicissimi per questa
inaspettata sorpresa"
L'uomo
scosse la testa turbato.
"Felicissimi?"
obiettò la ragazza laconica
Michela
lo fissava sgomenta! Lei era senza dubbio la più turbata di
tutti. Avrebbe preferito recitare la parte della moribonda piuttosto
che quello della ragazza incinta. Come avrebbe potuto recitare la
parte della ragazza incinta, non poteva di certo indossare un cuscino
sotto il cappotto? Cosa ovviamente impraticabile visto che si stava
avvicinando l'estate e si andava in giro più nudi che vestiti.
Avrebbe potuto fingere di guarire miracolosamente da una
malattia, ma come avrebbe potuto farsi crescere miracolosamente
il pancione. Forse quell'idiota voleva contravvenire anche all'ultimo
punto: Niente incontri ravvicinati! A quel punto però
avrebbe dovuto giustificarsi con i suoi genitori sperando di uscirne
miracolosamente viva. Molto probabilmente avrebbe dovuto cambiare
città e poi raccontare di aver abbandonato il suo figlio
immaginario. Era impazzito!
"So
che non era programmato, piccola, ma queste sono delle eccezioni
fuori programma che non fanno che accrescere la nostra felicità"
replicò raggiante
Brutto
idiota! Michela lo
fissava granitica, immaginando i mille modi in cui lo avrebbe fatto
fuori tra mille dolorose torture.
L'uomo
era evidentemente combattuto, la notizia della futura gravidanza
cambiava completamente lo scenario. Poi, improvvisamente il suo viso
fu attraversato da un lampo di gioia, e con aria tranquilla si
rivolse al ragazzo. "Vorrei affittare il suo appartamento per i
prossimi mesi"
"Come?"
domandò Giacomo, stringendo gli occhi
"Voglio
affittare il suo appartamento" ripeté l'uomo gongolante
"Perché?
Ha deciso di lasciare sua moglie?" domandò Giacomo
incredulo
Aveva
perso il suo sangue freddo. Il gioco gli era chiaramente sfuggito di
mano.
"Mio
figlio si é lasciato con la sua ragazza da qualche settimana
ed ora vive da noi, ma la convivenza con me e sua madre non é
facile" cominciò a spiegare affabilmente "Lei
continua a trattarlo come un ragazzino e per un ragazzo di ventitré
anni questo é abbastanza stressante. Stiamo rifacendo i lavori
in un appartamento che abbiamo sulla Balduina, ma dovrebbero
terminare fra qualche mese. Mi farebbe un favore enorme se potesse
affittarmi il suo"
Giacomo
lo guardava con freddo distacco, ma era ovvio che stava cercando di
uscire fuori da quella rete in cui cominciava a dibattersi come un
pesce in trappola. Il figlio del suo datore di lavoro che viveva
nell'appartamento accanto avrebbe reso quella situazione realmente
impraticabile e, nonostante, amasse le sfide, nemmeno lui si sarebbe
spinto così oltre.
"Perché
no!" fu invece la sua secca risposta
La
storia stava prendendo decisamente una strana ed inaspettata piega!