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Autore: RaffaLella    17/10/2016    4 recensioni
Michela Pergolesi, aveva ventisette anni, tanta voglia di realizzare i suoi sogni e poche possibilità di farlo, ma poi...
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“Mi serve una finta fidanzata” Oh no! Che piano stupido! “E quindi noi due dobbiamo fingere di stare insieme, così lui si convincerà che sono solo voci quelle assurde chiacchiere su me e sua moglie!” espose raggiante, come se l'avesse messa a conoscenza di un piano brillante
“Giacomo, sei veramente un cretino! Da dove hai preso questa idea, da un libro di serie C, D, E? Spero che come principe del foro le tue strategie siano migliori di questa, perché questa fa veramente schifo!”
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“Michi, io potrei ricompensarti per questo grosso favore, con un favore altrettanto grosso” propose ammiccante, avvicinandosi nuovamente a lei
“Non sono interessata a nessun genere di prestazione sessuale. Faccio benissimo da sola, grazie” replicò la ragazza, indietreggiando ancora.
“Effettivamente da quando il rincoglione ti ha lasciata, fai molto da sola!” la schernì gongolante
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao a tutti,
mentre studio le lipoproteine e mi riempio la testa di biochimica, nei momenti di pausa, per liberare la mente, ho cominciato a scrivere questa storia.
Avete mai letto un Otome? Gli Otome sono dei giochi giapponesi per ragazze (la versione game di un manga shojo, per intenderci). In molti di questi otome compare un contratto di falso matrimonio tra i due protagonisti, le storie vanno dal comico, al drammatico all'erotico, alcune sono terribili altre sono veramente stupende... dei piccoli capolavori giapponesi:)!
Questa è la mia versione, la versione italiana di un fake marriage contract. La storia sarà leggera e divertente (tipo la mia precedente Italian Gigolò), spero che vi piaccia!
I miei tempi solitamente sono biblici, ma farò del mio meglio!
Per ora, vi lascio a questo primo capitolo...
Buona lettura a tutti
Lella80


Capitolo I
La proposta di Giacomo


Michela aveva la fronte appoggiata al grosso tomo di Economia Aziendale, mentre il campanello del vicino suonava con insistenza. Detestava quel libro e le sue pagine traslucide che riflettevano la luce e sulle quali era impossibile scrivere e sottolineare. Era stanca e depressa, erano giorni che dormiva poco e male. Ormai ripeteva anche durante il sonno, mentre numeri e lettere si agitavano in tutti i suoi sogni. Il test di ammissione per il Master di secondo livello in Diritto Tributario dell'Impresa alla Bocconi era tra i più difficili, ma lei voleva assolutamente superarlo. Mancavano quarantasette giorni alla giornata in cui era stato calendarizzato il test e lei non aveva molto tempo per fissare gli ultimi concetti. Aveva dovuto ripassare praticamente tutto il corso di laurea in Economia in tre mesi, continuando a lavorare.
Michela Pergolesi, aveva ventisette anni e tanta voglia di realizzare i suoi sogni, ma poche possibilità di farlo. Viveva a Roma da quattro anni, in un piccolo condominio nel quartiere di Monteverde e lavorava in un call center di recupero crediti; non era quello che aveva desiderato per lei, ma era il primo colloquio che era andato a buon fine e avrebbe dato anche un rene pur di scappare dall'esagerato affetto dei suoi genitori. Essere figlia unica di due maniaci del controllo che l'avevano avuta in tarda età non era stata proprio una passeggiata di salute, quindi prima di morire soffocata da cibo e attenzioni era volata via da Baranello, un ridente paesello in provincia di Campobasso di venticinque chilometri quadrati con una popolazione che sfiorava i tremila abitanti, ed era approdata nella città Eterna. Differentemente dalle sue amiche, la grande città non le era piaciuta particolarmente, troppo rumorosa, ma le piaceva il fatto che nessuno si interessasse di cosa mangiava, di come vestiva o rideva e soprattutto di chi si scopava. Era stato un sollievo lasciare Baranello.
Dopo quattro anni di lavoro, che non la gratificava, si era decisa a tentare la selezione per un Master alla Bocconi; dopo un attento studio, aveva optato per un corso di dieci mesi in Diritto Tributario dell'Impresa, che avrebbe potuto sicuramente rivendersi bene. Il test preselettivo sarebbe stato duro, ma lei sapeva di essere brava ed era sicura che lo avrebbe superato. Era sempre stata brava in quelle faccende di studio, memoria e connessioni logiche-deduttive. E poi, lei amava studiare. Il vero problema era il denaro! Un Master alla Bocconi avrebbe decisamente migliorato il suo curriculum e le sue aspettative future, ma le servivano un bel po' di soldi che ovviamente non aveva ed anche se si fosse posizionata tra i primi ammessi i costi sarebbero stati dimezzati, ma comunque ancora decisamente troppo alti per lei. Però, se non voleva morire in quel postaccio, doveva riuscire assolutamente a superare il test; ai soldi ci avrebbe pensato dopo!
Ma quel giorno era impossibile concentrarsi con quello stramaledetto campanello che le rimbombava nelle orecchie ed il cane che ululava come se fosse stato posseduto. Stava cominciando ad innervosirsi.
"Pallottola almeno tu cerca di stare zitto" sbraitò contro il suo gigantesco meticcio simil-lupoide che abbaiava contro la porta chiusa.
Il cane si zittì all'improvviso, allontanandosi magicamente dalla porta e correndo gioioso verso la cucina. Michela era talmente nervosa che non aveva fatto caso allo strano comportamento del cane, che normalmente le disubbidiva, fissandola con aria di sfida.
Era troppo concentrata su quel rumore assordante. Maledetto Giacomo, perché non apriva quella stramaledetta porta? Eppure era in casa; lo sapeva, lo aveva visto stiracchiarsi in balcone dopo che la tizia bionda, di cui sicuramente lui non ricordava nemmeno il nome, era andata via. Il sabato mattina ritornava a dormire e non usciva mai di casa prima di ora di pranzo. Una notte di scopata lo sfiancava e aveva bisogno di recuperare. Quindi perché non apriva quella stracazzo di porta?
Si levò stizzita dalla scrivania, fissò il libro depressa e si avvicinò borbottando alla porta. Appoggiò l'occhio allo spioncino, nel tentativo di capire chi era lo sviato o la svitata che suonavano con tanta insistenza alla porta di quel deficiente alle dieci del mattino di un fiacco sabato estivo. Accanto alla porta dell'appartamento di Giacomo c'era un uomo sulla sessantina e ben vestito che premeva con stizzita insistenza il campanello. Sembrava molto arrabbiato. Forse quel coglione si era scopato la figlia minorenne e quel tizio voleva dargli una sonora lezione. Forse doveva rimanere lì a godersi lo spettacolo e forse poteva chiedere di partecipare all'azione punitiva; così per rilassarsi un po'!
"Che fai? Mi spii?" domandò una voce dietro le sue spalle
Sobbalzò impaurita e si voltò di colpo, con il cuore che le tamburellava in gola. "Cristo Santo, brutto idiota, mi stavi facendo venire un infarto!" il respiro era corto per lo spavento "Che ci fai in casa mia, Giacomo?" domandò con la mano serrata sul petto
"Sono entrato dal balcone come al solito" replicò, come se non l'avesse nemmeno sentita, mentre mangiava una fettina di torta e carezzava Pallottola che, saltellando e agitando furiosamente la coda, cercava di attirare la sua attenzione.
"Idiota, non ti ho chiesto, come sei entrato, so bene come entri in casa mia" cominciò a borbottare furibonda "E non so quante volte ti ho detto che non devi farlo e non devi rubarmi il cibo"
"Perché?" chiese il ragazzo sbigottito, massaggiandosi la ramata barba incolta
"Perché non voglio!" obiettò Michela allargando le braccia. Sospirò profondamente cercando di riprendere la calma; Giacomo aveva la sacrosanta capacità di farla uscire fuori di testa "Che ci fai in casa mia?" domandò, cercando di mostrarsi tranquilla
"Non hai notato che c'é un tizio, chiaramente pazzo, che suona alla mia porta?" fece notare lui in un vago cipiglio, mentre si ficcava in bocca l'ultimo boccone di torta al cioccolato
Michela fu invasa da un ancestrale terrore. Un pazzo bussava alla porta del suo vicino maniaco. Meno male che aveva un cane. Già, un cane. Un cane inutile visto che permetteva al suo vicino maniaco di entrare in casa senza fare una piega, anzi scodinzolando a pancia in su. "Un pazzo? Quindi non lo conosci?"
Giacomo cominciò a ridere e si chinò carezzando il manto fulvo di Pallottola, che con le orecchie ritte stava ricominciando ad innervosirsi per la presenza di un estraneo sul pianerottolo. "Tranquillo Pallottola, ora lo mandiamo via quel brutto uomo cattivo" si levò e fissò la ragazza con un penetrante sorriso malizioso "é veramente troppo facile prenderti in giro, amore mio. Comunque in settimana porto Pallottola a fare un bagno, che puzza da morire" asserì odorandosi la mano. Arricciò il naso e scosse la testa "Quel tizio é il mio capo!" aggiunse distratto
"E che cosa hai fatto al tuo capo?" chiese Michela indagatrice, poggiando una mano sul fianco e passandosi l'altra mano nei lisci e lunghissimi capelli castani
"Il mio capo é completamente privo di senso dell'umorismo e prende sul serio delle assurde dicerie"
"Che cosa hai fatto?" insistette la ragazza, anche se aveva un'idea piuttosto chiara di quello che lui poteva aver fatto... forse era andato davvero a letto con la figlia del capo! Che idiota, proprio non riusciva a tenerselo nei pantaloni.
"Niente di terribile, ci sono voci in giro che raccontano di una relazione clandestina fra me e sua moglie"
Moglie? "Moglie?" Moglie?
"Certo, sembra strano anche a me, ma quell'uomo é sposato. Io non lo sposerei mai un tipo così rabbioso, ma Claudia lo trova interessante"
"Claudia?"
"Sì, questo é il nome della moglie del mio capo" confermò grattandosi i cortissimi capelli rossicci "Una bellissima donna, mi chiedo come abbia fatto a sposare un tizio così, non ha per niente un carattere facile. Voi donne avete proprio dei gusti assurdi!"
La ragazza spalancò i suoi grandi occhi verdi sconcertata. "Noi donne?"
"Michi, parlare con te é stato illuminate" la schernì divertito "é la prima volta che parlo più di te, solitamente mi rintroni con le tue cagate"
"Sei stato a letto con sua moglie?" domandò curiosa, ignorando quell'ultima affermazione. Non aveva proprio limiti. Andava anche con le vecchie!
"Sei gelosa, patatina?" ammiccò in un largo sorriso
"Non chiamarmi patatina e non sono gelosa, sono solo curiosa"
"Come ti ho già detto: sono voci!" affermò senza esitazione
"Già, voci" scosse la testa rassegnata "Che ci fai in casa mia?"
"Ti si é proprio incagliato il disco" osservò seccato "Mi serve un favore!"
"E non potevi bussare alla mia porta, invece di scavalcare il divisorio?" domandò basita
"Le tue domande sono poco pratiche e mi fanno perdere il filo" Giacomo le regalò un amichevole sorriso e si avvicinò a Michela con aria sorniona "Ti prego di non interrompermi" la redarguì divertito. Michela cominciò a temere seriamente di venire trascinata in una delle assurde storie di vita di quel pazzo maniaco "Ho come l'impressione che il mio capo non lascerà perdere finché non mi affronterà. é un uomo molto testardo! Ovviamente non avrei problemi ad affrontare un vecchio, ma non voglio perdere il lavoro. Lo studio Petroli é rinomato e ha una buona clientela ed io guadagno bene"
"Forse dovevi pensarci prima di scoparti la moglie" lo rimbrottò la ragazza come una maestrina
"Voci, Michi, voci!" puntualizzò lui fermamente "Comunque, ho trovato una soluzione che ci leverà dagli impicci"
"Io non c'entro niente in questa faccenda, quindi non parlare al plurale"
"Vuoi che lui si accampi sul nostro pianerottolo? Vuoi che sia licenziato e sia costretto a domandarti dei prestiti per sopravvivere?" argomentò, infilando le mani nelle tasche dei jeans e avvicinando il suo viso a quello di lei
"Non andresti bene a domandarmi dei prestiti visto che sono sempre in bolletta!" anche se lavorava come una forsennata, faceva doppi turni ed il sabato sera e la domenica mattina faceva la cameriera in una pizzeria sulla Ostiense "Quale sarebbe il tuo geniale piano?" lo incitò mossa dalla curiosità, anche se intimorita dalla risposta
"Mi serve una finta fidanzata" Oh no! Che piano stupido! "E quindi noi due dobbiamo fingere di stare insieme, così lui si convincerà che sono solo voci quelle assurde chiacchiere su me e sua moglie!" espose raggiante, come se l'avesse messa a conoscenza di un piano brillante
"Giacomo, sei veramente un cretino! Da dove hai preso questa idea, da un libro di serie C, D, E? Spero che come principe del foro le tue strategie siano migliori di questa, perché questa fa veramente schifo!"
"E cosa ha che non va?" replicò Giacomo con disappunto "A me sembra l'unica risoluzione possibile per uscire da questo impiccio con una certa eleganza"
"Non ti crederebbe mai. Sempre che non sia un cerebroleso"
"Se siamo convincenti ci crederà e come. Ed io sarò molto convincente, sono bravo a calarmi in qualsiasi tipo di parte" il suo viso si era avvicinato pericolosamente a lei. Michela riusciva a sentire l'odore di menta e fluoro del suo alito
"E se anche ci credesse, cosa gli impedirebbe di pensare che i cornuti non siano in due?" argomentò la ragazza, indietreggiando
"Perché io non tradisco" affermò senza esitazione
"Cosa?" gli occhi della ragazza si spalancarono stupiti da quella assurda bugia "Guarda che stai parlando con me ed io ti conosco benissimo. Ti ricordo anche che sono la tua vicina da quattro anni. Le pareti che ci dividono sono molto sottili, mio caro"
"Solo perché non ho ancora trovato la persona giusta, ma tu reciterai la parte della donna della mia vita ed io sarò molto credibile" asserì giocoso "dai Michi, sarà molto divertente e sarà solo per una decina di minuti"
"Non ti crederà mai. é una cagata!" obiettò Michela giocherellando con la punta dei suoi lunghi capelli castani "E non voglio entrarci nei tuoi casini da maniaco psicopatico" … che non disdegnava niente, nemmeno le vecchiette!
"Michi, io potrei ricompensarti per questo grosso favore, con un favore altrettanto grosso" propose ammiccante, avvicinandosi nuovamente a lei
"Non sono interessata a nessun genere di prestazione sessuale. Faccio benissimo da sola, grazie" replicò la ragazza, indietreggiando ancora. La schiena era ormai appoggiata alla porta
"Effettivamente da quando il rincoglione ti ha lasciata, fai molto da sola!" la schernì gongolante
Il viso ambrato di Michi, avvampò; proprio non riusciva ad abituarsi ai doppisensi e a quel modo esplicito di esprimersi del suo vicino maniaco. "Davide, non era un rincoglione, che poi non é neanche una parola della lingua italiana e non mi ha lasciata. Abbiamo deciso di comune accordo che non era il caso di continuare una relazione ormai finita da tempo"
Invece, Giacomo aveva proprio ragione: Davide era un gran coglione rincoglionito e l'aveva anche lasciata per un'altra! Ma le rodeva ammetterlo proprio con lui, che invece l'aveva lasciata quattro anni prima, perché si stava attaccando troppo. Non aveva mai avuto una gran fortuna con gli uomini, ma Michela cominciava a sospettare che non era solo colpa sua, visto che in giro non c'era un granché da ricercare.
"Era un rincoglione ed un idiota; ma non intendevo offrirti favori sessuali, tesoro, anche se capisco che l'astinenza deve essere dura anche per una donna stoica come te" sorrise lascivo, toccandosi il collo. Era nervoso; era un gesto inconscio che faceva sempre quando era nervoso "Volevo offrirti dei soldi"
"Sei impazzito!" sbottò indignata
"Ti prego, fammi finire, non intendevo dei soldi veri" si corresse prontamente, intimorito dall'espressione rabbiosa che era stampata sul volto di Michela
"Mi vuoi offrire i soldi del monopoli?" lo schernì lei dubbiosa
"Pensavo di offrirmi di pagarti la retta del master alla Bocconi, ovviamente solo se riesci a superare la preselezione; altrimenti niente, avrai fatto un favore ad un amico!"
"Cosa?" mosse leggermente la testa. Era perplessa da quella inaspettata proposta
"Non ti alletta la mia offerta?" insistette, inumidendosi il labbro inferiore
"Tu pensi che io non lo supererò, giusto? Per questo ti stai offrendo di pagare quasi diecimila euro di master"
"No" obiettò Giacomo subitaneo. Appoggiò la mano aperta sulla porta ed avvicinò il viso a quello di Michela "Tana per te!" Le carezzò il viso con languida lentezza ed appoggiò le labbra sulla fronte dell'amica "Io sono sicuro che lo supererai" la rassicurò con voce carezzevole "Ho sempre pensato che quel lavoro al call center non é per te e questo Master é la scelta giusta. Io voglio solo aiutarti"
Michela lo fissò con aria di rimproverò. "Sei uno stronzo e io non voglio fingere di stare con te. Siamo stati insieme per davvero e non é stata una grande esperienza"
"é accaduto una vita fa. Eri appena arrivata ed eri così carina e spaesata" ricordò in un largo sorriso
"E il lupo cattivo ne ha approfittato immediatamente e poi... ti stai attaccando troppo e sei sparito"
"Certo che lasciare qualcuno solo perché si sta attaccando troppo, non é una bella cosa. Meno male che sono un ragazzo che supera facilmente e siamo rimasti amici"
"Idiota, io mi stavo attaccando troppo —a tuo dire, ovviamente— ed é con questa frase che mi hai liquidata. Ma io, che sono una persona superiore, ho decido di rimanere tua amica, un'altra al mio posto ti avrebbe preso a randellate sulla testa! Invece, io ho tenuto conto della tua sociopatia"
"Io ho un buon ricordo di noi due insieme e devo dire che scopavi da Dio" sorrise, scompigliandole i capelli e aumentando la distanza fra loro "Ma per stare insieme serve altro e non volevo spezzarti il cuore; meglio finirla il prima possibile" inclinò appena la testa, come se volesse accennare un piccolo inchino "Sono un bastardo, ma non così bastardo!"
"Come sei stato buono!" sbuffò lei rassegnata. Lui aveva razionalmente ragione, ma lei ci era comunque rimasta mortalmente male "Solo dieci minuti?"
"Se accetti l'offerta che include il pacchetto Master, direi che i termini del contratto cambiano notevolmente!" Michela incrociò le braccia sul petto e corrucciò la fronte "Tre mesi, credo siano sufficienti. Vieni a qualche party di lavoro, a qualche cena fra colleghi, passi allo studio a farmi due moine e a portarmi qualche tuo manicaretto e, poi, ci sentiamo un paio di volte al giorno. Ti chiamo io, così farò in modo che siano sempre presenti dei testimoni. Sono sicuro che il mio capo si convincerà presto che stiamo insieme, che io sono innamorato di te e che non potrei mai stare con sua moglie" sorrise "Devi solo essere convincente, Michi"
Michela lo fissava interdetta, ma combattuta. "Perché non lo chiedi a qualche tua amichetta? Sono sicurissima che accetterebbero molto volentieri!"
"Semplice, non voglio complicazioni. Tu sei vaccinata contro il mio fascino. Abbiamo provato e ci siamo fermati in tempo" sorrise distaccato "Tu sai come sono fatto, sai che le mie moine hanno un unico fine e sai che non ho nessuna intenzione di capitolare" le carezzò il viso e le sollevò il mento con il pollice, avvicinando le sue labbra a quelle di lei. Lei sospirò e sbuffò teatralmente "Tu sei brava a erigere alti muri fra noi ed io non ho alcun interesse ad abbatterli"
L'offerta non era male e tre mesi non era un tempo insostenibile, d'altronde non doveva fare granché: qualche telefonata e un paio di cene. Era facile, ma fingere di stare con Giacomo la rendeva nervosa. Giacomo era il primo ragazzo con cui era uscita non appena arrivata a Roma. I suoi bellissimi occhi grigi e quell'aspetto da scanzonato che contrastava con il suo ricercato modo nel vestire, le avevano fatto perdere la testa. Lui era stato meticoloso nel suo seduttivo ruolo di vicino attento. Dopo meno di una settimana erano finiti a letto insieme e dopo due, lui l'aveva liquidata con un freddo: Ti stai attaccando troppo, Michi. E, poi, era scomparso, come amante, ma dopo qualche mese era ritornato nella nuova veste di amico. E da allora, era stato presente per tutte le altre cose; quando era stata male, quando aveva preso il cane, quando si era lasciata con il ragazzo di turno. Era stato un amico migliore di quanto non si era mostrato come probabile fidanzato. In realtà il più delle volte lo trovava irritante e, per quanto gli volesse bene come amico, lo detestava per il modo in cui l'aveva trattata nel suo periodo di maggiore debolezza. Avrebbe preferito che l'uomo che era lì fuori gli avesse dato una sonora lezione e che gli avesse fatto capire l'importanza di rispettare le persone; però quei soldi le servivano e non voleva lavorare in quel dannato call center per sempre. Il carma avrebbe sicuramente trovato un'altra via per punire Giacomo Ferri.
"Solo qualche regola base" replicò lei, prima di accondiscendere ad interpretare la parte della finta fidanzata
"Sentiamo" fece lui, sollevando appena il labbro destro.
Si stava proprio divertendo!
"Niente improvvisazioni, cerchiamo di concordare prima le cose da dire. Lo sai che non sono brava a mentire. Niente altre ragazze mentre fingi di stare con me, non mi va di passare per la cornuta di turno. Niente uscite con gli amici senza prima chiamarmi per chiedermi se mi va bene, non voglio fare la parte della scema che tu puoi trattare come una pezza da piedi. Niente incontri ravvicinati tra noi"
Giacomo la guardò con gli occhi luccicanti; quel gioco cominciava a piacergli dannatamente! Appoggiò la mano destra sulla maniglia della porta e la mano sinistra sulla chiave. "D'accordo, lo prendo come un sì" girò la chiave "Ovviamente salvo eccezioni" Quali eccezioni? "Ora staccati dalla porta, Michi, si entra in scena"
La ragazza si sistemò al fianco di Giacomo, mentre Pallottola si era accucciato ubbidiente ai piedi del ragazzo. Il cuore di Michela era stretto in una morsa. La porta si aprì e l'uomo che lei aveva intravisto dallo spioncino si girò fissando Giacomo confuso.
Era un uomo sulla sessantina, alto almeno un metro e ottanta, quindi poco più basso di Giacomo, aveva capelli brizzolati e dei folti baffi grigi. Era troppo vecchio per lei, ma era decisamente un bell'uomo e sembrava anche un tipo intrigante.
"Signor Ferri, pensavo che abitasse nell'appartamento accanto" sbottò l'uomo con voce ferma e profonda "E quello l'interno che ha comunicato nella sua scheda di lavoro"
"Infatti" confermò Giacomo sbalordito "Ma che ci fa lei qui?"
Michela era impressionata dall'espressione meravigliata di Giacomo. Avrebbero dovuto dargli un premio per la sua perfetta recitazione. Lei sapeva che stava mentendo, eppure le vennero dei fortissimi dubbi in merito.
"Volevo parlare con lei per approfondire delle voci che sono arrivate alle mie orecchie e che trovo particolarmente sgradevoli"
"Mi spiace signor Petroli che queste voci l'abbiano fatta scomodare di sabato mattina. Prego si accomodi" lo invitò Giacomo garbato. L'uomo rimase fermo sulla porta "Vorrei presentarle la mia fidanzata: Michela Pergolesi"
Michela allungò la mano e sorrise educatamente. "Piacere di conoscerla. Giacomo mi ha tanto parlato di lei. Ero veramente curiosa di conoscerla"
"Il piacere é mio signorina. Salvatore Petroli" si presentò l'uomo stringendole la mano con vigore "Non sapevo che Giacomo avesse una così bella fidanzata"
"Stiamo insieme da un anno, ma é stata una storia molto tormentata" cominciò a raccontare il ragazzo, avvolgendo le spalle di Michela con il suo braccio "Michela proprio non voleva saperne di impegnarsi e mi ha fatto sudare sette camice, ma poi si é decisa e viviamo insieme da qualche mese. Il mio appartamento é più piccolo e lei preferisce rimanere nel suo, quindi ci siamo trasferiti qui"
Era talmente convincente che Michela cominciò a pensare che quello che stava raccontando era vero!
"Quindi il suo appartamento é vuoto?"
"Sì" sorrise, stringendo il corpo di Michela più vicino al suo "Di cosa doveva parlarmi signore?" poi scosse la testa, come se si fosse accorto di un'enorme sgarberia "Ma entri la prego, Michela ha preparato una buonissima torta al cioccolato e mandorle ieri sera. Gliene offriamo volentieri una fetta" E gli stava anche offrendo la sua torta! "Le assicuro che é una vera prelibatezza"
"Preferirei parlarle in privato e sarebbe più opportuno parlarne qui" insistette freddamente
Nonostante la perfetta interpretazione di Giacomo, l'uomo sembrava poco convinto!
"Mi fa preoccupare e successo qualcosa di grave a lavoro?" perseverò Giacomo senza mostrare cedimenti
"Diciamo di sì"
Nonostante Giacomo stesse dando dimostrazione di grandi capacità recitative il suo capo non si era dissuaso assolutamente dal suo proposito e sembrava sicuro della veridicità delle voci che gli erano giunte sulla probabile relazione tra sua moglie e il giovane associato del suo studio. Come Michela aveva previsto, non poteva essere un deterrente la sua presenza. Una fidanzata o anche una convivente non sarebbe mai stata un ostacolo ad una relazione extraconiugale, sopratutto se il soggetto in questione era un maniaco egocentrico come Giacomo Ferri.
"Signor Petroli, entri pure. Parlare sulla porta mi sembra veramente scortese" Michela si volse verso il ragazzo "Giacomo, porto giù Pallottola a fare una passeggiata mentre voi due chiacchierate in santa pace" propose conciliante la ragazza; non le andava di entrare in quella storia e sapeva che quel poveruomo aveva bisogno di chiarimenti per poter superare il fraintendimento. Giacomo era un maniaco, ma era un maniaco giovane di ventisette anni a cui piacevano le belle donne e una donna di una certa età, per quanto attraente, non era sicuramente il suo target. E poi lui era stato fermo e determinato sulla questione: voci, Michi, voci...
"Tranquilla, lo porto a spasso io più tardi" replicò prontamente "Pallottola é molto indisciplinato e tende a tirare troppo; lo sai nelle tue condizioni preferisco evitare"
Quali condizioni? Cosa stava macchinando? Voleva farle recitare la parte della moribonda in fin di vita? Era strategicamente vincente come idea; a dire il vero, una gran genialata; per quanto stronzo, nessuno avrebbe mai dubitato della sua sincerità; mettere le corna ad una povera moribonda sarebbe stato troppo anche per uno stronzo come lui. Ma era un'idea pazzesca e troppo azzardata, lei non stava morendo e di certo non aveva intenzione di farlo nei prossimi tre mesi!
Michela strinse gli occhi e lo fissò esterrefatta.
"Perdonami, piccola gioia, so che pensi sia troppo presto per diffondere la notizia e che preferisci aspettare qualche altro mese, ma il signor Petroli non sarà così indiscreto"
Ma di che notizia stava parlando? In meno di mezz'ora aveva già contravvenuto alla regola numero uno che lei aveva dettato: Niente improvvisazione!
"Aspettate un bambino?" domandò l'uomo confuso
"Sì, lo sappiamo da qualche settimana e siamo felicissimi per questa inaspettata sorpresa"
L'uomo scosse la testa turbato.
"Felicissimi?" obiettò la ragazza laconica
Michela lo fissava sgomenta! Lei era senza dubbio la più turbata di tutti. Avrebbe preferito recitare la parte della moribonda piuttosto che quello della ragazza incinta. Come avrebbe potuto recitare la parte della ragazza incinta, non poteva di certo indossare un cuscino sotto il cappotto? Cosa ovviamente impraticabile visto che si stava avvicinando l'estate e si andava in giro più nudi che vestiti. Avrebbe potuto fingere di guarire miracolosamente da una malattia, ma come avrebbe potuto farsi crescere miracolosamente il pancione. Forse quell'idiota voleva contravvenire anche all'ultimo punto: Niente incontri ravvicinati! A quel punto però avrebbe dovuto giustificarsi con i suoi genitori sperando di uscirne miracolosamente viva. Molto probabilmente avrebbe dovuto cambiare città e poi raccontare di aver abbandonato il suo figlio immaginario. Era impazzito!
"So che non era programmato, piccola, ma queste sono delle eccezioni fuori programma che non fanno che accrescere la nostra felicità" replicò raggiante
Brutto idiota! Michela lo fissava granitica, immaginando i mille modi in cui lo avrebbe fatto fuori tra mille dolorose torture.
L'uomo era evidentemente combattuto, la notizia della futura gravidanza cambiava completamente lo scenario. Poi, improvvisamente il suo viso fu attraversato da un lampo di gioia, e con aria tranquilla si rivolse al ragazzo. "Vorrei affittare il suo appartamento per i prossimi mesi"
"Come?" domandò Giacomo, stringendo gli occhi
"Voglio affittare il suo appartamento" ripeté l'uomo gongolante
"Perché? Ha deciso di lasciare sua moglie?" domandò Giacomo incredulo
Aveva perso il suo sangue freddo. Il gioco gli era chiaramente sfuggito di mano.
"Mio figlio si é lasciato con la sua ragazza da qualche settimana ed ora vive da noi, ma la convivenza con me e sua madre non é facile" cominciò a spiegare affabilmente "Lei continua a trattarlo come un ragazzino e per un ragazzo di ventitré anni questo é abbastanza stressante. Stiamo rifacendo i lavori in un appartamento che abbiamo sulla Balduina, ma dovrebbero terminare fra qualche mese. Mi farebbe un favore enorme se potesse affittarmi il suo"
Giacomo lo guardava con freddo distacco, ma era ovvio che stava cercando di uscire fuori da quella rete in cui cominciava a dibattersi come un pesce in trappola. Il figlio del suo datore di lavoro che viveva nell'appartamento accanto avrebbe reso quella situazione realmente impraticabile e, nonostante, amasse le sfide, nemmeno lui si sarebbe spinto così oltre.
"Perché no!" fu invece la sua secca risposta
La storia stava prendendo decisamente una strana ed inaspettata piega!


  
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