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Autore: Tony Stark    18/10/2016    3 recensioni
Qualunque cosa succeda, non dovete mai...mai farlo arrabbiare.
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 2p!Hetalia, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Funtime in the madman’s house


Inghilterra era felice, giubilante quasi, era da molto che non aveva un ospite… Oh, era passato così tanto….


Un lampo di tristezza passò nei suoi occhi azzurri, ma sparì in fretta dietro l’allegria che li faceva brillare sempre.
Non c’era tempo per essere tristi, doveva preparare la sala del tea per il suo ospite.


La sala da tea di Inghilterra era grande e spaziosa, illuminata dalla luce del sole che entrava da tre grandi finestre che davano su uno splendido giardino variopinto e ben curato. Le pareti erano di una chiara tinta viola tendente al lilla, il pavimento bianco era coperto da un morbido tappeto rosa pastello.


Il tavolino basso bianco aveva un centrino in merletto color crema, e al centro di questo vi era posata un alzata a due piani per i suoi mini cupcake.


Sebbene la sala fosse così ariosa, e sembrasse essere stata progettata per accogliere un piccolo gruppo, presumibilmente, di amici vi erano solo due morbide poltrone foderate una di rosa e l’altra di viola, posizionate una di fronte all’altra divise solo dal tavolino bianco.


Inghilterra sospirò colpito da un altro improvviso moto di tristezza che quasi gli strappò il sorriso dal viso. Ma non per molto… pensando al suo ospite, quella tristezza venne soffocata ancora una volta.


Con il suo modo quasi danzante di fare, riordinò la sala, sebbene questa fosse già abbastanza ordinata e, presa l’alzata, sparì in cucina.




Inghilterra non sapeva esattamente perché quella mattina avesse tolto l’alzata dalla cristalliera… non lo sapeva proprio. Beh, forse il suo sesto senso sapeva già che avrebbe presto avuto un ospite.


Pulì l’alzata in ceramica, molto pesante e allo stesso tempo fragile, sicuro che sebbene fino ad allora fosse stata riposta con cura, questo non significava che della polvere non poteva essersi infiltrata fastidiosamente nella cristalliera, posandosi sulla ceramica.


Ora ce ci pensava anche il servizio da tea, andava previamente pulito per assicurarsi che fosse pulito.




La nazione non ci mise molto a preparare tutto, finì di disporre i mini cupcake sull’alzata e andò dal suo ospite.
Era certo che fosse ansioso di partecipare al loro piccolo tea party.


Inghilterra lo era di certo.








La nazione sorrise felicemente mentre terminava l’ultimo fiocco, lo aveva legato in modo che non potesse scappare ne agitarsi troppo, ma che potesse prendere il tea ed eventualmente, sicuramente, qualche qualche mini cupcake.
L’ospite si sarebbe svegliato presto.


Inghilterra sparì nuovamente in cucina, rispuntando qualche istante dopo con l’alzata piena di piccoli cupcake dall’aspetto delizioso. E poi col servizio da tea.


Era un delizioso servizio da tea in ceramica, abbastanza semplice ma elegante, il bordo delle tazzine era decorato d’oro cosi come quello della teiera.


La nazione sorrise dolcemente e attese che il suo ospite si svegliasse.








Quando il ragazzo aprì gli occhi, lì per lì non si rese conto di dove si trovasse. Sapeva solo che era luminoso e che c’era un odore molto dolce nell’aria… erano forse dolcetti e tea?


Il suo sguardo si focalizzò su quella che all’inizio gli era parsa un ombra. Era un ragazzo, non poteva avere più di vent’anni… forse ventitre? I suoi capelli corti erano di un chiaro biondo rosato, sembravano più rosa che altro, era pallido ed era vestito di colori pastello che lo facevano sembrare quasi vestito come l’incarto di una caramella.


Gli occhi azzurro ciano del ragazzo lo fissavano con un sorriso ad illuminargli sia lo sguardo che il viso.


Fu a guardare quegli occhi che il ragazzo sentì la paura attorcigliargli lo stomaco e dargli l’impulso di correre, cercò di spostarsi ma con suo grande orrore scoprì di essere bloccato.


E poi il ragazzo dai capelli rosa parlò:
<< Ben svegliato, caro~ >>; Il suo tono era allegro, troppo allegro per poter essere considerato normale.


<< Dove sono? Chi sei? Cosa ci faccio qui? >> sbottò quelle domande prima ancora di pensare che forse il suo tono non sarebbe andato a genio al tipo che l’aveva rapito.


Ma per sua…fortuna-?- dopo un breve cipiglio, il sorriso tornò sul volto del suo rapitore.


<< Ora, ora caro… Ora risponderò alle tue domande, ma prima vuoi un po’ di tea? >> gli chiese dolcemente, il ragazzo non sapeva che fare, ma annuì non volendo far arrabbiare il suo rapitore che dopo aver sorriso, versò con un eleganza unica il tea nella tazzina che, solo ora si rendeva conto, aveva davanti.


Quel tea aveva proprio un buon profumo, sembrava quasi fruttato…


Lo sguardo del ragazzo si spostò sul suo rapitore che ora lo guardava sorridente.


<< Per rispondere alla tua domanda, caro… >> iniziò << Puoi chiamarmi Oliver, o Ollie se preferisci, anche se preferirei che mi chiamassi Oliver.~ >> completò.


Il ragazzo guardò il suo rapitore… Oliver, prendere un piccolo sorso del suo tea, mentre continuava a fissarlo, con quel sorriso psicotico sul viso.




Il tempo passava veloce e il ragazzo non riusciva davvero a capire cosa Oliver volesse da lui, la sua paura cominciava a diventare rabbia… ma purtroppo si rese conto di aver sbagliato troppo tardi.


<< Vuoi un cupcake, Alex? Ti assicuro che sono i più buoni che tu possa mai assaggiare >> gli chiese con quello stesso tono melenso. Il ragazzo fu sorpreso di sentirgli usare il suo nome, ma era troppo arrabbiato per riflettere a quello che stava per rispondere.


<< No >> disse seccamente.


Inghilterra si gelò nel suo movimento… nessuno aveva mai rifiutato i suoi dolcetti… Forse ad Alex serviva solo un po’ di persuasione in più.


<< Ne sei assolutamente certo, Alex? Ti assicuro sono deliziosi >> disse, il tono della sua voce si era fatto più teso vicino quasi ad essere minaccioso.


<< Non voglio i tuoi cupcake, Oliver! Lasciami tornare a casa! >> gridò il ragazzo. Ma Inghilterra non sembrò toccato dal tono ne dall’urlo… sembrava non averlo sentito del tutto.


<< Su, Alex, sono sicuro che ti piaceranno se gli dai una possibilità… solo un piccolo assaggio… non chiedo di più >>


E allora Alex si lanciò, metaforicamente, contro Inghilterra, urlando contro la nazione… l’ansia e la paura gli avevano ottenebrato la logica… o forse avrebbe notato la voce sempre più minacciosa del suo rapitore.


<< Non voglio i tuoi fottuti cupcake! Voglio solo tornare a casa! >>


Nello stesso istante in cui pronunciò quelle parole, Alex volle rimangiarsele. Non aveva mai visto nessuno cambiare espressione tanto in fretta, vedere quel sorriso psicotico e spaventoso sparire in un cipiglio serio e ancor più terrificante.


Una luce viola a spirale brillava nelle iridi color neon di Oliver.


Il sorriso tornò sul suo viso, ma sta volta era davvero… davvero terrificante.


Bastò che Inghilterra facesse un semplice gesto con una mano, perché i nastri che lo legavano sparissero, e nello stesso istante in cui Alex scattò allontanandosi da Oliver, lo sentì ridere.


<< Vuoi giocare, Alex? Allora giochiamo! >>; Quell’allegria gli faceva mille volte più paura di quel tono melenso… lo paralizzava.


L’oscurità inghiottì ogni cosa, e Alex si chiese cosa fosse il suo rapitore perché di certo non era umano.


L’umano corse, corse… nella casa della nazione folle che ora era stata trasformata in un labirinto dalla magia della stessa nazione.


<< Alex~ >> la voce trillante e folle di Oliver era troppo, troppo vicina e il ragazzo non sapeva che fare… Scese l’unica rampa di scale che trovò… pregando di trovare l’uscita…
Ma l’unica cosa che trovò fu morte….


Era in una cantina, una lugubre cantina. Piena di corpi.


Un odore dolciastro, acre e appiccicoso riempiva l’aria, mescolato a quello ferruginoso del sangue che macchiava le pareti e anche il pavimento.
I corpi erano stati fatti a pezzi… ad ognuno mancava qualcosa… una gamba, un braccio… il torso… la testa…


Un ondata di nausea colpì il povero umano fuggitivo mentre guardava la camera degli orrori di quel mostro pazzo.
Su degli scaffali vi erano dei barattoli etichettati contenenti qualcosa che che Alex non volle nemmeno controllare già abbastanza sconvolto.


<< Alex, Alex, Alex~ Caro, piccolo Alex… questo è il gioco più divertente di sempre… dovremmo farlo più spesso! >> disse la voce cantilenante di Inghilterra che ormai era vicinissima… solo un paio di gradini li separavano.


Presto sarebbero stati faccia a faccia.


<< Sai Alex… volevo solo un buon ospite… se avessi accettato i miei cupcake non sarebbe successo nulla di tutto questo >> gli riferì ridendo fra sé e sé. << Sei stato divertente… ma a me non piacciono le persone rudi… e quella parola così volgare… avresti potuto evitarla… >> continuò appena più serio.


Alex cercò di indietreggiare ma inciampò su qualcosa, qualcosa di molle… un altro dei corpi sparsi per la stanza.




Il ragazzo piangeva, piangeva e supplicava la nazione di liberarlo, e si scusava, si scusava di averlo infastidito tanto… Ma ormai era tardi…


E con un lampo d’argento, della lama del coltello di Inghilterra, l’oscurità avvolse Alex per sempre.




E una volta tornato solo, Inghilterra sospirò, deluso ancora una volta… possibile che non trovasse mai un buon ospite?


Non voleva sprecare tutti i suoi dolcetti e nemmeno il tea che aveva preparato. Un idea lo colse improvviso, e dopo essersi ripulito dal sangue dell’umano compose il numero di America.
<< What’s up, dude? >> gli rispose immediata la voce di America.
<< Oi, America, volevo invitarti ad un tea party a casa mia… “amico” >>
<< Mi piacerebbe, Iggy. Quando vuoi… >> rispose immediato l’americano.


<< Anche adesso andrebbe bene per te, Alfie? >> chiese allegramente Inghilterra. Dall’altro capo del telefono America sorrise… aveva avuto il presentimento che il “suo” britannico avrebbe avuto bisogno di lui ed era per questo che si trovava a Londra.


<< Certamente, dammi solo qualche minuto. Ci vediamo, Iggy. Bye! >>
Non gli diede nemmeno il tempo di salutarlo che già aveva chiuso la chiamata.



 
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Come promesso America arrivò in fretta, come un lampo. E Inghilterra gli aprì la porta con un grosso sorriso allegro stampato sul viso… come sempre.


L’americano però notò, una strana macchiolina rossa sul viso del suo amico…


E glielo fece notare… sapeva che Iggy odiava non essere ordinato e impeccabile.


Inghilterra la pulì rapido, guardando qualche istante il rosso che gli aveva macchiato il viso.
Ma la sua espressione furiosa scomparve nel giro di qualche secondo, troppo rapida perché America la notasse.


<< Oh, non è nulla America, solo glassa ai lamponi >> sorrise il britannico, America gli credette.


Oliver Kirkland, conosciuto come Inghilterra sorrise ancora una volta, ma dentro di sé era molto infastidito con se stesso.
Nessun altro sbaglio, devo fare più attenzione la prossima volta
   
 
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