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Autore: ReginaOrchidea    18/10/2016    2 recensioni
Versione Clexa del film “Appuntamento con un angelo”.
Lexa è prossima alle nozze, ma una sera, dopo la sua festa di fidanzamento, fa un incontro un po’ particolare.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Clarke Griffin, Lexa
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autore: Niente di particolare da dire, la nostra Clarke userà un linguaggio un po’ particolare, ma non preoccupatevi, proprio accanto troverete la traduzione di quello che dice.
Buona lettura.

 
 
 
 
 
Voce 1: O ooop? *E’ ora che vada?*
Voce2: Si, è arrivato il momento. Però ricordati quello che ti ho detto, devi portarla subito qui. Fai buon viaggio, piccola mia.
 
……
 
Era sera e fuori pioveva. Non proprio il massimo per una festa di fidanzamento che doveva svolgersi all’aperto.
Il brutto tempo aveva costretto gli ospiti a rintanarsi nella gigantesca villa. Solo una persona, una ragazza, era rimasta fuori, seduta su una sedia di plastica, gambe accavallate sopra il tavolino, protetta dalla pioggia da un ombrellone. Con se la ragazza aveva la sua amata armonica con la quale suonava una canzoncina tutt’altro che allegra, anzi, era proprio una marcia funebre.
Non esattamente la musica che ci si aspetterebbe da una ragazza che festeggia il suo fidanzamento ufficiale, eppure quella musica rispecchiava perfettamente quello che Lexa Woods provava in quel momento.
Non era mai stata il tipo di persona amante delle cerimonie sfarzose, anzi. Fosse stato per lei, si sarebbe accontentata volentieri di una semplicissima festa e della compagnia dei parenti e gli amici più cari. Ma Costia, la sua fidanzata, era di tutt’altra idea, una cerimonia in grande, con tanti invitati, ecco cosa voleva. Ed ecco perché ora Lexa si ritrovava li, in giardino, sotto la pioggia. Meglio la pioggia che avere a che fare con tutti quegli invitati, chissà poi perché invitarne così tanti… quanti ce ne sarebbero stati per il matrimonio?
Come se non bastasse, quel maledetto dolore alla testa era tornato a farsi sentire, succedeva sempre più spesso ultimamente. Probabilmente era dovuto allo stress accumulato tra lavoro e festa di fidanzamento.
 
All’interno della villa la festa continuava, non sarebbe certo stata dell’insignificante pioggia a fermare tutto.
Gli ospiti si aggiravano tra i tavoli, bevendo, mangiando e chiacchierando allegramente tra di loro, nessuno si era accorto dell’assenza di una delle due future spose.
Il signor Titus Queen discuteva animatamente con i signori Woods sulle possibilità di Lexa di farsi strada nella sua azienda quando una ragazza mora e sorridente attirò la loro attenzione, e anche quella degli ospiti, scendendo le scale con un bellissimo vestito rosso indosso.
Costia Queen era l’unica figlia dei coniugi Titus e Nia Queen, era amata e coccolata da loro, fin troppo viziata da loro. Lei era la musa ispiratrice della campagna pubblicitaria di un nuovo tipo di crema cosmetica.
 
La ragazza venne intercettata da un paio di anziane invitate sorridenti. Si congratularono con lei per il fidanzamento aggiungendo, scherzosamente, di non lasciarsi portar via una fidanzata tanto carina come Lexa.
La risposta della giovane “vorrei che ci provassero” nascondeva una velata minaccia che passò inosservata alle due anziane. Si congedò da loro con la scusa di cercare la fidanzata sparita chissà dove.
 
<< Vostra figlia ha tutte le potenzialità per diventare una buona venditrice. E questo sarà una garanzia per il suo inserimento nella mia società! >> disse Titus rivolgendosi al signor Gustus e alla signora Indra Woods per poi rivolgersi alla figlia Costia che si era avvicinata a loro << eccola qui! La mia bambina! >> la abbracciò e le diede un bacio sulla guancia << la mia principessina… non solo è il volto nella mia campagna pubblicitaria… ma presto si sposerà! >> si voltò verso il signor Woods << tua figlia me la dovrà trattare bene! >>
<< Dai papà! >> rispose Costia ridendo << a proposito, qualcuno ha visto Lexa da qualche parte? Non riesco a trovarla >>.
<< Mi dispiace bambina, non ho idea di dove possa essere >> le rispose il padre.
<< Beh, io vado a cercarla. Ci vediamo dopo! >> detto questo, Costia salutò suo padre e i suoi futuri suoceri prima di allontanarsi alla ricerca della fidanzata.
 
Non era stata un’impresa titanica trovarla. Costia la conosceva abbastanza bene da sapere che con ogni probabilità Lexa si trovava il più lontano possibile dai rumori della festa. Uscì dalla porta posteriore e si diresse sul retro del giardino dove trovò la fidanzata seduta ad un tavolino mentre suonava la sua armonica.
 
<< Non so se te ne sei accorta, ma la festa è all’interno ora, a causa della pioggia >> urlò leggermente Costia per attirare l’attenzione di Lexa.
Lexa sorrise mentre finiva le ultime note della canzone che stava suonando << davvero? Strano, nessuno mi ha detto nulla! >>
<< Coraggio, vieni dentro. Non vorrei che gli ospiti pensassero che sei strana o che li vuoi evitare >>.
<< Ma io li voglio evitare! >> rispose Lexa sorridendo ancora.
<< Dai Lexa, sta piovendo vieni in casa >>.
<< Perché non vieni tu da me? >> Lexa le fece un sorriso malizioso.
<< Per favore Lexa… >>
 
La ragazza sbuffò massaggiandosi il retro della nuca, sapeva di non avere scelta quindi, suo malgrado, lasciò la sua confortevole, anche se bagnata, “tana” per entrare in casa e far felice la sua fidanzata.
 
……

La festa sembrava proprio non voler finire. Lexa aveva cercato inutilmente di svignarsela nuovamente, ma fallì ogni volta.
C’era sempre un signor “Caio” che le faceva i complimenti per il suo buon gusto in fatto di donne o una signora “Tizia” che le faceva notare che una signorina in smoking non fosse proprio il massimo. Le prime volte Lexa ignorava e passava oltre, ma dopo la trentesima volta la cosa cominciava davvero ad essere frustrante… e ancora nessun ospite dava segno di voler lasciare la casa.
Stava prendendo in considerazione l’idea di dedicarsi al tavolino dei liquori e assaggiare ogni cosa la esposta quando un rumore violento attirò la sua attenzione.
Qualcuno aveva aperto la porta con la forza ed era entrato. Il cuore di Lexa le si fermò in petto dalla paura, tre persone incappucciate erano entrare in casa senza permesso, tre persone armate di mitra.
 
<< Tutti a terra e mani sopra la testa! >>Urlò uno di loro, questa persona era la più alta dei tre e la sua voce era femminile. Voce che a una parte del cervello di Lexa non sembrava affatto nuova. Ma non ci pensò molto, semplicemente, come tutti gli altri ospiti, dopo lo shock iniziale si mise a terra e portò le mani sopra la testa.
<< Molto bene >> disse un altro dalla voce maschile questa volta, non era alto come la donna  ma aveva parecchi muscoli.  Si avvicinò allo stereo per togliere la musica << se state buoni e ci date quello che vogliamo, non vi faremo del male >>.
Anche questa voce non era nuova a Lexa, ma ancora una volta ignorò il pensiero.
<< Si, esatto! >> urlò la terza persona, uomo anche lui, poco più basso del suo compagno e meno muscoloso << e noi vogliamo… vogliamo un ostaggio! >>
<< Prendiamo lei! >> concluse quello muscoloso.
Lexa non poteva crederci, stavano indicando proprio lei!
 
La donna e quello mingherlino si avvicinarono a Lexa puntando i mitra contro gli ospiti per farli stare fermi. Presero Lexa e con forza la fecero alzare, le misero un fazzoletto di stoffa in bocca per non farla parlare e la trascinarono fuori.
 
Rimase solo quello muscoloso in casa << se la volete rivedere viva, dovrete fare tutto quello che vi diremo al telefono! E se rimarrete li buoni, non vi succederà nulla di brutto! >> mise una mano in tasca ed estrasse una bomba a mano. Gli ospiti lo guardarono terrorizzati quanto lui afferrò la sicura della bomba << o forse si! >> concluse l’uomo togliendo la sicura, buttò la bomba sul pavimento vicino, prima di uscire di corsa dalla casa.
Ad attenderlo c’erano i due suoi complici e l’ostaggio in una macchina mezza rotta, motore acceso, pronti a partire.
 
Come l’uomo uscì di casa, all’interno si scatenò il panico, ospiti e proprietari uscirono sul retro ad aspettare che la bomba esplodesse.
 
Nessuno seppe con chiarezza quanto tempo passò prima che il telefono cominciasse a suonare, e la bomba ancora non era esplosa.
Toccò al signor Titus farsi coraggio e, con la sola protezione di un cuscino, entrare nel salotto per rispondere al telefono << si? >> chiese titubante, una volta alzata la cornetta.
 
<< Signor Queen? >> chiese una voce femminile al telefono << che rumore fa una bomba a mano di gomma? Mi dispiace! Il tempo è scaduto! La risposta era: ahahahahahahahahahah! >> la donna riattaccò.
 
Il signor Tutis aggrottò la fronte alzandosi. La bomba era ancora li, inesplosa. Si avvicinò lentamente e sempre lentamente si abbasso a raccoglierla. La bomba portava una scritta sul fianco che prima era nascosto dal pavimento “Arma Giocattolo”.
L’uomo la fece cadere per terra e quella rimbalzò. La raccolse nuovamente e questa volta, lasciandosi vincere dalla collera, lanciò la bomba giocattolo con tutta la forza che aveva, rompendo un vaso li vicino.
 
……
 
Quasi dall’altra parte della città, la danna ancora incappucciata riattaccò il telefono e uscì dalla cabina telefonica ridendo.
Salì in macchina e si tolse il cappuccio dal viso prima di ingranare la prima e partire. Lexa, ancora imbavagliata, sgranò gli occhi. Quella era Anya! La sua migliore amica! Anche gli altri due si scoprirono il volto, erano Murphy e Lincoln, anche loro erano suoi migliori amici.
Lexa si tolse il fazzoletto dalla bocca, arrabbiata << siete tre idioti! >> urlò.
Anya sorrise divertita << andiamo Lexa! Era solo uno scherzo! >>
<< Uno scherzo?! Avete inscenato un finto rapimento alla festa del mio fidanzamento! >>
Anya sbuffò << festa che tu nemmeno volevi Lexa, andiamo… è stata la cosa migliore che potesse succedere! >>
<< Tu non conosci Titus, Anya! Sembra gentile e amabile, ma posso assicurarti che sa essere un vero stronzo! E io ho rovinato la festa che lui ha fatto per me e sua figlia, con soldi che lui ha tirato fuori! Oddio… e Costia? Sarà arrabbiata con me!”
Anya sbuffò nuovamente << quella ragazza è un dito in culo >> rispose, guadagnandosi le risate da parte degli altri due.
<< Dai Lex! Abbiamo preparato una bella festa a casa tua, una sorta di addio annubilato! >> si fece avanti Murphy.
 
……
 
Fu un rumore assordante a svegliare Lexa. Era confusa, non si ricordava assolutamente nulla della festa di addio annubilato. Ma ricordava senza alcun dubbio che la casa, appena arrivata, non era in quelle condizioni. Lattine e bottiglie di birra ovunque, cibo ovunque. Non un solo soprammobile era rimasto al suo posto.
Aveva un tremendo mal di schiena, si era addormentata seduta, appoggiata al muro… abbracciata ad una bambola gonfiabile di dubbia provenienza. Ma non fu niente di tutto questo a darle la svegliata definitiva, si sentiva… umida. I pantaloni erano completamente inzuppati.
Lexa sgranò gli occhi preoccupata appoggiando una mano sul pavimento altrettanto bagnato, poi se la portò al volto annusandola. Sospirò di sollievo, la mano non puzzava, era semplice acqua. Alzandosi, notò che tutto il pavimento era coperto d’acqua.
Confusa si diresse fuori, per vedere quale fosse il problema, nonostante fosse notte, una strana luce illuminava la piscina. Tutto poteva immaginarsi, tranne quello che vide.
A galleggiare nell’acqua della sua piscina c’era un corpo a pancia in giù, senza pensarci due volte Lexa si buttò in acqua e solo una volta avvicinata notò qualcosa di assolutamente assurdo e impossibile. Quella persona aveva le ali! Due bianchissime ali! Prese il corpo e lo girò e rimase incantata da ciò che vide. La persona finita chissà come nella sua piscina era una ragazza, una bellissima ragazza dai capelli lunghi e biondi che si mosse leggermente tra le sue braccia.
Lexa la prese in braccio, per un momento si bloccò perché la ragazza tra le sue braccia aveva smesso di… illuminarsi? Poi decise di non preoccuparsi di questa cosa e la portò in casa, appoggiandola delicatamente sul divano. Si precipitò in bagno per prendere qualche asciugamano in modo da poter asciugare la ragazza, ma quando tornò da lei notò con sorpresa che era già completamente asciutta.
Si avvicinò alla ragazza e tocco leggermente gli abiti per accertarsi che fosse effettivamente asciutta, constatato questo provò a svegliarla, ma la ragazza non si mosse.
Lexa decise di chiamare l’ospedale, si guardò attorno in cerca del telefono. Trovò il filo attaccato alla presa, lo seguì fino a trovare il telefono che, chissà come, era finito nell’acquario << dannazione! >> si disse in preda al panico, cominciando a guardarsi attorno in cerca di una soluzione.
Optò per la respirazione bocca a bocca, si avvicinò lentamente alla ragazza e si abbassò fino a trovarsi all’altezza del viso dell’altra. Prese un paio di respiri profondi poi appoggiò la bocca a quella della ragazza facendole entrare l’aria. Ripeté l’azione tre volte, alla quarta si accorse che la ragazza aggrottò le sopracciglia, ancora con gli occhi chiusi. Lexa aspettò con pazienza che la ragazza si riprendesse del tutto e quando lo fece, quando aprì gli occhi, Lexa rimase a guardare incantata due bellissimi occhi azzurri che la scrutavano incuriositi.
Tutto quello che Lexa riuscì a dire fu un semplice “ciao”. L’altra ragazza le sorrise dolcemente mettendo Lexa in imbarazzo, tutto a un tratto si sentiva troppo vicina alla bionda, si allontanò velocemente da lei sedendosi sul tavolino li vicino, nel farlo fece cadere qualcosa ma non se ne curò.
<< Io… >> balbettò Lexa imbarazzata << non volevo… insomma… eri svenuta e io ho pensato… sai per farti riprendere conoscenza… non era mia intenzione… accidenti >>.
La bionda si mise a sedere, interrompendo il balbettio di Lexa. Aprì lentamente le sue bellissime ali bianche, ma poi emise un gridolino di dolore e si tocco l’ala destra, cominciò a controllarla con attenzione.
<< Ti fa male? >> chiese Lexa preoccupata << non sono un veterinario ma fammi dare una guardata >> si avvicinò lentamente all’atra ragazza osservando con attenzione l’ala << mi dispiace, credo sia spezzata >> disse dispiaciuta << ma non preoccuparti! Ti porterò in ospedale, o da qualcuno che ti può aiutare… insomma ci sarà qualcuno bravo in… queste… cose… >> le ultime parole le uscirono a fatica, la bionda si era girata verso di lei e i loro visi quasi si toccavano da quanto erano vicine. La bionda posò delicatamente le mani sul viso dell’alta e si avvicino ancora. Lexa stava quasi per cedere, ma alla fine prese le mani della ragazza e le spostò dal viso, allontanandosi leggermente da lei.
<< Scusami, io non posso… sono sposata. Cioè no, non sono sposata, sono fidanzata ma non cambia molto >> spiegò Lexa.
La bionda sorrise di nuovo, avvicinandosi ancora all’altra.
<< Io… >> questa volta Lexa sapeva che non avrebbe resistito << deve essere un sogno giusto? Insomma, non puoi essere vera. Quindi se ti bacio non è un problema, giusto? Allora… fallo >> aggiunse quando l’altra si avvicinò ancora di più.
La bionda le sorrise, prima di appoggiare nuovamente le sue mani sul viso di Lexa, guardandola intensamente per qualche secondo prima di appoggiare le sue labbra su quelle della ragazza.
Un bacio casto che portò la bionda ad illuminarsi, tentò di avvolgere Lexa con le sue ali, ma quella spezzata le fece nuovamente male. La bionda fu costretta ad interrompere il bacio per guardare l’ala. Lexa si appoggiò con la fronte alla spalla della ragazza… ed incominciò a russare.
La bionda guardò confusa Lexa, si era addormentata. Lentamente la fece sdraiare sul divano e le fece appoggiare la testa sulle sue ginocchia. Alzò gli occhi al cielo con sguardo accusatore.
 
   
 
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