Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Stella94    18/10/2016    2 recensioni
Dal primo capitolo:
"─Resta con me.
Disse la ragazza senza neppure riconoscere la sua voce, credere che avesse realmente pronunciato quelle parole, farsi una ragione della sua impalcabile sfrontatezza. Dov’era Sansa? Chi era Sansa?
─Sansa, io resterò sempre al tuo fianco. Qualunque cosa accada tu..
─No! ─ Lo interruppe imbarazzata, il calore sulle guance come brace ardente che le intorpidiva la pelle ─Resta con me. Questa notte. Qui."
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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                                                                                                       Sansa




Quando aprì gli occhi quella mattina, trovò l’altra metà del letto vuota e fredda, le lenzuola che penzolavano lungo il pavimento, il cuscino spiegazzato che sapeva ancora di lui.
Sansa Stark avvertì come una morsa allo stomaco. Un fastidio, un pizzico doloroso e improvviso.
Sospirò. Aveva sperato che lui ci fosse stato ancora. Avevo sperato di svegliarsi con il suo viso ad osservarla e le braccia forti a stringerla d’affetto.
Poteva essere stato tutto un sogno?
Allungò un braccio accarezzando con la mano la parte del materasso che Jon aveva occupato. Immerse la testa nel suo cuscino, riconoscendo quel profumo di limone, pino selvatico e tabacco buono, che aveva imparato ad accostare all’odore di suo fratello.
C’era stato per davvero.
Si sentì una stupida, più di quanto si fosse sentita stupida in passato, e girando il volto verso al soffitto, le vennero in mente i ricordi della notte appena trascorsa, tra braccia, calore, e dolci respiri.
Era da tempo che non si risvegliava così riposata, e persino quella stanza le appariva diversa, più luminosa, accogliente, senza nessuna ombra minacciosa, bisbiglio agghiacciante.
Ricordava ogni cosa, fino a quanto i sogni avevano preso posto della ragione, e si sentì come in fiamme, le guance rosse e la testa più leggera.
Jon l’aveva tenuta sopra il suo petto per tutta la notte, sussurrandole parole di conforto, promettendole che sarebbe andato tutto bene, perché avrebbe fatto in modo che ci fosse stato solo bene.
Mai giuramenti erano stato tanto meravigliosi. Jon sembrava essersi impadronito dei suoi pensieri, e capiva prima che parlasse.
Sansa aveva annuito per tutta la notte, imprimendosi bene nella mente la sensazione di essere accoccolata sul suo petto, il suono della sua voce arrochita dal sonno, la delicatezza con cui aveva fatto scivolare le mani sul suo corpo, il calore che emanava come un sole mai troppo cocente.
Quella sensazione di sentirsi a casa dopo tanto tempo…
Scacciò via i suoi pensieri, come se fossero state vespe sul punto di morderla. Chiamò le sue servette, si fece preparare un bagno caldo e nell’immergesi nell’acqua tiepida, provò finalmente sollievo, lontana dal mondo, dalla paura, dalla morte, da Jon.
Tutto ritornò ad investirla, ingombrante e pesante, proprio come l’abito che indossò quella mattina, di lana finemente lavorato con ricami argentei sul petto, ed era di nuovo Sansa, Lady di Grande inverno.
Rifiutò il cibo, si avviò verso i corridoi del castello sperando che potesse riconoscerne qualcuno.
Non era passato troppo tempo da quando aveva varcato quelle stesse mura, percorso le scale che l’avrebbero condotta nella sala dei banchetti e nella biblioteca. Era stata a lungo nascosta nelle cucine, e rimasta a pregare in silenzio nelle cripte in cui riposavano i suoi antenati.
Eppure Sansa Stark si sentiva come un’estranea a Grande Inverno, così come tutto il resto sembrava lontano e irraggiungibile.
Si diresse lungo il cortile, e fu lì che trovò suo fratello Jon, intendo ad allenarsi con la spada con un gruppo di giovani cavalieri.
Sansa rimase ferma, quasi nascosta dietro ad una colonna di pietra. Senza alcun motivo cominciò ad osservarlo, rapita, come se non avesse mai visto altro, e non ci fosse nulla di più allettante da attirare la sua attenzione.
Jon faceva mulinare in aria l’arma dalla punta affilata, che luccicava di bianco sotto il sole pallido del mattino. Indossava una giubba dalle borchie d’argento, le braccia si muovevano con grazia facendo sembrare la spada leggera quanto un soffio di vento.
Jon impartiva ordini e mostrava con dovizia gli affondi migliori per mettere in ginocchio il nemico.
Aveva un’espressione concentrata e seriosa, le sue labbra strette in una smorfia decisa.
Vorticava con destrezza, poi attaccava un bersaglio fantasma. I cavalieri tutti intorno, stavano in silenzio, con le facce amorevolmente sbalordite. Tentavano di imitare i suoi affondi, annuivano alle sue correzioni. Erano fanciulli, poco più che ragazzi, ma sembravano voler percorrere e vincere lunghe leghe di battaglie, tanto era la bramosia impressa nei loro occhi.
Jon era un maestro attento e diligente. Era un re che ispirava la sua gente.
Sansa provò un moto di orgoglio nascere dentro di se, mentre osservava il suo viso leggermente sudato, e la maestria con cui si muoveva degna di un cavaliere da canzone.
Era virile Jon Snow. Le gambe massicce e toniche che si piegavano con un’agilità sorprendente. Si ritrovò a pensare a quel corpo premuto contro di se, durante la notte che avevano appena condiviso insieme, in un unico letto, quasi come marito e moglie. Quasi…
Percepì le guance andare in fiamme e inevitabilmente ripiombò in quei dolci sogni condivisi, lei avvolta nel suo abbraccio stretto, una gamba piegata sopra la sua. La mano di Jon che per errore le aveva sfiorato un seno, e la bocca mezza schiusa nel sonno in cui aveva represso un gemito.
C’è qualcosa di rotto in me.
─Dicono che sia il migliore spadaccino d’occidente. È così?
La voce di Lord Baelish la fece sobbalzare riportandola alla realtà. Non l’aveva sentito arrivare – tipico di Ditocorto- e possibilmente, era arrossita ancora di più, come una fanciulla beccata a rubare gustosi dolcetti in cucina prima di cena.
Non osò guardarlo negli occhi, Lord Baelish toccava quel fondo in cui lei stessa non era riuscita ad arrivare, ma sembrava, come al solito, brillante nella sua tunica color cobalto, tunica per metà nascosta da un maestoso mantello dal collo di pelliccia. Neppure lui la stava guardanro. I suoi occhi sottili erano puntati su Jon. Si chiese se l’avesse studiata prima, se l’avesse vista scendere nel cortile o se si fosse trattato di una semplice coincidenza.
Ne dubitava.
─E’ il mio re. È mio fratello. Basta questo per renderlo ai miei occhi il miglior combattente che tutti i Sette Regni abbiano mai visto.
─Fratellastro. ─ precisò Lord Baelish con il solito tono sibilante, come una vipera che mostra appena la lingua prima di attaccare ─ E re non di diritto. Come puoi stare a guardare in silenzio, mentre ti portano via tutto quello che ti appartiene?
Ditocorto la stava osservando, Sansa sentiva il peso della sua occhiata sul suo corpo, come un drappo di velluto pesante sulle spalle. Ma tutta la sua attenzione era rivolta verso Jon, nel cortile di pietra, con Lungo artiglio che faceva vorticare nell’aria, emanando sbarluccichii argentati.
─Jon mi ha riportato a casa ─ La sua voce era un sussurro che alle sue orecchie appariva come un eco lontano ─Ha riconquistato il Nord che Robb aveva perso. Merita quel trono. Mio fratello avrebbe voluto così, e anche mio padre.
Ditocorto si fece più vicino, una mano a stringerle il braccio per obbligarla a guardarlo negli occhi. Sansa avrebbe voluto non essere mai riuscita a farlo. C’erano come scintille nel suo sguardo inquietantemente vigile, che sembra attirarla verso un vuoto in cui Petyr Baelish stava già precipitando.
─Noi abbiamo riconquistato il Nord, Sansa. I miei cavalieri hanno sbaragliato l’esercito di Bolton. Un aiuto che tu stessa sei venuta ad implorarmi con una missiva che ti sei premurata di tenera nascosta, al tuo fratellastro bastardo.
─Faccio fatica a comprendervi, Lord Baelish.
Ditocorto si ricompose, rilassando le spalle, allenando la presa sul suo braccio piegato sul grembo.
Le scintille nei suoi occhi si stavano dissipando, ma c’erano ancora, se pur minuscole, meno luminose. Un angolo della sua bocca si alzò impercettibilmente verso l’alto, e Sansa temette si essersi esposta troppo.
Aveva già toccato il fondo dei miei segreti?
─Sansa, perché ti riesce così difficile capire che sono l’unico che tiene davvero a te nel mondo? Conosco il tuo valore, la tua saggezza, la tua grazia, la tua determinazione. Sei tu la Stark di Grande Inverno. Tuo è il regno, tua è la corona. Non dovresti farti intimorire dai lupi più grandi. Sono solo più sciocchi.
Sansa non era affatto intimorita. Tutt'altro, sembrava come se le parole di Ditocorto l’avessero risvegliata da un incubo, quasi come uno schiaffo improvviso.
La sua espressione si indurì. Forse Petyr non l’aveva mai vista tanto determinata, e forse neppure lei si riconosceva. Stava nascendo un fuoco, come una nuova certezza. Sapeva cosa dire prima ancora di pronunciarlo. Era nella sua testa, suggerito dal cuore.
─Jon è il re che ho scelto. È il re che voglio ─ ammise scandendo bene le parole ─ Non l’ho spinto a combattere questa guerra perché sperassi in una corona o nella gloria. Cercavo vendetta, per la mia casa e la mia gente, per la mia famiglia. Desiderio che mi ha trovato costretta a implorarti aiuto, cosciente che gli uomini di Bolton ci avrebbero certamente sconfitto. Non ti ho investito a mio protettore, e non credo neppure che tu sia interessato a farlo. Mi convinci di essere mio amico, ma cerchi solo di far leva su di me per arrivare al trono del Nord ─ Ditocorto si accigliò, Sansa era già pronto ad azzittirlo ─ Si Lord Baelish, non sono così facile da manipolare come tutti pensano. Mi hai ingannato, e ti ho creduto, ma sarei stupida a commettere lo stesso errore una seconda volta. Ti sarò debitrice per l’aiuto che mi hai offerto, in fondo mi rendo conto che senza i Cavalieri della Valle non saremmo mai usciti indenni da quella battaglia. Ma non sperare Lord Baelish. Non volterò le spalle a Jon. Mai tenterò di ingannarlo. Mai tenterò di tradirlo. Mai tenterò di ostacolarlo. Lui è uno Strak, tanto quanto me, e ha dimostrato di poter essere il re che il Nord merita.
E fu la prima volta che conobbe una nuova espressione in Ditocorto. Come se all’improvviso fosse comparsa una crepa nel suo sguardo sempre inquietantemente giovale.
Lo vedeva rotto, un vetro di cristallo andato in frantumi. Era entrato dentro di lei, questo lo sapeva. I suoi occhi languidi erano riusciti a scavarle nel profondo nel momento in cui era stata più vulnerabile.
Distolse subito lo sguardo, ma era troppo tardi anche solo per tentare di raddrizzare le spalle e stringere la bocca.
Lo sentiva, una presenza gelida nelle sue vene calde. Stava scorrendo e si nutriva di lei. Forse era già in quel buco nero di vuoto, ma Sansa Stark non poteva saperlo, perché neppure lei lo aveva mai esplorato.
Lord Baelish se ne stava inerme, con la bocca leggermente spalancata. Pareva una statua di sale e ghiaccio. Forse se l’avesse toccato sarebbe andato davvero in frantumi. Ci avrebbe quasi scommesso.
─No, non lo farai, me ne rendo conto. ─ Disse debolmente, gli occhi chiari sempre più grandi ─ Una parte di te sa che ho ragione, ma non puoi tradirlo. Tu ti sei…
─Lord Baelish! ─La voce di Jon Snow giunse all’improvviso forte, profonda, imperiosa. Sansa sobbalzò accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse vicino il fratello. Jon aveva abbondato i suoi uomini nel cortile di pietra, intenti ad allenarsi con le spade di legno e le frecce, ed ora se ne stava dritto accanto a lei, l’impugnatura di Lungo artiglio stretta nella mano destra ─Non mi aspettavo di vedervi già alzato a quest’ora del mattino. Siete solito svegliarvi presto?
Si capiva che Jon non era per nulla interessato alle abitudini di Ditocorto, e Sansa cominciò a chiedersi cosa l’avesse spinto ad interrompere i suoi allenamenti per intromettersi in una conversazione che a suoi occhi doveva apparire sterile.
Sembrava quasi che l’avesse fatto per correre in suo soccorso, come se avesse fiutato il disagio della sorella senza neppure averle rivolto un solo sguardo. Sansa era sicura di essersi nascosta bene, ed era altrettanto certa che Jon non l’avesse vista arrivare nel cortile.
Si era sbagliata. Nel momento in cui aveva abbassando lo sguardo, Jon doveva essersi accorto della sua presenza.
Forse si trattava di semplice cortesia. Onorare gli ospiti era un obbligo imposto dagli Dei.
 Ma a Sansa piaceva pensare che Jon fosse in grado di leggere nei suoi pensieri più di quanto ci riuscisse Ditocorto.
A lui poteva concederli, senza alcun fastidio. Si sentiva stranamente tranquilla ora che lo sapeva al suo fianco, con un’arma stretta tra le dita. Jon teneva la lama puntata contro il terreno, ma la postura con cui la impugnava era cautamente rigida, come se si tenesse pronto a colpire in qualsiasi istante.
─Vostra Grazia ─ Lord Baelish abbassò leggermente la testa in un gesto di cortesia ─Sono sempre molto mattiniero. Adoro fare lunghe passeggiate quando il sole ancora non è alto nel cielo.
─Non posso darti torto ─ Il sorriso di Jon era tirato, fragile, quasi una smorfia contrariata ─ Sono le ore migliori della giornata.
Lord Baelish acconsentì con un cenno del capo. L’ultima occhiata che rivolse a Sansa Stark prima di concedersi, sembrò un muto avvertimento che la ragazza sentì scorrere dentro, fino alle ossa.
Le lasciò un brivido, e il suo intenso profumo di ginepro che ancora l’avvolgeva. Sansa l’aveva sempre detestato, quello di Jon, invece, stava scoprendo che gli piaceva.
─Spero che tu ti senta meglio oggi ─Fu solo in quel momento che suo fratello le sembrò più suo fratello. Aveva fatto crollare quella rigida armatura di pietra grezza che gli era calata sul viso. Nascondeva tutto quello che aveva di bello, come la luminosità dei suoi occhi scuri, la piega dolce delle labbra quando sorrideva. ─ Ieri sera eri così sconvolta.
Ieri sera ero tante cose. Forse una donna che neppure voglio più riconoscere.
─Devo essere coraggiosa adesso.
Jon inclinò leggermente la testa, alcune ciocche di riccioli umidi che gli ricadevano sulla fronte sudata. Perché non si era mai accorta di quanto fossero grandi i suoi occhi e lunghe le sue ciglia? Perché non aveva mai prestato attenzione alla sinuosa curva della bocca? Alla forma del viso, dalle linee dure, mascoline, sorprendentemente virili?
─Non lo sei sempre stata?
Sansa voleva replicare, aveva tutta l’intenzione di farlo. Secondo il suo punto di vista, coraggiosa non lo era stata, non dal principio.
Sapeva di essere stata sciocca e ingenua, testarda e intrattabile, e c’erano cose in lei che ancora non accettava e che non credeva di aver fatto per davvero. Coraggiosa era stata Arya o la Lady sua madre, e così tutte quelle donne che erano state capaci di rialzarsi con la schiena dritta. Perfino Cersei.
Ma Sansa si sentiva ancora piegata e faceva fatica a guardare il mondo da curva.
Lo sono ora, ora che sei qui con me.
Avrebbe voluto dirglielo, ma le sembrava troppo sbagliato, forse avrebbe frainteso. Le ritornò alla mente come si era sentita qualche ora prima tra le sue braccia, e quel corpo duro e caldo le tempestò la mente di altre immagini mai accadute ma che avrebbero potuto essere possibili. E lei aveva gli occhi spalancati e stava dritta, e lui la teneva forte, sempre più forte. La certezza che non sarebbe mai andato via.
Arrossi e si sentì una sciocca.
Forse sono davvero rotta.
─Vostra Grazia, Mia Signora! ─ Un servo subentrò ansimando, tenendosi il braccio sullo stomaco dallo sforzo. Sansa l’aveva visto poche volte a corte, sembrava giovane e impacciato. Il viso privo di barba era rosso dalla lunga corsa, aveva gli occhi chiari aperti e stranamente vigili. Sembrava sul punto di esplodere ─Mi dispiace aver interrotto la vostra conversazione ma …─ Prese un lungo respiro, forse Sansa lo avrebbe sul serio visto andare in mille pezzi ─Il Principe Brandon. Brandon Stark è tornato a Grande Inverno.
 
 
 
CONTINUA…
 

 
Ed eccomi qui, con il terzo capitolo di questa storia. Ci ho messo un po’ a finirlo, ma come forse molti sapranno, sono stata impegnata con un’altra Jonsa “Wildest Dreams” a cui tengo molto, e ho dedicato le ultime settimane. Ma ovviamente non potevo lasciarvi con il fiato sospeso, mi sono fatta attendere ma il capitolo è arrivato. Spero vi sia piaciuto. Ora penso che siamo al centro della storia, in cui le carte cominciano a mischiarsi.
Cosa posso dirvi? Siete stati cosi numerosi a commentare nei capitoli scorsi, che mi avete convita a continuarla, nonostante i numerosi dubbi che ho su questa storia.
Se vi fa piacere, ovviamente, fatemi sapere cosa ne pensate anche di questo capitolo. Vi avverto che oltre a questa storia e a Wildest Dreams, ho in mente una nuova Jonsa di pochi capitoli che voglio assolutamente scrivere. Quindi appena organizzo meglio le idee, mi metterò a lavoro anche per questa.
 
Intanto vi mando un grosso bacione e un abraccio! Alla prossima!!

 
 
   
 
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