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Autore: _only_ hope_    18/10/2016    1 recensioni
[Percabeth - Slice of life]
È una giornata tranquilla al Campo Mezzosangue: Percy è sdraiato a dormicchiare sotto il sole assieme ad Annabeth.
La tranquillità, però, si sa, non dura mai a lungo, così un tranquillo pomeriggio, grazie ad una Signora O'Leary decisamente puzzolente, si trasforma in un incubo.
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Mrs O'Leary, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla mia Darling,

una Percabeth

pensata e scritta appositamente per lei.

Leggila, mi raccomando!





C'erano dei momenti dell'estate che Percy Jackson, dopo aver salvato l’Olimpo per ben due volte, aveva imparato ad apprezzare: erano piccoli attimi di pigrizia, in cui stava disteso sull’erba o sulla sabbia senza fare assolutamente niente. Preferibilmente con Annabeth al suo fianco.

Ovviamente queste situazioni non duravano molto a lungo, un po’ perché Percy Jackson era pur sempre un ragazzo iperattivo, un po’ perché qualche altro semidio riteneva opportuno disturbarlo mentre sonnecchiava.

Quel giorno, però, sembrava tutto tranquillo: era troppo caldo perché qualsiasi persona o divinità decidesse di sua spontanea volontà di muovere un muscolo, così lui era sdraiato con gli occhi chiusi sul prato vicino al mare, cullato dal rumore cadenzato e piacevole delle onde. Annabeth era seduta al suo fianco appoggiata con la schiena contro il tronco frastagliato di un faggio e, con una matita in mano e un blocco di fogli bianchi in grembo, stava progettando qualche tempio per Nuova Roma. Le sue gambe distese, però, non mancavano di sfiorare quelle di Percy, bramose di avere almeno un minimo contatto con lui.

Il Fato, però, si sa, non è mai benevolo e sempre invidioso della tranquillità altrui: in una giornata pacifica o manda la pioggia, oppure un segugio infernale. Di conseguenza, il figlio di Poseidone prima vide il sole oscurarsi attraverso le palpebre chiuse, poi venne lavato a dovere da una superficie enorme e spugnosa. Annabeth rise brevemente, guadagnandosi un lieve calcio e la minaccia di ricevere per posta aerea tutta la saliva che la Signora O’Leary gli aveva gentilmente donato. Ne sarebbe stato capace: Poseidone era pur sempre suo padre.

Un attimo… la Signora O’Leary? Percy aprì d’un tratto gli occhi quando si rese conto che il suo cucciolone era tornato al campo e scattò in piedi allargando le braccia e stringendo a sé un pezzettino del collo della sua enorme palla di pelo nera. Il segugio infernale, dal canto suo, scodinzolò e abbaiò felice, mentre a tratti lavava nuovamente il suo padrone con qualche leccatina qua e là.

Quando Percy affondò maggiormente la testa nel fitto pelo, però, si rese conto del fatto che la sua cara Signora O’Leary puzzava in modo peggiore di Gabe. Annabeth lo comprese più o meno nello stesso momento, perché si levò un fresco venticello che portò lontano il dolce olezzo del segugio infernale.

“Percy, il tuo cane ha bisogno di un bagno” decretò, e il ragazzo comprese a malincuore che non sarebbe stato sufficiente mandare la Signora O’Leary nell’oceano o trasportare qualche ettolitro d’acqua per via aerea e spedirglielo addosso.

Era nei guai.


La grande impresa, che per fortuna non richiese una capatina dall’Oracolo prima di essere compiuta, si svolse nelle vicinanze del falò, nell’unico posto in cui fosse a disposizione una canna dell’acqua che non fosse utilizzata dai semidei più accaldati, impegnati in ardue battaglie. Percy impugnò con decisione il tubo color girasole e vicino a lui, a debita distanza dalla Signora O’Leary, era posizionata un’enorme bacinella colma d’acqua e sapone; Annabeth si godeva la scena la scena a metà tra il divertito e il perplesso dal gradino più alto dell’anfiteatro.

Il segugio infernale la osservava scodinzolando, ignaro degli ettolitri di acqua che lo avrebbero investito a tradimento di lì a poco, e guaì e cominciò ad abbaiare indignato contro Percy quando questi lo inondò. La Signora O’Leary odiava l’acqua.

“Il tuo padrone è il figlio del dio del mare, come diamine puoi essere terrorizzata da due gocce?” borbottò Percy indignato mentre la strofinava a dovere con l'aiuto un grande spazzettone. Lei abbaiò più forte, scansandosi e atterrando qualche semidio di passaggio.

“Signora O’Leary, no!” la ammonì il suo padrone mentre correva ad assistere i feriti per portarli in infermeria; non si accorse, però, della piccola figlia di Ermes che era rimasta appesa alla coda del segugio infernale e attendeva l’occasione perfetta per tendere un agguato ai suoi fratelli.

Accadde tutto troppo in fretta: il figlio di Poseidone notò la piccola Emily proprio mentre la Signora O’Leary notava lo spazzettone ritornare a testa alta e decideva che sarebbe stata un’ottima idea fuggire. Così Annabeth e Percy la osservarono sparire nell’ombra, diretta chissaddove.

“Ci hai provato” commentò lei rassegnata, alzando le spalle, quando lui la raggiunse; il suo ragazzo aveva, però, una faccia strana: era pallido come un lenzuolo e sembrava terrorizzato.

“La Signora O’Leary è abituata a viaggiare nell’ombra: prima o poi ritornerà” provò a dire per tranquillizzarlo.

“C'era una figlia di Ermes appesa alla sua coda!” esclamò a quel punto Percy, allarmato, al che Annabeth strabuzzò gli occhi, chiedendosi se dicesse sul serio.

Corsero da Chirone, chiesero aiuto al Signor D (“Emelline chi?”) e si rivolsero a Nico, ma nessuno seppe aiutarli; in compenso, si creò un grande scompiglio.

“Se ricompaiono sani e salvi, zio Ade, prometto che non farò mai più la doccia alla Signora O’Leary”. Percy sospirò dal molo, i piedi a penzoloni sull'acqua, la testa tra le mani: era successo un disastro e, come sempre, la colpa era sua.

“Non ne combino una giusta” borbottò tra sé, abbattuto.

“Hai salvato l’Olimpo per ben due volte, se non erro” commentò Annabeth sedendosi al suo fianco a gambe incrociate, appoggiando la testa sulla sua spalla e cingendolo con un braccio.

Il suo ragazzo, però, sbuffò, ricordando a entrambi che era stato lui a risvegliare Gea, seppur involontariamente.

“Ok, è vero, combini tanti, troppi, guai, ma alla fine sai sempre come rimediare”.

“Questa volta no”.

“Piantala di fare il melodrammatico, Testa d’Alghe: non sei tu. Dov'è finito il mio Percy? Quello che quando combina qualche guaio ci ride sopra e prova subito a rimediare, anche se spesso e volentieri fa più danni di prima?” osservò lei, retorica, tra il dolce e il piccato. “Tanto la Signora O’Leary ricomparirà con Emily appesa da qualche parte e verrà fuori che quella piccoletta si è divertita da matti: pensa a quante storie potrà raccontare!”.

A quell’affermazione, per la prima volta da qualche ora Percy si lasciò sfuggire un sorriso e ritrovò ben presto il buonumore.

“Grazie” sussurrò prima di baciare Annabeth. Poco dopo, però, la guardò negli occhi tempestosi e si morse la lingua nel tentativo di reprimere una risata, al che lei alzò un sopracciglio.

“Anche tu non sei normale, oggi: ho fatto un danno e tu non mi stai sgridando, Sapientona!” le spiegò lui a quel punto quasi ridendo. Lei gli tirò un pugno su una spalla, ma il figlio di Poseidone notò con la coda dell’occhio che stava sorridendo.

In quel momento un abbaio contrariato invase l'aria, mentre la Signora O’Leary ricompariva con i piedi sul bagnasciuga: il segugio infernale scomparve all’istante, ma prima Emily lo guardò dritto negli occhi e si fece promettere che presto avrebbero viaggiato di nuovo assieme nell’ombra. Subito sparì anche lei: corse fino alla casa di Ermes, ansiosa di attirare l’attenzione di tutti con il suo aneddoto insolito.

Percy osservò scioccato la scena, mentre Annabeth rise e si alzò in piedi:

“Ora non riuscirai più a lavarla: devi stare attento a quello che prometti agli dei!” esclamò.

Il figlio di Poseidone sbuffò, ma non replicò: sapeva che la sua ragazza aveva ragione.

“Potresti lavarla tu” propose.

“Neanche per i-”. Il resto della frase si perse nel vento, tra le loro risate e il fiatone per una corsa che non vide né vincitori, né vinti, ma solo due corpi che si abbracciavano stretti stretti.






Angoletto di Hope-barra-Gio:

che dire? Mi lasciate un parere piccolo piccolo?

Ho paura di essere caduta tremendamente nell’OOC nell’ultima parte: Percy mi sembra troppo depresso… che dite?

Un abbraccio, alla prossima!
  
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