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Autore: Sixela    18/10/2016    3 recensioni
15 minuti.
Esattamente 15 minuti per stravolgerle la vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                            15 minuti

1 minuto
Lo guarda curiosa, soffermandosi sui capelli verdi, facendo scorrere lentamente lo sguardo sulla pelle bianca della sua fronte. Scende ancora, fino ad arrivare ai suoi occhi, stranamente in tinta coi suoi capelli. Si trova scioccamente a chiedersi se siano naturali o faccia uso di lenti a contatto. Ma se così fosse una volta arrivato ad Arkham gli sarebbero state tolte.
- Non ti hanno detto che è maleducazione fissare le persone, tortino di zucca? –

2 minuti
Apre la cartellina contenente le poche informazioni che ha su di lui e inizia a scorrere con lo sguardo quelle parole su cui si è dannata nei giorni precedenti alla prima seduta.
Nome : Sconosciuto
Età : Sconosciuta
Residenza : Sconosciuta
Familiari : Sconosciuti
Niente. Assolutamente niente. Era sbucato fuori dal nulla. Eppure doveva avere un passato. Tutti hanno un passato, e lui non poteva fare eccezione.
- Hai intenzione di passare il resto della seduta in silenzio, doc? –

3 minuti
Harleen si schiarisce la voce, cercando di farsi coraggio, ma quando rialza lo sguardo sul suo paziente si sente mancare.
- Nervosa? –
Harleen scuote la testa, decisa a prendere in mano la situazione.
- Qui non è riportato nessun nome – dice seria, guardandolo negli occhi. Del resto, guardare negli occhi il proprio interlocutore è un buon modo per fargli capire che non si ha paura di lui.
- Puoi chiamarmi Mr. J –

4 minuti
Mr. J. Alle orecchie di Harleen suona stranamente bene.  Ma prima che possa replicare, è lui a farle una domanda.
- Gli amici ti chiamano Harley? –
- Cosa? –
- Andiamo doc, hai capito. –
- Non ho molti amici, e no, non mi chiamano Harley. –
- Beh, Harley, ora ne hai uno che lo farà. –

5 minuti
Harleen lo guarda confusa ma non dice nulla. Pazienti del genere è meglio assecondarli.
- Sai, è divertente il tuo nome. Una piccola aggiustatina e diventa Harley Quinn. Ti si addice sai? Harley Quinn. –
- La sessione dovrebbe svolgersi su di lei, non su di me. –
- Ti sto solo aiutando, è questo che fanno gli amici. –
- In realtà, è lei quello che ha bisogno di essere aiutato. –
- Oh, io non direi. – Un sorriso malizioso si fa strada sul suo volto, ma Harleen decide di ignorarlo.

6 minuti
Trova che il suo sorriso sia bello però. Non la spaventa, non lo trova disgustoso o ripugnante, del resto, nemmeno lui è disgustoso o ripugnante. Harleen è convinta che con una sistematina possa essere davvero un uomo affascinante.
- Se mi fissi ancora inzierò a pensare che tu sia flirtando con me, doc. –
- Non dovrebbe essere così confidenziale e, mi creda, non flirterei mai con un paziente. -
 
7 minuti
- Oh, quindi se non fossi un paziente lo faresti? –
L’ha presa in contropiede. Si sistema gli occhiali sul naso (non che ne avesse un reale bisogno, ma trova che le diano un’aria più matura e intellettuale) e decide di cambiare argomento.
- Vuole raccontarmi un episodio che ricorda particolarmente bene della sua infanzia, Mr. J? –
- Oh, stavi andando così bene Harley, iniziavi ad essermi simpatica, perché rovinare tutto con queste inopportune domande, non si fa. –
- È una seduta psichiatrica, devo farle domande, altrimenti non potrò curarla. –
- Curarmi da cosa, Harley? –

8 minuti
Ecco, quella sì che era una buona domanda. Curarlo da cosa? Cos’era davvero lui?
- Non rispondi, doc? –
- Lei ha fatto cose cattive, Mr. J. Dovremmo risalire alla motivazione e poi cercare di … -
- Cose cattive per chi? Per la società? Chi decide cos’è giusto e cos’è sbagliato, polpettina? –
Se qualunque altro paziente le avesse detto una cosa del genere non ci avrebbe nemmeno riflettuto. Ma detto da lui sembrava tutto così giusto.

9 minuti
- Pensaci Harley, non sei stanca? Stanca di dover nascondere la vera te? Di nascondere Harley Quinn sotto quel camice bianco? –
Non ragionava più. Lo guardava rapita, come se la persona che si trovasse davanti a lei non fosse colui che aveva terrorizzato Gotham. Iniziava a vederlo sotto una luce diversa, una luce macabra ma attraente.
Smettere di essere Harleen Quinzel. Come poteva? Lei era Harleen Quinzel, la dottoressa Harleen Quinzel, la psichiatra laureata col massimo dei voti.
O forse …
Lei era Harley Quinn?

10 minuti
- Credo che oggi non sia il caso di continuare la sessione –
- Già stanca di me? –
Le prese il panico – No! –
Lo aveva urlato. Il silenzio che seguì fu pesante. L’uomo sorrideva.

11 minuti
- Credo che tu sia la persona giusta – disse guardandola di sott’occhi
- Giusta per cosa, Mr. J? –
- Per parlare. A cui raccontare dei piccoli segreti. Certo, Harleen ci starà tra i piedi ma presto o tardi andrà via. –
- Non ha senso, io sono Harleen Quinzel, come può parlare con me se … -
- No no no, te l’ho detto poco fa ricordi? Tu sei Harley Quinn! Certo, sei ancora da migliorare, ma posso fare un buon lavoro con te. –

12 minuti
Un’immagine di se stessa avvolta in costumino bicolore, intenta a compiere azioni criminose al suo fianco si fece spazio nella sua mente. La fece sentire così elettrizzata e viva.
- Vedo che Harley si è profilata anche nella tue mente, pasticcino

13 minuti
Alzò lo sguardo su di lui. Non poteva sentirsi così, non poteva davvero provare qualcosa per lui. Era il suo paziente, era oltremodo sbagliato. E poi, erano insieme soltanto da … quanto?
Guardò l’orologio appeso alla parete della stanza.
Erano insieme da soli 13 minuti.
E allora perché si sentiva così? Non doveva sentirsi così.

14 minuti
- Io ti capisco sai? – disse l’uomo con tono accondiscendente – Deve essere difficile nascondere ciò che si è davvero. Essere costretti a cambiare per quelli là fuori. Prendi me ad esempio – e dicendo ciò si portò le mani ammanettate al petto – Io mostro a tutti ciò che sono davvero. Ed è per questo che mi trovo qui. Non ti sembra infinitamente ingiusto? –
Sì, era ingiusto. Profondamente ingiusto. Era sicura che quell’uomo non avesse un reale problema, era solo profondamente incompreso.
Questa convinzione la investì con una tale consapevolezza che non poté opporvisi, e improvvisamente seppe chi era realmente.

15 minuti
Scoppiò a ridere improvvisamente, suscitando l’ilarità dell’uomo.
Rise fino alle lacrime, fino a farsi dolere le guance e a farsi mancare il respiro.
Guardò l’uomo d’innanzi a lei e le sembrò la cosa più bella che avesse mai visto.
Portò una mano ad accarezzare quella che lui aveva poggiato sul tavolo, e trovò la pelle insolitamente liscia.
Un nomignolo le salì alla gola, spontaneo, come se fosse programmato da tempo.
- Puddin –
- Benvenuta, Harley Quinn -.
  
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