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Autore: DarkZiska    19/10/2016    0 recensioni
Buio.
L’unica cosa di cui poteva essere certo era l’essere avvolto nell'oscurità fredda e gelida; non riusciva a muoversi o a svegliarsi, il suo corpo era completamente pietrificato e non aveva né la forza né la voglia di potersi rialzare ed andare a combattere. Aveva abbandonato tutti pur di poter avere delle risposte, non riusciva a crederci che tutto ciò l’avrebbe portato a scoprire chi fosse, o meglio, che cosa fosse in realtà.
Questo è il mio punto di vista su come Gidan si fosse sentito dopo aver scoperto tutto ciò riguardo alla sua esistenza. Ho amato Final Fantasy IX alla follia! Non ho potuto giocarci per vari motivi e, ora che l'ho finito, sono rimasta senza parole. Quante lacrime ho buttato sul finale.. Spero tanto che vi piaccia e che non vi siano errori, accetto anche le critiche. Buona lettura! PS: Gidan, Vivi e Quina sono stati i miei personaggi preferiti, li ho adorati.^^
Genere: Angst, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garnet Til Alexandros XVII, Gidan Tribal, Quina Quen, Un po' tutti, Vivi Orunitia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Buio.
L’unica cosa di cui poteva essere certo era l’essere avvolto nell’oscurità fredda e gelida; non riusciva a muoversi o a svegliarsi, il suo corpo era completamente pietrificato e non aveva né la forza né la voglia di potersi rialzare ed andare a combattere. Aveva abbandonato tutti pur di poter avere delle risposte, non riusciva a crederci che tutto ciò l’avrebbe portato a scoprire chi fosse, o meglio, che cosa fosse in realtà. Lui voleva solo aiutare Daga; voleva salvarla e porre fine agli stupidi piani di Kuja e invece si ritrovò in questa situazione: si sentiva vuoto e impotente, nessuno riusciva a capire come lui si sentisse, nessuno ancora sapeva la verità e ormai era tutto vano, ma soprattutto, era solo
 
Sono morto? Non riesco a vedere o sentire niente, sono immobilizzato; mi sento come se stessi galleggiando nel vuoto: è una sensazione strana, vedo solo buio e oscurità intorno a me. Non c’è nessuno, anche se volessi guardarmi intorno non concluderei nulla, mi ritrovo nel nulla più totale e non riesco neanche a parlare: sento solo i miei pensieri. Ancora non riesco a crederci…sono solo un recipiente, una stupida scatola con un’anima appartenente ad una povera vita uccisa da quel dio della morte.. Garland non ti permetterò di uccidere altre persone innocenti! Non distruggerai Gaya e tutti i suoi abitanti devo proteggere Daga e gli altri e-…….
 
Aspetta, cosa sto dicendo..? Io..io non esisto..perché lo sto facendo..? Io non ho uno scopo..non l’ho mai avuto.. Tutti riceveranno qualcosa in cambio dopo la battaglia ed io cosa riceverò..? Sono solo un Jenoma, una vita artificiale..Io non sarei dovuto esistere e nemmeno tutti gli altri Jenomi. Devo fermare Garland e questa pazzia..Gli altri non sanno nulla, questa battaglia è solo mia, loro non c’entrano.. Anche se lo scoprissero non capirebbero nulla! Penseranno di poter tirarmi su di morale, ma ormai non serve a niente! Io non sono niente! IO…

Improvvisamente si sentì a mancare e appena riprese coscienza di sé  si guardò intorno e non capì più nulla.

Io..chi sono..?

All’improvviso non ricordo più niente…

--Gidan!--urlò qualcuno.

Ah, mi chiamavano così..tanta gente mi chiamava così..

Dal buio più totale Gidan riuscì ad intravedere una figura; era di statura minuta e aveva dei capelli blu corti con un piccolo corno al centro della fronte, infine aveva una maglietta rossa dalle lunghe maniche. Era una bambina che saltellava e alla fine decise di parlare appena il Jenoma riuscì a scrutarla del tutto.

--Gidan si dà un sacco di arie!-- disse borbottando in modo infantile.

 Forse ha ragione.. ero solo un ladro e mi sono sempre vantato della merce e dei soldi che rubavo.. Piccola Eiko.. mi ha sempre ammirato ed io ne ho approfittato mettendola in pericolo..

--Si fa beffe di tutti!-- disse un’altra figura; questa volta era un uomo tutto ricoperto da un’armatura e sempre con il broncio, ma dalle grandi abilità di combattimento.

Proprio così… Ho sempre preso in giro Steiner, è stato un cavaliere di alta classe sempre pronto ad aiutare il prossimo ed a servire il regno di Alexandria fino alla morte pur di proteggere la principessa…

--E’ troppo arrogante!-- gridò una ragazza dalle sembianze da topo con una veste rossa ed una lancia appuntita.

Già.. anche Freya la pensa allo stesso modo.. ci siamo rivisti dopo tanto tempo ed ora lei è qui nonostante abbia perso gente della sua patria a causa mia e del mio Orgoglio..

--V-viaggiando con Gidan ho imparato ad essere f-forte!-- disse un piccolo mago nero dal capello a punta e gli occhi gialli; era molto impacciato e timido, ma quelle uniche parole riuscì a dirle con sicurezza e fierezza.

Smettila! Io non sono forte! Vivi, non sono riuscito a salvare tutti quei maghi neri ed a trovare qualche soluzione per tenerli in vita o quanto meno fargli acquistare il lume della ragione.. Li ho solo uccisi! Ed ora solo in pochi sono rimasti in vita!

--M’ha imparato un sacco de cose che non c’entrano cor magnà!-- esclamò con soddisfazione una Qu che continuava ad ondeggiare la sua lunga lingua tenendo in mano una grande forchetta. 

Ti sbagli! Sono solo un ignorante! Tu volevi soltanto allenarti e la tua maestra mi ha affidato il compito di farti diventare degna di una Qu; ora sei qui a sopportare tutto ciò quando invece potevi mangiare e stare tranquilla a catturare le tue amate rane, Quina!

--E questo sarebbe lo spirito di gruppo?-- domandò un uomo salamandra dai capelli rossi, dalle lunghe braccia e dai grandi muscoli.

Spirito di gruppo? Amarant.. Mi hai sempre chiesto per quale motivo io faccia tutto questo e anche adesso posso dirti che non lo so.. ti ho obbligato a seguirci più di una volta nonostante rifiutasti... Noi non siamo un gruppo..

--Gidan!-- disse infine la principessa di Alexandria dai lunghi capelli neri e dal carattere viziato e capriccioso rimanendo con le mani sui fianchi.

Chi sono? Non lo so.. Garnet, il mio compito era rapirti, ma ti sei lasciata catturare da me ed hai avuto un carattere da nobile principessa per una prima parte del nostro viaggio..dopo sei cambiata..

--Grazie a te, Gidan…-- disse di nuovo la regina che questa volta aveva i capelli corti ed un portamento più maturo e determinato.

Sono stanco..Daga..mi dispiace..non sono riuscito a salvare neanche tua madre ed ho portato Alexandria alla distruzione più totale..non posso continuare..

--Perché Gidan?-- domandò la ragazza preoccupandosi per l’indifeso Gidan.

Perché ormai sono un recipiente vuoto.. non dovevo coinvolgervi in tutto ciò, è stata tutta colpa mia; voi mi odierete per tutto ciò, anzi mi odiate già..

--Gidan!--

La mia vita è inutile e non voglio che la vostra lo diventi per causa mia..

--S-svegliati Gidan!--

Non ho nessuno accanto che possa capirmi; nessuno deve starmi vicino, sarebbe solo in pericolo..

--Apri gli occhi Gidan!--

Tutto il mondo mi sta crollando addosso.. Io sono solo…ed essere soli..è triste..

Tu non sei solo.

Chi è?!

Improvvisamente Gidan spalancò gli occhi e si ritrovò seduto in una grande stanza molto scura con pareti rotonde sul bordeaux e violetto; si guardò intorno confuso per sapere da dove provenisse quella voce che credeva di aver già sentito, ma non trovò nulla. Appena abbassò gli occhi però vide due figure e notò che erano Eiko e il piccolo Vivi che stavano cercando in tutti i modi di risvegliarlo ottenendo il risultato sperato.
--Gidan!-- esclamò il mago nero preoccupato.
--Eiko? Vivi?-- domandò Gidan ancora confuso.
--Finalmente ti sei svegliato! Pensavo fossi morto!-- disse la sciamana quasi sul punto di piangere.
--Ah..Io..-- provò a parlare mentre cercava di alzarsi, ma appena fu in piedi notò di essere ancora troppo debole tanto che rischiò di cadere.
--C-ci hai f-fatto preoccupare! N-non dovevi andare d-da solo!-- ammonì Vivi cercando di essere il più rude possibile.
--Che cosa sono venuto a fare qui..?-- continuò Gidan a parlare tra sé e sé ignorando i due compagni.
--Cosa? Ma Gidan!-- gridò il mago nero cercando di far riprendere il ragazzo.
--Chissà cos’è successo! Non ti ricordi niente?-- iniziò a domandare Eiko.
Gidan non ascoltò per niente tutte le domande dei due bambini, perciò incominciò a zoppicare dirigendosi verso la porta e andare verso Garland.                                                                                                                      

Lasciatemi in pace è tutto inutile..

--Dove vai!?-- disse con arroganza la sciamana.
--Voi non c’entrate niente! Rimanete qui!-- gridò il Jenoma allontanandosi sempre di più.
Vivi indietreggiò rimanendo spiazzato dalla reazione del suo compagno, mentre Eiko iniziò a saltellare dalla rabbia e cercò di far ragionare Gidan; non si era mai comportato in questo modo, secondo la bambina era solo un po’ scosso da quello che avevano appena visto su Tera, ma ,vedendo che il ragazzo non ne voleva sapere e continuava a lasciarli indietro, decise di urlargli contro con il suo solito fare molto infantile. Successivamente anche Vivi si unì alle grida di Eiko e provò a convincere Gidan a farlo andare con lui.

Lasciatemi in pace..voi non c’entrate nulla..

Tu non sei solo.

Ancora quella voce. Non riusciva a concentrarsi; quella voce, unita a quelle dei due bambini, lo stavano confondendo ancora di più, perciò perse la pazienza e decise di ribattere per farli zittire.
--Zitti, mocciosi!-- continuò a camminare arrivando fino al cancello; lo aprì e lo varcò cercando di chiuderlo prima che i due compagni potessero raggiungerlo. Eiko e Vivi lo chiamarono più e più volte, ma Gidan non li ascoltava; il ragazzo si appoggiò sulle sbarre per riprendere fiato prima di andare a combattere, ma le parole dei due bambini lo distruggevano ancora di più.
--Sei sempre il solito!-- disse Eiko --F-facci venire c-con te!-- continuò Vivi.
--Vi ho detto di smetterla!-- li zittì definitivamente Gidan, dopodiché cercò di andare avanti, ma appena fece il primo passo dal fondo del corridoio arrivò un mostro dalle sembianze di un cavallo alato; era blu con una criniera folta dorata e gli occhi rossi. Gidan non poteva fare nient’altro se non combattere, perciò prese le sue due spade e si preparò allo scontro da solo.
 
Il ragazzo iniziò ad attaccare con un fendente il cavallo, ma il colpo gli fece solo un piccolo graffio; il mostro contrattaccò subito e, utilizzando il suo lungo corno, attaccò Gidan facendolo cadere a terra.

Tu non sei solo.

All’improvviso il Jenoma si distrasse, perciò il cavallo passò al secondo attacco, ma venne fermato da una lancia che lo colpì al petto; era Freya.
--Serve aiuto, ragazzo?-- disse riprendendosi la sua arma e rimettendosi in posizione di combattimento; il mostro era ancora vivo.
--Freya..che ci fai qui?-- domandò incredulo Gidan mentre si rialzava. Freya stava per rispondergli, ma si focalizzò sul cavallo, il quale non riuscì a prenderla e venne scaraventato più lontano. I due compagni cercarono di colpirlo a ripetizione, ma il mostro era troppo veloce perciò la maggior parte delle volte i loro colpi venivano schivati e non riuscivano a farla finita una volta per tutte. Mentre Gidan e Freya si riprendevano arrivò Amarant con i suoi artigli e, con un colpo netto e secco, uccise il mostro tagliandogli la gola e strappandogli le ali. Dopo che l’uomo salamandra si pulì le mani, si girò verso Gidan guardandolo fisso negli occhi.
--Dove credi di andare da solo, tu?-- domandò con il suo solito tono distaccato e freddo, ma solo con quello parole Amarant dimostrò di voler combattere a fianco del ragazzo nonostante tutti i loro continui litigi.
--Non sei nelle condizioni migliori per andare da solo!-- ammonì Freya mentre posava la sua lancia. Gidan rimase in silenzio e non disse nulla; era stufo di sentire sempre le stesse cose.
--Vorresti lasciarci qui?-- continuò l’uomo.
--Non ho bisogno del vostro aiuto!-- disse Gidan voltando le spalle ai due compagni.
--Aspetta Gidan!-- gridò Freya che fermò il Jenoma afferrandolo per la spalla, ma appena il ragazzo si sentì toccato, si voltò lanciando uno sguardo minaccioso; era uno sguardo pieno di rabbia, ma anche molto spento. La ragazza non riuscì neanche a riconoscerlo e lo lasciò andare. Amarant rimase in silenzio.

Perché sono venuti ad aiutarmi? Devono lasciarmi in pace! Io sono solo, quel mostro sarei riuscito a sconfiggerlo anche senza di loro!
Sono troppo debole..devo riposarmi, ma non è il momento: devo andare avanti e farmi strada verso Garland..

Tu non sei solo.

Ancora quella voce..Chi sei!? Smettila di nasconderti e fatti avanti!

Gidan non ebbe il tempo di guardarsi intorno che sentì un urlo molto forte e dopo pochi secondi si ritrovò proprio davanti ai suoi piedi Steiner; era stato appena scaraventato da un mostro, ma teneva sempre stretta la sua fidata spada. Successivamente il ragazzo sentì un altro urlo, ma questa volta fu femminile e vide l’immagine di Quina che indietreggiò cercando di pararsi dalla botta troppo forte.
--Non la passerai liscia!-- gridò l’uomo rivolgendosi al mostro che si nascondeva nell’oscurità.
--Te faccio fuori in un boccone!-- assecondò la donna le urla del suo compagno.

Steiner! Quina! Che ci fate qui? No, no levatevi di mezzo!

--In guardiaaa!-- urlò Steiner mentre sguainava la spada --Gnammeteeee!-- continuò Quina e i due si buttarono subito nella mischia. Il mostro alla fine si rivelò e aveva le sembianze di una mantide religiosa, ma stava su due gambe e le sue braccia erano veramente muscolose; i due non notarono neanche le urla di Gidan che gli implorava di smetterla e continuarono a combattere con tutte le loro forze. Steiner utilizzò una serie di fendenti pur di staccargli le braccia, ma la resistenza del mostro era troppo alta. Quina lo attaccava con una serie di Magie Blu che aveva appreso mangiando altri nemici precedenti cercando di sbilanciare quell’orribile creatura, ma niente; i due vennero di nuovo scaraventati più lontano. Gidan non poteva più starsene a guardare, perciò decise di prendere le sue due lame e di andare a combattere, ma fu preceduto da Steiner, il quale si abbassò l’elmo coprendosi la faccia e con una stoccata infilzò dritto nel petto il mostro; il ragazzo lasciò cadere le sue lame a terra rimanendo incredulo della forza del cavaliere, il quale si alzò l’elmo e si diresse verso di lui.
--Voi..-- cercò di parlare Gidan senza riuscirci.
--Sei in ritardo, Gidan.-- disse Steiner mentre si aggiustava l’armatura. --Bazzecole! E quello sarebbe in avversario!?--
--Gidan, non ce puoi mollà qua!-- affermò Quina sembrando quasi del tutto seria --Me devi ancora portà a magnà la robba bona!--
--Ed io devo ancora appurare se sei l’uomo adatto per la principessa!--

La principessa..? Daga..Forse..NO! Non devo distrarmi, loro non devono distrarmi! Devo andare avanti senza di loro prima che possa metterli in pericolo di nuovo!

--Andatevene! Non voglio crearvi altri problemi!--

E’ la cosa giusta, questa è l’unica cosa che posso fare per salvare tutti..

I due rimasero in silenzio e lasciarono andare Gidan senza neanche convincerlo o persuaderlo. Il ragazzo chiuse l’ennesima porta lasciando indietro tutti i suoi compagni; era una questione che doveva risolvere da solo, non poteva rischiare. Il Jenoma raggiunse una sala abbastanza grande e incominciò a zoppicare ancora una volta; un altro piccolo sforzo e sarebbe arrivato a destinazione, ma i pensieri lo distraevano e i suoi passi rallentavano più di quanto lo fossero già.

Lo so che il più stupido sono io..lo so che sto sbagliando..lo so che non valgo nulla..lo so che sono solo..

Tu non sei solo.

Ancora..BASTA!

Tu non sei solo.

Smettila! Esci dalla mia testa!

Mentre il ragazzo cercava di scoprire da dove venisse quella voce, fu attaccato di un mostro dalle grande dimensioni; era enorme, aveva dei denti affilati , gli occhi rossi come il sangue, lunghi artigli e lunghe corna, ma la cosa che fece rabbrividire Gidan fu la corazza piena di punte gigantesche che ricoprivano il mostro. Il Jenoma non poteva rimanere a guardare, perciò si equipaggiò e andò contro la bestia cercando di attaccarlo, ma appena lo prese nelle zampe si accorse di non avergli fatto neanche un graffio;  provò ad evitare ogni singolo attacco che gli arrivava addosso, ma non poteva schivare per sempre, doveva cercare di colpirlo o quanto meno ferirlo. Il mostro riuscì a prevedere i suoi movimenti e al momento giusto caricò il colpo e colpì Gidan con tutta la sua forza scaraventandolo contro il muro; il Jenoma cercò in tutti i modi di rialzarsi, tuttavia il suo corpo non obbediva ai suoi ordini e a stento riusciva a stare in ginocchio.

No non va bene..Non posso fermarmi, non posso farmi sconfiggere da uno stupido mostro! Garland mi sta aspettando, è lui il mio nemico non questa bestia!

Tu non sei solo.

No non ora..Non distrarmi stupida voce!

Tu non sei solo.

Chi sei!?

Tu non sei solo.

NO!

Gidan rimase in ginocchio con le mani sopra la testa; voleva che quella voce sparisse completamente, voleva potersi rialzare e combattere, ma quella voce glielo impediva. Il ragazzo non si accorse che proprio davanti a lui c’era quell’enorme bestia e, appena alzò lo sguardo, capì di essere senza speranze; il mostro caricò e con il suo corno colpì Gidan dritto nello stomaco facendolo volare. Il Jenoma atterrò dritto al suolo e lì il mondo diventò buio ancora una volta..
 
Il pavimento è freddo..Non riesco ad aprire gli occhi; questa è proprio la fine. E’ quello che merito? Sì, è la mia punizione per aver abbandonato tutti ed essendo solo devo morire solo..

Tu non sei solo.

Cosa!?

All’improvviso Gidan si risvegliò e si ritrovò in una stanza buia; riusciva a muoversi e ad alzarsi come se tutto il suo dolore fosse sparito completamente. Incominciò a camminare senza sosta, voleva trovare l’uscita, ma era come se si stesse muovendo nel vuoto; in un attimo si fermò e si guardò le mani abbassando lo sguardo.

Sono morto..sento di nuovo quella sensazione che provavo prima di risvegliarmi in quella maledetta stanza; cosa sta succedendo? Perché ho il presentimento che qualcuno mi stia fissando o mi stia seguendo?

Il Jenoma si guardò intorno e non riuscì e vedere nulla; era tutto buio, perciò decise di fermarsi. Ormai era tutto inutile, non sapeva come uscire da questo loop infinito.

Questo è l’inferno? Sono davvero patetico, ma penso che sia la cosa giusta; la mia vita non avrebbe avuto alcun senso anche se fossi riuscito a fermare Garland. Non sarebbe cambiato nulla, sarei rimasto comunque un recipiente vuoto..freddo..senza emozioni..solo..

Tu non sei solo.

La voce che sentì Gidan questa volta era molto vicina e non proveniva più dalla sua testa, perciò decise di guardarsi intorno ed iniziò a correre; corse, corse e corse pur di trovare chi lo stesse chiamando, chi lo stesse incitando, chi non volesse farlo sentire solo.

Adesso basta, devo trovarlo: chi sei? Dimmi chi sei! Corro, corro e corro, ma.. non vedo nessuno…Aspetta! Vedo qualcuno! Daga? No. Chi allora? Devo accelerare, devo accelerare, devo-

Il Jenoma non fece in tempo a finire i suoi pensieri che si bloccò. Riuscì finalmente a vedere e a capire chi fosse colui che lo chiamava tutte quelle volte e che ripeteva sempre la stessa identica frase; finalmente la risposta era proprio davanti ai suoi occhi. Era lui.

Sono io.. Come..com’è possibile? Sarà solo mia immagine riflessa in questo posto, non posso essere io…

Il Gidan che si ritrovò proprio davanti lo stava guardando fisso negli occhi; era fiero e sicuro di sé, ma soprattutto sorrideva e dietro di lui si vedevano in modo molto sfuocato tutti gli altri suoi compagni.

Ehi, ciao Gidan. Perché fai quella faccia? Sono te non lo vedi?

No..no..no non è possibile! Io non sono così! Io non sono felice e circondato di amici! Sei solo il frutto della mia immaginazione, IO SONO MORTO!

Non sei morto, diciamo che sei tra la vita e la morte in questo momento. Perché non ti rialzi? Cosa stai aspettando? Ci sono i tuoi amici che ti stanno aspettando.

Continuò a parlare la figura cambiando tono di voce, ma rimanendo sempre con il sorriso sulle labbra: proprio come farebbe il “vero” Gidan. Il ragazzo rimase pietrificato, i suoi occhi erano spalancati e sentì sempre di più le sue iridi azzurre riempirsi di lacrime; non era possibile, riusciva a stento a crederci tanto che iniziò a tremare. Aveva paura.

Tu non esisti..Vattene via! Lasciami solo, com’è giusto che sia!

Tu non sei solo.

Non è vero!

Tu non sei solo.

Smettila!

Tu non sei solo.

BASTA!

Tu non sei solo.

All’ennesima volta, Gidan iniziò ad urlare tanto che si inginocchiò dal dolore che stava provando e iniziò a dare pugni contro il pavimento, ma soprattutto pianse.. Lacrime di dolore.. Lacrime di ingiustizia..Lacrime di solitudine..

Lasciami in pace! Sono solo bugie!

Sei tu quello che sta dicendo un sacco di bugie.

Cosa..?

Sei tu che hai abbandonato i tuoi amici. Tu non sei solo Gidan. Guardami: sono te, il “vero” te; io esisto perché tu esisti, sei tu che mi hai creato.

I-io..?

Sì, tu. Gidan, tu dentro di te sai di non essere solo, tu vuoi solo auto convincerti di non avere nessuno accanto; anche se sei un recipiente per gli altri rimarrai sempre un amico, una persona speciale, la guida del gruppo, perché sei tu che dirigi la tua squadra e loro non possono desiderare un capo migliore di te. Ascoltami, Gidan. Ascolta te stesso; sii sicuro di te perché è questo quello che vuoi.

Quello che voglio..?

Gidan si rialzò, ma continuava ad avere le lacrime agli occhi; non riusciva a smettere di piangere, ma più guardava se stesso, più incominciava a pensare e a riflettere alla parole di quel Gidan. Il ragazzo cercò di avvicinarsi sempre di più alla sua figura arrivando proprio l’uno di fronte all’altro; si fissarono per un bel po’ fino a quando il Jenoma decise di porgere la mano al se stesso sorridente.

Adesso sì che mi riconosco. Vai, uccidi quel mostro, distruggi Garland, ma soprattutto…”Lei” ti sta aspettando…sta venendo a prenderti.

Lei?

Gidan non fece in tempo a finire la frase che, appena la sua figura aggrappò la sua mano, si ritrovò avvolto da una strana luce; era calda e stava restituendo tutte le forze al ragazzo: era Magia Bianca. Quando Gidan riaprì gli occhi si ritrovò a terra proprio dove il mostro l’aveva lanciato e senza pensarci due volte si rialzò pieno di energia e riprese le sue lame.
--Sicuro che non hai bisogno di me?-- disse una voce femminile alle spalle del ragazzo; appena si girò si accorse che era proprio lei che questa volta lo aveva salvato.
--Daga!!-- esclamò quasi felice.
--Sei pronto?--
--Sono sempre pronto.-- rispose Gidan con un ghigno e i due si lanciarono nella mischia. Il Jenoma incominciò ad attaccare a raffica il mostro e questa volta riuscì a ferirlo, mentre la regina di Alexandria evocò il suo primo spirito che l’aiutò con il recupero delle sue invocazioni: Lamù, lo Spirito dei Fulmini.
--Spirale di saette!-- gridarono i due all’unisono e la bestia venne completamente ferita tanto che non riusciva quasi a muoversi a causa delle scariche potenti. Gidan ne approfittò e con una serie di fendenti riuscì a spezzare definitivamente il corno del mostro e conficcò le sue due lame negli occhi della bestia lasciandola completamente cieca. Il colpo di grazia glielo diede Daga, la quale invocò Bahamut e disintegrarono definitivamente quel mostro, il quale si dissolse nell’aria facendo cadere dei piccoli scintillii bianchi di purezza. Gidan aveva il fiatone per tutti i salti e abilità che aveva usato, mentre Daga aveva sprecato un bel po’ di magia, ma i due si ripresero senza fatica; il ragazzo posò le sue due lame e si girò verso la ragazza.
--Daga!--
--E così pensi di poter risolvere tutto da solo?-- tagliò subito corto Daga.
--Cerca di capirmi! Non voglio coinvolgervi!-- gridò Gidan dandole le spalle.

Non voglio che lei venga ferita.. voglio solo proteggerti, perché non capisci?

--Ma come? Non siamo tuoi amici?--
--Proprio per questo non voglio mettervi in mezzo.--

Lo so..ho sbagliato..voi siete i miei amici..e tengo molto a voi…Devo dirle la verità..

--Io non sono nato a Gaya! E forse sono stato io stesso a distruggere Alexandria!-- disse Gidan guardando la ragazza negli occhi. --Come posso continuare a stare con voi?--
--Tu..tu ti sei sempre preso cura di noi!-- gridò Daga con sicurezza. --Forse non l’hai capito, ma anche noi ti vogliamo bene!--
Appena Gidan sentì quelle parole, gli venne subito in mente la sua figura; erano le stesse parole, allora era vero che tutti loro lo vedevano come un grande capo e come una persona speciale. Daga voleva proprio rimanere insieme a lui, Jenoma o no; mentre la guardava riusciva quasi a scrutare l’altro Gidan, come se si ritrovasse ancora in quella stanza con lui, perché voleva proprio che riflettesse e riuscisse a capire che lui non era assolutamente inutile.
--Ci siamo aiutati a vicenda! E così come tu credevi in noi, noi credevamo in te!-- continuò la ragazza. --Tu ci hai salvato tante volte e adesso anche noi..-- si fermò quasi sul punto di piangere pensando a tutte quelle volte in cui Gidan le stette accanto e cercò sempre in tutti i modi di tirarla su di morale e di farla andare avanti.
--..Vogliamo salvare te!--
Il ragazzo rimase pietrificato da quelle parole; ancora non riusciva a crederci, ma quelle singole frasi lo resero felice. Gidan si avvicinò verso di lei e questa volta a passo risoluto; senza zoppicare e senza rallentare.
--Daga..-- bisbigliò.
--Lei c’ha raggione!-- gridò qualcuno in lontananza; era Quina che correva verso il Jenoma con la sua lingua che svolazzava. --Una vorta la maestra mia me disse: “Se te danno ‘na cosa bona, devi restituinne una altrettanto bona!”-- affermò convinta la Qu.
--Ed io nun t’ho ancora restituito la rana!-- concluse.
--Quina!-- disse Gidan. Successivamente arrivò Steiner con la sua armatura abbastanza rumorosa.
--Lasciarti andare sarebbe un disonore per un cavaliere come me!--  affermò il cavaliere con i pugni stretti. --Non t’illudere! Ti seguirò fino all’inferno!--
--Steiner!--

No non va bene..io vi voglio bene, ma non potete rischiare così per me..però..

--Maledizione..Siete proprio degli scocciatori!-- bisbigliò Gidan con un leggero sorriso che nascose abbassando la testa.
--Non sei da meno, furfante!-- gridò Steiner con il suo solito parlare antiquato.
--Allora..andiamo?-- domandò Daga che guardò tutta la scena. --Ma gli altri quattro?--

Gli altri!? No cavolo sono rimasti indietro!

Il Jenoma si avvicinò subito alla porta e cercò di aprirla.
--Forse sono caduti in qualche trappola!-- continuò fissando la porta.
--Può esse.-- rispose Quina.
--E’ tutta colpa tua, come al solito!-- gridò Steiner su tutte le furie.
--Certo! Non avresti dovuto..-- provò a parlare Daga.

Lo so che è colpa mia, perciò rimedierò al mio errore.

--Calma! Io..non volevo. Comunque torniamo indietro..insieme!-- affermò Gidan con determinazione e sicurezza.
Così i quattro compagni decisero di tornare indietro per andare a recuperare gli altri; Gidan sperò molto che non fossero caduti in qualche trappola, non se lo sarebbe mai perdonato. Appena il ragazzo e gli altri varcarono le prime due porte, si ritrovarono tutti insieme; Freya, Eiko, Vivi e Amarant stavano bene, perciò Gidan tirò un sospiro di sollievo. Freya rimase sbigottita, non si aspettava che il Jenoma potesse tornare indietro a riprenderli.
--Gidan!-- gridò Vivi con gli occhi che gli si illuminarono di felicità; sapeva che il ragazzo sarebbe venuto a riprenderli, Gidan ormai era come un eroe per il piccolo mago nero.
--Insomma Gidan! Ci lasci sempre indietro!-- urlò Eiko mettendosi le mani nei fianchi. Gidan la fissò e si inginocchiò arrivando quasi alla sua altezza.
--Scusate. Ho capito che dobbiamo stare tutti insieme.-- disse con tono serio.
--N-non lasciarci p-più!-- affermò Vivi avvicinandosi al Jenoma.
--Va bene.-- concluse Gidan accarezzando la testa del piccolo mago.
--Sei svanito nel nulla.-- intervenne Freya. --Vai, torni..sei proprio un indeciso.-- continuò Amarant.
--… Voglio fermare Garland!-- ribatté il ragazzo.
--Ce la f-faremo, se stiamo t-tutti insieme!--  urlò il mago nero.
--Sì, hai ragione Vivi.-- lo assecondò Gidan.
--Allora andiamo!-- concluse Daga incominciando ad incamminarsi; tutti la seguirono mentre Gidan decise di rimanere indietro assaporandosi tutta la scena. Vedere tutti i suoi amici preoccuparsi per lui lo rese veramente felice; pensava proprio di essere rimasto solo, di non valere nulla, quando invece la risposta l’aveva sempre avuta davanti ai suoi occhi: erano i suoi amici che gli volevano bene e che non l’avrebbero mai abbandonato. Anche se era un recipiente vuoto, loro lo riempivano e davano un significato alla sua vita e capì di essere importante per loro, soprattutto per Daga; la regina non aveva tutti i torti, lui era rimasto sempre accanto a lei specialmente quando non riuscì a parlare dopo la morte di sua madre. Gidan continuava a guardare i suoi amici e sorrise mentre una lacrima di felicità gli rigava dolcemente il viso, dopodiché si incamminò per raggiungere la sua squadra con passo deciso; il prossimo obbiettivo era Garland.

Io non sono solo.
   
 
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