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Autore: _Fedra_    21/10/2016    6 recensioni
Vienna, 1762
Un giovanissimo Wolfgang Amadeus Mozart viene invitato alla corte degli Asburgo per esibirsi di fronte all'imperatrice Maria Teresa e ai suoi figli. L'incontro inaspettato di quel giorno cambierà per sempre la sua vita. E gli farà apprendere, troppo presto, un'amara verità.
Il piccolo musicista ignora però che qualcuno, nascosto dal velo del tempo, lo sta osservando...
Piccolo esperimento che vuole raccogliere i principali anime e manga ambientati durante la Rivoluzione Francese, primi fra tutti Lady Oscar, Le Chevalier d'Eon, Il Tulipano Nero e Innocent, riunendoli insieme a uno degli ultimi capitoli di Assassin's Creed, questa piccola one-shot vuole essere il capitolo introduttivo di una saga in fase di scrittura che attualmente prevede ben due volumi.
Siate clementi!
Genere: Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Maria Teresa, Marie Antoinette, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Concerto

*

 
 
 
 
 
Vienna, 1762
 
La prima volta che la vide, Wolfgang era solo un bambino dai grandi occhi celesti incastrato nella marsina color verde bottiglia e la parrucca impomatata di un adulto in miniatura.
Suo padre Leopold era molto nervoso, quella mattina. Avevano  ricevuto un invito nientemeno che dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria, la donna imponente rivestita di broccato che in quel momento lo scrutava attentamente  dall’alto  del suo trono, circondata  dalla sua multicolore corte di notabili  dai volti  incipriati.
Nonostante la giovanissima età, Wolfgang non aveva potuto fare a meno di percepire la grandezza di quella donna nel momento in cui si era trovato al suo cospetto, lo sguardo a un tempo duro e saggio. Al suo fianco, i suoi quindici figli eramo seduti su scranni imbottiti di porpora, i loro cani da compagnia che si rincorrevano ai loro piedi.
Antoine era la più piccola di loro. Sedeva in disparte, scherzando a voce alta con la sorella maggiore, che le somigliava come una goccia d’acqua. Non sapeva come, ma Wolfgang era rimasto quasi sorpreso nel vederla. Forse perché, in quella sala traboccante di sfarzi e sorrisi ambigui, aveva riconosciuto in lei un’altra fanciulla costretta a portare abiti da adulta perché destinata a essere qualcuno di straordinario.
Eppure, nonostante fosse in qualche modo consapevole di ciò, il piccolo Wolfgang non riusciva a non vedere qualcosa di infinitamente umano in quelle graziose gote paffute, quei grandi occhi vivaci, quella piccola bocca che lasciava intravedere di tanto in tanto gli incisivi troppo grandi.
Anche quel giorno, Wolfgang  aveva dimostrato al grande pubblico le sue doti di bambino prodigio. Aveva suonato con incredibile disinvoltura sia il clavicembalo che il violino, eseguendo docilmente i pezzi che gli venivano richiesti dal pubblico in visibilio e stupendolo subito dopo mostrando alle loro orecchie sbigottite i pezzi che aveva composto  lui stesso con le sue piccole mani paffute. Così come era accaduto in precedenza di fronte ad altre teste coronate ed alti prelati  che avevano invitato quel prodigio al loro cospetto, lo stupore fu unanime.
Persino Antoine, seduta con grazia sul suo scranno, aveva smesso di chiacchierare  con la sorella. Era rimasta immobile e composta, i grandi occhi celesti fissi  su Wolfgang chino sul clavicembalo. Quando poi Leopold Mozart aveva bendato suo figlio con un fazzoletto di seta concessogli da una dama e il ragazzino aveva continuato a suonare imperterrito, lo scroscio di applausi era diventato irrefrenabile e la stessa Antoine era balzata in piedi  con un grido di sorpresa.
Alla fine dello spettacolo,  Maria Teresa si levò in piedi, ripristinando il silenzio.
“È evidente che ciò a cui abbiamo assistito oggi può essere definito solo un prodigio mandato da Dio”, esordì. “Mio piccolo Mozart”, proseguì, rivolgendosi esclusivamente al piccolo musicista “la mia gratitudine e quella della mia corte è troppo grande per essere espressa a parole. Per questo, in qualità di imperatrice d’Austria, prometto di esaudire qualsiasi tuo desiderio”.
Il bambino spalancò i grandi occhi,  balzellando con lo sguardo tra la sovrana e suo padre, la  mascella tesa, per poi soffermarsi sulla corte in attesa.
“Quando sarò  grande, voglio sposare vostra figlia minore”, annunciò,  indicando Antoine senza alcun timore, la quale arrossì vistosamente.
Subito, Wolfgang si rese conto di aver fatto qualcosa di grave. Lo si leggeva nel sorriso congelato sul volto dell’imperatrice, nelle espressioni attonite dei presenti, nel colorito improvvisamente paonazzo di suo padre. Ma la cosa che gli fece più male fu lo sguardo di Antoine, impietrito e confuso.
“Raggiungetemi più tardi nei giardini, giovane Mozart”, fu la risposta di Maria Teresa, il cui sorriso brillava sulle sue labbra sottili come un fuoco freddo. “È bene che conosciate la verità”.

 
*
 
Lo attese di fronte all’ingresso del suo palazzo, immobile di fronte alla vasca circolare della fontana. Il suo seguito di dame era rimasto in disparte, chiaro segno che quella doveva essere una conversazione privata. Anche se l’interlocutore era, in apparenza, solo un bambino.
“C’è una cosa che dovete sapere e che probabilmente nessuno vorrà mai dirvi”, esordì nel momento in cui Wolfgang le si avvicinò a passo incerto. “Ci sono cose che nemmeno un sovrano può fare. Tra queste, la scelta del destino dei propri figli”.
A quelle parole, Wolfgang si sentì avvampare. Era ovvio che si parlava di Antoine.
“La mia figlia minore, Antoine, è già stata promessa a un principe dal giorno della sua nascita. Ella andrà in sposa non appena raggiungerà l’età giusta e diventerà regina di una delle nazioni più potenti della terra, nonché grande alleata dell’Austria. Ciò è scritto nel suo destino e non possiamo fare nulla per opporci ad esso. Ribellarsi al proprio destino significa infatti mettersi contro l’ordine immutabile stabilito da Dio. Mettersi contro Dio significa solo morte, rovina e distruzione. Mi sono spiegata?”.
Mozart annuì, le guance paffute rigate dalle lacrime. Un sorriso carico di benevolenza tornò a brillare sul volto dell’imperatrice.
“Non dovete vergognarvi di quello che avete fatto oggi”, aggiunse. “Avete dimostrato di possedere un cuore puro e valoroso. Per questo, io mi ricorderò per sempre di voi. E, se un giorno mia figlia dovesse avere bisogno di un aiuto, saprò verso chi riporre la mia fiducia.  È una promessa”.

 
 
 
“Svegliati,  Iniziato”.
L’immagine prese a vacillare con un sonoro crepitio, mentre buchi di energia incandescente squarciavano la terra e il cielo.
Un attimo dopo, il volto ovale e abbronzato di Vescovo tornò  a galleggiare nel suo campo visivo, i grandi occhi da cerbiatta e il sorriso  cortese che contrastavano con il bianco asettico delle pareti che la circondavano.
“Questo era solo un piccolo assaggio”, disse, le dita affusolate strette attorno al suo inseparabile tablet. “La scena a cui hai assistito è stato il primo incontro tra Wolfgang Amadeus Mozart e la futura regina di Francia Maria Antonietta. I loro destini si sarebbero presto separati ed entrambi moriranno prematuramente prima ancora di compiere i quarant’anni. Ora, ti starai sicuramente chiedendo perché ti ho mostrato questa scena. È tempo di rinfrescarti la memoria”.
L’immagine di Vescovo si dissolse nuovamente. Al suo posto, comparve la facciata barocca di un’elegante dimora di campagna, l’ingresso accompagnato da un imponente scalone su cui si affacciava un’ampia terrazza costeggiata da  colonne scanalate e ampie vetrate ornate di stucchi.
Con un’improvvisa zoomata, l’immagine si spostò sul retro della villa, dove una bimba dai folti capelli dorati cavalcava con grazia in sella a un bianco destriero, sotto l’occhio vigile di un uomo austero con una parrucca grigia acconciata sul capo. Allo schioccare della sua frusta sull’erba, la bambina faceva eseguire al suo animale svariate figure di maneggio, il tutto con la massima disinvoltura.
“Più decisione, Oscar! Monti come una contadinotta!”, tuonò improvvisamente l’uomo, agitando la frusta con aria minacciosa.
A pochi passi da loro, nascosto all’ombra di un albero, un ragazzino dai folti capelli neri legati in una coda di cavallo osservava la scena con grande interesse, addentrando di tanto in tanto la  mela rossa che teneva tra le mani.
“Ci siamo spostati in Francia, a quattro chilometri dalla reggia di Versailles”, spiegò la voce fuori campo di Vescovo, il tono stranamente metallico. “La bambina che vedi è Oscar François de Jarjayes. Esatto, ha un nome da maschio. Suo padre, il generale  de Jarjayes che vedi  di fronte a te, ha deciso di allevarla come tale a causa della mancanza di eredi maschi. Lei è stata l’ultima di una costante prole di figlie femmine. Era ovvio che, per il bene  della famiglia, si dovesse fare una scelta. E le scelte impongono inevitabilmente dei sacrifici”.
L’attenzione si spostò sul ragazzino nascosto, che in quel preciso istante aveva gettato via il torsolo sgranocchiato della mela.
“Lui è André Grandier, nipote della prima cameriera di casa Jarjayes”, proseguì Vescovo. “Il generale lo ha scelto come compagno di giochi di Oscar, nella speranza di alimentare ancora di più il suo lato maschile e di allontanarla così dai vezzi dei salotti. La domanda è: avrà fatto la scelta giusta?”.
In quel preciso istante, il cavallo si impennò con un nitrito spaventato, gettando Oscar a terra. Subito la bambina scoppiò in lacrime, il volto paonazzo ricoperto di terra.
“Smettila immediatamente di frignare e riporta subito qui quel cavallo! Che razza di guerriero sarai, se invece di farti rispettare dai tuoi sottoposti preferisci rintanarti nell’angolo a piagnucolare come una stupida femmina, eh? Vuoi forse essere come le tue sorelle, una bambola di porcellana buona solo a pregare e a sfornare figli sani e robusti? O forse vuoi qualcosa di più? Io ti sto mettendo di fronte a una scelta, Oscar. Sta a te, decidere. Ti prego solo di non disonorarmi dopo tutto quello che sto facendo per te”, tuonò il generale, furioso.
Oscar annuì, pulendosi il volto con la manica della camicia.
“Perdonatemi, padre”, sussurrò, visibilmente in preda alla vergogna.
Poi afferrò il cavallo per le briglie e, una volta in sella, ripeté l’esercizio correttamente.
Nascosto dietro il tronco d’albero, André osservava la scena come impietrito. Nessuno vide la piccola lacrima rigargli la guancia paffuta e scomparire nel colletto della camicia. Quando il generale De Jarjayes si voltò nella sua direzione, come se fosse stato attratto da uno strano sospetto, il ragazzino era sparito nel nulla.
“Hai visto quello che c’era da vedere “, intervenne la voce di Vescovo. “La tua missione inizia adesso. Non deludermi”.




Ehm ehm ehm...sono tornataaaaaa!!!!! :)
Lo so, a conti fatti sono anni che non mi affaccio in questo fandom, ma sappiate che è da tanto tempo che volevo tornare alla carica con un nuovo crossover! Finalmente, dopo essermi liberata momentaneamente degli impegni universitari, ho trovato il tempo e la forza di scrivere questo piccolo assaggio di una serie che in realtà si prevede molto più lunga.
La mia idea, infatti, è quella di unire Lady Oscar e alcuni tra i principali anime a manga ispirati alla Rivoluzione francese (come Le Chevalier d'Eon, Il Tulipano Nero e Innocent) alla saga di Assassin's Creed. Ci riuscirò? Per ora, vi lascio con questo piccolissimo assaggio, il resto del giudizio è tutto vostro ;)

Spero che apprezziate questa piccola follia e, se vi va, lasciate pure un piccolo commento a riguardo.

A presto!

Vostra,

Fedra

 
   
 
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