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Autore: CarinaCrispidi    21/10/2016    0 recensioni
"Sam e Jude correvano. Dritte per la via di casa, immerse in questa cornice fiabesca e leggera.
Un passo, due passi, sono svelte. Passano pochi minuti, sono istanti, sono piccole virgole in un testo della dubbia durata.
-È ancora qui- mormora Jude, guardando l'amica e cercando di mascherare l'inquietudine.
- dobbiamo andarcene, Sam-.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REM
















 
Sam e Jude stavano camminando, solo camminando. Il passo svelto, i sorrisi accesi, le magliette estive di un giugno che s’apprestava a finire nel largo fiorire dei loro quattordici anni. Il sole inoltrava i sapori di un paesaggio famigliare ed eterno, protetto, riconosciuto, amato da chiunque fosse in grado di trovarvi un po’ di pace, e tutto mentre i colori accesi del fitto fogliame luccicavano al viola del cielo.
Sam e Jude correvano. Dritte per la via di casa, immerse in questa cornice fiabesca e leggera.
Un passo, due passi, sono svelte. Passano pochi minuti, sono istanti, sono piccole virgole in un testo della dubbia durata.
-È ancora qui- mormora Jude, guardando l’amica e cercando di mascherare l’inquietudine.
– dobbiamo andarcene, Sam-. All’imbocco del bivio, nella solita strada di campagna, una porta di legno scrostato le invitava ad entrare in quel vecchio posto dai muri giallastri. Tre finestre superiori, il balconcino in ferro battuto nel centro dell’abitazione, e tanti, tanti pini neri ad ornarne entrambe i lati. Orecchini di un tempo indefinito.
Jude afferra il braccio di Sam con fare violento. È un attimo di scontri fatali tra gli sguardi assenti degli spettatori.
Sam entra. Come ogni ogni volta, come si fa sempre riconoscere lei, per quel fare curioso che la porta, inevitabilmente, sull’orlo del buio.
Un passo, e il legno scricchiola. Due passi, e la piastrella sotto i piedi di Jude traballa. Ha le unghie conficcate nel braccio dell’amica, mentre con rabbia impreca a se stessa per essere stata tanto sconsiderata.
-Non c’è- bisbiglia –non c’è Sammy, torniamo a casa.-
Non demorde.
Dal basso dei polsi, poi, comincia a tirare su l’indice della mano sinistra. L’appoggia dolcemente alle labbra, indicando il silenzio, e rivolge un’occhiata complice verso l’angolo sinistro di quell’entrata così vecchia. – che c’è, Sam?-
Non basta il tempo di porre domande. Subito la ragazzina è pronta a sorridere, estasiata da quello che sarebbe successo di lì a poco.
 
È lì.

Gli occhi scuri, fissi in un’immagine spettrale che provoca un serio rallentamento del sangue nel cuore di Juditte.
– Ti prego, Sam. Andiamo via.-
Sam non risponde, non parla da ore. Inclina di qualche grado a destra il capo, la guarda muoversi, sorridere; ha i capelli scuri. Sono lunghi, pettinati in boccoli perfetti, il viso tondo, la pelle diafana. Si chiede cosa ci faccia ancora lì e per quale motivo non abbia ancora attraversato il confine.
Jude fa un passo indietro, ma non fa in tempo a passare il limite che subito viene fermata dalla mano superba dell’amica.
-No Jude- ha la voce ferma e gli occhi corrucciati –Non farlo-. È un obbligo infinito a restare che rimbomba nelle orecchie sorde della ragazzina.
- Sam, che stai facendo?- il silenzio risponde per lei. Il freddo della manina che delicatamente stringe la mano della sua amica fa il giro del corpo e le ricasca addosso: è Jude a tremare di riflesso. La bambina che stava davanti a loro, la stessa dinnanzi alla quale Sam era imbambolata, cominciò a fare strada in quel posto inquieto. È uno scambio di sorrisi senza età, una fiducia nascosta che Jude decide di non darle e che invece Sam non riesce a trattenere.
-Dove andiamo?-
Non c’è risposta capace di rimbombare nei ricordi peggiore di quella che ottennero loro.
 
Il demonio si rivelò dagli occhi infuocati di quell’essere antropomorfe con la velocità di un lampo. E i suoi denti si ritrovarono conficcati nella carne viva di una peccatrice, i cui occhi ricevettero lo sconto supremo di non vedere oltre.
 
 




 
Ecco. Più o meno è così che è iniziata.
   
 
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