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Autore: GettAmourZe    21/10/2016    8 recensioni
Un nuovo viaggio aspetta Ash Ketchum e Pikachu, stavolta in un'avventura intrapresa per riscoprire chi sono e i loro obbiettivi!
Nella regione di Forsia intraprenderanno un viaggio per definire loro stessi. Vagando in un labirinto di dubbi e crescita, dovranno trovare la via per un futuro molto diverso da quello per cui avevano iniziato a viaggiare.
Combatteranno per realizzare il loro sogni e ristabilire l'equilibrio tra luce e oscurità, accompagnati da nuove e vecchie conoscenze... tra cui qualcuno molto speciale.
Amourshipping (AshxSerena)
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Pikachu, Serena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Anime
Capitoli:
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Spazio d'autori:
Ciao a tutti! Noi siamo i Realuse: Un gruppo di persone che hanno deciso di creare una propria serie di fanfiction basate sull'anime Pokémon, principalmente per ignorare ciò che stanno facendo nell'anime Pokémon ad Ash e rendergli "giustizia" e tributo, rispettando il suo sviluppo e crescita come avrebbe voluto l'autore originale Shudo.
Questa fanfiction sarà principalmente basata sull'avventura di Ash in una regione, con l'obbiettivo di proseguire dove XY ci ha lasciati, toccando uno sviluppo adeguato che riprenda gli ultimi fatti (la sconfitta alla lega, il bacio con Serena e i toni maturi della serie). Ash dovrà riscoprire cosa voglia dire diventare "Maestro Pokémon", sogno che ha fin da bambino ma che potrebbe guardare con occhi diversi crescendo, e essenzialmente scoprire come il suo percorso da allenatore possa incastrarsi con altri aspetti della vita: amore, amici, famiglia, e tante dinamiche con altri personaggi.
Questa fic sarà la prima di una lunga trilogia e introduzione/prequel al vero racconto finale delle avventure di Ash! Speriamo la apprezzerete!Inoltre, facciamo il possibile per offrirvi la migliore qualità possibile, ma a volte ci capita di non notare piccoli errori di battitura. In caso lo facciate voi, ci scusiamo e vi chiediamo di scriverci privatamente nella casella messaggi in modo che possiamo correggerli quanto prima!

Ultima nota importante! Questo capitolo prima della sua riscrittura era stato pubblicato in un'unica parte, però vista la lunghezza estrema a cui è arrivato, abbiamo optato per dividerlo in due parti e facilitarvi la lettura! I nostri capitoli tendono ad essere parecchio lunghi, ma questo superava la norma. Vi consigliamo quindi di leggere il seguente per trovare la seconda parte!

 

Capitolo 1: Precipitando nei ricordi

 

ll mondo Pokémon, un luogo abitato da umani e da creature fantastiche, tutte da scoprire. Ci sono Pokémon di tutti i tipi, di ogni colore, forma e carattere... alcuni più rari, altri più forti. E' proprio con questi amici che gli allenatori si sfidano tra di loro per competere per vari titoli. C'è chi preferisce fare scontri, chi gare, chi esibirsi...

E un ragazzo in particolare aspira al sogno di diventare Maestro Pokémon, viaggiando in lungo e in largo, conoscendo sempre più Pokémon e rendendoli suoi amici. Il suo nome è Ash Ketchum, allenatore proveniente da Biancavilla, il quale ha esplorato in diverse regioni sempre accompagnato dal suo migliore amico e fedele compagno: Pikachu.

Ha salvato il mondo insieme ai suoi amici, reso speciali le vite di molti e contribuito a rendere il mondo un posto migliore, con la speranza di realizzare un giorno il suo sogno: diventare Maestro Pokémon.
Ultimamente, però, il nostro eroe non sembra avere la grinta che lo ha sempre contraddistinto...


L'umore con cui il ragazzo si era alzato dal letto non si abbinava di certo alla splendida e solare giornata. La preoccupazione principale era che ormai era più un'abitudine rispetto ad un occasione rara. Le sue giornate si erano fatte meccanose, un loop continuo tra il dormire e il passare il tempo con i suoi Pokémon al laboratorio.
"Ciao mamma..." sbadigliò lui salutando sua madre.

"Buongiorno tesoro! Dormito bene?" lo salutò sua madre, la signora Delia Ketchum.

"Abbastanza" rispose lui cercando di non preoccuparla. Per quanto riuscisse a dormire, il suo sonno non era sereno e finiva per svegliarsi come se non avesse chiuso occhio. Non poteva dirlo alla madre, ma nemmeno poteva affermare totalmente il contrario, se ne sarebbe di sicuro accorta.

Nemmeno Pikachu pareva capace di tirarlo su da quello stato vuoto in cui il giovane allenatore sembrava essere piombato. Non era pigrizia o depressione, sembrava pià che la sua mente fosse assente... confusa.

Non c'erano tanti allenatori da sfidare o Pokémon nuovi da conoscere e, sebbene si potesse pensare che un viaggio avrebbe risolto tutto, era proprio l'impulso di partire che gli mancava.
Nessuno lo aveva chiesto direttamente al ragazzo, ma chi lo conosceva provava serie preoccupazioni al riguardo. Il professore aveva immaginato di vederlo partire subito alla volta di una nuova regione dopo il ritorno da Kalos, invece erano passati 7 mesi e non aveva mai menzionato nulla. Tracey aveva cercato di mettersi in contatto con Brock e Misty per ricevere un aiuto in merito, ma il primo non si trovava più nemmeno a Plumbeopoli e non era riuscito a parlarci, mentre l'altra era troppo impegnata alla sua palestra. La ragazza avrebbe chiuso la palestra e sarebbe corsa a Biancavilla se fosse stato unicamente per lei, ma erano in periodo pre lega e bisogna tenere aperto per gli ultimi allenatori che dovevano conquistare le ultime medaglie prima del torneo.

Anche Delia aveva i suoi dubbi. Era sempre stata la prima ad aver espresso il desiderio di godersi un po' il suo bambino ormai cresciuto e averlo di più a casa. Eppure come madre vedeva però quanto fosse innaturale da parte di suo figlio questo comportamento e quanto sembrasse malsano.
Se tutto fosse ok non sarebbe ancora lì a casa. Sarebbe fuori a continuare a inseguire il suo sogno, mentre ora sembrava comportarsi come se non ce ne fosse alcuno.
L'essere cresciuto non era una scusa sufficiente, gli ormoni e le crisi adolescenziali non arrivavano a tanto.

Era ovvio che era successo qualcosa a Kalos. Quel viaggio era stato senza precedenti e poteva solo immaginare quanto fosse stato importante per la maturazione del figlio. I suoi occhi ad ogni videochiamata brillavano pieni di ambizioni e determinazione, soddisfazione e serenità.
Ne era sicura, Ash a Kalos era stato felice. Aveva avuto degli amici speciali che lo avevano fatto sentire come in una seconda famiglia, aveva raggiunto livelli di potenza incredibili ed era migliorato sotto ogni aspetto.

Certo c'erano la sconfitta alla lega, la battaglia contro il Team Flare, l'aver lasciato là Greninja e Goodra, la separazione da Lem, Clem e Serena...
Non pensava che avrebbero avuto un tale impatto sul figlio, dopotutto era abituato agli addii e alle riscoperte. Dopo la prima separazione da Brock e Misty era riuscito ad accettare la cosa con positività.
Eppure erano bastati pochi giorni dopo il rientro a casa e il suo diciottesimo compleanno a vedere il cambiamento.
Non sapeva come affrontare la questione, anche se da mesi sentiva il bisogno di farlo.

Pikachu saltò sul tavolo per sgranocchiare la sua colazione. Di norma quel momento della giornata era il più caotico, o così si era abituato in passato. Ash si avventava sul cibo non appena pronto ed era una gara a chi si abbuffava di più. Ash era convinto che mangiare fosse fondamentale per affrontare ogni giornata con la carica, ma ormai essa era sparita e così l'appetito.

"Pikapi?" lo chiamò Pikachu, cercando di richiamare all'attenzione il suo allenatore. Se non ci fosse riuscito lui chi avrebbe potuto farlo?
Persino un attacco del Team Rocket lo avrebbe stimolato in quel momento, ma anche loro erano spariti e non si erano più fatti vivi per attaccarli. Una vacanza innaturalmente lunga da parte loro.

Delia appoggiò un piatto enorme pieno di frittelle davanti ad Ash, vedendo che i biscotti non volevano proprio entrare nel suo stomaco e con affetto gli appoggiò una mano sul capo "Su tesoro. So che ultimamente non è un bel periodo, ma se non mangi come tuo solito potresti ammalarti" vide il figlio annuire con un lieve sorriso, sforzato il più possibile. Rincuorata allora alzò la forchetta con fare scherzoso e minaccioso e gliela puntò addosso "Adesso mangia o mi toccherà fartelo ingoiare con la forza!"

Il ragazzo rilasciò una risata spontanea e iniziò a mangiare. Per fortuna alcune pratiche da mamma ancora funzionavano.
Però prima o poi avrebbe dovuto scoprire cosa c'era nella testa del figlio e perché sembrasse tanto assente.
Le si strinse il cuore a vedere quel sorriso forzato. Oltre a metterci più tempo del solito, finì la porzione con estrema fatica.

"Grazie mamma! Era ottimo come sempre." Adorava il cibo di sua madre, era straordinario sia come sapore che come quantità di affetto, ma c'era questo peso fastidioso sullo stomaco che faceva passare la fame.



"Io esco a fare due passi, vieni con me Pikachu?" Il topino elettrico annuì e saltò sulla sua spalla, doveva pur tenere d'occhio il suo allenatore


"Vai al laboratorio?" Chiede Delia.

"Oh, no non ancora. Penso che farò una passeggiata nel bosco" sorrise mettendosi il berretto in testa "Non preoccuparti, non penso starò via molto" la rassicurò mentre si avvicinava alla porta.

"Mi raccomando, non cadere da qualche albero di nuovo" scherzò sua madre ricordando la caduta di qualche settimana prima.

"Eddai!" sbuffò lui un po' imbarazzato mentre chiudeva la porta dietro di sé.

Non servì però vederlo oltre la porta per percepire il totale cambio di umore che probabilmente aveva assunto ora che non era più in sua presenza. Nemmeno le servì sentire il sospiro del figlio che si allontanava da casa.
Non poteva andare avanti così.

Si tolse il grembiule da cucina e salì insieme a Mimey nella camera di suo figlio per rassettare la stanza. Non è che ci fosse un grande disordine ma da come era tutto disposto si vedeva una mancanza di... vitalità. Suo figlio era sempre stato diligente quando si trattava di tenere in ordine la stanza, o almeno renderla decente. Non aveva smesso, ma era visibile che non riusciva a farlo bene di recente e non era per mancanza di voglia.
Il letto era fatto ma faceva rabbrividire, sembrava la tana di un Bidoof. I peluche di Pokémon erano sparsi per la stanza, i portamedaglie storti come se li avesse guardati per ore e appoggiati senza pensarci.

Un'altra abitudine che aveva perso e che preoccupava la donna era guardare lotte in televisione. Ash non era mai stato un grande amante della tv, aveva sempre preferito giocare all'aperto o esplorare l'ambiente. Tuttavia c'erano delle eccezioni e quelle erano per le lotte Pokémon. Se la televisione era stata accesa da Ash era per qualche scontro da seguire e da cui imparare. Non smetteva mai di informarsi su Pokémon e tornei delle varie regioni, alle volte guardava anche i Contest di Vera o Lucinda se ne aveva l'occasione, oppure le lotte dei suoi vecchi rivali.
Delia lo aveva sempre visto come specie di monito ad un'imminente partenza.

Ma quella volta era tutto diverso. Non guardava più lotte Pokémon o news, le poche occasioni in cui il ragazzo aveva acceso la televisione era per controllare i Contest della regione di Hoenn, spegnendo spesso dopo l'annuncio delle partecipanti. Aveva intuito che forse voleva vedere le prime gare di Serena, ma probabilmente non riusciva mai a beccare quella giusta.
Poi pian piano era arrivato a smettere, forse rassegnato.

I giorni erano passati uno dietro l'altro eppure lui era rimasto. Non aveva menzionato l'intenzione di partire verso una nuova regione, partecipare a qualche torneo, non aveva più chiesto se erano arrivate riviste con informazioni e soprattutto aveva smesso di parlare delle sue avventure a Kalos, cosa che invece aveva fatto quasi ad ogni singola ora nei primi giorni successivi al suo ritorno. Inizialmente pensava volesse solo una pausa, ma qui c'era qualcosa di decisamente strano nel suo bambino.
Forse riordinando avrebbe trovato qualche spunto per capire.

Sistemò per prima cosa il letto, poi il guardaroba con i suoi vestiti, non trovando assolutamente nulla. Passò l'aspirapolvere, pulì pavimenti e finestre, tolse la polvere dai comodini e rimise a posto tappeto, puff e peluches.

Arrivò il momento di controllare gli effetti personali di Ash. Sentiva un pò di rammarico nel farlo, perché ormai suo figlio era grande e aveva diritto di gestirsi le sue cose private. Però, a mali estremi, estremi rimedi.
I portamedaglie ora erano dritti così come i suoi trofei.
Aveva di sicuro considerato che riguardasse la sconfitta alla lega di Kalos. Ricordava la promessa che le aveva fatto prima di partire ed era arrivato così vicino a mantenerla. Forse avrebbe dovuto dirgli che non le pesava il fatto che non ce l'avesse fatta? Che era un orgoglio continuo per lei che ce l'avesse messa tutta? Che non doveva ripagarla di nulla o dimostrarle qualcosa?
Forse aveva perso la motivazione di rincorrere il suo sogno?

La sezione in cui aveva messo ciò che aveva portato da Kalos era quella più disordinata prima che la sistemasse. C'era la medaglia datagli per aver salvato Kalos, ricordo del mezzo infarto che aveva avuto nel sapere al telegiornale della guerra a cui stava partecipando, poi quella per il secondo posto alla lega, gli stemmi delle varie palestre e poi altri oggetti. Ciò che la lasciavano più confusa erano: i diversi sacchettini di stoffa che emanavano un aroma di biscotti, una pokéball probabilmente appartenuta a Greninja e Goodra e delle foto. Parecchie foto.
Prese in mano le fotografie scattate durante il suo viaggio, la maggior parte erano di lui, Serena, Lem e Clem. Ash non aveva mai portato troppe fotografie a casa dei suoi viaggi, questa era la prima volta davvero che ne trovava un mucchio. Erano tutte foto molto... quotidiane.

Alcune erano in posa, altre invece erano scattate cogliendo l'attimo. In un certo senso le riempiva quel vuoto di non poter vedere suo figlio comunemente, vivere con lui la vita di ogni giorno.
Sembrava così felice in quelle foto.
Avrebbe voluto tanto invitarli lì a casa. Sembravano bravi ragazzi e sopratutto rendevano felice suo figlio. Purtroppo il fato non era stato molto gentile nel separarli, chissà come sarebbe andata se avessero continuato assieme il viaggio in un'altra regione...
Gli aveva fatto così tanto male lasciare i suoi amici? Si trovava così bene a Kalos? Avrebbe dovuto spingerlo a stare con loro un po' di più? Forse gli aveva fatto sentire troppa pressione per tornare e non farle sentire più la sua mancanza?

C'erano molte opzioni, forse era un miscuglio di tutte quante, ma doveva cercare di farlo stare meglio.
Mimey si avvicinò a lei, vedendola con un triste sorriso. Sapeva che le faceva male vedere suo figlio in quello stato e non vederlo felice, ma non doveva colpevolizzarsi di ciò. "Mi?"
Forse doveva rendere ufficiale quell'invito a cena per i suoi amici.

"Non preoccuparti, ma c'è qualche chiamata che dobbiamo fare" passò una man sull'occhio strofinandolo anche se non scendevano lacrime. "Cosa hai lì in mano?" gli chiese puntando il dito verso una specie di Walkie-Talkie con schermo. Un pò stravagante per essere un banale telefono, oltre al fatto che non le pareva Ash avesse un cellulare.

Sul dispositivo vi era attaccato un bigliettino con la strana scritta: "Dispositivo Lemmico Chiamamici"

Lo afferrò con curiosità, forse era del suo amico Lem? Sapeva che amava costruire invenzioni e il nome dello strumento sembrava il suo. Pigiò il comando d'accensione e dopo un po' si sentì una voce robotica "Potere alla scienza, il futuro è qui! Dispositivo Lemmico attivato!"

Rilasciò una risatina mentre vide quattro faccine apparire sullo schermo, sembravano proprio i tre amici di Ash. Cliccò l'icona dell'inventore con gli occhiali in stile chibi. Subito il dispositivo iniziò a squillare e si accorse di aver probabilmente avviato una chiamata. In brevissimo tempo apparve sullo schermo del dispositivo la faccia di un ragazzino biondo con gli occhiali.

"Hey Aaaa... " La voce da entusiasta divenne confusa. Il ragazzo si sistemò gli occhiali confuso, non capendo subito come mai ci fosse la madre di Ash davanti a lui. L'aveva riconosciuta, ma non immaginato di essere chiamato da lei "M-Ma.. lei è Delia?" chiese la conferma.

Delia un po' confusa ribatté "Si sono io, ciao Lem!"

"Ah... mi scusi. Il fatto è che l'oggetto con cui mi sta chiamando l'ho regalato tempo fa ad Ash per le emergenze e non mi aspettavo di..."

Delia, imbarazzata, lo interruppe "Scusami tu. Presumo che ti aspettavi di vedere lui sullo schermo!"

"Già proprio così!" Puntualizzò il capopalestra.

Una risatina lasciò qualche secondo di pausa alla loro conversazione. Ci fu un attimo di silenzio ma al progredire del leggero imbarazzo Lem decise di andare al nocciolo della questione. "Mi scusi se lo chiedo... ma Ash come sta? Insomma, perché mi chiama lei?" Si accorse di essere sembrato sgarbato e provò a correggersi "Non che mi dispiaccia o mi dia fastidio! Ma questo strumento probabilmente ce lo eravamo tutti dimenticati quando ci siamo separati quindi già vederlo usato mi stupisce, ancor più se non è Ash"

Delia sospirò "Beh, a dire il vero stavo solo riordinando la sua stanza e vedendo questo dispositivo ho provato ad usarlo! A dire il vero però volevo chiamarti normalmente quindi ne approfitterei per chiederti qualcosa..."

"Oh, chieda pure!"

"Quale era il tuo rapporto con Ash? E gli altri compagni con cui viaggiavate? Insomma lui me ne ha parlato e sembrava molto contento ma vorrei sapere da te..."

"Beh abbiamo un forte legame tra di noi... è stato un viaggio meraviglioso ed eravamo molto uniti!." rispose il capopalestra, ripensando al viaggio insieme ai suoi amici. "Signora Ketchum, non vorrei sembrare inopportuno, ma..."

"Chiedi pure" stavolta fu lei a pronunciare quelle parole cordialmente con una voce materna.

"C'è qualche problema? Mi pare un po' stanca signora Ketchum..." si preoccupò l'inventore.

Delia sorrise alla premura del ragazzo "Chiamami pure Delia e... non hai tutti i torti" ripensò al periodo che stava passando e decise di essere completamente sincera "In effetti c'è qualche problema che riguarda Ash"

Lem sembrò turbato sentendo quelle parole. Un problema con Ash? Cosa poteva esserci di così grave da far preoccupare tanto sua madre "In che senso?"

"Conosco bene mio figlio e... ultimamente non sembra più se stesso. Credo che con il tempo anche tu ti sia fatto un'idea di come sia: sempre allegro, solare, curioso, determinato, empatico... imprudente. Se è motivato difficilmente si riesce a tenerlo fermo."

"Sì, la descrizione mi pare prettamente uguale" si trattenne da lasciare una risatina. Quello era il modello principale di Ash Ketchum, una persona che pochi vedevano in malo modo.

"Beh, poco combacia adesso" Si sedette con rammarico "All'inizio, dopo il ritorno da Kalos, mi è sembrato appena diverso; maturato sotto ogni punto di vista. Era molto contento del tempo passato con voi e mi ha raccontato quasi tutto, non smetteva di parlarmi delle vostre avventure! Non lo avevo mai visto così soddisfatto!Il punto è... che questa gioia pian piano si è spenta, mentre invece mi aspettavo di vederlo partire subito dopo, di informarsi per nuove regioni"

"Aspetti" la fermò Lem "Ash si trova ancora a Biancavilla? Da come ci eravamo lasciati io pensavo avrebbe continuato a viaggiare"

"Appunto. Non fraintendermi, adoro poter passare più tempo con mio figlio, ma non voglio nemmeno vederlo come un Pidgey zoppo che non riesce più a prendere il volo. Ha lo sguardo perso... assente, gli manca l'appetito e non sembra interessato in alcun modo a continuare il suo percorso per diventare maestro Pokémon. Per quanto provi a sorridere sa bene di non convincermi. Mi sembra un Goldeen fuori dall'acqua"

Guardando lo schermo vide la faccia scioccata e perplessa di Lem, quasi a chiederle se stesse davvero parlando dell'Ash che conoscevano.

"Ho pensato che possa essere la sconfitta nella lega... però non credo sia l'unica ragione. Penso che gli manchiate tutti"

Il biondino portò la mano sotto il mento, sentendosi altrettanto preoccupato "Se non me lo descrivesse con così tanta precisione farei fatica a crederle. Io non ho notato tutti questi cambiamenti quando ci siamo lasciati..." ammise con sincerità "Ash in fondo è migliorato, dovrebbe essere ancora più determinato a partire e credere nella vittoria, trovare nuovi amici... o almeno è quello che ci si aspetterebbe da lui"

Forse il problema era più cosa si aspettava Ash da se stesso?

"Ascolta Lem, non so davvero come aiutarlo in questa occasione. Vorrei che Ash trovasse la sua strada senza sentirsi condizionato da me in alcun modo. Non posso dare una risposta ai suoi dubbi probabilmente, ma so che come mamma posso almeno cercare di risollevarlo. Ricordi quella cena di cui vi ho parlato prima che Ash partisse? Mi farebbe davvero piacere ospitare te e tua sorella per un po'!"

Il volto di Lem si illuminò per un istante, ma ben presto si tramutò in un sorriso smorzato "Non desidererei altro ma..."


Delia annuì comprensiva "Capisco, a Luminopoli è ancora tutto molto difficile, giusto?"

Il ragazzo annuì abbassando il capo "Già. Il sindaco ci tiene molto e sono responsabile per gran parte delle manutenzioni elettriche, Luminopoli ha bisogno di una mano per ripartire. Per quanto riguarda Clem, lei non avrebbe nessun problema conoscendola ed è più in gamba di quel che si creda! Però non so quanto sia conveniente mandarla a fare un viaggio così lungo da sola" Continuò lui a parlottare.

"Capisco..."



"Ma Ash è un caro amico e voglio aiutarlo come lui ha aiutato tutti noi. Potrei arrangiare qualcosa! Sono sicuro che se spiegassi al sindaco e chiedessi a mio padre..."

La donna lo fermò con un caldo sorriso: "Non preoccuparti, Lem. Hai grandi responsabilità e sono sicura che l'ultima cosa che Ash vorrebbe è scoprire che hai trascurato faccende importanti per il suo bene".

"...Sì, non gli piacerebbe..."

 

"Ma questo non significa che tu tenga meno a lui. Sono sicura che lui questo lo sa".

"Ma certo! E' come un fratello per me e mia sorella!" Annuì in fretta sistemandosi gli occhiali "Delia, io e Clem non possiamo venire ma di sicuro faremo una chiamata ad Ash in questi giorni." 

"Grazie, sono sicura che lo rallegrerebbe molto!"

"Spero... anche se vorrei poter fare qualcosa in più..." la sua voce rallentò mentre una scintilla di un colpo di genio gli illuminò gli occhi "Aspetta! Forse io e Clem non potremo venire, ma conosco qualcuno che può farlo. E conoscendola, ha maggiori possibilità di risollevare il morale di Ash!"

"Oh?" La curiosità dipinse i lineamenti di Delia.


...

Nel frattempo, Ash stava passeggiando nel bosco con espressione tranquilla e sobria. Stava pensando, come ormai faceva da giorni e forse questo gli aveva mandato in tilt il cervello. Ogni certezza su cui si era affidato in questi anni era sparita in quello che per lui era stato un battito di ciglia, ma che in verità era tanto tempo. Le sue certezze di essere più vicino al suo sogno si facevano lontane.
Persino l'idea stessa del suo obbiettivo ormai gli sembrava incerta.

Perché voleva diventare Maestro Pokémon?
Cosa era davvero quel titolo?
Lo avrebbe raggiunto nel modo in cui stava andando avanti?

Fin'ora, nonostante tutti i suoi progressi, non era ancora riuscito a farcela e aveva di nuovo mandato tutto all'aria. Ultimamente all'inizio di ogni viaggio aveva come impostato un reset. Ripartire da zero, con un nuovo team e nuova voglia di vincere, ma stesso sogno e stesso bagaglio di esperienze che aveva raccolto nei suoi viaggi. Ciò gli aveva permesso di migliorare tanto eppure...

Stavolta non voleva davvero premere quel bottone, non del tutto almeno.
E se ne era accorto quando ormai era tardi.
Tutti gli amici che si era fatto, la famiglia che si era costruito con Serena, Lem, Clem, Alan, Goodra, Greninja e quella forte sicurezza che stavolta ce l'avrebbe fatta... sembravano considerarsi un capitolo chiuso del suo percorso.
Sembrava tutto così chiaro quando era con loro. Gli era sembrato di raggiungere i cieli più alti per finire con il perdere quota.

Stavano andando tutti avanti con le loro vite.
Perché lui non riusciva stavolta?
Era il primo ad incoraggiare gli altri ad inseguire i loro sogni, ispirarli e a sembrare sicuro di ciò che dovesse fare per migliorarsi. Adesso però gli sembrava invece di essere lui davvero quello che non aveva idea di cosa stesse facendo, di quale percorso davvero doveva intraprendere.

Si chiedeva se resettare e inseguire alla ceca il suo sogno come le altre volte lo avrebbe davvero portato a qualcosa.
Se lasciare indietro sua madre con promesse poi mancate ogni volta sarebbe prima o poi valso qualcosa.

Certo, non da fraintendere, sapeva che nulla è tempo sprecato in un viaggio e che ogni esperienza arricchisce il bagaglio che poi porta a crescere e migliorare.

Allora come mai la sua mente era così incasinata? Perché non riusciva a ricordarselo?

Aveva dato troppi pesi a sua madre in tutti quegli anni. Voleva realizzare il suo sogno e vivere la vita che lei non era stata in grado di sfruttare appieno, vincere quel titolo che non era stata in grado di inseguire.
Inizialmente era solo un suo sogno e una sua personale ambizione, ma ora sapeva che non avrebbe mai riguardato solo lui, ma anche altre persone. Chi lo sosteneva, chi credeva in lui, chi aveva delle aspettative... e chi percorreva il suo stesso cammino.

Il modo in cui aveva lasciato Kalos era stato macchinoso, quasi per ripetere il ciclo che aveva già svolto nelle altre regioni. Arrivare, fare esperienza, andarsene.
Il suo non voler lasciare che finisse come le altre volte lo aveva solo portato a fuggire.

Aveva fatto tutto troppo in fretta ed era scappato a causa della confusione che lo perseguitava. Avrebbe dovuto fermarsi più a lungo e prendersi del tempo per pensare a come proseguire il suo viaggio.
Almeno avrebbe avuto i suoi amici ad aiutarlo e avrebbe potuto dare una mano a Luminopoli un po' di più. Forse avrebbe potuto riprendersi dal grande shock della guerra contro il Team Flare con persone che avevano vissuto la stessa esperienza.
Era proprio a causa dell'intera vicenda che i pensieri erano cominciati, sentendo con ogni fibra del suo essere quanto il titolo fosse stato davvero utile nel grande schema delle cose. Come vincere o meno la lega avessi significato qualcosa quando la posta in gioco del mondo dipendeva dalle persone e dal legame con i loro Pokémon.
Capire quale forza avesse davvero un valore.
 
Ora sembrava che avesse affrettato le cose per entrare in un periodo di attesa.
Come se si fosse sbrigato a fare una promessa e ora non avesse idea di come mantenerla.
Il ricordo di un certo bacio nella sua fugacità dimostrava quanto tutto fosse stato forzato e affrettato. E lui non poteva far altro che ricordare a se stesso che probabilmente Serena si stava impegnando a fondo per mantenere la sua parte della promessa, mentre lui stava perdendo tempo.
 
Mai prima di allora, almeno fino a quel sentito scambio tra loro, aveva sentito l'impulso di renderla orgogliosa come lo provava ora. Voleva essere degno di essere il suo obiettivo. Il che non fece altro che riportare il suo pensiero all'evento che gli aveva scombussolato la testa e il suo significato.
Se fosse rimasto a Kalos e la loro partenza fosse stata posticipata, sarebbe stato in grado di notare qualcosa alla fine? Di affrontare la questione con Serena in modo diverso? Forse avrebbe avuto una cosa in meno a rendere il suo cervello un caos...

"Pika?"

Ash si girò in direzione del suo fidato compagno cercando di smorzare un sorriso "Non preoccuparti, sono solo un po' confuso, come tutti i giorni ormai" si grattò il capo ridacchiando "Andrà tutto a posto prima o poi..."

A Pikachu quel prima o poi non piaceva per niente. Non voleva più vederlo così, faceva star male se stesso e chi gli voleva bene. 

Se solo avesse saputo che sarebbe finita così, avrebbe supportato Dedenne e la sua fuga. Avrebbe persino contribuito a far perdere l'aereo ad Ash e Serena, costringendoli a rimanere a Kalos.
 
Leggendo lo sguardo del suo Pokémon, Ash capì subito i suoi pensieri: "So che tutti sono preoccupati per me, non credi che me ne accorga? L'ultima volta che non ho pensato a ciò che gli altri stavano provando mentre mi buttavo giù, mi sono beccato delle palle di neve in faccia" ricordò, non con sentimento negativo però. Tutto sommato aveva un ricordo piuttosto dolce di quell'esperienza.
 
"Tu vuoi aiutarmi, ma allo stesso tempo so che non posso sempre lasciare che siano gli altri a dare le risposte ai miei problemi" sorrise a malincuore "Posso accettare il sostegno, naturalmente, ma... non so nemmeno come esprimere tutto questo, visto che si tratta di un sacco di questioni diverse. Non riuscirei a mantenere un sorriso e a rassicurarli, per questo ho bisogno di stare da solo per riflettere".

"Pika chu..."

"Non che serva a molto, non riesco a trovare chiarezza e ormai dovrei smetterla di cercare di fingere di stare bene con mia madre... ma non voglio più farla preoccupare" aprì le braccia, lasciando che Pikachu gli saltasse in braccio e strofinasse il naso sotto il mento dell'allenatore "Tutto è rimasto a Kalos: la mia convinzione di realizzare il nostro sogno, gli amici...".

Smise di camminare quando si trovò davanti a un albero. Perché quel luogo era così familiare? Guardò di nuovo l'ambiente che lo circondava e un senso di deja-vu lo colpì. A quanto pare i suoi piedi erano collegati ai pensieri che avevano invaso la sua testa.

Stava parlando di Kalos e ora si trovava sotto l'albero dove aveva incontrato la sua cara amica.



Inspirò ed espirò.
"Vorrei che non fosse passato troppo tempo dal nostro ritorno a casa. Che tutto fosse ancora lì ad aspettarmi come l'ho lasciato e il tempo si fosse fermato" sorrise con un po' di amarezza.
Ma era troppo tardi, no? Serena stava viaggiando per Hoenn e stava giustamente inseguendo i suoi sogni, lui non avrebbe mai potuto mettersi in mezzo. Greninja aveva una responsabilità ben più grande sulle spalle e tutta Luminopoli contava su Lem, con Clem a sostenerlo.
Abbassò la visiera del cappello, cercando di evitare che i raggi filtrati dalle foglie raggiungessero i suoi occhi "Se mi deprimo sempre, sarò solo un peso e non posso chiedere che le loro vite si fermino a causa dei miei desideri egoistici".
 
Il Pokémon abbassò le orecchie affranto dal sorriso nostalgico del suo migliore amico, mentre la sua mano accarezzava la superficie dell'albero.
 
"Pikachu..." la sua voce si interruppe "E se il nostro sogno non esistesse?".

Il topo drizzò subito le orecchie e piegò la testa per la confusione. Il loro sogno? Ash voleva diventare un Maestro Pokémon e lui, in quanto suo migliore amico, voleva partecipare a questo obiettivo.

Ed essere un Maestro Pokémon significava...
...essere il più forte?

Essere un Maestro Pokémon significava solo diventare più forte? Vincere la Lega? Qual era il ruolo e come lo avrebbero raggiunto?

Vincendo la Lega, si possono sfidare i SuperQuattro e, se si sconfigge il Campione, si prende il suo posto. Ma quello non era il Maestro Pokémon, vero? Forse se poi sconfiggi tutti gli altri campioni e dimostri di essere il più forte del mondo...?

Un tempo così aveva pensato Ash, ma dopo essere stato così vicino a fare un passo avanti, aver superato i limiti che aveva incontrato come allenatore, affrontato i folli ideali di un pazzo che voleva la sua forza...

Tutto si stava ponendo in una prospettiva diversa.
Era possibile che per anni avessero cercato di raggiungere qualcosa che era solo frutto della loro immaginazione?
 
L'adolescente dai capelli corvini scosse la testa, scacciando dalla mente ciò che aveva appena espresso e distraendo anche Pikachu dal suo ragionamento. "Andiamo a casa", disse Ash ridacchiando, pensando a cosa gli avrebbe detto una certa persona se lo avesse visto in quello stato. Lo avrebbero rimproverato? O forse questa volta avrebbero fatto qualcosa di diverso? Sapeva che in quel momento un suo sorriso gli avrebbe fatto davvero bene.


...

"Stasera ho preparato le tue polpettine fritte preferite! Ne ho fatto un po' di più del solito, mi aspetto di vedere il piatto pulito!" Avvisò Delia posando davanti ad Ash un piattone pieno di crocchette enormi.

Il ragazzo sembrò quasi intimidito dalla quantità "A-Ah, o-ok" ma anche dal tono della madre. Mai contraddirla quando usava tanta convinzione. Si chiedeva se ci fosse dietro qualcosa.

Attese qualche secondo per iniziare tuttavia. Nell'aria vi era solo silenzio, a parte lo sfrigolare del cibo nelle salsine che si scaldavano sui fornelli. "Oggi ho fatto un giro nella foresta vicina al campo estivo del Professor Oak" tentò lui con fare quieto.

"Hmm." Rispose affaccendata mostrando quasi... indifferenza? Eppure sul suo viso c'era un sorriso.

Per Ash quella era una reazione strana, quindi tentò di avviare un discorso, per quanto fosse una cosa che di recente faceva sua madre. "Non ho visto Pokémon..."

"Hmm."

A quel punto il Biancavillino alzò un sopracciglio stranito. Pikachu copiò la sua espressione, altrettanto confuso. Eppure Delia era sorridente e tranquilla, ma non gli prestava un minimo di attenzione. O forse lo faceva ma non ci dava molta importanza.

Non che ad Ash dispiacesse che sua mamma si preoccupava meno, però se c'era una delle cose che lo spaventasse di più di tutto erano quegli atteggiamenti che assumeva quando le passavano idee in testa.

Però se si fosse stufata di dare corda a questo suo periodo di malumore non avrebbe potuto fargliene una colpa. In fondo per quanto fosse sicuro che la sua scelta di non coinvolgerla era la migliore... gli dispiaceva tagliarla fuori così.

Forse qualcosa poteva almeno accennarla "Mentre passavo in quella zona mi sono ritrovato nel punto dove ho trovato Serena anni fa." disse con un sorriso.

Quello sembrò attirare l'attenzione di Delia che si girò appena verso il figlio con espressione appena sorpresa. Assunse un sorriso, sembrando intenzionata a dire qualcosa quando all'improvviso il telefono squillò. Il viso della donna si illuminò e subito spense i fornelli, si tolse il grembiule e corse a rispondere "Vado io, tesoro!" esclamò Delia con un tono estremamente allegro.

Ash lasciò cadere la testa nella montagna di crocchette arrendendosi. La sua faccia era cosparsa di pezzetti schiacciati delle delizie del piatto ma poco entrò nella sua bocca.
Sua madre a volte era indecifrabile.

Pikachu si avvicinò ad Ash, sempre con la testa affondata nella sua cena e cominciò a dargli delle pacche sulla spalla. Quella roba doveva finire dentro il suo stomaco, non sulla sua faccia. Ma pure lui sapeva che a volte Delia era incomprensibile.

La donna non sembrò metterci tanto. Passarono un paio di minuti quando tornò dalla sua momentanea e breve sparizione. Toccò direttamente il figlio con il dito per richiamarlo e quando lui tirò fuori la faccia dal piatto con mezza crocchetta ancora in bocca rilasciò una risatina "E' per te!"

"E giusto in tempo direi" pensò senza pronunciare le parole.

Ash sembrò confuso. Chi poteva essere? Non aveva chiamato nessuno nei giorni scorsi ed era sicuro che se fossero stati Tracey o Oak, sua madre glielo avrebbe detto subito.

Forse uno dei suoi amici? Da quello che sapeva però quasi tutti erano molto indaffarati. Misty impegnata con la palestra da quanto gli aveva detto Tracey, il periodo pre-lega era pieno per i capipalestra. Brock era da qualche parte a completare il suo percorso di studi come medico Pokémon.

Lem e Clem... non aveva davvero il coraggio di disturbarli quindi non li aveva chiamati. E poi probabilmente in quel momento credevano che lui fosse in chissà quale regione.
Non credeva davvero che Iris e Spighetto lo avrebbero contattato, era da molto che non li sentiva.
Aveva scoperto che Max aveva finalmente iniziato il suo viaggio da allenatore quindi sarebbe stato troppo preso dalle nuove avventure per chiamare proprio lui.
Per quanto riguardava Lucinda e Vera, le aveva sentite qualche mese prima.

La verità era che aveva provato a contattare le due ragazze anche per chiedere loro se fossero passate per Hoenn di recente... speranzoso di avere notizie su Serena visto che non riusciva a vederla mai nei Contest che trovava trasmessi in televisione. Tuttavia Lucinda stava viaggiando momentaneamente con Cetra e Khoury a Unima, mentre Vera si trovava a Johto per una vacanza di famiglia "ora che suo fratello si era levato dalle scatole", così aveva scherzato in merito.


Quello però era stato mesi fa, forse avrebbe dovuto riprovare di recente, visti i falliti tentativi di sapere qualcosa di Serena. Doveva ammettere che si era preoccupato per la situazione, dopotutto era anticlimatico non sentire quasi nulla dell'amica, vista la carriera molto pubblica che stava percorrendo, ma pensava fosse anche estremo chiedere informazioni a Primula.

E ad essere sincero con se stesso, anche se avesse chiamato Serena probabilmente sarebbe stato difficile per lui approcciarla su quella questione. Conosceva se stesso abbastanza per sapere che in quel argomento era una frana e probabilmente avrebbe messo in imbarazzo entrambi.
Senza contare che quelle non erano questioni che avrebbe voluto discutere al telefono, dovevano parlarne faccia a faccia.

Il ragazzo sì avvicinò all'apparecchio ormai sicuro che doveva esserci lo zampino di sua madre, ma se tutte le sue opzioni erano finite, chi poteva essere?

"Ciao Ash!" lo salutò una voce familiare.

Il suono di essa lo mandò in tilt per qualche secondo. Ok, forse non tutte le sue considerazioni erano per forza esatte, per sua grande fortuna e felicità. Abbassò lo sguardo sullo schermo e vide l'amica dai capelli color miele che gli sorrideva agitando la mano timidamente.

"S-Serena?" sembrò troppo stupido per comprendere in quel momento.

Lei confermò con un altro dolcissimo sorriso e le gote appena arrossate.
Ash non poté fare a meno che sentire un improvviso calore dentro al corpo. Un calore che dopo giorni gli stava scaldando l'animo, come una botta di vitalità. Un sorriso enorme apparve sul suo viso, da un orecchio all'altro.

Ok, non sapeva come diamine avesse fatto sua madre a trovarla, ma di questo passo avrebbe potuto lavorare come agente di Bellocchio.

"Come st-... aspetta cos'hai sulla faccia?" provò lei ad iniziare una conversazione, ma il cibo che gli ricopriva la faccia di certo non passava inosservato.

Ash si ricordò che aveva appena fatto un bagno nella sua cena e cominciò ad agitare le mani, pulendosi con un fazzoletto. Poteva sentire le risatine di sua madre dalla cucina e il facepalm di Pikachu in sottofondo.

"Niente, niente! Sono solo scivolato mentre portavo il piatto al tavolo e-ehm..." Scusa scarsa ma credibile "P-Piuttosto tu? Non ci sentiamo da quando ci siamo separati! Come facevi a sapere che ero ancora qui? Anche se penso che in quello c'entri mia madre..." si girò a guardare dietro di sé con uno sguardo sospettoso verso la donna che ora lo guardava in lontananza con un sorriso innocente.

Serena gli fece un occhiolino ridacchiando "Ho le mie fonti! Diciamo che un Fletchling mi ha consigliato di chiamarti! Comunque è vero, è passato tanto tempo. Come te la passi?"

"Ecco... uhm... alla grande!" poté immaginare le sopracciglia di sua madre e Pikachu alzarsi con delle smorfie. Lui però conosceva bene Serena, era fin troppo dolce e altruista. Anche se sapeva di poter confidare in lei di certo aveva altro a cui pensare.

Decise di rigirare la domanda "Piuttosto tu come te la cavi tu?"

"Sto bene! Adesso mi trovo a Kalos a Borgo Bozzetto per trovare mia mamma!" sorrise lei con uno dei suoi soliti sorrisi dolci e semplici.

Aspetta, Borgo Bozzetto? Ash subito assunse un'aria un po' perplessa. "Non sei ad Hoenn? Credevo stessi proseguendo il tuo viaggio..." Si ricordò subito la mancanza di Serena nelle esibizioni che cercava in televisione. "Hai deciso di tornare subito ai Varietà?"

"Non proprio", rispose lei, ancora allegra, ma lui capì dal suo tono che c'era qualcosa che non andava.

 

"Sei sicura che sia tutto a posto?", chiese lui in tono leggermente preoccupato.

 

Hoenn non era proprio dietro l'angolo e tornare a casa durante un viaggio del genere non gli sembrava naturale.

"Volevo solo prendermi una pausa! Hoenn è molto diversa e mia mamma mi ha pregata di tornare a farle compagnia un po'. Era molto preoccupata visto che è la prima volta che mi allontano tanto, così ho deciso di stare da lei per qualche giorno e intanto concedermi un respiro!"

"Oh, capisco" sorrise lui cercando di mettere da parte l'insicurezza.

"Piuttosto... dimmi tu!"

"Io?" ridacchiò nervosamente.

"Tu sei Ash, hai sempre qualcosa da fare, delle novità o piani interessanti! A dire il vero mi ero chiesta in che regione fossi in viaggio, quindi quando il Fletchling mi ha cont-"

"Perché non uno Starly o un Pidove?" scherzò lui interrompendola.

Serena fece una smorfia divertita "Davvero?"

"Hai ragione, mia madre è più paragonabile ad uno Spearow." Concluse lui con un mezzo ghigno, finendo per essere colpito in testa da una ciabatta.

Entrambi risero divertiti "Ok, quindi quando tua madre mi ha contattata e ho saputo che eri a Kanto mi sono incuriosita..."

Ash sapeva che glielo avrebbe chiesto. "Sembrerà strano, ma ho deciso alla fine di stare a casa un po' visto che anche io non vedo mai mia madre!" cercò di mutare un po' la realtà.

Dall'espressione di Serena il ragazzo capì che non sembrava affatto convinta dalla sua scusa. Si aspettava che la ragazza ribattesse e gli chiedesse più sincerità ma invece dopo un sorriso la sentì cambiare totalmente argomento "E i tuoi Pokémon al laboratorio come stanno?"

Ash si ritrovò a sorridere. Per qualche ragione, Serena aveva questa abilità a farlo sentire sempre meglio o a suo agio. E la cosa non gli dispiaceva affatto.

I due finirono per parlare per lungo tempo. Serena gli disse che aveva incontrato Lem e Clem e come Luminopoli si stava rialzando. Lo informò anche di essere passata alla palude a salutare Goodra e che stava molto bene, cosa che rasserenò l'allenatore.

La loro chiacchierata andò avanti più di quanto entrambi poterono immaginare. Un'ora? Forse di più, ma nel rivedere il sorriso entusiasta di Ash, Delia non poté che sentirsi stringere il cuore. Sentire la risata di suo figlio e la sua voce di nuovo limpida le aveva ridonato la vita tutto d'un colpo. Quella ragazza aveva un potere fenomenale su suo figlio.

"Comunque penso dovresti fare un colpo a Lem e Clem, apprezzerebbero molto!"

"Non vorrei disturbarli, con tutto quello che Lem ha da fare..." si grattò leggermente il capo lui titubante.

"Ehi..." lo incoraggiò lei "Qualunque sia la strada su cui saremo tu sei nostro amico e avremo sempre tempo per te, come tu lo hai sempre avuto per noi"

A quelle parole il ragazzo sorrise dolcemente, sentendosi confortato. "Li sono andata a visitare persino di persona, una chiamata non gli porterà mai via chissà quanto tempo!" ridacchiò ripensando effettivamente a quanto tempo loro fossero impegnati a parlare "Beh se non seguono il nostro esempio"

Ash fece le spallucce divertito "In effetti è da un po' che siamo in chiamata, eh?" Non era mai stato il tipo da lunghe conversazioni al telefono, anzi forse anche troppo sbrigativo, ma questa volta sentiva di volersi prendere tutto il tempo possibile.

"Già..." rispose lei dolcemente ma con esitazione.


Ci fu un attimo di silenzio, sapevano entrambi che eventualmente quella telefonata sarebbe dovuta finire e il momento era probabilmente giunto. Ma tutti e due avevano esitazione a farlo.

Fu Serena eventualmente a trovare le parole "Adesso è abbastanza tardi a Kanto, giusto? Forse dovremmo fermarci qui? Non vorrei tenervi svegli!"

"Non preoccuparti! Non è così tardi e tanto mia madre è un Hoothoot! Però hai ragione, avrai anche tu i tuoi impegni!" Non voleva interrompere la chiamata "Però mi ha fatto piacere sentirci, davvero. Non mi spiacerebbe rifarlo qualche volta." Si grattò appena la guancia, cercando di non sembrare sfacciato.
Non voleva comunque essere una distrazione.

La ragazza sorrise con dolcezza "Anche a me."

"Salutami tua mamma, mi raccomando!" Disse lui, notando che effettivamente non si era vista nemmeno per un istante sullo sfondo, altrettanto non si era sentita.

"Certo!" rispose lei cercando di non distogliere lo sguardo dall'amico. Sembrava nervosa?

"Allora... ci si sente! In bocca al lupo per il tuo sogno..." No, perché non riusciva a dire quello che voleva?

"Anche a te Ash, buonanotte!" disse lei salutando con la mano.

Doveva dirglielo, voleva chiederle... "Buonanotte!" furono però le parole che uscirono dalla sua bocca e lo schermo si spense.
Rimase ancora nella stessa posa finale, con mano alzata in modo esitante e il suo sguardo andò a perdersi così come la sua mente.

Perché non le aveva chiesto se poteva andare a trovarli ora che erano tutti a Kalos? Perché aveva sprecato un'altra occasione?

Perché era così testardo e non riusciva a chiedere aiuto?

Ci mise ancora qualche minuto a riprendersi del tutto, ma con grande sollievo notò che gran parte del suo stress sembrava essersi affievolito. I dubbi restavano, ma ora non si sentiva più così tanto ansioso nel trovare una risposta a parte di essi.
O per lo meno alcuni.


Avrebbe pensato dopo alle preoccupazioni.

Ora aveva fame.

Il ragazzo tornò in cucina sotto lo sguardo attento e scrutante di sua madre che non perdeva d'occhio ogni sua mossa o espressione "Per caso potremmo riscaldare la cena? Mi ha venuta un po' di fame..." disse lui massaggiandosi il capo.

Gli occhi di sua madre sembrarono scintillare "Ohhh allora a quanto pare la chiamata della tua amica ti ha fatto bene!" notò Delia con un sorriso e le mani posate sui fianchi.

"Diciamo che è così." rispose ancora un po' scioccato Ash. Alla fine non aveva avuto grandi motivi di preoccuparsi nel parlarle. Non avevano toccato l'argomento più scottante, il che gli dava più tempo per riflettere. Inoltre Serena non aveva insistito quando Ash aveva usato le sue poco credibili scuse riguardo alcune domande.

Però per quanto fosse sollevato, il fatto che Serena sembrasse aver totalmente evitato di parlare del loro saluto sembrava quasi come se proprio non avesse avuto nemmeno l'idea di ricordarglielo, quasi come se se lo fosse dimenticato o lo avesse scartato.
Il pensiero che quel bacio non avesse avuto minimamente un significato, come invece sembrava aver espresso in modo chiaro l'esperienza, lo turbava.

"Mi chiedo ancora come l'hai rintracciata però..." mormorò lui cercando di pensare ad altro.

"Ogni mamma ha i suoi metodi segreti!" gli fece lei un occhiolino prendendo il piatto e mettendolo nel fornetto a scaldare.

Si fece uno strano silenzio nell'aria. Vedendo un sorrisetto malizioso formarsi sul volto di sua madre il ragazzo capì che c'era qualcosa che lei si aspettava. Voleva qualcosa da lui; informazioni che lo avrebbero messo in difficoltà. L'allenatore sentì un brivido lungo il corpo.

Delia in effetti non aveva mai scordato le parole che le aveva detto Lem quando avevano parlato. Nel momento in cui aveva consigliato Serena, lui aveva mostrato un'espressione di chi sa qualcosa di particolare, qualcosa che di cui lei non era a conoscenza. Quando aveva domandato il perché della sua espressione Lem era arrossito in maniera plateale e sembrava abbastanza imbarazzato. Le aveva detto che non stava a lui rispondere.

Il suo istinto da madre ficcanaso finalmente poteva accendersi, aveva aspettato anni per parlare di certi argomenti con il figlio. Aveva pensato che tra suo figlio e Misty ci fosse del tenero in passato ma vista la loro giovane età ai tempi probabilmente la cosa era andata a sfumare crescendo.
Però era la prima volta che vedeva Ash avere delle reazioni così nuove ma genuine.

Aveva avuto qualche sospetto dal modo in cui suo figlio parlava di Serena, ma aveva deciso di non passare subito al "Discorso dell'Onix e del Cloyster". Oltre al fatto che il figlio ne sapeva già un po' dell'argomento, non le pareva il caso di farlo senza avere le dovute conferme.

Oh ma ora le voleva delle conferme.

"Uh... cosa ti prende?"

"Non hai qualcosa da dirmi?"

Lui deglutì con nervosismo "A che proposito?" Sudava freddo.

"Magari hai tralasciato qualche dettaglio della tua avventura a Kalos da dirmi -" iniziò lei, vedendo Ash sempre più a disagio. Sembrava trattenersi "-Che magari coinvolge una certa amica che hai appena telefonato..."

Inizialmente Ash pensava che sua madre avrebbe insistito sulla questione della lontananza dai suoi amici e del suo stato degli ultimi mesi, quindi sentire toccato un tasto diverso, in particolare quel gli mandò in tilt la testa "Uh???"

"Sai, Kalos è la terra dell'amore..." disse con fare curioso, nascondendo il godimento interno.

"Tra me e Serena non è successo assolutamente nulla!!!" esplose lui appena comprese le insinuazioni della madre, ma ricordando che lei non poteva sapere del bacio e che probabilmente si riferiva alla questione in generale si tappò la bocca in fretta e furia. Dannata la sua irruenza, era troppo maldestro in questi argomenti.
Finché si trattava di essere spontaneo forse se la cavava, ma quando doveva collegare il tutto a quella sezione del cervo partiva a mille.

Delia a quel punto mostrò un sorriso a trentadue denti, gli occhi brillavano di emozione. Conosceva suo figlio troppo bene per non considerare quella reazione una conferma. Ash non aveva risposto mai così se non quando gli aveva fatto quel discorso... e ogni volta che aveva provato a fare delle innocenti insinuazioni il figlio comunque non aveva mai avuto reazioni esagerate. Probabilmente perché mai davvero c'era stato qualcosa di fondato, quindi le insinuazioni non lo toccavano.

Aveva fatto centro. "Allora E' successo qualcosa!" si avvicinò con emozione pregandolo di vuotare il sacco, ma il viso di lui chiaramente le dava una risposta di rifiuto. Le sue guance si erano appena arrossate e sudava freddo.

Suo figlio stava arrossendo.

"Beh visto che non posso sapere nulla al riguardo per sicurezza dovrò affrontare la questione al buio e ripeterti il discorso di Onix e Cloyster..." osò lei.

Ash subito sbarrò occhi e bocca nel panico "NO!!! QUELLO NO!"
Non credeva alle sue orecchie. Lo stava minacciando! E lui che voleva mettere l'argomento da parte! Questa era l'ultima cosa che gli serviva.

"Ok, ok, dubito tu sia arrivato a quel punto, ma forse una ripetuta alla metafora di Caterpie..."

"MANGIO DOMANI, BUONANOTTE!" scappò via e corse su per le scale, chiudendosi in camera da letto. Si fiondò sotto le coperte e si coprì la testa con il cuscino, sembrando un bozzolo che si surriscaldava.

"Pika?"

"Non una parola Pikachu... Non. Una. Parola."

La smorfia di un sorriso inaspettato si formò sulle sue labbra, nascosto ancora nel buio della coperta. Sua madre era una peste, ma aveva capito che era successo qualcosa. Sapeva giocare bene le sue carte.

Il suo sorriso cadde.
Ma a che serviva se quel bacio era solo una cosa casuale? Non voleva pensarci, sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma il continuo pensiero che fosse solo una cosa senza nessun significato, gli dava un sapore amaro in bocca.

Non voleva parlarne e non voleva pensarci al momento, era un argomento che lo spaventava.
Però sapeva questo nodo al cuore che lo fregava.

Voleva mettere tutto da parte come le altre volte ma sapeva che questa non lo era. E per cosa avrebbe messo tutto da parte? Il suo sogno?
Che forse era la cosa da cui stava traendo più insicurezze?

Non sapeva più cosa fare e chi era.

Non poteva sapere che la terapia di mamma Delia era solo agli inizi.

...

Il giorno dopo Ash si risvegliò meno turbato ma anche più confuso.
La cosa che più lo sorprendeva era che si sentiva, per la prima volta dopo settimane, riposato. Non era meno confuso ma era più... sereno.
Non si fermò a fare colazione, uscì subito di casa seguito da Pikachu e corse. Non sapeva di preciso dove stava andando, ma sapeva che non era più una camminata nel vuoto.

Sentiva il tepore dei raggi del sole sulla pelle ma anche la freschezza del venticello sul suo viso. Si fermò quando le sue gambe furono stanche, prestando finalmente attenzione a dove si trovava. Era decisamente fuori dal paesino, molto più vicino alla foresta.

Si lasciò cadere nel verde intenso, c'erano parecchi fiori e la freschezza emanata da quel prato di collina era piacevole. Gli dava calma.

Quel campo erboso lo ricordava anche se vagamente. Sentiva dentro questo senso di familiarità che lo pervadeva.

Lo stesso profumo di tanti anni prima.

"Sai Pikachu? Venendo qui mi sono tornati dei ricordi..."

"Pika?"

"Serena ha parlato di quando ci siamo conosciuti, ma ora che ricordo un po' meglio... quello è stato solo l'inizio..."

---

Bene ragazzi, oggi per la caccia al tesoro dovrete andare a cercare dei Pokémon del campo estivo! Stanno giocando nella zona del campo" dichiarò Oak.

I bambini lo ascoltavano silenziosi, ma uno in particolare era riconoscibile nel gruppo. Capelli corvini, occhi marroni e maglia gialla e arancione. Ash non vedeva l'ora di cominciare. 

"Potete partecipare da soli, a coppie o a gruppi di tre! Chi troverà il maggior numero di Pokémon e li accompagnerà alla base sarà il vincitore di questa sfida e domani sarà il mio assistente durante la mia esposizione!" annunciò il professore.

Ash non aveva molto interesse a vincere il gioco in sé, ma voleva esercitarsi a trovare i Pokémon e a fare amicizia con loro. Gli sarebbe piaciuto molto partecipare  in coppia o, meglio ancora, in gruppo, ma purtroppo sapeva di sperare troppo.
I lati negativi dell'essere orfano di padre. Gli portava sulle spalle una pessima reputazione, per quanto poco potesse essere colpa sua. Poteva essere un po' presuntuoso, testardo e troppo entusiasta, ma era ben consapevole dei veri motivi per cui veniva bullizzato, il più delle volte.

Fino a qualche giorno fa, prima della loro sciocca discussione per una pokéball, aveva come amico almeno Gary, il nipote del professore, mentre ora era solo.

"Non ci sono molte regole, l'importante è che torniate entro il tramonto e che non vi allontaniate dall'area del campus!". Così il professore continuò, illustrando le altre regole della caccia al tesoro.
 
Ash non riusciva a prestare attenzione. Oltre a tutti i ragazzi della sua scuola, gli altri provenivano da regioni diverse. Guardò mentre socializzavano tra loro e una fitta di solitudine cominciò a pungerlo dall'interno.
Scosse la testa, allontanando quei pensieri. Prima o poi tutto sarebbe cambiato, ne era certo.
Inoltre, presto avrebbe avuto molti Pokémon come amici.
 
Girò la testa per ascoltare di nuovo il professore, quando qualcuno catturò il suo sguardo. Con la coda dell'occhio osservò una ragazzina, molti metri più indietro, nelle ultime file. Tutti gli altri erano seduti sull'erba uno accanto all'altro, ma lei era in piedi un po' più in là, da sola.
Aveva lunghi capelli biondo miele, ma il cappello di paglia gli impediva di vedere i suoi occhi e i bambini che gli bloccavano la visuale gli permettevano solo di intuire che indossava un vestito rosa.
 
A differenza di molti ragazzi della sua età, per lui avere delle amiche femmine non era una vergogna, e beh... anche se avesse avuto i pidocchi, come dicevano molti ragazzi della sua età, era sicuramente meglio che stare da soli, no?
 
Si chinò un po' per vedere meglio quando iniziarono le urla. Gli occhi gli si allargarono e si affrettò a coprirsi le orecchie. In un attimo fu sopraffatto da un'orda di bambini scatenati.

Una volta al sicuro dal caos, Ash cercò di scorgere la ragazzina, ma sembrava essere sparita. Continuò a guardarsi intorno per qualche minuto, ma non trovandola più decise di rinunciare. Forse si sarebbero incontrati durante il gioco o la sera, quando avrebbero cenato alla mensa.

Decise di concentrarsi sulla ricerca dei Pokémon "Forza, al lavoro!"

E le ore passarono.

"Non ho catturato nessun Pokémon e non c'è quasi più tempo. Gary inizierà sicuramente a vantarsi quando tornerò a mani vuote..." mormorò il ragazzo.

Proprio quando credeva fosse l'ora di arrendersi, si ritrovò davanti un Pokémon blu con la pancia bianca e una spirale su essa.

"Ciao Poliwag!" Ash salutò eccitato riconoscendolo.

La sua mancanza di tranquillità però fece subito reagire Poliwag che fuggì zampe levate verso la parte più fitta della foresta, lasciando indietro Ash.

Il bambino corse all'inseguimento, dimenticando di star uscendo dalla zona consentita del campus "Aspetta! Poliwag non correre!"

Non voleva essere preso in giro, ma nemmeno mettere nei guai quei ragazzini o far preoccupare la madre.

Ash cercò di tenere il passo e di non perdere di vista quella macchietta blu che si faceva sempre più lontana, fino a scomparire. Fu parecchio tempo dopo averlo visto sparire che si fermò. Era in ritardo e sapeva che si sarebbe preso una ramanzina, sia perché si trovava fuori dall'area del campo sia perché al suo ritorno sarebbe stato molto tardi.

Doveva tornare indietro o continuare?
Però voleva anche assicurarsi che Poliwag fosse tornato...
Ogni allenatore Pokémon si prendeva cura dei suoi Pokémon...

Si decise e riprese a cacciare le mani tra i cespugli.

Non sapeva perché ma qualcosa lo spingeva a guardare di fronte a sé e a inoltrarsi nella vegetazione. Forse i rumori provenienti da quella direzione? O era solo l'istinto?
"Poliwag? Dove sei fini...oh?"

Non aveva trovato di certo un Pokémon, ma qualcuno sì. Era lei! La bambina dai capelli biondi e il cappello di paglia!
Come aveva previsto indossava un vestitino rosa e osservandola meglio poteva intravedere l'azzurro dei suoi occhi. Tentò l'approccio nel suo solito, con un sorriso e la sua allegria. "Ciao! Io sono Ash!" La vide però seduta a terra e non sembrava affatto felice. "Ehi, cosa ti è successo?"

La bambina continuava a piagnucolare, ma rispose abbastanza facilmente "Mi sono fatta male al ginocchio..."

Ash si avvicinò, per controllare di cosa si trattasse. Si faceva male spesso nelle sue scorribande e quindi ne aveva visti parecchio di tagli e graffi. "Mmh... vedo..." Non sembrava grave ma se le faceva così male allora doveva aver preso una brutta botta oltre allo sbucciarsi il ginocchio "...Aspetta!" La cercò di calmare tirando fuori un fazzoletto blu dalla tasca.

Lei lo guardò confusa per un attimo, mentre il ragazzino lo teneva in mostra con un sorriso, dopo qualche secondo si avvicinò e lo avvolse attorno alla ferita della bambina "Ecco qui! Va meglio?"

"N-No..."

Ash non smise di sorridere, le serviva un po' di fiducia e incoraggiamento! Come gli aveva insegnato sua mamma. "Adesso ci penso io! Dolore, dolore, sparisci! Guarisci, guarisci, guarisci!" Canticchiò agitando le manine come per fare un incantesimo.

"Allora?!"

La biondina cercò di alzarsi, ma di nuovo il dolore la pervase nella zona ferita, facendola cadere all'indietro "Niente! Non riesco a camminare!" Si lamentò sul punto di piangere di nuovo.

Ash però non era della stessa idea. Assunse uno sguardo determinato ma sempre comprensivo e si mise in piedi di scatto "Forza! Non puoi mollare! Non devi arrenderti mai fino alla fine!" Gridò lui, porgendole la mano per farla alzare.

Inizialmente la bambina ebbe un attimo di esitazione e sporse appena la mano senza afferrarla. Notandola titubante Ash prese confidenza e si allungò di più per unire le loro mani.

Il bimbo le diede una tiratina e con la sua forza la fece alzare, fino a farla cadere tra le braccia. La tenne salda nel suo abbraccio, reggendola in piedi con sicurezza e premura.

Era una sensazione nuova, Ash non capiva perché ma averla tra le sue braccia era più che piacevole. Si sentiva in grado di proteggerla e la cosa gli piaceva! Ancor più il fatto che l'aveva aiutata! Non aveva mai avuto l'occasione di abbracciare qualcuno della sua età o di essere utile in questo modo e la cosa gli dava un calore dentro al petto che lo emozionava.

La guardò negli occhi, mostrandole un ghigno dolce "Visto?!" perdendo dalla testa l'intero gioco, le preoccupazioni del suo ritorno e delle prese in giro, la prese per mano con delicatezza, quasi fosse una principessa e lui il cavaliere.

"Forza andiamo!" le disse incoraggiandola e guidandola con cura e attenzione verso l'uscita del boschetto.

I due bambini mano nella mano continuarono a camminare sentendosi in qualche modo legati, ma non potevano sapere che quel legame che li univa sarebbe stato tanto forte da farli incontrare ancora in futuro.

Per loro fortuna non arrivarono così in ritardo. Il gioco era finito da un pezzo ma erano tornati prima che la loro assenza diventasse un'enorme preoccupazione per gli adulti. Questo permise loro anche di evitare di incontrare altri ragazzini, anche se non dubitavano di essere stati visti.

Subito la ragazzina fu accompagnata in infermeria da Ash, in modo che un'infermiera potesse trattarle la ferita.
Come l'adulta mostrò il disinfettante, Serena rabbrividì, temendo il bruciore. Ash le strinse la mano, che non aveva ancora lasciato da quando erano nella foresta.

"Non preoccuparti, io mi faccio male un sacco di volte! Non è doloroso, pizzica solo un po'. Ti tengo la mano e non la lascio, ok? Vedrai che passerà subito!" la incoraggiò dicendole la verità.

Lei annuì con un debole sorriso, arrossendo. Guardandole meglio il viso ora che erano tranquilli, il ragazzino poteva osservare i suoi occhi. Non aveva mai visto degli occhi così azzurri e il piccolo sorriso dolce della bambina si sposava benissimo con il leggero rossore sulla sue guance.


Era carina.

Improvvisamente si ricordò di aver dimenticato una cosa così semplice ma basilare. "Non ti ho ancora chiesto come ti chiami!" ammise con imbarazzo massaggiandosi il capo con una risatina.

La bambina ridacchiò e gli rispose subito "Mi chiamo Serena!"

"Serena?" ripeté lui ascoltando il suono del nome, sembrava abbinarsi molto a lei "É un nome molto bello! Mi piace!" disse con semplicità.

Serena divenne sempre più rossa e cercò di trovare la voce per rispondere "G-Grazie... anche a me piace molto il tuo nome!"

Il ragazzino per tutta risposta cominciò a passarsi la mano libera tra i capelli e a ridacchiare timidamente. Lo trovava un nome come tanti altri ma gli faceva piacere sentire dei complimenti da qualcuno della sua età, cosa che accadeva raramente.

"Ecco fatto!" Mormorò l'infermiera, rimuovendo le mani dal ginocchio fasciato con una garza.

"Visto? Ha fatto così male?" Ash domandò sorridendo. Non aveva visto il minimo accenno di dolore, quindi aveva funzionato.

"N-No, in effetti non l'ho nemmeno sentito"

Ash sorrise soddisfatto, ora non avevano altro da fare se non uscire da lì e tornare a divertirsi "C-Che ne dici di andare insieme a giocare? Possiamo fare qualcosa di tranquillo per la tua gamba. Manca ancora un po' all'ora di cena e... m-magari..." Divenne sempre meno convinto però dal tono di voce. Non riceveva quasi mai risposte affermative e giocava spesso da solo o con dei Pokémon, quando erano socievoli a sufficienza.

Però un sorriso pieno di vita apparve sul viso della ragazzina e rimase un po' sorpreso "Certo!"

"D-Davvero?"

Di nuovo lei annuì "Hmm! Perché no?"

"Perché non ho un padre ed è strano?" Voleva rispondere, ma si trattenne. "Non ho molti amici qui e ho pensato che... io e te potremmo esserlo?" Di solito era l'esatto contrario di un introverso, ma per una volta le sue speranze si erano accese e non voleva essere deluso.
 
Serena lo guardò con occhi luminosi e guance arrossate e annuì. Anche lei sembrò esprimere un momento di timidezza. "Sei stato molto gentile con me...". Si infilò il fazzoletto in tasca e scese dal letto. Immediatamente lui alzò la testa sorpreso, sentendo un confortevole calore nel corpo e un balzo nel cuore. "Mi piacerebbe essere amici!".

Il ragazzino sorrise come non mai e subito le strinse appena di più la mano, aiutandola a correre verso l'uscita dell'infermeria.

Intorno a loro c'era un campo di erba alta, i raggi del sole doravano i suoi fili li faceva luccicare. Alcuni Pokémon gironzolavano in giro sul territorio e si divertivano giocando tra di loro, saltando e giocando allegramente. Sembrava così diverso guardare quella scena in compagnia di qualcuno, si sentivano parte di quell'allegria.

"Oh Poliwag!" lo vide in lontananza il ragazzino. "Menomale è tornato da solo, lo stavo cercando fino a che non ti ho incontrata!"

"Oh, mi spiace se ti ho fatto perdere il gioco..." disse lei con rammarico.

Subito però Ash agitò le mani tranquillizzandola "No, no, non è un problema! Non mi interessa il gioco, sinceramente son più felice di averti aiutata e di aver trovato un'amica!"

Il suo viso si arrossò appena "Anche io sono contenta che sei mio amico"

Passò qualche secondo di silenzio quando Serena domandò di punto in bianco "Vuoi diventare un allenatore quando crescerai?"

"Assolutamente! Così da diventare il miglior Maestro Pokémon mai esistito!" prontamente disse con fierezza. "Tu invece?"

"Oh... credo che mi piacerebbe andarmene da casa quando sarò abbastanza grande. Però non so ancora bene cosa mi piacerebbe fare con i Pokémon..." rispose un po' esitante.
 
Ash, invece, la guardò con un sorriso, inclinando leggermente la testa: "Beh, i Pokémon sono amici! Quello che farai con loro lo potrai scoprire durante il tuo viaggio!".

La ragazza almeno sembrò rincuorata e ciò fece crescere in Ash un pensiero "Ti andrebbe di venire in viaggio con me?" chiese lui all'improvviso.

"Uh?"

"Beh sei del mio stesso corso qui al campo, quindi abbiamo la stessa età! Quando avremo dieci anni possiamo partire assieme per il nostro viaggio, oppure possiamo incontrarci mentre lo facciamo! Avremmo qualcuno su cui contare e ci divertiremo assieme ai nostri Pokémon girando tutte le regioni del mondo!"

Il sorriso della bambina si fece raggiante, gli occhi azzurri lucenti e brillanti e le guance si arrossarono. Con la luce del tramonto sullo sfondo a farle scintillare i capelli dorati sembrò rispendere ancora di più. "Sì!" Annuì lei con emozione e per un attimo a quella scena il ragazzo sentì di il cuore fare un sussulto.

Non gli interessava cosa avrebbero detto gli altri, se lei era una femmina e lui maschio, non si vergognava di quella bellissima sensazione che sentiva dentro e voleva conservarla il più possibile.
Le aveva chiesto di viaggiare assieme e lei aveva accettato, era sua amica.

E non l'avrebbe lasciata andare per nulla al mondo.

"Se non fosse stato per Poliwag probabilmente non ci saremmo conosciuti, quindi dovremmo ringraziarlo!" commentò lei osservando il Pokémon in lontananza.

"Hai ragione!" annuì il Biancavillino. "Grazie Poliwag!" gridò agitando la mano in alto, copiato poi da Serena che faceva altrettanto.

Entrambi continuarono ad agitare le mani e a ringraziare, mentre il Pokémon confuso li osservava. Non poteva sapere che era la causa dell'intreccio di delle vite dei due ragazzini e che avrebbe condizionato tutto il loro futuro.

---

Ad essere sincero il ricordo di quel momento dopo averla aiutata era riaffiorato solo ora. In generale aveva avuto difficoltà a ricordarsi proprio di quell'incontro, se Serena non lo avesse tirato in ballo a Kalos. Se lo sarebbe mai ricordato da solo viaggiando con lei?
Sentiva pezzetti di memoria incollarsi uno dopo l'altro ed era una sensazione strana.

Perché se ne era dimenticato in primo luogo? La cosa un po' lo faceva sentire in colpa. Vero che erano davvero giovanissimi, ma se davvero quell'incontro e quella promessa di amicizia erano stati così importanti, perché aveva sepolto il ricordo di Serena così in profondità? Perché non avevano mantenuto quell'accordo di iniziare il loro viaggio assieme?

Vero, alla fine si erano incontrati, ma come sarebbe stato se avessero iniziato il loro viaggio assieme fin da subito? Sarebbe cambiato molto il suo percorso se a Kanto fosse partito con lei? O se fossero partiti da un'altra regione?

Una cosa gli tornò alla mente in quell'istante dopo aver ricordato la loro promessa.

Aveva deciso che non avrebbe lasciato Serena per nulla al mondo anni prima.

Molte cose erano cambiate, era cresciuto abbastanza per capire che non poteva ancorare a lui i suoi amici per i propri sogni.

Ma il suo desiderio era ancora vivo.
Doveva vederla.

"Pikachu." si rialzò con un sorriso pacato ma convinto ormai sulla sua decisione. Il topino osservò l'espressione del suo allenatore con sorpresa, mentre il vento soffiava con delicatezza sui due.

"Che ne dici se torniamo da loro?" chiese al compagno.

Pikachu rizzò le orecchie e piegò la testa molto incuriosito ma non dipiaciuto. Aveva colto subito a chi si riferisse.

"Serena è a Kalos in questo momento e vorrei vederla prima che parta. Anche Lem e Clem sono a Luminopoli e visto che non so davvero cosa fare in questo momento potremmo almeno andare a dare una mano!" spiegò lui.

"Non ho intenzione di impedire a Serena di continuare a rincorrere il suo sogno e non voglio distrarre Lem dalle sue responsabilità, però ormai ho capito che standomene fermo qui non riuscirò a trovare una risposta, preoccuperò solo chi mi sta attorno. Non voglio diventare un peso per mamma..."

"Pika chu pi" annuì il topino dispiaciuto.

"Anni fa io trovavo sempre le risposte dietro ai miei problemi grazie a qualcuno. Non posso più pretendere che siano gli altri, in particolare i miei amici, a farmi trovare la giusta strada. Però devo anche tirarmi un po' su... devo ritrovare la carica per cercare le risposte che mi servono! E ciò che mi può tirare su delle persone con cui sto bene?"

"Pi!" Pikachu sembrava felice della risoluzione di Ash, non era ancora sprizzante di energia e gioia ma era già un miglioramento.

Serrò un pugno deciso e si alzò in piedi "Torniamo a Kalos!"

"Ottima idea, ma le vacanze perfette non possono ripetersi nello stesso posto!"

"Uh...?"

All'improvviso un braccio meccanico comparve dal nulla e con un rapido movimento intrappolò Pikachu nella sua morsa.

Il topino fu talmente preso alla sprovvista che non poté schivarlo "Pika!" urlò il Pokémon.

"Pikachu!" urlò a sua volta Ash sorpreso da quell'attacco improvviso. Cercò di prenderlo ma la sua mano si mosse in ritardo e lo slancio che si era dato lo fece cadere in terra. Sentì della risate familiari, tristemente familiari. Alzò il capo e li vide, coloro che non si erano fatti vivi per mesi, ma quando meno conveniva tornavano alla carica.


"Preparatevi a passare dei guai... spero non ci abbiate dimenticati!"

"Dei guai molto grossi... dopo mesi siamo tornati!"

"Proteggeremo il mondo della devastazione!"

"Uniremo tutti i popoli nella nostra nazione!"

"Denunceremo i mali della verità e dell'amore!"

"Estenderemo il nostro potere fino alle stelle!"

"Jessie..."

"...e James!"

"Team Rocket, pronto a partire alla velocità della luce!"

"Arrendetevi subito, o preparatevi a combattere e anche a soffrire!"

"Meowth, proprio così"



"Questa volta abbiamo fatto centro! Pikachu è nostro!" urlò contenta Jessie.

Ash li guardò con un'aria stupita e allo stesso tempo furiosa. Ironicamente, durante quei mesi persino la mancanza del Team Rocket lo aveva lasciato perplesso. Si erano forse stufati di lui?
Invece, proprio quando si sentiva motivato da qualcosa, eccoli che spuntavano.

"Non vi siete fatti vedere per mesi, non potevate starvene dove eravate?" si infuriò Ash evidentemente seccato dalla fastidiosa presenza di quel trio. Aveva già abbastanza problemi per la testa.

Jessie scosse la testa "Dovresti conoscerci ormai moccioso! Il Team Rocket non molla mai il suo obiettivo!" Squittì poi cerimoniosa la donna. "Eravamo solo impegnati a gustarci la promozione che ci hanno dato! Non abbiamo mica intenzione di rinunciare a Pikachu!"

"Già mi ferisce il fatto che nonostante questi anni insieme ancora tu non lo abbia capito!" sogghignò James. "In un certo senso ci siamo affezionati!"

"Ci consoleremo vedendo la faccia soddisfatta del capo dopo avergli portato Pikachu!" sghignazzò Meowth.

"Pikachu usa Fulmine! Presto!" comandò Ash al suo amico.

"PIKAAA CHUUUU!!!" Pikachu lanciò un Fulmine, pervadendo l'intero veicolo volante, ma il suo attacco fu vano. La mongolfiera era ancora in perfetto stato e il Team Rocket se la rideva sotto i baffi.

"Credevi che non sapessimo che ci avresti provato? E' a prova di elettricità! Un buon modo per fare il nostro rientro in scena!" annunciò teatralmente il gatto.

Ash si morse il labbro con frustrazione e pugni serrati, sapeva che avrebbe dovuto aspettarselo, ma non se ne parlava di lasciarli fare. Pikachu era una delle cose più importanti che gli erano rimaste, l'unico sempre al suo fianco, il suo migliore amico al mondo. Al diavolo il Team Rocket, non lo avrebbero portato via.

Cacciò istintivamente le mani alla cintura dei pantaloni ma non trovò alcuna pokéball. Con orrore si ricordò che non erano in viaggio, non stava allenando nuovi Pokémon e in quel momento era solo. Non portava più con sé Pokémon se usciva di casa, erano tutti dal professore.

Un attacco del Team Rocket era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato in quel giorno.

"Dannazione! A parte Pikachu non ho nessun altro qui con me!" Doveva fare qualcosa per rimediare.

Il ragazzo prese a correre e tentò di raggiungerli con un salto. Purtroppo, non arrivò nemmeno lontanamente vicino alla mongolfiera e cadde a terra in un tonfo. Ormai era troppo alta per raggiungerla.

Ash strinse ancora i pugni e con fatica si rialzò, provando a tornare alla carica. Alzò lo sguardo e vide il suo migliore amico che si allontanava e non poteva fare nulla se non correre dietro di lui "Pikachu!" urlò disperato l'allenatore. Non poteva perderlo. Non poteva lasciarlo nelle loro grinfie.

"Pikaaaaaaaaaaa!" gridò il topino cercando di liberarsi e dimenarsi. Ash aveva bisogno di lui e viceversa, non poteva lasciarlo solo. Tentò ognuna della sue mosse ma niente gli permise di sfuggire dalla cattura.

"Questa volta abbiamo vinto!" festeggiò cerimonioso il Team Rocket.

Ash provò di nuovo a prendere la rincorsa e saltare, questa volta riuscendo ad aggrappandosi leggermente al materiale della cesta della mongolfiera. Sentì le dita affondare in essa e cercò di usare tutte le forze nel corpo per arrampicarsi fino al trio.

"Ma guarda che impiccione il moccioso! Peggio di una zecca!" urlò Jessie seccata volendo toglierlo di mezzo. Era così cocciuto, ma dopotutto non ci si poteva aspettare altro da un moccioso.

Meowth cliccò un bottone e un altro braccio meccanico comparve dalla cesta "Adesso me ne sbarazzo io! Schiacciamo questo insetto fastidioso!"

Il braccio si avvicinò velocemente verso Ash, il quale non aveva la minima intenzione di mollare. Avrebbe fatto tutto il possibile per salvare il suo amico. Aveva fallito in tante cose, ma questa era una che non poteva permettersi. Prima ancora che potesse girarsi e notare il pericolo qualcosa lo colpì con violenza e lo scaraventò lontano dalla cesta. Perse la presa e cadde buttato a terra. Rimase un attimo senza fiato, la botta era stata pesante.

Il ruzzolone che aveva fatto non era da poco, l'allenatore era incapace di muoversi. Provò ad inginocchiarsi, ma gli acciacchi erano troppi e ricadde a terra subito. Gli tremava il corpo, stava cercando in tutti i modi di rimettersi in piedi e fare anche un solo movimento.

Digrignò i denti provando disperatamente a raccogliere le energie ma era come il corpo avesse preso chili e chili di peso. Il braccio era pronto a colpirlo ancora, ora che il ragazzo era steso sul terreno senza modo di proteggersi.

"PIKAPI!!!!" gridò il tipo elettro cercando per l'ennesima volta di ribellarsi. Non riusciva a sopportare la vista del suo allenatore in quelle condizioni. Doveva far qualcosa per salvarlo e tornare da lui, qualunque cosa.

A quel punto Meowth con un sorrisetto cliccò di nuovo il bottone per colpire Ash e metterlo fuori gioco. Avrebbe fatto in modo che rimanesse privo di coscienza per qualche ora "Non ti stanchi mai di prenderle, eh? Adesso però chiudiamo i giochi! Notte, notte!"

Ash cercò di spostarsi, ma sapeva che mai avrebbe schivato il colpo. Ancora provò ad alzarsi, ma come lo fece cadde a terra. Le forze lo abbandonavano e non riusciva nemmeno a strisciare. Alzò appena gli occhi intrisi di dolore per vedere il suo amico che disperatamente lo pregava di spostarsi.

Si sentiva così impotente, così inutile. Era quella la conclusione definitiva alla sua strada? Alla loro strada?

L'aggeggio infernale partì e si avvicinò pericolosamente. La testa di Ash cadde di nuovo sul terriccio mentre i suoi occhi si chiusero attendendo il colpo. Si dannava per non esserci riuscito, per essere sconfitto così dopo anni di resistenza. Ma più di tutto si dannava per quello che avrebbe dovuto passare Pikachu nelle loro mani.

"P-Perdonami..."

"PIKAPI!!!"

"ASH!!"

I suoi occhi si aprirono di colpo.

Una voce lo chiamò e pochi metri prima di collidere con Ash il braccio venne colpito da un potente Lanciafiamme. Lo strumento si infiammo e sgretolò in un attimo.

"Non arrenderti mai fino alla fine!"

La sua testa come a rallentatore si girò in direzione della voce, le sue pupille piccole e bloccate, le sue mani tremanti. Anche il Team Rocket guardò nella stessa direzione basito.

"LA MOCCIOSA?!"


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