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Autore: Onaila    21/10/2016    10 recensioni
Quanto possono essere diverse due persone dopo dieci anni?
Quanto il passato può influenzare una persona?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Costia, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NA: All'inizio di ogni paragrafo troverete il nome del Point of View del personaggio, buona lettura.
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CLARKE

Un poco del suo sangue le era schizzato sul volto, sporcandola, ma non se ne rese nemmeno conto, perché prese la vera e prima boccata d'aria da quando era riuscita a fuggirli.
Rise di nuovo mentre dalle sue mani scivolava la pistola, cadendo al suolo con un suono sordo e probabilmente fu quel rumore, che spezzò quel magnifico silenzio a la fece tornare piano piano in sé.
Si ricordò di Lexa.
Si ricordò del suo corpo.
Si ricordò del suo sguardo.
E corse.
Corse verso la nave, corse verso di lei.
Lexa aveva bisogno di lei come Clarke aveva avuto bisogno di lei.
Non seppe nemmeno come raggiunse la nave né chi le disse in quale cabina l'avevano messa, ma quando vi arrivò trovò i medici che aveva portato con sé impedirle di vederla e attese.
Attese quei minuti in cui la stavano visitando, conscia che le servivano, ma odiandoli perché le stavano dividendo.
Quei cinque minuti sembravano un eternità che non voleva giungere al termine e quando finalmente finì.
Si gettò su di lei, abbracciandola anche se l'altra ancora dormiva.
Stringendola contro il suo petto e assaporando quel contatto che da troppo tempo le avevano negato << Ti amo >> le sussurrò più e più volte all'orecchio e fu così che rimase per quasi un quarto d'ora, finché Raven non venne alla porta, destandola dai suoi pensieri << Dovresti farti una doccia >> fu la prima cosa che le disse entrando all'interno e indicandole ancora il sangue che le macchiava le mani e il volto << Partiamo tra mezz'ora >> aggiunse sedendosi affianco a lei sulla sedia libera << O-ora vado >> riuscì a dire Clarke e quasi istintivamente strinse ancora di più Lexa contro il suo petto << Devi lasciarla Clarke >> Raven sembrò leggerle nella mente e capì dal suo sguardo che comprese ciò che la stava tormentando << Non andrà da nessuna parte, nessuno si avvicinerà a lei finché sarai dentro il bagno >> aggiunse estraendo la mini console che aveva sempre a portata di mano << Te lo prometto >> concluse infine.
Clarke le sorrise dolcemente, accettando molto volentieri quel ramoscello d'olivo che le stava porgendo.
Che avesse capito?
Si alzò lentamente, sia per il desiderio cocente di non lasciare Lexa, sia per stanchezza << Starà bene >> la rassicurò ancora l'amica vedendo il suo sguardo titubante e Clarke annuì più volte, uscendo infine dalla stanza e incamminandosi verso la propria cabina.

Cinque mesi dopo.

LEXA


Si passò una mano trai capelli mentre nervosamente mordeva il labbro inferiore.
Erano passati cinque mesi, eppure non le sembrava che fosse cambiato niente.
Il tempo era lo stesso, lento, dannatamente lento.
Sospirò alzando lo sguardo verso la dottoressa ancora in attesa della riposta alla sua domanda: “Come si sente oggi Signorina Natblida?”.
Si sentiva esattamente come tutti gli altri giorni.
Scomoda.
<< Come tutti gli altri giorni... >> rispose tirando le maniche della camicia, ma continuando comunque a sentirsi spoglia << E come si sente allora tutti i giorni? >> Lexa sollevò lo sguardo su di lei, quasi con arrabbia << Ad ogni seduta mi domanda come sto e io ad ogni seduta le rispondo, quindi sa esattamente come mi sento >> la dottoressa segnò qualcosa sul blocco note che aveva sulle lunghe gambe << Come si sente nei confronti della Signorina Griffin? >> << Anche quello non è cambiato >> serrò le mani a pugno sentendo l'amaro che ormai la perseguitava risalirle la gola << Ancora non riesce a sopportare il suo contatto? >> la mora scosse la testa, nascondendo il volto tra i capelli che erano ricaduti in avanti << Ha ancora paura della Signorina Griffin? >> Lexa tremò un poco, ma poi annuì lentamente, provando lei stessa vergogna per ciò che si ritrovò ad ammettere ancora una volta << I-io non voglio... >> lacrime calde cominciarono a bagnarle il volto e l'altra gli passò un fazzoletto << La evitate ancora? >> << S-sì >> avrebbe voluto alzarsi in piedi, ma non voleva prendere le stampelle, sentendosi ancora più debole << Perché la evitate? >> Lexa si accigliò, ridendo poi con malinconia << Davvero me lo state chiedendo? La evito perché...perché non riesco a non vedere lui in lei... >> dire quella frase a voce alta, sembrò liberarla un poco della morsa che continuava a divorarla dall'interno << Chi vedete nella Signorina Griffin? >> << Vedo lui...c'è solo un lui... >> la dottoressa scrisse ancora una volta << Ne avete parlato con lei? >> la mora scosse la testa freneticamente << Da quanto non la vedi? >> << Da due mesi...l'ultima volta, l'ho allontan... >> prese un lungo respiro, sentendo gli occhi bruciare << L'avete allontanata? >> << S-sì... >> probabilmente l'aveva ferita, anzi ne era certa dal modo con cui la guardò << E perché l'avete fatto? >> << Perché vedo lui in lei! >> gridò con frustrazione passandosi una mano trai capelli << E' davvero solo questa la ragione? >> Lexa rimase ad osservarla non capendo e allora vi rifletté.
Ricordò Clarke, la sua Clarke, con le sue premure e la sua dolcezza.
La Clarke capace di starle vicino senza cercare il suo tocco, sapendo bene quanto le causasse dolore.
La Clarke che l'aveva portata nella clinica di sua madre per tenerla lontana dai media.
La Clarke che aveva mentito a suo fratello per tenerlo all'oscuro.
La Clarke che anche adesso, la sentiva chiamare Anya per chiederle come stava.
No, non l'aveva allontanata solo perché continuava a ricordargli Roan, no, non era solo per quello.
L'aveva allontanata << Perché lei sa... >> disse a voce ciò che la sua mente le rivelò << Cosa è che la Signorina Griffin conosce? >> Lexa si ritrovò a piangere senza volerlo << Lei sa cosa vuol dire essere... >>.
L'aveva allontanata perché odiava ciò che il suo comportamento le stava rivelando di lei.
Odiava sapere che Clarke avesse sofferto talmente tanto per sei lunghi mesi e non sopportava di vederla, perché oltre a lei, vedeva anche la ragazzina di diciotto anni che una volta era stata.
Un adolescente impaurita, in mano a degli uomini senza pietà.
<< Signorina Natblida? >> la chiamò la dottoressa sorridendole poco dopo << Che cosa intende con quella frase? >> Lexa scosse la testa asciugandosi il volto << Che sono un'egoista >> la donna sembrò soppesare le sue parole << Perché si crede un'egoista? >> << Perché l'ho allontanata senza pensare a lei...ancora una volta... >> sospirò abbassando lo sguardo << Sono certa che la Signorina Griffin capirà >> << E' questo il punto >> ribatté Lexa e la dottoressa si accigliò << Lei mi perdonerà...lei mi perdonerà sempre...e io comincio a darlo per scontato >> alzò gli occhi al cielo inumidendosi il labbro << Dio mio...ha davvero ucciso per me e io...e io... >> si sentì soffocare ancora una volta e non riuscì a non immedesimarsi in lei ancora una volta.
In quella ragazzina impaurita.
Era rimasta solo due settimana con Emerson e l'aveva ridotta così...invece Clarke vi aveva passato sei mesi...
Sei mesi.

Quando uscì dall'ufficio della dottoressa c'era Anya ad attenderla come sempre << Come è andata? >> le chiese e con tutta sincerità non sapeva che risponderle, così scosse semplicemente la testa, sorridendole prima di incamminarsi verso l'ascensore << Ha chiamato anche oggi >> Clarke chiamava, ogni giorno.
Non per disturbarla, anche perché chiamava Anya.
Voleva solo rimanere informata e di certo non poteva negarle anche quello << Perché lo stai facendo? >> le domandò Anya mentre entravano nell'abitacolo << Cosa starai facendo Anya? >> l'amica si passò una mano trai capelli innervosita << Allontanarla...tra tutti è l'unica che può capirti realmente >> << Ed è esattamente questo il motivo per cui lo faccio >> uscirono nel parcheggio ed entrambe si incamminarono verso l'auto posteggiata poco lontano << I tre mesi in cui sono stata all'ospedale, lei c'è stata sempre Anya, ma... >> << Ma cosa? >> << Non mi piaceva ciò che vedevo...il modo con cui mi trattava.. >> << Era dolce >> la interruppe Anya mentre l'autista le apriva la portiera << Appunto...tu non lo sei >> l'amica si accigliò montando, imitata subito da Lexa << E ti da fastidio il fatto che lei ti tratti con delicatezza? >> la mora scosse la testa << No, assolutamente no. E' le premure che ha nei miei confronti che mi fanno capire...che...ci è passata anche lei >> rivelò ad alta voce, abbassando lo sguardo e stringendo le mani a pugno << Allora ti capisco ancora di meno >> fece Anya aprendosi la giacca di pelle << Cosa è che non capisci? >> cominciava ad alterarsi un poco.
Come poteva non capire?
<< Se quello che dici è vero, se davvero lei ha subito la stessa cosa, ti capirebbe ancora di più e non ti compatirebbe mai Lexa >> la mora rise un poco sentendo le lacrime spingere per voler uscire << Mi ha mentito Anya! Io le l'ho chiesto e lei mi ha mentito! >> Lexa scosse la testa asciugandosi velocemente una lacrima << Lei mi ha guardato negli occhi e mi ha mentito! Ma ciò che mi fa arrabbiare ancora di più è desiderarla eppure non riuscire nemmeno a sfiorarla! Non poterla amare come vorrei...dio Anya...davvero non capisci adesso? >> prese una lunga pausa per riprendere fiato << E ogni volta, ogni maledettissima volta in cui l'ho vista, in cui la vedo, mi sembra...di morire...due settimane ho passato con quel mostro! Due settimane e guarda come sono... >> si indicò il petto con l'indice << Sono debole! E non posso permettermi di starle vicino...hai visto cosa ha fatto per me! Come posso pretendere di starle affianco, quando lei ha... >> << Forse non dovresti essere tu a deciderlo >> Anya si pulì il volto rigato da qualche lacrima << Di che cosa stai parlando? >> << Clarke ha fatto cose indicibili Lexa...e l'ha fatte solo per te. Lei ti ama! Dio se ti ama, probabilmente ti ama talmente tanto che se tu le chiedessi di squarciarsi la gola, lo farebbe...e fa paura...perché siete così dipendenti l'una dall'altra... >> si voltò da lei, guardandola dritta negli occhi << Siete l'una l'essenza stessa dell'altra e se sono io a dirtelo, sai che è vero, lo sai perché non avevo mai creduto al suo amore, ma adesso...dopo quello che ha fatto, dopo che l'ho vista crollare e alzarsi solo per te...posso solo capire che anche tu dovrai farlo solo per lei, altrimenti Lexa...non ti risolleverai mai più >> Lexa la guardò con occhi sgranati e Anya rise un poco << Vi amate e non c'è niente di male, certo fa paura l'intensità con cui lo fate, ma vi amate. E se lei sa Lexa, tanto meglio, vorrà dire che non ti costringerà a fare mai niente che tu non desidera fare... >> << Ma mi ha mentito...lei non vuole che io sappia >> << Magari non è così. Non ti sei domandata perché l'abbia fatto? >> Lexa continuava a guardarla confusa << Se continuerai così, la perderai davvero e non sarà per colpa sua stavolta Lexa, perché sappiamo entrambe che sarai te a dividervi e io...io non posso permettertelo, non posso >> si voltò verso l'autista e gli comunicò una via << Che stai facendo? >> << Devi parlare con lei >> << Anya no! >> l'altra la ignorò prendendo il cellulare e scrivendole << Anya ho detto di no! >> << Non mi importa... >> Lexa era ancora più sorpresa di quella risposta che di tutto il suo comportamento << Non mi importa perché le tue giustificazioni sono ridicole...stai soffrendo e non solo per ciò che ti è accaduto, ma anche per lei...e sono quasi sicura che la cosa sia reciproca >> persino l'autista le sorrise un poco, ricambiando il sorriso dell'amica << Anya, non ho il coraggio per farlo >> << Sei Lexa Natblida. Tu hai sempre il coraggio di fare le cose >> a interromperla fu la notifica della risposta di Clarke << Lei ti ama Lexa, vedi? >>.

Anya non costringerla a fare niente ti prego”
                                                    Clarke 11:30

Lei aveva capito, anche senza bisogno di parlare lei aveva capito << Lo vedi o no? Lo vedi che siete in sintonia sempre? Che vi capite sempre?... >> non aveva mai visto l'amica piangere o almeno non per quelle cose << Voi non avete bisogno di parlare e non hai idea di quanto la invidi in questo momento...Quindi ti prego per una volta nella tua vita, fai qualcosa di ingiustificato, di impulsivo...senza riflettervi troppo...dopo la morte di tua madre è scomparsa la mia Lexa, quella Lexa che faceva le lotte clandestine, quella che baciava la ragazza che amava, senza sapere se essere ricambiata...se sei stanca della Lexa matura, tirala fuori...ma ora sto divagando...e forse sto anche esagerando, ma dico anche un po' di verità Lexa. Non dargliela vinta, non farlo >>.
Quelle parole l'avevano colpita in pieno petto, lasciandola a bocca aperta.
Lasciandola in lacrime e indifesa.
Aveva ragione?
Certo che aveva ragione, quando mai Anya non l'aveva avuta?

CLARKE

Sospirò prendendo un sorso della limonata che le avevano preparato, per poi tornare sul quadro di fronte a lei ancora incompleto.
Ormai erano giorni che cercava di rendere viva, quella figura informe di fronte a lei, ma più percorreva quegli occhi, seguendo poi il tratto del viso e più le sembrava in animata.
Scosse la testa e senza volerlo schizzò un po' di inchiostro nero sul viso della donna ritratta nella tela.
La goccia, aveva colpito una guancia e cominciò a scendere lentamente, richiamata dalla forza di gravità e fu in quel momento che Clarke capì.
Lei, la donna, non voleva vivere...e rise di sé, che invece da quando era finita, non desiderava altro.
I suoi pensieri erano cambiati, sembrava che l'aver premuto il grilletto, avesse anche cancellato ogni altra cosa.
Con gli occhi spenti di Carl che cadevano all'indietro si era spento anche il suo desiderio di farla finita.
Rise, disegnando la malinconia che la donna del quadro desiderava.
Cominciò a disegnare piccole rose nere, che le coprivano il volto e i capelli, così che adesso si poteva scorgere solo il viso e quegli occhi freddi e vuoti.
Lacrime nere la bagnavano, mentre le sue calde labbra si trasformarono in scheletriche e così anche il suo mento.
Si chiese se in realtà quella non fosse solo se stessa...
L'insieme di emozioni che aveva provato e che provava, la morte e la vita.
I suoi pensieri vennero interrotti dal suonare del suo cellulare e non esitò un attimo a leggere il messaggio nel vedere il nome del mittente.

Stiamo venendo da te”
                       Anya 11:25

Sorrise istintivamente per quel plurale, sapendo che si stava riferendo a Lexa, desiderosa di rivederla, ma poi ricordò i suoi occhi, gli occhi che tanto amava, guardarla con odio e paura.
Si ricordò di come si era sentita spezzare in due, di come il giorno dopo non aveva avuto nemmeno le forze per alzarsi e capì che quella non era stata una decisione di Lexa.
Probabilmente Lexa non voleva ancora vederla, altrimenti perché non le avrebbe scritto lei?
Scosse la testa e a malincuore scrisse la risposta, da una parte speranzosa che Anya non costringesse Lexa e dall'altra desiderosa del contrario.
Le mancava, le mancava davvero.
Sapere di poterla avere, non l'aiutava...almeno dieci anni prima, aveva una scusa, ma adesso?
Scosse la testa, colpendosi le gambe e uscì dal suo studio per spostarsi in camera, per farsi una doccia.
Non sapeva se sarebbe venuta veramente, ma almeno non voleva incontrarla in quello stato, con la tinta nelle mani e i capelli in disordine.
L'avrebbe davvero rivista dopo due mesi?
Sospirò ricordando come all'ospedale avesse evitato il suo sguardo solo perché non poteva scappare, di come le aveva gridato contro quando aveva cercato di aiutarla a mettersi in piedi, di come Lexa avesse cercato in ogni modo di allontanarla, di ferirla, con le parole, ma invano...fino al giorno in cui non l'aveva preteso, scacciandola dalla stanza, come se fosse stata una perfetta sconosciuta.
Eppure non se l'era presa nemmeno in quel momento, perché capiva.
La capiva.
Lexa si sentiva ferita e distrutta...
Carl non l'aveva spezzata, non vi era riuscito, grazie al cielo, ma l'aveva comunque segnata.
Represse un brivido quando la sua pelle nuda venne a contatto con l'acqua.
No, decisamente era stata Anya a decidere per lei, ma perché farlo?
Non voleva affrontarla se lei non era pronta...non voleva che nessuno la costringesse a fare qualcosa, che la trattassero come avevano fatto con lei, obbligandola a guarire.
Si portò una mano alla bocca, attutendo i singhiozzi, prima di scivolare contro il muro sulla doccia.

LEXA

Clarke viveva in un enorme villa composta da un grande bosco, che distanziava la dimora dalla strada di parecchi chilometri.
La casa era bianca, con un enorme porticato in legno e poco lontano si poteva intravedere una piccola serra, oltre anche ad altre impalcature che però non attirarono lo sguardo di Lexa molto allungo.
Vide Anya andare alla porta con passo disinvolto e solo con quel gesto Lexa capì che non era la prima volta che le faceva visita.
Si frequentavano così spesso?
Sentì una morsa sullo stomaco che la fece fermare << N-non posso... >> sussurrò e Anya ritornò da lei, dopo aver suonato << Non posso >> ripeté Lexa e l'amica le sorrise dolcemente << Certo che puoi, è Clarke, Lexa... >>.
Lexa alzò lo sguardo, non seppe il perché, ma sentiva il bisogno di alzare lo sguardo verso una delle numerose finestre e fu lì che la vide, ma fu giusto il tempo di un secondo, perché poi Clarke scomparve dietro una tenda.
Poco dopo il cellulare di Anya prese a suonare << Vieni ad aprire? >> le chiese scostandosi un attimo, ma il suo volto si accigliò << Clarke non dire cavolate, certo che vuol... >> venne interrotta e Lexa sentì solo il tono della voce dall'altra parte della cornetta.
Sembrava arrabbiata.
Che non volesse vederla?
<< Non la sto forzand.. >>.
Lexa si diede della sciocca.
No, che non voleva vederla, ancora una volta si stava preoccupando per lei.
Sicuramente aveva vissuto e visto la sua incertezza dalla finestra e adesso cercava di aiutarla, ancora una volta, facendo lei la parte della cattiva << Clarke, dio santo >> << Passamela >> la interruppe Lexa tendendo una mano verso di lei e Anya non esitò un attimo, porgendole il telefono << Pronto >> << L-lexa? >> solo sentire la sua voce, riscaldarle l'orecchio sembrò restaurarla un poco.
Ma come era possibile?
Davvero dipendevano così tanto l'una dall'altra?
<< Scendi ad aprire Clarke >> la sua voce uscì sussurrata con un po' di paura, anche se non voleva << Non devi sentirti obbligata Lexa >> << Clarke.. >> << Lexa, dico sul serio. Sono seria >> la sentì fare un lungo respiro, probabilmente adesso aveva gli occhi lucidi e cercava di non darlo a vedere, ma come poteva ignorare ciò che le diceva la mente?
<< Hai avuto una brutta esperienza, hai bisogno di tempo e nessuno deve togliertelo. Nessuno... >> << Scendi ad aprire >> Clarke sospirò palesemente affranta << Non devi dimostrare niente a ness... >> << Ho detto scendi ad aprire! >> esclamò adesso furiosa.
Furiosa perché continuava a tenerla lontana.
Continuava a pensare prima a lei, ignorando quanto in realtà si percepiva il suo dolore dalla voce tremante, quanto Clarke stesse soffrendo per quella distanza forzata.
<< Lexa devi esserne sicura...ti prego io... >> << Clarke sono io ad implorarti adesso! Vieni ad aprire o giuro che mi arrampico! >> sentì Anya ridere e solo adesso capì le sue parole di poco prima.
Aveva ragione.
Anche se adesso erano distanti solo sentire la sua voce la fece sorridere.
Certo, era ancora furiosa con lei, era arrabbiata perché le aveva mentito, ma adesso la voleva lì...
Sentiva il suo cuore pompare nelle sue orecchie, le sue mani tremare come non avevano mai fatto e non capiva se era per paura o per altro.
Quei secondi in cui attese che aprisse le sembravano ore e quando finalmente, la vide, lì in piedi, con lo sguardo basso e i capelli raccolti, rise.
Non seppe il perché ma sorrise e calde lacrime iniziarono a bagnarle il viso << L-lexa? >> la chiamò Anya che era vicino a lei, ancora nel vialetto << Avevi ragione... >> singhiozzò e le sembrò che non fosse mai successo niente.
Fu Clarke a venire da lei, perché Lexa era incapace di muoversi, completamente sovrastata dalle miriadi di emozioni che provava in quel momento.
Paura, amore, agitazione, sofferenza, felicità, soddisfazione e molte altre ancora, ma quando finalmente le fu abbastanza vicino, afferrò il suo volto tra le mani, non stupendo solo se stessa << Ti amo >> le sussurrò prima di baciarla e Roan apparve immediatamente, come se quel gesto lo avesse chiamato e Lexa sussultò senza però scostarsi, anzi sprofondò ancora di più tra quelle labbra, decisa a volerlo dimenticare.
Lo avrebbe sostituito.
Non le importava cosa avrebbe dovuto fare, ma lo avrebbe sostituito e Clarke l'avrebbe aiutata ne era certa.
Si insinuò tra i suoi capelli, liberandoli e facendoli ricadere come un manto e anche Clarke fece lo stesso, facendole tornare in mente ancora una volta Roan, ma c'era una dolcezza nel gesto di lei che lui non avrebbe mai potuto avere.
Si scostò alla fine, con il volto ancora bagnato, si ritrovò a rispecchiarsi in lei, trovando la sicurezza che le avevano strappato via << Avevi ragione Anya >> Clarke si accigliò non capendo e Lexa scosse la testa, non volendo darle ulteriori spiegazioni.
Sprofondò nell'incavo del suo collo, amando come quell'odore di viola che sostituì quello di sigarette e sporcizia.
Amò il modo con cui le sue braccia calde cancellarono quelle possenti e violente << Ti amo >> le sussurrò ad un orecchio << T-ti amo anch'io >> le rispose immediatamente Clarke, scoppiando anche lei a piangere adesso.
Sarebbe guarita, ne era certa.
Con Clarke sarebbe riuscita a superarla.

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NA: Eccoci giunti alla fine...*piange* un altro bambino che prende il volo :) ahahhaha, comunque apparte i miei momenti sclero, che ve ne pare del finale? Io premetto che ho scritto e cancellato decine di alternativa e alla fine ho deciso per questa...quindi non so se piace, ma secondo me è quella più giusta ù_ù Spero davvero di non avervi deluso :)
Ci sentiamo presto per la prossima fanfic nel frattempo vi regalo un piccolo one-shot di un sogno molto hot che ho fatto sulle nostre fantastiche ragazze :) Alla prossima <3

PS: Credo che pubblicherò la nuova fanfic entro la prossima settimana, per chiunque fosse interessato a continuare a seguirmi <3

 
   
 
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