Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Letizia25    22/10/2016    1 recensioni
A volte, la discesa verso l’inferno comincia senza rendersene conto, fino a che non è troppo tardi.
Troppo tardi per tornare indietro, per cambiare le cose, per salvare qualcosa di ciò ch’è rimasto.
O almeno, la nostra è iniziata così.
Si cerca una luce per salvarsi, o anche solo per non perdere del tutto la speranza.
Eppure ogni sforzo sembra comunque vano, perché le cose non cambiano, mai.
Restano immutabili, almeno fino a che due universi opposti non si scontrano.
Perché quando due universi opposti si incontrano all’improvviso, cambia tutto, radicalmente.
Le certezze che c’erano prima svaniscono, sommerse da quel qualcosa che accomuna quei mondi.
Tutto scompare; dubbi, paure, sogni, maschere, muri. Resta una sola certezza: quella di non cadere.
*
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=evr4rKlJ1RA
*
ATTENZIONE: La storia tende al rating rosso e contiene alcune scene descritte in maniera molto approfondita (guardare trailer per capire). Quindi, se siete deboli di cuore o se potrebbe darvi fastidio in qualsiasi caso, non leggete, dato che l’ultima cosa che voglio è far star male qualcuno.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Be my home'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic



Trentaquattro
 
 
 
Un qualcuno che non se n’è mai andato, nonostante tutto.
Qualcuno che non ha fatto altro che dare ogni parte di sé per far stare bene chi ama.
Qualcuno per cui vale la pena provare a cambiare davvero le cose.
 
 
 
Ha la penna in una mano e il suo quaderno per scrivere nell’altra. Eppure, non le viene in mente niente da buttar giù sulla pagina; non sa di cosa parlare in quella storia in cui sta mettendo tutta se stessa. Una storia fatta di parole che scandagliano ogni angolo più buio della sua anima, riuscendo chissà come a metterli a nudi, completamente, senza che la ragazza possa fare qualcosa per impedirlo.
Perché è come se la sua stessa anima sentisse il bisogno di spogliarsi, di mostrarsi per ciò che è davvero, senza filtri, senza paure; è come se, attraverso quelle parole, cercasse di inviare quella muta richiesta d’aiuto che a voce non è mai riuscita ad esprimere, senza maschere a nascondere il dolore. Ed è appunto senza nessuna maschera che Letizia scrive la sua storia e quella delle persone che la circondano. Perché quei capitoli sono forse l’unico posto al mondo in cui può essere veramente se stessa, con tutte le sue paure e incertezze, senza sentirsi costantemente uno sbaglio, non meritevole di amore.
Però… Quel pomeriggio non sa proprio da che parte cominciare. È come se dentro di lei ci fosse un’energia che la sta spingendo a fare qualcos’altro, a pensare ad altro, impedendole di riordinare i pensieri e le parole da usare.
Si passa stancamente una mano sul viso e, sospirando, poggia la testa sul cuscino, chiudendo un attimo gli occhi.
E non passa neppure mezzo secondo, che subito il ricordo delle labbra di Calum su di lei le invade la mente, piano, come una carezza a cui non riesce mai a sottrarsi. Perché non avrebbe mai creduto che fare l’amore con qualcuno – dandogli tutta se stessa, mostrandogli ogni pregio e ogni difetti, lasciandosi amare, lasciandosi curare – potesse essere così magico, indescrivibile. Perché, ogni volta che passano momenti simili insieme, Letizia non riesce mai a trovare le parole adatte per descrivere ciò che prova: una sensazione di pienezza e di amore talmente forte da lasciarla senza fiato, talmente intensa da farla rabbrividire, da farle perdere del tutto il contatto con la realtà, talmente potente da farla sentire piccola, insignificante rispetto tutto il resto.
Una sensazione talmente bella e semplice nella sua complessità da farla piangere.
«Problemi con la storia?»
La voce divertita di Azura arriva all’improvviso alle orecchie della mora, cogliendola di sorpresa e facendole aprire gli occhi di scatto, per osservare la donna che si è appoggiata allo stipite della porta – che in quelle ultime settimane è rimasta aperta sempre più spesso – e che sta sorridendo allegra, vestita nel suo cappello di lana chiaro e nel suo giaccone scuro, con le mani coperte dai guanti e la sciarpa attorno al collo.
«Già.» risponde la giovane sedendosi meglio sul materasso e sbadigliando piano, stanca, non sorprendendosi della domanda dell’altra. Dopotutto, sono mesi che la mora ha quel quaderno e la penna tra le mani, e Azura sa che da sempre la scrittura per lei è molto più importante di qualsiasi altra cosa.
«Non riesco a trovare le parole giuste.» spiega, senza smettere di fissare il muro coperto di foto e scritte davanti a sé, sperando di trovare in qualche modo l’ispirazione che, ora come ora, sembra essersi volatilizzata nel nulla.
Allora la donna le si avvicina con una sciarpa in mano e gliela lega al collo, delicatamente. Letizia la lascia fare, non riuscendo a capire dove voglia andare a parare, limitandosi ad osservarne gli occhi grigi pieni di un qualcosa che la ragazza non è mai riuscita a capire fino in fondo, nonostante tutti gli anni spesi ad osservarla.
«Vai a prendere una boccata d’aria fresca. Potrebbe aiutarti a schiarirti le idee.» le consiglia Azura una volta finito con la sciarpa, aggiustandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, senza smettere di sorridere. «Magari potresti chiedere a quel ragazzo moro che abita accanto a noi di venire con te.»
«Come fai a–?» chiede allora la mora, spiazzata. Ma non riceve risposta, perché l’altra si affretta ad uscire dalla stanza, subito dopo averle lanciato addosso il cappotto.
«Oppure potresti andare anche da sola. Magari ti aiuta a tranquillizzarti.» aggiunge la donna, mentre indossa gli stivali per poi andare a lavoro.
Letizia sospira piano mentre accarezza distrattamente il cappotto che ha tra le mani. E si ritrova a sorridere, mentre lo indossa, pensando al fatto che Azura la conosce molto più di quanto avesse immaginato, nonostante tutti quegli anni passati una lontana dall’altra, passati in silenzio, cercando costantemente le parole giuste da dire per chiarire e ricominciare da capo; parole che, tuttavia, nessuna delle due è mai riuscita a trovare.
Si mette gli stivali e prepara la borsa. In fondo, stare fuori per un po’ non le sembra una cattiva idea; anche se è inverno inoltrato a Sydney, non è poi così tanto freddo. E forse proprio quel freddo potrebbe darle la spinta che quel giorno le manca per distendere i propri pensieri su carta. Ecco perché scende le scale quasi di corsa, per poi ritrovarsi sulla strada umida di pioggia con un po’ di fiatone e le labbra ancora curvate in un timido sorriso.
E mentre comincia a camminare con le cuffie nelle orecchie e la musica a farle compagnia, si ritrova a pensare a ciò che è appena successo tra lei e la donna con cui ha sempre vissuto. Si ritrova a pensare a quanto i loro gesti e le loro parole siano stati naturali, veri, non più accompagnati dalla paura, dal terrore di sbagliare, dai sensi di colpa e dal risentimento. Si ritrova a pensare a quanto le piccole attenzioni di Azura le abbiano fatto piacere; a come, in un modo o nell’altro, siano riuscite a scaldarle il cuore; a come le cose stiano lentamente cambiando, migliorando, tornando ad essere quelle di una volta.
Perché in quegli ultimi mesi, il rapporto tra Letizia ed Azura è davvero cambiato: entrambe hanno cominciato a fare dei piccoli passi in avanti, per andare incontro all’altra, per provare a sanare le vecchie ferite e chiudere definitivamente le porte del passato e creare insieme qualcosa di nuovo. Non è stato semplice – tutt’ora non lo è – ed entrambe lo sanno anche troppo bene. Perciò stanno procedendo con cautela, dosando ogni azione, ogni parola: non vogliono ripetere gli stessi errori, non vogliono tornare al punto di partenza.
Soprattutto la ragazza che, in quelle ultime settimane, ha cominciato ad aprirsi un po’ di più con la donna, a raccontarle delle sue giornate e a chiederle come andava a lavoro, a parlare di un film visto con Calum e gli altri o dell’ultimo libro appena comprato, a chiederle consigli anche per le cose più semplici. Ha cominciato con i gesti più banali, più semplici, che non le avrebbero richiesto un prezzo troppo alto da pagare. Ha iniziato a renderla sempre più partecipe della sua vita, passo dopo passo, cercando di abituarsi nuovamente alla presenza dell’altra, che non se n’è mai andata e che ha sempre continuato a dimostrarle il suo affetto, il suo sostegno, senza mai chiedere niente in cambio, donandole sorrisi e abbracci in cui potersi sempre sentire al sicuro. Specialmente quando Madison ha avuto l’ultima ricaduta.
Perché è stato sulla spalla di Azura che Letizia si è sfogata davvero, mettendo a nudo l’ansia e la vergogna verso se stessa; è stato con la donna che la ragazza ha fatto uscire completamente la propria paura, la propria tristezza, la propria frustrazione; è stato con lei che la mora si è sentita al sicuro, pronta a ripartire per dare una mano alla sua migliore amica. Calum l’ha aiutata a non perdere la speranza e a continuare a lottare; ma è stata Azura che l’ha aiutata a restare con i piedi per Terra, ricordandole che combattere per chi si ama non è mai facile.
Sono stati mesi intensi per lei, gli ultimi appena trascorsi; non soltanto per ciò che è successo a Madison, o per la preoccupazione che prova verso Calum e Luke. Sono stati mesi pieni di vittorie e rivincite che finalmente anche lei è riuscita a riprendersi. Perché adesso, il peso che da anni si porta dietro adesso se ne sta andando, passo dopo passo, lasciandola più libera di osare, di respirare, di vedere la vita a colori più vivi e luminosi; dandole la possibilità di sentirsi completa e mostrandole che la vita non è fatta solo di dolore. Sono stati mesi pieni di sorprese scovate ad ogni angolo ed altre che invece aspettano soltanto di essere scoperte, cosa che Letizia non vede l’ora di fare. Perché sa che, anche se ci vorrà tempo affinché tutto torni come prima tra lei e Azura, è sicura di riuscirci.
In fondo, glielo deve. Le deve tutta una vita.
E sa anche che, se le cose stanno pian piano migliorando, è anche grazie a Calum, che non ha mai smesso neppure un secondo di starle accanto; che non ha fatto altro che rassicurarla, curando le ferite che ogni tanto il passato si diverte a riaprire dentro al suo cuore, come se volesse vedere fino a che punto potrà resistere prima di cadere davvero. È grazie a Calum se non ha smesso di credere che tutto, col tempo, sarebbe andato meglio; se non ha mai perso la speranza; se ha capito che può ancora cambiare le cose, perché non è mai troppo tardi per provare.
Calum.
Si ritrova a sorridere, mentre nella sua mente gli occhi scuri dell’altro si fanno strada e il suo cuore batte più forte.
Perché pensare a lui, ogni volta le riempie l’anima, la fa sentire bene, cancella i brutti pensieri, l’ansia, la paura. E anche se ormai sono parecchi mesi che stanno insieme, a volte si ritrova ancora a chiedersi se, nonostante tutto, ciò che lei e il moro stanno vivendo non sia soltanto un bellissimo sogno. Perché non avrebbe mai immaginato che una persona come il suo vicino avrebbe potuto darle così tanto.
E lei sa che, prima o poi, dovrà raccontargli di quel peso che si porta sempre dietro e che troppo spesso le fa dubitare di meritare le persone meravigliose che, in quell’ultimo anno, sono diventate parte integrante della sua vita, senza le quali non sarebbe mai arrivata ad essere la persona che è adesso. Sa che dovrà raccontargli la sua storia, senza nascondergli niente, senza mascherare il dolore o nascondere le cicatrici.
Solo che… Non si sente pronta a compiere quel passo. Non ancora. Ha troppa paura di stare nuovamente male, di ricordare momenti che in tutti quegli anni non ha fatto altro che relegare nell’angolo più remoto della propria mente pur di dimenticare, pur di cancellare in qualche modo ciò che l’ha cambiata, irrimediabilmente.
Qualche giorno prima ha provato a farlo con Michael. Ha provato a raccontargli la sua storia, pezzo dopo pezzo, ad aprirsi, cercando di arginare il dolore, di non pensarci, di non prestare troppa attenzione alle ferite che sentiva riaprirsi dentro di lei. Ma non ci è riuscita: il senso di vuoto e di impotenza che all’improvviso le hanno attanagliato il petto le hanno impedito di andare fino in fondo, mozzandole il respiro, facendola tremare, impedendole di parlare, di spiegare, di andare fino in fondo.
E non osa pensare a cosa sarebbe potuto accadere se il suo migliore amico non fosse stato con lei; se non ci fosse stato lui a darle una mano. Perché Michael l’aveva abbracciata forte, non appena lei aveva cominciato a piangere per quel senso di sconfitta da cui non riesce tutt’ora a liberarsi. L’aveva tenuta stretta a lungo, senza chiedere niente. Le aveva accarezzato la testa, cullandola in silenzio – come se lui fosse il suo fratello maggiore e lei la sorella che il ragazzo aveva perso troppo presto. L’aveva rimessa in sesto per come aveva potuto, dimostrandole ancora volta che il loro legame è troppo prezioso per entrambi per essere mandato a rotoli.
«Non importa che tu me lo racconti, se non vuoi. Maddie mi già ha detto tutto.»
Le aveva detto così il ragazzo, guardandola con gli occhi di chi si sente in colpa, di chi crede di aver sbagliato. Lei aveva scosso piano la testa e gli aveva sorriso, mentre cercava di asciugarsi il viso, vergognandosi delle proprie lacrime, della propria debolezza, ringraziando silenziosamente la sua migliore amica per aver parlato per lei.
L’altro le aveva preso la mano e l’aveva accarezzata delicatamente, quasi avesse avuto paura di ferirla.
«Se vuoi parlarne, io sono qui. Non me ne vado.»
E quelle parole sono ancora scolpite talmente in profondità nella mente della mora, che la ragazza ancora fatica a credere di avere accanto a sé qualcuno come Michael. Lui che, da quando si conoscono, si è rivelato essere uno dei motivo che la fanno sorridere e che le fanno trovare la forza di combattere senza arrendersi; che le fanno capire che c’è ancora tanto da fare; che ci sono persone per cui vale davvero la pena vivere, andare avanti. Lui che ha sempre cercato di capirla, di intravedere la vera Letizia sotto le maschere e i muri che lei non ha fatto altro che indossare e costruire per troppo tempo. Lui che è riuscito a conquistare la sua fiducia fin da subito, in silenzio, senza aver bisogno di chiederle niente. Lui che, per lei, è sinonimo di famiglia. Come tutte le altre persone che ama.
Perché Michael si è rivelato essere uno dei regali più belli che la vita le abbia mai fatto. E Letizia è davvero felice che lui, nonostante tutto, sia voluto rimanere al suo fianco.
Sorride ancora, la mora, pensando alle persone che le sono vicine e che, in un modo o nell’altro, riescono sempre a migliorarle le giornate, a riempirle l’anima, a curarle ogni cicatrice. Sorride, perché non avrebbe mai creduto possibile qualcosa di simile. Sorride perché sa che farà di tutto per proteggere ciò che ha. Ne è più che sicura.
 
È di nuovo in quell’ospedale, Calum. Di nuovo in quel piccolo sgabuzzino. Di nuovo con il senso di colpa e di vergogna addosso. Di nuovo con gli occhi chiari di Ashton davanti ai propri, occhi che lo stanno osservando severi e stanchi allo stesso tempo, come se non avessero più forze, come se non sapessero più da che parte andare, come se non riuscissero a trovare alcuna via d’uscita ad un enigma più grande di loro.
Il maggiore osserva per un attimo la piccola provetta contenente il sangue dell’amico, come se non sapesse che cosa farne davvero, come se avesse paura di andare avanti con tutta quella storia. Come se si sentisse in colpa per ciò che sta succedendo. Non sa più che cosa deve fare per far capire al moro che deve smetterla, che deve tirarsi fuori da quel circolo vizioso prima che sia troppo tardi.
Il problema è che Ashton non sa che Calum è arrivato al punto di non ritorno. Non sa che adesso è diventato dipendente dalla morfina, che non la usa più per dimenticare, che è il suo corpo a guidare ogni azione perché anela la droga come l’ossigeno; che non può più farne a meno, che il fatto di star nascondendo una cosa simile a Letizia lo distrugge, che essersi nuovamente ridotto come un’ombra lo sta devastando. Non sa niente, Ashton.
Perché Calum non parla, non si sfoga, non accenna a niente. Si tiene tutto dentro, collezionando giorno dopo giorno segreti su segreti, bugie su bugie, errori su errori, di cui non sa per quanto ancora sarà in grado di reggere il peso. Quello stesso peso che lo sta schiacciando ancora una volta, che gli rende sempre più difficile respirare a pieni polmoni, che gli impedisce di sentirsi davvero libero. Quel peso che si è creato da solo nel corso degli anni e che avrebbe potuto benissimo evitare se solo, tempo prima, avesse preso una decisone diversa.
Perché il moro potrà aver creduto di essere riuscito a chiudere con il proprio passato; di essere riuscito a metterci una volta per tutte una pietra sopra per andare avanti, senza più guardarsi indietro. Ma la verità è un’altra: è il fatto che lui, a causa del senso di colpa che prova verso uno dei suoi migliori amici, non si è ancora allontanato del tutto da ciò che è accaduto; non è ancora riuscito a darsi davvero pace, a perdonarsi. E anche se continua ad illudersi di avercela fatta, a ripetersi che il passato non gli fa più male, non è vero.
Si sta solo raccontando bugie, Calum. Si sta illudendo. Perché non sa più cos’altro fare, non ha più idea di come andare avanti, di come superare tutto quanto. Ha perso la bussola e non sa come; sa soltanto che le poche persone che riuscivano a strappargli un sorriso – Madison, Luke, Letizia – gli sono ancora accanto, anche se lui non lo vorrebbe. Perché non vuole dar loro una preoccupazione in più, non vuole rubare loro tempo prezioso che potrebbero spendere cercando di essere felici il più a lungo possibile, senza pensare all’inferno che lui soltanto deve portarsi dietro, che lui soltanto deve imparare a gestire.
Non può chiedere a Madison di prendersi cura delle sue insicurezze. Non quando in quegli ultimi due mesi l’ha vista combatterle e vincerle, dimostrando un coraggio che Calum non ha fatto che invidiarle ogni volta. Non può chiederle di immedesimarsi in lui per capirlo. Non vuole trascinarla di nuovo in quel circolo vizioso da cui è finalmente uscita, dimostrando una forza di volontà che il moro ha sempre cercato ma che non è mai stato in grado di trovare. Non può farle un torto di quel genere, non se lo perdonerebbe mai.
Come non può chiedere aiuto a Luke. Non quando il suo migliore amico ha sempre cercato di farlo, ma lui ha sempre rifiutato. Non quando Liz sta finalmente cominciando a stare meglio. Non quando la vita sta finalmente ripagando il biondo di ogni sforzo fatto negli ultimi anni pur di tenere tutto in piedi. Non quando finalmente il suo migliore amico sta cominciando a sorridere davvero, finalmente libero dalle catene che lo imprigionavano. Con che faccia tosta potrebbe fare una cosa simile, dopo aver rifiutato la mano che si era tesa per aiutarlo?
E con che coraggio potrebbe chiedere a Letizia di salvarlo? Con che coraggio potrebbe domandarle di fare tutto il lavoro sporco, quando è lui che dovrebbe agire e cambiare da solo le cose? Con che coraggio potrebbe chiederle di fare di più, quando è stata lei la sola a giocare tutto quello che ha pur di farlo stare bene; pur di curare ogni sua cicatrice, ogni sua ferita; pur di dargli una mano a risalire? Ed in un primo tempo ci era pure riuscita; era riuscita a fargli cambiare idea, a fargli credere che forse una seconda possibilità avrebbe potuta averla anche lui, che forse le cose sarebbero andate bene almeno una volta anche per lui. Eppure… Non è stato abbastanza. Non stato sufficiente per scacciare il buio, i demoni, gli incubi, le insicurezze, le paure.
Perché è caduto, Calum, ancora una volta. È caduto in quel gioco vizioso che rovina chiunque ci arrivi.  È caduto, si è perso. Ed ora non ha più la benché minima idea di come fare per tornare indietro. Perché vorrebbe tanto tornare indietro, lui; vorrebbe poter riavvolgere il nastro e impedire a se stesso di prendere una decisione troppo avventata e stupida come quella di due anni prima. Perché adesso ne conosce le conseguenze, le sta vivendo sulla propria pelle giorno dopo giorno, maledicendosi e aumentando il senso di vergogna che lo fa sprofondare sempre di più, come se si divertisse a vederlo andare in pezzi ora dopo ora, minuto dopo minuto.
E adesso che è davanti ad uno dei suoi migliori amici, rivede ogni sbaglio, ogni errore, ogni bugia. Si vede per quello che è diventato: un’ombra flebile, troppo debole per reagire, per spiegare, per andare oltre e cambiare; un’ombra che potrebbe scomparire da un momento all’altro, se la vita lo volesse.
«Sei ancora qui a rovinarti la vita?» gli chiede Ashton, spezzando il silenzio che si era creato, guardandolo dritto negli occhi, cercando di capire cosa il moro nasconda ancora agli altri e, soprattutto, a se stesso da talmente tanto tempo che adesso non è più capace di ammetterlo ad alta voce.
Calum lo guarda. E si sente nudo, spogliato di ogni protezione, ricoperto solo di ciò che l’ha ridotto in quello stato.
«Ash, è… È più complicato di quanto sembri.» lo dice piano, il giovane Hood, come se avesse paura di parlare, di far uscire la propria voce, come se ogni sua debolezza stesse cercando di farlo affogare. Perché è tutto troppo complicato, e non ci sono spiegazioni, né logiche né plausibili, che possano chiarire fino in fondo ciò che sta vivendo. È come se fosse intrappolato in una teca di vetro: tutti riescono a vederlo, ma nessuno riesce a raggiungerlo davvero. Ed è la cosa peggiore di tutte.
Il maggiore sospira e scuote debolmente la testa. Quanto vorrebbe che Calum capisse; che cambiasse idea e si lasciasse aiutare, per mettere un punto definitivo a tutto e ricominciare davvero. Vorrebbe soltanto, Ashton, che le cose fossero andate in maniera completamente diversa. Vorrebbe essere arrivato in tempo, per evitare l’inferno che due delle persone a cui tiene di più al mondo stanno vivendo, ognuna a modo proprio.
Guarda allora il suo migliore amico. E l’unica cosa che riesce a vedere è un ragazzo distrutto, a pezzi, intrappolato dai suoi stessi sentimenti – troppo forti e intensi come la persona che li prova – con gli occhi disperati di chi non sa più chi è, di chi ha perso la bussola e non sa più come andare avanti. Gli occhi di chi ha perso la speranza.
Ashton sa che Calum è in quelle condizioni solo a causa della morfina, che non lo sta facendo ragionare lucidamente, che pian piano lo sta distruggendo. Sa che la persona davanti a sé non è il vero Calum e mai lo sarà. Sa che ci deve pur essere un modo per aiutarlo. Sa che, prima che il moro si rendesse conto di essere diventato dipendente dalla droga, le cose stavano cominciando ad andare per il verso giusto. Perché c’era Letizia, e le cose sembravano aver preso una piega diversa, sembravano essere sul punto di cambiare definitivamente, per chiudere i conti con il passato. Poi però l’inferno si è messo in mezzo ancora una volta.
«Se hai qualcuno per cui vale la pena continuare a vivere, non permettere a quella merda di rovinare ogni cosa… Perché lo so che c’è qualcuno per te, Cal.»
Sono quelle le ultime parole che il maggiore gli dice prima di andarsene.
E Calum, non appena le sente penetrargli fin dentro le ossa, rivede gli occhi scuri di Letizia. Occhi che, nella frazione di un istante, fanno aumentare ulteriormente la vergogna che prova verso se stesso. Perché non è mai stato capace di combinare niente di buono, di stare bene davvero, neppure con l’aiuto della persona che ama più di chiunque altro e che vorrebbe soltanto proteggere con ogni mezzo che ha a disposizione, pur di vederla felice.
Subito, il senso di colpa riprende a graffiargli l’anima più violentemente delle altre volte, mentre le guance continuano a bruciare a causa delle lacrime che gli rigano il viso, piccole e costanti, silenziose come il grido muto di aiuto che cerca disperatamente di far uscire, senza però riuscirci.
Perché è rinchiuso in quella teca di vetro. E nessuno verrà a tirarlo fuori.
 
Non appena si chiude la porta alle spalle, sospira, passandosi stancamente le mani sul viso. E intanto, cerca di non pensare al dolore sordo che sente in mezzo al petto, al senso di colpa che, inesorabile, si sta facendo sempre più strada dentro di lui, mandando in frantumi quelle poche parti di sé che il riccio era riuscito a proteggere a fatica.
Sta cadendo, Ashton. Sta lasciando che tutto quello che aveva tentato di nascondere, di reprimere, di cancellare dalla propria vita, gli si rivolti contro, distruggendolo, frantumandogli l’anima, devastandogli il cuore.
Perché, da due anni, si sente responsabile per ciò che sta succedendo a Calum e a Michael. Perché sa che; se solo fosse stato più attento in passato, se solo avesse capito prima che cosa stava succedendo, se solo non avesse pensato unicamente a se stesso, se solo non avesse concentrato tutta la sua attenzione solo sui suoi progetti e sulle sue ambizioni; le cose tra tutti loro sarebbero andate in modo completamente diverso: Calum non avrebbe smesso di parlare a Michael e cominciato a drogarsi; il suo ragazzo non sarebbe caduto in depressione vedendo i suoi genitori autodistruggersi giorno dopo giorno – una depressione da cui, soprattutto grazie alla presenza di Letizia, al suo esserci sempre, al suo essere capace di curare le ferite degli altri, Michael è riuscito ad uscire.
Ashton sa nel profondo che, se solo fosse stato più vigile, nessuno di loro si sarebbe fatto male. Ma sa anche che non può tornare indietro, che non può riavvolgere il filo, che non serve a niente darsi la colpa per chi ha deciso di smettere di vivere, lasciando un vuoto difficile – ma non impossibile – da colmare.
Per questo motivo, non ha esitato un solo istante ad aiutare Madison, quella ragazza bionda che, in poco tempo, è diventata un’amica preziosa ed insostituibile. Non ha esitato a mettersi in gioco, a dare tutto se stesso per farla stare meglio, per tornare a vedere il suo vero sorriso, sperando che nessuno dei suoi sforzi fosse invano.
Non appena era andato a trovare Madison all’ospedale, aveva capito: non avrebbe più commesso lo stesso errore.
E adesso che finalmente la sua amica sta di nuovo meglio, lui ancora fatica a credere che, insieme a tutti gli altri, è riuscito a salvarla, a rimetterla in sesto, a farla tornare a splendere.
Sospira di nuovo, mentre una lacrima – una soltanto, piccolo sfogo di tutto il caos che ha dentro ma che non può, non vuole liberare, non ancora, non quando sa che potrebbe cedere alla preoccupazione da un momento all’altro – sfugge al suo controllo, rigandogli la guancia, bruciandogli la pelle, facendolo rabbrividire, ricordandogli che non può permettersi di cadere, non ancora. Non fin tanto che Michael ha bisogno di lui per rimettere in sesto ciò che rimane della sua famiglia. La asciuga in fretta, prima che qualcuno possa vederlo. Ed è proprio in quel momento che gli arriva un messaggio.
 
Da: Michael, 15.07.2016, 06:27 pm
È tornato da te, vero?
 
Il riccio sa a chi l’altro si sta riferendo.
Perché Letizia continua a sfogarsi con Michael, a raccontargli cosa stia succedendo tra lei e Calum, a tenerlo informato su quella persona che nessuno di loro vuole perdere; continua a trattarlo come l’amico migliore che abbia mai avuto, come la persona a cui – dopo Calum – sa che può donare tutta se stessa senza farsi male; a vederlo come la persona a cui può mostrarsi per come è veramente, senza maschere, muri, paure o dubbi. È grazie alla mora se, in qualche modo, lui e Michael riescono a sentire Calum un po’ più vicino a loro, dopo tutti quegli anni passati in silenzio, troppo distanti, senza che nessuno di loro facesse qualcosa per cambiare le cose, per riallacciare i rapporti, per non mandare a puttane l’amicizia di una vita.
Ashton sa che il suo ragazzo non avrebbe potuto chiedere niente di meglio; che Michael anela quelle piccole informazioni pur di stare tranquillo, pur di sapere che c’è ancora qualcosa che possono fare. Sa che, pian piano, nonostante tutto, le cose stanno andando per il verso giusto. Perché Letizia ha riempito in parte il vuoto che Rachel aveva lasciato nel cuore di Michael che, della mora, non riuscirebbe a fare a meno neppure volendo.
Digita velocemente la risposta, per poi riporre il cellulare nella tasca del camice.
Respira piano, cercando di calmarsi, di rimettersi in sesto.
Poi torna a lavoro, con addosso la sensazione che, presto, le cose cambieranno. In meglio.
 
Da: Ashton, 15.07.2016, 06:32 pm
Già. E non hai idea di quanto vorrei che smettesse.
 
A leggere quelle parole, Michael sospira piano.
Perché è a conoscenza di cosa stanno vivendo le persone a cui tiene più di tutto il resto; sa che stanno male, che alcune di loro ancora faticano a reggersi sulle proprie gambe perché non sono ancora riusciti a vincere le proprie paure; sa che ciò che può fare non è molto, che per alcune cose ci vorrebbe sul serio un miracolo per il quale continua a sperare, giorno dopo giorno. Perché sente fin dentro le ossa che qualcosa sta per succedere, che qualcosa sta per cambiare. E lui, a quella strana sensazione, vuole credere con tutto se stesso: vuole credere che sia la volta buona, che finalmente tutto possa tornare al suo posto, cancellando il dolore e le ferite.
Eppure, nonostante la speranza, non riesce ad allentare la morsa della preoccupazione che pian piano gli schiaccia il cuore. Perché gli ultimi mesi sono stati intensi per tutti loro. Insieme, hanno dovuto affrontare molto più di quanto avessero mai immaginato: hanno rischiato di perdere nuovamente qualcuno di caro, prima di vederlo rialzarsi dalle macerie di se stesso per riprendersi la propria rivincita.
Perché è questo ciò che ha fatto Madison: si è armata di coraggio e ha combattuto contro se stessa fino alla fine, uscendone vincitrice, riprendendosi la rivincita che aspettava da tempo. E Michael non potrebbe esserne più felice.
Quando era venuto a conoscenza del passato della bionda, aveva percepito distintamente il proprio cuore andare in frantumi, in silenzio. Perché non poteva credere che le cose si stessero ripetendo ancora una volta, che tutto stesse per andare nuovamente a puttane. Per questo, insieme ad Ashton e agli altri, ha messo in gioco tutto quello che aveva per farla stare bene, per non perderla, per farla tornare a sorridere, a vivere davvero.
Non è stato semplice: ogni volta che la vedeva cadere, veniva assalito dall’ansia di non essere stato capace di fare abbastanza, di non esserle stato accanto abbastanza. Poi però lei ci riusciva: passo dopo passo, riusciva a vincere le proprie paure e a rimettersi sulla giusta strada. E lui non riusciva mai a nascondere il suo sollievo. Un sollievo che si sfogava il lacrime, che Letizia non ha fatto altro che asciugargli.
Letizia. La sua migliore amica. La persona che per lui è diventata una sorella, che è riuscita a riempire il vuoto che Rachel aveva lasciato, che è stata capace di dargli quel grammo di forza e di coraggio che gli mancava per reagire e per capire cosa fare per rimettere in sesto i suoi genitori. La persona che, col tempo, si è dimostrata essere un’amica insostituibile, senza la quale lui non saprebbe proprio che cosa fare; quella persona che si è rivelata essere quel raggio di sole che mancava alla sua vita da troppo tempo per tornare a splendere.
Perché è grazie a lei se è riuscito a sconfiggere la depressione in cui era caduto. È stato grazie al suo essere forte e decisa, che lui non ha perso la speranza. È stato grazie alla sua amicizia, se adesso ha finalmente la certezza che, in un modo o nell’altro, le cose riusciranno ad andare bene per tutti quanti loro, non importa quanto tempo servirà.
E Michael sa che dovrebbe raccontarle la verità; che avrebbe dovuto farlo fin da subito. Sa che avrebbe dovuto farle capire fin dall’inizio i fili che legano tutti quanti loro. Sa che non dovrebbe tenerle nascosto qualcosa di simile, che tutti quei mesi passati in silenzio non avrebbero dovuto esserci. Sa che non doveva avere paura di rivelare parte di quella storia in cui ognuno di loro ha una parte fondamentale.
Eppure, anche adesso come allora, la paura di rovinare ogni cosa lo blocca, impedendogli di riportare alla luce quel passato che ha distrutto più di una vita, che ha spazzato via troppe cose in troppo poco tempo; impedendogli di darle tutti gli elementi che le servono per capire fino in fondo come stanno le cose, per sapere come comportarsi con quella persona a cui entrambi vogliono troppo bene.
Spera solo che qualcun altro, che quella stessa persona, riesca a raccontare come stanno davvero le cose. Perché Letizia, dopo tutti quei mesi, merita di sapere. 






Letizia
Bellissima gente, ciao! <3
E ciao anche a questo capitolo mezzo positivo per la nostra Leti (che finalmente sta tornando ad avere un rapporto più normale con Azura) e mezzo negativo per il nostro poveron Cal (che invece sta affondando sempre più - vi prego, non uccidetemi! *si inginocchia perché sa di essere nel torto*).
Che ne pensate del ruolo che hanno, almeno per oggi, Ash e Mike nella vita dei loro amici? E di ciò che provano?
E che cosa credete che succederà nei prossimi capitoli? (voglio solo precisare che ne mancano sei alla fine - ED IO NON CE LA POSSO FARE!!!)
Spero che vi sia piaciuto e spero che mi farete sapere che cosa ne pensare; sapete che ci conto! <3
Detto questo, come sempre vi ringrazio tanto e vi abbraccio fortissimo! Siete formidabili! <3
A presto! Un bacione, Letizia <3
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Letizia25