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Autore: JoiningJoice    22/10/2016    2 recensioni
[Sheith Week] Day 1: Hurt/Comfort
- Sta fermo, ora. -, lo avvisa. C'è un'intensità devota nel suo sguardo, e per un istante Shiro sorride dell'impegno che Keith mette in qualcosa che lui ritiene insignificante; ma non appena solleva gli angoli della bocca un dolore sordo alla tempia destra lo costringe a mutare la propria espressione in una smorfia.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le dita di Keith lavorano esperte, rapide e prive di esitazioni di qualunque tipo sotto lo sguardo curioso di Shiro. Apre ogni sportello dell'infermeria, alla ricerca di qualcosa di vagamente simile a ciò che gli serve – una boccetta d'alcool, e del cotone. Quando finalmente li trova torna da lui, chiudendo la distanza tra loro con passi pesanti e fermandosi tra le sue gambe. 
- Sta fermo, ora. -, lo avvisa. C'è un'intensità devota nel suo sguardo, e per un istante Shiro sorride dell'impegno che Keith mette in qualcosa che lui ritiene insignificante; ma non appena solleva gli angoli della bocca un dolore sordo alla tempia destra lo costringe a mutare la propria espressione in una smorfia. Emette un verso strozzato, tentando di alzare una mano al viso e trovando il braccio di Keith a bloccare il suo gesto. 
- Ti ho chiesto di stare fermo. - , ripete, spazientito. Questa volta Shiro obbedisce senza neppure tentare di sorridere di lui, posando le mani sul bordo del lettino e attendendo che Keith faccia il suo dovere ad occhi chiusi. 
Keith posa il cotone inumidito nell'alcool sullo squarcio nella sua tempia, e immediatamente Shiro sibila a causa del bruciore; solleva appena la palpebra dell'occhio sinistro. 
Keith non ha pensato a se stesso. Non ha pensato al livido sulla sua guancia, o al graffio sul suo braccio sinistro; non si è ritirato dalla sala d'allenamento quando si è provocato quelle ferite, ma quando Shiro è intervenuto ad aiutarlo si è gettato contro il simulatore, distruggendolo in maniera irreparabile – senza però riuscire ad evitare che colpisse Shiro almeno una volta. 
- Non avresti dovuto metterti in mezzo. - , mormora. Shiro prova a sollevare le sopracciglia per esprimere il suo disappunto, finendo per pentirsene istantaneamente. 
- Mi stai davvero rimproverando? -, sorride, a dispetto del dolore. - L'AI era impazzita. Non potevo lasciarti lì da solo a combattere contro un robot omicida. - 
Le labbra di Keith si sollevano in un ghigno sghembo; abbassa lo sguardo su qualcosa che ha tra le dita, e che Shiro non riesce a vedere. - Ho affrontato molto di peggio da solo, nel caso non te ne fossi accorto. -, rinfaccia. Shiro sente un rumore familiare di carta lacerata, e un momento dopo Keith solleva le dita di nuovo verso il suo viso, tra le dita alcuni steri strip. 
- Non avrei mai pensato di vedere una cosa del genere su un'astronave. -, non può evitare di commentare. Keith, intento a medicarlo, non risponde – ma gli rivolge uno sguardo confuso, invitandolo in silenzio a proseguire. - Sembrano gli stessi che abbiamo sulla terra. Ti ricordi? Da bambino mi toccava usarli spesso. Di solito per medicare te. - 
Keith sistema l'ultimo cerotto e lo fissa, pensieroso; è chiaro che non pensava alla loro infanzia da molto tempo, e non è l'unico. Shiro abbassa lo sguardo sulle proprie mani – quella umana, rosea e viva, e la protesi meccanica. Se chiude gli occhi, può immaginare che siano di nuovo entrambe di carne, piccole e callose, intente a posare delicatamente un cerotto sulle ginocchia sbucciate di Keith. 
All'improvviso scoppia a ridere, nonostante tutto; Keith lo guarda a bocca aperta, incapace di comprendere. 
- Scusa. -, riesce a singhiozzare. - Mi è venuto in mente che da bambino mi chiedevi sempre di darti un bacio su qualunque ferita ti procurassi. A sentirti era l'unica cosa che ti avrebbe fatto guarire. -
Keith sgrana gli occhi; sta arrossendo rapidamente, e vederlo paonazzo lo diverte ancora di più. - Non è vero! -, protesta debolmente. Shiro si stringe la pancia tra le braccia, sentendo le lacrime pizzicargli gli angoli degli occhi. - E anche se lo fosse, ero solo un marmocchio idiota. Non puoi riderne adesso! - 
Shiro riprende fiato un sospiro alla volta, il petto ancora scosso dai singhiozzi; di fronte all'espressione imbarazzata e offesa di Keith non può che sorridere, intenerito. Cerca la sua mano destra e ne carezza le nocche delicatamente, cogliendolo alla sprovvista; è certo di aver già fatto qualcosa si simile. Non solo ai tempi dell'accademia, prima del disastro che li ha separati; anni prima, con Keith seduto su un tavolo di legno grezzo – le gambe penzoloni e grosse lacrime calde a inumidirgli il viso. È certo di averlo carezzato in quel modo per farlo stare calmo, per ricordargli la certezza della sua presenza. 
- Ti sentiresti meglio se fossi io a domandarti un bacio, ora? -, domanda in un fiato. È stupido, fuori luogo – e quasi desidera nascondersi di fronte alla reazione sorpresa di Keith, che lo fissa quasi offeso. Ma poi Keith abbassa le palpebre, e volta la mano per afferrare quella di Shiro; si fa avanti lentamente, ricreando una tensione il cui sapore Shiro aveva dimenticato. Lui stesso chiude gli occhi, in attesa... E li riapre, neanche troppo deluso, quando sente le labbra di Keith e il suo sorriso contro la propria tempia ferita. 
- Ecco qua. -, mormora Keith soddisfatto, ancora rosso in viso. - Ora tornerà come nuova. - 
Shiro dischiude le labbra, chinando poi il capo per scuotere la testa. Keith è incredibile; lo conosce da una vita, lo ama da troppo poco. Sa sempre come sorprenderlo. È tremendamente grato di averlo accanto a sé, capace con un gesto inconsapevole di spazzare via ogni sua irragionevole paura – e sussulta, quando il suo volto sorridente fa capolino nella sua visione, i lunghi capelli neri che ricadono su un lato del viso. 
- E un altro ancora, perché mi sei mancato. -, sussurra. Shiro non fa in tempo a sorprendersi della sua brutale onestà; Keith preme il proprio volto contro il suo in un bacio confuso e possessivo, le braccia che passano sotto le sue e si posano sulla sua schiena. È geloso, ed è dolce, e più fiero di quanto ricordi; è così tanto Keith da far sì che si senta male, ma non abbastanza da non ricambiare dolcemente, inclinando il capo e conducendolo a sé – mettendo in un bacio tutto ciò che può mettere di sé. E all'improvviso è sicuro che sull'idea che basta un bacio a guarire una ferita Keith non si sbagliasse poi così tanto.

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Ciao ragazzi! Mi intristisce vedere che Voltron non ha ancora una sezione T__T spero diventi abbastanza popolare da meritarsela! 
Spero ci siano fan della Sheith da queste parti perché ho intenzione di fillare l'intera week! I prompt sono semplici ma dolci. 
Ci vediamo al Day 2, grazie per aver letto. 
Alla prossima, 
-Joice

   
 
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