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Autore: Viandante88    11/05/2009    9 recensioni
Provate a pensare se il primo incontro della nostra coppietta fosse avvenuto durante l'infanzia di Bella... E se fosse stata prorio lei, con la sua purezza da bambina, a far ritrovare ad Edwatd la giusta via? Una piacevole storiella uscita direttamente dalla mia testa bacata, per chi crede nel destino! Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan, Renèe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* Mi hai Cambiato la Vita*



Da bambini è difficile essere diversi.

Sono sempre stata ritenuta matura rispetto alla mia età e per questo spesso e volentieri venivo,

volontariamente e non, esclusa da i miei compagni di scuola durante i momenti di gioco.

Per me non è stato semplice, mi sentivo sola e facevo di tutto per essere come gli altri per non essere me stessa, fino a che non ho fatto un incontro, un incontro che mi ha cambiato la vita.


Bella, amore ti piace questo vestitino? Ti starebbe benissimo!”

Mia madre, Renèe, è una persona molto estroversa e solare, infatti non le piace vivere Forks, una piccola cittadina nello stato di Washington, probabilmente il paese più piovoso d'America.


No, mamma, non mi piace! Io non voglio fare la ballerina!”

Io mi chiamo Isabella, Bella per tutti, e ho sei anni. Domani comincerò la prima elementare e la mia mamma mi ha portata a fare compere, lei dice che sarò carinissima, e intanto ne approfitta per farmi vedere tutù e scarpette, le piacerebbe iscrivermi a lezione di danza pur conoscendo benissimo la mia innata goffaggine.


Ma dai tesoro, vedrai che sarai bravissima!”

Insistette lei abbassandosi per farmelo vedere meglio.

Era difficile dirle di no quando faceva quella faccia, tante volte sembrava lei la bimba ed io la mamma.

Per favore, fallo per me, ti chiedo solo di provare, se poi non ti piace prometto che mi arrenderò!”

Esclamò lei cercando di convincermi.


Io sbuffai.

Uffi, va bene, ci provo allora.”

Le risposi infine rassegnata, lei mi abbracciò forte e mi ringraziò, mi piaceva tanto essere abbracciata da Renèe! Quando lo faceva il mio papà, Charlie, non sentivo mai questo innato calore,

certo sapevo che mi voleva bene, ma era una persona più riservata rispetto a mia madre,

gesti così espansivi li riuscivano difficilmente e io in ciò avevo preso completamente da lui!


Tornammo a casa con una decina di sacchettini e sacchettoni, mio padre alzò gli occhi al cielo non appena ci vide, ma evitò di parlare, ultimamente lui e la mamma litigavano frequentemente,

perciò era sempre esitante nell'esprimere i suoi pensieri, per il timore che potesse sbagliare.

Ma tanto la discussione ricadeva poi ogni volta sullo stesso argomento, mia madre non voleva rimanere a Forks, voleva andarsene da quel paesino così piccolo e noioso, non voleva passare tutta la sua vita in quel posto, mentre Charlie non intendeva muoversi di li, troppo affezionato a quella cittadina, troppi ricordi, troppe amicizie, troppe abitudini e poi c'era il lavoro, Charlie fa il poliziotto, aspira a diventare il capo della polizia, e ora che c'è quasi non vuole rinunciare.


Hei tesoro, guarda chi è venuto a trovarti oggi!”

Esclamò d'un tratto mio padre portandomi in salotto.


Ciao, Bella”

Jacob, il figlio di un caro amico di mio padre, gioco con lui fin da quando è nato. E' più piccolo di me, lui ha infatti ancora quattro anni, ma per la sua età è molto sveglio ed intelligente, inoltre è un bambino carinissimo coi suoi capelli scuri lunghi quasi fino alle spalle, la sua pelle color ruggine tipicamente indiana e i suoi grandi occhioni scuri. E' particolarmente affezionato a me.


Ciao Jake!”

Esclamai andandogli incontro abbracciandolo teneramente.


Quella notte non riuscii a dormire bene, mi sentivo agitata e nervosa, non sapevo cosa mi aspettasse, finalmente avrei iniziato la scuola, ormai, come mi dicevano tutti, ero grande.

La mamma come promesso mi vestì al meglio, mi mise una leggera gonnellina rossa e una camicetta bianca a maniche corte con sopra un semplice gilet dello stesso colore della gonna.

Nonostante fossimo a settembre e Forks non fosse il paese più assolato del mondo fuori c'era ancora caldo e io ne ero felice. In verità non adoravo vestirmi in quel modo, preferivo delle semplici tutine comode, ma Renèe ci teneva a quelle cose.


Arrivate davanti a scuola mi sentii subito invasa dal panico, c'erano così tante persone, troppe,

e io da buona figlia di mio padre mi nascondevo timida dietro le gambe di mia madre, mentre gli altri bambini correvano a giocavano tra loro. Al contrario mio che avevo frequentato l'asilo di Port Angeles, che per Renèe era più attrezzato, gli altri si conoscevano quasi tutti, era facile quindi per me sentirmi esclusa.


Non temere Bella, farai amicizia in fretta.”

La mamma cercava di tranquillizzarmi carezzandomi dolcemente i capelli, ma il terrore non passava. Quando suonò la campanella di ingresso il cuore cominciò a battermi veloce, non volevo entrare. Supplicai Renèe di riportarmi a casa di non lasciarmi li da sola, e sotto gli occhi di altri bimbi scoppiai a piangere, fortunatamente non fui la sola.

Alla fine presa delicata per mano da una maestra fui portata dentro ancora con le lacrime agli occhi, ma la mamma mi aveva promesso che ci saremmo viste da due ore, per cui un po' mi tranquillizzai.


Ci ritrovammo tutti in un enorme salone con tante piccole sedie e ci si presentarono diverse maestre e un paio di maestri, preceduti dalla preside, una signora sulla quarantina d'anni, dall'aspetto docile ma dal tono severo.

Chiamandoci per nome formarono le classi e ci accompagnarono nella nostra aula a pian terreno. Era grande e luminosa con una seconda entrata che dava direttamente sul cortile interno.

Ci accomodammo ai banchi disposti a due a due sparsi per tutta la stanza, mi recai verso uno di questi ma prima che potessi sedermici fui preceduta da un'altra bambina che si voleva mettere vicino alla sua amica, allora cambiai postazione ma anche li ricevetti un rifiuto secco.

Qui deve venire la mia amichetta!”

Mi disse scontrosa con tono quasi minaccioso.


Puoi sederti qui se vuoi!”

Mi voltai per capire da dove provenisse quella voce così dolce.

Era di una bambina, magra un pochino più alta di me ad occhio e croce, anche se da seduta era difficile da stabilire, con un paio di occhiali sottili e i capelli castani raccolti in due morbide treccine tenute da due elastici di color rosa pallido, lo stesso del vestitino che aveva indosso.

Le sorrisi e mi sedetti.

Grazie mille.”

Le dissi rivolgendole un timido sorriso.

Non c'è di che.”

Anche il suo tono di voce era timido e pacato, questa bambina già mi piaceva.

Il mio nome è Angela, tu come ti chiami?”

continuò poi con lo stesso tono di voce.

Io mi chiamo Isabella, ma tutti mi chiamano Bella.”


Non feci in tempo a risponderle che entrò in classe la nostra maestra intimandoci gentilmente il silenzio.


Le due ora passarono in fretta ed effettivamente non fu poi così terribile.

All'uscita mi aspettava la mamma con il suo solito sorriso sulle labbra, gli occhi però non esprimevano felicità ma rabbia, probabilmente lei e Charlie avevano di nuovo litigato.

M chiese come era andata e dovetti ammettere che era andata abbastanza bene, la maestra sembrava simpatica e come lei anche la mia compagna di banco, ora ero più serena.


Quella sera non appena andai a letto mamma e papà litigarono nuovamente, anche se cercavano di trattenere la voce non era difficile capirlo.

Nonostante ciò mi addormentai, mi sentivo stanca e assonnata dopo la notte precedente.


La mattina dopo l'agitazione era diminuita e la voglia era cresciuta, entrai tranquilla in classe dirigendomi subito verso il mio banco, cioè quello del giorno prima, ma la delusione fu enorme nel vederlo occupato, a fianco alla mia amichetta Angela c'era un'altra bambina che parlava con lei senza sosta e socievolmente, probabilmente già si conoscevano.


Dovetti sedermi al banco poggiato al fianco della cattedra, in tutto eravamo in tredici, quindi dispari, certo dei posti liberi c'erano, ma in quel caso preferii starmene sola, tutti gli altri parlavano con affiatamento, io ero l'unica che proprio non riusciva ad ambientarsi.


I giorni passavano, dall'inizio della scuola erano passate due settimane, e le mie amicizie erano ancora scarse, l'unica con cui parlavo ogni tanto era Angela, ma per poco, perché poi veniva richiamata dalla sua amica Jessika per giocare, per cui mi ritrovavo da sola.

Quasi tutti mi consideravano strana, mi avevano invitato qualche volte a giocare a palla avvelenata o altri giochi del genere, ma appena vista la mia scarsità non mi avevano più chiamata.


Mi sentivo demoralizzata, in più a casa papà e mamma litigavano sempre più spesso, ormai non si trattenevano più neanche davanti a me dal discutere se pur in modo passivo, cosa che prima evitavano comunque.


La sera del giorno dopo, in seguito ad un'altra giornata tristemente passata, Charlie decise di portarmi assieme a lui e Billy al parco, naturalmente loro ci andavano perché in serata avrebbero fatto vedere su un grande schermo una partita importante e con la scusa portava anche me,

mi aveva detto che così mi sarei distratta un po' e che ci sarebbero state alcune bancherelle, anche di dolci. Alla fine mi feci convincere, la mamma mi diede il permesso solo perché il giorno seguente sarebbe stato sabato e quindi avrei potuto dormire un po' di più.


Una volta arrivata notai che in giro c'erano anche dei miei compagni di classe, salutai Angela e Mike che giocavano con altri bambini, dopo di che mi sedetti con mi padre su un tavolino sistemato nel centro apposta per l'occasione, presi qualcosa da bere e non appena iniziò la partita chiesi a papà se potevo andare a giocare sullo scivolo, lui acconsentì dopo varie volte dicendomi di non allontanarmi troppo. Ormai il sole era tramontato, i miei amici erano andati a casa e ai giochi erano rimasti in pochi, lo scivolo era completamente vuoto. Mi arrampicai sulla scaletta in legno verniciato ma la mia goffaggine ancora una volta intervenne facendomi scivolare su uno di questi, lasciai la presa e sarei caduta di schiena se qualcuno non mi avesse aiutata prendendomi la mano.


Riaprii gli occhi che avevo chiuso per lo spavento e vidi un ragazzo. La sua presa era gelida ma delicata allo stesso tempo.

Mi aiutò a salire tenendomi la mano per poi lasciarmela, e una volta accertato che ero sopra si allontanò velocemente mettendosi dalla parte opposta alla mia.


Grazie.”

Gli dissi io, diventando per non so quale motivo rossa in viso.


Ma figurati piccola. Stai bene?”

Mi chiese premuroso, aveva una voce dolce e melodiosa.


Io annuì sorridendo.

Non riuscivo a vederlo bene il piccolo corridoio dello scivolo era coperto da un tetto come una casetta e la luce dei lampioni già accesa filtrava appena.

L'unica cosa che riuscii a scorgere fu il luccichio dei suoi denti bianchissimi e la sua pelle pallida, ancor più della mia, che già non scherzava, lo avevo notato quando mi aveva aiutata.


Sei da sola?”

Mi chiese come in pensiero.

I miei mi avevano sempre detto di non parlare assolutamente con gli sconosciuti, ma lui non lo vedevo in quel modo, potevo chiaramente percepire tristezza nel suo tono di voce, proprio come nel mio.

No, il mio papà sta guardando la partita.”

Risposi sincera.

D'accordo allora.”

Dicendo ciò fece per andarsene ma fu fermato dalle mie parole.

Che hai? Sei triste?”

Continuai poi con la tipica spontaneità di un bambino.

Lo sentì ridere, una piccola risata e lo vidi sedersi a distanza.

Si, un po'.”

Ammise, e potei vedere la sua testa voltarsi verso di me.

Come mai?”

Quel ragazzo mi incuriosiva.

Ho perso una cosa molto importante, e senza di essa mi sento come... vuoto e.. diverso.”

Sapevo che era la verità ciò che mi stava dicendo.

Che cosa hai perso? Un regalo?”

Domandai istintivamente.

Ancora quella risatina triste.

No, in verità non è proprio un oggetto..”

E' un sentimento?”

domandai io interrompendolo.

Mi guardò curioso e sorpreso.

Si, qualcosa del genere.”

Mi rispose lui con tono un po' più sicuro.

Anche io sono triste sai?”

Confessai d'un tratto incrociando le braccia.

Davvero? E come mai?”

Mi chiese sinceramente incuriosito.

Perché io sono diversa.”

Affermai decisa, sapevo ciò che dicevo.

A scuola non mi parla nessuno perché mi considerano strana, e io faccio di tutto per essere come loro ma non riesco, rimango sempre … diversa.”

Avevo bisogno di sfogarmi, fin ora non lo avevo fatto neppure con mamma e papà, con questo ragazzo mi veniva spontaneo invece.


Sai una cosa piccola?”

Lo guardai incuriosita e impaziente disfando le braccia da quell'incrocio.

Tu non devi cambiare per piacere agli altri, e sai perché?”

No perché?”

Di nuovo il mio sguardo curioso.

Perché... hai presente quella cosa che io ho perso..?”

Annuì.

Ecco, tu ne hai veramente tanta invece, e solo chi si accorgerà di ciò sarà degno di esserti amico.”

Le sue parole mi colpirono, per quanto potessi essere piccola capii in pieno ciò che voleva dirmi.

Non devi cambiare per nessuno piccola, se non per te stessa.”

Continuò lui con lo sguardo rivolto al pavimento.

Anche tu ce ne hai tanta sai?”

Alzò gli occhi sorpreso guardandomi stranito.

Una persona che dice queste cose è piena di tutti i sentimenti e i sentimenti sono frutto dell'anima.” Tu nei hai tanti, non ne hai perso nemmeno uno!”

Esclamai sperando di tirargli su il morale.


Bella! Bella! Dove sei?”

Mio padre mi chiamò preoccupato.


Ora vado. Ricorda piccola, non sei diversa, sei speciale, e … Grazie.”

Dicendo ciò scomparve in meno di un secondo, e in quello stesso istante mio padre comparve sulla scaletta.

Bella! Perchè non mi hai risposto mi stavo preoccupando!”

Scusa papà.”

Va bene, ora però vieni li con noi.”


Io non ho mai saputo chi fosse quel ragazzo, non ho mai saputo perché fosse così in pena ne cosa avesse perso realmente e non lo ho mai più rivisto in quanto pochi giorni dopo la mamma miportò con se in Florida, l'unica cosa che so è che quelle sue parole mi aiutarono ad avere più fiducia in me stessa, l'unica cosa che so è che quell'incontro mi cambiò la vita.






Ciao a tutti! Bo, non so come mi sia venuto in mente se ve lo state domandando, non so neanche se ha senso in verità! Vi avverto che non ricordavo l'età in cui Bella è andata via con sua madre, ho inventato tutto, però mi piace pensare che Edward nel suo vagabondare abbia avuto un piccolo aiuto nel ritrovare se stesso, (anche se è successo anni e anni prima1!) e chissà che questo aiuto non li sia stato dato proprio dalla sua 'anima gemella' piccola!

Be spero vi sia piaciuto, fatemi sapere!

Bacioni!


  
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