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Autore: jinkoria    23/10/2016    10 recensioni
{Victuuri \ post ep.#03}
«Sai, Yuuri? Ho detto che al porcellino sarebbe servito un incantesimo per trasformarsi in principe. E, data la tua esibizione, posso ritenermi soddisfatto del risultato».
Katsuki lo fissò inebetito, sbattendo le palpebre. Provò a chiedergli cosa volesse dire, ma si ritrovò il russo ad un palmo dal volto prima di poter pronunciare alcunché; da quella distanza pericolosamente ravvicinata poteva percepire il respiro di Victor direttamente sulle labbra, un soffio leggero eppur sentito, come un formicolio sottopelle, mentre il viso gli si faceva sempre più caldo sotto lo sguardo intenso del pattinatore.
«Però» riprese questo, la voce melliflua e sussurrata tra le pieghe di un sorriso, quasi confidenziale — o cospiratoria, pensò Yuuri.
«Nelle fiabe occorre sempre un bacio, perché possa davvero emergere il principe».
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho saputo resistere, appena ho visto che era stata aperta la sezione di YOI mi sono fiondata su word a scrivere su questi due che sono davvero poco espliciti. Anche se tecnicamente è uscita fuori dai binari — credo sia una oneshot ma non ho potuto contare le parole — non fa niente, è un primo tentativo che, spero, non sia stato poi così atroce! Soprattutto per l'OOC, mi auguro non ce ne sia o che quanto meno risulti passabile! A breve, se tutto va bene, riuscirò a pubblicarne una arancione (ma nulla di che perché non ho dimestichezza col pwp xD). 
Il titolo è in russo e vuol dire, appunto, "incantesimo".
Grazie dell'attenzione, un bacio!





 
~§~








Bentornato, Yuuri.
 
Katsuki si lasciò andare contro l’armadietto, un braccio a riparare gli occhi dalla luce artificiale del neon e un sorriso accennato di stanchezza e gratificazione sulle labbra. Nelle orecchie poteva ancora sentire il coro entusiasta del pubblico alla sua esibizione, lo scroscio degli applausi e i fischi di apprezzamento di chi non aveva mai smesso di credere in lui.
 
Gli occhi di Victor fissi su di sé.
 
Sospirò, improvvisamente in imbarazzo; era molto probabile che il russo si fosse accorto di quale ruolo Yuuri avesse riportato l’interpretazione — la donna più bella della città che, inevitabilmente, aveva ceduto alla corte del suo seduttore. Era certo di essere riuscito nel suo intento ed era sicuramente stato un elemento a favore per la vittoria delle attenzioni di Victor. Ciò che impensieriva il giapponese era la possibilità che l’altro pattinatore potesse aver letto tra le righe qualcosa di cui Yuuri stesso non aveva ancora ben chiaro il significato.
 
Sussultò quando, dopo giusto un paio di colpi, la porta si aprì, sospinta dall’oggetto dei suoi pensieri.
 
«Yuuri!» gioì Nikiforov, «Scappi già dai tuoi ammiratori?».
 
Semmai i tuoi ammiratori, borbottò tra sé il più giovane, distogliendo lo sguardo da quello del suo — appena divenuto — coach. 
 
«Non dovresti stare così imbronciato» lo riprese quello, bonario, parandoglisi davanti per aiutarlo ad alzarsi. Katsuki fu un attimo distratto dalle dita del russo che sbucavano dai guanti scuri, affusolate e nivee come la neve del loro primo incontro alle terme, prima di allungare la mano e accettare quella dell’altro.
 
«Non stavo borbottando — grazie» protestò dandogli poi le spalle, diretto a prendere il proprio cambio. 
 
Seguì un silenzio che turbò il ragazzo, abituato alla parlantina euforica del più grande, impudica e senza freni. Pertanto si voltò nuovamente, con lentezza.
 
Victor aveva una mano sotto il mento e un braccio a cingersi la vita; non fosse stato per l’espressione visibilmente appagata — guardando lui? — e concentrata sul suo corpo, avrebbe dato l’idea di qualcuno alla ricerca di un difetto, anche minimo, sfuggito ad una prima analisi; era questo che Yuuri continuava a temere, pur essendo stato informato da Yuko che Yurio fosse già ripartito.
 
Che Victor si rendesse improvvisamente conto di aver scelto l’allievo sbagliato.
 
Gli sfuggì un verso strozzato di sorpresa quando, come gli avesse letto nel pensiero, quel muto tormento fu riempito dalle parole dell’uomo.
 
«Sai, Yuuri? Ho detto che al porcellino sarebbe servito un incantesimo per trasformarsi in principe. E, data la tua esibizione, posso ritenermi soddisfatto del risultato». 
 
Katsuki lo fissò inebetito, sbattendo le palpebre. Provò a chiedergli cosa volesse dire, ma si ritrovò il russo ad un palmo dal volto prima di poter pronunciare alcunché; da quella distanza pericolosamente ravvicinata poteva percepire il respiro di Victor direttamente sulle labbra, un soffio leggero eppur sentito, come un formicolio sottopelle, mentre il viso gli si faceva sempre più caldo sotto lo sguardo intenso del pattinatore.
 
«Però» riprese questo, la voce melliflua e sussurrata tra le pieghe di un sorriso, quasi confidenziale — o cospiratoria, pensò Yuuri. 
 
«Nelle fiabe occorre sempre un bacio, perché possa davvero emergere il principe».
 
Ehh?!?!, gridò internamente il moro, cercando di ignorare il tremito con cui il suo corpo aveva reagito a quelle parole; un vellichio d’aspettativa ed eccitazione che desiderava grattar via dalla propria testa — la donna più bella che cede al fascino del donnaiolo. Per un folle ed interminabile attimo ebbe persino la tentazione di sgusciare — in un modo o nell’altro — dalla presa delle mani di Nikiforov che — quando si erano spostate?! — lo tenevano fermo per le spalle, ma le gambe, che lo avevano fedelmente sostenuto durante la coreografia, parevano improvvisamente del tutto sfiancate e molli, alla stregua di gelatina. 
 
Non sta succedendo davvero, obbiettò tra sé quando si accorse della distanza che andava dimezzandosi tra il proprio volto e quello di Victor; riuscì persino a chiedersi se le sue paure si fossero realizzate — se quel giovane talento che tanto ammirava avesse inteso la natura del luccichio negli occhi del minore ogni qual volta si erano posati su di lui.
 
Un tocco
 
Chiuse gli occhi d’impulso e altrettanto dovette aggrapparsi ai fianchi dell’altro per non rovinare definitivamente in terra quando, in un frammento di tempo, le labbra del russo furono sulle sue. Delicatamente e con lentezza, quasi con garbo. 
 
Restarono immobili per quelli che a Yuuri parvero più che miseri istanti, stretto tra gli armadietti dello spogliatoio e il petto di Nikiforov, sempre più certo che fosse solo questione di un momento perché non perdesse definitivamente la testa, restandoci secco. Morto tra le braccia dell’idolo che aveva amato sin dalla prima volta che lo aveva visto sul ghiaccio — lui e quella lunga coda argentea di capelli tra cui gli sarebbe piaciuto far scorrere le dita, scioglierne i possibili nodi, come dubbi da dissipare sotto una carezza spontanea.
 
Si riebbe ad una pressione più decisa di quel bacio che non aveva ancora trovato il coraggio di ricambiare, e continuò a trattenere il respiro e sigillare le palpebre anche quando l’altro si allontanò, leggero, come si era fatto avanti.
 
«Ahh~» sospirò esastiato Victor, osservando il ragazzo, rosso e fumante, dalla testa ai piedi. «Ora sì che l’incantesimo è completo!». 
 
«Ma di che diavolo stai parlan-» sbottò il giapponese, azzardando a sbirciare da un occhio l’espressione trionfante del più grande, spostatosi repentinamente sull’uscio, che lo interruppe con un’esclamazione squillante ed entusiasta. 
 
«Non vedo l’ora di cominciare a lavorare seriamente con te, Yuuri!» ammiccò poi, lasciando la stanza.
 
Katsuki restò impalato sul posto, dritto come un soldato sull’attenti. La testa si era fatta pesante, eppure era sicuro fosse completamente vuota nonostante la confusione. Si sfiorò le gote con la punta delle dita e non si sorprese di sentirle ardere, come pizzicate da una linea di febbre, e gli ci volle qualche attimo per riprendere lucidamente possesso di sé. Poi, finalmente, cominciò a svestirsi — forse soffermandosi un po’ troppo sulla stoffa del costume che Victor gli aveva prestato.
 
Il cuore che batteva più forte.
 
 
Stupido Victor.



 
   
 
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