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Autore: Gwen Chan    24/10/2016    0 recensioni
Un fandom e tre settimane per scrivere quante più storie possibili per celebrare la notte dei fantasmi. Vediamo dove arriviamo, shall we?
Presenza di AU.
Questa raccolta partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Generale, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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• Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
• Numero Parole: 823
• Prompt/Traccia: “Ti dico che le zucche ci stanno fissando!” “Lascia stare le zucche! Quello spaventapasseri si è mosso!”
 
Cenere alla cenere
 
“Ci siamo persi!”
I lumini delle zucche intagliate rischiaravano, insieme ai lampioni e alla luce dietro le tende alle finestre, la via deserta salvo qualche cane randagio. Le foglie secche scricchiolavano o scivolavano sotto la suola di gomma delle scarpe. Una lieve foschia circondava la falce di luna. 
“Ci siamo persi!” 
A pronunciare di nuovo tale affermazione, questa volta con voce più convinta, era stato un bambino con un paio di baffi da gatto disegnati sulle guance paffute e delle orecchie da orso che facevano capolino dalla capigliatura bionda. Matthew, questo era il suo nome, allungò la mano che non reggeva il cestino dei dolciumi per afferrare il braccio di suo fratello Alfred. Quest'ultimo indossava un costume da Superman di cui andava molto orgoglioso. 
“Non è vero! Basterà andare avanti ancora un po’. Col buio sembra tutto così diverso.”
Matthew annuì poco convinto, ma si strinse ad Alfred e accettò di proseguire. 
Dieci minuti dopo la situazione non era affatto migliorata. Anzi, le case iniziavano a farsi sempre più rare e la strada sempre più buia.
“Torniamo indietro” propose Matthew, succhiando una mela caramellata per distrarsi. Alfred, la bocca occupata da un lecca-lecca gigante, scosse la testa. Poi indicò una casa dalle finestre illuminate, là dove la via piegava a sinistra prima della fine del paese. Come tutte le altre, anche quella villa era decorata per l'occorrenza. 
“Chiediamo informazioni” propose Alfred.
“Non ricordavo che qui ci fosse una casa” rifletté Matthew ad alta voce. Un cancello basso circondava il giardino della dimora. Alfred provò a spingere il cancellino, che con sua sorpresa si aprì con un sinistro cigolio. Matthew si strinse ancora di più al fratello. Di nuovo suggerì di fare retro-font.
“Sono un eroe! Gli eroi non tornano indietro!” balbettò Alfred gonfiando il petto, muovendo i primi passi sul vialetto. Tutt'attorno brillavano gli occhi rossastri delle zucche sparse sul prato.
“Quelle zucche ci stanno fissando!”
“Non scherzare!”
“Ti dico che le zucche ci stanno fissando!”
“Lascia stare le zucche. Quello spaventapasseri si è mosso!”
Alfred si fermò di botto. Matthew sollevò l'indice verso un'ombra che prima era loro sfuggita. La sagoma di uno spaventapasseri si palesava ora ai loro occhi. Alfred deglutì, con Matthew che stringeva la presa sulla sua mano. “Avrai visto male” ipotizzò. Eppure, spinto dalla curiosità, deviò dal sentiero per avvicinarsi al fantoccio, sempre col fratello attaccato al braccio.
Lo spaventapasseri indossava un elegante panciotto, un frac e un cappello a cilindro sotto il quale sfuggiva qualche filo di paglia. Sul viso rotondo era stata disegnata un'espressione seria, resa ancora più arcigna da un paio di folte sopracciglia aggrottate. L'omino mancava della parte inferiore del corpo, sostituita da un'asta conficcata nel terreno. 
“Ehm, salve!” salutò Alfred a provare l'assoluta immobilità dello spaventapasseri. Quindi batté ogni record di salto in alto da fermo quando il fantoccio si riscosse, piegando la testa verso il bambino. “Non è educato entrare in casa d'altri senza permesso.”
I bambini lo fissarono, paralizzati dalla paura. Il rumore dei loro denti che battevano doveva sentirsi a chilometri di distanza. 
“Sta-sta p-p-parlando?”
“Perché non dovrei? Non è forse Halloween la notte in cui tutto è possibile?” 
I bambini tremarono ancora di più. Sarebbero fuggiti se le gambe non si fossero trasformate di colpo in gelatina. Fu Matthew a racimolare sufficiente coraggio per balbettare un indistinto mormorio. Si schiarì la voce: “Ci scusi. Ci siamo persi. Volevamo chiedere ai padroni di casa una mano.”
Alfred annuì con foga.
“Uhm” fece lo spaventapasseri, portando la lunghe dita nodose a sfiorare la fronte. “I padroni sono usciti. Tuttavia ...” e qui voltò la testa rotonda a esaminare il giardino. “Ah, si, perfetto! Quella zucca” - la indicò - “Sì, quella piccola. È una zucca magica. Ditele l'indirizzo della vostra dimora e vi condurrà a casa.”
Detto ciò tacque. I gemelli lo pregarono di aspettare, chiesero ulteriori spiegazioni, ma lo spaventapasseri era tornato perfettamente muto, senza segno che si fosse mai mosso o avesse mai parlato. I gemelli si guardarono, poi fissarono la zucca, decidendo che un tentativo non avrebbe nuociuto. Con loro sorpresa, quando con voce chiara comunicarono il loro indirizzo, sull’ortaggio comparve una freccia luminosa, che lampeggiò una volta come un invito a seguirla. Li guidò fino a casa, dove Alfred e Matthew la abbandonarono sulla soglia, attaccandosi al campanello.
“Dove siete stati!” li accolse con apprensione la madre. Raccontarono con entusiasmo la loro piccola avventura. La paura era scomparsa, lasciando il posto a un infantile entusiasmo. Sulla fronte della donna comparve una ruga.
“La casa che avete descritto è bruciata un secolo fa. Dicono sia stata colpa di un fulmine che colpì lo spaventapasseri messo come decorazione la notte di Halloween. Le fiamme divorarono la dimora e il suo unico occupante.”
I bambini si fissarono a lungo, prima di esclamare “la zucca magica!” all’unisono.  Corsero fuori per recuperare l’unica prova di quanto vissuto quella notte, ma la zucca era scomparsa.
Al suo posto, solo un mucchietto di cenere.
 
Note: Ed ecco la prova che non so scrivere racconti del mistero.
   
 
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