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Autore: Aryia90    24/10/2016    0 recensioni
Sono trascorsi centocinquant'anni dall'ultima volta che il Governo ha dovuto affrontare una rivolta, ma a GroundTown la morsa di terrore e disperazione in cui vengono tenuti i cittadini sembra non dover avere mai fine.
Natale si avvicina, ma nessuno ha voglia di festeggiare. Alexi e la sua famiglia attendono con orrore il Giorno dei Doni, durante il quale i Cercatori annunceranno pubblicamente i nomi dei sospetti ribelli che verranno imprigionati e giustiziati.
Dopo aver perso suo padre, Alexi teme che il prossimo ad essere trovato possa essere suo fratello Joshua. Il loro legame, come quello con sua madre e sua sorella Rose, è stato forgiato da anni di sofferenze e da quel fuoco battagliero che li accomuna dalla nascita. Quello stesso fuoco che ha fatto condannare a morte il padre tanti anni prima.
Questa Vigilia di Natale, però, accadrà qualcosa che cambierà le loro vite per sempre.
Saranno costretti ad intraprendere un lungo viaggio che li condurrà in luoghi misteriosi. Molte verità verranno svelate e Alexi imparerà a conoscere meglio la sua famiglia, il suo Paese e se stessa, andando in contro al suo destino di guerriera, di ribelle.
Un'inevitabile battaglia sta per avere inizio.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il canto del gallo riecheggiò come ogni mattina riempiendo le strade ancora deserte. Alexi sbadigliò e cercò di aprire gli occhi. La luce dell'alba entrava dalla finestra riscaldandole appena il viso.

- Sveglia dormigliona!

Joshua infilò la testa attraverso la porta della soffitta che fungeva da camera da letto.

- Arrivo...- riuscì a farfugliare la ragazza, la voce ancora impastata dal sonno.

Si mise a sedere, chiedendosi dove suo fratello trovasse tutta quell'energia.

Prese il secchio con l'acqua gelida e si lavò velocemente, si vestì e scese per la colazione. Salutò sua madre con un bacio e scompigliò i capelli alla sua sorellina che, ancora in pigiama, cercava di non cadere addormentata sul piatto di cereali.

Afferrò al volo una fetta di pane raffermo e corse dietro a suo fratello fuori casa.

- State attenti! - sentì urlare sua madre, ma ormai erano troppo lontani per rispondere.

- Avanti Alexi, tieni il passo - la prese in giro Joshua. La ragazza correva a più non posso ed era anche veloce per la sua età, ma considerando che aveva tre anni in meno di suo fratello e che era decisamente più minuta, riusciva solo a non perderlo di vista. Alla fine lui si fermò e lei riprese fiato.

- Non mi hai nemmeno dato il tempo di fare colazione - si lamentò lei.

- Credi che una volta imprigionata i Cercatori ti lascerebbero tempo per la colazione? Oh, ma certo, te la porterebbero anche a letto, mentre ti preparano un bel bagno caldo!

Alexi fece una smorfia.

- Con un po' di fortuna non sarà un problema mio!

Joshua era sul punto di ribattere ma chiuse la bocca e cominciò a camminare.

Da quando, al compimento del suo sedicesimo compleanno, avevano deciso che lei lo avrebbe seguito nei boschi la mattina prima di andare a scuola, discorsi come quello erano all'ordine del giorno. In quel periodo, dopo un anno e mezzo, non facevano che diventare più frequenti.

- Cosa facciamo di orrendo oggi? - chiese Alexi per cambiare argomento.

- Migliorerai la resistenza con il nuoto. Poi pescheremo qualche pesce per la cena. A mani nude.

Alexi rabbrividì. Odiava pescare a mani nude. I pesci che guizzano viscidi e terribilmente vivi le facevano senso. Però non obiettò, sapeva che sarebbe stato inutile. Si tolse i vestiti e si tuffò nel laghetto con solo la biancheria addosso.

Venti minuti dopo Joshua le disse che poteva fare una pausa. Si svestì anche lui e diede inizio alla pesca. Suo fratello era bravissimo in questo. Dopo un quarto d'ora aveva già tirato fuori dal lago mezza dozzina di pesci. Alexi ne aveva preso uno, che in realtà le era saltato letteralmente in braccio mentre nuotava, ma decise di non sindacare troppo sulla faccenda.

Dopo mezz'ora il suo povero pesce la guardava dalla cesta di vimini ancora solitario e lei si arrese.

- Basta - si buttò a sedere sull'erba fresca - ci rinuncio. Non farò mai il pescatore, ok?

Lo sguardo di rimprovero che le lanciò suo fratello la fece sentire incredibilmente in colpa.

- Non guardarmi così. Sai che non è colpa mia, non è che non mi applico, semplicemente non ci sono portata, ok?

Nei suoi occhi non trovò né pietà né tanto meno comprensione. Lo vide uscire dall'acqua, rivestirsi e raccogliere un cesto con una decina di pesci ormai senza vita. Ne mise quattro nel cesto di Alexi.

- Portali alla signora Seef prima di tornare a cambiarti per andare a scuola.

Si allontanò velocemente e un attimo dopo Alexi era rimasta sola. Sbuffò in silenzio.

Da quando, sei anni prima suo padre era morto, Joshua si era assunto la responsabilità della famiglia. Alexi sapeva che lo faceva per loro e che era stato costretto a crescere in fretta per questo, ma a volte le mancava suo fratello, quello che nascondeva i pezzetti di focaccia per portarglieli quando tutti andavano a dormire, quello che la consolava e rassicurava il Giorno dei Doni, stringendola a sè e raccontandole storie buffe per farla ridere.

Una forte fitta di nostalgia la travolse d'improvviso.

Le sembrava di sentire ancora suo padre mentre la coccolava sulle sue ginocchia.

- Porti il nome di un grande condottiero, Alexi. Uno dei più coraggiosi di tutti. Per questo non dovrai mai avere paura. Sarai forte e coraggiosa come lui, un giorno.

Alexi amava sentire suo padre raccontare le gesta di Alessandro Magno. Un uomo che, anche se non era sicura fosse esistito davvero, un tempo aveva avuto la forza e il coraggio di conquistare tutto il mondo.

- Ed era intelligente - continuava suo padre - un leader astuto. Per questo ha fatto tutto ciò che ha fatto. Un solo uomo è stato in grado di fare davvero la differenza. E chissà che un giorno anche tu non possa fare altrettanto per la tua gente.

Alexi era fiera ed orgogliosa quando ascoltava le storie di suo padre. Si immaginava come Alessandro Magno, in sella al suo destriero, condurre verso la libertà i suoi vicini (all'epoca la sua cognizione di Stato era ancora un po' limitata), in una terra piena di cibo, acqua calda e coperte morbide. Crescendo, non aveva potuto fare a meno di domandarsi se non fossero stati proprio quei discorsi a far uccidere suo padre. Sognare, o peggio, incitare una nuova rivolta, era quanto di meno saggio si potesse fare in città. Probabilmente lui pensava di essere al sicuro, almeno a casa sua, ma tutti sapevano che i Cercatori erano in grado di arrivare ovunque. Così quel Natale avevano trovato lui.

Alexi scrollò via quei pensieri e si incamminò verso la casa, o meglio la baracca che cadeva a pezzi, dei suoi vicini. Nessuno nella loro famiglia era stato trovato dai Cercatori, almeno negli ultimi anni, ma un grave incidente sul lavoro aveva costretto a letto il signor Seef e, con quattro piccole bocche da sfamare, non sarebbero riusciti a sopravvivere senza il loro aiuto.

La signora Seef, una robusta donna di mezza età, prosperosa ed esuberante, non appena la vide la avvolse nel suo solito caloroso abbraccio. Invitò Alexi ad entrare, ma la ragazza disse di essere in ritardo e corse verso casa.

Raccolse velocemente tutto quello che le serviva per la scuola e poi, insieme a sua sorella, si avviò verso il vecchio Istituto in cui i ragazzi dai sei ai diciotto anni seguivano le lezioni.

Le classi erano poche, molte famiglie ritiravano i figli appena compiuti i dodici anni per poterli mandare a lavorare. Mentre per Rose, che aveva sette anni, quella era ancora una meravigliosa esperienza di socializzazione, per Alexi era ormai diventata solo una noiosa routine d'obbligo. I suoi genitori volevano che avesse un'istruzione, ma sapevano bene quanto lei che il concetto di "istruzione" a GroundTown era molto relativo. Subito dopo aver imparato a leggere e scrivere il minimo indispensabile (non era previsto che un cittadino medio ne avesse necessità oltre che per firmare un documento) e a far di conto quanto basta per vedere se il fornaio ti imbrogliava, la maggior parte delle lezioni diventavano teoriche. Lunghe ore in cui professori inviati da Crown City leggevano libri o mostravano film che riproducevano "la storia della Nostra Gloriosa Patria", come amavano enfatizzare continuamente. Quello che Alexi detestava maggiormente era il lungo film che ambiva a spiegare il significato del Giorno dei Doni.

Centocinquant'anni prima, un manipolo di uomini avidi e maligni (o, come diceva suo padre, disperati e coraggiosi) aveva deciso di sfidare il magnifico Governo di Crown City e i suoi Magnifici Reggenti, tre signori di mezza età che nel film apparivano come l'immagine della gentilezza e della bontà. Dopo una lunga serie di guerre, combattimenti e spargimenti di sangue, i ribelli vennero sconfitti. Prima di essere giustiziato però, il loro capo fece una rivelazione: la ribellione sarebbe risorta. Nuovi giovani dissidenti si nascondevano tra il popolo e avrebbero rivendicato la libertà che loro non erano riusciti a guadagnare.

Venne creato un nuovo corpo di agenti speciali, i Cercatori, il cui compito era quello di scovare i ribelli, verificarne identità e colpe per poi giustiziarli, così da "proteggere" la povera gente indifesa da quei pericolosi criminali.

Alexi sapeva però che la storia non finiva lì. Suo padre le aveva raccontato che la rivolta era stata molto più ampia di quanto non venisse raccontato nei filmati. Le sette città circostanti Crown City si erano ribellate alla tirannia dei Magnifici, ma erano troppo indebolite dai decenni di fame e di dolore per giungere alla vittoria.

Dopo aver fatto giustiziare un gran numero di cittadini, il Governo iniziò a sterminare tutti i ragazzi di età compresa tra i dieci e i venticinque anni, per eliminare possibili baccelli di rivolta.

Presto il Governo si rese conto che, se avesse continuato con le uccisioni, sarebbe andato in contro ad una nuova rivolta, o al completo annullamento della popolazione. Quelli che si trovava di fronte erano uomini e donne disperati e non guerrieri. Le minacce rivolte dai ribelli prima della loro morte non si riferivano a speciali bambini con particolari doti da avversori, ma all'inevitabile riesplosione di malcontento e frustrazione tra la gente affamata e disperata.

Il Governo decise di sfruttare tale disperazione a proprio vantaggio. Diede la colpa delle sofferenze e della morte dei civili ai ribelli, che divennero ricercati ufficiali, e istituì il corpo di sicurezza dei Cercatori, in modo tale da mantenere i cittadini avvinti nella morsa della paura, allontanandoli dall'idea di una nuova rivoluzione, e da donare loro la gratitudine, la folle gratitudine del Natale.

Era infatti il giorno della Vigilia di ogni Natale che venivano annunciati i nomi dei Trovati. Quelle persone, non importava se padri, madri, anziani, dovevano seguire i Cercatori a Crown City come prigionieri e sottoporsi ad accertamenti.

Si raccontava che già da diverse decine di anni avessero smesso di torturare i prigionieri per costringerli a confessare i loro crimini. Nemmeno il Governo temeva più che ci fosse qualcuno in grado di sollevare una nuova ribellione in quel clima di terrore. Gli accertamenti si erano trasformati in esami. I prigionieri che risultavano essere particolarmente forti, o intelligenti, venivano dichiarati innocenti e "premiati" per la loro fedeltà al Paese con un trasferimento permanente ed irreversibile a Crown City, obbligati a lasciare per sempre le proprie famiglie. Nessuno ne aveva più notizia, ma sapevano tutti che venivano assegnati come Cercatori in altre città, oppure finivano per lavorare al Castello, la sede della prigione di Crown City, accanto al Palazzo dei Magnifici. Coloro che, invece, non possedevano particolari doti, erano troppo giovani, troppo anziani, o non voleva collaborare, venivano condannati il primo giorno dell'anno in diretta televisiva, in modo che tutti potessero ricordare che anno nuovo non significava di certo speranze nuove. Questo strano modo di agire aveva creato nei cittadini, oppressi dalle difficoltà della vita e stremati dalla paura che ogni anno li attanagliava, una sorta di senso di gratitudine nei confronti del Governo. Quando a Natale tutti i membri di una famiglia si riunivano attorno al tavolo per mangiare quel poco che c'era a disposizione, si sentivano grati per avere ancora i propri cari accanto.

Questo sentimento malato era ciò che permetteva al Governo di diffondere il panico con la propria tirannia, ma continuare a tenere saldamente in pugno i propri cittadini.

Quando il padre di Alexi fu trovato, lei aveva solo undici anni, Joshua ne aveva appena compiuti quattordici e la loro sorellina non riusciva ancora a camminare. Rose non aveva alcun ricordo del padre se non due fotografie e i racconti della sorella maggiore. Alexi era contenta che fosse così. Non avrebbe mai potuto dimenticare il giorno in cui lo avevano trovato e sapeva già allora che non sarebbe stato mai scagionato dalle accuse. Non per mancanza di talento o abilità, ne era sicura, ma per assenza totale di collaborazione.

Suo padre morì fiero. Non le fu concesso di assistere, ma sapeva che si era posto davanti alle telecamere in tutta la sua dignità di essere umano e che era morto per un'ideale. Era morto per la libertà.

In un certo senso suo padre era stato un ribelle.

Da quando Rose aveva iniziato a frequentare le lezioni, era stato difficile spiegarle la differenza tra ciò che era reale e ciò che non lo era. Per questo ogni pomeriggio, quando tornavano a casa, sua madre aveva chiesto ad Alexi di farle ripetere tutto ciò che aveva appreso e di correggerla ogni qual volta le sue fossero state errate nozioni. Quando la mamma tornava dal lavoro, mentre cucinava con le figlie, ascoltava la piccola Rose ripetere la lezione corretta dalla sorella maggiore.

Non c'era pericolo che, una volta interrogata a scuola, potesse tradirsi ed essere rimproverata. In una città povera come la loro a nessuno importava assegnare compiti a casa o dare dei voti. Era già tanto che gli alunni si presentassero a lezione. Alexi però sapeva che le apparenze erano la cosa più importante nel suo mondo. Nessuno doveva sospettare che loro conoscessero fatti storici mai raccontati da uno dei filmati educativi del Governo.

Non dovevano emergere dal mucchio. Suo padre glielo ripeteva in continuazione, quando gli faceva domande o mostrava interesse verso qualcosa.

- Non uscire dal gruppo Alexi. Non emergere mai. Non dar loro un motivo per sospettare di te e men che meno per desiderarti a Crown City. Quando sei in casa sii te stessa, ma quando sei fuori, davanti alle persone, per strada, sii invisibile. Fai in modo che nessuno debba mai ricordarsi di te, per nessun motivo.

Il padre di Alexi sospettava che ormai il Giorno dei Doni fosse solo una scusa per individuare potenzialità che il Governo potesse sfruttare. Per questo aveva iniziato a portare Joshua nei boschi quando aveva appena dieci anni, per far sì che, nell'eventualità remota che venisse trovato, avesse qualche possibilità di trovare lavoro a Crown City e non essere giustiziato. Gli insegnò a leggere e scrivere, l'arte della dalettica, la storia, la filosofia, la matematica, ma anche a combattere, a difendersi e ad uccidere. In quei quattro anni, ogni mattina si esercitarono per almeno due ore nei boschi, cosa fortunatamente poco sospetta per un taglialegna, e il ragazzo imparò molto.

Dopo la morte del padre, Joshua prese in mano la situazione. Fece studiare sui suoi quaderni la sorella e quando la ritenne abbastanza grande, la portò con sé nei boschi e le insegnò tutto ciò che non si può imparare su un libro. La sua fisicità e la mancanza di allenamento negli anni precedenti avevano reso difficoltoso il suo percorso di apprendimento che andava a rilento. Ci aveva messo due mesi solo per imparare a nuotare. Sperava però che, così facendo, le avrebbe salvato la vita. Nell'arco di un paio di anni avrebbero incluso anche Rose nei loro allenamento mattutini.

Alexi non aveva mai affrontato l'argomento con Joshua, non era possibile discutere con lui di certe cose, ma sapeva che, nel caso fosse stata trovata, non sarebba mai diventata una collaborazionista. Avrebbe lasciato che la giustiziassero, e sarebbe morta, fiera, come suo padre.

Quando Daphne, la madre di Alexi, tornò a casa quella sera, la trovò intenta a cucinare il pesce catturato nel bosco. Diede un bacio alle due figlie.

- Josh non è ancora tornato? - domandò preoccupata.

- Lo sai, gli orari delle fabbriche sono infernali quando si avvicina Natale. - appena lo ebbe detto, Alexi si rese conto del peso che aveva rovesciato nella stanza. Abbassò gli occhi e continuò a tritare le erbe raccolte in mattinata.

- Stai tranquilla Alex, andrà tutto bene. Non ci porteranno via altri membri della famiglia. Noi non siamo... - sua madre rifletté un secondo cercando la parola adatta - interessanti.

Alexi forzò un sorriso, poi raccolse nel palmo della mano le verdure con il coltello e le rovesciò nella vecchia pentola ammaccata.

Josh é interessante, pensò. Lui è forte e possiede lo stesso fuoco di papà. Ma preferì tenere per sè quelle riflessioni.

- Il pesce puzza - esordì all'improvviso Rose - io non voglio mangiarlo!

Alexi scoppiò in una fragorosa risata. - E non sai ancora quanto fa schifo prenderlo a mani nude! - le corse in contro tendendo le mani verso il suo viso e Rose scattò in piedi e iniziò a scappare in giro per la casa, finché si nascose sotto la gonna della madre.

- Mamma io non voglio andare nei boschi! - si lamentò.

- Ma ci andrai. Devi andarci. Non pensarci adesso però, hai ancora alcuni anni prima di cominciare l'addestramento.

Il tono dolce ma fermo di sua madre colpì Alexi. Era una donna pacata e buona, ma aveva sempre insistito molto sull'importanza dell'addestramento. Soprattutto dopo la morte del marito.

 

 

   
 
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