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Autore: Paradox997    25/10/2016    0 recensioni
“Corny sei tu? Devo dirti una cosa” fu un colpo al cuore, riconobbi subito la voce era Chiara, una carissima amica che credevo di aver perso . ma non era la splendida voce che avevo ascoltato mille volte, era orribile, sfigurata dal pianto
Silenzio…
“non ti avrei chiamato se non fosse importante, Alex è morto, l’hanno trovato ieri sera nel suo appartamento"
Genere: Comico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In tutta onestà, non avevo la minima idea di dove mi trovassi. quella non era casa mia, o meglio non aveva l’aspetto che chiunque si aspetterebbe per la propria abitazione. Cartoni di pizza, calzini, CD, birra, ancora birra, altra birra, tutto meravigliosamente sparso per il pavimento quasi a comporre un mosaico o una qualche strana opera di arte moderna. Era strano come Rex, il mio pastore tedesco, fosse l’unico essere vivente a proprio agio in un ambiente simile quando l’unico responsabile di quel casino ero io;  e si, il mio animale domestico si chiama come un cazzo di cane della TV, non ho mai brillato per la mia fantasia altrimenti oggi non sarei qui. Muri ingialliti dalle sigarette e ragnatele impreziosivano ulteriormente le pareti che già portavano gli evidenti segni del tempo, e un rumore, uno strano ronzio risuonava rumorosamente per tutta la stanza: cazzo quanto odiavo il telefono che per tutta la settimana rimaneva in silenzio solamente per svegliarmi la domenica mattina, adesso credo che mi mancherebbe. Ma che scortese che sono, ho presentato il mio cane ma non me stesso, sono Matteo Cornaglia, Corny per gli amici e questa, questa è la mia storia. Non sono mai stato troppo importante o troppo popolare, per un lungo periodo della mia vita sono stato un fantasma che si aggirava per  la scuola. Non troppo alto, capelli neri, schivo, irascibile e sospettoso, la ricetta perfetta per uno psicopatico o un serial killer, fortunatamente intorno al terzo anno del liceo le cose cambiarono radicalmente. Non so perché accadde, successe e basta, da un giorno all’altro ero diventato socievole e incapace di stare da solo, avevo degli ottimi amici con cui uscivo regolarmente e nonostante tutto me la passavo piuttosto bene, tutto fino alla fine del quinto anno. Con difficoltà certo, ma ci diplomammo tutti, e da li in poi fu ognuno per se, ci allontanammo, le telefonate prima frequenti diventarono sempre più rare, e in città diverse le nostre vite si separarono per sempre, o almeno così credevamo. Avevo 22 anni quando tutto iniziò, laureato in informatica ma disoccupato, amavo crogiolarmi nella merda in cui vivevo scroccando soldi ai miei genitori, ero in pratica una sanguisuga della società.  Mi andava bene tutto questo? Certo che no, ma la pigrizia mi impediva di mettermi in gioco, era molto più facile restare in un angolo a compiangersi. Il telefono continuava a suonare, non risposi, suonava ancora, una due tre volte, alla fine mi trovai quasi obbligato.
“pronto?” esclamai debolmente
“Corny sei tu? Devo dirti una cosa” fu un colpo al cuore, riconobbi subito la voce era Chiara, una carissima amica che credevo di aver perso . ma non era la splendida voce che avevo ascoltato mille volte, era orribile, sfigurata dal pianto
Silenzio…
“non ti avrei chiamato se non fosse importante, Alex è morto, l’hanno trovato ieri sera nel suo appartamento, mercoledì ci sono i funerali al duomo” 
Non dissi niente, misi giù e mi sdraiai sul letto. Alexander era il mio migliore amico, la mia spalla, era come un fratello per me, non lo vedevo da molto tempo, ma sapevo che ci sarebbe sempre stato, non avevamo mai litigato...  tranne quando investii il suo cane, brutta storia, ma era acqua passata. Ci conoscevamo da 8 anni e sapevamo tutto l’uno dell’altro. non era malato e non mi aveva mai parlato di problemi particolari o di brutte compagnie, allora perché era successo tutto questo?
Abitavo in via Carlo V, un vicolo cieco vicino alle piste da sci sul Monte Bondone, appena sopra Trento, Alex a Milano, ci vedevamo frequentemente i primi tempi,   poi sempre più raramente, ma eravamo sempre in contatto. I funerali si sarebbero svolti a Verona, la nostra città natale a cui ero molto legato, non potevo mancare.
Il viaggio fu scomodo, un uomo e un cane in una piccola macchina per un’ora e mezza non era certo un bello spettacolo, fortunatamente fu facile trovare parcheggio,le strade erano deserte. Mi ricordo che pioveva, e uno stormo carico di ombrelli neri e di malinconia si muovevano nella mia stessa direzione, erano tutti li per lui. Non entrai  nella chiesa, non volevo che altri mi  vedessero in quello stato, seguii il corteo funebre fino al cimitero dove speravo di dare l’ultimo saluto al mio migliore amico, in privato. Le cose non andarono secondo i piani, quando mi avvicinai al luogo di sepoltura erano tutti li: Tecla la sua storica fidanzata, si erano messi insieme durante la fine del quarto anno di liceo, e non si erano più lasciati. Con lei erano presenti anche Chiara, Dario e Niccolò. La mia vecchia compagnia, i miei vecchi amici, tutti li. Ero stranamente felice di vederli nonostante tutto, e ancora oggi spero che lo siano stati anche loro. Corsi subito ad abbracciare Tecla, la quale mi era sempre stata vicina nei momenti difficili, volevo esserci anche io per lei, stava ancora studiando e frequentava medicina a Verona. Diedi una virile stretta di mano a Dario, il mio confidente, dopo Alex era probabilmente più informata su di me, sorprendendo tutti aveva scelto di iscriversi a giurisprudenza e dopo una brillante laurea con lode stava cercando lavoro. E un molto poco virile abbraccio a Niccolò, il mio compagno di bevute e di stronzate durante la scuola, lavorava come cassiere e faceva lo scrittore a tempo perso, ma guadagnava quel giusto da continuare una vita autonoma più che dignitosa. E un cenno d’intesa con Chiara, la mia amica.
Era bello rivederli, ne avevamo passate veramente tante assieme  e ognuno era speciale. Sembrava che il tempo non avesse scalfito le nostre amicizie, che gli anni in cui ci eravamo persi di vista non fossero mai passati, tutta la compagnia era riunita… tutta tranne Alexander
“ciao Corny!” esclamò Niccolò, era sinceramente contento di vedermi nonostante l’occasione non fosse delle migliori
Gli chiesi subito cosa fosse successo al nostro comune amico, certo sapevo quando era morto ma non sapevo come, né perché. Le informazioni che mi diede Chiara qualche giorni prima non bastavano più e nella mia testa si erano affollate le ipotesi più disparate. Com’era possibile che qualcuno di buon cuore come Alex fosse morto? Era entrato in cattive compagnie? Soffriva di depressione? Se si come avevo fatto a non accorgermene?
La risposta di Niccolò non si fece attendere, secca e tagliente come un coltello
“l’hanno ucciso, l’ha trovato Tecla con la gola tagliata”
Ero allibito, certo vista la mancanza di problemi fisici l'omicidio era sicuramente l’opzione più probabile e un po’ me lo aspettavo, ma il dolore per la perdita di un amico, del mio amico unito a quella tragica scoperta era troppo da sopportare.
“ci sono sospettati? La polizia ha detto qualcosa?”
 chiesi subito, ma la risposta si limitò ad un mesto movimento del capo in segno di negazione. Nessuno sapeva niente, nessuno sapeva cos’era successo  ad Alexander nei suoi ultimi istanti. Per la polizia l’omicida era una specie di genio, nessuna impronta, nessun segno di scasso, nessuna colluttazione, era come se la povera vittima conoscesse il suo carnefice, e alla luce di questo fatto eravamo tutti sospettati. Chi meglio dei suoi migliori amici potevano aver accesso con facilità alla sua abitazione, forti di una fiducia acquistata nel corso di innumerevoli anni passati insieme? Mi accorsi di non essere l’unico a pensarlo, si vedeva negli sguardi di tutti, eravamo consapevoli di trovarci al cospetto di un delitto commesso da uno di noi. Ma chi? Nessuno aveva motivi apparenti per compiere quell’insano gesto e probabilmente era per questo che nessuno era ancora stato incriminato.  Tecla era la sua storica fidanzata, certo avevano affrontato alti e bassi come ogni coppia ma da qui ad ucciderlo? No era da scartare. Dario? Si lui avrebbe potuto facilmente compiere l’atto, era un ragazzo robusto, avrebbe potuto sopraffarlo facilmente, ma non erano presenti segni di una colluttazione, e poi adorava Alex, come ognuno di noi del resto, avevano passato avventure di ogni genere insieme e la stessa vittima aveva confessato più volte di fidarsi ciecamente di lui. Niccolò era probabilmente l’indiziato meno plausibile, da anni era fidanzato con la sorella di Alex e stava progettando di sposarla, l’amore che li univa era troppo forte e non avrebbe mai rischiato di mandare tutto a monte commettendo una simile azione. E Chiara la mia amica? No, lei era da escludere a priori. Nessuno con un movente, e tutti con alibi di ferro, ma allora perché quella sensazione? Perché nessuno di noi si sentiva al sicuro? Perché la polizia non ci lasciava andare?
 Nessuno di noi poteva lasciare la città e, col passare delle settimane, le indagini non portavano da nessuna parte, eravamo persi.
 
   
 
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