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Autore: GioTanner    26/10/2016    3 recensioni
«Sì...- Rimase immobile Tim mentre Jason s'alzava dall'erba alta, scrollandosi i sassolini e la ghiaia dalle ginocchia per poi rimettersi il casco. -Torna presto.» Quello che doveva essere un accenno di consenso fu più che altro una smorfia di dolore. Sentiva caldo in tutto il corpo, ma un freddo gelido vicino la ferita. Gli occhi erano languidi e cercava di tenerli più aperti possibile: sopra di lui, a rinfrancarlo, solo lo splendido colore rosso della luna.
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Anche la notte di Halloween fra le strade di Gotham City non c'è da battere la fiacca. E lo sanno bene Red Robin e Red Hood che si ritrovano coinvolti in una più che macabra corsa nel cimitero.
★ Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bat Family, Jason Todd, Tim Drake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!


Numero Parole: 2.926

Prompt: Luna Rossa.

Personaggi: Tim Drake/Red Robin; Jason Todd/Red Hood e con la speciale partecipazione del fratello più amato Dick Grayson/Nightwing ◄

Note d'autore: Mi piaceva l'idea di far interagire Red Robin e Red Hood nella notte di Halloween. Uno analizza il troppo tutto, l'altro è già tanto se non brucia con l'accendino tutti i vestiti da pipistrello che vede quella notte, con sarcasmo neh. Comunque la luna rossa/di sangue è la luna d'ottobre e che sia proprio Tim, che dice di 'odiare Halloween', a ritrovarsi più volte a fissarla e a rimetterci quasi le penne è... un eufemismo (su cui dopo lo spavento e l'azione... Red Hood ci scherza sopra). Insomma Red Robin+Red Hood+Red Moon(la quale ha anche una simbologia negativa)= cosa potrebbe mai andare storto?

PS: il titolo proviene da questa simpatica fanart:


Red Moon, red and redder

hjgg


La luce saettò come un faro nel buio della notte andando a rischiarare quelle che prima erano solo giochi d'ombra e illusioni create dalla luna rossa in cielo.
Mentre un gufo in lontananza bubolava e qualche corvo si divertiva a svolazzare qua e là, il guardiano del cimitero di Gotham City s'incamminò a passo lento verso la chiesetta del cortile, con la torcia nella mano destra, fischiettando a bassa voce l'inno della sua squadra del cuore, per poi continuare la sua ronda fra le lapidi e le tombe di famiglia, tranquillo e ignaro di quello che sarebbe successo di lì a poco.

Senza indugi un frenetico rumore di passi seguito da uno più affaticato proruppe nel lato nord del cimitero: due figure saltarono sopra il muretto in pietra e mattoni per poi oltrepassare la cancellata in ferro del cimitero dagli spuntoni d'oro che, anche alla fioca luce della luna rossa, potevano vedersi brillare.
Ma, non allo stesso modo, tutte e due le figure saltarono giù sulla ghiaia con altrettanta scaltrezza: «Muoviti dannazione!» E sebbene le parole fossero dure, vi era una nota di preoccupazione nella voce dell'uomo.
L'altro, più piccolo d'età e di statura, aveva il fiato corto e il mantello scuro sudicio strappato nella parte bassa a causa del rovinoso atterraggio dentro le mura del cimitero. E non perché non fosse agile, ma bensì perché una vistosa macchia di sangue si faceva largo sul suo addome procurandogli fitte di dolore. Si era fermato quel tanto per cercare di rimettersi in piedi, sentendo però di star per mancargli il fiato nei polmoni e la forza per proseguire.
«Davvero Jason,- rispose proprio quest'ultimo con il respiro mozzato. -Sta zitto e pensa a guardare avanti. Ti seguo.» Si alzò in piedi con non poca fatica poggiando i gomiti come leva per issarsi su e cercare di non sbandare.
L'attimo dopo si ritrovò con un braccio poggiato sopra le spalle di Jason Todd che lo trascinava di peso per non farlo cadere di nuovo giù.


Trentuno ottobre, notte di Halloween: bambini petulanti travestiti da mostri improbabili suonavano alle case di mezza Gotham City, nelle mani zucche e buste vuote dove mettere deliziose leccornie. L'atmosfera sembrava essere a metà fra il fiabesco e l'inquietante grazie anche alle miriadi di lucine che troneggiavano all'entrate delle ville e giù per le strade, fra un papà stanco di portare a spasso il figlio travestito da fantasmino e un paio di teenagers che ululavano alla luna del color amaranto, ridacchiando scioccamente.
Quella stessa notte, solo qualche isolato più in là, halloween stava acquisendo tratti sempre più macabri e realistici e, anche solo quello che sembrava un innocuo furto in un negozio di liquori dalle inquietanti zucche illuminate all'entrata, altri non era che l'ennesima latrina in cui lo Spaventapasseri adorava torturare e sperimentare nuovi orrori con cavie umane. Un via vai di gente lobotomizzata e in preda ai fumi di una tossina chimica che stava uscendo dal negozio e che avrebbe seminato caos e panico di lì a poco per le strade, nella notte di Halloween.
Dall'alto di un palazzo di fronte alla drogheria Red Robin, accucciato e con un binocolo a sensori, spiava la scena per comprendere cosa stesse accadendo dinanzi ai suoi occhi e attuare un piano per ristabilire l'ordine in una notte così caotica. Al suo fianco, in piedi, Red Hood guardava in cielo restando in attesa.
«Hai visto che luna?»
«La chiamano luna di sangue, vuoi sapere perché?» Propose Tim, scrutando ancora nel binocolo con zelante attenzione.
«No Timbo, no. Voglio solo non congelarmi il culo questa notte, ci sbrighiamo?»
Non ci volle poi molto prima che la situazione cambiasse una volta volati giù in picchiata nel negozio, con dei rampini e qualche salto acrobatico; e se all'inizio sembrava andare tutto a favore dei due ex pettirossi che avevano distrutto le fiale rimanenti e stavano scansionando gli elementi chimici della tossina per trovarne un antidoto, in un secondo momento si ritrovarono accerchiati da più di una ventina di uomini e bambini pieni di paura nei loro occhi e iracondi fino all'inverosimile, con una forza donatagli dall'adrenalina e dal terrore di qualsiasi incubo si fosse innescato nelle loro menti. Lo Spaventapasseri sogghignò in uno spasmo spastico e, nella bolgia infernale che si era riversata ormai tutta fuori dal negozio, ferì all'addome Red Robin, infilando la falce nella carne mentre gli girava attorno nella sua tipica 'danza violenta'.
Tim lo scansò scattando all'indietro, andando a cozzare con un bimbo dai lineamenti deformati dalla tossina e ancora col costume da zucca di Halloween addosso; il sangue iniziò a fuoriuscire copiosamente dalla ferita appena infertagli, ritrovandosi però costretto a non demordere, se non voleva finire infilzato da un forcone che quello stesso bambino teneva con cattiveria fra le mani.
«Dobbiamo andarcene, dobbiamo-
Tim scivolò a terra per non essere preso ad accettate dall'ennesimo uomo avvelenato da Crane e portò il bastone a mo' di protezione quando gli cadde addosso Red Hood, sbalzato via da una decina di uomini che, seppur feriti dalle pistole di Jason, continuavano a lottare come stessero combattendo contro dei demoni.
-Ouff!»
«Ehi, non sono così pesan-... Oddio.» Incespicò Jason guardando la ferita che continuava a sgorgare sangue dal costume di Red Robin. Si rialzò immediatamente e sparò con le sue due pistole a terra, vicino ai piedi degli uomini ottenendo così un paio di secondi ottimali ad azionare il rampino e a spintonare Tim Drake al sicuro: «Tieniti forte Timbo, dal basso non è mai facile!»
Un corvo agitò le ali fremendo e l'attimo dopo anche Jason si era issato sparendo dalla visuale dello Spaventapasseri e delle sue cavie grottesche. Non per molto, però. Perché lo Spaventapasseri non era uno stupido e di certo non avrebbero potuto seminarlo nelle condizioni in cui riversava Red Robin. Perciò Red Hood doveva correre, doveva far correre quel ragazzino e dovevano cercare un rifugio per ricucire quella ferita.

«Sembravano i morti viventi di qualche film di serie B, solo un po' più colorati, vero? Hai visto quell'uomo vestito da Dracula? Avessi avuto solo lui fra le mani gli avrei spaccato tutti i denti.» Jason stava continuando a parlare sottovoce ininterrottamente da quando aveva sentito sotto di sé il corpo di Red Robin cedere e lasciarsi andare. E non era un bene, non lo era affatto, poiché doveva restare sveglio.
Allo stesso tempo ogni tanto Red Hood si guardava le spalle ed accelerava il passo, sentendo bisbigli e rumori sospetti provenire da dietro di loro: lo Spaventapasseri avrebbe potuto sorprenderli da un momento all'altro e Tim non si sarebbe potuto difendere adeguatamente.
«Mai un Halloween normale noi, eh?-Temporeggiò Jason, alzando il capo e guardando quella gigantesca luna rossa sopra le loro teste. -Come se a Gotham City non bastassero i pazzi, ahh... e... Ah! Ricordo ancora quando aiutai dei ragazzini a ricoprire il cancello di casa Wayne con la carta igienica!»
«Sei stato tu?» Una leggera risata prese posto al silenzio del sedicenne che aveva la testa china, con la mano poggiata sopra l'addome e il respiro affannato.
«Assolutamente sì.- Allargò la bocca, anche se i suoi lineamenti erano coperti dal casco rosso che portava. Poi si fermò vicino ad un paio di lapidi in mezzo all'erba alta e lasciò il braccio di Red Robin. -Okay, fermiamoci qui. Sdraiati Tim.»
Red Robin annuì e, non con poca fatica, riuscì a sdraiarsi senza mugugnare dal dolore: «Sto perdendo troppo sangue Jason. F-fa in fretta.»
Dal negozio in periferia al cimitero di Gotham City era stata breve la corsa, non potendo però fermarsi per fare una medicazione di fortuna; non con lo Spaventapasseri alle calcagna e quegli uomini pronti a fare del male a chiunque avessero avuto sotto tiro. Certo, fortunatamente avevano fermato il moltiplicarsi di gente avvelenata dalla tossina distruggendo le fiale e l'apparecchiatura, oltre ciò nell'orologio al polso di Tim il computer stava combinando i vari dati raccolti per scoprire l'adeguata cura, eppure non c'era nulla per cui rallegrarsi.
La scelta di infiltrarsi nel cimitero era stata quasi obbligata, ma non avventata: era lo spiazzo più grande per oltre cinque miglia dove rifugiarsi e non aveva luci e insegne moleste a far scovare immediatamente i due giovani.
«Lo so, intelligentone. Smettila di analizzare e rilassati.» Mormorò Red Hood togliendosi il casco rosso; accese la torcia e la posizionò così da fare luce solo sulla ferita e non oltre, coperta dall'erba alta e dalla fila di lapidi grossolane. Da uno degli innumerevoli taschini di Tim prese ago e filo chirurgico, mentre l'anestetico ne aveva in quantità maggiori lui, perciò prese il suo. Iniziò a ricucire la parte lesa disinfettandola quanto bastava, andando a strappare di più il costume del compagno.
«Odio Halloween.- Affermò con voce incrinata Tim, cercando di non gemere di fronte al più grande. -Lo odio.» Strinse i pugni e gli occhi in due fessure, sentendo comunque l'ago attraversargli la carne e le costole fargli male.
«Resta cosciente Timmy.- Gli carezzò la fronte con la mano avvolta da un guanto da motociclista, poi sorrise inconsciamente. -Sei proprio esagerato. Io odio solo quelli che si
vestono da pipistrelli.» Si appoggiò al corpo di Red Robin e avvicinò le labbra al suo addome per tagliare così via il filo con i denti, sperando di non aver tirato troppo. Guardò il volto sofferente del ragazzo, coperto dalla sua solita maschera rossa nella penombra e spense la torcia. Poi a tentoni tastò dove Tim avesse le bende prima di tirare su il corpo dell'amico e girare attorno a lui la benda, legandola in fine ben stretta.
Red Robin si allontanò da Jason appena sentì la pressa della benda, istintivamente, perché un singulto e un paio di lacrime gli solcarono il viso. Sbatté inesorabilmente il capo contro la lapide dietro di lui e lì si appoggiò, sentendo la pietra rinfrescargli la nuca accaldata. Sicuramente gli stava venendo qualche linea di febbre.
Un bip seguito da una ripetuta vibrazione provenne dall'orologio di Tim che, di riflesso, portò il polso davanti al viso e pigiò alcuni tasti facendo apparire una schermata olografica bluastra davanti ai suoi occhi: «Jay... Jason abbiamo l'antidoto.» Comunicò alzando la testa verso il cielo e prendendo una grossa boccata d'aria. Il respiro caldo si andò a condensare con l'aria fredda e umida di quella notte.
«Allora dobbiamo andare subito alla Batcaverna e duplicare la cura. Prima lo facciamo e prima potremmo contrastare lo Spaventapasseri-
«Vai tu. Chiama Alfred.» Con ancora gli occhi puntati al cielo Tim si artigliò con i palmi delle mani al terreno sottostante, scavando con i polpastrelli e cercando di non urlare per il dolore che stava provando.
-Cosa? No. Non ti lascio qui, fossi matto.» Red Hood si accucciò per toccare le spalle del compagno.
«Vai via!- Le parole sussurrate si spensero presto sulla bocca del più piccolo e dovette prendere diversi respiri prima di ricominciare a parlare, con uno spasmo lamentoso malcelato: -Jason non voglio pregarti... non-... ma l'antidoto va fatto in tempi brevi e ora-... non... non sono nella condizione. Chiama Alfred, -con uno sforzo immane si girò di lato e portò il polso davanti alla bocca di Red Hood. -Chiama Gordon ed evitate la strage. Poi torna a recuperarmi.»
«Torno presto.» Si indignò Jason Todd, capendo di non aver scelta e che avere a piede libero uomini condizionati dallo Spaventapasseri la notte di Halloween fosse ancor più pericoloso. Si avvicinò all'orologio da polso di Tim e chiamò Alfred, dicendogli che sarebbe arrivato da lì a poco e che gli stava mandando dei dati da immettere nel computer della Batcaverna.
«Sì...- Rimase immobile Tim mentre Jason s'alzava dall'erba alta, scrollandosi i sassolini e la ghiaia dalle ginocchia per poi rimettersi il casco. -Torna presto.» Quello che doveva essere un accenno di consenso fu più che altro una smorfia di dolore. Sentiva caldo in tutto il corpo, ma un freddo gelido vicino la ferita. Gli occhi erano languidi e cercava di tenerli più aperti possibile: sopra di lui, a rinfrancarlo, solo lo splendido colore rosso della luna.
Luna color cremisi nel giorno di Halloween... luna rossa o red moon qualsivoglia per Red Robin, un pettirosso spezzato. Quale ironia.

Diverse ore dopo una luce fioca comparve da dietro una lapide dai fiori insecchiti e il silenzio fu colmato da dei passi lenti e calmi, seguiti da alcuni più veloci sopra l'erba umida della notte. Tim non era distratto ed ogni movimento che sentiva lo calcolava con quel briciolo di lucidità rimastagli, pur col dolore all'addome che non riusciva completamente a gestire; cercò di non spezzare il respiro come aveva fatto fin'ora e di acquietarsi, quando la luce che prima girovagava innocua fra le tombe gli si puntò in faccia: «Ragazzo?»
Col naso ancora all'insù Tim si girò verso la direzione da dove aveva sentito provenire la voce, vedendo i lineamenti sfocati di un uomo anziano cercare di abbassarsi alla sua altezza e una figura più slanciata al suo seguito: «Ci penso io, vecchio.- Jason senza il casco da Red Hood, ma solo con la maschera rossa, cercò di svegliare dal torpore in cui meditava il più giovane e gli schioccò il medio e il pollice sopra la fronte. -È ora di tornare a casa, Red Robin.» Se lo caricò sulle spalle incurante della chiazza di sangue che gli avrebbe macchiato la giacca di pelle.
«Quando è andata via la luna? Era qui-... un momento fa.»

L'anziano guardiano non poteva credere a quello che aveva appena visto quella notte: polizia, agenti in borghese e un tizio strano col casco rosso insieme ad un altro tizio altrettanto strano con il costume blu e nero si erano fatti largo nel cimitero piantando un chiasso allucinante. D'altra parte era anche vero che si era preso un mezzo infarto quando dinanzi a lui era zompato fuori un uomo vestito da scheletro e con un'ascia non troppo rassicurante fra le mani; ne erano poi arrivati altri, capitanati dal noto criminale Spaventapasseri e, se non fosse stato per quel damerino che si faceva chiamare Nightwing, se la sarebbe vista brutta.
«Amico del pipistrello?»
«Compagno di merende! Bello show stanotte, eh?» E fra una acrobazia e l'altra nella penombra della notte rischiarata solo dai raggi lunari e dalla luce tremolante della torcia, Nightwing aveva ancora voglia di intraprendere un dialogo, supportato da Red Hood che gli era affianco e parlava di meno, ma sparava a mitraglia.
La polizia nel frattempo aveva fatto recintare il perimetro, mentre una fila di bambini si era accerchiata davanti al cancello principale del cimitero dove poteva udire perfettamente il frastuono che proveniva dall'interno.
La battaglia si era protratta fino a quando, ormai indeboliti dall'estenuante colpo su colpo con gli ex pettirossi di Gotham City, i cittadini intossicati dal veleno di Crane avevano iniziato ad accusare stanchezza e i bambini erano crollati a terra; a quel punto, e solo a quel punto, la polizia potette stordirli con un sedativo.
Lo Spaventapasseri aveva portato chiasso e confusione in un cimitero, si era divertito a vedere le proprie cavie reagire alla tossina chimica di sua invenzione e aveva reso molto più interessante quella stupida festa dei mostri, perciò soddisfatto nonostante avesse perso l'occasione per finire Red Robin si era dileguato fra le luci e le sirene delle macchine della polizia. Nightwing si era lanciato all'inseguimento, ma Red Hood lo aveva fermato pochi metri più in là, arrestando la sua corsa sparandogli a pochi centimetri di distanza, fra un salice e la tomba di famiglia dei Wayne: «Lascia lo psicopatico per un altro giorno. Devo recuperare Red Robin, tu-
«Andrò a consegnare al Commissario Gordon le fiale contenenti l'antidoto e aiuterò i civili a terra, sì. Potresti, che ne so, cercare di non sparare solo per chiamarmi?» Si era girato nella direzione di Jason con le mani rivolte verso l'alto.
-E perché mai? Ho ancora un bel po' di proiettili, qui.» E aveva indicato la pistola ancora fumante nella mano sinistra.
Dick si era congedato con un sorriso: «Portami a casa Tim. Solo questo okay?» E Jason Todd non aveva risposto, si era limitato ad annuire col capo togliendosi il casco, prima di veder scomparire oltre la cancellata il primo Robin.
«Io domani mi licenzio.» Erano state invece le parole del guardiano che, solo in quel momento, s'era sentito in grado di poter spiccicare di nuovo parola, appoggiandosi ad una statua raffigurante un angelo piangente.

«Non hai sentito niente? Neanche le urla assatanate di quei bambini fuori dal cimitero? Davvero Timmy? Volevano vedere... Batman contro gli zombie...»
«Sul serio. Non ricordo neppure di essere stato in un cimitero... sembra... sembra una brutta storia di Piccoli Brividi.- Alzò le spalle Tim, quasi a scusarsi sdraiato sopra il divano del soggiorno con una pezza fresca sopra la fronte per poi farsi più serio, tutto d'un tratto. -Non è che mi stai raccontando frottole?»
La febbre si era abbassata decisamente, ma il colorito di Tim Drake era ancora pallido. La ferita pulsava ancora un bel po' anche a distanza di giorni e Jason faceva avanti e indietro da villa Wayne, aspettando ogni giorno che Bruce fosse fuori.
Jason Todd scosse con vigore il capo per poi decidersi a chiedere: «Qual è l'ultima cosa che ricordi-... L'ultima cosa che mi hai detto?»
«“
La chiamano luna di sangue, vuoi sapere perché?» Rimembrò, ripensando a dove fosse quando gliel'aveva chiesto. C'era stata la luna rossa il giorno di Halloween, era vero. Una padella rossa grande quanto la ferita che gli aveva lasciato lo Spaventapasseri come souvenir di uno scontro che ricordava a malapena, imbottito di medicinali com'era.
«Perché chiamarla 'luna che percula Red Robin' sembrava brutto.»

La pezza fresca che aveva sulla fronte Tim si ritrovò schiaffata sul naso del più grande.

   
 
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