★Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
★Numero
Parole: 2.926
★Prompt:
Luna Rossa.
★Personaggi: Tim Drake/Red Robin; Jason Todd/Red Hood e con la speciale partecipazione del fratello più amato Dick Grayson/Nightwing ◄
★Note d'autore: Mi piaceva l'idea di far interagire Red Robin e Red Hood nella notte di Halloween. Uno analizza il troppo tutto, l'altro è già tanto se non brucia con l'accendino tutti i vestiti da pipistrello che vede quella notte, con sarcasmo neh. Comunque la luna rossa/di sangue è la luna d'ottobre e che sia proprio Tim, che dice di 'odiare Halloween', a ritrovarsi più volte a fissarla e a rimetterci quasi le penne è... un eufemismo (su cui dopo lo spavento e l'azione... Red Hood ci scherza sopra). Insomma Red Robin+Red Hood+Red Moon(la quale ha anche una simbologia negativa)= cosa potrebbe mai andare storto?
PS: il titolo proviene da questa simpatica fanart: ♥
Red Moon, red and redder
La
luce saettò come un faro nel buio della notte andando a
rischiarare quelle che prima erano solo giochi d'ombra e illusioni
create dalla luna rossa in cielo.
Mentre un gufo in lontananza
bubolava e qualche corvo si divertiva a svolazzare qua e là,
il guardiano del cimitero di Gotham City s'incamminò a passo
lento verso la chiesetta del cortile, con la torcia nella mano
destra, fischiettando a bassa voce l'inno della sua squadra del
cuore, per poi continuare la sua ronda fra le lapidi e le tombe di
famiglia, tranquillo e ignaro di quello che sarebbe successo di lì
a poco.
Senza
indugi un frenetico rumore di passi seguito da uno più
affaticato proruppe nel lato nord del cimitero: due figure saltarono
sopra il muretto in pietra e mattoni per poi oltrepassare la
cancellata in ferro del cimitero dagli spuntoni d'oro che, anche alla
fioca luce della luna rossa, potevano vedersi brillare.
Ma, non
allo stesso modo, tutte e due le figure saltarono giù sulla
ghiaia con altrettanta scaltrezza: «Muoviti dannazione!»
E sebbene le parole fossero dure, vi era una nota di preoccupazione
nella voce dell'uomo.
L'altro, più piccolo d'età e
di statura, aveva il fiato corto e il mantello scuro sudicio
strappato nella parte bassa a causa del rovinoso atterraggio dentro
le mura del cimitero. E non perché non fosse agile, ma bensì
perché una vistosa macchia di sangue si faceva largo sul suo
addome procurandogli fitte di dolore. Si era fermato quel tanto per
cercare di rimettersi in piedi, sentendo però di star per
mancargli il fiato nei polmoni e la forza per proseguire.
«Davvero
Jason,- rispose proprio quest'ultimo con il respiro mozzato. -Sta
zitto e pensa a guardare avanti. Ti seguo.» Si alzò in
piedi con non poca fatica poggiando i gomiti come leva per issarsi su
e cercare di non sbandare.
L'attimo dopo si ritrovò con un
braccio poggiato sopra le spalle di Jason Todd che lo trascinava di
peso per non farlo cadere di nuovo giù.
Trentuno
ottobre, notte di Halloween: bambini petulanti travestiti da mostri
improbabili suonavano alle case di mezza Gotham City, nelle mani
zucche e buste vuote dove mettere deliziose leccornie. L'atmosfera sembrava essere a metà fra il fiabesco e l'inquietante grazie anche alle
miriadi di lucine che troneggiavano all'entrate delle ville e giù
per le strade, fra un papà stanco di portare a spasso il
figlio travestito da fantasmino e un paio di teenagers che ululavano
alla luna del color amaranto, ridacchiando scioccamente.
Quella
stessa notte, solo qualche isolato più in là, halloween
stava acquisendo tratti sempre più macabri e realistici e,
anche solo quello che sembrava un innocuo furto in un negozio di
liquori dalle inquietanti zucche illuminate all'entrata, altri non
era che l'ennesima latrina in cui lo Spaventapasseri adorava
torturare e sperimentare nuovi orrori con cavie umane. Un via vai di
gente lobotomizzata e in preda ai fumi di una tossina chimica che
stava uscendo dal negozio e che avrebbe seminato caos e panico di lì
a poco per le strade, nella notte di Halloween.
Dall'alto di un
palazzo di fronte alla drogheria Red Robin, accucciato e con un
binocolo a sensori, spiava la scena per comprendere cosa stesse
accadendo dinanzi ai suoi occhi e attuare un piano per ristabilire
l'ordine in una notte così caotica. Al suo fianco, in piedi,
Red Hood guardava in cielo restando in attesa.
«Hai visto
che luna?»
«La chiamano luna di sangue, vuoi sapere
perché?» Propose Tim, scrutando ancora nel binocolo con
zelante attenzione.
«No Timbo, no. Voglio solo non
congelarmi il culo questa notte, ci sbrighiamo?»
Non ci
volle poi molto prima che la situazione cambiasse una volta volati
giù in picchiata nel negozio, con dei rampini e qualche salto
acrobatico; e se all'inizio sembrava andare tutto a favore dei due ex
pettirossi che avevano distrutto le fiale rimanenti e stavano
scansionando gli elementi chimici della tossina per trovarne un
antidoto, in un secondo momento si ritrovarono accerchiati da più
di una ventina di uomini e bambini pieni di paura nei loro occhi e
iracondi fino all'inverosimile, con una forza donatagli
dall'adrenalina e dal terrore di qualsiasi incubo si fosse innescato
nelle loro menti. Lo Spaventapasseri sogghignò in uno spasmo
spastico e, nella bolgia infernale che si era riversata ormai tutta
fuori dal negozio, ferì all'addome Red Robin, infilando la
falce nella carne mentre gli girava attorno nella sua tipica 'danza
violenta'.
Tim lo scansò scattando all'indietro, andando
a cozzare con un bimbo dai lineamenti deformati dalla tossina e
ancora col costume da zucca di Halloween addosso; il sangue iniziò
a fuoriuscire copiosamente dalla ferita appena infertagli, ritrovandosi però costretto a non
demordere, se non voleva finire infilzato da un forcone che quello
stesso bambino teneva con cattiveria fra le mani.
«Dobbiamo
andarcene, dobbiamo-
Tim scivolò a terra per non essere
preso ad accettate dall'ennesimo uomo avvelenato da Crane e portò
il bastone a mo' di protezione quando gli cadde addosso Red Hood,
sbalzato via da una decina di uomini che, seppur feriti dalle pistole
di Jason, continuavano a lottare come stessero combattendo contro dei
demoni.
-Ouff!»
«Ehi, non sono così
pesan-... Oddio.» Incespicò Jason guardando la ferita
che continuava a sgorgare sangue dal costume di Red Robin. Si rialzò
immediatamente e sparò con le sue due pistole a terra, vicino
ai piedi degli uomini ottenendo così un paio di secondi
ottimali ad azionare il rampino e a spintonare Tim Drake al sicuro:
«Tieniti forte Timbo, dal basso non è mai facile!»
Un
corvo agitò le ali fremendo e l'attimo dopo anche Jason si era
issato sparendo dalla visuale dello Spaventapasseri e delle sue cavie
grottesche. Non per molto, però. Perché lo
Spaventapasseri non era uno stupido e di certo non avrebbero potuto
seminarlo nelle condizioni in cui riversava Red Robin. Perciò
Red Hood doveva correre, doveva far correre quel ragazzino e dovevano
cercare un rifugio per ricucire quella ferita.
«Sembravano
i morti viventi di qualche film di serie B, solo un po' più
colorati, vero? Hai visto quell'uomo vestito da Dracula? Avessi avuto
solo lui fra le mani gli avrei spaccato tutti i denti.» Jason
stava continuando a parlare sottovoce ininterrottamente da quando
aveva sentito sotto di sé il corpo di Red Robin cedere e
lasciarsi andare. E non era un bene, non lo era affatto, poiché
doveva restare sveglio.
Allo stesso tempo ogni tanto Red Hood si
guardava le spalle ed accelerava il passo, sentendo bisbigli e rumori
sospetti provenire da dietro di loro: lo Spaventapasseri avrebbe
potuto sorprenderli da un momento all'altro e Tim non si sarebbe
potuto difendere adeguatamente.
«Mai un Halloween normale
noi, eh?-Temporeggiò Jason, alzando il capo e guardando quella
gigantesca luna rossa sopra le loro teste. -Come se a Gotham City non
bastassero i pazzi, ahh... e... Ah! Ricordo ancora quando aiutai dei
ragazzini a ricoprire il cancello di casa Wayne con la carta
igienica!»
«Sei stato tu?» Una leggera risata
prese posto al silenzio del sedicenne che aveva la testa china, con
la mano poggiata sopra l'addome e il respiro
affannato.
«Assolutamente sì.- Allargò la
bocca, anche se i suoi lineamenti erano coperti dal casco rosso che
portava. Poi si fermò vicino ad un paio di lapidi in mezzo
all'erba alta e lasciò il braccio di Red Robin. -Okay,
fermiamoci qui. Sdraiati Tim.»
Red Robin annuì e, non
con poca fatica, riuscì a sdraiarsi senza mugugnare dal
dolore: «Sto perdendo troppo sangue Jason. F-fa in fretta.»
Dal
negozio in periferia al cimitero di Gotham City era stata breve la
corsa, non potendo però fermarsi per fare una medicazione di
fortuna; non con lo Spaventapasseri alle calcagna e quegli uomini
pronti a fare del male a chiunque avessero avuto sotto tiro. Certo,
fortunatamente avevano fermato il moltiplicarsi di gente avvelenata
dalla tossina distruggendo le fiale e l'apparecchiatura, oltre ciò
nell'orologio al polso di Tim il computer stava combinando i vari
dati raccolti per scoprire l'adeguata cura, eppure non c'era nulla
per cui rallegrarsi.
La scelta di infiltrarsi nel cimitero era
stata quasi obbligata, ma non avventata: era lo spiazzo più
grande per oltre cinque miglia dove rifugiarsi e non aveva luci e
insegne moleste a far scovare immediatamente i due giovani.
«Lo
so, intelligentone. Smettila di analizzare e rilassati.»
Mormorò Red Hood togliendosi il casco rosso; accese la torcia
e la posizionò così da fare luce solo sulla ferita e
non oltre, coperta dall'erba alta e dalla fila di lapidi grossolane.
Da uno degli innumerevoli taschini di Tim prese ago e filo
chirurgico, mentre l'anestetico ne aveva in quantità maggiori
lui, perciò prese il suo. Iniziò a ricucire la parte
lesa disinfettandola quanto bastava, andando a strappare di più
il costume del compagno.
«Odio Halloween.- Affermò
con voce incrinata Tim, cercando di non gemere di fronte al più
grande. -Lo odio.» Strinse i pugni e gli occhi in due fessure,
sentendo comunque l'ago attraversargli la carne e le costole fargli
male.
«Resta cosciente Timmy.- Gli carezzò la fronte
con la mano avvolta da un guanto da motociclista, poi sorrise
inconsciamente. -Sei proprio esagerato. Io odio solo quelli che si
vestono
da pipistrelli.»
Si appoggiò al corpo di Red Robin e avvicinò le labbra
al suo addome per tagliare così via il filo con i denti,
sperando di non aver tirato troppo. Guardò il volto sofferente
del ragazzo, coperto dalla sua solita maschera rossa nella penombra e
spense la torcia. Poi a tentoni tastò dove Tim avesse le bende
prima di tirare su il corpo dell'amico e girare attorno a lui la
benda, legandola in fine ben stretta.
Red Robin si allontanò
da Jason appena sentì la pressa della benda, istintivamente,
perché un singulto e un paio di lacrime gli solcarono il viso.
Sbatté inesorabilmente il capo contro la lapide dietro di lui
e lì si appoggiò, sentendo la pietra rinfrescargli la
nuca accaldata. Sicuramente gli stava venendo qualche linea di
febbre.
Un bip seguito da una ripetuta vibrazione provenne
dall'orologio di Tim che, di riflesso, portò il polso davanti
al viso e pigiò alcuni tasti facendo apparire una schermata
olografica bluastra davanti ai suoi occhi: «Jay... Jason
abbiamo l'antidoto.» Comunicò alzando la testa verso il
cielo e prendendo una grossa boccata d'aria. Il respiro caldo si andò
a condensare con l'aria fredda e umida di quella notte.
«Allora
dobbiamo andare subito alla Batcaverna e duplicare la cura. Prima lo
facciamo e prima potremmo contrastare lo Spaventapasseri-
«Vai
tu. Chiama Alfred.» Con ancora gli occhi puntati al cielo Tim
si artigliò con i palmi delle mani al terreno sottostante,
scavando con i polpastrelli e cercando di non urlare per il dolore
che stava provando.
-Cosa? No. Non ti lascio qui, fossi matto.»
Red Hood si accucciò per toccare le spalle del compagno.
«Vai
via!- Le parole sussurrate si spensero presto sulla bocca del più
piccolo e dovette prendere diversi respiri prima di ricominciare a
parlare, con uno spasmo lamentoso malcelato: -Jason non voglio
pregarti... non-... ma l'antidoto va fatto in tempi brevi e ora-...
non... non sono nella condizione. Chiama Alfred, -con uno sforzo
immane si girò di lato e portò il polso davanti alla
bocca di Red Hood. -Chiama Gordon ed evitate la strage. Poi torna a
recuperarmi.»
«Torno presto.» Si indignò
Jason Todd, capendo di non aver scelta e che avere a piede libero
uomini condizionati dallo Spaventapasseri la notte di Halloween fosse
ancor più pericoloso. Si avvicinò all'orologio da polso
di Tim e chiamò Alfred, dicendogli che sarebbe arrivato da lì
a poco e che gli stava mandando dei dati da immettere nel computer
della Batcaverna.
«Sì...- Rimase immobile Tim mentre
Jason s'alzava dall'erba alta, scrollandosi i sassolini e la ghiaia
dalle ginocchia per poi rimettersi il casco. -Torna presto.»
Quello che doveva essere un accenno di consenso fu più che
altro una smorfia di dolore. Sentiva caldo in tutto il corpo, ma un
freddo gelido vicino la ferita. Gli occhi erano languidi e cercava di
tenerli più aperti possibile: sopra di lui, a rinfrancarlo,
solo lo splendido colore rosso della luna.
Luna color cremisi nel
giorno di Halloween... luna rossa o red moon qualsivoglia per Red
Robin, un pettirosso spezzato. Quale ironia.
Diverse
ore dopo una luce fioca comparve da dietro una lapide dai fiori
insecchiti e il silenzio fu colmato da dei passi lenti e calmi,
seguiti da alcuni più veloci sopra l'erba umida della notte.
Tim non era distratto ed ogni movimento che sentiva lo calcolava con
quel briciolo di lucidità rimastagli, pur col dolore
all'addome che non riusciva completamente a gestire; cercò di
non spezzare il respiro come aveva fatto fin'ora e di acquietarsi,
quando la luce che prima girovagava innocua fra le tombe gli si puntò
in faccia: «Ragazzo?»
Col naso ancora all'insù
Tim si girò verso la direzione da dove aveva sentito provenire
la voce, vedendo i lineamenti sfocati di un uomo anziano cercare di
abbassarsi alla sua altezza e una figura più slanciata al suo
seguito: «Ci penso io, vecchio.- Jason senza il casco da Red
Hood, ma solo con la maschera rossa, cercò di svegliare dal
torpore in cui meditava il più giovane e gli schioccò
il medio e il pollice sopra la fronte. -È ora di tornare a
casa, Red Robin.» Se lo caricò sulle spalle incurante
della chiazza di sangue che gli avrebbe macchiato la giacca di
pelle.
«Quando è andata via la luna? Era qui-... un
momento fa.»
L'anziano
guardiano non poteva credere a quello che aveva appena visto quella
notte: polizia, agenti in borghese e un tizio strano col casco rosso
insieme ad un altro tizio altrettanto strano con il costume blu e
nero si erano fatti largo nel cimitero piantando un chiasso
allucinante. D'altra parte era anche vero che si era preso un mezzo
infarto quando dinanzi a lui era zompato fuori un uomo vestito da
scheletro e con un'ascia non troppo rassicurante fra le mani; ne
erano poi arrivati altri, capitanati dal noto criminale
Spaventapasseri e, se non fosse stato per quel damerino che si faceva
chiamare Nightwing, se la sarebbe vista brutta.
«Amico del
pipistrello?»
«Compagno di merende! Bello show
stanotte, eh?» E fra una acrobazia e l'altra nella penombra
della notte rischiarata solo dai raggi lunari e dalla luce tremolante
della torcia, Nightwing aveva ancora voglia di intraprendere un
dialogo, supportato da Red Hood che gli era affianco e parlava di
meno, ma sparava a mitraglia.
La polizia nel frattempo aveva fatto
recintare il perimetro, mentre una fila di bambini si era accerchiata
davanti al cancello principale del cimitero dove poteva udire
perfettamente il frastuono che proveniva dall'interno.
La
battaglia si era protratta fino a quando, ormai indeboliti
dall'estenuante colpo su colpo con gli ex pettirossi di Gotham City,
i cittadini intossicati dal veleno di Crane avevano iniziato ad
accusare stanchezza e i bambini erano crollati a terra; a quel punto,
e solo a quel punto, la polizia potette stordirli con un sedativo.
Lo
Spaventapasseri aveva portato chiasso e confusione in un cimitero, si
era divertito a vedere le proprie cavie reagire alla tossina chimica
di sua invenzione e aveva reso molto più interessante quella
stupida festa dei mostri, perciò soddisfatto nonostante avesse
perso l'occasione per finire Red Robin si era dileguato fra le luci e
le sirene delle macchine della polizia. Nightwing si era lanciato
all'inseguimento, ma Red Hood lo aveva fermato pochi metri più
in là, arrestando la sua corsa sparandogli a pochi centimetri
di distanza, fra un salice e la tomba di famiglia dei Wayne: «Lascia
lo psicopatico per un altro giorno. Devo recuperare Red Robin,
tu-
«Andrò a consegnare al Commissario Gordon le
fiale contenenti l'antidoto e aiuterò i civili a terra, sì.
Potresti, che ne so, cercare di non sparare solo per chiamarmi?»
Si era girato nella direzione di Jason con le mani rivolte verso
l'alto.
-E perché mai? Ho ancora un bel po' di proiettili,
qui.» E aveva indicato la pistola ancora fumante nella mano
sinistra.
Dick si era congedato con un sorriso: «Portami a
casa Tim. Solo questo okay?» E Jason Todd non aveva risposto,
si era limitato ad annuire col capo togliendosi il casco, prima di
veder scomparire oltre la cancellata il primo Robin.
«Io
domani mi licenzio.» Erano state invece le parole del guardiano
che, solo in quel momento, s'era sentito in grado di poter spiccicare
di nuovo parola, appoggiandosi ad una statua raffigurante un angelo
piangente.
«Non
hai sentito niente? Neanche le urla assatanate di quei bambini fuori
dal cimitero? Davvero Timmy? Volevano vedere... Batman
contro gli zombie...»
«Sul
serio. Non ricordo neppure di essere stato in un cimitero...
sembra... sembra una brutta storia di Piccoli Brividi.- Alzò
le spalle Tim, quasi a scusarsi sdraiato sopra il divano del
soggiorno con una pezza fresca sopra la fronte per poi farsi più
serio, tutto d'un tratto. -Non è che mi stai raccontando
frottole?»
La febbre si era abbassata decisamente, ma il
colorito di Tim Drake era ancora pallido. La ferita pulsava ancora un
bel po' anche a distanza di giorni e Jason faceva avanti e indietro
da villa Wayne, aspettando ogni giorno che Bruce fosse fuori.
Jason
Todd scosse con vigore il capo per poi decidersi a chiedere: «Qual
è l'ultima cosa che ricordi-... L'ultima cosa che mi hai
detto?»
«“La
chiamano luna di sangue, vuoi sapere perché?”»
Rimembrò, ripensando a dove fosse quando gliel'aveva chiesto.
C'era stata la luna rossa il giorno di Halloween, era vero. Una
padella rossa grande quanto la ferita che gli aveva lasciato lo
Spaventapasseri come souvenir di uno scontro che ricordava a
malapena, imbottito di medicinali com'era.
«Perché
chiamarla 'luna che percula Red Robin' sembrava brutto.»
La pezza fresca che aveva sulla fronte Tim si ritrovò schiaffata sul naso del più grande.