Film > Star Wars
Ricorda la storia  |      
Autore: sara_gi    27/10/2016    1 recensioni
Dal testo:
Ruggenti come belve in gabbia le fiamme sanguigne avvolgevano la pira funeraria consumando il corpo ed il legno su cui riposava. [...] Accanto [...] stava un giovane uomo nerovestito, che reggeva ancora la torcia con cui aveva appiccato il fuoco. Il volto indurito in una rigida maschera tentava di contenere il dolore cocente che gli rimbombava nel petto: suo padre era morto. Quel padre che non sapeva di avere, quel padre mai conosciuto e da poco ritrovato, non c’era più. Il nero involucro che aveva contenuto, protetto e mantenuto in vita il suo corpo andava consumandosi tra le fiamme che danzavano in maniera crudelmente ipnotica dinanzi a lui. Prima aveva perso i suoi due Maestri, ed ora suo padre. Un dolore lacerante gli attraversò la mente: era nuovamente solo…
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Luke Skywalker, Nuovo personaggio, Principessa Leia Organa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota di apertura dell'autrice
L'universo di Star Wars è da sempre il mio prediletto.
Questa fanfiction venne scritta molti (ma proprio molti) anni fa per
partecipare al concorso "Star Words" indetto all'interno delle celebrazioni
per il "May the 4th". Scoprii dell'esistenza del concorso l'ultimo giorno utile
per presentare i lavori. "Tehuthi" venne scritta in appena quattro ore.
Ancora oggi non so come ci riuscii! Per me fu una grandissima sfida riuscire
a presentare questo lavoro in tempo. Grande e inaspettata fu la sorpresa
di vedere poi la mia storia guadagnare la medaglia d'argento nel concorso.
E' possibile trovare questa storia pubblicata sul fansite ufficiale italiano di
Star Wars (guerrestellari.net) nella sezione "vincitori concorsi".
Spero vi piaccia! Buona lettura.
Sara




 

Tehuthi

 

 

Ruggenti come belve in gabbia le fiamme sanguigne avvolgevano la pira funeraria consumando il corpo ed il legno su cui riposava. Una singola lacrima, illuminata dalle alte fiamme, rotolava silente sulla guancia della ragazza i cui occhi non riuscivano a staccarsi dal doloroso spettacolo del rogo. Accanto a lei, immobile, stava un giovane uomo nerovestito, che reggeva ancora la torcia con cui aveva appiccato il fuoco. Il volto indurito in una rigida maschera tentava di contenere il dolore cocente che gli rimbombava nel petto: suo padre era morto. Quel padre che non sapeva di avere, quel padre mai conosciuto e da poco ritrovato, non c’era più. Il nero involucro che aveva contenuto, protetto e mantenuto in vita il suo corpo andava consumandosi tra le fiamme che danzavano in maniera crudelmente ipnotica dinanzi a lui. Prima aveva perso i suoi due Maestri, ed ora suo padre. Un dolore lacerante gli attraversò la mente: era nuovamente solo…

Non era così, si disse coraggiosamente, sua sorella ed i suoi amici lo aspettavano a pochi minuti di cammino, presso il villaggio arboreo. Poi, c’era lei.

Abbassò lo sguardo sulla giovane donna in piedi accanto a lui: una ragazza, in verità poco più che una bambina. I suoi immensi occhi d’argento avevano assunto inquietanti riflessi scarlatti mentre fissava le fiamme. Quegli occhi incredibili erano la sua caratteristica più spiccata, ciò che la rendeva riconoscibile da chiunque poiché solo lei, tra tutte le genti della Galassia, li aveva di quel particolare colore non colore: argento lucido e levigato che rifletteva il mondo intorno a lei. L’uomo ricordava chiaramente la prima volta che li aveva visti, anche se poi per lungo tempo non vi aveva più pensato, sembrava passato un tempo infinito, ma erano trascorsi solo quattro anni.

Anche lei ricordava quell’incontro, era vivacemente impresso nella sua memoria. Il suo Maestro, le cui spoglie si consumavano sul rogo, le aveva detto, un giorno, che le proprie azioni avevano il potere di delineare il proprio destino e che, a volte, quelle azioni potevano rivelarsi punti cardine nella determinazione della propria strada. Gli avvenimenti culminati con il primo incontro con quell’uomo erano, per lei, il più importante di quei ‘punti cardine’ di cui il suo Maestro le aveva parlato…

 

 

Parte prima

‘Una piccola luna nera’

 

Le sirene d’allarme risuonavano per i corridoi metallici dello Star Destroyer mentre le vibrazioni prodotte dalle manovre ad alta velocità facevano tremare le paratie. Alla fine lo stridore improvviso di lamiere fece sussultare gli occupanti di una delle cabine della nave mentre il rumore dei motori andava smorzandosi.

- Ci stiamo fermando.- disse uno dei cinque ragazzi.

- Devono averla catturata.- assentì un altro riferendosi alla nave stellare che lo Star Destroyer aveva fin li inseguito.

- Troppa calma…- commentò quasi in un sussurro la ragazzina, l’unica femmina del gruppo, seduta presso un tavolo.

Non fece in tempo a concludere la frase che due potenti esplosioni scossero il pavimento.

- Cannone a ioni e blaster d’assalto.- li catalogò uno dei ragazzi – Hanno forzato le difese della Nave Ribelle.-

- Sempre che sia effettivamente una Nave Ribelle.- concluse il quarto.

- Il mio Maestro non ha dubbi su questo: le trasmissioni con i dati rubati sono state inviate proprio a questa nave, Alek.- lo riprese lei.

- Ciò non toglie che, forse, non è una Nave Ribelle: potrebbe solo trasportarne inconsapevolmente uno.-

- Falla finita.- lo zittì il primo.

- Basta, Poor, non voglio che litighiate. Kris, Talo, scoprite cosa sta succedendo, per favore.- concluse la ragazzina rivolta agli altri due.

- Sì, Altezza.-

La ragazza si alzò raggiungendo la grande vetrata panoramica della stanza ed osservò affascinata il pianeta rosso ocra illuminato da due stelle gemelle presso la cui orbita si erano fermati.

- Che pianeta è quello?- chiese rivolta ad Alek, l’esperto di cartografia stellare.

- Tatooine.- rispose lui dopo averlo osservato un attimo assieme alle stelle che lo circondavano per orientarsi – E’ un pianeta di Libero Scambio governato dagli Hutt. A parte le tre grandi città portuali non c’è molto di interessante laggiù, solo malavita, povertà, sabbia e predoni.-

- E qualche sperduta fattoria per l’estrazione di umidità...- aggiunse Poor.

 

Un’ora dopo, seduta da sola nella stessa stanza, Tehuthi osservava rabbuiata lo schermo tridimensionale dell’holovisore su cui si rincorrevano le immagini di battaglia che il droide cronista stava descrivendo: rivolte su Bejus. Un piccolo manipolo di nativi aveva incendiato un deposito dell’Esercito Imperiale dando il via a numerose ritorsioni da parte delle autorità. Alla parola ‘rastrellamenti’ pronunciata dalla voce metallica e monocorde del droide la ragazzina arricciò il nasino impertinente mentre un brivido le scorreva lungo la schiena. Detestava quella parola e, soprattutto, detestava come faceva apparire tutti loro. Con un sospiro spense l’holovisore e si voltò mentre la porta si apriva.

Un’imponente figura avvolta in un fluente mantello nero si fece avanti dalla soglia portandosi al centro della stanza. Alto due metri, il fisico robusto inguainato in una tuta biomedica nera che lo manteneva in vita, il volto coperto da un elmo, anch’esso nero, con respiratore incorporato, il cui ritmico suono sibilante faceva accapponare la pelle anche ai più coraggiosi, lo rendevano un’apparizione terrificante. Terrore accresciuto, nei suoi nemici, anche dalla conoscenza degli immensi poteri che quell’uomo possedeva e non esitava ad usare. Ma invece di apparire spaventata, al suo ingresso, la ragazzina sorrise contenta e gli si affrettò incontro salutandolo con un lieve inchino.

- Maestro, siete qui!- esclamò felice – E’ andato tutto bene?-

Sotto la luce delle lampade ad incasso sul soffitto il lucido elmo di tensoplast che copriva il capo del visitatore brillò vagamente mentre l’uomo abbassava la testa per guardarla.

- Sì, è andato bene, ed è stato fruttuoso.-

- Avete ritrovato le trasmissioni rubate?-

- Non ancora: probabilmente sono state inviate sul pianeta con un guscio di salvataggio. Ho mandato una squadra di recupero. Ed abbiamo alcuni ospiti a bordo.-

- Ribelli?- chiese lei preoccupata.

- Simpatizzanti.- si avvicinò alla vetrata – La Senatrice Organa è tra questi ospiti.- disse.

- La Principessa Leia? Non crederete davvero che sia una simpatizzante della Ribellione!- lui si voltò a guardarla – Maestro… La Principessa è una Senatrice dell’Impero!- concluse come se quel fatto negasse ogni possibile legame coi Ribelli.

- E la rende quindi un ottimo infiltrato nelle fila imperiali: chi meglio di una Senatrice può passare informazioni alla Ribellione?-

- Non… Non posso credere…- mormorò lei lasciandosi cadere su una sedia – Non è possibile. Non la Principessa di Alderaan.-

L’uomo si avvicinò alla sua protetta e si piegò su un ginocchio per poterla guardare in viso.

- Sei ancora giovane, Tehuthi, ed ingenua. La Principessa Leia è una traditrice ed è tempo che paghi per questo crimine.-

- Cosa farete?-

- Appena la squadra di ricerche che ho inviato sul pianeta avrà fatto rapporto ci muoveremo verso la nuova base Imperiale: il Governatore Tarkin deve interrogare la prigioniera. Forse riusciremo a scoprire dove si trova la base dei Ribelli e mettere fine una volta per tutte alla loro assurda esistenza.-

- Non vorrete… Intendete ucciderli?- chiese esitante.

In quel momento la porta della stanza si aprì ed un soldato si fece avanti scattando nel saluto.

- Lord Vader, l’Ammiraglio le manda a dire che la pattuglia sulla superficie ha fatto rapporto.- disse.

- Vengo subito.- lo congedò l’uomo nerovestito – Parleremo ancora più tardi.- disse alla ragazzina prima di lasciarla.

 

Sospesa nelle profondità dello spazio come una sfera senza peso la piccola luna nera sembrava solo un inerte corpo celeste. Impressione che andava svanendo mano a mano che lo Star Destroyer si avvicinava alla base stellare, perché di questo si trattava, svelandone la superficie irregolare agli occhi di coloro che la osservavano. In piedi presso l’ampia vetrata Tehuthi, attorniata dalle sue quattro guardie del corpo, osservava in silenzio la base sempre più vicina.

- Dunque è quella la nuovissima base supersegreta.- disse infine.

- Già, la Morte Nera… Devo dire che le hanno dato proprio un bel nome.- commentò ironico Alek.

- Questa volta devo darti ragione…- assentì Poor.

Tehuthi si staccò dalla finestra andando a sedersi su uno dei soffici divanetti presenti nella stanza.

- Non mi sorride l’idea di rivedere Tarkin, quell’uomo mi mette i brividi. Senza contare che è convinto di essere al di sopra del mio Maestro! Ma l’avete sentito durante la trasmissione di un’ora fa? Ha ordinato a Lord Vader di portargli i prigionieri. Al di là del fatto che glieli stiamo già portando, ha osato dare un ordine al braccio destro dell’Imperatore come se fosse l’ultimo dei suoi lacchè!-

- Ha sempre avuto manie di protagonismo ed il fatto che tuo padre l’abbia nominato Governatore lo fa sentire superiore a chiunque. Perfino più importante di te!- la prese in giro Talo.

 

Il grande pianeta verdazzurro scintillava alla luce della sua stella cullato dall’immensità dell’universo. Il pacifico e maestoso Alderaan dalle immense praterie in cui si innalzavano altre torri naturali, dalle montagne innevate costellate di laghi cristallini, dai profondi canyon in cui i suoi abitanti avevano nascosto le proprie città perché non turbassero l’armonia della natura si stagliava contro l’oscurità dello spazio. Perché Tarkin avesse ordinato che la base raggiungesse l’orbita più esterna di quel pianeta era un mistero che turbava profondamente l’animo di Tehuthi. La Principessa di quel pianeta era loro prigioniera e per dieci giorni era stata interrogata senza sosta. Ma non aveva parlato, non aveva rivelato dove fosse situata la base dell’Alleanza Ribelle. Ed ora la Morte Nera orbitava intorno al suo patrio pianeta. Perché? Tehuthi aveva un sospetto e quell’idea la sconvolgeva: possibile che Tarkin volesse minacciarla di aprire il fuoco su Alderaan? Pochi colpi di blaster d’attacco ben assestati avrebbero potuto distruggere ettari di quella natura che gli Alderaaniani amavano così tanto… Aveva colto brani di un’accesa discussione tra il suo Maestro ed il Governatore su quell’eventualità. Lord Vader era fortemente contrario ad aprire il fuoco contro il pianeta ma Tarkin aveva concluso che, tanto, una dimostrazione andava fatta. Una dimostrazione di cosa? Si era chiesta lei. Non era la prima volta che una unità imperiale apriva il fuoco sulla superficie di un pianeta. Tehuthi era fermamente convinta che quella fosse una pratica da abolire: una civiltà degna di questo nome non agiva in quella maniera. Il suo Maestro le aveva spesso detto che a volte andavano prese misure estreme, ma lei continuava a non essere d’accordo. Lo aveva detto a Vader che, dopo qualche istante di silenzio, le aveva risposto che un giorno, quando avesse ereditato il trono di suo padre, avrebbe agito come meglio credeva, fino ad all’ora avrebbe dovuto restare in silenzio e fare tesoro di ogni esperienza.

Darth Vader era stato nominato tutore della piccola Principessa il giorno stesso della sua nascita. L’istruzione era iniziata quando Tehuthi aveva appena tre anni: con pazienza e passione Vader l’aveva inoltrata nelle vie della Forza mostrandogliele, insegnandole ad usarla senza però forzarla a sceglierne uno dei lati. L’aveva istruita, e continuava tutt’ora, alla conoscenza della Forza nella sua totalità, Lato Chiaro e Lato Oscuro lasciando che fosse lei a scegliere quale dei due seguire. Era stato presto evidente, per lui, che la bambina aveva una naturale sintonia con la parte benigna della Forza e che non sarebbe stato possibile convertirla al Lato Oscuro. In virtù dell’amore paterno che quella creaturina aveva risvegliato nel suo cuore nero, aveva nascosto questa ‘mancanza’ all’Imperatore poiché sapeva che se quest’ultimo lo avesse anche solo immaginato, non avrebbe esitato a farla eliminare. ‘Debolezze’ come l’amore per una figlia o la compassione per una bambina non sfioravano il Padrone dell’Oscuro Signore dei Sith.

Tehuthi osservava il pianeta sottostante appoggiata presso la finestra. Il suo Maestro le aveva ordinato di ritirarsi appena la stazione da battaglie era uscita dall’iperspazio dicendole che l’avrebbe raggiunta più tardi. Con ogni probabilità in quel momento, qualche livello più in alto, Leia Organa veniva nuovamente interrogata sotto la minaccia di ritorsioni contro Alderaan. Lei era andata a trovarla, due giorni prima, cercando di convincerla a collaborare, nella speranza di far cessare il tormento a cui la Senatrice era sottoposta e che la sua particolare sensibilità alla Forza le aveva rivelato. Ma Leia era stata irremovibile: non avrebbe mai tradito i suoi compagni, i suoi amici.

- Non capisco, siete una Senatrice, perché avete tradito l’Impero?- aveva esclamato prima di andarsene.

- Quanti anni avete?- le aveva chiesto Leia invece di rispondere.

- Dodici.-

- Dodici…- aveva ripetuto con un mesto sorriso – Siete ancora troppo giovane per capire. Per sapere. Prego solo che un giorno possiate aprire gli occhi e vedere cosa è veramente l’Impero, Altezza. Quel giorno comprenderete anche le mie azioni.-

Tehuthi era rimasta un attimo a guardarla poi, mormorato un saluto di circostanza, aveva lasciato il blocco di detenzione.

Un greve ronzio accompagnato da un diffuso senso di pericolo la riscossero dai suoi pensieri. Si guardò intorno cercando la fonte del rumore quando si rese conto della forte vibrazione che scuoteva le paratie poi, improvvisamente, tutto fu silenzio e, sotto i suoi occhi, un fascio di accecante luce verde partì dalla stazione da battaglia centrando in pieno il pianeta che, dopo un istante, andò letteralmente in pezzi con un’immane esplosione.

Una forte perturbazione nella Forza le tolse il fiato mentre miliardi di voci terrorizzate rimbombarono per un momento nella sua testa prima di zittirsi. Per sempre. Quasi incapace di respirare crollò in ginocchio boccheggiando mentre un acuto dolore le stringeva il petto e la consapevolezza di quello che era successo le inondava la mente: Alderaan era stato distrutto.

Non si accorse quasi dell’arrivo delle sue quattro guardie che, dotati di sensibilità alla Forza, sebbene non così spiccata come la sua, avevano avvertito la distruzione del Pianeta e, subito dopo, la sua disperazione. Poor la sollevò adagiandola sul divanetto. Lacrime cocenti le inondavano gli occhi argentei mentre le immagini appena viste si ripetevano all’infinito nella sua mente.

- Con calma, Tehuthi,- le sussurrò all’orecchio Poor sostenendola – respira piano, coraggio. Così,- disse quando lei ubbidì – barava. Respira.-

Con un immenso sforzo di volontà la ragazzina riprese il controllo di se finchè, in pochi minuti, fu in grado di alzarsi. Allora, copertasi il capo ed il volto con un velo come era solita fare prima di mostrarsi in pubblico, lasciò le proprie stanze e, accompagnata dai quattro ragazzi, si diresse verso il ponte di comando: Tarkin le doveva una spiegazione!

Era quasi arrivata quando vide il Governatore che, insieme a Lord Vader, si dirigeva verso la sala di comunicazione olografica e si accodò a loro. Appena le porte della sala si furono chiuse l’aria dinanzi a loro iniziò a sfrigolare finchè si materializzò l’immagine a mezzobusto dell’Imperatore. Tehuthi sorrise sotto il velo: egli avrebbe punito Tarkin per quel folle gesto, ne era certa.

Ascoltò disgustata il tono di voce arrogantemente condiscendente con cui il Governatore fece rapporto sull’accaduto e quando concluse il racconto della distruzione di Alderaan attese che l’Imperatore reagisse, si aspettava di vedere Tarkin accasciarsi a terra morto da un momento all’altro o di sentire l’Imperatore ordinare a Vader di eliminarlo, ma nulla di tutto questo accadde: dopo un momento di riflessione l’Imperatore guardò il Governatore:

- Procedi con la distruzione della base Ribelle.- disse – E, Tarkin, la prossima volta avvisami prima di attivare il laser della Morte Nera e non dopo.-

- Sì, Vostra Altezza!- rispose il Governatore con un inchino.

L’immagine sparì e le luci della sala tornarono ad accendersi mentre le porte si aprivano. Tarkin uscì immediatamente diretto al ponte di comando, Vader fece per seguirlo ma si attardò un momento accanto a Tehuthi.

- Non avresti dovuto assistere.- disse a bassa voce – Ci sono cose che non sai, che non puoi ancora capire… Torna nei tuoi appartamenti, bambina, più tardi parleremo.- concluse lasciandola.

Dopo un momento Tehuthi si accinse ad obbedire ma, a metà strada, cambiò idea e si diresse al blocco di detenzione dove Leia attendeva la propria esecuzione. Nessuno dei quattro ragazzi che la accompagnava tentò di dissuaderla poiché la conoscevano da più di sette anni e sapevano che sarebbe stato inutile. Così come sapevano quanto profonda fosse la sua delusione nell’aver scoperto che l’Impero in cui lei credeva non esisteva…

Ci vollero due minuti buoni di discussione col comandante del blocco prima che le fosse permesso visitare la prigioniera ma, alla fine, la porta della cella di Leia si aprì per lasciarla entrare. I quattro ragazzi si misero di guardia fuori mentre la porta tornava a chiudersi.

- Sono venuta a vedere se avete bisogno di nulla.- disse Tehuthi con finta noncuranza estraendo da una tasca dell’abito un piccolo oggetto nero che attivò – Ora, qualunque cosa noi diciamo, verrà distorta e trasformata in frasi banali e di circostanza: chi ascolta non può sentire ciò che diciamo veramente.- sollevò il velo rivelando l’angoscia dipinta sul suo viso e guardò Leia – Avevate ragione.- disse – Io non sapevo… Non avevo idea… Io…- si interruppe.

La Senatrice si avvicinò alla ragazzina e la fece sedere sulla branda mettendolesi accanto.

- Lo so. Sono tre anni che ricopro il ruolo di Senatrice: so che eravate convinta che l’Impero fosse buono e giusto. Mi dispiace che abbiate dovuto scoprire la verità in questa maniera.-

- Non è assurdo?- rise Tehuthi fra le lacrime – Voi che consolate me. Oggi avete assistito alla distruzione del vostro Pianeta e state consolando la figlia di colui che la resa possibile…- si prese il volto tra le mani – Mi dispiace…- disse fra i singhiozzi – Mi dispiace tanto.-

Per quanto dolore provasse, Leia, non riuscì a non sentirsi triste per quella bambina che aveva perso tutte le sue illusioni. Le posò una mano sulla spalla cercando di confortarla. Leia si sentiva forte in quel momento perché sapeva che il suo dolore presto sarebbe finito, presto si sarebbe riunita ai suoi cari nella morte. Tehuthi invece sarebbe cresciuta col peso di tutte quelle vite sulle spalle e la consapevolezza di non aver potuto far nulla. Poco dopo la più giovane si calmò ed alzò gli occhi ad incontrare quelli scuri della prigioniera.

- Farò tutto ciò che posso per impedire la vostra esecuzione, Senatrice. Avete la mia parola.- disse.

- Vi ringrazio, Altezza. Ma se non avrete successo non sentitevi in colpa: io non vi accuso di nulla e non vi serbo rancore.-

- Grazie, Principessa Leia.- si alzò e raggiunse la porta – Siete una persona buona, rimpiango solo di non avervi conosciuto meglio.- disse, poi spense il disturbatore riponendolo – Addio Leia Organa di Alderaan.- salutò prima di uscire.

- Addio, piccola Principessa.- mormorò la prigioniera quando la porta si chiuse.

 

Le sirene d’allarme suonavano nuovamente da diversi minuti sovrastate a tratti da ordini perentori diffusi per i corridoi della base. Un’ora prima una nave che risultava essere ricercata era entrata nel quadrante ove, fino al giorno prima Alderaan regnava sovrano ed era stata catturata. Ai primi controlli era risultata priva di passeggeri, una nave fantasma. Non era così. Gli allarmi erano scattati pochi minuti prima quando si era verificato un tafferuglio presso il blocco detentivo ove era rinchiusa Leia. Tehuthi aveva mandato i suoi quattro ragazzi alla ricerca di informazioni e, appena rimasta sola, aveva lasciato i suoi alloggi decisa ad intercettare la squadra di salvataggio ed aiutarla. Camminava silenziosa e quasi invisibile per corridoi secondari quando si trovò dinanzi un uomo anziano avvolto in fluenti vesti che un tempo dovevano essere bianche, le spalle coperte da una lunga cappa marrone ed, in mano, l’impugnatura di una spada laser. La ragazzina sgranò gli occhi stupita, l’uomo emanava un’aura luminosa di potere: la Forza era con lui.

- Ci sono molte squadre di sorveglianza in questo settore.- gli disse a bassa voce.

- Le sento.- rispose lui – Sto cercando il generatore del radiofaro che trattiene la nave catturata.- aggiunse dopo una piccola esitazione.

Tehuthi riflettè un momento poi gli fece segno di seguirla e lo condusse fino all’imbocco di un corridoio secondario.

- La terza porta a sinistra: si trova in quel pozzo.- indicò.

- Grazie, Principessa.-

- Mi conoscete?- chiese lei stupita – E vi siete fidato?- chiese ancora al suo cenno affermativo.

- Il vostro cuore è limpido, bambina. La Forza risplende luminosa in voi.-

- Grazie.- sorrise – Fate attenzione: il mio Maestro è in giro…- lo avvisò prima di lasciarlo con un lieve inchino di saluto.

Tehuthi riprese a muoversi svelta verso il punto dove avvertiva la presenza di Leia.

Poco prima aveva avvertito altre tre presenze accanto a lei: due umani ed un altro essere che non era riuscita a riconoscere. Ora sentiva che si erano separati: un umano e la creatura da una parte, la Principessa e l’altro umano dall’altra. Si stupì di quanto luminosa fosse, nella Forza, la presenza della persona che accompagnava Leia e si affrettò loro incontro avvertendo che stavano smarrendo la strada per l’hangar. Raffiche di laser poco lontane l’avvertirono di essere quasi arrivata e, dopo l’ennesima svolta se li trovò davanti. Avevano appena superato una biforcazione svoltando nel corridoio dove si trovava lei: il corridoio sbagliato. Tehuthi registrò in un istante i lineamenti affilati del ragazzo insieme a Leia, i suoi occhi incredibilmente azzurri ed i capelli biondi schiariti dalla luce di un sole. La Senatrice spalancò gli occhi vedendola e Tehuthi gli fece segno di tornare indietro.

- Non di qua! Dovete prendere il corridoio di sinistra per arrivare alla nave. Sbrigatevi!- li incitò vedendoli esitare.

- Grazie.- disse Leia – Andiamo Luke!- prese per un braccio il ragazzo e si misero a correre nella direzione indicatagli.

Tehuthi si attardò un attimo a guardarli e, mentre svoltavano nel corridoio giusto vide il ragazzo rallentare un momento e osservarla per un lungo istante. Ricambiò quello sguardo con un lieve sorriso un attimo prima che scomparisse dietro l’angolo quindi, svelta, si ritirò in un antro buio ed attese il passaggio della squadra il cui arrivo aveva avvertito. Se non li avesse fermati, Leia ed il suo salvatore, gli sarebbero finiti addosso.

Una sensazione di urgenza la pervase e, senza fermarsi a riflettere, svoltò in un piccolo passaggio discendente puntando anche lei verso l’hangar. Giunse in un ampio corridoio e, ad una decina di metri da lei, vide il suo Maestro che, spada laser in mano, fronteggiava l’anziano uomo che lei aveva aiutato.

- …Ora sono io il Maestro!- stava dicendo Vader.

- Solo un Maestro del male, Darth.- rispose il vecchio.

Un istante dopo le lame si incrociarono e non ci fu più tempo per le parole.

I duellanti si spostarono verso l’accesso all’hangar e Tehuthi li seguì ad una certa distanza cercando di trovare una soluzione: non voleva che il suo Maestro uccidesse l’avversario. Ma prima che potesse decidersi ad intervenire l’anziano diede un’occhiata veloce alla nave catturata alla sua sinistra e, messa la spada in posizione di saluto, lasciò che la lama di Vader lo falciasse. Un cumulo di vesti vuote si afflosciò a terra sotto gli occhi increduli di Tehuthi: aveva sentito dire che se un Cavaliere Jedi moriva in pace con l’Universo e la Forza il suo corpo svaniva nel nulla. Ora lo aveva visto accadere.

Un grido d’angoscia risuonò nell’hangar allorchè il ragazzo la cui impronta era tanto luminosa realizzava la morte del vecchio. Lui e gli altri erano ormai prossimi alla rampa della nave ma si erano fermati un attimo vedendo il loro compagno duellare. Tehuthi comprese che era loro che il vecchio aveva guardato prima di lasciarsi uccidere. Non riuscì a vedere altro: raffiche di laser iniziarono a sibilare in tutte le direzioni e, Poor, comparso al suo fianco la trascinò in una rientranza del corridoio facendole scudo col proprio corpo finchè, decollata la nave ribelle, fu tutto finito. Tehuthi osservò il frenetico movimento dei soldati nel corridoio poi, dopo un attimo di esitazione, si avvicinò alle vesti appartenute al vecchio e, non vista, raccolse la sua spada laser.

 

In piedi sul ponte di osservazione della Princess Star, Tehuthi osservava la Morte Nera avviare i motori e prepararsi a seguire la nave ribelle fino al suo covo. Aveva scoperto che Tarkin l’aveva lasciata scappare perchè a bordo era stato nascosto un tracciatore: Leia ed i suoi compagni stavano portando, senza saperlo, la stazione da battaglia dritta verso la Base Ribelle. Prima di partire, però, Vader le aveva ordinato di salire sulla Star, una delle tre navi che componevano la ‘Flotta della Principessa’ e tornare a Coruscant: lui l’avrebbe raggiunta li appena sistemati i ribelli. Lei si apprestava ad obbedire, ma era preoccupata per il suo Maestro…

 

A bordo del Millenium Falcon Han Solo e Luke Skywalker, seduti in cabina di pilotaggio, discutevano di quello che era successo nelle ultime ore. Leia se ne era andata pochi minuti prima stizzita da un breve ma intenso diverbio col proprietario della nave: Solo. Luke, dal canto suo, riteneva che la Senatrice non avesse tutti i torti: l’altro aveva dimostrato un feroce cinismo sin da quando lo aveva incontrato, ancora su Tatooine. Ripensare al suo pianeta lo intristì riportandogli alla mente le immagini della fattoria dove era cresciuto distrutta dalle fiamme, dei corpi carbonizzati dei suoi zii. Fino alla recentissima morte di Ben Kenobi, il Maestro Obi-Wan, che lo aveva preso sotto la sua protezione ed aveva iniziato ad addestrarlo come Jedi…

Nel tentativo di distrarsi lasciò la cabina dirigendosi verso la sala comune della nave alla ricerca di qualcosa da fare, qualche aggeggio da aggiustare: lui era bravo a riparare le cose. Ma non c’era nulla da fare, almeno nulla che si potesse riparare senza una lunga permanenza della nave in un bacino meccanico. Si sedette al tavolo immerso nei suoi cupi pensieri e fu raggiunto da Leia. Parlarono per un po’ di argomenti fittizi poi, inevitabilmente, si ritrovarono a discutere della fuga dalla Morte Nera.

- Chi era la bambina che ci ha aiutati?- chiese all’improvviso il ragazzo.

- Si chiama Tehuthi. Tehuthi Palpatine…- rispose la Principessa dopo un attimo di esitazione.

- La figlia dell’Imperatore?- esclamò incredulo Luke.

- Sì, lei. Ha scoperto che l’Impero in cui credeva non è mai esistito. Non immaginavo che avrebbe avuto il coraggio di opporvisi attivamente: mi sbagliavo. Ci ha salvato la vita.-

- Già. Anche se non a tutti…- concluse mesto.

Leia gli passò un braccio dietro le spalle cercando di confortarlo sentendosi finalmente pervadere dal dolore per le proprie perdite: la sua famiglia non c’era più…



- Non glielo sto chiedendo, Ammiraglio, glielo sto ordinando.- disse Tehuthi – Esca immediatamente dall’iperspazio ed inverta la rotta: ci dirigeremo verso la posizione della Morte Nera!-

- Altezza, Lord Vader mi ha dato l’ordine di condurvi al Centro Imperiale.-

- Ora non ha importanza: lei è il comandante della Flotta della Principessa ed io sono la Principessa! Esegua i miei ordini o la farò sollevare dall’incarico.-

Comprendendo che la ragazzina non avrebbe esitato a mettere in pratica la minaccia l’uomo fece un lieve inchino poi si voltò per eseguire gli ordini della Principessa. Su un punto la giovane aveva ogni ragione: lui era al suo servizio, davanti ad un ordine diretto non poteva non obbedire.

Tehuthi era angosciata, avvertiva nella Forza l’imminenza della battaglia e, con essa, della tragedia. Tarkin era avventato: certo della propria superiorità stava sottovalutando le forze ed il coraggio dei Ribelli mettendo a repentaglio la vita dei suoi uomini e quella di Vader. Questo, Tehuthi, non poteva permetterlo: doveva impedire che l’irreparabile accadesse al suo Maestro.

 

Sprofondato nella trance, Lord Darth Vader, sondava la Forza alla ricerca di una soluzione. La battaglia contro i Ribelli acquartierati sulla quarta luna di Yavin era stata un completo fallimento. Uno dei piloti Rbelli, in cui la Forza scorreva con inaspettata potenza, era riuscito a piazzare un colpo quasi impossibile distruggendo, con un singolo, misero missile, l’intera Base Imperiale. Vader, che in quel momento si trovava nel proprio caccia, era stato scaraventato nelle profondità dello spazio dall’onda d’urto ed ora, intrappolato nel velivolo privo di potenza, vagava nel vuoto. Una luce nella Forza prese a brillare sempre più intensamente un attimo prima che uno Star Destroyer classe Imperial uscisse dall’iperspazio ad una decina di chilometri da lui. Era il Prinsess Star. Vader sorrise sotto la maschera riconoscendo la nave della sua pupilla ed il sorriso si allargò comprendendo che la ragazzina aveva avvertito la sua difficoltà ad anni luce di distanza e con prescienza per poter essere già li: Tehuthi stava diventando sempre più potente.

 

 

Parte seconda

‘Colui che cammina nel cielo’

 

Con passi rapidi e leggeri Tehuthi camminava per i vasti corridoi deserti di quello che era stato il Tempio Jedi. Erano passati quasi tre anni standard dalla battaglia di Yavin. Durante quel tempo, con prudenza e pazienza lei, assieme ai sui quattro amici e complici, era riuscita a scovare uno degli affiliati alla Ribellione proprio li, su Coruscant, e, attraverso lui, rimanendo anonima, aveva fatto pervenire alla Ribellione notizie e suggerimenti utili alla causa. Negli ambienti era conosciuta semplicemente come l’Informatore e, grazie alla sua posizione nel Palazzo Imperiale, era in grado di far avere ai Ribelli notizie riservate. Ma c’era qualcos’altro che, in quegli anni, l’aveva tenuta impegnata: comprendere perché, per il suo Maestro, fosse diventato così importante scoprire chi era l’uomo che aveva distrutto la Morte Nera. Lui le aveva raccontato del pilota in cui la Forza scorreva potente e lei era certa, anche se non lo aveva detto a Vader, si trattasse del giovane che aveva aiutato Leia a fuggire: Luke. Ne aveva avuto la conferma quattro settimane prima quando le spie imperiali avevano finalmente riferito al suo Maestro il nome del pilota: Luke Skywalker. Ciò che l’aveva lasciata di stucco era stata la reazione del suo Maestro quando aveva sentito il nome del ragazzo e, soprattutto, la sua età apparente: venti, ventidue anni. Vader era rimasto chiuso nei suoi appartamenti per ore e, quando ne era uscito, aveva ordinato a tutte le sue spie di concentrarsi su quel ragazzo: lo voleva e lo voleva vivo!

Un altro avvenimento legato al giovane le aveva dato da pensare: erano lontani da Coruscant quando, durante una conversazione via holonet tra Vader e l’Imperatore, era venuto fuori il nome di Luke:

- Il figlio di Skywalker non dovrà mai diventare uno Jedi!- aveva detto l’Imperatore.

- E’ solo un ragazzo, Obi-Wan Kenobi non può più aiutarlo.- aveva risposto Vader.

La comunicazione si era conclusa poco dopo: l’Imperatore aveva dato il permesso al suo braccio destro di trovare il ragazzo e convertirlo al Lato Oscuro. Ed era questo che, per Tehuthi, non aveva senso: se Luke era una minaccia così grande da preoccupare l’Imperatore perché Vader lo voleva tenere vivo a tutti i costi? Conosceva il suo Maestro da sempre e questo comportamento era a dir poco insolito.

Il figlio di Skywalker… Obi-Wan Kenobi… Tessere di un puzzle che si rincorrevano nella testa della ragazza andando a comporre poco a poco un quadro sconcertante. Ed era per questo che ora, appena rientrata a Coruscant, con una scusa si era allontanata dal Palazzo Imperiale recandosi al Tempio: doveva sapere. Tehuthi si diresse verso l’immensa biblioteca. Durante la prima fase della guerra che aveva portato alla distruzione degli Jedi l’Imperatore aveva tentato di distruggere il Tempio e tutto ciò che conteneva ma non sapeva che gli Jedi avevano dotato il Tempio di uno scudo protettivo tale che, una volta attivato, era impossibile da superare a meno di non essere pervasi dal Lato Chiaro della Forza. Motivo per cui lei riusciva ad entrare senza problemi. Raggiunse la sala e si sedette ad uno dei terminali attivandolo poi avviò una ricerca su Obi-Wan Kenobi. Un’immagine del Maestro Kenobi apriva il file a lui dedicato: sebbene molto più giovane Tehuthi riconobbe in quel volto l’uomo incontrato sulla Morte Nera. Non ci volle molto per trovare, all’interno del file, l’altro nome che le interessava: Skywalker, Anakin Skywalker. Con crescente agitazione aprì quel file e si ritrovò a guardare un volto giovane ed affascinante in cui brillavano due limpidi occhi blu. Gli stessi occhi di Luke…

La sua mente turbinò: Luke figlio di Anakin. Anakin allievo di Kenobi. E le parole di Vader: “Ora sono io il Maestro”. Ora, aveva detto, sono io il Maestro… Anakin allievo di Obi-Wan… “Ora sono io il Maestro”. Luke figlio di Anakin… “Ora sono io il Maestro”. Vader allievo di Kenobi… Vader che voleva tenere in vita Luke… Luke figlio… Di Vader? Possibile? Vader era Anakin Skywalker?

Tehuthi scorse febbrilmente il file di Anakin: non c’era data di morte. Si lasciò andare contro lo schienale della sedia continuando a fissare l’immagine sullo schermo: il volto di Anakin. Possibile che ora fosse coperto dalla maschera di Vader? La certezza che fosse così le nacque dentro, fecondata dalla Forza e, quella scoperta, la sconvolse. Piano piano, ripresasi, iniziò a scorrere tutti i files riguardanti Anakin e quanti avevano avuto a che fare con lui, assimilando avida ogni particolare della storia di quell’uomo, di quello Jedi che, per qualche ragione, era diventato l’Oscuro Signore dei Sith: Darth Vader.

 

Cloud City era fiabescamente bella circondata dalle vaporose nuvole cui doveva il nome. Affacciata alla vetrata degli appartamenti che l’amministratore della città, Lando Calrissian, le aveva messo a disposizione Tehuthi osservava i toni fulgidi dell’imminente tramonto.

Era inquieta, come le capitava da tanto tempo, ormai. Sapeva che il Millenium Falcon era appena atterrato con a bordo Leia, Han Solo e Chewbacca, lo Wookiee.

Tehuthi era giunta nella città da poche ore insieme al suo Maestro. Dieci giorni prima, a qualche annoluce di distanza, sul pianeta Hoth si era svolta una grande battaglia: Vader aveva scoperto che quello era il covo dei Ribelli e vi aveva condotto la propria flotta per stanarli e, tra le altre cose, catturare Luke. Ma il loro arrivo era stato scoperto e la quasi totalità dei Ribelli era fuggita compreso l’obbiettivo principale di Vader. Ma il Falcon, in avaria, era stato inseguito e, grazie all’intervento di un cacciatore di taglie, la flotta aveva scoperto la sua destinazione. Così, Vader, aveva condotto l’Executor, il suo Super Star Destroyer, su Bespin fino a Cloud City per intercettare la nave fuggiasca e, soprattutto il suo prezioso carico: gli amici di Skywalker.

Calrissian non era stato contento del loro arrivo ma non aveva potuto far altro che mettersi a disposizione di Vader ed attirare Solo in una trappola, che era appena scattata. Luke non era su quella nave, lei lo sapeva, e lo sapeva anche Vader. Ma lui era certo che il giovane avrebbe avvertito il pericolo in cui si trovavano i suoi amici e sarebbe accorso…

Tehuthi sapeva che aveva ragione e questo la spaventava. Per quanto affetto nutrisse per il suo Maestro non voleva vederne il figlio ripercorrere la stessa oscura strada.

Doveva fare qualcosa. Chiamò i suoi ragazzi e, isolata la stanza, iniziarono ad elaborare un piano per aiutare Leia e gli altri a scappare. Fu Poor, dopo uno scambio di sguardi con gli altri tre, a dirle ciò che, già da tempo, avevano deciso: lei sarebbe dovuta scappare assieme ai Ribelli. Le spiegarono che avevano notato l’incupirsi progressivo del suo umore ed i rischi sempre maggiori a cui si esponeva per combattere l’Impero: presto sarebbe stata scoperta ed allora neppure Vader avrebbe potuto salvarla. I ragazzi avevano elaborato il piano con cura: avrebbero scatenato un tafferuglio durante la fuga dei Ribelli, tre di loro sarebbero rimasti indietro con la scusa di proteggerla dai nemici mentre il quarto la scortava al sicuro ma, ‘purtroppo’, i Ribelli li avrebbero catturati e, tramite la guardia fuggita con lei si sarebbero tenuti in contatto.

- Noi tre, – proseguì Poor – una volta diffusa la notizia del tuo rapimento, ci metteremo a disposizione di Vader con il compito di ritrovarti. In questo modo saremo liberi di andare e venire da Coruscant mantenendo attiva la linea dell’Informatore.- concluse.

 

Cinque giorni dopo Luke arrivò. Pochi minuti prima che lui entrasse nella città Han Solo venne congelato nella carbonite come esperimento: se fosse andato tutto bene Vader avrebbe usato quel metodo per trasportare Luke a Coruscant. Tehuthi, assieme alle sue guardie, aspettava il momento giusto per attuare il loro piano: Han era stato consegnato al Cacciatore di Taglie, Boba Fett, mentre Leia veniva scortata verso l’Executor e Luke si dirigeva verso il cuore della città dove Vader lo aspettava. Poi accadde l’inaspettato: Lando tradì gli ‘alleati’ imperiali ed iniziò la corsa dei ribelli verso lo Slave II, la nave di Fett, nel tentativo di salvare Han. Vader era impegnato nel duello con Luke così Tehuthi ed i ragazzi si mossero correndo verso il Falcon: lo Slave era ormai partito con a bordo il suo carico ed a Leia e compagni non rimaneva che la nave del Corelliano per fuggire. Usando passaggi secondari si trovarono ben presto vicini ai Ribelli. Tehuthi si fermò un istante abbracciando i tre che sarebbero rimasti poi, presa per mano da Alek, si mise a correre verso il corridoio dove presto, coloro che cercavano, sarebbero passati. Gli sbucarono davanti e l’altro gruppo si fermò un attimo a guardarli.

- Portateci con voi.- pregò Tehuthi guardando Leia negli occhi – Vi prego, Principessa!- insistè vedendola indecisa.

- Va bene.- assentì – Verrete con noi.-

- Sei impazzita?- esclamò Calrissian – Sai chi è questa ragazza?-

- Sì, lo so. E verrà con noi.- concluse risoluta.

Un ringhio dello Wookiee stroncò ulteriori proteste ed i cinque, seguiti da un piccolo droide bianco e blu, si misero a correre. Tehuthi vide meravigliata che lo Wookiee portava sulle spalle un altro droide parzialmente smontato ma non si pose domande. Giunsero nei pressi di alcuni condotti di scarico i cui pannelli erano in grado di aspirare qualunque cosa si trovasse nel corridoio scaraventandolo all’esterno della città verso il pianeta Gassoso di Bespin. Alek si fermò accanto ad uno di quei pannelli e, presa una vibrolama, si ferì un braccio sporcando di sangue il corridoio ed i bordi di uno dei pannelli.

- Penseranno che fossi ferito ed il pannello mi abbia risucchiato.- disse a Tehuthi.

- Buona idea.- rispose fasciando il taglio del ragazzo.

Ripresero a correre e, finalmente, raggiunsero il Falcon.

Il decollo non fu dei più tranquilli ma riuscirono a dileguarsi fra le nuvole che circondavano la città. Tehuthi li avvisò che in orbita si trovava l’Executor così prepararono la nave ad un breve scontro a fuoco: tutto ciò che dovevano fare era allontanarsi dal pianeta e saltare nell’Iperspazio.

Si erano di poco allontanati dalla città quando Tehuthi avvertì la richiesta di aiuto. Era una preghiera debole, straziante… Si concentrò cercando di individuarne la fonte ma, prima che ci riuscisse, Leia la identificò:

- Luke…- mormorò, lo sguardo fisso nel vuoto.

Fece invertire la rotta ed il Falcon tornò verso la città infilandosi sotto di essa. Tehuthi individuò la figura del ragazzo appesa ad una delle antenne ed avvertì le ondate di dolore che provenivano da lui. Nel momento in cui anche gli altri lo vedevano corse nella cabina più grande ed attivò l’attrezzatura medica che si trovava in un vano accanto alla cuccetta. Sentì i motori rallentare fin quasi a fermarsi mentre Lando, aiutato da Alek, recuperava Luke e lo portava a bordo. Fu Leia ad accompagnarlo nella cabina mentre il Falcon riacquistava velocità e Tehuthi la aiutò a farlo stendere. Era pesto e sanguinante, il volto coperto da graffi e lividi. Ed aveva perso la mano destra. Mentre gli sistemava l’apparecchio che avrebbe mantenuto vivi i tessuti consentendo l’innesto di un arto bionico, Tehuthi riconobbe i contorni precisi e privi di sangue della ferita: una spada laser. Uno scossone della nave richiamò Leia in cabina di pilotaggio lasciando il ragazzo alle cure di Tehuthi. Luke la osservava senza in realtà vederla, la mente ottenebrata dal dolore ed oppressa dalla consapevolezza: ora lui sapeva.

 

Cinque giorni più tardi, presso la Flotta Ribelle, Tehuthi camminava per i corridoi lucidi della nave ospedale diretta alla ‘serra’. Mon Mothma era rimasta molto sorpresa quando Leia le aveva condotto la giovane Principessa e la sua guardia. In un primo momento aveva creduto che l’ex Senatrice avesse catturato la ragazzina ma Tehuthi le aveva spiegato perché avesse chiesto a Leia di portarla via. La donna più anziana non le aveva creduto subito così la Principessa di Alderaan le raccontò di ciò che era successo tre anni prima e Tehuthi rivelò di essere l’Informatore: la fonte delle notizie più attendibili che la Ribellione avesse mai avuto. Così Mon Mothma le aveva dato il benvenuto nell’Alleanza e, per tenerla al sicuro ed evitare che altri la ritenessero una spia, aveva chiesto ai pochi che conoscevano la sua vera identità di non rivelarla. Così aveva cambiato nome ed ora si chiamava Camie, almeno era così che tutti la chiamavano, tutti tranne Leia e gli altri che sapevano la verità ed, in privato, continuavano ad usare il suo nome.

Raggiunta la porta della ‘serra’ inserì il codice di apertura ed entrò fermandosi dopo pochi passi. L’immenso ambiente era pervaso dal profumo dei fiori e delle piante, si trattava di una coltura idroponica ma i tre Ithoriani che se ne curavano l’avevano trasformata in un giardino. Al centro, seduto su una panca di legnoplast, stava Luke, lo sguardo perso nel vuoto. Tehuthi si avvicinò e gli si sedette accanto restando in silenzio per un po’.

- Vorrei poterti dire che andrà meglio, col passare del tempo, ma non so se sarebbe la verità…- disse infine.

- Tu sai?- chiese lui.

- Sì, l’ho scoperto neppure tre settimane fa, per puro caso.-

- Mio padre!- esclamò disgustato lui alzandosi – Mio padre.- ripetè afflitto – Mio… Padre…- si accasciò sulla panca prendendosi il volto tra le mani – Stelle! In quale modo… Per quale colpa vengo punito? Come è possibile che quell’essere, quel… Mostro! Sia mio padre?- dolore, rabbia, rifiuto.

- Non lo so Luke ma…- si interruppe cercando le parole – Se tu sapessi com’è realmente…- la guardò – So che ai tuoi occhi è un nemico, un… Mostro… Ma non è così, non è solo così! Io lo conosco da quando sono nata, è presente fin nei miei primi ricordi e, per me, è sinonimo di sicurezza ed affetto. Sì, affetto.- insistè allo sbuffo di derisione del ragazzo – Se vuoi io posso parlarti di ciò che si cela dietro la maschera, farti conoscere l’uomo, il Maestro ed il padre…- lui sussultò – Tu puoi odiare ora questa parola ma è così che l’ho sempre considerato. Ed amato…-

Piano piano iniziò a raccontare della sua vita accanto a Vader, ricordi d’infanzia, aneddoti. Insegnamenti. Gli parlò di come Vader l’avesse sempre protetta dall’Imperatore impedendogli di scoprire che lei non percorreva le Vie Oscure. Di come l’avesse accudita e confortata, sempre…

Luke ascoltava le parole della ragazzina chiedendosi se davvero stava parlando dello stesso essere che lo aveva quasi ucciso su Bespin. La dolcezza del sorriso che le piegava le labbra, la luce che irradiava da quegl’incredibili occhi argentei mentre narrava di quell’uomo che lei chiamava Maestro gli rendeva difficile crederlo. La persona di cui lei parlava non aveva nulla o quasi in comune con colui il cui nome era, per tutti loro, sinonimo di terrore ed orrore.

Quando Tehuthi ebbe concluso il suo racconto rimasero a lungo li seduti, ognuno immerso nei propri pensieri. Infine, quando il silenzio si fece pesante lei tornò a guardarlo:

- Come la senti?- chiese indicando la mano artificiale.

- Strana. Risponde bene agli impulsi del cervello ma… Non la sento mia.- sospirò amareggiato – Non posso neppure tornare a pilotare un caccia finchè non mi abituo.-

- Ma ti abituerai, Luke. Ci vorrà poco tempo, vedrai, e tornerai a volare. Dopotutto – sorrise – tu sei ‘colui che cammina nel cielo’, non è così, Skywalker?-

 

 

Parte terza

‘Tamburi nell’oscurità’

 

Semisdraiata sul plinto di pietra su cui troneggiava l’enorme mole di Jabba the Hutt, Tehuthi cercava di trovare una posizione meno scomoda. Leia, accanto a lei, le lanciò un’occhiata inceneritrice inducendola a restare ferma. La ragazzina sospirò mentalmente poi indurì lo sguardo quando colse l’occhiata vogliosa che uno degli esseri che affollavano la sala del ‘trono’ di Jabba le rivolse. Certo con quel ridicolo coso che le avevano fatto indossare e che lasciava poco spazio alla fantasia non poteva sperare di passare inosservata. Lei e Leia si erano introdotte nel palazzo di Jabba per liberare Han che era stato portato li dal Cacciatore di Taglie alcune settimane prima. Era passato quasi un anno dagli avvenimenti di Bespin ed ora finalmente avevano scoperto dove Fett aveva portato il blocco di carbonite che imprigionava il Corelliano. C’era già stato un tentativo di salvarlo, mesi prima, che però era andato male. Adesso loro due c’erano quasi riuscite quando le avevano scoperte: Han, ormai non più congelato era stato portato nelle prigioni mentre le due ragazze erano state trasformate in schiave. Prima di fissare al loro collo i collari la cui catena era in mano a Jabba le avevano obbligate ad indossare identici abiti da danzatrici formati da un corsetto in metallo e da una succinta cintura nello stesso metallo da cui pendevano misericordiosamente due veli, uno davanti ed uno dietro. Tehuthi era furiosa non tanto per la prigionia, sentiva l’avvicinarsi di Luke perciò sapeva che sarebbe durata poco, quanto perché l’avevano costretta ad indossare quel costume che la metteva in mostra davanti a tutti.

Un fremito nella Forza ed il lontano rumore dei cancelli del palazzo che si aprivano attirò la sua attenzione. Volse lo sguardo verso la scala che portava nella sala dove si trovava proprio mentre Bib Fortuna, il ‘maggiordomo’ di Jabba si faceva incontro all’intruso: Luke.

Lo vide usare i suoi poteri per convincere il Twi'lek a farlo scendere fino alla sala e non riuscì a reprimere un caldo sorriso quando incontrò i suoi occhi blu. Non era preoccupata, la Forza era con lui, sarebbe riuscito a tirarli fuori tutti da quel pasticcio. Poco prima di separasi, la mattina precedente, lui le aveva spiegato tutti i particolari del suo piano che avrebbe messo in opera se lei e Leia fossero state catturate. Era un piano ardito e pericoloso ma Tehuthi aveva fiducia in Luke…

 

Il Galeone a Vela si muoveva maestoso sui repulsori diretto al Pozzo di Carkoon. Su un piccolo velivolo da deserto che gli viaggiava accanto stavano ritte sette figure: quattro guardie ed i tre prigionieri. Leia e Tehuthi li osservavano da una delle finestre del Galeone mentre, intorno a loro, esseri di ogni specie festeggiavano la morte imminente dei tre. Leia era preoccupata mentre cercava di scorgere i volti di Han e Luke all’ombra del grande Wookiee alle loro spalle.

- Stai tranquilla, andrà tutto bene.- le disse Tehuthi.

- Come fai ad essere così calma? Stanno per giustiziarli!- esclamò sottovoce l’altra.

- Non accadrà. Abbi fede in Luke: ha previsto tutto e si è preparato.-

- Facile per te: non stanno per giustiziare l’uomo che ami.-

- Questo non è vero, Leia.-

La donna si voltò a guardarla sorpresa.

- Non mi dirai…- si interruppe – Credevo che tu e Luke foste solo amici.- riprese con calma – Pensavo che, se non fosse stato così, me lo avreste detto.-

- Non c’è stato il tempo.- volse gli occhi al giovane biondo – Tra gli avvenimenti degli ultimi mesi…- sorrise mesta – Non so neppure se sono ricambiata.- concluse piano.

Leia le passò un braccio dietro le spalle con fare consolante.

- Sarebbe un vero sciocco se non ti ricambiasse.- le disse con un sorriso.

 

La battaglia per la salvezza dei suoi amici impegnava Luke. Ogni fibra del suo essere era tesa a quello scopo ed egli dava il meglio di se nello scontro, la Forza era al suo fianco e nulla gli sembrava impossibile. R2, entrato al servizio di Jabba, aveva seguito le sue istruzioni ed, al momento opportuno, gli aveva lanciato la sua spada laser. Luke era orgoglioso di quell’arma che aveva costruito con le proprie mani ed ora la brandiva con abilità falciando le guardie sul ponte del vascello di Jabba. Vide arrivare le due ragazze che erano riuscite a liberarsi delle catene ed ordinò a Leia di puntare il cannone di poppa verso il ponte e fare fuoco. Tehuthi, raccolta una pistola laser, le copriva le spalle mentre Luke caricava il grosso dei nemici. Quando il ponte fu sgombro si avvicinò alle due e presa una cima da usare come liana le guardò, bloccandosi.

- Non riesco a portavi entrambe.- realizzò.

- Andate prima voi.- disse Tehuthi – Torna a prendermi, però!- cercò di scherzare guardandolo.

Luke ricambiò quello sguardo deciso e sorrise, non c’era tempo ma non importava: le passò una mano dietro la testa schioccandole un bacio veloce sulle labbra.

- Torno subito.- le disse guardandola negli occhi.

Passò un braccio intorno alla vita di Leia e si slanciò verso il veicolo su cui si trovavano Han Chewie e Lando. Come si staccarono dal ponte Tehuthi attivò il cannone avviando la reazione a catena che avrebbe distrutto la nave. L’intera struttura fu scossa dalla possente esplosione e lei rischiò di essere gettata a terra ma, prima che potesse accadere, si ritrovò stretta al petto di Luke, in volo verso i loro amici. Recuperare i droidi, insieme ad R2 anche 3PO era stato catturato, fu questione di istanti poi si allontanarono velocemente mentre con un ultimo boato il Galeone di Jabba si disgregava.

 

Tehuthi camminava veloce, quasi correva, verso l’hangar d’attracco cercando di mantenere regolare il proprio battito cardiaco. Aveva sentito uno dei controllori di volo dire che il caccia di Luke stava per atterrare e lei voleva esserci. Dopo Carkoon c’era stato poco tempo per parlare perchè Luke si era separato da loro: doveva mantenere una promessa, le aveva detto, ma li avrebbe raggiunti appena possibile. Ed ora stava arrivando. La ragazza avvertiva chiaramente la sua presenza nella Forza, calda e luminosa più che mai. I poteri di Luke erano cresciuti a dismisura in quell’ultimo anno, lei lo aveva aiutato meglio che poteva nell’apprendimento delle Vie della Forza, nel consolidamento dei suoi poteri. Luke era stato un ottimo allievo e presto non aveva più avuto bisogno del suo aiuto per imparare, ma si erano esercitati spesso insieme.

Tehuthi vide l’X-Wing posarsi con delicatezza sul pavimento dell’hangar e, quando il ragazzo ne scese, dovette ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per non corrergli incontro: non voleva dare ai pettegoli qualcosa di cui parlare. I loro sguardi si incrociarono e lei gli sorrise felice. Anche lui sorrise andandole incontro ma, la ragazza, avvertì la tristezza dietro a quel sorriso: era successo qualcosa. Camminarono fianco a fianco in silenzio finchè si trovarono in un corridoio deserto allora Luke si fermò e la trasse a se abbracciandola.

- Yoda è morto…- disse.

 

La fitta volta vegetale costituita delle fronde degli innumerevoli e fitti alberi filtrava la luce del sole di Endor. Il drappello di Ribelli abbigliati in tenute mimetiche si muoveva silenzioso tra la natura lussureggiante della luna boscosa del pianeta attorno alla quale, in orbita, stava la seconda Morte Nera ancora in costruzione. Era per questo che loro erano li: dovevano distruggere il generatore dello scudo che proteggeva la stazione e che era generato da una base sulla superficie della luna. Il canto ininterrotto di miriadi di creature formava un sottofondo al silenzio del drappello. Luke, Han e Chewie si guardavano attorno procedendo cauti: la responsabilità del drappello era loro e volevano arrivare alla base senza intoppi per compiere la loro missione. Una volta disinserito lo scudo la Flotta Ribelle avrebbe potuto distruggere la stazione da battaglia. Luke avvertì qualcosa e Han fece fermare gli uomini poi, insieme a Chewie ed alle due ragazze andarono a controllare: soldati imperiali.

 

La speeder bike correva velocissima tra gli alberi che sembravano fuggire dietro di loro. Tehuthi rafforzò la stretta attorno alla vita di Leia nel tentativo di non venir sbalzata dal sellino. Mentre accorrevano in aiuto di Han alle prese con due soldati, lei, Leia e Luke avevano visto due speeder biker imperiali partire di gran carriera per dare l’allarme. Leia era montata su uno dei due mezzi fermi e lei era salita dietro l’amica mentre Luke aveva preso l’altra speered bike e si erano lanciati all’inseguimento. Si erano trovati alle prese con quattro nemici così si erano separati: Luke se ne era tirati dietro due e loro stavano cercando di fermare gli altri. Uno finì la propria corsa contro l’immenso tronco di un albero secolare ma l’altro scomparve tra le fronde per ricomparire quasi accanto a loro ed aprire il fuoco con la pistola laser. Leia tentò una manovra azzardata che quasi sbalzò Tehuthi ma, alla fine, caddero entrambe dal veicolo svenendo all’impatto col terreno. Il pilota si distrasse a guardare la loro caduta e si schiantò contro una radice monolitica.

 

 

Tehuthi guardò sconsolata le pareti metalliche della stanza dove era rinchiusa. Ufficialmente era li per riposare e riprendersi in realtà era prigioniera. Si era risvegliata circondata dalla natura della luna con Leia accanto che la guardava preoccupata, l’aveva rassicurata di star bene poi aveva notato la piccola creatura pelosa che le osservava. L’aveva appena vista quando due soldati le avevano raggiunte, uno dei due l’aveva caricata sulla propria speeder bike mentre l’altro si apprestava a fare lo stesso con Leia. Era stato allora che la creaturina era intervenuta distraendo il militare quel tanto che aveva concesso a Leia di eliminarlo. L’ex Senatrice aveva poi puntato la propria arma contro l’altro che teneva prigioniera Tehuthi ma questi era partito portando la Principessa con se. L’aveva riconsegnata a Lord Vader e, pur nella gioia di rivederlo, lei non riusciva a non pensare che non avrebbe mai più rivisto i suoi amici. O Luke…

 

 

Luke osservava il Consiglio degli Ewok avvertendone la benevolenza. Lui, Han e Chewie assieme ai due droidi erano andati a cercare le due ragazze quando non le avevano viste tornare ed erano stati catturati da quelle creature che li avevano condotti al loro villaggio. Lì avevano ritrovato Leia che, con dolore gli aveva riferito della cattura di Tehuthi. Seppur felice di aver ritrovato la sorella, aveva scoperto questo legame con Leia da poco tempo, Luke era preoccupato per la Principessina. Sapeva che Vader avrebbe fatto il possibile per impedire che le accadesse qualcosa, ma la Flotta Ribelle era in viaggio: Tehuthi rischiava di morire. E Vader con lei. Luke uscì dalla capanna immergendosi nel silenzio della notte. Fu li che Leia lo raggiunse preoccupata per lui. Luke la guardò per un istante, combattuto: doveva dirle chi era. La decisione che aveva appena preso glielo imponeva poiché rischiava di non tornare, di non aver un’altra occasione per farlo. Così, lentamente, le aprì il proprio cuore rivelandole di essere suo fratello. E che Vader un tempo era stato Anakin Skywalker, suo padre. Il padre di entrambi. Le disse che doveva andare, che doveva affrontarlo. Che doveva salvarlo. E, con lui, salvare colei che amava: Tehuthi.

 

 

La sala del trono dell’Imperatore era sprofondata nella penombra. Tehuthi, in piedi accanto al seggio imperiale, osservava con apprensione le luci dell’ascensore accendersi, sapeva chi ne sarebbe uscito: Vader e Luke. Il giovane si era consegnato al padre che lo aveva portato sulla Morte Nera per condurlo dinanzi all’Imperatore. Prima, però, gli aveva concesso di rivedere la ragazza e lo aveva fatto entrare nella stanza dove lei era rinchiusa lasciandoli soli per qualche istante. Tehuthi si era precipitata tra le braccia del ragazzo che aveva sollevato i polsi legati per stringerla a se. Lei lo aveva rimproverato per quel gesto folle ma, nonostante tutto, era felice di rivederlo. Ora però, in piedi in quella sala, tremava per il confronto che stava per avvenire. Luke camminava accanto al padre, sembrava calmo, la sua presenza nella Forza era ancor più luminosa di quanto fosse mai stata e l’Imperatore sorrise preparandosi allo scontro di volontà. La trappola per l’anima di Luke scattò pochi istanti dopo quando, fuori dalle vetrate della sala, comparvero una dopo l’altra le navi Ribelli e l’Imperatore rivelò di aver fatto conoscere l’ubicazione della nuova Morte Nera di proposito. Disse anche che coloro che si trovavano sulla luna boscosa erano stati catturati poi, acceso un comunicatore, ordinò di aprire il fuoco e, con orrore, i due giovani scoprirono che la stazione era operativa. Il temibile raggio verde che quattro anni prima aveva distrutto Alderaan, ridotto ad un decimo della potenza, venne impiegato per distruggere le navi Ribelli. La rabbia in Luke crebbe, Tehuthi l’avvertiva distintamente, pregò perché il ragazzo riuscisse a controllarsi ma, alla terza esplosione, Luke si voltò di scatto e, richiamata a se la sua spada, l’attivò incrociandola con quella di Vader. Il duello si spostò per tutta l’ampiezza del ponte vedendo ora la superiorità di un contendente ora quella dell’altro. Tehuthi osservando il duello tra i due uomini che più amava si ritrovò a pregare per un miracolo che permettesse di salvarli entrambi. L’Imperatore, seduto nel suo scranno, rideva per quella battaglia tanto più interessante, per lui, di quella che si svolgeva fuori nello spazio. Luke poco a poco riuscì a calmarsi e tentò di far riaffiorare la voce della coscienza in suo padre, di far affiorare quel lato di lui che, fino a quel momento, solo Tehuthi aveva visto. Vader combatteva più contro le parole veritiere del figlio che contro la sua spada finchè, in uno strenuo tentativo di zittirlo, scagliò la propria arma contro i sostegni della passerella su cui il giovane aveva trovato momentaneo rifugio facendola crollare. Tehuthi gridò spaventata il nome del ragazzo ma un impercettibile cenno del suo Maestro la zittì mentre, quest’ultimo scendeva verso il livello ove doveva trovarsi Luke. Nell’oscurità in cui si trovò iniziò a parlare al figlio tentando di scatenarne la rabbia, stuzzicandolo finchè riuscì ad indurlo ad abbassare la guardia, leggendo nei suoi pensieri e scoprendo l’esistenza della sorella. All’idea che Vader potesse insidiare l’anima di Leia, Luke reagì con violenza riattivando la spada ed ingaggiando col padre un combattimento senza quartiere finchè, strettolo su una passerella, infranse la sua guardia tranciandogli di netto la mano che reggeva la spada. Vader crollò a terra con la lama verde di Luke alla gola mentre uno sfrigolio di cavi si alzava dal polso mutilato rivelandone la natura artificiale. Quella vista riscosse Luke che, ritrovato il controllo, si volse verso l’Imperatore gettando via la spada e dichiarando che non si sarebbe mai unito a lui. Il vecchio non si perse in parole e, sollevate le mani, investì il ragazzo con scariche di energia scaraventandolo a terra ed infierendo fino a farlo contorcere dal dolore. Tehuthi si precipitò in avanti ma venne fermata da Vader che si era rialzato. La ragazza guardò il giovane a terra agonizzante e si sentì preda della disperazione, volse lo sguardo al suo Maestro:

- Vi prego, milord, fate qualcosa!- lo supplicò – Vi prego! E’ vostro figlio!- insistette vedendolo indeciso – E’ vostro figlio!- ripetè.

Vader rimase immobile un istante poi la spinse indietro, agguantò l’Imperatore sollevandolo da terra e lo scaraventò nel pozzo del reattore dove le grida del vecchio si spensero.

 

Gli allarmi risuonavano per tutta la base, Luke e Tehuthi sostenevano Vader, indebolito dalle raffiche di energia che lo avevano avvolto quando aveva fermato l’Imperatore, dirigendosi verso gli hangar per fuggire dalla stazione. Erano quasi sulla rampa d’accesso di una delle navette quando Vader si accasciò a terra. I due giovani si inginocchiarono accanto all’uomo che chiese di essere liberato dell’elmo poi, dopo averli guardati per qualche istante pregò Luke di dire alla sorella che aveva avuto ragione su di lui e di aver cura di Tehuthi, la sua bambina.

Quindi, con loro grande dolore, morì.

 

La luna boscosa risuonava di canti e grida festose: la Morte Nera era stata distrutta e l’Imperatore era morto. La guerra non era ancora finita ma ora, nel cuore dei Ribelli, viveva la certezza della vittoria.

Solo due persone non si sentivano partecipi dell’euforia generale. Luke e Tehuthi osservavano le fiamme della pira funeraria su cui il corpo di Vader si stava consumando e le loro figure si stagliavano contro la luce del fuoco. Luke gettò a terra la torcia e, avvicinatosi di un passo, prese per mano la ragazza cercando di infonderle un po’ di conforto. Si abbracciarono tenendosi stretti per farsi forza l’un l’altra, intorno a loro il buio nascondeva i margini della radura. Sapevano di doversi allontanare, che i loro amici li stavano aspettando ma rimasero li, ancora un po’, alleviando reciprocamente il loro dolore cullati dal crepitio del fuoco e dal pulsare lontano di tamburi nell’oscurità.

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: sara_gi