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Autore: Iria    27/10/2016    1 recensioni
[Personaggi: Kyosuke Munakata, Juzo Sakakura, Junko Enoshima]
"In piedi, di fianco al letto di Munakata, lo guardi ed è pallido come solo la morte potrebbe essere.
Lenzuola bianche.
Capelli bianchi sul cuscino.
Bende bianche attorno al torace scoperto.
Bianco.

Scintillante, accecante, così asfissiante che quasi percepisci quella luce spingerti giù, a terra e a quattro zampe, a succhiarti via la vita."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Enoshima Junko/Monokuma
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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As long as his eyes are still closed
 
Inizialmente, provi soltanto vergogna; un disagio profondo e meschino che gratta contro il tuo petto e ti comprime il respiro. In piedi, di fianco al letto di Munakata, lo guardi ed è pallido come solo la morte potrebbe essere.
Lenzuola bianche.
Capelli bianchi sul cuscino.
Bende bianche attorno al torace scoperto.
Bianco.
Scintillante, accecante, così asfissiante che quasi percepisci quella luce spingerti giù, a terra e a quattro zampe, a succhiarti via la vita.
Un calore inteso, struggente e carnivoro divora il tuo cuore, caro Juzo. Consuma quel pulsante nodo di sangue pezzo dopo pezzo, senza pietà alcuna.
È nauseante.
Indebolisce il tuo spirito.
Distrugge il tuo orgoglio.
Si trasforma in un’eccitazione disgustosa, così aberrante che non puoi fare a meno di chiederti:
“Sono Disperazione?”
 
Junko Enoshima ride e la sua lingua percorre la linea del tuo collo nudo. Si sofferma a un orecchio, come in attesa di una reazione, e ne succhia divertita il lobo.
È morta, no? Ma il suo fantasma è ancora con te, la sua voce continua a tenerti compagnia.
Già, la solitudine non è un lusso che puoi permetterti.
 
Allungando una mano, tremi.
Le dita di Munakata sono fredde e puoi ancora vedere delle tracce di sangue sotto le sue unghie perlacee, fra le linee della pelle (la pelle così bianca e secca che quasi distingui ogni singola vena verdastra).
“Mi dispiace.”
Quante volte hai ripetuto questo monotono strazio?
“Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.”
Hai accostato parole sciocche e vuote a tutti i tuoi fallimenti, lamenti penosi, come se avessero potuto riparare i casini fatti.
Di certo, sei stato uno dei peggiori scherzi degli dèi.
Che cosa tenera.
 
“Per favore, svegliati.”
È un desiderio egoistico, giusto per alleggerire il soffocante senso di colpa, perché quando chiudi gli occhi continui a rivedere la stessa scena, ancora e ancora.
 
Lo scoppio assordante dei proiettili. 
Bang-bang.
E sangue.
Sangue ovunque sulla giacca immacolata di Munakata, un petalo cremisi che si tramuta in un putrido grumo nero.
Bang-bang.
Kyosuke cade, perdendo la presa sulla katana e premendo una mano sullo stomaco. Ha gli occhi spalancati, come la sua guardia poco prima che ti facesse da scudo.
Bang-bang.
Nessuno di voi due pare credere a ciò che sta accadendo.
“Saka… kura…”
Le sue ultime parole.
Non riesci davvero a distinguere di quale sentimento potrebbero essere imbevute.
Sorpresa.
Paura.
Delusione.
Sollievo.
Per lo meno, hai evitato che cadesse al suolo, afferrandolo.
“Munakata!”
Kyosuke…
Ancora sangue: lungo il suo mento, sulle sue mani meravigliosamente affusolate.
Ti sei odiato.
Persino in quell'attimo, l’hai trovato bellissimo, così sublime da dilaniarti e scavare a fondo nel tuo cuore marcio.
Hai gridato, cercando aiuto, incerto se a quei pensieri terribili non ne avessi bisogno tu stesso.
 
Munakata è quasi morto per te.
Un simile pensiero è stato intenso abbastanza da farti rabbrividire in un turpe desiderio.
“Sono degno della sua vita.”
L’idea esplode nella tua mente, prima di essere soffocata da un’angoscia tagliente.
No.
Non sei degno dei suoi occhi, della sua voce, del suo sorriso sempre più raro o della sua intelligenza.
Non sei degno del suo sangue, e neanche del suo odore metallico (ha infettato e bagnato i tuoi vestiti).
Gli avresti offerto tutti i tuoi respiri, ogni singolo frammento di luce, solo per vedere le palpebre riaprirsi e i ronzii della spazzatura meccanica attorno a lui spegnersi.
 
Nelle antiche fiabe, per salvare la principessa da qualche oscuro e mefitico incantesimo, al bel principe azzurro basta semplicemente concederle il bacio del primo amore.
Ma tu non sei un principe.
A stento puoi definirti un plebeo.
 
Ridi, inchinandoti di fianco al letto e aggrappandoti a quella mano fredda e rigida, passando, esitante, le dita tra i capelli del giovane. Sono ancora sporchi dopo la battaglia, la polvere e il sangue raggrumato li induriscono.
“Anche se so che non ti sveglierai, perdonami.”
Egoista.
Sporco bastardo.
Però, sei stato abbastanza furbo da considerare che, se non avessi osato in quell’istante, non avresti più avuto altra occasione.
Ah, l’hai baciato per davvero, Juzo.
Hai premuto le labbra sulle sue, ruvide e secche, e non è per niente stato come lo avevi sempre immaginato.
 
Una fantasia romantica.
Avresti voluto prendergli il mento, toccare il suo viso e osservarlo, magari, colorarsi solo per te.
Megalomane.
Ti sarebbe davvero piaciuto spingerlo contro un muro, gentilmente, senza forza alcuna, per poi prendere le sue labbra e rubargli forse il primo bacio, nascondendoti con lui in quell’atto d’amore.
E se anche ti avesse odiato, non avrebbe avuto importanza, perché ti saresti comunque appropriato del suo sapore, di tutto ciò che bramavi, in eterno.
Che Kyosuke lo avesse desiderato o no.
 
Ridi ancora e il tuo cuore cola a picco nel buco nero di un crimine troppo grande da sostenere e sopportare: non hai potuto proteggerlo, sei stato incapace di salvaguardare ciò che di più caro ti è rimasto al mondo; e un gesto tanto stupido, un bacio insignificante e senza senso, sarebbe rimasto un segreto tra te e quelle quattro mura soltanto.
 
All’improvviso, Kyosuke ricambia la tua stretta.
Oh, caro Juzo, allora non sei poi tanto inutile.
Il nodo crudele attorno al tuo patetico cuore si allenta. Allora, ti aggrappi a lui con maggiore forza, intrecciando le vostre dita, baciando anche il dorso della sua mano appena più calda.
Non credi di star esagerando?
 
Finché posso.
Finché i suoi occhi resteranno chiusi.

Spregevole codardo.
 
“Non merito la tua vita. Ti offro… ti do, ti vendo la mia, ma per favore… non lasciarmi. Senza di te, sono solo un mucchio di errori e di scelte sbagliate.”
E se avessi anche solo un’altra lacrima in corpo, piangeresti proprio lì, contro la sua bella mano, sulle sue labbra tanto splendide che vorresti soltanto baciarle per altre mille volte ancora.
 
Enoshima serra la sua mano marcia attorno al tuo collo, affondando le unghie ancora smaltate e indebolite dalla morte nella carne impura e corrotta.
Senti il suo respiro pestilenziale sulla pelle.
La risata alta e acuta ti assorda, gelandoti il sangue.
È il tormento del suo spettro.
 Ignorarla.
Allontanarla.
Finché posso.
 
“La disperazione da te celata è gustosa, così maledettamente eccitante!”
“Lui è la mia speranza. Tutto ciò di cui ho bisogno. Il mio respiro. La mia ragione di vivere… il solo per cui morirei.”
 
*Fine
 
Questa one-shot inizialmente è stata scritta in inglese (ecco perché ho mantenuto il titolo in tale forma) e, in verità, non avrei neanche voluto tradurla o sistemarla qua e là, ma alla fine mi sono detta… perché no? Non è malaccio, sono abbastanza soddisfatta del risultato e l’idea mi stuzzicava abbastanza. Quindi, eccola qui! Spero possa esservi piaciuta! Grazie a chi leggerà e a chi mi dedicherà parte del proprio tempo!

Iria
   
 
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