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Autore: gufostorm    28/10/2016    1 recensioni
Le mosche erano tornate di nuovo, e questa volta non erano sole.
Mi chinai verso di lei per accarezzarla, poi chiusi dolcemente lo sportello del congelatore.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai di soprassalto, il respiro affannato, madido di sudore.
Mi girai immediatamente verso di lei, per poi accarezzare quella sua dolce pelle ancora calda.
Era ancora lì, non mi aveva abbandonato.
Mi sdraiai di nuovo al suo fianco, lo sguardo fisso sui suoi capelli ancora leggermente umidi.
Continuai ad osservarla.
Quei suoi occhi vuoti, quei suoi capelli ancora umidi, così simili a piccoli, dolci e viscidi vermi dormienti, quella sua espressione di paura che ancora contornava le sue dolci labbra blu.
L’amavo.
Tranquillizzato da quella sua visione ed incurante dell’incubo appena avuto, in cui lei cercava disperatamente di abbandonarmi nell’oscurità della notte di domani, mi riaddormentai serenamente.
*
Un odore leggermente pungente mi destò da quel sonno stranamente profondo e privo di incubi.
Appena aprii gli occhi, alla debole luce dell’alba, intravidi lei, circondata da uno sciame di piccole mosche ronzanti.
"Piccola, ti danno fastidio, vero?"
La guardai dolcemente, per poi scacciare quelle mosche dal suo splendido viso.
"Non ti preoccupare, ora ci penso io."
Mi alzai, stiracchiandomi la schiena lentamente, ed accarezzando dolcemente quella pelle pallidamente fredda che la rendeva così unica.
Mi diressi poi verso il bagno, da cui uscii poco dopo con il suo deodorante alla menta delicata. Glie lo spruzzai dolcemente su tutto il corpo, per poi baciarla dolcemente in fronte.
"Rimani pure qui a dormire tranquillamente, tesoro. Io vado a preparare la zucca ed a mettere su gli addobbi per questa sera."
Mi avviai verso il corridoio, per poi fermarmi un’ultima volta a guardarla, prima di chiudere la porta alle mie spalle.
*
Le mosche erano tornate di nuovo, e questa volta non erano sole.
"Mi dispiace piccola mia…questo corpo purtroppo non è adatto a te, eh? Ma non temere, riuscirò a trovare quello giusto. Te lo prometto."
Mi chinai verso di lei per accarezzarla, poi chiusi dolcemente lo sportello del congelatore.
Erano ormai le 22.00 della notte di Halloween.
Era il momento perfetto.
Mi preparai. Indossai il mio completo migliore. Sistemai il coltello in modo che nessuno potesse notarlo. Poi finalmente indossai la mia maschera.
Uscii elegantemente di casa, danzando tra i ceri accesi che accompagnavano le varie decorazioni.
Amavo tutto ciò.
Ed anche lei.
La raggiunsi a casa sua, in cui solo la debole fiamma di una zucca dallo sguardo omicida illuminava il giardino.
Suonai il campanello ed entrai.
"Salve, cavaliere senza testa."
Mi aspettava nell’ingresso.
Il dolce mantello di velluto le contornava i fianchi, mentre il dolce vestito nero da dama le faceva risaltare la pelle perlacea.
"Oh, che visione, mia splendida dama."
Mi avvicinai con movimenti ben studiati.
"Permette?"
Gli offrii il mio braccio. Come previsto lo accettò.
"Dove mi porta, questa sera?"
"All’inferno, mia cara."
La guidai verso la porta principale, poi oltre, verso il vialetto, poi verso il bosco ai limiti del quartiere.
Ci inoltrammo.
Andammo sempre più in dentro. Sempre più in profondità.
Poi la abbandonai.
Mi nascosi nel buio.
Rimani in attesa.
La sentii chiamarmi. Dire che non era divertente. Che aveva paura. Ed io mi nutrivo di quella sua paura.
Mi avvicinai silenziosamente alle sue spalle. L’abbracciai.
La lama del coltello riflesse il panico dipinto nel suo volto.
"Sei perfetta. Sarai il regalo perfetto per il suo compleanno."
Sentii la lama affondare nella carne viva.
Sentii i muscoli lacerarsi. Le coste sfregare dolcemente su di lei. Infine il suo cuore si spense.
"Forza, è ora di ritornare a casa, mio amore."
La presi in braccio, come facevo una volta. Il sangue caldo che dolcemente colava sulle mie mani, per poi finire su quella zucca dallo sguardo assassino che aveva abbandonato la mia maschera e stava assorbendo il mio peccato.
   
 
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