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Autore: ellephedre    13/05/2009    32 recensioni
Come è nata la relazione tra Usagi e Mamoru? Una commedia romantica con punte di divertimento, ambientata appena dopo la saga di Ail e Anne e prima dell'arrivo della Luna Nera.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Sailor Moon - Dentro di noi Note: nell'ultima parte i dialoghi sono in parte parafrasati dall'episodio 60 dell'anime. Mi riferisco in ogni caso ai dialoghi originali.


DENTRO DI NOI

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


'Ciao, sono Usagi. Hmm ... più che presto?' La risata d'imbarazzo, appena accennata, riecheggiò nella stanza. 'Buonanotte.'
Beep.
Mamoru sorrise prima di deciderlo: quello era davvero un bel modo di svegliarsi.
Premette la giusta combinazione di tasti e il messaggio sulla segreteria tornò a farsi sentire.
'Buonanotte'?
Usagi doveva averlo chiamato il giorno prima, subito dopo aver ricevuto la rosa.
Aveva una ragazza impaziente.
Tornò a vestirsi, riflettendo: si era dimostrato impaziente anche lui, ma il giorno prima addormentarsi gli era sembrato impossibile. Si era reso conto non solo di non essere ancora riuscito a baciarla, ma di non aver nemmeno ricambiato la dichiarazione che a lei invece era uscita con tanta naturalezza.
Andare a trovarla quella notte stessa gli era sembrato eccessivo. E inutile, dato che sapeva che lei viveva con Luna. Il messaggio gli era parso la soluzione ideale, t
uttavia non aveva preventivato la difficoltà che avrebbe incontrato nel buttare giù tre semplici righe di otto parole. Aveva finito col contarle, nel tempo che le aveva avute davanti agli occhi.
Voglio davvero dirti che ti amo. Improponibile. Doveva dirlo a voce, di persona.
Voglio davvero baciarti. Troppo... audace. E diretto. Anche in quel caso, il punto era farlo, non dirlo.
Almeno il presto era stato un tocco di genuina spontaneità.
Doveva essere presto.
O più che presto, come aveva detto lei.
Sorrise ancora e andò in cucina.
Aveva messo in pratica il suo piano prima del previsto, ma ne era valsa la pena.



«Allora Usagi?»
«Eh?»
Naru abbassò la voce, sporgendosi verso di lei e facendo scudo alla bocca con una mano. «Il tuo ultimo appuntamento, com'è andato?»
Non fu semplice nascondere l'allegria. «Bene.»
«Tutto qui?» Naru non ci cascò. «Non essere cattiva, dimmi qualcosa!»
«Shh!» Cercò di frenarla con un dito davanti alle labbra.
Naru assottigliò gli occhi con fare sbarazzino e si appoggiò contro la finestra, accanto a lei. Abbassò di nuovo la voce, come richiesto. «Non capisco perché non vuoi che nessuno lo sappia.»
«E' solo che...» Un tempo avrebbe creduto di voler diffondere ai quattro venti, e sicuramente a tutte le amiche che aveva in classe, la grande notizia: avere un fidanzato era un premio altamente ambito, in fondo, e chi aveva la fortuna di accalappiarne uno era di un gradino superiore a tutte le altre.
Ma con Mamoru non si trattava di premi o di accalappiare qualcuno; quello che avevano era così speciale che quasi non voleva condividerlo con nessun altro. Lui era... l'amore di tutta la sua vita. Arrossì furiosamente.
Naru spalancò gli occhi. «Usagi, cos'è successo ieri?» Assunse un'espressione scandalizzata. «Sai vero che siamo troppo giovani per pensare a... voglio dire, se lui ha cercato di...»
La risata le uscì spontanea. «Ma a cosa stai pensando, Naru-hentai!» Mamoru aveva persino difficoltà con un bacio!
Continuò a ridere.
«E allora perché sei arrossita in quel modo?»
«Perché...» sorrise di soddisfazione «... sono innamorata.»
Naru rilasciò un sospiro romantico. «Come sei fortunata. Va bene, se non vuoi dirmi niente però smettila con quella faccia.»
«Quale faccia?»
«Quella che dice 'sono cotta da qui fino all'aldilà'.»
Non le restò che annuire, felice.



No, Usagi non aveva sognato di ricevere una dichiarazione da lui. Da lui, Mamoru. Ma da lui, Tuxedo Kamen, sì.
Non aveva modo di comunicare con lei per telefono, non se voleva rispettare i tempi del padre di Usagi. Avrebbe potuto aspettare che lei lo chiamasse o andare personalmente a trovarla. Voleva organizzare per quella sera stessa, quindi aveva scelto la seconda opzione.
L'aspettò all'uscita da scuola.
Quando la scorse, fra le decine di studenti che si avvicinavano all'uscita, camminavano accanto a lei Makoto ed Ami. Usagi sembrava sul punto di scoppiare a piangere.
Le corse incontro, senza pensarci. «Cos'è successo?»
Il sorriso ci mise un secondo ad apparire. «Mamo-chan!»
Makoto abbassò la cartella da dietro la testa. «Ciao, Mamoru.»
«Ciao, Mamoru.» Ami gli sorrise, quindi lanciò uno sguardo in direzione di Usagi. «Hmm... ci ha promesso di venire a casa di Rei adesso. Noi ti precediamo, Usagi.» Avanzò di due passi prima di girarsi. «Diglielo.»
Makoto concordò con un cenno della testa.
Dirgli cosa?
L'espressione di Usagi aveva ripreso parte della tristezza precedente.
«Cos'è successo?» le domandò di nuovo.
Lei si guardò attorno prima di abbassare gli occhi.
«... possiamo uscire?»
«... sì.»
«Usagi-chan!»
Si fermarono entrambi sui loro passi.
Una ragazza in uniforme corse verso di loro. «Usagi, volevo dirti che mi dispiace per-... oh.»
Ora stava guardando lui.
«Grazie Emiru.» Usagi tornò ad abbassare la testa e le spalle.
L'amica di lei continuò a non dire nulla, lo sguardo sorpreso che si alternava tra lui e Usagi.
Infine le spuntò un largo sorriso: sembrava che avesse decifrato chissà quale mistero. «Una grande fortuna doveva attirare una grossa sfortuna.» Diede un'energica pacca sulle spalle di Usagi. «A domani.»
«A domani.» Usagi sollevò una mano, poco convinta. La ragazza era già andata via.
«Era una tua compagna di classe?» le chiese.
Lei iniziò ad avanzare verso l'uscita. «Sì... ti spiegherò, preferisco solo...» Guardò avanti.
«Andiamo fuori, va bene.»
Quando furono abbastanza lontani dalla scuola, Usagi si appoggiò ad un muro. Solo lì cominciò a parlare, gli occhi fissi sul marciapiede. «Scusa, è che... mi vergognavo.» Sospirò. «Mi vergogno anche adesso. Farlo sapere a te... Uffa.» Iniziò a singhiozzare, miseramente.
Lo stava facendo seriamente preoccupare. Le appoggiò una mano sulla spalla, abbassandosi fino a poterle vedere il viso. «Usagi, non può esserci niente che-»
«Aspetta a dirlo.» La sentì inspirare profondamente, come per prendere coraggio. «Ho preso un brutto voto.»
Gli uscì un sospiro di sollievo. «È solo questo?»
Lei non aveva perso lo sguardo triste; si abbassò ad aprire la sua cartella, quindi ne tirò fuori un foglio. Glielo passò con l'aria di chi andava al patibolo.
Lui dispiegò il compito in classe. Non poteva essere così-
...
Un... undici.
Ci provò, ma non riuscì a produrre un commento adatto.
Il piagnucolio riprese. «Sono un'ignorante.»
«NoRiuscì a staccare lo sguardo dai due uno scritti in rosso. «Ti aiuterò io.»
Usagi scosse la testa. «Le ragazze mi hanno fatto promettere di andare da Rei a studiare, mi aiuterà Ami. La professoressa ha detto che mi farà ripetere la verifica tra cinque giorni... per aiutarmi.» Si asciugò gli occhi con la passata di una mano.
«È una buona opportunità.»
Lei annuì di malavoglia. «Sì, ma... non è giusto. Dovrò passare il tempo a studiare invece che passarlo con te. Non me lo merito.»
Lo fulminò un'idea poco piacevole.
«... hai studiato di meno da quando abbiamo iniziato a uscire insieme?»
Usagi non gli nascose lo sguardo colpevole. «Ma non credevo che sarei andata così... male, altrimenti...» Si interruppe, di nuovo scostando lo sguardo. «So che ti stai vergognando di me, adesso.»
In verità si stava rendendo conto di non essere stato molto responsabile lui stesso: avrebbe dovuto toglierle meno tempo in quelle due settimane, avrebbe dovuto capire che lei doveva studiare.
Le appoggiò una mano sulla spalla. «No. Ascolta... so che cose come questa» Le ridiede la verifica in mano, «possono sembrare sciocche dopo quello che abbiamo vissuto, ma... sono importanti. So che non ti piace studiare, ma finirai prima o poi. Ed è importante imparare, ti sarà utile in futuro.» Si allontanò, sorridendole. «Sono sicuro che tra cinque giorni avrai recuperato.»
Gli parve sollevata. «Sì... grazie.»
Le prese la cartella, per portarla lui. «Ti accompagno da Rei.»
Lei annuì, ma, all'improvviso, sembrò capire qualcosa di nuovo. «Come mai mi stavi aspettando, oggi?»
Beh... quello che aveva avuto in mente avrebbe dovuto aspettare.
Lei sbuffò, di nuovo abbattuta. «Volevi uscire insieme, vero? Uffa...» Quell'ultima parola la ripeté più volte, a voce sempre più bassa, fino a che lui non fu sicuro di sentirgliela pronunciare persino nel pensiero.
Con quell'umore non sarebbe andata molto lontano.
Hmm... era stata sveglia ieri sera e fino a tardi, quindi forse potevano...
Prese una decisione. «Ero venuto a proporti di uscire stasera. Intendo, noi due come... noi altri, dopo l'ora in cui normalmente vai a dormire. Non sarà per molto, devi riposare, volevo solo-»
Usagi gli si attaccò al braccio. «Sì! Sì! Dove?»
Lui non riuscì a non imitare la sua espressione. «È una sorpresa. Però devi concentrarti sullo studio oggi. Prometti.»
Lei gli rivolse un assenso entusiasta e un enorme sorriso. «Prometto.»
La lasciò davanti al tempio di Rei, con la felicità ancora dipinta in faccia.



Hmm... era una mise singolare per un appuntamento.
Si rimirò allo specchio, il costume di Sailor Moon addosso.
Comunque a Mamoru stava molto bene quello che portava quando era Tuxedo Kamen e anche a lei non stavano certo male né la gonna blu né il corpetto bianco; inoltre il fiocco sul petto era veramente carino, lo aveva sempre pensato. Sollevò la gonna tra le dita, ridacchiando al pensiero che con nessun altro tipo di abiti normali si sarebbe potuta permettere di tenerla tanto corta.
Per fortuna, Luna non c'era quella sera.
Aveva escogitato vari piani per sbarazzarsi di lei, ma, involontariamente, aveva pensato Artemis ad allontanarla di casa, proponendole di stare da lui e Minako per la notte.
Che bravo gattino.
Il rumore sordo alla finestra attirò la sua attenzione.
Si girò e, come la notte prima, scorse la rosa caduta sul davanzale esterno.
Spalancò le ante col sorriso in faccia, chiudendole dietro di sé come meglio le riusciva e arrampicandosi sul tetto. Si guardò attorno e... non vide nessuno. Salì ancora più in alto, iniziando a scrutare l'orizzonte per capire dove dovesse dirigersi.
«Sono qui.»
«Ahh-!» Si tappò la bocca con entrambe le mani; senza le braccia agitate a ridarle l'equilibrio, riuscì a non cadere solo frenando il piede contro una tegola.
«Tutto bene?» Sentì sul braccio il guanto bianco di Mamoru.
Si ritrovò ad emettere una risata imbarazzata. «Sì. Ma la prossima volta non arrivare dal nulla o finirò spiaccicata da qualche parte.»
Lui le sorrise solo con la bocca, gli occhi coperti dalla maschera bianca. «Ti avrei presa.»
Fu una sensazione nuova sentirlo rivolgersi a lei con un tono tanto familiare, in quelle vesti. Già; ora era Mamoru e non più Tuxedo Kamen, che era sembrato tanto favoloso quanto irraggiungibile.
Lo abbracciò, toccando più del necessario la giacca nera a cui si era stretta tante volte in passato. «Dove andiamo?»
Lui le toccò le code sulla testa. «Seguimi.»

Hmm... «Perché qui?»
Ci stava provando, ma non vedeva nulla di speciale in quella zona commerciale.
E dire che si trovavano su un edificio abbastanza alto.
Mamoru appoggiò le braccia sul muretto che delimitava il tetto. «Non ho un orologio, ma tra non molto dovrebbe cominciare qualcosa.»
«Qualcosa?»
Lui inarcò un sopracciglio. «Non ti piacciono le sorprese?»
Lei rise e annuì, appoggiandosi accanto a lui, la schiena alla strada. C'era una bella aria fresca in giro, non troppo fredda, non troppo calda.
Si sentiva... felice.
Si voltò verso Mamoru e sorrise quando vide che la stava guardando. «Sai, anche se non cominciasse niente sarei contenta lo stesso. È bello anche solo stare insieme.» Si intenerì cogliendo la sorpresa di lui: riusciva in un qualche modo a... toccarlo quando gli parlava così e le piaceva molto poterlo fare. Le piaceva essere in grado di comunicargli anche solo una piccola parte di quello che lui stesso le faceva provare.
Il sorriso le sparì solo quando si ricordò di un desiderio che aveva avuto dentro a lungo. «Oh, c'è una cosa che avrei sempre voluto poter fare.»
Lui alzò un angolo della bocca, già divertito. «Cosa?»
«Sta' fermo un attimo.» Sollevò le mani fino ad averle vicino alla sua faccia e, con uno scatto improvviso, gli portò via la maschera. Ridacchiò e arrossì, mentre la teneva tra le dita. «È una sciocchezza, lo so, ma ho sempre sognato di poterlo fare.»
Non potergli vedere il volto, dover solo immaginare come fosse fatto, era stata fonte di lunghe e numerose fantasie; ne aveva appena soddisfatta una.
Non trovò una parola per quel misto di divertimento e tenerezza che riuscì a far nascere in lui; sapeva solo che lo adorava.
Negli occhi di Mamoru cominciò a crescere lentamente uno stupore nuovo, pensato. «Possono essere idee semplici, ma... riescono a rendere diverso tutto quanto.»
Si sentì orgogliosa e soddisfatta: lui la apprezzava. L'aveva capito anche l'altro giorno, alla mostra, ma... era così bello sapere che Mamoru la apprezzava veramente, anche se era una sciocca e molto meno intelligente rispetto a lui.
Piena di euforia, si lasciò tentare da un'altra idea divertente. «Togliti anche il cappello.» Quando lui lo fece, glielo tolse dalle mani. «Facciamo un esperimento.»
Si sistemò sulla faccia la sua maschera. Tentò di fare lo stesso col cilindro, ma continuava a scivolarle sui codini rotondi. Lo tirò giù con entrambe le mani e, finalmente, le rimase fermo sulla testa. «Come sto?»
Centro ancora! Mamoru lo trovava divertente, stava trattenendo le risate.
«Sei uno strano incrocio. Potresti chiamarti Sailor Tuxedo.»
«Perché no?
Potrei dire» Si allontanò per avere maggiore libertà di movimento, quindi agitò le braccia come era solita fare. «E sono venuta fin qui per punirvi» Pausa ad effetto e dita puntate contro di lui, «In nome del tuxedo!»
Questa volta lo fece ridere solo per un attimo, prima che un'espressione adombrata gli invadesse il volto. Non ne capì il motivo fino a quando lui non le parlò.
«Già, voi avete il nome di diversi pianeti ed è da lì che deriva la vostra forza. Ma io... non so da dove venga questo mio potere.»
A lei sembrava chiaro, non si era mai posta quel dubbio. Si tolse la maschera e il cappello e si avvicinò fino a poterglieli ridare in mano. «Eri il principe della terra; hai il potere di questo pianeta.»
Non le sembrò convinto.
Lo osservò appoggiare di lato quello che gli aveva dato. «Mi sento presuntuoso a pensarlo. E non dovrebbe esserci una guerriera Sailor anche per la Terra, come per gli altri pianeti?»
L'idea le sembrò istintivamente balzana, per quanto non avesse elementi per contraddirlo.
Pensò al potere di lui, quindi tentò con un'idea che poteva suonargli più sensata. «O forse è il potere dell'amore. Le rose sono il simbolo dell'amore, no?»
Lui si accigliò in un attimo. «Non credo che il potere dell'amore avrebbe potuto farsi vincere con tanta facilità.»
Cosa?
Non le diede il tempo di chiedere. «Le uniche scuse che ti ho fatto non sono sufficienti. Mi sono fatto manipolare fino ad arrivare a combattere contro di te e non avrei mai dovuto essere così debole. Avrei dovuto oppormi di più-»
«No, non hai niente di cui scusarti.» Le faceva male il senso di colpa che sentiva nella voce di lui. «Ascoltami, per favore: eri stato ferito mortalmente, non avevi difese contro quello che ti hanno fatto. Sarebbe potuto succedere a chiunque di noi.» Ancora non la stava guardando e lei sentì il bisogno di toccarlo, di fargli sapere che-... Gli appoggiò le mani sulle braccia. «Tu mi hai fatto da scudo col tuo corpo per ben due volte. Se non fosse stato per te, io oggi non sarei qui.»
Ci fu un sibilo in aria.
In lontananza, esplose una luce.
Lei scorse senza difficoltà i colori in cielo, che si espandevano dando vita alle forme più diverse. «Fuochi d'artificio.»
«Sì.» Lui girò solo la testa.
«Come mai li fanno?»
«Stanno festeggiando il centenario di... qualcosa, non ricordo.» Il tono non era ancora tornato a rispecchiare la piena serenità di inizio serata.
Lei rimase ad osservare lo spettacolo in lontananza. Il silenzio di lui le suonò sempre più pesante, per cui gli si avvicinò fino a prenderlo per un braccio, facendolo girare con ferma delicatezza.
«Hai scelto un buon posto, si vedono molto bene da qui. Guarda.» Scese con la mano, fino a stringere la sua. «È stata una bellissima idea.»
Quando non lo sentì rispondere, alzò gli occhi. «Dimmi che non ti sentirai più in colpa. È... sciocco e poi non voglio vederti triste. Sei la persona a cui tengo di più, Mamo-chan.»
Lui annuì appena, portandole un braccio intorno e stringendola al suo fianco.
Fu felice di quel contatto, ma... volle terminare per bene il discorso. «E questo mondo lo abbiamo salvato tutti insieme. Ricordalo sempre.»
Lui le appoggiò il mento sui capelli.
«... a volte sembri così saggia.»
«Solo a volte?»
Ne risero insieme.
Lei sollevò un dito in aria. «Tsk, io sono sempre saggia. Beh... forse non proprio sempre.»
Adorò sentire ancora una volta la risata tranquilla di lui.
«C'è una cosa che sei di sicuro» udì poi all'orecchio. «Speciale.»
Non trattenne un sorriso dal cuore: era una delle cose più carine che le avesse mai detto.
«Per me sei speciale.»
Il tono che usò le fece spalancare gli occhi.
«Io ti amo.»
Per la durata di un intero istante non riuscì a fare... nulla.
Il rimbombo in lontananza di un nuovo fuoco d'artificio non riuscì a sovrastare i battiti che le riecheggiavano fin nelle orecchie.
L'immobilità sparì; tornò a guardarlo con uno scatto improvviso. Lei stessa non riuscì a comprendere il motivo di tanta fretta, se non quando vide le labbra di Mamoru piegarsi in un sorriso e ripetere, «Ti amo.»
Gli buttò le braccia al collo e lo strinse fino a non far respirare più nessuno dei due.
Quando riuscì a smettere di strofinare la faccia contro il suo petto, rilasciò una respiro di gioia. «Anche io ti amo.»
E voleva amarlo per sempre, guardarlo per sempre. Ridere per sempre di quanto era bello stare abbracciati, a guardarsi e a ridere e ridere. Mentre teneva gli occhi fissi sul suo volto, dentro di lei si fece lentamente spazio un genere di felicità del tutto diverso. Era... la trepidazione che precedeva qualcosa di migliore.
Questa volta non c'era nessuna fretta.
Gli disegnò le linee della guancia con un guanto. Anche attraverso il tessuto, riuscì a sentire la pelle di lui, proprio come se l'avesse toccata senza barriera alcuna.
Le mani di Mamoru sul proprio viso la fecero rabbrividire e il cuore le mancò un colpo quando lui si avvicinò rapidamente, posandole le labbra sulla guancia nel bacio che si dava alla cosa più cara e preziosa; si soffermò lì, staccandosi solo per un momento e tornando quasi subito a baciarla, ma molto più vicino alla bocca.
Lei chiuse gli occhi, affondandogli le dita nella spalla.
Il respiro di lui le arrivò sulle labbra. Ormai solo qualche centimetro li separava da-
Klank.
Si bloccarono entrambi.
Lei spalancò gli occhi: il suono era venuto dalla strada.
Decise di ignorarlo, tornando con lo sguardo su-
KLANK.
Mamoru la lasciò andare e si sporse di sotto.
Lo imitò immediatamente: voleva vedere in faccia anche lei chi aveva avuto il coraggio di interromperli.
Trattenne a fatica l'esclamazione di pura indignazione. Dei LADRI!
Dall'altra parte della strada, due con la faccia coperta lavoravano alacremente vicino a una vetrina illuminata. Il rumore doveva essere stato prodotto dagli attrezzi che agitavano nelle mani, anche se ora erano molto più silenziosi.
«Adesso li faccio fuori con il mio diadema...» mormorò, piena di rabbia. «Ma proprio qui sotto dovevano venire a rubare?»
«In questa via ci sono solo negozi, penseranno che non li senta nessuno.»
La stupì sentire una traccia d'ira anche nella voce di Mamoru.
Gli vide spuntare in mano una rosa. Per poco non le sfuggì il movimento quando lui la lanciò di sotto con particolare violenza.
La vetrina del negozio si spaccò in mille pezzi. E, un secondo dopo, risuonò per la via l'inconfondibile suono di un allarme antifurto.
I ladri entrarono nel panico. Raccolsero in un attimo le loro cose e iniziarono a scappare.
Li fermò una rosa scagliata davanti ai loro piedi. Uno dei due lanciò un urlo ed entrambi tentarono di correre dalla parte opposta. Anche lì trovarono la rosa.
Galvanizzata, iniziò a ridere. «Voglio partecipare anche io.» Si tolse il diadema.
Mamoru si fermò dallo scagliare la quarta rosa. «Usagi, aspet-»
«Moon Tiara, action!»
Il disco dorato volò in basso, andando infine ad avvolgersi come un anello attorno ai due malviventi.
Mamoru tirò un sospiro di sollievo.
«Ma dai, come hai potuto pensarlo?» Lo colpì piano sulla spalla.
Lui scosse la testa divertito, gli occhi ancora di sotto. «È solo che quel tuo potere non è uno scherzo.»
«Infatti. Ma oramai lo so usare al meglio.»
Si vide guardare con orgoglio. «Me ne sono reso conto.»
In lontananza iniziarono a risuonare le sirene della polizia.
Lei si sporse di sotto. «Vorrei proprio vedere quando li arresteranno, ma non credo sia una buona idea restare qui.»
«No» convenne lui. «Ma aspettiamo fino a che non saranno più vicini.»
Le uscì una breve risata. «Guarda quanto sono terrorizzati. Immaginati quando racconteranno quello che è successo.»
Nel volto di lui comparve l'ombra di un sorriso vendicativo. «Pensarci mi fa sentire già meglio.»
Sorrise a sua volta maleficamente. «Dolce vendetta.»
Le sirene erano ormai a non più di un isolato di distanza, per cui richiamò il diadema.

Quando la polizia arrivò, Sailor Moon e Tuxedo Kamen erano ormai lontani.
Sul posto erano rimasti solo due ladri sull'orlo delle lacrime.

Atterrarono sul tetto della casa di Usagi una decina di minuti dopo.
Si voltò verso di lui, allegra. «Se la sono proprio meritata, non trovi?»
«Sono d'accordo.» Mamoru aveva abbassato la voce. «Sai, se raccontano una storia abbastanza strana forse domani la sentiremo al telegiornale.»
Lei allargò le braccia, stiracchiandosi. «La vendetta finale.»
Non sentì chi era arrivato fino a che non parlò, saltando sul tetto. «Usagi!»
«Luna!» Bisbigliò più forte che poteva, piegandosi in avanti. «Cosa ci fai qui?»
Luna chiuse gli occhi, indignata. «Artemis è un maleducato. Ma cosa ci fai tu qui? A quest'ora dovresti essere a dormire, ti ricordo che hai preso un brutto voto nel compito e ora dovrai-»
Mamoru si abbassò fino ad accarezzare il pelo sulla schiena di Luna. La zittì subito.
Hm, poteva essere una tecnica da imitare.
Lui parlò con tono carezzevole. «Non ti preoccupare, Usagi stava andando a dormire e nei prossimi giorni studierà solamente. Ci vedremo solo nel fine settimana.»
«Beh, fortuna che uno di voi due è responsabile.» Il cipiglio continuò ad adombrare il muso felino.
Ma insomma! Tirò fuori la lingua. «Sono responsabile anche io quando voglio.» 
L'espressione di Luna esprimeva molte perplessità a riguardo, ma quello che più la infastidì fu non vederla muoversi da lì.
Che non sarebbe andata via sembrò comprenderlo anche Mamoru, alla fine.
Lei osservò con confusione il breve sorriso che le risolve ma capì tutto quando sentì le sue labbra sulla guancia; indugiarono lì più del necessario.
«Ci vediamo» le disse. E saltò via.
Luna scosse la testa davanti gli occhi a cuore che Usagi mantenne per diversi momenti, immobile sul tetto, le mani unite.
«Benedetta ragazza.»



Usagi si lisciò il vestito verde chiaro, quasi bianco, considerando l'idea di togliersi la giacca, verde anch'essa.
In quel momento spirò un po' di vento, per cui decise di tenerla. Iniziò a battere il piede sul marciapiede, infine guardò per l'ennesima volta l'orologio.
Mamoru era in ritardo per la prima volta e proprio nel giorno del loro primo bacio.
Sì, perché si sarebbero baciati quel giorno: neanche un attacco alieno lo avrebbe impedito!
Represse il nervoso.
«Usako!»
Sospirò. Già chiamandola così le faceva passare la voglia di sgridarlo. Scosse la testa e si riprese, voltandosi.
Mamoru si fermò vicino a lei, sorridente nella camicia rosa, un colore che addosso a lui non aveva nulla di femminile. «Scusa il ritardo.»
«Sì, non è importante.» Cercò di fare una faccia offesa.
«... ma lo è qualcos'altro?» indagò lui.
«Sì. Che problema ci sarebbe stato a uscire di nuovo di sera, come abbiamo fatto l'altro giorno? Non dovevamo aspettare fino ad oggi.»
Mamoru iniziò a sorridere come se non ci fosse alcun problema.
Uffa, c'era eccome!
«Usagi, dovevi studiare in questi giorni.»
«Di sera non studio.»
Le sembrò perplesso.
«... avresti dovuto, invece.»
Figurarsi! «Di sera muoio di sonno dopo aver studiato già tutto il giorno.»
«Appunto. Se non stavi studiando, stavi dormendo, per cui non potevamo uscire in ogni caso.»
Fece per ribattere, ma... non c'erano obiezioni.
Lui le sorrise. «Il compito l'hai superato e ora possiamo uscire di nuovo. Anche se non dovrai più trascurare lo studio d'ora in poi.»
«Sì, va bene.»
Si fece prendere per la mano fino a che lui non iniziò quasi a trascinarla. Certo che aveva parecchia fretta.
Mamoru si fermò quando capì che lei non stava collaborando. «Andiamo, non abbatterti. Qual è il problema?»
«... quando ti ho sentito al telefono non sembravi ansioso quanto me che arrivasse oggi.»
Lo vide rilasciare un lungo sospiro. «Avresti voluto che suggerissi di incontrarci sul tetto di casa tua?»
Lei annuì con riluttanza.
«... sono stato sul punto di proportelo, ma-»
«E perché non l'hai fatto?» Quanta sofferenza si sarebbe risparmiata!
«Avresti voluto davvero che... accadesse così?»
Sì, purché accadesse. Se lo fece leggere nell'espressione.
Lui le strinse un po' di più la mano, avvicinandola. «Sai, diventerà un ricordo alla fine. Poi succederà tante volte. Almeno il primo, non volevo...» ci pensò un attimo «... rubarlo.»
Ecco, come poteva rimanere arrabbiata con lui se le diceva una cosa del genere?
Sospirò, poi lasciò che solo il sorriso le crescesse in volto. Avanzò di qualche passo, portandosi dietro il braccio di lui. «Andiamo allora.»
L'appuntamento per il primo bacio perfetto era una cosa molto dolce.
Voleva cominciarlo subito.

A giudicare dall'espressione di Usagi, l'idea della barca era stata buona.
Quello d'altronde era lo stesso parco del loro primo appuntamento. Questa volta c'era davvero l'atmosfera che ci sarebbe dovuta essere fin da principio.
Mamoru fece fare un altro giro ai remi.
Usagi lasciò cadere una mano fuori e, col dito, disegnò una lunga scia sull'acqua, seguendo il loro movimento. Gli regalò una risata allegra, alzando gli occhi su di lui. «Qui, in mezzo al lago è così... »
Non riuscì a trovare le parole, ma lui capì comunque cosa intendeva. «Sì. Potremmo tornare tutte le volte che vorrai.»
Nelle guance di lei comparve un po' di colore. «Davvero? Perché staremo sempre insieme?»
Era la prima volta che parlavano di sempre, ma non ebbe alcun dubbio nel rispondere. «Certo.»
Usagi tornò a guardare l'acqua, serena. «Avevi ragione tu, Mamo-chan. Così sarà un ricordo bellissimo. Uno dei momenti più belli di tutta la vita.»
In realtà aveva pensato più a lei che a se stesso quando aveva deciso di rimandare quel momento, ma ora sapeva con assoluta certezza di non aver mai preso decisione migliore. «È un'esagerazione, Usako. Ce ne saranno di migliori.» Le possibilità che riusciva a immaginare erano... infinite.
«Ancora una volta hai ragione.» Il sorriso di Usagi era in pace col mondo.
Si rese conto di esserlo lui stesso.
Era... in pace col mondo.
Un mondo che gli aveva portato via la sua famiglia, un mondo in cui era sempre stato solo.
In quell'attimo, fu solo il mondo che lo aveva portato ad Usagi.
Il mondo in cui avrebbe vissuto con Usagi... per sempre.
Lasciò andare un risentimento che non aveva saputo di avere.
E chiuse quel capitolo della sua vita.

Fece attenzione a non far muovere troppo la barca quando salì sul piccolo molo.
Si girò e aiutò Usagi a scendere, prendendole le mani. «Ecco, sta' attenta.»
«Sì... ah!» Inciampando, lei gli finì addosso, scontrandosi col suo petto.
Riuscì a non cadere anche lui solo sorreggendola. Iniziò a scuotere la testa, trattenendo la risata.
Usagi alzò gli occhi, arrossendo e sorridendo a sua volta. «È stata una caduta fortunata, no?»
Aveva le braccia attorno a lei, per cui, sì, lo era stata.
La sentì alzarsi meglio contro di lui, aiutandosi con le mani. Il lieve movimento con cui gli tirò la camicia sul petto gli sembrò... un invito.
Quando andò a incontrarle gli occhi, oramai non era più qualcosa che desiderava solo lei.
Niente avrebbe potuto più interromperli, ma ebbe comunque fretta di avvicinarsi.
Infine si trovò davanti solo gli occhi blu e la bocca di lei, appena distante dalla sua.
Chiuse quell'ultimo spazio.
Anche se aveva già toccato quella labbra, al primo contatto lo attraversò ugualmente una scarica talmente forte che, per sostenersi, fu costretto a stringerla.
Sentì lo stesso sussulto anche in Usagi, ma nessuno dei due permise ad un solo millimetro di separarli.
Assaporarono quel tocco con labbra quasi immobili, fino a che lei non respirò per la prima volta. A quel punto iniziarono entrambi a muoversi appena, accarezzandosi la bocca a vicenda.
Trattenne i brividi che continuò a sentire e fu sicuro che lei non se ne accorse solo perché ne aveva di suoi. Persistenti, incessanti.
Premette di nuovo, piano, la bocca contro quella di lei, schiudendola. Gli piaceva sentire quegli infiniti brividi.
Avrebbe potuto continuare per sempre.
Qualcosa lo colpì forte alla testa.
Si rifiutò di interrompersi ma... aprì un occhio: un palloncino?
Usagi chiuse delicatamente le labbra sulle sue e non gli importò più di quella strana palla blu.

Sopra di loro, nel cielo azzurro terso, apparve dal nulla una piccola nuvola.
E, sulla Terra, da un tempo in cui c'erano stati oramai infiniti baci, cadde una bambina dai codini rosa.



FINE



Risposte alle recensioni (inizio con un grosso GRAZIE collettivo a tutti quanti per aver recensito)

azzurraspettacoli: scusa per non aver aggiornato prima. Non avevo la giusta ispirazione, ma appena l'ho avuta, ho completato appena ho potuto. Grazie per aver apprezzato così tanto. In questo capitolo ti ho fatto penare un altro po', ma alla fine il bacio è arrivato :)
luisina: sì, lo stile che utilizo qui non è particolarmente ricercato. Questa storia è molto più semplice. Sono felice che ti siano piaciute le ultime parole dell'altro capitolo, ci ho dovuto pensare quasi quanto Mamoru :)
bunny1987: spero di averti trasmesso tenerezza anche qui. Grazie della recensione.
luciadom: grazie per aver apprezzato questa storia e per avermelo detto. Sì, mi diverte parlare dei traumi del povero padre di Usagi. :) Ne sto preparando un accenno anche nel prossimo capitolo dell'altra fanfic che ho in ballo «Verso l'alba'.
maryusa: scusami anche tu per l'attesa. La scena del museo doveva mettere in risalto la loro diversità (e far capire ad Usagi che Mamoru aveva interessi ben diversi dai suoi), ma anche come fossero collegati su ben altri piani.
LAS: forse allora ho aggiunto un altro tocco di romanticismo quando non li ho fatti baciare per la terza volta qui :) Grazie per aver recensito.
Morgana di Avalon: in questa storia i due dovevano essere buffi e dolci e sono felice di aver trasmesso questa impressione. Le altre mie fanfic sono più serie e 'adulte', ma sono felice di essere riuscita a completare anche questo lavoro più semplice, che mi ha fatto spesso sorridere durante la realizzazione
stella93mar: nella fanfic 'Oltre le stelle' avevo fatto dire a Usagi e Mamoru che il primo bacio era avvenuto quando era arrivata Chibiusa. Ho cercato di mantenermi fedele a quella dichiarazione, quindi avete penato (e ho fatto penare quei due poverini) per questo :D
zapotec: grazie di aver recensito. Spero che anche questo capitolo ti abbia comunicato tenerezza.
ISA1983: se avessi potuto vedere qualcosa di più del periodo in cui Usagi e Mamoru si conoscevano meglio anche nell'anime, sarei stata molto felici. Sono contenta perciò di essere riuscita in un qualche modo a darvi quanto non abbiamo avuto nel cartone animato.
birillo: no, non avevo smesso di scrivere. Prima ho finito un'altra fanfic che avevo in ballo e poi ne ho continuata un'altra. Per ora l'ispirazione mi percorre alla grande, quindi non smetterò di scrivere :) Spero di averti appassionato anche con questo ultimo capitolo.

Terminando, ringrazio le ventotto persone, tra preferiti e seguite, che hanno tenuto d'occhio e letto questa fanfic.

ellephedre

   
 
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