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Autore: ___Page    31/10/2016    8 recensioni
Se pensate di aver capito male, vi tranquillizzo subito. Il vostro udito non ha nulla che non va, avete sentito bene. Ho detto proprio strega.
E tra tutti i vampiri, licantropi, mutaforma e incubi che se la contendevano, Perona ha scelto proprio me. Portuguese D. Ace. Un comune essere umano. Certo, ex capitano della squadra di rugby del liceo, consumato playboy negli anni adolescenziali e con un sorriso mozzafiato ma pur sempre un comune essere umano.
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Aggiornamenti lenti.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Drakul Mihawk, Koala, Perona, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Ci sei?!- mi domanda girandosi a controllare che non sia rimasto troppo indietro.
Trattengo un’imprecazione mentre mi districo tra i rami in cui mi sono ritrovato impigliato e inciampo nei miei piedi, caracollando verso di lei e finendo quasi muso a terra. Recupero l’equilibrio per miracolo prima di spalmarmi sul terreno umido del bosco e la flasho con un sorriso nel rimettermi dritto. -Sono qui, piccola. Tutto bene.- la rassicuro con una spavalderia che più falsa non si può.
D’altra parte, non so chi di voi riuscirebbe a sentirsi spavaldo mentre attraversa il bosco che sta dietro al cimitero della vostra città, la notte di Halloween, insieme alla propria ragazza strega. Avanti, chi? Alzate la mano.
Ecco, visto?
Si vabbeh! Tu laggiù, lo so che stai mentendo.
Comunque…
Se pensate di aver capito male, vi tranquillizzo subito. Il vostro udito non ha nulla che non va, avete sentito bene. Ho detto proprio strega.
E so che può suonare spaventoso ma vi posso garantire che non lo è affatto. Perona può essere definita in molti modi ma di certo non spaventosa. Eccentrica, gotica, bellissima, a volte capricciosa, comprensiva, sexy, dolce quando vuole ma spaventosa no, spaventosa mai.
E tra tutti i vampiri, licantropi, mutaforma e incubi che se la contendevano, lei ha scelto proprio me. Portuguese D. Ace. Un comune essere umano. Certo, ex capitano della squadra di rugby del liceo, consumato playboy negli anni adolescenziali e con un sorriso mozzafiato ma pur sempre un comune essere umano. E non è come se il rugby sia un merito nella comunità demoniaca.
Non che Perona mi abbia mai fatto pesare il fatto di appartenere a due mondi così distinti. Quando sono insieme a lei, nemmeno me lo ricordo che è una strega. Quando sono insieme a lei non riesco a pensare a niente che non sia lei. La aspettavo da tutta una vita. E quindi no, non mi ha fatto nessuna differenza quando mi ha confessato, dopo appena tre mesi, il suo piccolo e sconvolgente segreto.
All’inizio credevo fosse uno scherzo ma quando ho capito che faceva sul serio il mio solo e unico pensiero è stato rassicurarla su quanto per me non facesse nessuna differenza, che lei restava la mia donna e niente e nessuno mi avrebbe mai fatto cambiare idea su questo, che avrei lottato per lei, sempre e comunque. E sì, lo ammetto, forse su quest’ultima affermazione sono stato un pelo frettoloso e non dubito che dipenda dal mio atteggiamento ancora una volta troppo spavaldo il fatto che mi abbia proposto con entusiasmo di conoscere la sua famiglia. Voglio dire, che motivo avrebbe mai avuto di essere entusiasta?! A parte il fatto che stasera per loro è tipo la festa più importante dell’anno e lei ancora non riesce a credere che io abbia accettato di partecipare. Comunque è chiaro che si è bevuta ogni mia singola parola e sia sinceramente convinta che io non sono terrorizzato all’idea di conoscere una famiglia di demoni.
Ma in realtà lo sono.
Eccome se lo sono.
Perché Perona non sarà spaventosa ma la sua famiglia è altra questione. Intanto è, appunto, la SUA famiglia e lei è la mia fidanzata. Quindi è la famiglia della mia fidanzata e questo di per sé già mi ansia.
In più è una famiglia composta da demoni.
Insomma, se non dovessi piacergli potrebbero trasformarmi in pietra. O risucchiarmi l’anima. O dissanguarmi e usare il mio cadavere per studiare l’anatomia umana. Ammesso che gli interessi, certo.
A giudicare da quel che ho visto, fuori sono come noi umani è solo che non so come sono messi dento. Magari hanno tanti cuori e nessun intestino, che ne so?!
Okay, Ace, ora basta pensare queste cose.
Scuoto la testa e continuo a seguirla, guidato dalla sua singolare risata e dal suo profumo, mentre lei si muove per il bosco come se fosse fatta di vento. Anche se non sono affatto sicuro che sia solo una mia impressione. L’ho definita strega, ma è un termine improprio e generico. In realtà è una banshee, per parte di sua madre, che però è una lamia. Sì, lo so. È complicato. Io mi sono fatto pure lo schemino.
Ma comunque, notate bene: la banshee non è quell’essere capace di raggiungere gli ultrasuoni con un urlo e ucciderti spappolandoti il cervello che ci fanno vedere alla televisione.
Come ho avuto modo di scoprire in queste ultime settimane, le banshee sono molto molto di più. Oltre che esseri capaci di raggiungere gli ultrasuoni con un urlo e ucciderti spappolandoti il cervello. Guardiane della natura, demoni fondamentalmente benevoli ma che diventano pericolosi e senza pietà quando gli tocchi o fai del male a qualcosa di importante per loro. Hanno un forte legame con la terra e l’aria e conoscono numerosi incantesimi, di cui però non conosco la natura.
E fin qui tutto bene, no?
E infatti, come dicevo prima, il problema non è lei e, a dirla tutta, mi viene anche difficile stabilire quale sia esattamente. Non so da dove cominciare.
Forse da suo padre e i suoi tre zii, tutti mutaforma, che possono assumere le sembianze  che vogliono ma che per un qualche motivo si trasformano sempre in un falco gigante e pericoloso, un coccodrillo, un lupo e un fenicottero[1]. Tutto questo comunque passa in secondo piano quando si passa a cugine e fratelli. Dunque se non ricordo male ci sono Monet, che è un windigo, e Baby, una lamia anche lei.
Poi sua sorella Robin, che ho già conosciuto ed è l’unica della famiglia di cui non devo preoccuparmi se non per il fatto che è un succubo, e per finire Law e Zoro. I più protettivi, minacciosi e, a mio modesto parere, sadici fratelli maggiori che io abbia mai conosciuto. E non che normalmente io mi faccia spaventare dai fratelli protettivi eh! Solo che di solito questi fratelli non sono una specie di animago[2] con la passione per le spade e un incubo[3] fissato con la vivisezione. 
-Ace, amore, stai bene?-
È solo quando sento il suo tono preoccupato che mi rendo conto di essermi fermato nel bel mezzo della boscaglia, di essere teso come una corda di violino e di avere una leggera nausea, di quelle che minacciano di farmi rivedere tutta i pasti della giornata. Ho ottime ragioni per credere anche di essere verde in faccia, il che, ammettiamolo, sarebbe assolutamente a tema.
Ma Perona mi guarda tesa, quasi spaventata, di cosa esattamente non lo so. Forse che mi giri e cominci a correre nella direzione opposta prima di arrivare alla radura. Ma non è da me scappare a gambe levate e ancor meno se questo significa deludere la donna che amo.
Sono Portuguese D. Ace io, per la miseria!
Capitano degli Assi di Picche, consumato playboy… va beh sapete già come continua.
-Alla grande, Voodoo!- rispondo, mandando giù più saliva del normale per inumidire la gola. Prendo un profondo respiro e mi avvicino a lei per fare ciò che più di ogni altra cosa mi rilassa, in qualunque situazione. La attiro a me e la bacio, circondandola con le braccia per impedirle di scappare. Non che ne  abbia l’intenzione, almeno non sembra da come immerge le dita nei miei capelli, da come si schiaccia contro di me, da come mugugna e mi morde il labbro inferiore e io non so più nemmeno dove sono.
È sempre così quando la bacio o sto con lei. Il cervello mi va in pappa, è come se precipitassi in un limbo, non riesco neppure a pensare e mi lascio travolgere, senza oppormi.
È diverso da tutte le altre che ho avuto, perché lei è speciale, certo, ma è diverso in un modo quasi spaventoso, a volte. Perché, a volte, mi sento come se stessi perdendo me stesso eppure non provo mai l’impulso di fuggire, di allontanarmi da lei. Neppure il più elementare istinto di sopravvivenza.
Come ora, in questo preciso momento… che… io… io non…
Si stacca di colpo da me ed è come svegliarsi di soprassalto. Apro gli occhi e la prima cosa che vedo sono le sue labbra rosso fragola, leggermente schiuse per recuperare ossigeno. Alzo lo sguardo per incrociare i suoi occhi grandi, scuri e languidi che, però, l’ho notato da qualche tempo, sembrano sempre chiedermi scusa ogni volta che mi guardano dopo un bacio intenso o dopo aver fatto l’amore.
È una cosa che mi turba e mi mette a disagio, soprattutto perché non riesco a capire il motivo della sua sofferenza. Ma questo non è né il momento né il luogo per affrontare la questione. Stasera è la sua sera, una notte così importante per la sua famiglia, che io ho deciso di dedicarle mettendoci tutto me stesso per farmi apprezzare dai suoi.
E anche se ora come ora vorrei fare tante cose con lei ma nessuna prevede la presenza di parenti di alcun grado, faccio appello a tutto il mio autocontrollo, ignoro il pulsare del mio inquilino là sotto e mi limito a posarle una mano sulla guancia, al solo scopo di prolungare ancora un po’ il contatto tra noi, le labbra che ancora formicolano e fremono. Perona piega appena la testa, abbandonandosi sul mio palmo e io mi concedo un attimo per ammirarla prima di ritirare la mano, accarezzandola.
Mi guarda trasognata e io sorrido. -Vogliamo andare?- le domando e lei scuote la testa, come per snebbiare la mente prima di sorridere a sua volta e annuire.
-Ci siamo quasi- mi avvisa, mentre fa scivolare le sue dita tra le mie e io prego mentalmente che non si accorga di quanto sono agitato. Ma non sembra da come ricomincia a camminare, trascinandomi con sé e districandosi con facilità tra gli alberi. Scosta due rami che ci impediscono il tragitto come se non pesassero niente. Purtroppo per me, però, pesano eccome. Me ne accorgo fin troppo bene quando ritornano indietro con un effetto fionda, schiantandosi in pieno sulla mia faccia.
-Ahi! Ouch!-
Perona si ferma, stranita dai miei mugugni, si volta e sgrana gli occhi quando capisce cosa è successo. Porta la mano libera alla bocca, avvicinandosi a me.
-Oddio scusa!- esclama, circondandomi il volto con le mai e studiandomi attentamente. -Non volevo, ha fatto tanto male?-
Figurati, erano solo due rami da almeno tre chili l’uno.
-Nah, tranquilla.- minimizzo con un gesto della mano. -Non perdiamo tempo, non voglio che arriviamo in ritardo.-
Mi passa i pollici sulle guance e struscia il dorso del suo naso contro quello del mio. -Tranquillo tanto ci siamo.- mormora a mezza voce e io quasi mi strozzo con la mia saliva.
Che ha detto?! Di già?!?
Mi guardo intorno per capire dove sta la radura e solo allora mi rendo pienamente conto di essere un deficiente. Perché com'è potuto sfuggirmi? È praticamente una porta!
Dritto di fronte a noi c’è un passaggio, con ai lati due alberi nodosi e spogli con i rami intrecciati in alto che formano un arco dall’aria minacciosa, almeno al primo sguardo.
A una più attenta occhiata mi accorgo dei piccoli boccioli e dei fiori che ricoprono i rami neri. Sono bianchi e hanno riflessi violetti e bluastri, cosa che gli da un aspetto molto tetro ma al tempo stesso romantico. Proprio come Perona.
Ma.. ehi aspetta! Quando mi sono avvicinato così tanto da riuscire a vedere così bene i fiori?!
Con una punta di panico mi accorgo che ormai ci siamo, che Perona mi ha ripreso la mano e mi ha trascinato verso l’ingresso di questa benedetta radura. O forse dovrei dire maledetta.
Comunque!
Qualcosa mi tira leggermente per il braccio e io mi giro di scatto solo per scoprire che quel qualcosa non è altro che la mia ragazza che cerca di attirare la mia attenzione.
-Pronto?!- domanda, tra il preoccupato e l’incoraggiante.
Non lo so. Sono pronto?
No, non credo.
Come poco fa respiro a fondo e annuisco.
E andiamo!

 
 
 
 

[1] Cosa di preciso ci sia di spaventoso in un fenicottero non lo so ma in effetti Perona mi ha detto che, sue testuali parole, “lo zio Dofla fa più paura quando è umano”.
[2] Perona dice che il termine corretto è nekotama o una roba del genere.
[3] Questo, devo ammetterlo, è molto coerente, visto che è il gemello di Robin.









Angolo dell'autrice: 
Ehilà!!! Buon Halloween a tutti gente!!! 
Come andiamo?! 
Allora non sto qui a dilungarmi troppo, mi limito a spiegarvi un po' di glossario, per chi ovviamente non conosce già tutti i termini demoniaci o meno che ho usato nel primo capitolo. 
Dunque, dunque, dunque...
Windigo: questo ve lo spiego perchè se lo andate a cercare secondo me ci restate secchi. Si tratta di un demone presente nella tradizione pellerossa che viene descritto come una bellissima donna priva però di bocca (inteso che non ha le labbra quindi le si vedono i denti che sono più delle fauci) ma se cercate le immagini trovate solo quelle del suo vero aspetto che è più o meno Chopper quando raggiunge il Monster Point ma con i denti scoperti e affilati. E mangia gli uomini. Ora, ho optato per Monet perchè personalmente la trovo bellissima e sì, non temete, Monet ha le labbra e non si trasforma in Monster Chopper. In questa storia il windigo ha solo l'aspetto di una giovane donna che quando le girano tira fuori dei denti che paiono il set di coltelli della televendita (come nel manga appunto). 
Succubo: demone della tradizione cristiana di periodo medievale. I succubi sono tutte donne e il loro obbiettivo era sedurre gli uomini, soprattutto quelli di chiesa, per farli cedere alla loro lussuria e procreare. 
Incubo: la controparte maschile del succubo e non chiamato così a caso. Il suo obbiettivo era sedurre le donne e soddisfare la propria lussuria e per farlo apparivano loro di notte e le donne riportavano l'esperienza come fosse stato un terribile incubo. Non mi vergogno nemmeno un po' per averlo scelto per Law. U.U
Nekomata: nella nota a piè di pagina l'errore di battitura è voluto, visto che le note sono di Ace. Si tratta di uno spirito demone giapponese che si trasforma in un animale, non vi dico quale nello specifico perchè si scopre dopo e il motivo per cui Ace lo descrive come "una specie di animago" dopo aver parlato dei mutaforma è che i mutaforma possono diventare ciò che vogliono e i quattro in questione si trasformano sempre nello stesso animale per scelta mentre il nekomata non ha alternative.
Bene! Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno letto e che la seguiranno. 
Un bacio grande e a presto! 
Page. 


PS: L'ultimo capitolo di Somebody to Love arriva presto! Parola di Giovane Marmotta! 

 
  
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