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Autore: ChrisAndreini    31/10/2016    1 recensioni
Ancora una volta Hiccup, Rapunzel, Merida, Jack e Anna si sono ritrovati per raccontarsi storie dell'orrore, tra litigi, alleanze, conflitti tra coppie e risate.
Questa volta è una vera e propria battaglia a colpi di parole, ma dopotutto l'unica cosa che conta per i quattro amici è divertirsi.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Speciali! '
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Treehouse of horror 3 

 

-…e la guardiana notturna staccò di netto la testa alla volpe animatronica, facendo schizzare un getto di olio che impregnò le pareti, e sopravvivendo cinque notti al Jack’s, che in assenza di robot chiuse i battenti per sempre, intrappolando le anime di coloro che avevano cercato di ucciderla. Fine- così Anna concludeva la sua storia dell’orrore, nel silenzio più totale, e lanciando un’occhiata a Merida che era accanto a lei e la guardava pallida e terrorizzata.

Non era certo l’unica ad essere rimasta sconvolta, Rapunzel, anche lei seduta accanto alla cugina, aveva le mani alla bocca e le lacrime agli occhi, Jack le teneva le spalle come a proteggerla, guardando Anna ad occhi sgranati e trattenendosi con forza dal non metterle le mani sulle orecchie.

Hiccup, accanto a lui, stava leggendo un libro per niente sorpreso, ma era l’unico.

Anna si godette l’espressione di tutti con uno sguardo soddisfatto e leggermente sadico per qualche minuto, per poi lasciarlo andare e tornare al suo normale sorriso di sempre.

-Allora, cosa sono quelle facce lunghe? A chi tocca?- chiese, sollevando la torcia.

-Preferivo il pupazzo di neve- commentò Jack, parlando per primo, e assicurandosi che Rapunzel stesse bene.

-In effetti. Hai deciso di rubare a Rapunzel il record di storia più horror e deprimente?- chiese Merida cercando di assumere una tono sicuro di sé.

-Se noi non siamo capaci di creare storie serie non è colpa di Rapunzel- commentò Hiccup a bassa voce, senza staccare gli occhi dal libro e guadagnandosi una gomitata da parte della ragazza, che lo guardò offesa.

-Vuoi forse dirmi che vuoi rinunciare alla storia che abbiamo programmato?! Perché se mantieni questo caratterino io ti lascio solo- incrociò le braccia e gli fece il muso.

Finalmente Hiccup sembrò spaventato, e alzò la testa per guardarla.

Per qualche secondo ci fu un silenzio tombale, poi Merida scoppiò a ridere, e lo spinse scherzosamente.

-Dovresti vedere la tua faccia! Ovvio che non rinuncerò alla nostra storia, ci abbiamo lavorato per un mese- 

-Ehi! Non vale programmare le storie!- si lamentò Jack, incrociando le braccia.

Rapunzel alzò le spalle.

-L’importante è che ci si diverta, no?- cercò di risollevare gli animi con un gran sorriso.

-Rapunzel, raccontiamo una cosa insieme anche noi come l’anno scorso? Facciamo la Jackunzel contro la Mericcup!- chiese Jack, con un gran sorriso, infervorandosi.

-Jackunzel? Mericcup?!- Merida lo guardò come se fosse pazzo, con un sopracciglio inarcato.

-Ma poi dura troppo poco la serata!- si lamentò Anna, con una faccina triste.

-Suvvia, Jack, noi l’abbiamo fatto l’anno scorso. E poi avrei già un’ideuzza in testa- Rapunzel gli mise una mano sulla spalla.

-E ci risiamo con la depressione- commentò Merida a denti stretti -Almeno potresti far raccontare prima Jack così evitiamo di suicidarci prima di arrivare a fine serata- 

Rapunzel sembrò ferita.

-Lo scopo non è spaventare?!- chiese Jack per difenderla.

-Ragazzi, calmatevi. Chiedo di nuovo, a chi tocca adesso?- Anna si rigirava la torcia tra le mani con aria indecisa.

-Se Hiccup e Merida hanno una storia spettacolare toccherà a loro, no?- li incoraggiò Jack.

-La nostra sarà orripilante e spaventosa, meglio una delle tue stupidaggini- affermò Merida prendendolo in giro.

Jack prese titubante la torcia.

-Voglio proprio vedere se dopo la tua storia siamo tutti terrorizzati- la provocò, cercando di trovare alla svelta un’idea interessante.

-Dopo la tua sicuramente no- 

-Forse gli altri no ma tu, si, assolutamente- l’idea perfetta gli arrivò in mente, osservando il travestimento da yandere di Anna.

 

Notice me, Senpai

 

Pffffffff… AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!

Perfetto, la storia non è nemmeno cominciata e già Merida mi prende in giro.

E’ davvero una specie di parodia delle yandere?!

Sei tu ad aver chiesto una storia stupida, e non riderei molto se fossi in te, vedrai quanto sarà spaventosa

 

C’era una volta una scuola superiore chiamata Akademi High School.

Essa aveva il grande pregio di essere la scuola dove studiava il ragazzo più figo e avvenente del mondo: Jack Senpai.

 

Pfffffffff… AHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!

Me lo aspettavo da Merida, ma Rapunzel, che cavolo!!

Scusa, scusa, è che il tuo tono convinto era troppo spassoso.

Perché, non mi consideri figo e avvenente?

Certo che lo sei, solo che forse non il più figo e avvenente del mondo?

Fiducia tradita dalla tua ragazza, che sbianco.

Ho deciso, smetto di raccontare!

No, no, non può una storia finire dopo quattro righe!

 

Egli era amato da tutti! TUTTI!!

Nel caso delle ragazze letteralmente.

La sua figaggine era così immensa che tutte le ragazze volevano stare con lui, ma nessuna aveva il coraggio di confessare il suo amore, quindi era, stranamente, single.

Tra queste ragazze innamorate follemente di lui c’erano Merida Yandere e Rapunzel Haruka.

 

Jack, ma…

Bleah!! Che schifo!!!

 

Rapunzel era la più bella, gentile, dolce e buona tra tutte le ragazze del liceo, e grande amica del Senpai, ma non si era mai confessata perché intimorita dalla sua avvenenza.

La sua migliore amica era Anna Miyu.

Merida, invece, era semplicemente una pazza schizzata destinata a fare una brutta fine.

 

Brutto piccolo figlio di…

MERIDA!!

 

Ah, già, e poi c’era Hiccup che…

 

Ti prego fa che non sono innamorato di Jack, ti prego fa che non sono innamorato di Jack!! 

 

…era innamorato di Rapunzel.

 

WTF?!

Tranquilli, è tutto calcolato.

 

Ed ora che abbiamo presentato i personaggi, cominciamo con la nostra storia.

Lunedì

 

Ora è diventato shining?!

Zitta!

 

Lunedì Merida iniziò a pensare ad un piano per eliminare tutte le sue rivali, a cominciare della bella, carismatica, dolce e gentile Rapunzel.

 

Aww 

 

Si rese conto che Hiccup Soma era innamorato perso di Rapunzel tanto da farle da stalker peggio di come Merida stalkerava Jack.

 

Anche quando siete OOC siete fatti l’uno per l’altra.

 

Così decise di aiutarlo per levarsi dai piedi Rapunzel in modo non violento.

Gli andò vicino, mentre lui la stalkerava al club di pittura.

-Ciao coso, lo sai che stai molto bene oggi?- lo salutò, cercando al contempo di far salire la sua reputazione.

-Che?!- chiese lui, facendo un passo indietro e credendo di avere a che fare con una maniaca, cosa che infatti era.

-Lascia perdere, ho poche scelte di dialogo- lasciò perdere lei sventolando la mano davanti.

-Uhm… ok?- Hiccup era confuso, e non lo biasimo, con quella pazza.

 

Grrrr.

 

-Ti piace quella pu… lzella di Rapunzel Haruka, vero? Ti aiuto a conquistarla, che ne dici?- si propose lei con un occhiolino pazzo, andando dritta al punto.

-Scusa, ma tu chi diavolo sei?- chiese Hiccup, sempre più confuso.

-Ah, giusto, mi sono dimenticata di fare la task. Vabbè, ti vado a trovare il gatto che hai perso-

Per farla breve, dopo la task sia a Hiccup per ritrovare Sdentato che a Rapunzel per… boh… fare la foto a un bel paesaggio da farle dipingere?

 

Che roba idiota

 

Insomma, Merida riuscì a combinare l’appuntamento tra i due, ma nonostante fece da Cyrano per la coppietta felice, l’appuntamento non andò come sperato, anzi divennero amici, e Hiccup le fece da confidente e le consigliò, senza seguire minimamente i consigli di Merida, di confessarsi a Jack.

Infatti il brunetto, dato che era pazzo quanto Merida, si era preso una cotta proprio per quest’ultima, avendoci passato insieme tutto il pomeriggio.

 

I ship it!

Almeno non sono innamorato di Jack.

 

Martedì

Merida decise di provare con la migliore amica di Rapunzel, Saki… ehm, cioè, Anna Miyu.

Il suo piano prevedeva di rapirla, torturarla, e poi farle uccidere Rapunzel per poi suicidarsi.

A pranzo, quando era in mezzo a un grande gruppo di persone, le andò a parlare.

-Ciao, sai che stai molto bene oggi?- la salutò, sempre cercando di aumentare la reputazione.

-Ehm… ok, grazie?- rispose confusa Anna, già pronta ad affermare con fermezza di esse lusingata ma di non essere lesbica.

-Mi seguiresti un secondo? Ti devo mostrare una cosa- Merida indicò un punto all’orizzonte, tutte le ragazze del gruppetto la guardarono come se fosse pazza.

-Scusa, eh, ma tu chi diavolo sei?- chiese Anna guardandola storto.

-Ah, giusto, la task!- Merida si diede una manata sulla fronte.

Dopo aver dato ad Anna un elastico resistente per i suoi capelli… no, anzi, l’elastico era meglio per Rapunzel, facciamo finta che abbia usato quello, ok, e ad Anna diede… boh… le ritrovò il cellulare che si era persa.

 

Molto da me perdermi il cellulare.

 

Comunque dopo averle ridato il cellulare riuscì finalmente a portarla in una stanza isolata, ma fece un’enorme gaffe quando lei si accorse di tutto e scappò via.

Invano cercò di spiegarsi, e per fortuna trovò una scusa che bastò, ma il suo piano andò a farsi benedire.

Perché la vita non è un videogioco.

 

Jack, sei sicuro di sentirti bene, stai mettendo un insegnamento moralista.

Rapunzel mi sta cambiando in meglio.

Meno sdolcinatezze e più orrore.

 

Comunque il terzo giorno, ormai mega stufa di fare la “pacifica”, Merida prese un cacciavite che era stato abbandonato a caso all’entrata della scuola e si mise ad attaccare gente a caso in preda all’isteria omicida.

 

Io non sceglierei mai il cacciavite!!! Katana tutta la vita!!

Ma fino a prova contraria questa è la mia storia.

 

-Merida, che stai facendo?- le chiese Hiccup confuso, mentre lei agitava random il cacciavite, senza capire cosa diavolo stesse facendo perché era una pera cotta.

 

Ti stai vendicando per la storia dell’anno scorso, vero?

Ovviamente.

 

Merida, in preda al raptus, ferì al braccio Hiccup, e poi iniziò a colpirlo ripetutamente fino ad ucciderlo, proprio di fronte a Rapunzel, che sarebbe stata la prossima.

 

Devo ammettere che mi aspettavo di morire.

 

Rapunzel iniziò ad indietreggiare, e Merida, sporca di sangue e calpestando malamente il cadavere dell’unica persona che l’aveva notata, ma che non era abbastanza per lei…

 

Guarda che non è affatto vero.

Grazie Merida.

 

…si avvicinò con il cacciavite stretto in mano e una sanità mentale sottozero.

-Cosa vuoi da me?- le chiese Rapunzel, tremante e spaventata.

Merida iniziò a ridere come una pazza, poi, rendendosi conto che così facendo stava tornando sana di mente, decise di non farlo perché restare fuori di testa le piaceva eccome.

E a quel punto, quando stava per uccidere anche Rapunzel Haruka, la sua più grande rivale, una mazza da baseball le si abbatté sulla nuca, mandandola KO.

 

Io ero vivo?

Mi ci vedo ad essere io.

Ragazzi, guardate che è Jack.

Se è Jack lo ammazzo.

 

Era Jack Senpai.

-Non toccare la mia Rapunchan!- urlò lui furente.

-Jack, ma che cavolo?!- Rapunzel era sempre più confusa.

-Credi che un Senpai non possa essere uno yandere?- chiese Jack alzando le spalle.

Rapunzel era senza parole.

Merida si risollevò in piedi.

-Senpai?- chiese sofferente, sembrava che stesse per partire la schermata del game over da un momento all’altro, ma la vita non era un videogioco, era solo molto demenziale.

Jack le tirò un’altra botta in testa, che la stese per molto più tempo, poi gettò da un lato la mazza da baseball e abbracciò Rapunzel.

Ancora una volta si era dimostrato il più figo del mondo, in tutto e per tutto.

Merida venne arrestata, andò in una prigione-manicomio e venne poi uccisa dalla sua compagna di cella per colpa di un dottore al quale andavano dietro entrambe.

Fine!

 

-BUUUUUU!!!- proruppe Merida fischiando infastidita.

Il resto della sala scoppiò a ridere.

-Sei un idiota Jack- lo prese in giro affettuosamente Rapunzel, dandogli un buffetto sul naso.

-Un po’ più di rispetto per il tuo salvatore- si lamentò Jack, incrociando le braccia con aria fintamente offesa.

-Io avrei visto molto bene Rapunzel a prendere una padella dal club di cucina e tirarla in testa a Merida- commentò Hiccup, pensieroso.

-Sto seriamente pensando di farti raccontare la storia da solo, lasciarti e andarmene da quella porta!- esclamò Merida seccata.

Hiccup sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri.

-Stavo parlando di Merida personaggio, non di te! Tu sei completamente diversa, condividete solo lo stesso nome- cercò di giustificarsi Hiccup, sollevando le mani in segno di resa.

Merida sbuffò, e lo spinse, segno che lo aveva del tutto perdonato, per fortuna.

-Problemi in paradiso- commentò Jack, guadagnandosi un’occhiataccia identica da parte di entrambi -Allora, piccioncini, volete raccontarci la vostra “meravigliosa” storia di gruppo?- propose, lanciando la torcia a Hiccup, che la mancò.

Venne per fortuna recuperata al volo da Merida, con i riflessi sempre pronti.

-Con piacere, farà sbiancare, non come la tua- affermò con convinzione la rossa, passandola a Hiccup.

-Affermiamo però che non è una storia a sé, ma un sequel…- avvertì Hiccup, accendendola e puntandosela al viso.

-Più spin off- lo corresse Merida, entrando nel cono di luce giusto il tempo di parlare a poi uscendo subito dopo.

-Si, infatti-

-Di cosa?- chiese Rapunzel curiosa.

Merida portò dalle mani di Hiccup la torcia verso di sé per parlare.

-Di Sacrifice, ovviamente- affermò facendo un occhiolino a Rapunzel, che ridacchiò.

-La storia dell’anno scorso? Non ci credo. Ma non sapete neanche com’è andata a finire- sembrava parecchio eccitata.

-Me l’ha raccontato Jack, molto accuratamente nei dettagli- spiegò Hiccup, riportando la luce su di sé.

-Ma comunque la storia si ambienta prima dei fatti narrati in Sacrifice, tranne un paio di scene- tagliò corto Merida -Allora, vogliamo cominciare?- chiese, passando la torcia a Hiccup.

Dato che nessuno obiettò, il ragazzo cominciò.

 

The story of the pastor who fell in love with a demon

 

Che titolo originale, e soprattutto… breve.

Jack sta zitto, questa è una storia seria.

E poi sono stato io a scegliere il nome.

Ah… sempre lungo rimane

 

In un’alba grigia e spenta, il pastore Harold era seduto di fronte all’altare a pregare.

Era molto preoccupato, perché la nipote non si vedeva dalla sera prima, ma l’istinto gli diceva che non doveva temere che James le facesse del male.

Sentiva che in quell’anima dannata c’era una buona persona, pronta a uscire fuori.

Quasi come sentendo i suoi pensieri, le porte della chiesa si spalancarono, e Rosmary entrò, insieme allo stesso James.

Harold non riusciva a credere ai suoi occhi.

James non era mai entrato in chiesa, non poteva neanche camminare in territorio consacrato, per quello che Harold sapeva o almeno sospettava.

Forse si era sbagliato a crederlo davvero un vampiro.

-Rose! Mi stavo preoccupando, dov’eri?- chiese Harold, accogliendola, e cercando di non fare caso al conte Van de Frost.

-Zio! Sei in grave pericolo!- esclamò lei, con le lacrime agli occhi, guardando preoccupata la porta, che venne in quel momento scossa da un tonfo pesante, che minacciò di aprirla.

-Hai fatto un patto, devi mantenerlo!- urlò una voce che Harlod conosceva come le sue tasche.

-Meredith?- disse sottovoce, sorpreso.

-La conosci?- chiese Rosemary, confusa.

Harlod scosse la testa, errori di quando erano giovane non dovevano influenzarlo per tutta la vita.

Si rivolse a James, lanciandogli uno sguardo duro.

-Che cosa vuole?- gli chiese, in tono pratico.

James abbassò la testa, era libero dalla sua maledizione, ma gli errori che aveva fatto restavano, e non si potevano cancellare con una formula magica.

-Avevamo fatto un patto, un mese fa- iniziò a spiegare, a bassa voce.

-Questo non mi interessa. Voglio solo sapere cosa vuole- Harold scosse la testa.

-Te, io devo sacrificarti a lei- ammise.

-Oppure ucciderà te?- chiese Harold.

-Zio, non possiamo permetterlo. Ti possiamo salvare, possiamo trovare una soluzione!- Rosemary si mise davanti all’amato, pronto a proteggerlo, ma lui diede una risposta che nessuno si aspettava.

-No, prenderà Rose- li informò, con le lacrime agli occhi.

-Capisco- Harold iniziò a camminare verso le porte della chiesa.

-Aspetta, zio, non puoi!!- esclamò Rosemary, tentando di fermarlo.

-Non si arrenderà, lo sappiamo entrambi- Harold cercò l’appoggio di James, che lo guardò un po’ confuso.

-Perché vuole te?- gli chiese. Harold abbassò la testa.

 

Diciassette anni prima.

Meredith veniva spesso evocata da ragazzi idioti che volevano divertirsi con vecchi riti presi da diari, e la maggior parte delle volte quei poveracci finivano male perché incapaci di contenerla in un pentagono.

Purtroppo non era forte come suo padre Bill, perciò era sempre lei a venire disturbata dal regno dei demoni.

Quella volta però l’evocatore sapeva disegnare, a quanto pareva.

Si ritrovò in mezzo ad un pentagono perfetto, apparendo in una fiammata esibizionista.

La sua irritazione fu abbastanza palese fin da subito. Si era resa conto che il pentagono era una figata, fatto magistralmente che caspiterina manco un uragano l’avrebbe schiodata da lì. Sette sataniche fatevi in là, questi ragazzacci sono molto meglio.

 

Merida...

 

Si, si, scusa, mi sono lasciata trasportare.

Davanti a lei c’erano cinque ragazzi uno più idiota dell’altro a giudicare dalla faccia, tranne uno che sembrava meno idiota, e che aveva un gessetto in mano.

-Cosa volete da me?- chiese Meredith con voce misteriosa e sfuggente, iniziando a trasformarsi in forma semi umana, e diventando una ragazza di circa la loro età ricoperta di fiamme e con i capelli di simile forma.

-Ce l’abbiamo fatta, Flynnigan- disse Eustace al suo gemello, battendogli il cinque.

Meredith sollevò un sopracciglio, il ragazzo col gessetto scosse la testa, timoroso.

-Dovreste andarci cauti- commentò, e Meredith si trovò d’accordo, tanto che decise che l’avrebbe fatto morire in modo meno truce e doloroso rispetto a tutti gli altri.

-Appunto, ragazzi, non sapete che succede agli stupidi ragazzi che fanno male un pentagono di contenimento?- chiese per mettere loro paura.

I ragazzi guardarono quello con il gessetto, iniziando a preoccuparsi.

-Immagino che sia stato tu a disegnarlo- Meredith si rivolse a lui, guardandolo fisso e facendogli venire i brividi per tutta la schiena.

Lui annuì, tremante.

-Allora, cosa vuoi da me?- gli chiese.

Come artefice del disegno spettava a lui porgere la richiesta.

-A dire il vero sono stato io ad evocarti- si intromise Flynnigan.

Meredith gli lanciò un’occhiataccia.

-Sapevi che il pentagono è dieci volte più potente della formula d’evocazione?- gli chiese retoricamente.

Tutto il gruppetto guardò il ragazzo con il gessetto, che a quanto pareva era il meno convinto da quello che stavano facendo.

-Io non…- guardò Eustace, come se avesse paura di lui -… non ho nulla da chiedere- 

Meredith si fece curiosa, e si inventò un bel piano per liberarsi da quella prigione e fare fuori tutti.

-Allora dovremo passare la proprietà del mio patto a qualcun altro, e per farlo dovrete lasciarmi sola con codesto ragazzo per un tempo indefinito- si inventò, cercando di risultare convincente.

Lui sbiancò.

-Co…cosa?!- chiese terrorizzato, iniziando ad indietreggiare.

-Farai bene a fare come ti viene ordinato, se non vuoi che le cose vadano a finire male- lo minacciò Flynnigan.

Lui abbassò la testa.

Meredith si sentì montare un odio ancora più profondo verso i gemelli che sembravano usare il povero e irritantemente talentuoso ragazzo che l’aveva intrappolata con la sua bravura.

-E non provare ad uscire da qui- uscirono, e prima che il ragazzo potesse dire alcunché, lo chiusero dentro con il demone.

-Dovresti vedere la tua faccia, mortale. Non mordo… da intrappolata almeno- lo prese in giro lei, sedendosi e guardandolo come fosse un prelibato pezzo di carne.

-Fai quello che devi- lui chiuse gli occhi, come offrendosi da sacrificio umano.

-Non ho nulla da fare, cercavo solo di farli uscire fuori, la loro presenza mi irrita- commentò lei, seccata.

-Ma dobbiamo trovare un modo per far fare a Flynn un patto, altrimenti…- si interruppe, non volendo rivelare niente di più.

-Ti  minacciano, per caso?- chiese lei, curiosa.

Le vicende umane erano una soap opera interessante.

-Perché dovrebbe interessarti?!- esclamò lui, evitando il suo sguardo.

-Potrei sempre aiutarti, liberarmi di loro in cambio della mia libertà. Non ho mai visto un pentagono così ben riuscito. E ne ho visti, fidati- cercò di lusingarlo per convincerlo.

-Mi dispiace, non mi fido di te, e ho troppo da perdere per avere fede in questo momento- 

Meredith sbuffò.

-Non credi? Non ti facevo blasfemo- lo prese in giro, seccata.

A quanto pareva sarebbe dovuta restare lì dentro piuttosto a lungo.

-Si, credo, ma… come ti chiami?- chiese a sorpresa, girandosi verso di lei.

Lei sorrise.

-Sei sveglio, ragazzo. Un nome porta in sé potere su qualcosa. Beh, non credo di essere in condizione di fare la difficile. Mi chiamo Meredith. Tu?- rispose, cercando di conquistarlo per convincerlo a liberarla.

Lui non rispose.

-Capisco, se vuoi posso raccontarti la storia della mia vita demonica in modo da farti fidare di me, ma non so quanto mi convenga e quanti frutti potrebbe dare- l’umorismo le usciva abbastanza bene, il ragazzo si trattenne a stento dal ridere.

-Questo non mi rassicura per niente- commentò, anche abbastanza preoccupato.

-Però non credo che ti faranno mai più uscire, quindi potremmo sempre parlare un po’ invece di girarci i pollici fino alla tua morte- Meredith alzò le spalle, e il ragazzo, sospirando, decise di sedersi davanti a lei.

-Harold, mi chiamo Harold- ammise. -E i ragazzi… hanno rapito la mia fidanzata- confessò in un sussurro.

Meredith provò una sensazione mai provata prima.

Un misto tra compassione, gelosia e rabbia.

-Ah. Credo di capire. Se mi lasci andare posso liberarla. Devi solo stringermi una mano- la infiammò, e gliela porse, ma lui la guardò diffidente.

-So cosa fanno i demoni come te. Una volta mio padre e i suoi colleghi provarono ad evocarne uno… ci salvammo solo io e mia sorella. Furono sterminate dieci famiglie- la guardò con odio, e Meredith sospirò.

-Papà- commentò, quasi rimproverando qualcuno.

-Cosa?- chiese Harold, aggrottando le sopracciglia.

-Sembra proprio l’operato di mio padre, Bill Cipher. E’ tipo il demone più potente di tutto il mondo e… strano che si sia fatto evocare, di solito passa la patata bollente a me che devo poi cavarmela da sola nel liberarmi da pentagoni, stringere patti e tutto questo macello- commentò quasi tra sé. 

Era la volta buona che rimaneva per sempre intrappolata.

Dannazione!

-Pensavo che i demoni venissero tutti da Lilith- commentò Harold, confuso.

-Si, Bill è suo figlio. Io non ero una demone. Un tempo ero un’umana. Sono stata bruciata sul rogo per stregoneria e circa venti minuti dopo ho sterminato l’intero villaggio che l’aveva fatto tornando come demone. Non mi ero mai divertita tanto- 

-E’ una cosa orribile- 

-Tu che avresti fatto?- 

-Di certo non questo-

-Già, mi immagino. Tu non hai neanche il coraggio di stringere un patto per salvare la donna che ami- mentre lo diceva quasi sperava che non lo facesse più.

Meredith non si era mai sfogata con qualcuno.

-Proprio perché so che li uccideresti tutti e uccideresti anche me e Astolfa- 

 

Ma che schifo di nome è Astolfa!?

Merida voleva mettere un pessimo nome a Astrid, perciò…

Ma Astolfa non si può sentire.

 

Meredith non replicò.

-Lo sapevo. Stai cercando di manovrarmi in modo da farmi accettare il patto- Harold scosse la testa, e si alzò, per allontanarsi.

-Sai che significa venire presa ogni volta e intrappolata, chiamata per risolvere i vostri più stupidi problemi? Io odio gli uomini, e ho i miei motivi- affermò, seccata.

-Ma io non ho mai voluto avere nulla a che fare con te- si lamentò Harold -Ti prego, ascolta la richiesta di Flynn e basta. Mi libereranno e ritornerò da Astolfa e almeno il mio incubo sarà finito- quasi la supplicò.

-Sai, se la metti così potrei anche venirvi a cercare e uccidervi comunque, quindi perché non cercare un modo di far sopravvivere te e quella brutta figlia di…- 

Harold la guardò confuso.

Meredith si rese conto troppo tardi di essere leggermente gelosa, e non capiva affatto perché.

Da quando l’aveva visto sentiva un’emozione del tutto nuova in lei.

-Insomma…. senti, Harold, tu mi piaci, quindi ti propongo un patto conveniente. Tu mi liberi, e in cambio io libererò Astolfa e non potrò uccidere né te, né la donna che ami- era il patto più generoso che avesse mai fatto.

-E mia sorella, e la sua famiglia- aggiunse lui.

-Non vedo motivo per cui dovrei farlo, non so neanche chi siano- acconsentì Meredith.

-Appunto aggiungili nel patto- Harold non si fidava ancora del tutto.

-Va bene. Io, Meredith, nel pieno delle mie facoltà da demone, ti offro un patto: non potrò uccidere personalmente Harold… qual è il tuo cognome?- gli chiese.

-Higgins-

-Harold Higgins, la sua famiglia e la donna che lui ama che inoltre salverò per quanto mi sia possibile, a patto che lui mi liberi- la mano si infiammò, e la porse verso di lui.

Harold era ancora un po’ incerto.

-Allora, hai finito?! La mia pazienza ha un limite!- Eustace che entrò di scatto fece sobbalzare entrambi.

Meredith gli fece uno sguardo per incitarlo a spronarlo, e Harold le strinse la mano, per poi cancellare con un piede una lieve porzione del pentagono.

-Che bello fare affari con te!- commentò, con un gran sorriso.

 

-Meredith uscì, e fece una grande strage. Astolfa venne liberata, ma Flynn, prima di morire, riuscì a pugnalarla. Meredith non fece nulla per aiutarla, così io, preso dal furore e dalla rabbia, le giurai vendetta per non avere adempiuto al patto e decisi di diventare prete per trovare un modo di farla fuori- finì di raccontare Harold, ai due ragazzi che erano rimasti completamente sconvolti.

-Quindi ti odia perché le hai giurato vendetta? Non mi pare una cosa da lei- commentò James.

-Infatti non mi odia per questo- Harold scosse la testa.

-UCCIDILO, JAMES!!- urlò Meredith con voce potente da fuori la chiesa.

-Vieni, usciamo fuori- Harold incoraggiò l’ex-vampiro.

-No! Se esci ti ucciderà!- esclamò Rosemary, preoccupata.

-Non può, il patto è ancora valido- la rassicurò, accarezzandole i capelli.

-Ecco perché l’ha chiesto a me- James arrivò alla conclusione pensieroso. 

 

Ma, aspetta, Rosemary è parte della sua famiglia, non può ucciderla!

…Jack, tu si che sai come rovinare le storie!!!

Non era ancora nata, non vale nel patto.

Grande Hic!

Ma Rosemary ha diciassette anni.

E STA ZITTO!!!

 

I due uscirono.

Meredith, in fiamme, li aspettava fuori.

Guardò Harold con sguardo penetrante.

-Mi dispiace per quello che ti ho detto diciassette anni fa, ho finalmente capito perché non hai potuto salvare Astolfa- commentò, preparandosi al sacrificio.

Meredith lo guardò confusa.

-C…cosa?- chiese. 

Non voleva credere alle sue orecchie.

James lo guardò confuso.

Harold si voltò verso di lui, guardandolo con sguardo quasi paterno.

-Rosemary non è l’unica in famiglia ad innamorarsi dei mostri- affermò, guardandolo con un sorrisino triste.

-Tu ti eri innamorato di Meredith?! Per questo lei non era obbligata a salvarla. Lei era obbligata a salvare solo la donna che tu avessi amato… e tu… ti eri innamorato di lei- realizzò, sorpreso.

Meredith guardò prima James, poi Harold, che ricambiò lo sguardo.

-Ti sciolgo da ogni patto, puoi essere tu ad uccidermi, se vuoi- affermò, quasi sfidandola a farlo.

Meredith sentì come un peso scivolarle via dal petto, e non capì quale fosse il suo gioco.

-Molto più divertente- commentò, sorridendo, e sollevando una mano.

Aveva ucciso migliaia di persone, forse pure milioni, senza mai avere un ripensamento di alcun tipo.

Harold continuò a guardarla, e lei… non riuscì a ucciderlo.

-Non hai annullato il patto!- esclamò, seccata, anche se in cuor suo sapeva che non era così.

-Io l’ho annullato, Meredith-

-Non me la bevo! Perché mai ti saresti dovuto innamorare di me?! In così poco tempo oltretutto. Io sono solo un demone!!!- continuò a tenere la mano alzata, ma Harold rimase del tutto illeso.

-Perché non mi uccidi?- le chiese Harold, con l’aria di uno che sapeva perfettamente la risposta.

E la sapeva anche Meredith.

-Non è come pensi tu!!- esclamò furente.

La mano le tremava, Harold si avvicinò.

-Sta fermo! Ti ucciderò!-

-Tu non mi odi perché mi odi… tu mi odi… perché mi ami- affermò con un sorriso, avvicinandosi a tal punto da ritrovarsi a portata di labbra.

-Che stai…?- la voce di Meredith tremava quanto la sua mano che si abbassò seguendo il movimento sorpreso del suo corpo quando Harold la baciò.

Il sentimento che aveva iniziato a provare dal loro primo incontro esplose in tutta la sua forza da dentro di lei, trasformandola nell’umana che un tempo era stata, e facendola crollare tra le braccia di Harold, che la prese al volo, e la guardò con un grande sorriso.

-Che diavolo è successo?!- esclamò lei, guardandolo un misto tra spaventata e arrabbiata.

-Ti ho salvata… come tu hai salvato me-rispose Harold, e la baciò di nuovo.

Fine

-Da quando sei diventata così sdolcinata?!- esclamò Jack disgustato.

-Hiccup mi cambia in meglio- commentò Merida, lanciando un’occhiata al ragazzo, che la teneva ancora tra le braccia.

Oltre a raccontare la storia, l’avevano anche recitata e mimata, almeno nelle scene più importanti.

-Meno romanticismo e più orrore!!!- esclamò Jack, seccato.

Rapunzel era quasi commossa.

-Siete stati dolcissimi, ragazzi- si complimentò, con le lacrime agli occhi.

Anna se ne era dovuta discretamente andare a metà storia perché Elsa l’aveva chiamata urgentemente di sopra per aiutarla.

-Si, ma sono convinta che tu farai di meglio, Punzie! Dimostra loro che siamo ancora noi la coppia vincente!- la incoraggiò Jack, stringendola a sé.

-Sei troppo competitivo. Dato che è stata una storia abbastanza romantica e seria stavo pensando di rendere la mia più simpatica e divertente- sorrise lei, guadagnandosi le risate di tutti i presenti, anche se cercarono di velarle.

Lei si accigliò.

-Che c’è?- chiese, senza capire bene.

-No, è che… non ti ci vedo a raccontare una storia divertente. Tu rendi molto bene con quelle deprimenti. Magari non necessariamente romantiche, ma…- si spiegò Merida.

Rapunzel si offese leggermente.

-Guarda che riesco a raccontare una storia che sia divertente, spaventosa e romantica tutto insieme- incrociò le braccia, con aria di sfida.

-Questa è la mia ragazza! Dimostra a tutti che la Jackunzel vince!!- la incoraggiò Jack.

Rapunzel gli prese una mano.

-Devo ammettere che la storia che avevo in mente era… deprimente, ma la modificherò per voi!- 

E su cos’è?- chiese Hiccup curioso.

Rapunzel indicò il suo costume.

Quell’anno il tema era stato cosplay.

Jack si era vestito da Sans di Undertale, Hiccup da Leo Valdez di Percy Jackson, Merida da Jessica Jones e nessuno aveva ancora azzeccato il travestimento di Rapunzel.

Gli amici si guardarono confusi, mentre orgogliosa, Rapunzel si abbassava la benda che aveva tenuta nascosta dietro al ciuffo. Una benda a forma di corona che non diceva nulla a nessuno dei presenti.

-Davvero non ci arrivate? Il mio è un costume da… Rapunciel- alla sua battuta, ci fu un silenzio tombale.

-Ohhhhh- dissero poi tutti insieme.

Hiccup le passò la torca, curioso.

 

White Butler

Non troppo tempo fa, quando sul trono d’Inghilterra regnava la regina Vittoria, in una villa piuttosto lontana da Londra abitava una contessa della illustre famiglia Corona, insieme alla servitù e al fidato maggiordomo.

La storia che girava intorno a lei era misteriosa e confusa.

Cinque anni prima dell’inizio della nostra storia, quando la contessa Rapunciel Corona aveva poco più di dodici anni, un terribile incendio distrusse la sua casa e uccise i suoi genitori.

Ella poi scomparve per numerosi mesi, per poi tornare in circostanze misteriose accompagnata da un servitore di cui non si era mai sentito niente: Jackastian.

Aveva ricostruito a tempo record la villa, e la guidava con autorevolezza e forza.

Sembrava che i mesi di assenza l’avessero cambiata profondamente nell’animo e nel cuore, che era diventato di ghiaccio.

Dirigeva con una maturità molto maggiore rispetto ai suoi soli diciassette anni l’azienda di gioielleria dei genitori, e nonostante i numerosissimi rivali, sembrava tirare avanti senza particolari intoppi.

La nostra storia comincia una grigia mattinata di novembre, il giorno in cui la nostra contessina, intenta a fare colazione, ricevette una visita a sorpresa.

-Cuginetta, quanto tempo- l’entrata in scena vistosa di Mered fece alzare un sopracciglio alla contessa, che preferiva la discrezione in ogni cosa che faceva.

-Perché sei qui, Mered?- chiese andando dritta al punto.

-Una persona non può neanche passare a salutare la propria cugina preferita- la ragazza si sedette accanto a lei, mentre alle sue spalle entrava anche il suo maggiordomo, Higgrell, con aria da cane bastonato e testa bassa.

Non era un mistero che il maggiordomo della signora in rosso non amasse recarsi alla villa Corona. Mered non faceva che schernirlo e paragonarlo al meraviglioso, pratico e preciso maggiordomo Jackastian, che lo superava di gran lunga in competenza.

-Sul serio, Mered, perché sei qui? Sto lavorando- insistette Rapunciel, chiedendo con un cenno al proprio maggiordomo di riempirle una tazza da te.

-Va bene, va bene, tu sai qualcosa di questi misteriosi omicidi nelle zone povere della città? So che tu e il tuo maggiordomo vi occupate di queste faccende per conto della regina- andrò dritta al punto la ragazza, con un’occhiata indecifrabile, chiedendo a sua volta una tazza di tè che finì quasi tutto a terra.

Rapunciel non sollevò lo sguardo dalle sue carte, e si limitò a stringere i denti cercando di non far vedere la sua irritazione.

-Non dovresti credere a tutti i pettegolezzi che senti sul mio conto- disse solo, facendo cadere il discorso.

Mered sembrava delusa.

-Tanto valeva tentare, tra le vittime c’era un grande amico di mio padre. Gli interessava sapere se qualcuno di competente stesse indagando- lanciò un’occhiata a Jackastian, che stava servendo alla padrona un pezzo di torta.

-Sono convinta di si, non vedo perché tu abbia pensato a me- 

-Va bene, va bene- Mered alzò le mani in segno di resa, e cambiò prontamente discorso.

-Visto che stiamo in tema di persone competenti, il mio maggiordomo è una vera schiappa, non è che potrebbe restare qui qualche giorno ad imparare da un vero esperto?- chiese, con sguardo da cucciolo che le riusciva relativamente male a dire il vero.

 

Ehi!

Shhh

 

Rapunciel sospirò, e finalmente la guardò negli occhi.

-Uff, e va bene, sono sicura che Jackastian sarà un bravo insegnante, così come il resto della servitù- acconsentì, alzando le spalle.

-Perfetto, cuginetta! E’ un piacere fare affari con te- Mered si alzò, diede precisi ordini al suo maggiordomo, e uscì accompagnata da Jackastian, che poi tornò nel grande salone con un sorriso enigmatico.

-Higgrell, puoi andare in cucina, ti raggiungo tra un attimo- gli chiese, per poi prendere il piatto ormai vuoto dalla padrona.

Non appena il maggiordomo imbranato uscì, Rapunciel si rivolse a lui, in tono duro.

-Pensi anche tu quello che penso io?- chiese, osservando la porta dal quale era uscito.

-Potrebbe essere stata semplicemente una coincidenza, padroncina- affermò in tono sfuggente il maggiordomo.

-Potrebbe, hai ragione. Come procedono le indagini su quegli omicidi? Hai già stilato la lista dei sospettati?- chiese, cercando di dimenticare la visita della cugina.

Infatti Mered ci aveva visto giusto.

Rapunciel non solo lavorava all’azienda di famiglia, ma insieme al fidato maggiordomo risolveva i casi più particolari che si presentavano a Londra e spesso non in modo del tutto legale.

E Jackastian non era solo un misterioso e competente maggiordomo, ma un demone a cui Rapunciel aveva offerto la vita in cambio di protezione perpetua fino al momento in cui avesse vendicato i suoi genitori.

Era l’unico scopo della sua vita da quando era stata rapita, catturata e salvata proprio dal demone.

-Non ancora, non riesco a trovare il movente- si scusò lui, sistemando i piatti e preparandosi ad uscire.

-Vedi di sbrigarti, potrebbe morire un altro uomo!- lo spronò lei, prima di riconcentrarsi sulle sue carte.

-Si, my lady- 

 

Come al solito Jackastian si rivelò un diavolo di maggiordomo, e anche se non riuscì a stilare una lista di possibili colpevoli, nonostante qualche nome lo avesse già in mente, trovò abbastanza indizi e precedenti delle vittime per capire chi sarebbe stato il prossimo.

Così lui e la padrona, travestita con umili abiti e all’erta per qualsiasi cosa potesse andare nel verso sbagliato, si trovavano nel luogo del futuro omicidio prima ancora che questo avvenisse.

Ma purtroppo, l’assassino riuscì a colpire ugualmente.

Sentirono un forte urlo provenire dalla casa, e si voltarono di scatto verso l’unica porta d’accesso, increduli.

-Va a scoprire di chi si tratta- ordinò la contessa indicando l’interno dell’abitazione.

Jackastian si avviò in quella direzione, ma non ce n’era bisogno.

Il colpevole uscì dalla porta, e Rapunciel sobbalzò.

-Mered?- chiese la contessa, osservando la cugina, che la guardò quasi divertita.

-Qualcuno qui mente alla propria cara cuginetta. Credevo che non lavorassi su questo caso- commentò ridacchiando pazzamente.

I capelli sempre molto ben pettinati erano sciolti sulle spalle, e aveva in mano un arco molto particolare, con anche delle lame oltre che le solite frecce, di un materiale che Rapunciel non aveva mai visto prima.

Jackastian si mise davanti a lei con fare protettivo, riconoscendo l’arma.

-Uno shinigami?- chiese confuso. Non gli sembrava affatto probabile che la cugina della sua padrona fosse una di quelle creature.

Mered scosse la testa, e indicò la porta dietro di sé, dal quale comparve Higgrell, ancora con espressione abbastanza da cane bastonato.

 

Sembra che questa storia la stia raccontando Jack.

A quanto pare la sta contagiando in peggio.

Più romanticismo e meno orrore!

Dovrebbero stare meno insieme questi due.

Senti chi parla.

 

-Ah, capisco- commentò Jackastian, pronto ad attaccare nel momento in cui la sua padrona glielo avesse ordinato.

-Perché?- chiese Rapunciel, guardando la cugina come se la vedesse per la prima volta.

-Hai fatto le tue ricerche, dovresti saperlo! Tutti questi uomini erano dei mostri! Adescavano povere ragazze, tradivano le proprie mogli. Dovrebbero tutti bruciare all’inferno!- esclamò Mered, esaltata dal suo scopo -Tu, più di tutti, dovresti capirmi- cercò il supporto della cugina, che però si chiuse a riccio.

Odiava gli uomini così, ma doveva fermare gli omicidi, e l’avrebbe fatto. Non le importava delle conseguenze!

-Jackastian… uccidili!- ordinò, facendo irrigidire Mered, che impugnò con più forza l’arco.

-Si, my lady- annuì il maggiordomo, partendo all’attacco.

-Stai facendo un grosso errore!- esclamò Mered, prima di affrontarlo, lanciandogli frecce che lui schivò con grande abilità e tentando affondi con le mani nel caso si trovasse abbastanza vicino.

Nel frattempo Higgrell la guardava, ammirato.

-Sarà anche una maniaca omicida, ma devi ammettere che ha il suo fascino- commentò rivolto a Rapunciel, sistemandosi gli occhiali da shinigami.

-Se fossi in te cercherei di scappare, sarai il prossimo- gli suggerì lei lanciandogli un’occhiataccia.

Higgrell alzò le spalle.

-Non posso andare senza la mia arma, mi tiene in pugno- le spiegò.

Nel frattempo Jackastian stava lanciandole contro tutte le frecce che lei aveva sperperato, che Mered evitava e recuperava con un’agilità davvero incredibile per una mortale.

-Perché la stai aiutando?- chiese Rapunciel, senza capire.

-Mah, ero a mietere anime giù ad Oxford Street, quando lei mi ha rubato l’arma e mi ha obbligato ad essere il suo maggiordomo. Avrei potuto lamentarmi effettivamente, ma è una shinigami molto più decente di me, mi sentivo in colpa a non aiutarla. E poi è così forte!- rispose, con occhi a cuoricino.

Mered aveva distrutto quasi tutte le frecce, ed ora utilizzava l’arco solo per le sue lame, lanciando epiteti irripetibili.

Jackastian aveva tirato fuori tutte le posate d’argento e combatteva con quelle come ogni maggiordomo dovrebbe fare.

Rapunciel lanciò un’occhiata disgustata allo shinigami.

-Non ti capisco- affermò, proprio mentre Mered veniva colpita a morte da una forchetta volante.

 

Non capisco perché sono sempre una pazza psicopatica che muore di morti stupide e inutili!

Il karma, amica mia, il karma

Non sono più tua amica.

 

-Tu non sei umano!- si lamentò la ragazza con l’ultimo respiro.

-Hai azzeccato in pieno. E’ un demone- le rivelò Rapunciel, mentre le staccava l’arco dalle mani e lo restituiva allo shinigami che trovava troppo sfigato per uccidere.

-Vabbè, ma non vale così!- Mered riuscì a recuperare ancora un ultimo respiro per lamentarsi ulteriormente, poi spirò tra le braccia di Higgrell, che le accarezzò dolcemente i capelli e poi la dimenticò perché aveva molte altre cose a cui pensare.

-My lady, devo occuparmi anche di lui?- chiese Jackastian, impugnando i cucchiai che non sembra ma sono davvero un’arma letale nelle mani del maggiordomo giusto.

-No, lascialo andare. Abbiamo sconfitto l’assassino che cercavamo. Domani informerò la regina- Rapunciel si sistemò la giacca, e a testa alta si allontanò dal corpo della cugina e dal suo shinigami maggiordomo, che scomparve tra i tetti poco dopo.

Jackastian la seguì.

-Dovremmo occuparci di lei, padroncina, non dovrebbe lasciarla lì- provò a suggerirle, ma Rapunciel non ne voleva sapere.

-Portami a casa!- gli ordinò, in un tono che non ammetteva repliche.

-Si, my lady-  acconsentì Jackastian con un inchino.

***

-Per tutti i troll che Odino ha venduto a Freyr in cambio di un calzino!!- esclamò Hiccup interrompendo la storia di Rapunzel.

-Hiccup, che diavolo hai appena detto?!- Merida lo guardò malissimo, quasi vergognandosi di essere la sua ragazza.

-Scusate, ma è tardissimo, tra pochi minuti passa l’ultimo autobus della serata!- esclamò alzandosi in piedi e recuperando tutte le sue cose alla velocità della luce.

-Dobbiamo andare insieme! Non potevi avvertirmi prima?!- Merida lo seguì a ruota, e prima che Jack potesse proporsi per accompagnarli lui erano già fuori dalla porta.

-…non mi ero resa conto di aver parlato a lungo- commentò Rapunzel un po’ triste.

-Sono loro che hanno fatto durare la loro storia recitata un sacco- la rassicurò Jack, recuperando il libro che Hiccup aveva dimenticato e nascondendolo nella propria borsa per fargli uno scherzo.

-Beh, forse è il caso di concludere la festa allora, io e Anna dobbiamo mettere in ordine e domani i miei tornano presto- Rapunzel si alzò, e si avviò verso il buffet, per prendere tutti i panini avanzati.

Jack la seguì.

-No no, non te la cavi così facilmente, Rapunciel- la affiancò, e la fermò -Prima devi dirmi come finisce la storia- 

Rapunzel lo guardò, e i loro volti si trovavano a pochi centimetri.

-Non è che avessi in mente un finale, di solito lo invento mentre scrivo- gli spiegò, arrossendo e spostando il volto per recuperare i budini. Doveva metterli in frigo quanto prima.

-E allora cosa ti verrebbe in mente per concluderla adesso? Delle tue promesse ne hai rispettate solo due per il momento- Jack la fermò e la avvicinò a sé.

-Pensavo di non averne rispettata nessuna a dire il vero, quale manca?- chiese Rapunzel confusa.

Jack le rubò un budino, e Rapunzel che si aspettava tutt’altro, rimase parecchio infastidita, e li portò fuori dalla sua portata, liberandosi dalla sua presa.

-Sei proprio un bambino!- esclamò seccata.

-Sono qui per essere finiti dopotutto- Jack se lo spazzolò, e buttò nel cestino il piattino e il cucchiaino di plastica -E non mi hai ancora dato risposte- 

-Se ti dicessi che finisce esattamente così?- Rapunzel alzò le spalle e cominciò a salire le scale.

Jack la fermò nuovamente.

-Ti direi che hai tralasciato troppo la parte romantica. Tutto il mondo shippa Sebastian e Ciel, lascia che almeno in questa storia la ship si realizzi- le fece un occhiolino e la avvicinò a sé, dandole un dolce bacio sulle labbra.

-Allora, come finisce?- chiese non appena si furono separati.

Rapunzel gli sorrise.

-Finisce così- rispose, prima di baciarlo nuovamente.

-C’è biso…?- Anna giunse proprio in quel momento, ma per fortuna la coppietta era troppo presa per essersene accorta, e lei si fermò in tempo.

Sospirò.

-Dovevo aspettarmelo- commentò molto tra sé, e ritornò sopra le scale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Siate felici che sia riuscita a finire la storia perché è stato davvero un parto, come praticamente tutto quello che scrivo in questo periodo.

Che pessimo periodo!

Ma questo speciale non poteva mancare, e anche se è uscito molto peggio rispetto agli scorsi anni spero comunque che vi sia piaciuto.

Le storie parodizzate sono:

-Yandere Simulator (e le yandere in generale)

-Black Butler (o Kuroshitsuji)

Poi ci sono riferimenti a Undertale, Percy Jackson, Jessica Jones (che io non conosco a dire il vero ma mi sembrava un personaggio da Merida) e non mi pare nient’altro.

Vi consiglio se non li avete letti i primi due speciali di Halloween che sono abbastanza collegati a questo e spero davvero di essere stata all’altezza degli altri anni.

Non mi dilungo perché sono di fretta, un bacione e alla prossima :-*

P.s. scusate per i mille errori ma non ho potuto ricontrollare tutto (anche se ho avuto un beta molto pronto nell’ultima parte) e o pubblicavo ora o pubblicavo l’anno prossimo.

   
 
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