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Autore: Angel Of Fire    01/11/2016    4 recensioni
Un breve e intenso tuffo nella mente di Kanata/Reiga, il capo dei "cattivi". Ambientato subito dopo il suo intervento per impedire a Cadenza di uccidere la luce del dio, un missing moment incentrato sulle sue riflessioni, i suoi sentimenti e soprattutto sulla sua esitazione a voler compiere quello che è il suo destino: uccidere Yuki.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kanata Wakamiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Incompleto

 

Ogni persona che passa nella nostra vita è unica.

Sempre lascia un po’ di sé e si porta via un po’ di noi.

Ci sarà chi si è portato via molto,

ma non ci sarà mai chi non avrà lasciato nulla.

Jorge Luis Borges


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La pallida luce della luna filtrava attraverso le ampie ed alte vetrate, ed impertinente riusciva ad illuminare appena, tingendolo di una sfumatura rossastra, il tetro corridoio dove si era fermato a scrutare il cupo paesaggio che si estendeva oltre il lago, immerso nell’eterna notte di Infernus. Il suo sguardo grigio e spento, scivolava stanco sulle pianure scabre, sulle colline aspre puntellate di alberi rinsecchiti che parevano scheletri bruciati accartocciati su se stessi, spingendosi oltre le nere cime montuose, perdendosi in quell’inquietante orizzonte infuocato.
Strinse più forte il calice di vino che aveva tra le dita, nel quale si rifletteva luminoso il rosso disco lunare, fino a quando non sentì il vetro incrinarsi e sorrise tra sé, nel constatare come quel panorama fosse sempre identico, non mutasse mai, perché ad Infernus non pioveva, non soffiava il vento, non cadeva la neve… e non sorgeva mai il sole. Tutto appariva immutabile, come congelato in una dimensione onirica, irreale, a meno che non avesse lanciato un incantesimo per alterarlo. Anche il suo oscuro maniero era sorto dal nulla, arroccato su una roccia a strapiombo su un’immensa e nera distesa d’acqua e, nello stesso modo in cui lo aveva creato, avrebbe potuto farlo sparire. Nella dimensione infernale si sentiva più forte, il suo potere cresceva, si evolveva e spesso aveva il timore di non essere ancora in grado di controllarlo pienamente.
Ma quello che lo turbava in quel momento era ben altro. Per un istante provò un’intensa  stretta al cuore, un’acuta fitta che lo fece sussultare, deturpando il suo bel viso in una smorfia. Sospirò stancamente posando sul davanzale il calice di vino ancora pieno e si portò la mano, fasciata da candidi guanti bianchi, al petto. Uno strano desiderio lo scosse: avrebbe tanto voluto vedere spuntare il sole dietro le lontane cime buie e frastagliate, ammirare il cielo rischiararsi della sua luce chiara e brillante e le dense nubi diradarsi, inebriarsi di quel calore che inondava ogni cosa e dal quale non si poteva fuggire. Cosa gli stava accadendo?
Ad Infernus il sole non sarebbe mai sorto, e nemmeno il più potente degli incantesimi avrebbe potuto cambiare quella realtà. Era una delle poche cose che non sarebbe mai stata in suo potere. Socchiuse lentamente le palpebre e poi abbassò lo sguardo a terra, fissando il regolare disegno geometrico del pavimento di marmo, senza però vederlo realmente. Si maledì per quell’ennesima debolezza e provò un intenso senso di disgusto verso se stesso.
Perché all’improvviso gli mancava la luce del sole? La pioggia, la brezza leggera della sera e persino… la neve? Perché non riusciva a scacciare quel fastidioso senso di disagio che lo aveva assalito dall’ultima battaglia?
Da quando si era risvegliato come Reiga Giou non aveva più avuto simili insulsi pensieri, aveva speso tutte le sue forze per cancellare il ricordo della sua vita passata, alimentandosi dell’odio che continuava a provare verso tutto il genere umano. Ma l’incontro con quel ragazzino gli aveva smosso qualcosa nel profondo e non riusciva a placare quel senso di inquietudine. La sua natura di mezzosangue era sempre lì, spietata e in agguato, pronta a ricordargli quello che era davvero: un essere incompleto, né demone e né umano
 
Wakamya Kanata…
 
Quel nome era la sua maledizione, l’incarnazione di tutto il dolore che aveva dovuto sopportare.
Odiava quell’adolescente dai capelli ramati e dallo sguardo ambrato, per quello che riusciva a scatenare nel suo animo, ma nello stesso tempo anelava la sua vicinanza, la sua luce, la luce del dio… quel senso di pace sconfinata che riusciva a trasmettergli con i suoi gesti, così dannatamente sinceri, semplici e disarmanti. Per un momento si impose di non pensare a quella sua fastidiosa fragilità che però abilmente celava un immenso potere, e il suo animo tormentato si quietò appena. Il momento della battaglia decisiva si stava avvicinando e non poteva permettersi di vacillare, sentiva su di sé lo scherno dei suoi Generali e i loro dubbi sulla sua lealtà. Cadenza lo aveva anticipato attaccando gli Zweilt per primo, ignorando i suoi ordini. Era stata dura tenerlo a bada, gli era costato un notevole ed inutile dispendio di energie. Detestava avere a che fare con gli Opast, erano pur sempre demoni e avrebbero comunque tentato di sopraffarlo per salire di livello, anche se avevano intenti comuni. Ma in quel momento così delicato non poteva fare a meno di servirsi di loro. Era però consapevole che non si sarebbe mai potuto fidare: un demone avrebbe sempre tentato di prevalere sul suo master, era il rischio di ogni evocazione.
La consapevolezza di essere praticamente solo ad affrontare quella battaglia gli suscitava un pesante senso di sconforto. Doveva uccidere la luce del dio, era quello il suo destino, tutto il resto non contava. Doveva impedire a quel moccioso di curare le ferite degli Zweilt, solo allora avrebbe sferrato un duro colpo al clan dei Giou, solo così avrebbe potuto attuare quello che era sempre stato il suo intento, dalla notte dei tempi: distruggere il genere umano.
Eppure sapeva che non era solo contro Yuki e il clan dei Giou che doveva prepararsi a combattere, era soprattutto contro se stesso, contro i suoi ricordi, il suo passato da essere umano che gli aveva comunque lasciato un segno indelebile, nonostante avesse cercato in tutti i modi di annientarlo.
 
Le persone… tradiscono… le persone…
 
Quelle parole gli rimbalzavano nella testa, lo divoravano come un tarlo malefico. Sì, l’umanità non meritava di esistere, doveva essere spazzata via.
 
Tutti, tranne uno…
 
Improvvisamente due grandi occhi innocenti, trasparenti, illuminati da quella calda sfumatura ambrata comune a tutti i Giou,  gli apparvero dinnanzi, sorridendogli sereni. Ecco che il dubbio tornava ad impossessarsi di lui, minando la sua ragione, frenando i suoi intenti. Perché? Perché non riusciva ad essere spietato come un Duras? Perché era incompeto
 
E se Yuki avesse davvero il potere di…
 
No, si costrinse a scacciare quell’assurdo pensiero, eppure… quell’insignificante ragazzino era stato l’unico ad aver allietato la sua solitudine, l’unico che aveva cercato di lenire il suo dolore, gli aveva regalato un sorriso sincero, gli aveva donato una nuova…
Speranza
 
Non avrebbe mai potuto far sorgere il sole ad Infernus… ma avrebbe potuto farlo nel suo cuore. E provare ancora quel calore, quella gioia, la spensieratezza di quando erano bambini e sognavano fiduciosi il loro futuro…
 
No. Ci stava cadendo di nuovo. La sua natura umana, la sua debolezza, la sua incompletezza, stavano ancora cercando di sopraffarlo. Rabbrividì al solo pensiero. Strizzò gli occhi stizzito e, in un impulsivo gesto d’ira, gettò a terra il calice di vino che si infranse in mille pezzi mentre il liquido scarlatto si allargava in una pozza simile a sangue versato.
Sorrise sottilmente e le sue iridi argentee, dalle demoniache pupille feline, tornarono a risplendere come fossero animate da una nuova luce. Se solo avesse voluto, avrebbe potuto uccidere Yuki in più di un’occasione, allora perché non lo aveva ancora fatto? Cosa lo aveva trattenuto e lo tratteneva ancora? Il giovane Giou era potente ma non invincibile e lui invece… Era un negromante, il custode della Chiave di Raziel, un essere unico, metà uomo e metà demone. Chi meglio di lui poteva ergersi al di sopra delle parti e piegare il destino del mondo al suo volere?
Ma qual era davvero il suo volere, il suo desiderio? Per un istante pensò a Luka e alla sua scelta; in fondo per lui era stato facile schierarsi, l’appartenere alla famiglia maledetta gli aveva reso le cose più semplici. Non si era mai considerato uno di loro e il suo tradimento era scontato. Gli era bastato incontrare lei, inebriarsi della sua luce, confortarsi con il calore scaturito delle sue parole per decidere da che parte stare, senza alcuna esitazione. Sapeva che non l’avrebbe mai tradita anche adesso che si era reincarnata in quel ragazzo. Invidiava lo Zess per questo, e lo odiava ancora di più per il coraggio che aveva avuto nel rinnegare il suo stesso sangue pur di proteggere l’anima di Yuki. Invece per lui era un dilemma immenso
 
Il mio odio o i miei ricordi… quale dei due mi consumerà per primo?
 
Davvero poteva ridare fiducia all’umanità solo per amore di un ragazzo? No, non poteva permetterlo. Ma aveva ancora una carta da giocare per provare la sincerità di Yuki: doveva portarlo con sé, provocarlo, sfidarlo. Porlo davanti al suo vero essere, ed accertarsi che i suoi sentimenti non fossero cambiati nonostante fosse diventato il suo nemico. Solo allora avrebbe preso una decisione definitiva...
Chiuse gli occhi e si sedette stancamente sull’ampio davanzale dell’immensa vetrata, posando la testa nell’incavo della finestra, acuì i sensi per cercare di captare ogni più piccolo segnale proveniente dagli Opast sotto il suo controllo. Sorrise sottilmente quando udì chiaramente Cadenza esprimere le sue perplessità sul fatto che avesse risparmiato Yuki per l’ennesima volta senza alcun apparente motivo, aprì le palpebre alzò lo sguardo e fissò nuovamente l’ardente paesaggio che si apriva sulla grande vetrata. Decise di attendere la sua prossima mossa. Era sicuro che quello sciocco demone avrebbe messo di nuovo alla prova la sua fedeltà costringendo il giovane Giou ad uscire allo scoperto. Avrebbe sfruttato quell’occasione per imprigionare Yuki nella dimensione infernale ed allora la luce del dio non avrebbe avuto più nessuna protezione e nessuna scelta: avrebbe affrontato il suo destino, qualunque fosse stato.
 
 
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Angolo dell’autrice:
È la prima volta che scrivo in un fandom diverso da Capitan Harlock e non so cosa ne è venuto fuori ^ ^’ So solo che questo anime/manga mi ha acchiappato fin dal principio e in tutti i sensi, e non ho potuto fare a meno di rimuginarci sopra. Diciamo che mi intrigano un po’ tutti i personaggi, ma ho voluto iniziare da Reiga/Kanata perché ho un debole per i cattivi, specie se ambigui come lui. In effetti il suo legame/amicizia con Yuki è talmente forte da riuscire a scalfire il suo impenetrabile cuore di Duras… e Io confido che lo abbia risparmiato perché non è del tutto convinto di volergli fare la pelle XD. Spero di essere riuscita a rendere la sua decisione un po’ comprensibile, almeno come l’ho interpretata io ;) Un grazie sincero a chi si soffermerà a leggere
Angel Of Fire

  
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