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Autore: Tony Stark    02/11/2016    3 recensioni
Il ricordo del formidabile esercito prussiano è ancora impresso nella mente delle nazioni, infatti basta poco, un solo sguardo freddo della stessa ex-nazione a far cadere nel terrore più completo anche la nazione più forte.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ihr gedenkt Preußen-reich
Ricordatevi dell‘impero di Prussia


C’erano cose, piccoli comportamenti, azioni o modi di porsi, che anche dopo sessantacinque anni dallo scioglimento della nazione di cui era la personificazione, non riusciva proprio a dimenticare.


Primo fra tutti la sua ossessione che ogni lustro e mostrina della sua divisa fosse sempre perfettamente lustro, così come i bottoni dorati con su incisa l’aquila nera bifronte e la sua croce di ferro sempre in mostra nonostante ormai non fosse più il simbolo d’orgoglio della sua amata nazione, il suo regno ormai scomparso.


Un sorriso arrogante e uno sguardo sicuro erano questi la sua maschera. Mentre proseguiva lungo il corridoio che lo avrebbe condotto alla sala delle conferenze dove al momento si teneva il G20, li avrebbe interrotti… forse infastiditi, ma nessuno avrebbe dimenticato dell’esistenza della Prussia.


Ogni passo risuonava cristallino nel silenzio, Gilbert non si era nemmeno reso conto di aver cominciato a marciare a tempo della Yorckscher Marsch, scritta da Ludwig van Beethoven nel 18081, dedicata al generale Ludwig Graf Yorck von Wartenburg, Glibert non avrebbe mai dimenticato quel generale che aveva combattuto tanto valorosamente per liberare la Prussia dal dominio napoleonico.


Non si era reso conto di aver assunto nuovamente quella postura rigida e militare che lo aveva contraddistinto durante le guerre Austro-Prussiane prima e Franco-Prussiane in seguito, non si era reso conto di star compiendo esattamente settantacinque passi per ogni minuto passato.
Non si era reso conto di molte cose, di come sembrasse che la forza e l’imponenza dell’Impero Prussiano fossero tornate a ridare un aura di importanza e autorità all’ex-nazione.


Prussia si diresse sicuro verso le porte di noce, aprendole con un unico teatrale gesto che attirò su di sé l’attenzione di tutte le nazioni presenti nella stanza. Interrompendo uno dei consueti litigi fra Francia e Inghilterra.


Germania, il suo caro fratellino, il motivo del suo scioglimento pensò senza remore l’ex-nazione, fu il primo a prendere la parola
<< Che ci fai qui, bruder? Non ti è consentito entrare nella sala delle conferenze durante il meeting >>


L’ex-nazione continuò a ghignare, pronto a pronunciare una delle sue classiche frasi arroganti e piene di ostentata ed esagerata fiducia.
Quando quel piccolo verme fastidioso di un austriaco prese la parola, la sua voce così strascicata e aristocratica da far venire il voltastomaco all’ex-nazione guerriera.
<< Infatti, che ci fai qui Prussia? Tu non sei più una nazione, non dovresti essere qui. Quindi perché stavolta non ci fai un favore e sparisci? >>


Tsk, tanta di quella arroganza e quella sicurezza, Roderich non l’avrebbe avuta di certo se Gilbert fosse stato ancora una nazione, non l’avrebbe avuta se avesse avuto di nuovo la minaccia della “macchina militare prussiana” sempre viva dietro ogni suo movimento politico.


Se la minaccia dell’esercito prussiano fosse stata ancora reale, Austria avrebbe esitato a pronunciare quelle parole, a rivolgerglisi con una tale arroganza.


Prussia, l’ex-nazione, voltò il viso verso l’austriaco, mentre un sorriso molto più gelido e oscuro si faceva strada sul suo viso, i suoi occhi rossi come il sangue fresco che lo guardavano con aperta ostilità.


E Roderich si pentì delle sue parole, per quanto coscientemente sapesse che Gilbert non era più una minaccia, quello sguardo… quello sguardo gli faceva venire voglia di correre e nascondersi da qualche parte… e al diavolo il portamento aristocratico!
Quando Prussia aveva quello sguardo non succedeva mai nulla di buono, e Austria non aveva alcuna voglia di finire, di nuovo, mezzo morto su qualche dimenticata terra di confine perché aveva fatto incazzare la nazione sbagliata.


Il silenzio nella sala conferenze si era fatto teso, tutte le nazioni ora sentivano l’aura di pura potenza e autorità che s’irradiava in ondate gelide dalla figura dell’ex-nazione. Ed era qualcosa che non sentivano da anni, non ricordavano cosa significasse provare quella paura istintiva nel sentire tanta forza e tanta violenza, perché solo così poteva essere definita quella sferzata brutale di gelo che aveva colpito la sala e tutte le nazioni contemporaneamente, e c’erano le micronazioni più giovani… o che erano rimaste più isolate che sembravano prossime al piangere o al nascondersi dietro ai loro ex-colonizzatori nella speranza di un po’ di protezione.


Era incredibile come una personificazione, che sarebbe dovuta essere morente, potesse avere tanto potere sulle nazioni. Come potesse ancora nascondere tanta forza.


Poi la freddezza e l’ostilità si erano ritirate dallo sguardo di Gilbert e quella tensione era stata definitivamente spezzata dalla risata tipica e sibilata del prussiano, che aveva nuovamente adottato quel suo sorriso scanzonato per nulla minaccioso.
Quell’aura che lo aveva avvolto si era dissipata come nebbia.
<< Come se questo incontro non fosse noioso, ammettetelo che il mio ingresso è stata l’unica cosa memorabile. >> Si era interrotto ridacchiando e nessuno aveva osato proferir parola non volendo nuovamente innescare quel… qualunque cosa fosse stato. << Oh? Niente? E va bene, vi lascio al vostro incontro noioso. >>


Si era voltato e sembrava che stesse per uscire dalla sala senza un secondo pensiero, ma poi si era fermato e si era voltato verso l’austriaco che a vedersi nuovamente sotto la mira di quel mostro prussiano si era irrigidito dal terrore.


<< Sono troppo magnifico per svanire, Österreich >> aveva detto e finalmente dopo aver pronunciato queste parole aveva lasciato la stanza.


Lasciando dietro di sé, venti nazioni, e micronazioni, confuse che non riuscivano a comprendere esattamente cosa fosse successo e come una nazione ormai scomparsa fosse riuscita a spaventarli tanto a trasmettergli la stessa sensazione che solo una Superpotenza era capace di suscitare.




Prussia intanto si allontanava soddisfatto, con un vero sorriso sul viso.
Aveva visto la paura nei loro occhi, il loro terrore e non poteva che esserne felice questo significava che l’Impero di Prussia non sarebbe mai stato dimenticato.




Ihr Gedenkt Preußen-reich
“Ricordatevi dell’Impero di Prussia”










































Note dell’Autore


Non sono solito lasciare note dell’autore nelle mie storie, ma stavolta credo che ci voglia qualche spiegazione.
Inanzi tutto la storia è una sorta di “Historytalia” basata più che altro sulla figura e sull’importanza che ha avuto la “macchina militare prussiana” e su quanto il suo solo nome fosse abbastanza per spaventare molte nazioni.(E anche un prequel di sorta ad una storia un po' più drammatica e angst che avevo intenzione di scrivere basandomi su questo focus storico(che ne dite vi andrebbe di leggerlo?)


Ora partiamo con le precisazioni:
1)=” Yorckscher Marsch, scritta da Ludwig van Beethoven nel 1808, originariamente era stata composta per la Milizia territoriale Boema (böhmische Landwehr) in seguito venne dedicata al generale prussiano Ludwig Graf Yorck von Wartenburg (1759 – 1830), iniziatore della guerre di liberazione tedesche (Befreiungskriege) contro il dominio napoleonico.
E in seguito diventata la Marcia d’ordinanza del 1° Reggimento prussiano della Guardia a piedi (1. Garde-Regiment zu Fuß), del 9° Reggimento di fanteria (appartenente alla Reichswehr prima e alla Wehrmacht poi) ed attualmente è la Marcia d’ordinanza del Battaglione della Guardia di Berlino (Wachbatallion).


Altra precisazione, Gilbert si rivolge ad Austria nella sua mente chiamandolo “piccolo verme schifoso”, questo termine è stato davvero usato per riferirsi agli austriaci da un generale prussiano, Karl von Clausewitz, che nei suoi commentari di guerra riferendosi agli austriaci che si opponevano strenuamente all’avanzata prussiana scrive “[…] E’ incredibile come questi piccoli vermi schifosi non abbiano ancora capito che è il momento di arrendersi[...]” (Fonte. Storie di Uomini e di Armi(blog).


Inoltre il fatto che Gilbert compisse “esattamente settantacinque passi al minuto” è anch’essa una citazione storica in quanto i soldati prussiani venivano addestrati ad avanzare alla velocità di settantacinque passi al minuto, quest’andatura lenta e quasi cadenzata, spesso marciata, era voluta in quanto l’avvicinarsi inesorabile dei prussiani che non perdevano quel loro passo di marcia nemmeno in battaglia incuteva spesso timore nell’esercito avversario che si trovava sgomento di fronte all’impassibilità dei soldati prussiani. (Fonte varie ricerche in biblioteca)


Il fatto che Austria si riferisca a Gilbert come “mostro prussiano” invece è una mia piccola libertà in quanto i primi ad usare questa definizione furono i soldati napoleonici, anche lo stesso Napoleone rimase infatti impressionato dalla velocità e dalla ferocia prussiane(basti pensare che ogni soldato di fanteria era capace di eseguire le 22 azioni per caricare e armare il fucile in soli 30 secondi) seppure dopo essere riuscito a sconfiggere i prussiani nella battaglia di Jena scriverà:”A Jena, l’esercito prussiano effettuò le manovre più belle e spettacolari, ma presto posi fine a questa pagliacciata e insegnai loro che combattere ed effettuare stupefacenti manovre ed indossare splendide uniformi erano cose del tutto diverse” (Fonte diverse ricerche)




Ora mi scuso per essere stato prolisso e spero di non avervi annoiato.





-Anthony Edward Stark


 
   
 
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