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Autore: Leonhard    02/11/2016    4 recensioni
Cos'è successo prima? Cos'è successo dopo?
Questa raccolta di OS ripercorre i giorni che nessuno ha visto. Il prima della guerra ed il dopo, la partenza ed il ritorno dei dieci guerrieri dell'Armonia
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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TIDUS


L’abbraccio era stato sentito, sincero: avrebbe detto che Yevon gli era testimone, se solo non l’avessero appena ucciso. Sapeva che avrebbe pianto se fosse rimasto su quell’aeronave ancora qualche secondo. Correva perché aveva paura di quello che gli sarebbe successo: il pensiero che non stava veramente morendo non era esattamente confortante, anzi forse sarebbe stato meglio se così fosse stato. Insomma, cosa voleva dire essere un sogno?

Era ormai incorporeo e sapeva che era solo una fortuna se gli altri potevano vederlo correre verso il limite della carlinga. Sentiva lo sguardo di Yuna su di lui ma non si volse indietro: la stava abbandonando, ma desiderava giurare di non starlo veramente facendo.

Era il dopo: era quello che lo spaventava maggiormente: cosa ne sarebbe stato di lui una volta trascorsi quei pochi secondi che ancora lo separavano dal dopo? Sarebbe rinato? Sarebbe scomparso? Avrebbe vagato in qualche mondo desolato e pieno di nulla per l’eternità? E quanto sarebbe durata l’eternità?

Cos’era l’eternità? Ci sarebbe stato qualcosa dopo?

Fece quello che aveva fatto per buona parte del viaggio: andò avanti, senza voltarsi indietro. Quello che era stato era stato e lui l’aveva fatto per Spira, per quel mondo che proprio quando stava cominciando a sentirlo proprio gli avevano detto che non lo era né lo sarebbe mai stato.

Yuna, devo andare…

E lui avrebbe potuto fare qualcosa se non accettarlo? Certo che poteva: poteva andarsene con il botto ed era esattamente ciò che stava facendo. Avrebbe potuto fermarsi, lasciare che le cose seguissero gli eventi che erano sempre stati: Yuna avrebbe ucciso Sin, che sarebbe successivamente rinato e gli intercessori avrebbero continuato a sognare.

No.

Era una felicità provvisoria quella che Spira aveva sempre avuto. Una felicità finta, una bugia che lui non era assolutamente disposto a regalare: Sin sarebbe scomparso e la felicità sarebbe stata quella autentica, quella duratura, un Bonacciale lungo quanto la vita del mondo. E se c’era da sacrificare tutto quanto per poterla far vivere, beh…allora voleva dire che quel mondo in cui era piombato così prepotentemente l’avrebbe perdonato per la sua irruenza.

Arrivò al limitare della nave e saltò, incurante del nulla che vedeva oltre il bordo, incurante dei richiami che mentalmente urlavano i suoi amici dietro di lui ma che non si osavano esprimere. Se ne sarebbe andato con il Rito del Trapasso di Yuna ancora negli occhi, con gli Eoni che svanivano in sprazzi di luce e per ultimo Sin stesso: lui se n’era andato con un’esplosione sibilante luminosa e scintillante come un gigantesco fuoco d’artificio.

Scusa se non ti ho portato a Zanarkand

Saltò, ma non gli sembrò di cadere: piuttosto di fluttuare, di cavalcare le nuvole dorate sotto quell’aeronave che sarebbe stata nei suoi ricordi per ancora qualche secondo, quelli necessari perché gli intercessori smettessero del tutto di sognare.

Eppure, non sentiva di odiarli: insomma, nemmeno loro dovevano essere molto entusiasti di starsene a dormire per secoli anche se conosceva gente che ci avrebbe messo la firma. Andava bene così. Era giusto così: continuava a ripetersi queste parole mentre planava dolcemente in quelle nubi.

Continuava a scendere verso il suo destino, ripensando a ciò che era stato prima ed a quello che era stato molto prima, in un passato ormai lontano che ormai sentiva di non essere mai appartenuto e…ma non era Braska quello che aveva appena intravisto? E poi Auron, che lo guardavano con occhi strani: si sarebbe detto pacifici, sereni.

…addio

Un’esplosione di luce e si sentì immobile, fermo in mezzo all’aria, in uno stato che nemmeno lui seppe bene come definire. Si ritrovò davanti una donna dalla bellezza ultraterrena, con lunghi capelli biondi ed occhi corrucciati che stonavano così tanto dalla sensazione di quiete che sperava di trovare. Lo guardò negli occhi e sembrò sollevarsi.

“Ti ho trovato, Tidus” disse. Aveva una voce dolce, ma profonda. “Se avessi tardato anche solo di un attimo…”.

“Chi sei?” chiese, stupendosi di essere ancora in grado di parlare.

“Io sono Cosmos, la dea dell’Armonia” rispose. “Sei stato molto coraggioso a scegliere il tuo cammino, Tidus: un valore del genere non passa inosservato”.

“Io…sto svanendo vero?” chiese, dando finalmente un che di ufficialità a ciò che gli stava accadendo. Lei scosse la testa.

“No” rispose. “Ho bloccato il processo”.

“Perché?” chiese. L’espressione della dea tornò greve.

“Perché ho bisogno del tuo aiuto” fu la risposta. “Ho bisogno che tu acconsenta a mostrarmi nuovamente il coraggio che hai già dimostrato”.

“Accidenti, proprio adesso che mi ero finalmente rassegnato a svanire…” borbottò lui, cacciando un sorrisetto poco convinto. Lei sospirò, senza ricambiare.

“Sono impegnata in una guerra” spiegò. “Con il dio della Discordia, Chaos. I suoi campioni hanno decimato le mie forze e ormai non mi restano più abbastanza eroi per contenerli”. Si prese un attimo, poi continuò. “Chaos deve essere sconfitto: se avesse la meglio scatenerebbe la distruzione su tutti i mondi”.

“Perché lo fa?” chiese Tidus, riconoscendo subito dopo il motivo per cui il dio della Distruzione portava distruzione.

“Non mi è possibile comprendere la malvagità di Chaos” replicò la dea. “Come la mia Armonia è un concetto a lui del tutto sconosciuto: incarniamo due valori diametralmente opposti ed entrambi siamo in grado di elargire solo il nostro”.

“E immagino che se rifiutassi…” borbottò il blitzer, senza sentire una reale voglia di farlo. “…mi lasceresti svanire?”.

“Di norma non faccio proposte simili con insistenza” spiegò la dea. “Se rifiuti, ovviamente io mi tirerò indietro, ma la mia scomparsa da questo luogo riavvierebbe il tempo e con esso la tua scomparsa: vorrei salvarti, ma sarebbe molto complicato ed io necessito di tutte le energie che possiedo per contrastare Chaos”.

“Capisco” borbottò. “In ogni caso, avevo già intenzione di accettare: non voglio che un dio minacci il mondo che ho salvato a prezzo della mia esistenza. E poi, un dio l’abbiamo appena ammazzato…”. Cosmos si schiuse in un sorriso sereno, ma vagamente incuriosito.

“Avete ucciso un dio…?” commentò. Tidus scosse la mano.

“Ah, storia lunga” disse. “Ed anche vagamente complicata da raccontare: se cercavi una squadra di deicidi, io ho anche delle referenze”.

“Allora verrai con me, Tidus” dichiarò Cosmos, irradiandolo di luce. “E grazie per il tuo aiuto”.



NOTA DELL’AUTORE:

Salve a tutti; dopo un bel po’ di tempo (molto più di quello che pensavo) anche Tidus è entrato nelle file di Cosmos. Con lui, siamo arrivati alla metà esatta della storia e ci tenevo a ringraziare tutti voi per aver seguito un’altra delle mie fic dall’aggiornamento casuale XD

Dal prossimo capitolo in poi vedremo il ritorno dei guerrieri nel rispettivo mondo, quindi abbiate ancora un po’ di pazienza perché i miei proverbiali ritardi non hanno finito di presentarsi.

Alla prossima, stay tuned

Leonhard.
   
 
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