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Autore: Natsumi Raimon    02/11/2016    2 recensioni
Harry Potter, da Prescelto ad Auror, si trova ora impegnato nel ruolo di padre. Il nostro Potter fa del suo meglio, come al solito, ma cosa fare davanti a determinate situazioni?
Dal testo:
Harry all’improvviso sgranò gli occhi e scattò indietro, raddrizzando la schiena -Ah! Ora sì che ho afferrato.-
Albus portò le mani al viso, nascondendosi mentre il rossore si espandeva fino al collo -Oh…ti prego.-
Harry borbottò delle scuse e portò una mano dietro la testa, grattandosi il capo e strizzando gli occhi -Non c’è…Al…ti ho mai parlato della mia prima cotta?-
Albus annuì -Mamma ha detto che andavate al quarto anno e che lei era una studentessa di Corvonero…- sospirò -ha anche detto che era una piagnona e una stupida.-
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Potter, Harry Potter, Hermione Granger, James Sirius Potter, Lily Luna Potter | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'Potter's Family'
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Una domanda imbarazzante
 
 
 
Albus si torse le mani, imbarazzato. Trovava inaspettatamente rilassante l’idea di restare fermo, sulla soglia della porta, con un gomito premuto contro lo stipite di legno scuro e le braccia tese in avanti, accarezzando l’idea di poter entrare, parlare senza grugniti e ricevere un consiglio privo di risatine imbarazzate e mani smaniose di arruffargli i già disordinati capelli corvini.
Strofinò i polpastrelli tra loro, concentrandosi sulla sensazione della pelle umida di sudore e si preparò ad entrare, ad affrontare la situazione di petto.
 
Chiuse gli occhi per un secondo, scivolando dentro il salotto e sperando di restare invisibile quando la voce di suo padre, roca e curiosa, gli solleticò le orecchie.
-Al? Che stai facendo?-
-Ah, papà…- annaspò il ragazzo -credevo fossi a lavoro…pensavo ci fosse James.-
Harry sedeva sul divano di pelle marrone, con i piedi fasciati dalle verdi pantofole del Puddlemore, comodamente poggiati sul tavolino di mogano e vetro, chiaro segno della presenza di Hermione in casa. A volte, inspiegabilmente , Harry assumeva pose ed atteggiamenti volti unicamente a scatenare la furia della moglie, come se fosse costantemente alla ricerca del rimprovero.
James gli aveva detto che questo, più delle missioni da Auror, era quello che faceva sentire papà più giovane dei suoi quarantacinque anni, perché, quando mamma lo rimproverava, si sentiva di nuovo un ragazzino, come se fosse ancora ad Hogwarts, giovane, scapestrato e pronto all’avventura.
Albus lo trovava solo infinitamente infantile e parecchio folle, considerando il terrore che Hermione Granger poteva suscitare quando era arrabbiata.
Il padre alzò una mano e premette gli occhiali tondi sul naso, come era solito fare quando non riusciva a capire qualcosa -Dovevi chiedere qualcosa a James? C’è qualcosa che non vorrei o dovrei sapere?-
Albus arrossì -Non è…-balbettò -non è qualcosa che non dovresti sapere…è qualcosa che dovevo chiedere a Jem…ma non so se…- 
Era nervoso, forse anche sul punto di vomitare. Non pensava di potersi trovare in una situazione simile, lo scenario peggiore che aveva immaginato era James ridacchiare ed esibirsi in battute fuori luogo. Parlarne a suo padre lo fece sentire spiazzato.
 
Avrebbe capito?
 
Harry ridacchiò, strappandolo da quel turbine di pensieri negativi -Al…ciao. Sono papà, hai presente? Quello che è inciampato sui regali di Natale dell’anno scorso perché stava leggendo un fascicolo.-
Albus rise -Si…ciao papà.-
 
Capirà.
 
Harry picchiettò con la mano aperta sul bracciolo della poltrona di stoffa bordeaux, quella che Hermione non aveva voluto buttare, nonostante fosse totalmente fuori luogo in quel salotto, perché sapeva essere la preferita di Sirius.
Albus avanzò di qualche passo, abbandonandosi sulla poltrona e imitando la posa di Harry, con la schiena comodamente distesa e i piedi sul tavolino.
-Allora…- sussurrò Harry -ora che abbiamo chiarito che nulla…nemmeno in un milione di anni, potrà mai superare i miei disastri…posso sapere il motivo del tuo imbarazzo?-
Il ragazzo annuì -Vedi…la prossima settimana torniamo a Hogwarts e sarà il mio terzo anno…potrò andare a Hogsmeade.-
-Si, mamma ha già firmato il tuo permesso.-
-Esatto…-borbottò -ma…il fatto è che…io vorrei tanto…-
 
Harry all’improvviso sgranò gli occhi e scattò indietro, raddrizzando la schiena -Ah! Ora sì che ho afferrato.-
Albus portò le mani al viso, nascondendosi mentre il rossore si espandeva fino al collo -Oh…ti prego.-
 
Harry borbottò delle scuse e portò una mano dietro la testa, grattandosi il capo e strizzando gli occhi -Non c’è…Al…ti ho mai parlato della mia prima cotta?-
Albus annuì -Mamma ha detto che andavate al quarto anno e che lei era una studentessa di Corvonero…- sospirò -ha anche detto che era una piagnona e una stupida.-
Harry scoppiò a ridere -Hermione non è mai stata una sua fan…-
 
Sul viso di Albus fiorì un lieve sorriso -Vorrei…- riprese -invitare una certa persona…ad Hogsmeade.-
-E speravi che James ti desse qualche consiglio.- concluse Harry, sopprimendo il sorriso malizioso che cercava di sbocciare sulla sua bocca, per non imbarazzare ulteriormente Albus.
Il ragazzo chinò la testa, cercando di dissimulare sempre più il crescente imbarazzo nel discutere dei suoi sentimenti col padre.
 
Un conto era chiedergli consigli su come parlare con le ragazze, tutt’altra faccenda era renderlo consapevole dell’oggetto dei suoi pensieri.
Avvertì una mano premuta sulla sua spalla, Harry lo guardava con occhi attenti, poteva vedere con attenzione nel mare smeraldino dietro le lenti tondeggianti.
 
Fin da bambino, Albus era stato totalmente diverso dai suoi fratelli. James e Lily erano sempre stati due piccole pesti esuberanti come pochi.
Appena compiuti i tre anni, James aveva imparato ad arrampicarsi tenacemente su ogni superficie possibile presente in casa, tanto da essere chiamato da tutti Spider-Baby.
Quando Lily aveva appena quattro anni, Harry era corso in camera da letto dopo aver sentito una serie di tonfi e l’aveva trovata sospesa a mezz’aria, con le manine paffute spalancante e i capelli rossi che formavano un fiammeggiante ventaglio attorno al viso roseo, la piccola aveva appena scoperto la scintilla della magia dentro di lei e aveva pensato di doverla sfruttare per distruggere le enormi matrioske, due azzurre e una rossa, che i genitori di Hermione avevano portato da Mosca.
Da lì in poi sia fratello che sorella si erano distinti in marachelle da veri Malandrini, tingendo i capelli di Victoria, distruggendo soprammobili, facendo persino scoppiare un incendio in giardino.
 
Albus Severus era stato molto più simile ad Hermione di quanto non fossero i due, nonostante tutti e tre i giovani Potter mostrassero senza alcun dubbio l’intelligenza e la curiosità della madre. Mentre i fratelli scorrazzavano in giardino, sulle due Comet che Ron aveva regalato loro, Albus si limitava a sedere sotto il grande e ombroso pioppo, con un libro sulle ginocchia spigolose e lo sguardo concentrato. Quando James e Lily avevano iniziato una battaglia di Caccabombe a casa di Fred e Roxanne, Albus si era rintanato in un angolo vicino la libreria, scivolando contro il muro e restando a guardare con disappunto quello sfogo di infantilità e il caos che avevano generato.
Certo anche lui aveva i suoi momenti, sprazzi di una vena malandrina che davanti allo sguardo scintillante di malizia del fratello maggiore, forse pure amplificati dal desiderio di assomigliargli, lo rendevano tanto coraggioso quanto impudente, tirando fuori la propensione a cacciarsi nei guai tipica dei Potter.
Ma Albus era un ragazzino tranquillo, studioso e timido.
Albus non era James, anche se in quei momenti avrebbe tanto desiderato esserlo. Non era in grado, non aveva il coraggio o la sfrontatezza necessarie per gettarsi a capofitto e riuscire a pronunciare le parole: “vorresti uscire con me?” senza dare l’impressione di star per svenire, anzi magari riuscendo a sorridere.
 
Harry si sporse in avanti, appoggiando un gomito sul bracciolo del divano, sbiadito dal tempo e dilaniato dalle feroci unghie di Grattastinchi, e sussurrò -Al…respira. Non c’è nulla di male. Hai quattordici anni, ci saranno tante cotte e…credimi, certe volte il cuore degli adolescenti sembra che abbia un abbonamento alle montagne russe.
Io ero affascinato da Cho, poi pensavo di essere innamorato di Ginny e alla fine mi sono reso conto che tutto ciò che avevo sempre cercato era davanti a me. Ed era la mia migliore amica.-
 
Albus inspirò profondamente, le mani gli tremavano. Come faceva a spiegarsi? Come poteva far capire al padre che per lui era tutto diverso…che se quella persona, che lui sapeva essere quella giusta, gli avesse detto di no sarebbe stato catastrofico ed umiliante?
Harry sembrava quasi leggere dietro le iridi smeraldine del figlio, l’unico che avesse preso il colore dei suoi occhi.
James aveva grandi occhi marroni, come quelli di Hermione, mentre Lily aveva gli occhi di un chiaro verde-nocciola, con lo stesso taglio di quelli di Hermione e le sue ciglia lunghe, simili a fuliggine.
 
Quando la piccola era triste, spesso dopo aver litigato con Roxanne o con la piccola Molly, Hermione aveva trovato un modo tutto suo per farla calmare. Lily si rifugiava nel letto di mogano intarsiato, stringendo il cuscino di piume e Hermione la raggiungeva, coricandosi accanto a lei, prendendola tra le braccia e accostando il viso contro il suo. Sbattevano insieme le lunghe ciglia, carezzandosi reciprocamente i volti e ridacchiando, finché Lily non si sentiva leggera e protetta, pronta ad aprirsi alla madre e ad ascoltare i suoi consigli.
James, quando era triste o arrabbiato, si sfogava gridando contro il vento, volteggiando sulla scopa, tra le nuvole e solo dopo, riusciva a parlarne con Hermione o Harry.
Albus invece era terribilmente chiuso e riservato, ma le sue iridi, per Harry, non avevano alcun segreto.
 
Riconosceva nei suoi figli tanti pregi quanti difetti presi da lui ed Hermione: la riservatezza, la timidezza e la testardaggine erano tra questi.
-Albus…se dovesse rifiutare, chiunque sia, avrà perso una grande occasione. Sei un bravo ragazzo, sei dolce, gentile e disponibile. Hai il cervello di tua madre, e credimi non avrei potuto sperare di meglio per voi ragazzi, nonché la mia testardaggine. Nessuno sano di mente si farebbe sfuggire il pacchetto Potter. Insomma, chi potrebbe mai essere così folle?-
Albus, di fronte all’espressione seria del padre, scoppiò a ridere. 
 
 
Hermione rovesciò il capo all’indietro, sibilando -Cosa state combinando?-
Lily e James raddrizzarono di colpo le schiene cercando di assumere delle pose normali, ma il rossore sulle guance e il brillio negli occhi tradiva le loro intenzioni.
Hermione sbuffò -Merlino…non posso lasciarvi soli per neanche due secondi e già siete pronti a combinarne una delle vostre.-
Lily alzò le mani -Non è come pensi…stavamo solo origliando.-
James chinò il capo, borbottando -Grande…genio.- spintonò appena la sorella, guadagnandosi un’occhiata torva, mentre Hermione assimilava le sue parole rapidamente.
-Cosa? Ragazzi ve l’ho detto mille volte…non è corretto origliare mentre…-
-Ma mamma!- sibilò James, sgranando gli occhi -Albus sta finalmente parlando con papà della ragazza per cui ha una cotta!-
Hermione boccheggiò.
 
Ragazza?
Cotta?
Albus?
 
Chi sta cercando di mettere le mani sul mio bambino?
 
Scosse la testa -Non importa…se ne sta parlando con papà allora dovete rispettare la sua privacy.-
 
-Grazie mamma.-
Albus sbucò all’improvviso dalla porta d’ingresso, insieme ad un Harry pallido come un lenzuolo.
Hermione sorrise appena, cercando di studiare il viso sconvolto di Harry e la fronte aggrottata di Albus.
-Tutto ok?-
Albus annuì -Papà mi è stato di grande aiuto…ora vado fuori, ho promesso a Teddy che l’avrei aiutato a pensare ad un regalo per Victoria.- si girò, sorridendo al padre con gratitudine ma Harry era tanto stralunato che non diede segno di essersene accorto.
James premette la mano grande e callosa sulla testa del fratello minore, arruffandogli i capelli -Perché non l’ha chiesto anche a me?- domandò, scocciato.
Albus ridacchiò -Perché fai schifo quando si tratta di scegliere dei regali.-
Indietreggiò rapidamente, sottraendosi alle mani del fratello, pronte ad acciuffarlo e a farlo pentire dell’insulto, e scattò verso la porta, salutando rapidamente Lily con un leggero strattone alla lunga treccia rossa.
-Siete odiosi..- mugugnò la piccola, strisciando i piedi per terra mentre raggiungeva il salotto, ora finalmente libero.
 
Hermione attese che l’ingresso si svuotasse. Salutò James che andava a far pratica con la sua nuova Comet e guardò Lily alzare il volume della televisione che lei e Harry avevano insistito per avere in casa, insieme ad un considerevole numero di apparecchi babbani.
Finalmente poté concentrarsi su Harry, il cui sguardo era ancora vacuo e le cui sopracciglia erano leggermente arcuate, come se avesse ricevuto un ceffone e stesse ancora metabolizzando il colpo.
-Harry?- 
Gli accarezzò il braccio, fasciato in una camicia bianca, e lo osservò mentre, stringendo spasmodicamente il corrimano di legno chiaro, si sedeva sul secondo gradino della scala, poggiando il mento sulle ginocchia.
-Harry?- ripeté, scivolando a sedere accanto a lui.
-Ah…Albus.-
Hermione cominciava a spazientirsi -Albus cosa, Harry?-
-Ha la sua prima cotta.-
Hermione sbuffò -L’avevo già capito.-
Harry annuì -Si…per…- deglutì -per Malfoy.-
 
-Nessuno sano di mente si farebbe sfuggire il pacchetto Potter. Insomma, chi potrebbe mai essere così folle?-
-Malfoy.-
-Chi, scusa?-
Albus alzò i grandi occhi verdi, con aria colpevole e sofferente -Malfoy, papà. Scorpius Malfoy.-
-Malfoy? Malfuretto? Serpeverde? Nome orrendo? Ossigenato?- esalai davanti ad un Albus più rilassato. Libero da quel peso sulle spalle.
-Si…e non è affatto ossigenato.- brontolò.
 
Hermione schiuse la bocca -Malfoy?-
Harry abbassò il capo -Malfoy.- esalò.
 
-Malfuretto ha solo un figlio, Harry.-
Harry deglutì -Si.-
Hermione annuì -E tu cosa hai detto?-
 
Harry chiuse gli occhi. 
Harry ci aveva messo un attimo per metabolizzare l’idea di suo figlio che chiedeva un appuntamento ad un altro ragazzo.
Aveva impiegato un po’ più di tempo per concepire come fosse possibile che il suo piccolo Albus avesse scelto proprio un Malfoy.
 
Dopo essersi preso del tempo per ponderare la sua risposta, era riuscito a borbottare semplicemente -Ok.-
Albus l’aveva osservato, sorpreso. Probabilmente dubitando della serenità del padre riguardo quell’improvvisa ed inattesa rivelazione, ma Harry aveva ripetuto la sua risposta, piegando le labbra in un sorriso tirato.
Forse avrebbe avuto bisogno di altro tempo per metabolizzare, ma era pronto a sostenere suo figlio.
 
Albus con un piccolo Malfuretto…Albus con la progenie di Malfuretto…
 
Improvvisamente si voltò verso Hermione, il cui sguardo era confuso ma l’espressione era serena, e la moglie riconobbe dietro le lenti rotonde una scintilla maliziosa.
La scintilla dei Potter.
 
-Harry? Cosa stai macchinando?- sibilò, preoccupata.
Harry piegò le labbra, borbottando -Macchinare…che parola terribile. Sto solo pensando che se Scorpius oserà spezzare il cuore del mio bambino potrò almeno spezzargli il collo.-
 
Hermione sentiva di dover fermare Harry da un così violento proposito…eppure, trattandosi del piccolo e docile Albus, sentì che se non fosse intervenuto Harry, l’avrebbe di certo fatto lei. 
E Malfuretto in persona aveva sperimentato l’efficacia dei suoi colpi senza bacchetta. 
Abbandonò il capo sulla spalla di Harry, facendo scivolare le dita fra le sue, calde e callose, inspirando il dopobarba alla menta e il profumo del detersivo alla lavanda che sua madre insisteva per farle comprare.
Andava tutto bene.
-Se non lo dovessimo picchiare noi sono certo che se ne occuperebbe volentieri anche James.- sussurrò Hermione.
 
Andava benissimo.
 
 
   
 
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