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Autore: giambo    02/11/2016    5 recensioni
Crescere è una sfida difficile. Lo sa Naruto, lo sa Hinata così come lo sanno tutti i loro compagni ed amici di Konoha. Eppure, in un mondo che sta vivendo una pace con ancora troppi lati oscuri, essi dovranno imparare a diventare adulti, ad affrontare i propri demoni, le proprie paure, ed anche i propri fallimenti. Con la consapevolezza che una coppia non si costruisce in una notte di passione sfrenata, ma giorno dopo giorno, affrontando le sfide della vita, consci delle proprie forze e delle proprie debolezze.
Raccolta di One-Shot incentrata sulla coppia Naruto/Hinata, ma con ampi spazi dedicati alle altre coppie canoniche del manga, con in più qualche sorpresa.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Himawari Uzumaki, Hinata Hyuuga, Kurama, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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The Biggest Challenge

 

15pjpko

 

 

Demoni

 

 

 

Fuori pioveva.

Il ticchettio continuo, capace spesso di cullarlo verso il mondo onirico, questa volta lo disturbava. Gli sembrava di ricevere centinaia di martellate dentro il cranio, mentre avvertiva uno spiffero freddo asciugargli il sudore lungo le gambe.

Pioveva. Incessantemente, continuamente. Vento ed acqua si riversavano contro i muri di quella vecchia casa silenziosa. Come sempre del resto. Avvertì freddo alle gambe, mentre il resto del corpo sudava sotto gli strati di coperte, ma non volle muoversi. Sentiva la presenza di lei al suo fianco, così rilassata, così pacifica, persa nel suo mondo dei sogni.

Gli occhi cerulei si mossero lentamente dal soffitto, con l'intonaco scrostato, al corpo che premeva contro il suo fianco sinistro. Lo guardava, senza realmente soffermarsi su qualcosa in particolare. Non sapeva dire cosa c'era in lui in quel momento che non andasse, per quale motivo vederla dormire in maniera così pacifica, e nuda, al suo fianco lo riempisse di una strana sensazione. Era come se migliaia di aghi gli stessero entrando lentamente sotto la pelle, donandogli l'irrefrenabile impulso di allontanarsi da lei.

Hina-chan...

Il corpo di lei era bollente, caldo, invitante. Le sue forme sembravano urlargli di afferrarle, di accarezzarle, baciarle, morderle. I suoi capelli erano lisci, setosi, profumati. Non di un profumo particolarmente delicato e dolce, ma di sudore, letto, sesso e passione. L'intero corpo al suo fianco espandeva quell'odore così acre e forte, capace di ricordargli cosa era accaduto appena poche ore fa.

Ma la sua mente ormai stava andando alla deriva, lontana da Hinata e dalle sue forme così invitanti, lontana dalla passione che consumava il corpo della ragazza, lontana da quella casa fredda e silenziosa.

Si alzò, stando bene attento a non svegliarla. Lo spiffero d'aria ora stava diventando fastidioso. Lo chiuse, rabbrividendo nel sentire l'aria fredda sbattere sul suo corpo nudo. Si coprì rapidamente con i vestiti, buttati alla rinfusa per terra. Neanche si ricordava quando se li era tolti. Nella sua mente, le immagini passavano da quando le mordicchiava il collo, a lei che lo accoglieva tra le sue braccia, nel suo vecchio letto troppo piccolo per entrambi.

Una volta vestito, corse in bagno, sentendo la pelle del viso tirare, coperta di sudore vecchio e qualcos'altro che, in altre situazioni, avrebbe fatto morire di vergogna la ragazza addormentata sul suo letto. Sbuffò, pensando a quanto potesse essere strana Hinata, con la sua dolcezza, il suo essere così pudica. Eppure, nonostante questo, era una delle persone più forti e coraggiose che conosceva.

Naruto...” la voce di Kyuubi risuonò forte e possente dentro di lui, mentre era impegnato a fissare il suo volto gocciolante d'acqua allo specchio. “Questa non è l'ora adatta per andare in giro. Dovresti dormire.”

Da quanto sei sveglio, Kurama?”

Da quando tu e quell'altra mocciosa avete iniziato il vostro rumoroso rituale di accoppiamento.” Il ragazzo non se l'ha prese nel sentire apostrofare in quel modo Hinata. Per Kyuubi gli umani erano tutti mocciosi. “Dovresti dormire, e soprattutto far dormire me! Non riuscite proprio ad evitare tutto quel baccano?”

Ti chiedo scusa. Vai pure a dormire, io resterò sveglio un altro po'.”

Naruto poté sentire il Bijuu iniziare a fissare il suo io interiore più da vicino, vagamente perplesso.

Dovresti smetterla di piangerti addosso.” Ringhiò infine, scoprendo leggermente i denti. “Ormai ti sei fatto una tua vita. Goditi il tuo tempo e lascia perdere il passato!”

Quando era arrivato in salotto? Quando aveva preso in mano la foto dei suoi genitori? Naruto si guardò attorno, vagamente perplesso. Il suo corpo si era mosso in automatico, portandolo nel posto dove avrebbe desiderato tanto arrivare.

Il posto dove erano i suoi genitori.

I suoi occhi divennero più torbidi osservando il sorriso dolce di Minato e quello sbarazzino di Kushina. Si domandò ancora una volta perché certe volte si sentiva così. Era riuscito a vederli, a parlarci, aveva addirittura combattuto al loro fianco, abbracciandoli e capendo che lo avevano amato tanto, troppo. Di un amore così forte che solo un genitore era capace di provare. Un amore che li aveva portati a sacrificarsi per lui, il loro unico figlio.

Eppure, a volte non riusciva a non sentirsi solo, a non provare un dolore immenso dentro il petto, un freddo glaciale, capace di mozzargli il respiro. In tutti quegli anni nel suo cuore si era scavata una voragine di solitudine, qualcosa che non sempre il calore degli amici riusciva a scacciare.

Naruto! Non ignorarmi!” Il ruggito di Kurama lo scosse leggermente, allontanandolo dal vortice oscuro dei suoi sentimenti. “La devi piantare di piangerti addosso! I tuoi genitori sono morti vent'anni fa, che senso ha continuare a distruggerti in questo modo? I tuoi amici contano così poco per te? Quella mocciosa sdraiata nell'altra stanza davvero non riesce a toglierti quello sguardo da cane bastonato dalla faccia?”

Naruto non si scosse più di tanto. Sapeva che il Bijuu aveva ragione, che non era da lui cadere in quelle crisi di depressione autolesionistiche. Aveva sempre combattuto per non restare solo, per ricevere qualcosa capace di scacciare via la solitudine che gli artigliava il cuore. Un sorriso, una carezza, una risata. Aveva lottato tutta la vita per raggiungere quell'obbiettivo, ed ora che lo sentiva dentro di sé, percepiva che quel calore non era sufficiente. Che nulla sembrava veramente in grado di guarire definitivamente la ferita del suo cuore.

Moccioso! Ti ho detto che non devi ignorarmi!”

Non ti stavo ignorando, Kurama.” replicò il biondo. “Credevo però che sapessi che certe ferite non guariscono mai del tutto... e certe notti si fanno più dolorose del solito.”

Lo hai sempre saputo che sarebbe stato così!” Replicò seccamente il Kyuubi, per nulla intenerito dal dolore del suo Jinchuriki. “Nel mondo in cui sei nato il dolore accompagna voi umani fin dalla nascita, indipendentemente da quanto esso sia intenso. Ora tu hai la possibilità di creare un mondo in cui i genitori non devono morire per i propri figli. Piangerti addosso non li riporterà indietro!”

Questo lo so meglio di te!” ora Naruto iniziava ad irritarsi. Kurama non aveva nessun diritto di fargli la paternale, specie dopo che si era tenuto dentro per migliaia di anni il proprio odio, riversandolo in modo indiscriminato verso ogni umano da lui incontrato.

Non lo dimostri con i fatti! E sai meglio di tutti che solo quelli contano!”

Senti...” il biondo si passò una mano sul volto, sospirando pesantemente. “E' tardi, e non ho voglia di litigare. Non possiamo discuterne domani mattina?”

Era convinto che il Bijuu lo avrebbe scannato di rabbia dopo quel futile tentativo di liquidarlo. Invece, con sua somma sorpresa, il Kyuubi si distese, squadrandolo con durezza.

Fai come meglio credi. Chissà... forse quella volta ho sbagliato nel giudicarti.”

Naruto strinse i pugni, mentre qualcosa di simile a rabbia liquida prese ad agitarsi in fondo al suo stomaco. Si sentiva frustrato dall'incapacità di Kurama di comprenderlo, di capire che tutti, anche lui, potevano avere i loro fantasmi, i loro incubi e le loro debolezze.

Nessuno è sempre forte, neanche tu!” ringhiò prima di tagliare il contatto con il Bijuu. Quest'ultimo non lo richiamò, limitandosi a tenere gli occhi stoicamente chiusi. L'umore dello shinobi, se possibile, peggiorò ulteriormente. Odiava litigare con Kurama, perché sapeva benissimo che era solo preoccupato per lui, anche se non lo avrebbe ammesso mai.

Il suo occhio ritornò sui volti allegri e rilassati dei suoi genitori. Strinse la cornice della foto con rabbia, mentre si chiedeva se quella sensazione sarebbe mai scomparsa, o se invece avrebbe dovuto conviverci per tutta la sua esistenza.

Ero-Sennin... chissà cosa direste di me ora...

Era strano come avesse vissuto affianco a quell'uomo per tanti anni, senza mai capire che fosse il suo padrino. Per l'ennesima volta si domandò perché non glielo avesse mai detto, per quale motivo Jiraiya-Sensei non si fosse mai preso il disturbo di dirgli la verità sui suoi genitori. Gli sarebbe piaciuto parlarne con lui, ma forse per il Sannin non era lo stesso. Forse per lui era più importante tenerlo in vita piuttosto che disturbare i morti. Un ragionamento giusto, ma terribilmente arido, che aveva lasciato troppi pochi ricordi di lui al suo figlioccio, il quale lo aveva considerato alla stregua di quel padre che non aveva mai avuto.

Chissà cosa avrebbe detto riguardo a Hina-chan. Si sorprese di quella domanda, anche perché conosceva perfettamente la risposta: qualsiasi bella ragazza avrebbe attratto quell'inguaribile pervertito, ed Hinata non avrebbe fatto eccezione. Se si concentrava, poteva quasi sentirlo parlargli in merito sull'argomento.

 

Ascolta, pivello... per trattare con una bella ragazza ci vuole cervello! Quindi ora prendi spunto dal tuo Sensei ed impegnati a fondo per farla cadere tra le lenzuola del tuo letto!”

 

No, non sarebbe stata decisamente una buona idea. Hinata era dolce, delicata, sensibile, timida. L'esatto contrario delle donne che era abituato a frequentare il suo Sensei.

Ma che diavolo mi viene a pensare? Va bene essere depressi, ma addirittura pensare ai consigli dell'Ero-Sennin su Hinata mi pare eccessivo!

“Naruto-kun?”

Una voce dolce lo fece sobbalzare, riportandolo al salotto freddo e leggermente umido di casa sua. Hinata era al suo fianco, il corpo coperto da una delle sue felpe, e lo fissava con i suoi occhi chiari.

“Hina-chan...” mormorò il biondo, mordicchiandosi l'interno della guancia. Se si concentrava, poteva ancora sentire l'odore di prima sul corpo di lei.

“Non ti ho trovato a letto e mi sono preoccupata. C'è qualcosa che non va?”

Naruto avrebbe voluto rispondere in modi diversi. Una parte di lui gli consigliava di sorridere e tornare a letto con la mora, rassicurandola che non c'era nulla che non andava. Di tutt'altra opinione era l'altra sua metà, che invece gridava di urlarle in faccia che no, in quel momento non andava bene nulla, neanche lei, per guarire il freddo che percepiva dentro di lui, un freddo molto più intenso del più rigido degli inverni.

Si passò una mano sul volto, facendo un profondo respiro. Sapeva che Hinata era forte, e certe volte la invidiava, perché percepiva che la determinazione della ragazza era molto più forte della sua.

“Non è niente.” disse infine. “Solo qualche... brutto ricordo che ha deciso di farsi vivo.” tentò di sorridere ma non era sicuro che la smorfia da lui appena fatta potesse essere chiamata in quel modo.

Hinata non disse nulla, il volto serio, terribilmente serio. Naruto si domandò come aveva fatto a non accorgersi prima di quanto fosse cresciuta. A lui sembrava di essere ancora il ragazzino di qualche anno prima, che urlava al mondo di stare bene, anche se bene non stava affatto.

“Naruto-kun, perché non sei felice?”

La domanda lo sorprese. Felice... lo era mai stato? Aveva molti ricordi belli, allegri dove percepiva di essere stato felice. Ma era sempre stata una sensazione temporanea, che non riusciva ad coprire il vuoto che c'era dentro il suo cuore.

“Naruto-kun...” lei gli prese il volto tra le mani. Quelle mani fresche, delicate, lisce che tante volte le aveva visto stringersi al petto, in un gesto di insicurezza, ora erano sul suo volto, lasciando Hinata scoperta, priva di difese. Capì, e ne fu grato di quel gesto, che testimoniava come lei non si sarebbe mai arresa. Ed avrebbe continuato a lottare, rialzandosi ogni volta.

Hinata voleva lottare.

Voleva combattere contro i demoni e gli incubi di lui, voleva aiutarlo come lui aveva sempre fatto con lei. Voleva dargli felicità, quella felicità capace di riempire il buco nel cuore di Naruto.

Sapeva benissimo che non sempre sarebbe stata capace di vincere, che spesso sarebbe caduta a terra, ma sapeva anche che si sarebbe sempre rialzata, più forte di prima. Fino a quando non avrebbe vinto.

Lo abbracciò, portandosi la fronte di lui alle labbra.

“Non voglio più che tu faccia questo.” sussurrò. D'ora in avanti, sarebbe stata lei la famiglia di Naruto, il suo Naruto. E non l'avrebbe mai più lasciato solo.

Il ragazzo, dopo un attimo di sorpresa, sorrise. Aveva capito ogni cosa, e gliene era grato.

Hina-chan... grazie.

“Promettimelo, Naruto-kun.” il suo sguardo era ancora carico di determinazione mentre lo stringeva a sé. “Promettimelo.”

Solo così saprò che lo farai.

Perché tu mantieni sempre la parola data.

“Accidenti...” esclamò il ragazzo, aspirando l'odore della pelle di lei, ancora recante i segni della sera prima. “Hai imparato fin troppo bene la lezione, non è vero?”

Si sciolse dall'abbraccio, guardandola con espressione rilassata e divertita in volto.

“Hina-chan... te l'ho prometto.”

Forse era solo una sua convinzione, dovuta alle circostanze, ma quando si strinse ad Hinata, in quel letto troppo stretto, con il materasso molle e cigolante, non sentì più freddo dentro di sé.

Era felice.

 

 

Kurama sbadigliò sonoramente, stiracchiandosi le zampe anteriori. Forse poteva finalmente farsi un sonnellino, ora che il suo Jinchuriki aveva sconfitto i suoi demoni interni. Sapeva che il giorno dopo avrebbero dovuto fare pace, ma non se ne preoccupava: con Naruto era facile riappacificarsi.

Stupido moccioso...” borbottò prima di cadere nel suo mondo onirico. “Vedi di tenertela stretta questa mocciosa.”

Il giorno dopo, tra una partita di Morra Cinese e l'altra, doveva assolutamente chiedere informazioni su di lei, anche se, ovviamente, a lui non importava nulla di quella mocciosa. Proprio nulla.

Forse solo un po'.

 

 

 

 

  
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