Film > Il Mistero Di Sleepy Hollow
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Autore: Tide    02/11/2016    1 recensioni
Alcuni episodi per descrivere il rapporto tra le sorelle Archer, l'una destinata a divenire la strega dei boschi, l'altra a inseguire la vendetta nelle vesti di Lady Van Tassel.
P.S.: partecipa alla challenge "Diamo visibilità a chi non ne ha" (salvo mia imbranataggine)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~OMBRE


Tacevano camminando l’una accanto all’altra. Mary raccoglieva i rami che le sembravano più asciutti e li metteva in braccio a Crone, senza una parola. Parlavano poco da quando la madre era morta. Solo di notte si stringevano e prendevano a conversare o raccontarsi storie per scacciare la paura del buio nel bosco. Prima era la madre che raccontava loro le storie: lei andava di nascosto a Sleepy Hollow, a volte, per vedere se le riusciva di ottenere in qualche maniera qualcosa di utile, e cercava di cogliere qualche  chiacchera  di paese da raccontare alle figlie. Una volta le disavventure del fabbro che aveva chiodato male i ferri di un cavallo, un’altra la storia sommaria di un nuovo arrivato, un’altra ancora un corteggiamento maldestro, ma non nominava mai i Van Garrett o i Van Tassel, o la vecchia casetta dove gli Archer avevano vissuto, benché Mary ne chiedesse con insistenza. Poi era arrivata la guerra anche nella loro valle e con essa storie di soldati, di coraggio, di diserzione, e le voci su un nero cavaliere dell’Assia, dai denti acuminati e gli occhi furiosi, che seminava strage a dorso di un enorme cavallo nero, tagliando teste con la sua spada e la sua ascia.

Ora di giorno per lo più restavano in silenzio. Di giorno si doveva cercare da mangiare, curarsi del piccolo orto, perché non morissero le piante, bisognava andare a prendere l’acqua, bisognava cogliere legna e accendere il fuoco, per salvarsi dal freddo dell’inverno, preparare i rimedi contro i malanni. Di giorno non c’era tempo o cuore per raccontare storie e anche quella mattina le bambine procedevano in silenzio, senza perdere tempo, Crone cercando di concentrarsi solo sul lavoro del momento, Mary già elencando a mente tutti quelli successivi, da svolgere entro sera. E poi avrebbero entrambe avuto paura di parlare: il bosco sembrava imporre minaccioso il silenzio e ammettere solo i suoni, non le parole. Si parlava solo nel chiuso del loro rifugio, per timore del bosco, o solo se strettamente necessario.
Mary si chinò a raccogliere un ramo. Al tatto era umido per via della neve caduta in quei giorni, ma gli occhi ormai esperti delle sorelle indovinarono che dentro dovesse essere secco; sarebbe bastato spezzarlo per verificare.
Mentre Mary si alzava e si voltava verso la sorella, ebbero l’impressione di sentire dei passi sulla neve. Crone cercò lo sguardo di Mary, come per chiedere se avesse sentito. Mary si strinse nelle spalle. Se c’era una cosa che in quell’anno avevano imparato, era che non si incontrava nessuno nei boschi,  men che meno in inverno.
Invece proprio in quell’istante scorsero con la coda dell’occhio una macchia scura. Le due bambine si voltarono insieme all’uomo e, sorprese, rimasero a fissarlo immobili.  Lui chinò appena il capo di lato, con gli occhi chiarissimi spalancati per lo stupore, le labbra socchiuse su degli incisivi acuminati. Indossava abiti neri da guerra, portava una ascia e una spada al fianco. Le bambine avrebbero ritenuto più probabile incontrare un principe o un drago, come nelle fiabe e il guerriero sembrava pensare lo stesso di loro.
Per pochi, infiniti secondi nessuno dei tre si mosse. Poi l’uomo si portò l’indice alla bocca, facendo cenno di non parlare, con uno sguardo eloquente.
“Shh.”
No, non si parla nel bosco. Mary spezzò il ramo che stringeva tra le mani. Sì, era un ramo ben secco, si capiva dal suono netto e forte che emise.
Crone fuggì.

A Mary servì più di un ora per ritrovare la sorella. Crone s’era nascosta tra una roccia e le radici sporgenti di un albero e se ne stava rannicchiata, tremante per il freddo e la paura con le mani premute sul volto.
“Crone!” la chiamò Mary quando la vide. Le si avvicinò e fece per aiutarla a sollevarsi, ma Crone si strinse ancora di più nel suo nascondiglio
“Crone, sono io!” ripetè Mary facendole levare a forza le mani dal volto. Crone spalancò gli occhi e cercò di nascondere il viso contro le ginocchia. Mary cercò di impedirglielo
“è morto e sepolto Crone, puoi venire fuori.“
La sorella scosse la testa con gli occhi serrati. Mary diede un sospiro
“Crone, c’è tanto da fare! Non abbiamo più neanche la legna!”
Crone rimaneva a tremare nel suo angolo. Mary si alzò e con fare imperioso si mise le mani sui fianchi.
“Credi di essere più al sicuro qui che nel nostro rifugio?”
Crone guardò la sorella con un’espressione attenta “Io ti ho trovata.” Aggiunse Mary “Resti qui o vieni con me?”

Per tutto il giorno Crone si rifiutò di uscire dal rifugio, stringendosi in un cantuccio, e ogni volta che Mary rientrava la sorella la guardava ad occhi spalancati . Non ci fu verso di smuoverla o cavare una parola sul perché si comportasse a quel modo e Mary non poteva badarle più di tanto: era stata una giornata strana e c’erano ancora mille cose da fare.
Scese la notte e le sorelle si strinsero nel loro giaciglio, cercando di riscaldarsi. Crone tremava e solo quando le sfuggì un singhiozzo Mary capì che non si trattava del freddo.
“Smettila, Crone!”
“Chi era, Mary?” 
“Era il Cavaliere dell’Assia: ricordi cosa dicevano in paese? La mamma ce ne raccontava, ricordi?”
“Sì, sì … è …?”
“è morto e sepolto, Crone, te l’ho detto. Non devi averne paura.”
Crone non sembrò rassicurata “E gli altri?” chiese subito “Ho sentito arrivare degli altri, Mary: chi erano?”
“Erano soldati americani, Crone.”
“E loro …?”
“Li ha uccisi. Ne sono rimasti due, ma se ne sono andati. “
“Come lo sai?”
“L’ho visto.”
Seguì un istante di silenzio
“perché, Mary?”
“Perché cosa?”
“Perché hai spezzato il ramo?”
“E che dovevo fare?”
“Non era meglio scappare tutte due, Mary?” Crone aveva un tono lamentoso e soffocato, come fosse successo qualcosa di irreparabile e Mary non aveva intenzione di capire.
 “E perché?”rispose un po’ irritata “Dovresti ringraziarmi: potevano essere ancora in giro per i boschi.”
“Ho paura, Mary.”
“Ma non devi averne! lui è morto, gli americani sono morti, e i due rimasti se ne sono andati.”
“Non è questo …”
“E allora che cosa?”
Crone si scostò un poco e guardò la sorella negli occhi;  i suoi brillavano di lacrime anche nel buio. Quelli di Mary erano asciutti, quasi freddi. Crone si premette una mano sul petto.
“Non so.” Rispose
“Come sarebbe a ...?”
“Nemmeno tu li hai seguiti.” Interruppe Crone di colpo
“Chi?”
“I due americani.”
“E cosa centra?”
“Perché  non li hai seguiti, Mary? Non hai provato lo stesso?” … “
“Lo stesso cosa?”
“Più paura di loro che dei boschi, ecco …”
“Non capisco, Crone.”
“Sì,  invece.”
“Ma ora non c’è più nessuno, nessuno ci ha fatto nulla.”
“Sì, invece. Questo non è nulla di buono, Mary, e lo sai. O li avresti seguiti, se tutto questo non fosse male, Mary.”
“No, non capisco.”
“Dovresti. Non abbiamo nulla a che fare con loro, non più.”
“Con chi?”
“Con quella gente.”
“La gente di Sleepy Hollow? Non è vero: è colpa loro se siamo qui, se non abbiamo una casa e se la mamma è morta!” ripose Mary stizzita.
Crone le si strinse con un singhiozzo e tacque, continuando a tremare.


    
Crone osservava assorta gli ingredienti affiorare e tornare sul fondo del pentolone, bollendo nell’acqua, e di tanto in tanto mescolava, più per divertimento che per necessità, affondando una zampa di lucertola che saliva o sollevando un fiore di maranta selvatica che si inabissava. Poteva restare per ore a guardare l’acqua bollire, a vegliare sulla pozione. Mary invece aveva sempre a mano almeno due faccende da sbrigare. Crone pensava spesso che ciò che preparava la sorella era senza cuore.
Mary stava parlando. Crone non s’era nemmeno accorta di quando era rientrata. Da molti anni ormai la sorella andava a spiare la vita a Sleepy Hollow e tornando aveva sempre qualcosa da dire, qualcosa di amaro e tagliente, non come faceva loro madre un tempo. Crone non la seguiva mai –troppa gente e cosa poteva venirne di buono?
“No …” rispose Crone distrattamente
“Crone hai capito la domanda? Si tratta di lasciare questo lurido posto! È un’occasione che io non perderò, che tu venga o meno.” Ripetè chiaramente Mary, con un tono severo.
Mary aveva parlato di un lavoro a Sleepy Hollow, un alloggio, un nuovo nome- nessuno ricordava più gli Archer, tanto
Crone scosse piano la testa, senza smettere di fissare l’acqua
“No, no … Sleepy Hollow … No, tutta quella gente …”
“Ma se è un mortorio!” protestò Mary
“Sì …” mormorò Crone
“Dunque tu non vieni?” chiese ancora, Mary, sempre più spazientita ed incredula
“No, Mary, no … Quel mortorio, che ho a che farne? No, non sarebbe un bene, ricordi? …”
“Ricordare cosa, Crone?” esclamò la sorella
“Non fu bene, allora.”
Mary spalancò gli occhi “Ancora quella storia, Crone! Cosa è stato peggiore da allora? Eravamo sole, infreddolite, affamate e reiette prima e lo siamo state dopo! Questa è l’unica occasione che abbiamo …”
“Per cosa?” interruppe d’improvviso Crone, lasciando interdetta la sorella “Non li hai seguiti allora,  non vuoi farlo adesso.” Disse ancora Crone, con un tono cupo che quasi non pareva suo.
Mary si rifiutò di capire.
“Te lo chiedo per l’ultima volta, Crone.” Disse scandendo severamente le parole “Verrai con me o no?”
“No…” mormorò Crone “Quel mortorio … Che ho a che farne? No…” 
No, che aveva a che farne? Loro erano ombre, nulla di più e lei un’ombra per loro e avrebbe avuto paura di essere altro. No, ormai erano così le cose, ognuna al posto che le era rimasto: lei nei boschi, loro a Sleepy Hollow e tutti a proprio modo ombre.
Mary non riuscì a dire altro e Crone non le prestò attenzione per diversi minuti.
Mary strinse le labbra, come a trattenere un moto d’ira, ed uscì sbattendo la porta.
Crone diede un sospiro.
Da quel giorno non sarebbero state che un’ombra l’una per l’altra.

   
 
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