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Autore: semolina    03/11/2016    0 recensioni
Dopo il loro incontro al Mollly's [nella 5x03], tra Sylvie Brett e Antonio Dawson è nato un qualcosa, un legame sottile. Il lavoro li terrà lontani ma non indebolirà ciò che è nato, lo rafforzerà invece rendendoli completamente connessi.
Questa è la prima volta che scrivo una fan fiction,non mi era mai capitato di appassionarmi così tanto alla storia nascente tra due personaggi tanto da far accendere la mia fantasia e "costringermi" a scrivere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“ Allora….” Gabby la stava guardando incuriosita mentre riforniva l’ambulanza, sapeva che anche se stava cercando di fare la disinvolta non avrebbe resistito  a lungo sotto lo sguardo indagatore della collega.

“Allora...cosa?”

“ Come cosa?! non hai niente da raccontarmi ?”

“ raccontarti?! No, non mi pare...no”

“ Non fare la finta tonta…. Anche se Hermann non mi avesse detto che vi ha visti ieri sera al Molly’s la tua faccia ti avrebbe tradito comunque…”

Sylvie si immobilizzò, rimanendo con in mano un pacco di garze sollevato a mezz’aria, maledicendo Hermann per la sua lingua lunga e la sua faccia per essere così rivelatrice; con il volto in fiamme guardò Gabby imbarazzata.

“ Non so cosa ti abbia detto Hermann ma non è successo proprio niente ieri sera al Molly’s!”

“oh davvero?! quindi non hai avuto un appuntamento con mio fratello eh…”

“ un appuntamento?! ma no! mi ha solo offerto da bere… e solo dopo il mio discorso…”

Gabby rimase in silenzio in attesa che la bionda continuasse a parlare.

“ ehm, beh.. ho… diciamo che ho seguito il tuo consiglio e ho ribattuto alle motivazioni che mi aveva dato in caserma l’altro giorno, secondo le quali non potevamo uscire insieme….” disse tutto d’un fiato senza mai alzare la testa dal pannello che stava riordinando. L’altra sorrise di sottecchi e alzando un sopracciglio chiese:

“ e….gli hai fatto cambiare idea?”

Sylivie alzò le spalle e inarcò un lato della bocca in una smorfia confusa

“ Non saprei… mi è sembrato, almeno per un momento…. infatti mi ha chiesto se poteva offrirmi da bere...”

Spostando la smorfia da un lato all’altro della bocca lasciò cadere il discorso a metà.

“ Ti ha offerto da bere e se n’è andato?” Chiese Gabriella ironica.

“ no, no..certo che no. Abbiamo passato la serata insieme, chiaccherando… del lavoro, degli hobby… insomma del più e del meno. è stato...bello. O almeno così la penso io.”

“ e poi…” Era snervante, le doveva cavare le parole di bocca una ad una.

“e poi niente.” finì la bionda un po’ delusa.

Gabby stava per chiedere delucidazioni riguardo a quel “niente” ma l’altoparlante della caserma le interruppe.

Incidente stradale multiplo. Vicino al ponte. Erano richiesti tutti: ambulanza, camion, squadra e il capo. Entrambe scattarono e in pochi secondi stavano già sfrecciando sulla strada.

 

Durante il ritorno dall’ospedale, dove avevano accompagnato il conducente di una delle auto coinvolte con una brutta contusione alla testa, Gabriella tentò di riportare la conversazione al punto dove l’avevano interrotta in caserma.

“ Quindi… tornando a noi… dopo le chiacchere al bar… cosa avete fatto?”

“ niente.” Rispose Brett asciutta.

“niente. Niente di niente…” Era decisamente perplessa da quella risposta. Certo non si aspettava una proposta di matrimonio ma qualcosa di più di semplici chiacchere sul tempo, quello sì.

“ Quindi vi siete dati la buonanotte e …” insistè

“ Uno a destra, uno a sinistra ce ne siamo tornati alle nostre auto. Sono tornata a casa e sono andata a dormire. Tutto qui. Niente, quindi.”

“ Non ci credo… mi vorresti dire che nessuno dei due ha accennato ad una nuova uscita o ad una cena...qualcosa…”

“ no..” Sylvie sospirò rumorosamente “ evidentemente non è interessato...come aveva detto.”

Gabriella decise di non insistere oltre vedendo la delusione sul volto della collega; si ripropose però di parlare con Antonio appena possibile per capire cos’era successo visto che la storia del “non sono interessato” non reggeva affatto.

Per il resto del tragitto rimasero in silenzio, attente soltanto ai loro pensieri.

 

Parcheggiata l’ambulanza al solito posto le due ragazze si diressero verso l’interno della caserma per mangiare qualcosa e rilassarsi un minuto ma appena varcata la porta Connie si affacciò nella stanza comune annunciando perentoria:

“ Dawson. tuo fratello al telefono. sembra urgente.”

Gabriella si guardò intorno come per chiedere se qualcuno sapesse qualcosa in più ma ricevendo soltanto sguardi confusi si mosse veloce verso l’ufficio di Connie. Sylvie dal canto suo era rimasta immobile vicino alla porta d’ingresso con lo sguardo fisso verso il punto dove Gabby era appena sparita; Stella attirò la sua attenzione:

“Brett! Ehi Brett...cos’è successo? sai qualcosa?”

“No..non so niente. Siamo appena tornate dal Med.”

“Oh, ok! Forse non è niente...è solo che, quando Antonio chiama ho sempre un tuffo al cuore”

“Già...a chi lo dici.” Sospirò mentre si accomodava sulla sedia di fronte a Stella e si allungava a prendere il giornale.

Dopo qualche minuto Gabriella entrò nella stanza col volto scuro, senza guardare nessuno in particolare chiese dove fosse Casey; Otis, guardandola preoccupato, la informò che era appena uscito e che probabilmente lo avrebbe trovato vicino al camion 81. Ringraziato Otis, uscì veloce come il vento chiudendosi la porta alle spalle lasciando i suoi colleghi in un’atmosfera gelida. Brett e Kidd con un’occhiata d’intesa si alzarono contemporaneamente dai loro posti e la seguirono all’esterno senza fiatare; la trovarono che parlava con il compagno vicino al camion, rimasero in disparte per tutta la durata della conversazione e si avvicinarono solo alla sua conclusione.

“Gabby, tutto ok? Cos’è successo?” chieste Stella

“ Se possiamo fare qualcosa...”continuò Sylvie.

“Ehm.. no, grazie ragazze. Non c’è bisogno. Devo solo passare al distretto a prendere mio nipote… dovrà stare da me per qualche tempo..” rispose in tono tranquillo.

Dopo aver udito quelle parole le altre due sorrisero sollevate che non si trattasse di qualcosa di più preoccupante.

“ Ok, bene. Da come sei uscita dall’ufficio sembrava grave…” sospirò Stella.

“ Come mai dovrà stare da voi?” chiese Brett all’amica.

“ Laura non c’è in questi giorni e Antonio..beh… pare che gli abbiano affidato una missione sotto copertura..” Spiegò Gabby. Nel frattempo Matt le raggiunse e appoggiando una mano sulla schiena della fidanzata le disse:

“ Ho parlato con Boden al telefono. Puoi andare anche adesso a prendere Diego. Mancano solo due ore alla fine del tuo turno e pare che Taylor abbia acconsentito ad anticipare il suo turno per coprirti.”

“Fantastico. Allora scappo subito a prenderlo. Così eviterà di vedere suo padre andarsene di nuovo…”

Stampò un bacio sulla guancia del tenente, un cenno alle ragazze e corse via.

I colleghi la guardarono entrare in caserma di fretta, il silenzio fu rotto da Casey che con un cipiglio preoccupato si rivolse a Sylvie.

“ Brett...tutto ok? sembri scossa”

“ Ehm...sì, sì, certamente. é che Gabby mi è sembrata davvero turbata, nonostante cercasse di apparire serena..” balbettò la bionda.

“ é preoccupata per Diego.. l’ultima volta che ha visto Antonio partire sotto copertura non è stato facile…” Le spiegò Matt gentilmente.

“ Lo credo bene..” concluse.

 

Le due ore successive passarono lentamente nella più assoluta tranquillità, caso raro alla caserma 51;finito il turno Sylvie raccolse le sue cose e salutati tutti salì in auto per andarsene a casa.

 

Arrivata davanti al suo appartamento notò un uomo seduto sui gradini davanti alla porta. Lo riconobbe all’istante. I jeans scuri, la maglietta grigia aderente e il giacchetto di pelle erano inconfondibili. Come anche i suoi capelli scuri pettinati all’indietro e il suo modo di tenere le braccia appoggiate sulle ginocchia.

Il cuore, fatta una capriola, accelerò il suo battito, sentì lo stomaco attorcigliarsi e le gambe farsi molli. Inspirò e espirò profondamente aria dal naso, deglutì e scese dall’auto.

“ Ehi… ciao” disse, con una voce che tradiva il suo imbarazzo, appena si trovò ai piedi dei gradini dove era seduto il detective.

“ che ci fai qui?”

“ Ehi.. ciao. Ehm… volevo parlarti un attimo se non ti disturbo…” rispose, anche lui un po’ impacciato.

“ Certo… non disturbi affatto… vuoi… vuoi salire?”

Lui alzò lo sguardo sulla bionda e con un mezzo sorriso accettò l’invito.

Sylvie sentì una vampata di calore salirle al volto appena gli occhi del poliziotto incrociarono i suoi. Distolse lo sguardo prima che la sua faccia tradisse definitivamente la sua agitazione e si concentrò sulla ricerca delle chiavi.

Una volta trovate le afferrò decisa, con un gesto veloce le estrasse dalla borsa e le sollevò in alto come un atleta che alza la coppa sul podio.

“ Trovate!!” esclamò alzando anche la testa. Nello stesso momento Antonio si alzò in piedi e si ritrovarono faccia a faccia. Lui serio e composto. Lei con il braccio alzato e uno sguardo di trionfo un po’ ebete stampato sul viso.

Sylvie abbassò svelta la mano con le chiavi e si perse negli occhi scuri e profondi di Antonio. Fu un attimo. Le sembrò di sprofondare. Involontariamente sorrise, timida. Sbattendo le palpebre interruppe quel contatto così magnetico, si morse le labbra, salì gli ultimi due gradini e infilò le chiavi nella serratura. Entrò per prima tenendo poi aperta la porta, come ad invitarlo ad entrare. Il poliziotto si strinse nelle spalle e la oltrepassò. Per un secondo le parve che lui sorridesse di nascosto.

 

Una volta entrati nell’appartamento Sylvie chiuse la porta dietro di sé e appoggiò la borsa sul mobile vicino all’appendiabiti dove aveva già agganciato il suo cappotto.

Fece strada verso il soggiorno e con un gesto delicato della mano invitò Antonio a sedersi, mentre lei si diresse verso la cucina domandando:

“ Posso offrirti qualcosa? una birra, una soda o… semplicemente dell’acqua..”

“ No grazie, sono a posto così…” rispose l’uomo mentre si guardava intorno.

Era sicura che l’agitazione che provava in quel momento fosse talmente palese che si rifugiò con la testa dentro al mobile dove teneva i bicchieri, così da voltargli le spalle e poter riprendere il controllo di se stessa. Prese due bicchieri e li appoggiò sul tavolo. Antonio guardava ogni movimento della ragazza, notò che,nonostante avesse rifiutato una qualsiasi bevanda, lei stava sistemando sul tavolo due bicchieri, una bottiglia di acqua e un paio di birre. Si ritrovò a sorridere del tentativo della bella paramedico di nascondere l’imbarazzo che invece le si leggeva perfettamente sulle guance, divenute di un bel rosa acceso. Cercò di metterla a suo agio facendo qualche osservazione riguardo l’appartamento.

“ Carina la casa… anche il quartiere non sembra male..”

“ Grazie.. è piccola ma è pur sempre casa! Il quartiere me lo aveva consigliato Gabby. é abbastanza vicino alla caserma e sembra decisamente tranquillo.” rispose ringraziandolo mentalmente per aver interrotto quel silenzio pesante.

“ Quindi… cosa ti ha portato fino agli scalini del mio palazzo?” azzardò.

“ Beh.. ecco.. volevo solo dirti che… dovrò andare sotto copertura per un po’...” in quel momento era lui ad essere in imbarazzo

“ Infatti Gabby e Matt dovranno tenere Diego per qualche giorno…”

“ Sì, lo so. Me lo ha detto…. è una missione pericolosa?” i suoi occhi non erano più abbassati sulle mani che tenevano il bicchiere ma erano piantati dritti in quelli del detective. Azzurri come il cielo senza nuvole, come l’acqua di un mare tropicale. Continuò a guardarla, dimentico quasi della domanda che lei gli aveva rivolto, notando ogni sfumatura di quegli occhi così magnetici e dolci. Non riuscendo più a sostenere il suo sguardo Sylvie si voltò per guardare fuori dalla finestra, cercando di far decelerare il suo battito cardiaco e di non pensare che Antonio era ancora lì, di fronte a lei.

“ Non più pericolosa di altre…” si riscosse distogliendo lo sguardo da lei. “ ma non potrò mettermi in contatto con nessuno al di fuori degli altri dell’intelligence”

“ Lo immaginavo… e per quanto tempo dovrai rimanere sotto copertura?”

“ Dipende…pochi giorni, poche settimane...dipende da quanto sono veloce a trovare prove o altro..” il suo tono mutò in favore di uno professionale e distaccato.

“ Capisco… non deve essere facile allontanarsi così da tuo figlio..o da Gabby. Posso solo immaginare come ci si possa sentire..” Sorrise dolcemente.

“ No, non è facile per niente. Anche per chi rimane a casa.” i loro occhi si incrociarono di nuovo, il silenzio calò pesantemente nel piccolo appartamento. Lei vide chiaramente quanto fosse gravato dal peso di questa nuova missione, comprese la preoccupazione che si era dipinta sul viso della collega quando aveva ricevuto la notizia per telefono e provò un dolore sordo al cuore.

“ Per questo non ti ho chiesto di uscire insieme di nuovo…” sussurrò Antonio guardandola dolcemente “ non so quando potrò…”

“ Oh, certo. Non preoccuparti per questo, non ci pensare” lo rassicurò la ragazza posandogli una mano sul braccio appoggiato al tavolo.

“ Ci penso invece…” coprì la piccola mano con la sua, calda e ruvida. “ Non voglio tu pensi, anche lontanamente, che ieri sera non sia stato benissimo con te… è stata una serata adorabile.” continuò senza lasciarle la mano.

“ Non voglio che tu pensi che non sono interessato..” Sylvie trattenne il fiato.

“ Perchè lo sono.. al cento per cento”.

 

Chiuse la porta e vi si appoggiò contro sospirando, un sorriso raggiante le si dipinse sul volto, gli occhi brillavano sognanti; rimase con la schiena e le braccia a contatto con la porta chiusa per un tempo indefinito, ripensando alle parole di Antonio le sembrò che il petto si riempisse di gioia fino a scoppiare, quella sensazione si diffondeva lungo tutto il suo corpo, nelle braccia, nelle gambe facendola tremare.

“Perchè lo sono.. al cento per cento”.

Non faceva che sentire quelle parole nella sua testa, continuamente, non riusciva a pensare ad altro, solo quelle poche parole le riecheggiavano nella mente. Cercò di rivivere quel momento: ogni respiro, ogni sguardo, la sensazione della sua mano sull’avanbraccio del poliziotto, il calore della sua mano ruvida sopra la propria, il modo in cui la stringeva come ad enfatizzare quelle parole, come ad assicurarle quanto quello che stava dicendo fosse vero, la sua voce profonda, il silenzio che ne era seguito, la felicità che l’aveva invasa. Ne era sicura; quel momento l’aveva fatta sentire davvero felice, quel momento, lo sapeva, le avrebbe alleggerito ogni giornata pesante soltanto ricordandolo, quel momento le avrebbe tenuto compagnia ogni volta si fosse sentita sola. Quel momento sarebbe stato suo per sempre.

 
  
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