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Autore: azkaban    03/11/2016    4 recensioni
Gira la sedia verso la finestra per ammirare al meglio quella vista e memorizzarla nella mente. Oltre il buio della sua cella e qualche sprizzo di luce di qualche incantesimo non gli è permesso vedere nulla. Aspetta silenzioso che la Granger gli desse qualche spiegazione, invece rimane a guardarlo senza proferir parola. Aguzza la vista per riuscire a trovare la posizione del sole oltre le nuvole.
«Granger» la chiama, incrociando le gambe e continuando a fissare il cielo «In che mese siamo?»
Passa qualche secondo.
«Quasi metà Gennaio.»
Di sottecchi vede che si posiziona meglio sulla sedia e meccanicamente congiungere le mani. Un sgradevole pensiero passa nella mente di Draco.
«Di che anno?» sussurra, non volendo sentire la risposta.
Silenzio.
Sospira e si passa una mano sulla lunga barba.
«Chi ti ha mandato?» domanda distaccato, guardandola in viso.
Come intimorita, ritira le mani dal tavolo, le strige a pugno e si volta verso la finestra, interrompendo lo scambio di sguardi.
«Harry...»
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il terrore si propagò per tutta la villa. Le urla rimbombarono lungo il corridoio. Dei brividi percorsero la schiena di Draco. Serrò gli occhi cercando di non ascoltare. Ma il rumore di passi veloci di vittime che fuggono era troppo forte. Il Signore Oscuro continuava a sgridare i suoi seguaci e i goblin, mentre lampi di luce verde e rossa si intravedevano attraverso gli spiragli della porta del salone. Strinse la bacchetta non sapendo che fare: suo padre era dentro insieme agli altri, forse già morto.
«Per colpa vostra, per colpa vostra è stata rubata la coppa! Siete delle nullità!»
Altre urla e la porta si spalancò. Venne quasi travolto dalla folla che scappava se non fosse stato per una presa ferrea sul suo braccio. Si voltò di colpo impaurito per poi riconoscere il viso pallido del padre. Del sangue gli coprivano il vestito costoso, i lunghi capelli erano scompigliati, il viso scarno era perlato di sudore e gli occhi saettavano da una parte all’altra terrorizzati.
«Che diamine ci fai qui?! Razza di idiota … E’ arrabbiato.. E’ furioso… presto, presto» gli disse mentre lo spingeva verso le scale. Salirono veloci e Lucius continuava a tenere il figlio nella sua stretta salda nonostante le ferite inferte qualche giorno fa dal Signore Oscuro che lo facevano zoppicare. Arrivato in fondo ad un lungo corridoio, spalancò una porta e lo scaraventò dentro.
«Non uscire. Non provare mai più ad uscire di qui se non te lo ordina Lui stesso. Sono stato chiaro?» gli chiese senza effettivamente aspettare una risposta. Con grandi falcate raggiunge la finestra per chiudere le tende, ma si bloccò all’instante alla vista del Signore Oscuro che camminava – strisciava - lungo il viale insieme all’animale e poco dopo si smaterializzava. Sospirò pesantemente e fece passare una mano lungo i capelli. Le mani continuarono a tremare. Una piccola risata uscì dalle labbra e si voltò verso il figlio che ancora era immobilizzato sulla soglia della porta.
«Se ne è andato… possiamo stare tranquilli… per un po'… si…» disse con sguardo folle perso nel vuoto «si… si… andrà tutto bene… Narcissa… devo trovare Narcissa…» mormorò in fine uscendo dalla stanza lasciando da solo Draco.
 
Viene riscosso dalla pesante porta di metallo che si apre lentamente. Uno spiraglio di luce illumina una piccola parte della cella. Socchiude gli occhi cercando di focalizzare chi fosse il matto ad entrare in un posto del genere. La figura entra silenziosa e si chiude la porta alle spalle. Ricadono nel buio e Draco si scompone facendo tintinnare le catene legate ai polsi e alle caviglie. Un brivido gli percorre la schiena pensando che fosse una delle guardie. Non riesce a pronunciare alcuna sillaba per via della gola secca.
«Malfoy?»
Accoglie la voce sentendone la sua familiarità. La sua mente lavora rapida per afferrare il ricordo legato a quel suono negli angoli più remoti del suo cervello. Ma è come se non lo stesse cercando veramente. Sente pronunciare un incantesimo di illuminazione e una sfera azzurra compare dall'altra parte della cella. Assottiglia lo sguardo per il bagliore della luce, mentre la sfera comincia ad avanzare. A pochi passi di distanza la bacchetta viene alzata per schiarire maggiormente attorno. Davanti a sé si ritrova una delle persone che non avrebbero mai messo piede ad Azkaban, ma anche una delle poche persone che si sarebbe aspettato di ricevere. 
«Non sembri sorpreso di vedermi.» sente dire con ironia.
«E' da parecchio tempo che aspetto la tua visita, Granger»
S'inginocchia davanti a lui e con qualche incantesimo lo libera dalle catene di ferro. Contento, si massaggia i polsi martoriati, segnati da una grossa cicatrice che gli avevano procurato le catene.
«Oggi è il tuo giorno fortunato, Malfoy. Finalmente vedrai la luce del sole.» gli tende la mano per aiutarlo ad alzarsi e la fissa immobilizzato.

«A che livello ti sei abbassato Weasley: frequentare ...Babbani... io mi vergognerei.»
Vide il padre osservare con disprezzo un uomo e una donna dall'aria disorientata e capì che si riferiva alla famiglia della Granger. Lucius si avvicinò al signor Weasley, si scambiarono qualche altra disprezzante battuta e si scatenò una rissa. La folla all’interno della libreria si agitò attorno e solo il guardiacaccia di Hogwarts ebbe il coraggio di dividere i due uomini. Con un tono di superiorità Lucius salutò.
«Ci vediamo al lavoro, Weasley.» poi gli voltò le spalle, poggiò una mano sulla spalla del figlio e uscirono entrambi dalla libreria.

Per tutto il viaggio il padre rimase in silenzio massaggiandosi i punti in cui ricevette duri colpi. Ogni tanto sentì borbottare un «La pagherà», ma si trattene nel chiedere spiegazioni. Erano anni che sia il padre che la madre gli ribadivano a Draco che i Sanguesporco e Mezzosangue non meritavano di usare la magia. Ma più ad Hogwarts vedeva ragazzi praticarla come lui, nati con le sue stesse capacità, più non era convinto dei valori che da secoli la famiglia Malfoy sosteneva. Ma di una cosa era certo: quella famiglia Weasley, Potter e anche quella stupida della so-tutto-io della Granger non potevano permettersi di insultare lui e tantomeno suo padre, o attaccarlo fisicamente come era successo quel giorno. Irritato non si accorse che erano tornati a casa. 
Appena varcarono la porta degli elfi domestici presero i loro soprabiti e li accompagnarono fino al salotto, dove la madre stava tranquillamente leggendo un libro. 
«Narcissa ancora stai leggendo?! Non hai altro di meglio da fare?» esclamò il marito sedendosi sulla propria poltrona in pelle nera. Uscì un sigaro dalla custodia, l'accese e sospirò pesantemente. 
«Lo sai, caro, che non trovo passatempo migliore della lettura. Dopotutto abbiamo una biblioteca così grande che è un peccato non sfruttarla.»
Lucius sbuffò con aria divertita per poi rivolgersi al figlio.
«Quei libri sono stati tramandanti di generazione in generazione della nostra famiglia. Adesso sono tutti tuoi, per approfondire i tuoi studi ad Hogwarts e per quando ti serviranno in un futuro ancora prossimo.» si portò nuovamente il sigaro tra le labbra divertito ancora di più quando vide Draco alzare gli occhi al cielo. «A proposito di studio
» riprese serio «Figliolo, non voglio più vedere Oltre Ogni Previsione. Devi dare il massimo altrimenti puoi scordarti quelle scope che mi hai chiesto per la squadra di Quidditch.»
«Ma...» cercò di protestare però la madre lo fermò in tempo.
«Ascolta tuo padre. Dal tuo impegno scolastico e dai tuoi voti dipenderà il tuo futuro.» gli disse.
Col broncio si sedette nel divano, anch'esso in pelle nera, vicino a Narcissa. Osservò per qualche secondo il padre fumare, ammirando la postura perennemente composta, rigida, altezzosa; i capelli perennemente sistemati lisci fino alle spalle, di quel biondo che si avvicinava incredibilmente al bianco; l'abbigliamento perennemente elegante, perfetto, come se glielo cucissero addosso; gli occhi grigi molto chiari, così identici ai suoi; l'anello di famiglia che perennemente indossava, mai l'aveva beccato senza. Per Draco la sua figura era come quella di un Re: potente, autoritaria,  risoluta, nobile, 
purosangue.
«Padre.» lo chiamò un pò agitato, voleva togliersi tutti i dubbi che lo assillavano «continuo a non capire bene perché… perchè disprezzate i Weasley…»
Lucius smise di fumare e la madre alzò nuovamente gli occhi dal libro. Si scambiarono uno sguardo prima che la donna lo chiudesse e se lo stringesse sulle gambe. 

«Di quanto ti sei lamentano quest’estate, pensavo che pure tu odiassi suo figlio e suoi amici: il signorino Potter e la signorina Granger…»
«Infatti è così…» rispose prontamente Draco «ma più che odiarli… non sopporto che ottengono tutto ciò che vogliono… quel Potter… solo perché i professori lo adorano perché è Il-Bambino-Che-è-Sopravvissuto… la scampa anche se va in giro di notte… poi quella Granger sempre preparata… »
Il padre alzò il braccio per interromperlo non sopportando l’idea di sentire per l’ennesima volta le lamentele di un 12enne.
«Ascolta figliolo. Qui non si tratta di essere bravi a scuola o riuscire a non beccarsi una punizione. Devi capire che i traditori del proprio sangue, in questo caso i Weasley, sono degli ingrati... ingrati perché hanno avuto il dono di possedere i poteri magici e invece sono affascinati dai Babbani e dalle loro stupidaggini… Vi sono casi poi che un purosangue genera dei piccoli bastardelli…»
«Lucius!» lo rimproverò la moglie. In risposta il marito fece un gesto di non curanza con la mano.
«Generano cioè dei Mezzosangue…» continuò «Sisi lo so, me l’avrai spiegato cento volte padre
» disse Draco spazientito «Ho capito la distinzione tra Purosangue, Mezzosangue e Sanguesporco… ma riescono lo stesso a compiere magie. Quello che sto cercando di chiedervi è… quale è quindi la differenza se nelle loro vene scorre sempre della magia …» cercò di spiegarsi Draco. ma la voce gli morì in gola incontrando lo sguardo gelido del padre.
«Per metà! Per metà! Metà del loro sangue è babbano, appartengono a una razza inferiore.»
Draco continuò a guardarlo accigliato e Lucius si impazientì.
«Benedetto ragazzo!» esclamò riprendendo il sigaro. «Quello che devi sapere è che non valgono più di uno straccio usato, in particolar modo coloro che nascono da genitori Babbani. Quello è proprio un oltraggio alla natura. Per esempio quella mocciosa che mi ha risposto a tono prima: non vale niente. Tu, Draco, sei altamente superiore a loro. Sei un Purosangue appartenente ad un delle più antiche famiglie del mondo magico. Anche la famiglia di tua madre è molto antica, quasi quanto i Malfoy. Oggigiorno sono davvero poche le famiglie come noi e dobbiamo preservare la nostra specie. Mi raccomando, non voglio che ti rapporti con certa gente. Non ci devi avere niente a che fare con i Mezzosangue. Non accettare il loro aiuto e tu non aiutare loro. I Malfoy preferirebbero morire piuttosto che abbassarsi ai livelli di quei pezzenti. Sono stato chiaro?»
Draco non rispose indeciso sul da farsi. Ancora non riusciva a cogliere quelle che per suo padre erano motivazioni più che valide. Per lui quel discorso significava solamente restrizione del suo spazio. E questo non lo tollerava. Vide che il padre aspettava una risposta e fece un piccolo cenno col capo per chiudere il discorso.
Lucius ritornò a rilassarsi nella poltrona e a fumare il sigaro, mentre Narcissa che fino a quel momento seguì la conversazione, ritornò a leggere il libro.
Draco cercò di distrarsi dalla precedente conversazione col padre e divenne curioso di sapere cosa stesse leggendo la madre. Assottigliò lo sguardo, leggendo qualche riga in modo da intuire che libro fosse.
«Che incantesimi sono questi?» domandò sperando che la madre gli insegnasse qualcuno.
«Incantesimi di protezione.» rispose incrociando gli occhi del marito che si voltò dalla sua direzione appena sentì quelle parole.


Afferra la mano e si alza da terra tremando. Le ginocchia non reggono perfettamente il suo peso e poggia una mano alla parete. Senza dire una parola, La Granger gli avvolge la snella vita e si mette un braccio intorno alle spalle.
«Forza, usciamo di qui.»
Improvvisamente si sente a disagio per quella gentilezza e tranquillità con cui lo porta fuori dalla cella. Camminano qualche minuto prima di raggiungere una nuova stanza. All'interno sono disposti un grande tavolo in legno con due sedie e una grande finestra che si affaccia al lago. Draco alza un braccio per ripararsi dalla luce penetrante che entra dalla finestra. 
«E' questo il meglio che sai fare? Mi aspettavo che mi facessi uscire da questo squallore.» dice beffardo. Da quanto tempo non parlava?
In risposta lo fa sedere malamente su una delle due sedie, seccata dalla sua irriconoscenza. Gli esce un verso di dolore mentre porta una mano sulla schiena.
«Gentile come sempre.»
«Potrei dire la stessa cosa.» 
Si accomoda anche lei dall'altra parte del tavolo e cala di nuovo il silenzio. Abituato finalmente alla luce, Draco osserva fuori dalla finestra. Oltre il lago congelato dal freddo si intravede le montagne coperte da un leggero strato di neve e delle nuvole grigiastre pronte a portare un pò di pioggia. 
«Avrei giurato che dopo la guerra si sbarazzassero di quelle creature. A quanto pare il Ministero si diverte molto ad usarli contro di noi.»
Gira la sedia verso la finestra per ammirare al meglio quella vista e memorizzarla nella mente. Oltre il buio della sua cella e qualche sprizzo di luce di qualche incantesimo non gli è permesso vedere nulla. Aspetta silenzioso che la Granger gli desse qualche spiegazione, invece rimane a guardarlo senza proferir parola. Aguzza la vista per riuscire a trovare la posizione del sole oltre le nuvole. 
«Granger» la chiama, incrociando le gambe e continuando a fissare il cielo «In che mese siamo?»
Passa qualche secondo. 
«Quasi metà Gennaio.»
Di sottecchi vede che si posiziona meglio sulla sedia e meccanicamente congiungere le mani. Un sgradevole pensiero passa nella mente di Draco.
«Di che anno?» sussurra, non volendo sentire la risposta. 
Silenzio. 
Sospira e si passa una mano sulla lunga barba.
«Chi ti ha mandato?» domanda distaccato, guardandola in viso. 
Come intimorita, ritira le mani dal tavolo, le strige a pugno e si volta verso la finestra, interrompendo lo scambio di sguardi.
«Harry...» 
Draco scoppia a ridere.
«Potter? Mi stai prendendo in giro?» ma il volto della Granger rimane impassibile. 
Si alza dalla sedia frustato da quella risposta per poi avvinarsi alla finestra.
«Non ho bisogno del suo aiuto»
«Infatti hai bisogno del mio. Diciamocelo francamente, Harry non sarebbe mai in grado di tirarti fuori di qui.E' un tipo che favoreggia più l'azione che la diplomazia. Fortunatamente per te me la so cavare nel campo della Magisprudenza.»
«Non capisco ancora perché lo sta facendo.» dice massaggiandosi le tempie.
«Non crede che ti meriti una punizione del genere, anche se eri al servizio di Voldemort» vede che il ragazzo fa una smorfia a quelle parole, ancora non convito di tutta quella bontà che il Salvatore del mondo magico gli stava donando. «Qualunque sia il vero motivo non importa» continua la Granger «ti vuole fuori di qui. Per lui è giusto così.» Si poggia alla finestra per un'improvvisa mancanza di forze. Accosta la fronte al vetro, accogliendo il freddo che cerca di penetrare da fuori.
«Malfoy, stai bene?»
«Per lui è giusto così…» mormora fra sé e sé. Prende fiato e si volta verso di lei. «Per te è giusto? Mi merito di uscire da Azkaban?» domanda quasi come un bambino che cerca il conforto della madre, mentre una frase continua a rimbombargli nella mente.
Draco… non sei un assassino…
Anche lei si avvicina alla finestra. Prende un grosso respiro prima di rispondere, come se si fosse già preparata la risposta, come se fosse sicura di sentirsi porgere quella domanda.
«Quando Voldemort era tornato, c'erano problemi più importanti di qualche litigata con voi Serpeverde. Ovviamente, non potevo certamente dire che fossi un bravo ragazzo, date le esperienze passate e per la famiglia a cui appartenevi; ma non potevo dire nemmeno che eri diventato un Mangiamorte completamente devoto al suo Signore, non esisteva alcuna prova. Prima di giudicare una persona devo conoscerne la storia, le motivazioni di certe scelte...» fa una pausa «Adesso che sono venuta a conoscenza di alcune cose sono della stessa opinione di Harry.»
«Non posso crederci che studi le persone, come facevi con i tuoi amatissimi libri. Sei ancora un topo da biblioteca?»
Si lasciano sfuggire entrambi una risata, ma immediatamente Draco viene percorso da brividi di freddo nelle spalle per via di un’immagine sfuggente, indescrivibile che gli passò davanti agli occhi. 
«Hai ragione. Ho la brutta abitudine di studiare qualsiasi cosa. Inoltre...» aggiunge posizionandosi davanti a lui, con un sorriso divertito «non mi sono per niente separata dai miei amatissimi libri.»
Non dice niente e rimane a fissarla stordito. Da quando la Granger non usava più quel suo solito tono di sfida? Da quando aveva cominciato a scherzare con lui? Cerca di distogliere lo sguardo dai suoi occhi nocciola, ma qualcosa gli impedisce di farlo. 
«Cosa ti ha convito ad aiutarlo a farmi uscire?»
Incrociano gli sguardi e la ragazza ne rimane incantata. Draco aveva gli occhi di una tonalità così rara, forse unica, magari un privilegio solo della famiglia Malfoy o della famiglia Black: grigio chiaro, con qualche tonalità più scura quasi invisibile.
«Dai documenti che ho letto, da quello che mi ha raccontato Harry sul tuo conto e da quello che ho visto con i miei occhi, penso che...credo che non hai avuto la libertà di scegliere con chi combattere, se con la nostra scuola o con i Mangiamorte. Non hai avuto possibilità di scegliere se combattere per salvare il mondo magico o salvare te stesso… e la tua famiglia»
Si sente nuovamente frustato da quella sincerità, da quel senso di compassione verso di lui, da quella gentilezza che gli stava donando in quel momento.

«Madre, non fategli fare questo. Non si rende conto di quello che sta combinando. Finiremo ammazzati!»
Quella era la terza volta che cercava di convincere Narcissa a rinunciare a quel folle piano.
«Tesoro, ascoltami.» cominciò sua madre con il solito tono pacato. «Andrà tutto bene. Sappiamo a cui stiamo andando incontro, ma è necessario per la nostra sopravvivenza. Per la
 tua sopravvivenza, Draco. In passato Tuo padre, in passato, ha fatto delle scelte sbagliate e anche io. Si anche io, non fare quella faccia.» disse subito la madre vedendo il viso contratto del figlio «adesso dobbiamo pagarne le conseguenze. Adesso non puoi capire perchè sei in preda alla rabbia e alla paura, ma lo stiamo facendo esclusivamente per te. Moriremo se non precediamo in questo modo.» concluse con gli occhi lucidi.
Draco non voleva cedere, sperava che cambiasse idea, la pregava con lo sguardo di incamminarsi verso l'uscita e scappare il più lontano possibile.
«Ci sono altri modi. Possiamo fuggire e nasconderci un un altro continente, possiamo cambiare identità e...»
Narcissa poggiò le mani sul volto del figlio e con un sorriso sulle labbra, mantenendo la sua riconosciuta compostezza, gli disse:
«Non possiamo fuggire per sempre. Lui ci troverà in un modo o in un altro.» col pollice gli accarezzò una guancia «Quanto sei cresciuto...16anni e guarda quanto sei alto. Ti prego Draco...Non fare stupidaggini. Fidati di tuo padre. Fidati di me.»
Sospirò rassegnato. Non era pronto per affrontare quello che sarebbe successo da quel giorno in avanti.


Una guardia entra rumorosamente nella stanza facendo entrambi sobbalzare. 
«Signorina Granger, il tempo è scaduto.» comunica rigido per poi con una mossa di bacchetta rimettere le catene a Draco. 
Cade a terra senza forze per sostenere quel peso. Vede la Granger cercare di aiutarlo ad alzarsi ma la guardia si posiziona davanti.
«Deve andarsene. Non me lo faccia ripetere.»
Apre la bocca pronta a protestare, ma ripensandoci serra le labbra. Esce dalla porta sentendo dietro di se un forte colpo e un verso di dolore.

Narcissa e Draco entrarono in quello che era l'ufficio del padre. Lentamente proseguirono verso la scrivania, ricevendo il benvenuto dal sibilo di Nagini. Il Signore Oscuro si avvicinò ai due e con un finto sorriso si rivolse al giovane. 
«Sei pronto, Draco?» domandò, sapendo che solo una era la risposta corretta.
Fece un cenno col capo e alzò la manica sinistra della camicia. Era paralizzato dal terrore. Voleva scappare, voleva dimenticare chi fosse, voleva abbandonare tutto, persino la magia. Poteva farlo. Doveva solamente correre verso l'uscita per poi smaterializzarsi dove voleva. Ma era impossibile con tutti quei Mangiamorte e lo stesso Lord Voldemort pronti ad ucciderlo. E se per fortuna ci sarebbe riuscito? cosa sarebbe successo ai suoi genitori? Sicuramente ammazzati per non aver educato il figlio a dovere. 
Strinse i denti quando il Signore Oscuro chiamò l'animale. Trattenne un grido, cercò di soffocare il dolore quando Nagini gli azzannò il braccio. 
Qualcosa andò in circolo nelle sue vene facendole rialzare dalla pelle e diventare nere. La temperatura nel suo corpo cominciò a diminuire, si sentì soffocare, sentì il cuore rallentare i battiti, i polmoni riempirsi di quel veleno. Era come se si stesse immergendo in una vasca di ghiaccio. Finalmente urlò sfogandosi per quella tortura. Si accovacciò a terra esausto, pronto a svenire. Poi Nagini lasciò la presa, il Marchio Nero apparve nel braccio e Draco perse i sensi. 

Angolo autrice:
Salve a tutti. Prima di tutto vi ringrazio se siete arrivati fino alla fine del primo capitolo. Quello che mi preme di più è che questa storia tempo fa l'avevo già pubblicata con un altro account. Pochi giorni fa ho deciso di riprenderla e modificarla. La base della storia è sempre la stessa per chi l'avesse già letta, infatti ho cambiato davvero poco se noterete. Provvederò al più presto per cancellare la versione vecchia se così posso chiamarla. Spero che ha attirato la vostra attenzione. Lasciate recensioni se avete qualche osservazione da darmi o altro. A presto! 
   
 
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