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Autore: _Mirya    03/11/2016    2 recensioni
Sono passati ormai due anni da quando i Mugiwara vennero divisi, prendendo ognuno strade diverse.
Sono cambiati, sia fisicamente che psicologicamente. Si sono evoluti, migliorati.
E si sa che durante gli anni ne succedono di cose.
Saranno ancora gli stessi di sempre?
Il loro cuore sarà diventato freddo?
Genere: Avventura, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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PREMESSA:
Dopo anni che mi ripomettevo di ricominciare a scrivere qui su efp, ce l'ho fatta. 
Ho deciso di riscrivere questa fanfiction in un modo migliore, perché mi ha semore ispirato e la volevo portare a termine.

 

Distance makes the heart grow cold. ❆
 

Una delle due promesse che feci stava per essere portata a termine. Mancavano poche ore prima della partenza per l'Arcipelogo Sabaody, luogo in cui conservo un brutto ricordo: la separazione della ciurma di Cappello di Paglia, di cui ero il vice.
Bartholomew Kuma ci fece scomparire uno a uno mandandoci in luoghi a noi sconosciuti, io finii sull'Isola di Kuraigana avvolta da nebbia e tenebra in cui i tuoi unici amici erano un branco di babbuini in armatura che tentavano di ucciderti. L'unico modo per sopravvivere era quello di non perdere la testa, e, ovviamente, di non farsi uccidere. Rimasi in quell'isola per ben due anni, i più lunghi della mia vita, dove avvennero molti cambiamenti fisici e mentali, ma ne uscii più forte di prima.
«E' ora» dissi tra me e me appoggiando la mano sulla porta del salone.
In quel momento, nella mia mente, ripercorsi quel che successe in quel salone quando finii lì e venni a sapere della decisione del mio capitano. Le immagini erano così nitide e vive che sembrava di riviverle.

«Ti prego! Insegnami la via della spada» dissi col capo chino
«Mi deludi, Roronoa... Stai chiedendo al tuo nemico d'insegnarti la via della spada? Vergognati. Vattene, qui non c'è posto per un uomo di tale inutilità. A quanto pare ti ho sottovalutato...» rispose lo spadaccino ad una spada
«Voglio diventare più forte!!» urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni
«Sconfitto dai babbuini e incapace di raggiungere il mare. Non ho nulla da insegnare a qualcuno che, malgrado ciò, ha ancora il coraggio di ripresentarsi...» si versò un bicchiere di vino rosso e bevve a piccoli sorsi
«Ho già sconfitto i babbuini»
Mihawk smise di bere e sgranò gli occhi fissandolo «Li ha già sconfitti?» pensò tra se e se
«Sei rimasto l'unico da battere qui! Ma non sono così stupido da credere di poter già vincere contro di te!»
«Non capisco. Se mi consideri ancora un tuo nemico, perché mi stai lì col capo chinato e mi chiedi di farti da Maestro? Dimmelo, ragazzo. Per quale ragione?»
Alzai la testa e lo guardai negli occhi senza battere ciglio «Per superarti!»
Lui rise di gusto «Mi stai chiedendo di allenare lo spadaccino che poi prenderà la mia testa?! Che assurdità! Sappi che questo non rende le tue azioni meno vergognose...» mi guardò e continuò a parlare «Pare che tu... abbia trovato qualcosa più importante delle tue ambizioni. Ehi, ragazza-fantasma, cura le sue ferite. Cominceremo l'allenamento quando sarai guarito»

Ritornai al presente, feci un profondo respiro e spinsi la porta per aprirla. Entrai a passo deciso con lo sguardo fisso in avanti e mi diressi verso il tavolo da pranzo dove il mio Maestro stava bevendo il solito bicchiere di vino rosso. Mi fermai poco distante da lui, pareva non si fosse accorto della mia presenza, ma mi stupii come al solito.
«La tua permanenza qui è terminata» disse con nonchalance
Annuii «La prossima volta che ci rivedremo sarà l'ora del verdetto!»
Lui rise e mi congedò con un semplice movimento della mano. Feci un ghigno, mi girai incamminandomi verso la porta da dove ero arrivato. Sentii solo un sussurro provenire da lui, ma non ero sicuro di quel che percepii
«Fino ad allora: sopravvivi»
Appena misi piede fuori dal castello potei chiudere definitivamente il capitolo sulla mia vita precedente e aprirne uno nuovo sulla vita futura: realizzando il mio sogno.


L'Arcipelogo Sabaody non era cambiato di una virgola in due anni, l'unica cosa di diverso erano i pirati che vi giravano. A parer mio erano tutta feccia di alcun valore: non ne valeva la pena affrontarli, sarebbe stata solamente una perdita di tempo. Per quel poco che mi ricordavo di quell'isola, cercai di orientarmi verso la locanda "Rip-Off Bar" di Shakky. Non so per quanto camminai, ma persi la cognizione del tempo e, forse, anche il senso dell'orientamento. Verso tarda mattinata riuscii a trovare la locanda e senza esitare entrai.
«E così il primo sei tu...» disse l'uomo dai capelli bianchi
«Allora? Allora non è arrivato nessuno? Non cambiano mai...» Feci un ghigno
Non rimasi lì per molto, solo il tempo necessario per godermi un buon sakè in santa pace, proprio come piaceva a me. Mi alzai ringraziando Rayleigh per avermi offerto da bere e, dopo essermi informato per bene su dove si trovasse la Sunny, uscii dal salone. Istintivamente chiusi l'occhio buono per via della luce, non ero ancora abituato a vederne così tanta tutta assieme, e, mentre alzavo lo sguardo verso il cielo azzurro, mi apparvero delle immagini: ricordi. All'inizio erano sfuocate, ma pian piano presero forma. Vidi un tavolino con degli oggetti sopra e la mia mente le associò subito a delle persone specifiche. A partire da sinistra c'era un libro rosso con le rifiniture oro, uno dei tanti che la nostra archeologa, Robin, leggeva di continuo per interpretare il Poignee Griffe; un po' più dietro c'era una bottiglia azzurro-verde di cola che apparteneva al carpentiere di bordo, Franky, e la usava per ricaricarsi le “batterie”; subito dietro c'era un bastone viola in cui il musicista, Brook, nascondeva una spada affilata; accanto al libro c'era un mandarino che la nostra navigatrice, Nami, coltivava sulla nave; vicino ad esso c'era un pacchetto di sigarette che il cuoco, Sanji, accendeva appena uno scontro diventava serio; di fianco, intrecciati l'un l'altro, c'erano una fionda e uno stetoscopio rispettivamente del cecchino, Usop, e del medico, Chopper; per ultimo c'erano tre spade lunghe, ed ognuna di quelle aveva un significato speciale, sopra di esse c'era una benda verde scura che solitamente la portavo legata al braccio, ma appena uno scontro si faceva intenso me la legavo alla testa.

Quando tornai in me, ripresi il cammino verso il luogo in cui la Thousand Sunny fu lasciata là nell'attesa di poter solcare i mari, di nuovo. Non posso dire di non essermi perso nemmeno una volta, altrimenti mentirei. Ci vollero pochi minuti per realizzare il fatto che pian piano avrei rivisto i miei Nakama, e altrettanti per convincermi che erano lì davanti ai miei occhi ad aspettare l'arrivo di Luffy. Quest'ultimo arrivò con una borsone alle spalle contenente una vagonata di cibo, sicuramente tutta carne che si sarebbe mangiato in un nano secondo. Salimmo sulla nave e partimmo per l'ennesima avventura, ma la primissima dopo due anni lontani.



* Autore *

Eccomi di nuovo qui a scrivere storie. 
Spero che questo capitolo vi abbia indotto a continuare a leggerla.
Questa è una "vecchia/nuova" fanfiction, quella precedente aveva perso un po' di fascino ai miei occhi.
Sappiate che mi farebbe tanto piacere se lasciaste una recensione, anche piccola, perché ogni vostro singolo parere è importante per me.
Con voi sono certa che migliorerò sempre di più.

Grazie per aver prestato 5 minuti del vostro tempo per leggere/recensire,
vostra
Mirya ♥

 

   
 
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