Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: DavideMedio    05/11/2016    1 recensioni
Questa bizzarra avventura narra delle vicende di Freddie, un giovane ragazzo inglese che per un viaggio personale alla scoperta di se stesso si ritrova a Napoli. Inizialmente razzista nei confronti della città, conoscerà Elisa, una ragazza atipica, che gli farà cambiare completamente punto di vista. Insieme ad altri amici, combatterà con persone con il loro stesso potere, lo Stand... e affronterà una terribile minaccia!
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PREMESSA: PRIMA DI OGNI COSA, LEGGI QUI!

Allora, anche se non è la prima volta che scrivo ff è come se lo fosse comunque, visto quanto tempo è passato. Però voglio ricominciare, perché inventarmi storie è ciò che effettivamente amo fare più di ogni altra cosa, e non aver sviluppato questa cosa prima di adesso mi rende un vero idiota.

Ma bando alle ciance, cos'è "Le bizzarre avventure di Freddie"? Da titolo, è una fanfic de Le bizzarre avventure di JoJo, niente più e niente meno, con però una sola differenza: ciò che accomuna questa fanfic all'opera originale è il titolo, i poteri Stand e i riferimenti musicali. FINE. Metterò citazionismo a JoJo qualora me lo senta, ma non ho intenzione di sviluppare questa storia all'interno dello stesso universo per due motivi: primo, non ho ancora finito di leggere tutte le serie (ho appena iniziato Stone Ocean) e non voglio fare gaf, e secondo non voglio essere vincolato ad eventi e personaggi dell'opera originale, ho bisogno di massima libertà per questa mia opera perché in testa mia è come se fosse completa, mancano solo alcuni tasselli, dettagli e cose, ma i personaggi ci sono, gli Stand anche, e il finale pure; tutte cose in cui però non saranno presenti i personaggi di JJBA.

Spero che vi divertiate come mi diverto io a scriverlo!

 

PROLOGO: UNA NUOVA BIZZARRA AVVENTURA!

 

Il mondo è un posto bizzarro. Esistono persone che hanno capacità innate e possono superare i limiti della propria mente per fare cose incredibili. Tali persone possono proiettare letteralmente la propria energia vitale e scatenare dei poteri bizzarri: le proiezioni di queste energie vitali vengono chiamati Stand, e chi ne ha la forza per controllarli può usarli per compiere opere di bene... o azioni malvagie!

Questa avventura è la storia di una lotta tra bene e male, tra chi usa gli Stand per proteggere le persone e chi li usa per distruggerle!

La nostra storia ha inizio a Napoli, è il 15 luglio dell'anno 2016. Non è segreto di nessuno che questa città sia tra le più importanti al mondo a livello culturale e artistico grazie alla sua storia: fondata dai Greci nell'VIII sec. a.C., ha visto la sua società cambiare ed evolversi nel corso dei secoli, e raggiunse il suo massimo splendore nel '700 sotto la dinastia dei Borboni, divenendo la culla della cultura di tutto il Mediterraneo. L'eredità storica, la musica, l'arte e il cibo di Napoli sono famosi in tutto il mondo e ogni turista che si rispetti ha visitato almeno una volta nella propria vita la splendente città del Sud Italia.

Ma purtroppo, ai giorni d'oggi ha anche un brutto primato: è una delle città con il più alto tasso di criminalità del Paese.

Ci troviamo nei Quartieri Spagnoli, uno dei luoghi più malfamati di Napoli. Sono le ore 15:26: qui vivono due ragazzi, Francesco detto "Il Bello" e Renato detto "BonBon". Francesco è un criminalotto del quartiere che ha l'abitudine di rubare e fregare gli ignari turisti, veste come vestono tutti i suoi amici, ha il taglio di capelli che più va in voga tra quei giovani e anche i suoi lineamenti sono particolarmente comuni; BonBon invece è un ragazzo paffutello amico del Bello, lo affianca sempre durante le sue scorribande, anche se da solo non è capace di fare molto, è imbranato e piagnone, a differenza del suo amico che è anche troppo sicuro di sé.

Questa è una loro giornata tipica:

Il Bello: «Che caldo che fa oggi! Mai possibile che in questo posto di merda deve fare così caldo? Solo stare fermo mi fa sudare... sniff sniff... e anche a te, BonBon. Dio, che puzza!»

BonBon: «Ehi! Io non puzzo! Oggi mi sono lavato!»

Il Bello: «Heh, come se una doccia bastasse per te! Dimmi, almeno ce la fai ad entrare nella doccia?»

BonBon: «Smettila! Mio fratello ha fatto fare una doccia su misura per entrambi, quindi sì ci entro, eccome se ci entro!»

Il Bello: «Già, dimenticavo... non so chi sia più grasso, te o tuo fratello! Ahahahah!»

BonBon: «EHI!! Guarda che se lo dico a mio frate-»

Il Bello: «Shh! Aspetta, Renà! Guarda là!»

Francesco detto "Il Bello" aveva appena adocchiato la sua prossima preda.

Il Bello: «Quel tipo laggiù... guarda il suo modo di vestirsi, di gesticolare, i suoi lineamenti... ne ho visti tanti come lui, è sicuramente un turista!»

Francesco gli puntò il dito, BonBon si girò verso quella direzione e notò un ragazzo dall'aspetto bizzarro: come capelli aveva una cresta bassa, color verde, con la frangia a punta e rivolta verso l'alto, e tre piccoli ciuffetti verdi dietro la nuca. Ai lati della testa, i capelli erano rasati e neri. Il colore della pelle era particolarmente bianco (insolito da quelle parti), e la faccia sembrava ricoperta di buchi: tre orecchini sull'orecchio destro più un piercing sul padiglione auricolare, un altro orecchino all'orecchio sinistro, un piercing sul sopracciglio destro e un altro sul labbro inferiore, sempre sul lato destro. Ma il suo vestiario era ancora più particolare: come maglietta ne aveva una completamente nera, solo che sopra era normale, mentre sotto sull'addome e dietro la schiena era come se fosse tagliata a piccoli rombi. Sopra aveva un cappotto di pelle nero a maniche lunghe (ma non sentiva caldo?) tagliato a metà ad altezza addome. I suoi jeans erano strappati ovunque (manco avesse fatto a pugni con una tigre!) ed aveva una catenina attaccata al lato sinistro dei jeans, e come scarpe degli stivali classici di pelle neri. In più, aveva una collana in metallo che riportava lo stesso simbolo che c'era sulla fibbia della cintura e sull'orecchino sinistro: un sole con un teschio al centro.

BonBon: «Acc... è decisamente non di queste parti, guarda come gira! Ma... Francé, di turisti qui non se ne vedono praticamente mai.»

Il Bello: «Esatto! Questo è un fatto più unico che raro: tutti i turisti sanno di tenersi alla larga da queste zone a causa della delinquenza che c'è in giro, e sai cosa significa questo?»

BonBon lo guardò perplesso, non sapeva la risposta.

Il Bello, infastidito, gli mollò un pugno sulla testa: «Ma che hai nel cervello, mosche?! Significa che lui non lo sa! E quindi è un turista incauto e stupido. Proprio quelli che piacciono a me...» Francesco aveva già l'acquolina in bocca.

BonBon: «Ahi! Mi hai fatto male! E va bene, allora come sempre?»

Il Bello: «C'è da chiederlo? Ihihih...»

Il loro "come sempre" significava che Renato avrebbe preso il suo motorino, sarebbero saliti insieme, si sarebbero avvicinati insieme all'ignara vittima fingendo altruismo, per poi fregarlo e rubargli tutto quello che aveva. Era il loro modus operandi, tutti lo sapevano nei Quartieri.

Come consuetudine, quindi, i due iniziarono con il primo approccio alla vittima: insieme, sul motorino, si avvicinarono all'ignaro turista, che sembrò essersi smarrito e gironzolava a casaccio tra i vicoletti della zona. Quel posto, per chi non lo conosce, è a tutti gli effetti un vero e proprio labirinto: un insieme di vicoletti tutti uguali tra loro, strade strettissime in cui le macchine passano a malapena, eppure è molto abitata e non per forza solo da delinquenti, ma anche da gente onesta.

Una volta arrivati abbastanza vicini, Francesco tentò di aprire una conversazione all'apparenza pacifica: «Ehi amico, sembra che ti sei perso, serve aiuto?»

Il giovane ragazzo con la cresta verde non li degnò nemmeno di uno sguardo. Continuò a puntare dritto per la sua direzione (anche se non esisteva, una direzione!).

Il Bello: «E-Ehi, che fai? Ci ignori? Noi vogliamo offrirti il nostro aiuto... e tu te ne vai, facendo finta di non averci neanche sentito?»

BonBon: «Ehm... Francé, forse non capisce la nostra lingua. Se è straniero...»

Il Bello: «Zitto tu! So bene che non capisce la nostra lingua, ma se uno ti parla anche se non capisci ti giri comunque no?» Il Bello scese dal motorino e si avvicinò velocemente alla sua vittima. «Ma pensa te, proprio quello maleducato mi doveva capitare... Ehi, sto parlando con te!»

Con la mano destra afferrò il braccio sinistro del turista, che da quel contatto si fermò di colpo. Il volto, però, non si voltò.

Il Bello: «Allora? Ti devo insegnare io le buone maniere? Ti ho fatto una domanda, mi vuoi rispondere o no?!» Sapeva che non doveva tenere quel tipo di atteggiamento, ma l'essere ignorato era la cosa che meno sopportava al mondo, era il suo punto debole.

BonBon sapeva che quando il Bello faceva così allora andava subito al punto, quindi si mise a fare il palo sul suo mezzo pronto a raccogliere l'amico al primo segnale di pericolo.

Il Bello tirò fuori il suo coltello a serramanico: «Senti, patti chiari e amicizia lunga: sei finito nel posto sbagliato al momento sbagliato, io e il mio amico abbiamo fame e non abbiamo il becco di un quattrino (bugia). Quindi se vuoi tornare a casa intero devi darmi tutto quello che hai. Chiaro?»

Fu solo a quel punto che la testa di quel turista, lentamente, si voltò in direzione di Francesco detto il Bello, e lo squadrò con uno sguardo glaciale. BonBon ebbe un tremito... cos'era? Paura? Molto strano! I due avevano rapinato decine di turisti, erano abituati a situazioni ben peggiori. Ma quella freddezza... così glaciale... era insolita!

BonBon: «Ugh... E-Ehi, Francé... h-ho un b-brutto presentimento...»

Il Bello: «E piantala di frignare! Sei sempre il solito, basta davvero poco per spaven-»

«Non mi piace quando uno sconosciuto mi tocca. Mi fa davvero imbestialire.»

Quella voce era del turista. Sapeva parlare molto bene l'italiano!

Il Bello ebbe un sussulto: «M-Ma che... A-Allora capisci l'italiano!» Si ricompose: «Eheh, bene, allora muoviti, dammi tutto quello che hai se vuoi tornare a casa sano e salvo!»

Il turista tirò un sospiro: «É proprio vero. La gente di questa città è davvero stupida. Del resto non mi stupisco di nulla, il livello culturale dei napoletani è bassissimo, e il loro modo di fare è più vicino all'istinto animalesco che a una serie di pensieri contemplati da un normale essere umano*. Certo, anche a Londra, da dove vengo io, ci sono criminalotti senza spina dorsale come voi, ma loro hanno la decenza di agire in gruppi più numerosi e quando nessuno li vede. Voi, invece... in due, uno tanto grasso da piegare il motorino su cui guida, e tu, con quella faccia da pesce lesso... a chi credi di spaventare?»

Francesco si arrabbiò moltissimo: «COS'HAI DETTO?!? Come osi insultare la mia gente! E il mio amico! Ma soprattutto... COME OSI INSULTARE LA MIA, BELLISSIMA, FACCIA?!? Giuro che questa non te la farò passare liscia!»

Lo sguardo del ragazzo dai capelli verdi si fece ancora più glaciale. «Allora non mi lasci altra scelta...»

Un'aria minacciosa scaturiva da quello strano individuo. BonBon ebbe un altro tremito, ancora più forte. Si avvicinò con il mezzo ai due: «A-A-Aspetta Francé! Non farlo! H-Ho ca-capito! So b-bene questa s-sensazione! L-L-Lui...»

Il Bello: «E STA ZITTO!!» Rivolto di nuovo al turista: «Vediamo se fai ancora il gradasso con un buco nella pancia!» Il coltello a serramanico puntò dritto verso l'addome del turista. «BECCATI QUES-»

Turista: «Invaders Must Die!»

Improvvisamente... un'onda d'urto esplose proprio sopra quei capelli verdi! Il Bello e BonBon... furono spazzati via con grande violenza! Sembrava che una bomba fosse scoppiata proprio sopra la testa di quel bizzarro turista, ma lui non si fece nulla. Il Bello, invece...

«M-MA CHE... UGGGHH... AAAAAAAAAARGH!!!» Francesco detto il Bello ebbe la sensazione di aver ricevuto... un pugno! Sì, era quella la sensazione... ma un pugno enorme, che colpì tutto il suo corpo! Fu sbalzato talmente all'indietro che finì dentro la vetrina del negozio di Mimmo il calzolaio, tagliandosi innumerevoli volte con il vetro e perdendo i sensi. BonBon fu più fortunato, ma anche il suo motorino fu balzato in aria e gli cadde addosso: il suo grasso, comunque, attutì la caduta, ma per poco non perse i sensi anche lui!

Turista: «Quando un essere umano non si rende conto del pericolo è davvero stupido, lo spirito di conservazione dovrebbe essere il primo ad attivarsi per un uomo, ma anche per un animale.» Rivolto a BonBon: «Tu te ne eri accorto, vero? Bravo. Hai l'intelligenza... di un porcellino, direi. Ma se mi infastidisci ancora una volta non sarai altrettanto fortunato. Ora smamma.»

BonBon si rialzò a fatica a causa del peso del motorino: «Nngh... Ugh... T-T-Tu... B-B-Brutto bastardo! So cosa hai fatto, e te la farò vedere io! Chiamerò mio fratello, e fidati che non uscirai intero da qui!»

BonBon salì sul suo mezzo, ancora intero (più o meno) e in maniera molto impacciata scappò via.

Quello che aveva capito Renato detto BonBon era che quel turista era il portatore di un misterioso potere chiamato Stand... proprio come suo fratello!

 

TO BE CONTINUED...


* - É doveroso specificare che questo pensiero NON É dell'autore ma esclusivamente del personaggio. Il suo cadattere lo rende razzista, ma l'opera non lo è, anzi, ha come argomento iniziale della trama proprio il razzismo nei confronti di Napoli e dei napoletani. Io sono di Napoli wuagliù, me putess' mai fa chistu sgarr'?!
  
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