Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: imunfjxable    05/11/2016    2 recensioni
un amore finito così, all'improvviso. sembrava andare tutto per il verso giusto, eppure anche le cose belle finiscono prima o poi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Love is a losing game'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

 

 

Scattasti improvvisamente. Ti alzasti dalla sedia non appena ti dissi che sarei andato via. Che avevo bisogno di spazio.
Avrei voluto farti una foto, per ricordare all'infinito il tuo sorriso e il modo in cui in una frazione di secondo si era trasformato in una linea dritta sul tuo viso, malamente colorata di rosso, perché tu il rossetto non l'hai mai saputo mettere per bene, rispettando la forma sottile e delineata delle tue labbra.
La tua immagine mi è rimasta impressa nella mente e quando ero sul treno, lontano da te, non pensavo ad altro.
Le pieghe della tua maglia stropicciata ti rendevano il corpo magro più robusto del solito, le scarpe avevano i lacci sciolti come sempre. Non hai mai avuto grande considerazione di te stessa.
Nemmeno io ti ho mai considerato chi sa cosa. Ma non è colpa tua. Sono solo io; non mi importa mai di nulla.
Non sono una persona che s'affeziona facilmente, ma quando sei arrivata tu mi sono ricreduto. Poi è successo di nuovo.
Un giorno ti amavo, il giorno dopo più niente.
E tu l'hai capito, e ci sei rimasta male. Hai reagito scontrosamente, come fai sempre quando t'arrabbi.
Mi accompagnasti alla stazione, e quando io ti diedi un mazzo di rose rosse per ricordo (forse più come atto di resa, te le diedi come se donandotele stessi proteggendo la nostra amicizia) tu le prendesti afferrandole strettamente, trattenendo i loro gambi tra le tue dita ossute, premendo la tua pelle nelle spine fini a quando la tua mano non iniziò a diventare parte stessa della rosa rossa.
Nei tuoi occhi scorgevo la rabbia d'un tempo, quella che avevi quando il tuo ex fidanzato ti tradì e tu lo scopristi, venendo a piangere a casa mia, consolandoti tra le braccia di mia sorella Amanda, era la tua migliore amica.
È stata quella la prima volte che t'ho visto. Piccola, indifesa, inerme. Ti ho conosciuto quando tutte le tue barriere erano già crollate, e tu con loro.
Così, alla stazione, vidi solo la rabbia di quella notte, con barriere ancora più alte di quelle che avevi in passato, e forse queste non le abbatterai mai più- spero che tu possa trovare qualcuno abbastanza intrepido da scalarle (oppure no, perché mi mancherai e sei mia).
Salii sul treno, e ti guardai da dietro al vetro spesso, sporco all'angolo destro dove una mosca vi si era spiaccicata sopra.
Buttasti il tuo mazzo, con violenza.
Lo calpestasti con i tuoi anfibi neri, e nonostante la distanza potevo vedere i lacci sciolti malamente infilati all'interno che uscivano prepotentemente verso fuori. Ci saltasti sopra, presi una rosa e le staccasti la testa, togliendo i petali uno ad uno sporcandoti le mani.
Prendesti quel che ne restava e lo lanciasti furiosa sul marciapiede mobile, salendo senza girarti, senza darmi nemmeno la soddisfazione di vedere il tuo volto ancora una volta, perché non ti sei mai voluta mostrare debole (tranne quella notte).
Ormai tu non eri più alla stazione, tutto ciò che mi restava di te era quel mazzo di rose martoriato li sopra. T'assomigliava.
Anzi, assomigliava a noi, a quello che eravamo.
Belli agli occhi di tutti, pericolosi quando eravamo nella nostra intimità, ci piaceva litigare, così simili in caparbietà io e te.
Due fiammiferi che si sfregavano vanamente tra di loro perché incapaci di creare una scintilla.
Non so perché presi quella decisione, forse perché sono abituato a scegliere la via più facile, quella dei codardi, che quando le cose iniziano a farsi troppo serie vanno via; o semplicemente perché ero stanco per davvero.
Il treno partì, e con una lentezza teatrale s'allontanava sui binari, e così con lui mi allontanavo io da quel mazzo di rose, e da te.
Ricordo ancora il modo in cui erano spiaccicate li, quasi sanguinanti, così belle per stare alla stazione. Un po' come te: così bella per stare in mezzo alle persone comuni. 
Funzionava tutto alla perfezione, ma poi finì. Tutte le cose belle giungono a una fine, e così è successo (non dare tutta la colpa a me).
Sono uno che si stanca spesso, che se resta per troppo tempo nello stesso posto muore lentamente dentro la gabbia che s'è costruito. Avevo bisogno di soddisfare il mio animo nomade, ma non ne ho mai capito perfettamente il motivo.
Un giorno ti amavo, il giorno dopo più niente.

 

 

AYEEE.
Alquanto breve, ma non importa vero? Non è niente di che, ma mi andava di scrivere, e dopo aver trovato quella foto ne sono diventata ossessionata e mi sono immaginata la storia di quel mazzo di rose.
Spero che vi sia piaciuta, era un semplice racconto su una persona che ha bisogno di preservare la propria solitudine e che (forse) non sa amare gli altri più di quanto ami se stesso.
Grazie. 💙 Lasciatemi una vostra recensione ♥
ps: a breve penso di pubblicare un'altra storia, più complessa e particolare (non sarà una OS), ma ci sto lavorando perché deve essere necessariamente perfetta in quanto va capita bene. Spero che vi piacerà 💙

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: imunfjxable