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Autore: youvegotmysoul    07/11/2016    0 recensioni
"Io bramo l'amore, Liv. Nonostante abbia una famiglia e degli amici che ricambiano il mio affetto e mi sostengono in tutto e per tutto, ho sempre sentito un vuoto dentro di me, c'è da occupare ancora un ultimo posto libero nel mio cuore.
E poi, sei arrivata tu... con il tuo strano modo di vestire, con il tuo abbagliante sorriso e con la tua voglia di amare. So che dovremo superare molti ostacoli, ma io sono qui per te e tu per me. Quindi ti prego, Olivia, amami come se fosse l'ultima tua azione."
Questa é la storia, inavvertitamente sofferta, di come una ragazza incontra l'amore e degli ostacoli che la vita le pone davanti.
Al contempo, é il racconto dell'ingiustizia del destino.
Genere: Comico, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chiunque sa che le domande esistenziali e gli enigmi del mondo sono tanti. Ad esempio... chi non si è mai chiesto la ragione della nostra esistenza? Oppure, cosa c'è dopo la morte. Ci sono altre forme di vita negli altri pianeti della nostra galassia? É esistito il Sacro Graal? Mio fratello verrà eternamente scambiato per un asiatico? E così via. Tutte questioni di grande importanza ma senza alcuna risposta, insomma. Però quella che, al momento, mi affligge è: come diavolo si fa una frittata?! O un pranzo decente. No, meglio cominciare dalle basi. Quindi, come si cucina? Bene, per fare una dannata frittata non serve un genio quindi, immagino bisogna prendere le uova e schiuderle per poi... metterle nella padella e aspettare? Se qualcuno crede che io stia scherzando, be', si sbaglia di grosso. Sono un disastro in cucina. Una frana. Un caso perso. Anche la bontà divina perderebbe presto la pazienza con me. Qualsiasi cosa, posate, cibo, padelle... farà una brutta fine se si trova tra le mie mani. E io, avendo tanta buona volontà, sono entrata in cucina con l'intenzione di provare a fare qualcosa di semplice e veloce. Mi sono presa in giro da sola, praticamente. Il risultato qual è stato? Niente di più semplice. Sono rimasta seduta a fissare con sguardo vacuo la cucina. Come se guardandole intensamente, per magia, le uova si sarebbero schiuse da sole. E, invece, sono ancora lì tutte intere. «Liv? Cosa stai facendo?» Mi volto di scatto verso Calum. Ah, il mio caro e dolce fratellino. Mi guarda con quegli occhietti cinesi, neanche fossi una scimmia in mezzo ai ghiacciai del Polo Sud, insieme ai pinguini. Fuori luogo. Ed è esattamente quello che potrei sembrare, qui dentro, in cucina. «Preparo da mangiare» gli sorrido. Mi alzo e sgranchisco le gambe. Quanto tempo sono rimasta seduta lì? «Non credo tu lo stia facendo» fa una smorfia che trovo alquanto buffa. «Cosa te lo fa pensare?» sorrido ancora, ma questa volta lo guardo scettica, aggrottando la fronte. «Forse il fatto che te ne stai seduta senza far niente? Per non parlare del ripiano vuoto» Non si può certo dire che io e Calum siamo due gocce d'acqua. Certo, abbiamo piccole cose simili della nostra fisionomia, ad esempio la pelle... ma, tanto per cominciare, io non ho gli occhi a mandorla (preferisco chiamarle con l'appellativo "cinesi". Lui ha un naso che fa invidia alle proboscidi degli elefanti, mentre io ce l'ho proporzionato (modestamente). Lui è un maschio e io no. Le differenze ci sono, quindi. «Io non stavo lì senza far niente» lo incenerisco con un'occhiataccia «Al contrario. Ho meditato molto. E sono arrivata ad una conclusione» Parlo con orgoglio come se avessi appena scoperto la cura per qualche strana e rara malattia. Cosa che, a pensarci, non succederà in questa mia attuale vita. «Ovvero?» mi rivolge uno sguardo esasperato, mentre comincia ad aprire le uova. Lui sì che sa come si cucina. «Ebbene, mio adorato fratellino» rotea gli occhi «sono arrivata ad una conclusione dopo aver riflettuto a lungo su un argomento molto, molto importante.» Lascio spazio ad un silenzio, pieno di suspense oltretutto, interrotto solo dalle uova che Calum sta mescolando. «Ho capito che non dovrei toccare niente quando mi trovo in una cucina. O sarebbe meglio non andarci proprio» Niente, solo il silenzio e... le uova che friggono. E poi... «Ogni giorno che passa mi meraviglio sempre di più della perspicacia di quella dovrebbe essere mia sorella» borbotta senza voltarsi. «Divertente, sì. Comunque, ho pensato che dovrebbero abolire la costruzione e la vendita delle cucine. Perché... siamo sinceri. Quando esistono altre migliaia di persone come me, che potrebbero benissimo appiccare il fuoco ad un palazzo cuocendo solo un'innocua frittata, non è meglio evitare il pericolo? Quindi, dite No alle cucine!» Alzo i pugni in aria come i calciatori quando fanno un goal. Riprendo fiato e mi vado a sedere sul divano buttandomici sopra nemmeno fossi un sacco di patate. «Meglio ordinare una pizza, senza farci tanti problemi» la mia voce è attutita dal cuscino schiacciato sulla mia faccia. «Sì, il tuo ragionamento è complesso e contorto. Però mi sorge solo un piccolissimo ed insignificante dubbio. Come credi che le pizzerie o qualche altro genere di alimentare possano preparare una pizza se non hanno più una cucina?!» Ha le braccia incrociate e sta appoggiato al ripiano, ma soprattutto: i suoi occhi cinesi mi guardano con sufficienza. Potrei scoppiare a ridere e non riuscire più a farla finita. E nonostante ciò, cerco di contenermi altrimenti mi odierebbe e comincerebbe a urlare cose come: 'io non sono asiatico'. Quindi mi limito a rispondere con un «... Non lo so. Perché devo pensare sempre io a tutto?!» «Certo, come no. Ora smettila di fare la parte del filosofo; non ti si addice e non ci riesci nemmeno, per dirla tutta... » il rumore della padella che finisce sul lavabo non mi fa capire cosa dice, non che mi dispiaccia, ovvio « ... a mangiare la tua frittata» Perfetto, si mangia! ♦♦♦ La tizia in televisione parla di presidenti che si riuniranno per parlare di qualche tragedia ambientale successa recentemente. Cambio canale. Un programma di cucina: non ne parliamo nemmeno. Cambio canale. Stupidi talent show. Premo il pulsante di spegnimento. Affondo ancor di più nel divano e comincio ad ascoltare mio fratello che non ha smesso di parlare due secondi. «... e ha detto che tra poco torneranno, quindi...» É seduto a terra, sul tappeto, ed ha le braccia appoggiate al divano. Gli occhi sono chiusi nonostante la bocca continui a blaterare. «... Credo che dovremmo mettere in ordine.» Ah già, mamma e papà. Erano partiti, circa una settimana fa, per una vacanza, in un'isola del pacifico a me anonima. Si vede che adoro la geografia? «Ma io sono molto stanca. Ho sempre fatto tutto io... » mi interrompo quando vedo i suoi occhi cinesi fissarmi « ... Okay. Ho capito.» Mi alzo dal divano, infilo velocemente le scarpe e metto il giacchetto. «Vado a fare la spesa» gli dico. «Utile» risponde con un'alzata di spalle mentre si alza anche lui. «Sai cosa comprare?» mi chiede. «Certo che sì. Per caso ti sembro stupida?!» Ci guardiamo. Entrambi sappiamo qual è la risposta e che probabilmente tornerò a mani vuote. Non dice niente, alza solo le sopracciglia. Così, esco senza aspettare che proferisca parola. O almeno finché sono lì. Perché quando mi chiudo la porta alle spalle lo sento dire: «Tu, stupida?! Ma come ti viene in mente una simile sciocchezza!!» Sì, lo so, ci vogliamo un mondo di bene. ♦♦♦ Le porte scorrevoli del supermercato si aprono lasciandomi entrare, senza prima avermi fatto dire "Apriti sesamo". Gironzolo qua e là tra le corsie che nemmeno sto a guardare. Osservo, più che altro, la gente che mi passa vicino. Noto un grassone intento a scegliere le merendine che molto probabilmente si mangerà appena uscito da qui. Non ho niente contro i "diversamente magri" anzi, devo la vita ad uno di loro. Mi ricordo di quella volta che un signore (grasso) mi salvò quando caddi dal cavallino della giostra di un luna park. Be', dire che lui mi salvò di sua spontanea volontà è azzardato... Infatti, mi aggrappai alla sua prominente pancia, nel tentativo di non rimanere schiacciata come un insetto. Diciamo che poi non era davvero contento di trovarsi una bambina di sette anni appiccicata al suo corpo. Però, ancora non capisco come io abbia fatto ad atterrare proprio lì. Un altro enigma. Torno a guardare le persone che controllano gli scaffali in cerca di qualunque cosa serva loro. C'è una donna che prova a tranquillizzare il suo bambino. Un nonnino. Una nonnina. Un ragazzo. Un uomo... Aspetta. Un ragazzo coi capelli viola? Carino, sì. Ha lo sguardo perso ed è l'unico che non prende niente. Semplicemente se ne sta lì, impalato, davanti al reparto detersivi. Ha qualcosa di strano, tra l'altro. Non importa, mi dico. Si sarà appena fumato una canna. Mi dirigo verso l'uscita; solo quando mi ricordo il motivo per cui sono lì, faccio marcia indietro e prendo le prime cose che mi capitano sotto gli occhi. Vale a dire: spaghetti, gelato e un pacco di qualche strano tipo di biscotti, che darò sicuramente a Calum. Credo di aver anche letto la parola 'kiwi'. Più azzeccato di così non si può. Pago e rincaso a piedi. La macchina dei miei è parcheggiata sul vialetto di fronte casa. Entro e subito vengo investita da un profumino invitante misto a del detersivo per pavimenti. Calum avrà passato lo straccio, che bravo fratellino. «Ehilà, gente!» urlo andando in cucina dove trovo la mia famiglia intenta a preparare la cena. Mia madre è ai fornelli e mi dico che fortunatamente sono solo io la catastrofe in cucina qui dentro. Ora che ci penso non solo in quello, ma okay, tralasciamo. La mamma sorride, lascia quel che sta facendo e viene ad abbracciarmi. «Oh, la mia piccola Olivia! »mi stritola come se fossi l'orsacchiotto di peluche che avevo all'età di quattro anni « È cresciuta o sembra a me, Dan?» chiede infine rivolgendosi a mio padre. «Sembra a te, tesoro» risponde dolcemente lui, senza alzare gli occhi dal giornale che tiene davanti a sé. Be', su mia madre non c'è molto da dire; se non che é di origini italiane, mi tratta ancora come se fossi una dodicenne e... «Guarda, Olivia!! Ho comprato tanti souvenir dalle Galapagos. Aspetta, che ti faccio vedere.» Ecco, appunto. Ha una "leggera" ossessione per i magneti da attaccare sul frigo, piccoli ricordini... Souvenir, insomma. Ha magneti raffiguranti ogni posto che abbiamo visitato e non. Riguardo a quest'ultimi lo ha sempre smentito, cercando di cambiare argomento. Mio padre la guarda andare via con un mezzo sorriso e poi dice: «Mi siete mancati molto, ragazzi». Ci abbraccia dandoci delle pacche sulla schiena. Papà... Lui non é ossessionato da niente; o almeno non la chiamerei ossessione. Colleziona riviste di ogni genere (a parte moda, ovvio) da quando aveva sette anni, ossia dal lontano 1966. Le tiene tutte in vari scaffali sparsi in giro per la casa insieme ai magneti della mamma che si possono trovare in qualunque posto provvisto di metallo. «Anche tu ci sei mancato papà... E lo stesso per la mamma.» Annuisce sorridente. Calum si alza dalla sedia dov'ero seduta io qualche ora fa a fissare incessantemente la cucina nel tentativo di fare una frittata, e viene da me. «Che hai comprato?» Gli passo la busta e lui ci guarda dentro. Alza gli occhi cinesi al cielo tirando fuori dalla busta gli oggetti. Ma sono sicurissima di avergli visto un piccolo sorriso sulle labbra. Sta cominciando a convivere con la sua asiaticità! «Come avete passato questa settimana e mezzo, Olivia?» chiede mio padre, guardandomi, oserei dire, quasi ansioso. «Ehm, bene!» A parte il fatto che Calum ha invitato dei suoi amici che, invece di due, si sono moltiplicati diventando una ventina di persone? E devo tralasciare anche quel giorno in cui ero tremendamente annoiata così misi su un CD e ascoltai la musica ad alto volume e... Okay, il volume spaccava i timpani, però era per una buona causa! La serata si chiuse con un richiamo da parte della polizia locale. Dissero che disturbavo la quiete pubblica; Calum commentò con un: «per quello a lei non serve la musica ad alto volume, ci riesce anche solo con le sue doti da rompipalle laureata.» Dopodiché chiuse la porta in faccia ai poliziotti. Non sapevo se sentirmi offesa o compiaciuta. Ma é meglio se mi limito a pensarle queste cose, potrei far venire qualche infarto a mia madre. A quanto pare Calum pensa lo stesso, visto che mi guarda eloquente. «Sì, tutto bene. Niente casini o quant'altro.» Mi devo ricordare di buttare la spazzatura con dentro tutte le bibite e i cartoni delle pizze, usati. Fortunatamente, mia madre entra. É tutta sorridente e mi fa cenno di andare da lei. «Eccomi qua, ho portato i miei tesorini... Olivia, avvicinati, non vorrei mai che stiano vicino al gas!» dice mentre li appoggia sul tavolo, tassativamente lontano dai fornelli. «Ma perché non dovrebbero starci, mamma?! Non si sciolgono mica!» urlo disperata. Già, famiglia strana eh? EHI!! Grazie per essere arrivati fin qui e non aver buttato nel cesso questa storia 💗 Be', che posso dire... Questa é la prima storia che mi appassiona veramente. Non so perché, ma credo che c'entri il fatto di ritrovarmi in Olivia. Non per l'ignoranza... ma per l'amore incondizionato che proviamo verso l'arte culinaria... Già In ogni caso, grazie ancora!!! Spero vi piacerà questa storia, come piace a me e che non vi faccia vomitare per settimane. Bye, bye ✌ 💖
   
 
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