Film > Altro - Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: fannyswriting    07/11/2016    1 recensioni
[Ragazze Interrotte]
A Susanna non piaceva il Natale.
[post-movie]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

poi.

{24 Dicembre 1969.
Poco più di un anno dopo l’uscita da Claymoore
.}

 

« O forse eravamo solo ragazze— »

A Susanna non piaceva il Natale.
Le ricordava le feste di sua madre, così piene, così false; le ricordava i propri sorrisi forzati e la sensazione incombente di non riuscire a respirare bene nella folla.
« Mi sentivo soffocare, era come se il cuore tentasse di uscirmi dalle costole », aveva detto a Georgina, in una serata autunnale che pareva lontana secoli. « Poi semplicemente spariva. Come se non fossi più lì. Ti sei mai sentita altrove, come se guardassi un film? »
Si chiamava attacco di panico, nello specifico dovuto ad ansia sociale, e quell’apatia successiva era detta dissociazione — questo l’aveva imparato leggendo il suo file.
Era tutto sotto « Disturbo Borderline di Personalità: Sintomi ». Un po’ sorrise al ricordo.
Quell’anno aveva deciso di non festeggiare. Aveva detto a sua madre di essere stata invitata ad una festa e si era chiusa in un suo bar di fiducia, scarsamente popolato, con un caffé caldo, il suo diario e la sua penna. Scrivere la rendeva viva.
Al contrario, chiudersi in casa con sua madre, intenta a narrare allegramente a tutti della vacanza che l’aveva portata a fare in Australia l’anno scorso — che sonora stronzata, era troppo oltraggioso parlare di manicomio? —, avrebbe reso un paio di lamette e una manciata di aspirina un po’ troppo attraenti. Così aveva optato per il bar.  Autopreservazione, una qualità affascinante [e nuova]. Si ritrovò a sentirsi fiera di sè, un po’.
« In effetti », scriveva, mentre la neve si scioglieva sulle finestre, « mi ritrovo a sentirmi, e basta. Anche questo è nuovo. Credo di capire di più di chi sono, per quanto è possibile. »
« O di chi non sono. Ci sono dei vuoti dove prima c’era un insieme di merda, e urlava nella mia testa, e rimanevo incollata a letto a coprirmi le orecchie perché Dio, urlava. Non so dove sia andato a finire. Scivolato via nelle celle di Claymoore. Tra le scale della casa di Daisy. »
Impegnata a scarabocchiare riflessioni a vuoto, alzava lo sguardo di riflesso quelle poche volte che udiva la porta aprirsi, un po’ per curiosità, un po’ nel vago timore di essere scoperta. Era un gesto automatico. Lo fece anche quando intravide una donna giovane con una sigaretta alla mano mettere piede nel locale. Riabbassò lo sguardo, indifferente.
« Credo che il Natale potrebbe anche non essere così male se lo festeggiassi con qualcuno di cui mi importa », scrisse. « Sono uscita con un ragazzo l’altra sera, ci sono stata a letto, è carino, ma non credo mi piaccia davvero. »
Fece un salto, di colpo, quando avvertì qualcuno rubarle la penna di mano. Alzò lo sguardo, incerta se sentisse paura, ira o semplicemente stupore. La dottoressa Wick diceva che i pazienti borderline sperimentano un livello di emotività assai amplificato rispetto al normale. Era vero — Susanna teneva le sue reazioni emotive al guinzaglio ora, ma ne riconosceva la peculiarità.
In ogni caso — ci mise un istante a capire chi si trovasse davanti. In clinica, a volte, vedeva delle cose; non era certa che fosse reale, ora. Poi lei rise.
Rise in modo divertito, sguaiato, lo sguardo magnetico che la squadrava, il fumo che si insinuava tra i capelli biondi, e Susanna capì che era reale.
« Lisa? »
Lisa sogghignò. « Ma guarda chi c’è. »
Susanna la fissò per un istante a occhi sgranati. Poi d’istinto si alzò dalla sedia e la abbracciò. Non si rese conto di quanto tempo passò prima di slegarsi.
« Sei fuggita di nuovo? » le chiese, infine.
« No », rispose lei, facendole l’occhiolino.
« Sul serio, dai. »
« No, sul serio. »
Susanna la guardò incredula, mentre si sedeva nuovamente al suo posto e le faceva cenno di fare lo stesso. « Ti hanno rilasciata? »
L’ultima volta che l’aveva vista, Lisa era stata sincera. Con se stessa, prima di tutto. Vulnerabile, persino. « Non sono morta per davvero », le aveva mormorato. Aveva scritto pagine intere di diario su quelle cinque parole. Un paio di racconti, anche.
Lisa sbuffò. « Figurati se quella massa di stronzi mi rilascia. No, mi hanno detto che sto andando bene e sto facendo progressi, quindi avevo il permesso di passare il Natale a casa. E io ho pensato, succhiatemi il cazzo, no?, chi cazzo ce l’ha una casa? I miei mi odiano. Ma non potevo farmi scappare l’occasione, anche perché guarda, c’è una ragazza nuova che fa quella cosa che faceva Daisy con i polli ed è disgustoso, quindi ho deciso di uscire lo stesso e rintracciare te. Non sono andata da tua madre, prima che tu me lo chieda. »
Susanna sorrise. « Stai facendo progressi? »
Lisa era fenomenale nel toccare le corde giuste delle persone — provocarle, distruggerle. Disturbo Antisociale di Personalità, si chiamava. Susanna, però, aveva imparato a toccare le sue, a cercare di aiutarla. Aveva imparato che metterle uno smalto rosa a volte poteva essere la soluzione.
Era passato tanto tempo da quando l’aveva, inutile negarlo, idolatrata. Era andata molto avanti; altrettanto inutile era negare che le era comunque affezionata e forse, un po’, solo un po’, ne era comunque, ancora, innamorata.
« Sì, pare di sì. Parlo un po’ di più. Ti devo raccontare un sacco di cose, sai? Polly ha avuto una specie di crisi, ma io la chiamerei onestà, in cui ha iniziato ad accusare tutti di essere degli schifosi fascisti ed è vero, l’altro giorno hanno messo una ragazza in isolamento perché — »
Susanna alzò un sopracciglio. « Parli più di prima? Poveretti. »
Lisa rimase un istante zitta, incerta se scattare per essere stata interrotta, ma poi rise.
« Con gli strizzacervelli, stronza. »
Susanna annuì. « E le altre? Qualcuna è uscita? »
« Georgina è uscita. Non sono certa che abbia smesso di sparare balle, ma dicono che non è più a un livello patologico o una cosa del genere. »
Lisa fece una smorfia mentre ripeteva le parole dei medici. Lo faceva sempre. Susanna credeva che per mesi lei — no, entrambe — si fosse creduta l’unica sana là dentro, l’unica superiore a tutti. Capace di distruggere tutti con un tocco. Non immaginava che fatica facesse ora per rimettersi in piedi. O forse lo sapeva fin troppo bene. Sorrise e le tese la mano.
« Ti va se andiamo a fare un giro fuori? »
« A far che? Qui si sta bene. »
Susanna alzò le spalle. « Voglio farti vedere il mio parco preferito. Te l’avevo detto che saresti venuta a trovarmi, quindi mi sono preparata. »
Lisa le sorrise, e questa volta era sincera. I fiocchi di neve fuori dalla finestra cadevano lenti, come in una danza, e le aspettavano.


« — interrotte. »

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Altro - Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: fannyswriting