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Autore: Bei e Feng    08/11/2016    0 recensioni
Una raccolta di one-shot incentrate sul tema di Halloween e della paura, con una buona dose di demenzialità pariodica.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci di nuovo qua! Purtroppo l'ispirazione è venuta il 31 ottobre stesso, e non siamo riuscite a pubblicarla prima. Speriamo che vi piaccia: fateci sapere!
Halloween è la festa delle streghe e dei fantasmi, ma anche del principe dei Varia, ovviamente. Il nostro monarca, infatti, all'alba (o alla mezzanotte, vedete voi) del suo diciottesimo compleanno, comincia a comportarsi in modo strano, e sembra non riuscire a trattenere l'istinto di voler uccidere tutti i suoi compagni.
Come andrà a finire? Leggete e vedrete! ^^

''Sono il principe azzurro!...''*
* (parodia della celebre ''Sono il lupo cattivo!...'' del film 'Shining' dell'ormai pluriperseguitato S. Kubrick)




In una fredda notte d'inverno, Belphegor rientrava alla base dopo aver portato a compimento l'ennesima missione che era stata affidata a lui e ai suoi compagni. Ma rientrava solo. Era infatti la prima volta che gli altri Varia gli rifilavano un compito senza fargliene sapere nulla fino al giorno previsto. Sì, insomma, questi di solito erano scherzi che si facevano generalmente a Levi... Ma mai al principe del gruppo. E Bel non riusciva a capacitarsi di ciò.
L'aria era gelida, e il vento forte. Il principe si strinse nella sua divisa invernale, tentando di ripararsi.
- Aspettate solo che arrivi a casa!... - sibilò, minaccioso, pregustando già l'ora in cui avrebbe aperto la porta di casa e messo a soqquadro un po'in giro.
Prima di tutto, avrebbe fatto a pezzi i lavori a maglia di Lussuria, poi si sarebbe accanito sui parafulmini di Levi, dopo ancora avrebbe tagliuzzato le amate banconote di Mammon (ovviamente dopo averne messa da parte la metà per uso personale), poi si sarebbe divertito a trasformare la collezione di spade di Squalo in una collezione di kriss artistici. E infine, al Boss... Be', forse lui era meglio lasciarlo in pace, se voleva tenersi stretta la pelle.
Improvvisamente Bel cominciò ad avere fame. Villa Varia era ancora lontana, purtroppo, e se voleva un posto caldo e del cibo pronto doveva macinare almeno una decina di chilometri. Come se non bastasse, inoltre, il sentiero che conduceva a casa era piccolo, appena accennato sul terreno, e ricoperto di foglie secche, il che rendeva ancora più difficile seguirlo senza sbagliare strada.
Era ormai ad un quarto d'ora dalla base quando cominciò a nevicare. Accelerò il passo, sperando di non essere colto da una bufera, mentre i fiocchi di neve sbattevano contro la sua fratina e ci si appiccicavano, rendendo ancora più scarsa la visuale del principe, che stava ormai muovendosi più secondo il suo istinto che non secondo la direzione del sentiero.
Poi, d'un tratto, una voce sibilante pronunciò il suo nome.
Il principe si fermò di scatto e si voltò. Nulla.
Forse era stato solo uno scherzo che gli avevano giocato le sue orecchie, del resto c'era molto vento, e poi era notte, e si sa, di notte... Scosse violentemente il capo per cacciare via dalla mente quel ridicolo pensiero: lui era il principe, e non poteva avere pensieri del genere! Così proseguì a camminare nella notte, accelerando leggermente il passo.

- Vuoi darti una calmata? - ringhiò Squalo, saltando sul divano e imprecando.
- Ma Squ-chan! - piagnucolò Lussuria, avvolto nella sua morbida vestaglia rosa e con ai piedi due assurde pantofole, camminando nervosamente avanti e indietro davanti al grande camino del salotto, soffiandosi in continuazione il naso. - Bel-chan non è ancora tornato! Potrebbe essergli successo qualcosa!... Potrebbero averlo rapito! -
- Poveri rapitori!... - osservò il capitano, scuotendo il capo. - Adesso smettila! Calmati e torna alla tua calza, femminuccia! -
- Non dovevamo farlo partire da solo! - scoppiò a piangere.
- Sono appena le nove. Arriverà a momenti... -
In quell'attimo qualcuno bussò alla porta. Lussuria smise di piangere e corse ad aprire. Squalo, al contrario, non si mosse, deciso a godersi quell'attimo di riposo che il boss sembrava aver stranamente deciso di concedergli. Il che non capitava spesso.
- AIUTOOO!!! SQU! CORRI SUBITOOO!!! - urlò improvvisamente Lussuria. Sembrava terrorizzato.
- E che sarà successo?! - rispose, irritato.
- UBBIDISCI! -
Sbuffando e imprecando, Squalo si alzò e entrò nell'ingresso ululando:
- VOOOI!!! Non ti azzardare a trattarmi come un bamb... -
La sfuriata gli morì in gola, non appena vide Lussuria che sorreggeva Belphegor, pallido e apparentemente privo di conoscenza. Dopo un iniziale momento di sconcerto e preoccupazione, però, ricordando di come lui e gli altri gli avevano rifilato la missione dalla quale era appena tornato, e di come il principe sapesse essere molto vendicativo, Squalo si disse che quella del suo compagno era tutta scena.
- Starà facendo la solita pagliacciata melodrammatica. - bofonchiò. - Portalo in camera. -
- Io non credo, capitano. - disse Lussuria, scuro in volto.
Il capitano dei Varia osservò il ragazzo, e in effetti dovette ammettere che quella volta, rispetto alle altre, Belphegor era molto più rigido, stranamente silenzioso e senza neanche una goccia di sangue addosso. Il principe non avrebbe mai simulato un incidente senza includere abbondanza di sanguinamenti. Anzi, sembrava che tutto quello contenuto nel suo corpo fosse defluito altrove, senza tuttavia causargli ferite. Stessa cosa valeva per le urla, i lamenti e i tremori, che stavolta erano del tutto assenti.
Tuttavia, Bel poteva anche aver affinato le sue tecniche di simulazione, osservò tra sé e sé il capitano, prima di rivolgersi nuovamente a Lussuria:
- UBBIDISCI!!! -
E senza proferir parola, conoscendo il temperamento del suo 'bambino', Luss portò Bel in camera.

Mezz'ora dopo, a tavola...
- Squ... - disse timidamente Lussuria, mescolando con aria preoccupata la minestra nel suo piatto.
- Che c'è? - rispose l'altro.
- Sono preoccupato per Bel-chan. - spiegò, appoggiando il cucchiaio nel piatto.
- Sta recitando, come al solito. - intervenne Levi-A-Than, porgendo il cucchiaio pieno di minestra al boss, seduto a capotavola accanto a lui.
- Non credo. Penso che gli sia successo qualcosa. -
- E cosa? - domandò Squalo, prima che una cucchiaiata piena di minestra bollente diretta verso il suo orecchio destro lo facesse strillare dal dolore e imprecare ferocemente contro l'autore del gesto, che per tutta risposta gli ordinò di portargli un cucchiaio pulito. Il decimo di quella serata, per l'esattezza.
- Squ! Non dire quelle parole a Xanxino! - esclamò Lussuria, indignato, sporgendosi sul tavolo per afferrare l'orecchio (sano) di Squalo e dargli una bella tirata.
- SMETTILA, BRUTTO...! -
- Lussuria, - intervenne Mammon, seduta al fianco del Guardiano del Sole. Era l'unica che stava mangiando come una persona normale. Del resto, non sia mai che si sprechi altro gas per riscaldare la minestra raffreddata! - Perché pensi che stavolta non stia fingendo? -
- Sono andato a spiarlo dalla serratura della sua stanza, e non si è mosso di un millimetro da quando l'ho appoggiato sul letto. - raccontò Luss, lasciando stare Superbi, che continuò ad imprecare a bassa voce non solo contro il Boss, ma anche contro la 'mammina'.
- Molto strano. - osservò Mammon. - Bel non può stare meno di due minuti senza guardare la sua immagine riflessa in uno specchio. -
- Tu cosa ne dici, Squ? - domandò Lussuria, preoccupato.
Il capitano attese qualche secondo prima di rispondere. Forse Belphegor stava solo fingendo, e lui di certo non voleva dargli la soddisfazione di prestargli troppe attenzioni. D'altro canto, però, il ragazzo poteva essere seriamente caduto in quello stato a causa di qualcosa che gli era capitato là fuori. Ma cosa poteva mai esserci là di così terribile? Guardò fuori dalla finestra alle spalle di Luss, pensieroso, prima di rispondere:
- Per questa notte lasciatelo stare. Domani vedremo. -
- Domani è il suo compleanno! - esclamò Lussuria, sorpreso e commosso. - Il mio bambino compie diciotto anni! -
- Ottima idea, capitano! Bel non potrà assolutamente essere in catalessi il giorno del suo compleanno, se sta fingendo! - esclamò Mammon.
- Esattamente. - disse Squalo, sempre pensieroso. - Sono stanco: vado a dormire. -

Appena due ore dopo il capitano si svegliò. Non era stato svegliato da niente in particolare, aveva aperto gli occhi e basta, come se qualcosa lo avesse spinto a svegliarsi, ma senza un vero e proprio motivo. Una specie di premonizione. Ma appena un attimo dopo udì una voce effeminata urlare, come se avesse subito delle sofferenze atroci. Con la mente ancora annebbiata dal sonno prematuramente interrotto, Squalo si alzò di corsa e si diresse barcollando verso la sorgente di quell'urlo, sparito appena pochi secondi dopo essere cominciato: la stanza di Belphegor. Alla luce calda e fievole delle lampade del corridoio, il capitano vide, accasciato accanto alla porta, un ammasso rosa immobile.
- Lussuria! - mormorò, tenendosi a debita distanza. - Cos'è successo? -
Da un grosso armadio dall'altro lato del corridoio provenne un lungo gemito basso. Squalo si avvicinò e lo spalancò, trovandovi rannicchiato Lussuria, pieno di tagli, graffi, il pigiama strappato e gli occhiali da sole crinati. Dopo averlo guardato rapidamente tornò alla porta di Bel, e la spalancò violentemente. La stanza era poco illuminata; ciononostante, il capitano si rese subito conto che non vi era alcuna traccia del suo inquilino. Fece per fare un passo nella stanza per esplorarla più attentamente, ma Lussuria scattò nella sua direzione, cogliendolo di sorpresa e afferrandolo per una caviglia. Nel voltarsi per urlargli contro, Superbi dovette desistere nell'incrociare la sua faccia piena di paura.
­­- NO! NO! NO! NON ENTRARE!!! - urlò Luss, terrorizzato, scuotendo la caviglia dell'altro.
- Ma che diavolo ti prende??? - esclamò il capitano, cercando di fargli lasciare la presa, senza successo.
- NON DEVI ENTRARE LÌ DENTRO!!! -
- E va bene! Non ci entro! Ma tu calmati, femminuccia! -
La promessa di non entrare nella stanza di Bel sembrò calmare il Varia, che tornò a raggomitolarsi nel suo nascondiglio, tremando e continuando a mormorare 'Non entrare... Non entrare... Non entrare... Non entrare...' in modo ossessivo.
- Dov'è Belphegor? - domandò Squalo, cercando di squadrare la stanza dall'esterno.
- Io non lo so. - piagnucolò Luss, strascicando le parole ed estraendo dalla tasca del pigiama un fazzoletto da naso bianco. - E tu? -
Squalo restò basito da una risposta simile:
- Se te l'ho chiesto, pezzo d'idiota... -
- Io non lo so... - aggiunse con voce bassa e profonda il Guardiano del Sole, scuotendo il fazzoletto come per simulare un discorso con il pezzo di stoffa.
- CHE DIAVOLO STAI FACENDO, CRETINO??? -
- Sto cercando di ricostruire quello che è accaduto! - rispose Lussuria, ovvio. - Me lo ha consigliato il mio analista. Dice che in casi simili è molto utile. A proposito, lui è Dunky. - porse il fazzoletto verso Squalo, come per presentarglielo.
- Ma non fare il...! -
- Lussuria non ricorda quello che è successo... ha troppa paura... - rispose il Guardiano del Sole, o forse dovremmo dire il suo fazzoletto. - Lussuria ha aperto la porta della camera di Belphegor perché voleva sapere come stava. Ma non doveva farlo... Ci sono delle scritte... Tante scritte... Perché Belphegor si annoiava, e ora che Lussuria ha aperto la porta andrà a divertirsi un po'con i suoi giocattoli... -
- Che stai dicendo? -
- Belphegor non è più lo stesso... Mi è saltato addosso con quei suoi coltellacci! - mormorò Luss, stavolta con la sua voce, senza muovere il fazzoletto, ma scoppiando poi in lacrime. - Il mio bambino! Non dovevamo farlo andare in missione da solo!!!... Quando tutto questo sarà finito gli confischerò quegli arnesi e gli darò tante belle sculacciate! -
Squalo stava cominciando a non capirci più niente, così decise di fare di testa propria, e cercò di entrare nella stanza. Tuttavia Luss lo fermò con ancor più terrore di prima. Così il capitano tornò rapidamente in camera sua per prendere una torcia, e tornato davanti alla porta della camera di Bel la accese, illuminandola. Alla luce fredda e argentea della torcia Squalo poté leggere le frasi di cui 'Dunky' aveva parlato, e, cosa rara per uno come lui, sobbalzò. Le scritte, create con il sangue, come da copione, per quanto riguarda Bel, ricoprivano tutta la stanza, in tutte le direzioni. Erano state scritte lentamente, ma con poca cura della calligrafia, come se il loro autore avesse cercato, attraverso questo inconsueto gesto, di ammazzare il tempo e la noia. Il capitano le lesse ripetutamente un paio di volte nella sua testa:
 

TANTO LAVORO E NIENTE SVAGO RENDONO IL PRINCIPE UN RAGAZZO NOIOSO

 
Squalo fu colto da un improvviso terrore, che però si costrinse a far sparire quasi subito, considerando lo stato in cui era finito Lussuria e temendo di poter fare la stessa fine.
- Gli altri? - domandò, grave.
- Non lo so, Squ. - piagnucolò Luss. - Spero siano nelle loro camere. -
- Sarà meglio trovarli subito: non sono al sicuro neppure nelle loro stanze. - disse Squalo, torvo. - Vieni con me. -
- Dove andiamo? -
- In camera tua a prendere una torcia e qualcosa di contundente nel caso incontrassimo quel dannato principe dei miei stivali. -
- Ma io non voglio fargli male! -
- Zitto e cammina! - ordinò, scocciato, afferrando il Guardiano del Sole per un braccio e facendolo scivolare verso l'altro lato del corridoio.
- Capitano, non devi fare del male a Lussuria. - disse Luss, muovendo il fazzoletto, dopo aver pattinato sulle natiche per metà del corridoio grazie alla spinta di Squalo.
-  VOOOI!!! SMETTILA DI FARE L'IDIOTA CON QUELLO STUPIDO FAZZOLETTO!!! -
Superbi sbuffò, appoggiando la lama della spada su una spalla, e lo superò:
- Non so se avere più paura di quel poppante con il ferraccio tra i capelli o di te! -
Recuperata la veste da camera di Luss e procuratasi un'altra torcia, i due scesero al piano di sotto, verso la cucina, dove Squalo consegnò al Guardiano del Sole una padella, che sarebbe stata la sua arma di difesa contro il principe. Non accesero alcuna luce e percorsero la strada in punta di piedi per timore di incontrare Bel, ma non ve n'era traccia.
Decisero allora di andare a cercare gli altri, e uscirono dalla cucina dirigendosi verso le scale. Nuovamente, tutto sembrava tranquillo. Belphegor non era da nessuna parte, tuttavia Squalo dubitava che fosse uscito dalla casa, se quello che aveva detto il... ehm... 'fazzoletto' era vero. Ripercorsero il corridoio in cui il capitano aveva ritrovato Lussuria, e proseguirono verso la camera di Mammon. Erano quasi arrivati quando udirono dei passi venire nella loro direzione. I due si bloccarono, gelati dalla paura: la stanza più vicina era quella di Belphegor, e Lussuria non ci sarebbe mai voluto rientrare in tutta la sua vita. I passi intanto si avvicinavano. Alla fine, trovata una rientranza nel muro, Squalo prese una decisione, e si nascose lì dentro, trascinando Luss con sé. E così restarono in attesa.
Dì lì a poco un'ombra si proiettò sul pavimento alla fioca luce delle lampade del corridoio. Luss strinse con entrambe le mani il manico della padella e Squalo alzò la lama della spada: erano entrambi pronti all'azione non appena ce ne fosse stato bisogno. Proprio in quel momento una sagoma passò loro davanti, accompagnata da un fischiettare inquietante. Riconobbero la sagoma di Belphegor. Luss e Superbi trattennero il fiato, mentre il principe passava lentamente davanti a loro.
In quel momento Squalo lo colpì alla nuca con il lato piatto della spada, facendolo cadere a terra, stordito. Poi, preso il ragazzo per un braccio, lo trascinò rapidamente nella sua stanza e lo chiuse dentro a chiave.
- Il mio povero bambino!... - piagnucolò Lussuria, una volta che lo spadaccino ebbe terminato il lavoro.
- C'è chiaramente qualcosa che non va in lui. - osservò il capitano. - Andiamo a cercare gli altri e parliamone con loro. -
Così ricominciarono a camminare rapidamente verso le camere degli altri, sperando di non essere arrivati troppo tardi per poterli soccorrere.
Svoltato l'angolo, si bloccarono nuovamente alla vista di due sagome.
- Mammon! - esclamò il capitano, riconoscendo la sagoma più piccola.
- Levi-chan! - esclamò Lussuria, riconoscendo l'altra. - Dov'è Xanxino? -
- Capitano, dobbiamo scappare il prima possibile! - disse Mammon, allarmata. - Bel è entrato nella mia stanza con i coltelli in mano. Non è una cosa strana, conoscendo il tipo, ma questa volta mi sembrava particolarmente folle. Mi sono nascosta con un'illusione, e dopo avermi cercato un po', se n'è andato. -
- Dov'è Xanxino? - ripeté Luss, ancora più preoccupato.
- Non importa, Lussuria: adesso abbiamo altro a cui pensare. - lo zittì Squalo. - Venite, andiamo in cucina. -

- Vi ho radunati tutti qui per un problema urgente. - disse il capitano, camminando lentamente intorno al tavolo della cucina, dove erano seduti Lussuria, Mammon e Levi. - Il nostro principe psicopatico è più psicopatico del solito, ha aggredito Lussuria e ha tentato di aggredire Mammon senza motivo. Ora è chiuso in camera sua, tuttavia dobbiamo trovare rapidamente una soluzione al problema, prima che possa fare del male a qualcuno. Non sappiamo, infatti, se il suo sia stato un raptus, magari dovuto all'assideramento, oppure un atto volontario; né sappiamo se un episodio simile potrà ripetersi. Sappiamo però che Belphegor è il più sadico di tutti noi, e perciò il più pericoloso. -
- Non avremmo dovuto lasciarlo andare in missione da solo! - piagnucolò Mamma Luss, soffiandosi il naso nel suo fazzolettino rosa, da lui nominato Berta.
- E se si volesse vendicare del fatto che l'abbiamo fatto andare da solo? - domandò Levi.
- Potrebbe essere, ma non si azzarderebbe mai ad aggredire Mammon, se non per gioco, - rispose Squalo. - E, a detta di Mammon, Bel sembrava completamente folle quando è entrato nella sua stanza... o quantomeno più folle del solito... -
- Bisogna trovare una soluzione. - disse Levi.
- Propongo di tenerlo chiuso da qualche parte e di chiamare un dottore. - affermò l'illusionista. - Non riesco a trovare altre soluzioni, oltre a quella di ucciderlo. -
- Che sarebbe comunque una soluzione praticabile. - osservò Squalo, prima di ricevere una sonora scoppola da parte di un Lussuria indispettito da una simile affermazione.
Improvvisamente i quattro udirono un forte tonfo, e si zittirono tutti.
- Viene dalla camera di Bel-chan! - esclamò Luss, a bassa voce, terrorizzato.
- Come ha fatto a... - cominciò Superbi, prima di essere interrotto da un altro tonfo, stavolta molto più vicino.
- Ma questa è la porta dell'ingresso! - urlò Levi, prima che Squalo lo colpisse sonoramente nello stomaco per farlo stare zitto.
- Ha sfondato la finestra ed è saltato giù dal tetto... - disse Mammon, sottovoce.
I passi del ragazzo cominciarono ad avvicinarsi, e i quattro si affrettarono a trovare dei nascondigli: Mammon in uno sportello, Levi sotto il tavolo, Squalo dietro una credenza e Lussuria nella lavastoviglie. I passi, tuttavia, cambiarono bruscamente direzione, come se il principe avesse improvvisamente deciso di cambiare idea, e si diressero su per le scale. I quattro attesero diversi minuti per uscire dai loro nascondigli, tirando un sospiro di sollievo.
- Per fortuna se n'è andato! - sospirò Mammon.
- Dov'è Xanxino? - domandò nuovamente Lussuria, ancor più preoccupato.
- Io l'ho lasciato in camera sua: voleva che gli andassi a prendere del ghiaccio per la tequila... - disse Levi, perplesso.
Squalo ebbe un brutto presentimento e, spinto Levi da parte, corse su per le scale verso la camera di Xanxus. La porta sembrava chiusa, e il capitano afferrò la maniglia per aprirla, ma si accorse che la porta era già aperta. Il suo cuore smise di battere per un lungo momento mentre spingeva la porta, che si aprì lentamente in un silenzio spettrale. Come al solito, la stanza era completamente buia, ma Squalo non aveva il coraggio di accendere la sua torcia, perché il brutto presentimento di prima lo inquietava. In quel momento sopraggiunsero Lussuria, Mammon e Levi-a-Than, e solo allora si decise ad illuminare la stanza.
Avrebbe preferito non averlo mai fatto.
La stanza era completamente sottosopra: le tende di velluto scuro erano squarciate da fendenti di coltello e riempite di fori di proiettile; la stessa sorte era capitata al ritratto già martoriato del Vongola IX appeso sulla parete di destra. La scrivania d'ebano, irrimediabilmente rovinata, era stata rovesciata nella furia dello scontro che doveva aver avuto luogo lì dentro, mentre il grande tappeto persiano al centro della stanza e le quattro pareti erano macchiati di sangue in moltissimi punti. Non da ultimo, a sinistra della scrivania stava, rovesciata, la fedele poltrona di Xanxus, e da sotto di essa...
Squalo sbiancò, e altrettanto fece Levi. Lussuria lanciò un urlo atroce e Mammon sembrava impassibile. Sopra la poltrona campeggiava una scritta rosso-sangue:
 
SE NON FOSSE PER VOI POPOLANI IL PRINCIPE SAREBBE UN RE
 
Passarono diversi secondi prima che il capitano riuscisse a riprendersi e a rendersi conto prima degli altri dei passi rapidi e leggeri che si stavano avvicinando. Chiuse velocemente la porta, spense la torcia e spinse gli altri dall'altra parte del corridoio.
I tre scapparono a gambe levate, mentre Squalo restò lì, immobile.
- SQU-CHAN! COSA STAI FACENDO??? - urlò Lussuria, terrorizzato. - VIENI SUBITO QUI!!! -
- Devo farla pagare a questo piccolo mostro per quel che ha fatto! - rispose lo spadaccino, mentre il principe compariva dall'altra parte del corridoio e correva nella sua direzione, i coltelli già in mano. Era tutto, fuorché se stesso.
- Addio, capitano, è stato bello conoscerti! - esclamò Levi, ridacchiando.
- VOOOOOOOOOIII!!! DOPO PENSERÒ A TE, STUPIDO LECCAPIEDI  IPOCRITA!!! - urlò Squalo, prima di rivolgersi a Belphegor, che ormai gli era abbastanza vicino. - DANNATO PRINCIPE DEI MIEI STIVALI, LA PAGHERAI PER QUELLO CHE HAI FATTO! -
Ci fu una breve e violenta colluttazione, a seguito della quale Belphegor ne uscì reggendosi il braccio destro per la profonda ferita di spada causata dal compagno, mentre Squalo si ritrovò con una pugnalata nella coscia. Lo scontro stava per giungere al secondo round, quando improvvisamente una nube nera avvolse il principe, sottraendolo alla vista dello spadaccino.
- CAPITANO, BASTA FARE L'EROE! - urlò Mammon, sbucando da dietro la porta di una stanza in fondo al corridoio, facendo cenno all'altro di raggiungerla.
Riluttante, Squalo zoppicò di corsa nella direzione dell'altra e, non appena entrò nella stanza, l'illusionista chiuse subito la porta dietro di lui.
- Tutto bene, Squ? - domandò Luss, preoccupato.
- No, - rispose lo spadaccino, appoggiandosi contro la parete. - Quel bastardo mi ha pugnalato alla gamba! -
- Allora dobbiamo chiedere aiuto! - esclamò la mammina, allarmato.
- L'unica via d'uscita è la finestra. - osservò Levi.
- Bene! Allora adesso so da dove posso scaraventarti con la certezza di farti mooolto male! - ringhiò Squalo.
- Capitano, cosa proponi di fare? - domandò Mammon.
- Tu, Lussuria e Levi uscite dalla finestra, - disse il capitano. - Io resterò qui a fermare quel diavolo quando la tua illusione terminerà. -
- No, Squ! Non te lo permetto! - protestò Luss, indignato.
- Lussuria, adesso che il Boss non c'è più sono io che comando! - ruggì Squalo. - Quindi fate come vi ho detto! -
- Ma quindi, se tu dovessi morire, sarei io il capo? - domandò Levi, speranzoso.
Superbi represse l'istinto di passarlo da parte a parte con la spada, limitandosi solamente a tagliargli parte dei capelli al grido di battaglia di 'VOOOI!!!' con un rapido gesto pieno di rabbia, prima di rispondere con voce calma:
- Nomino Mammon capitano, e Lussuria suo vice. Levi è ufficialmente escluso dalla linea di successione. -
- Boss, - disse Lussuria, con un po'di esitazione. - Vorrei avere il vostro permesso per restare con voi: in queste condizioni non siete in grado di combattere al massimo delle vostre capacità. -
- Se proprio insisti, permesso accordato. - rispose Squalo. - Ma non chiamarmi Boss! -
L'altro rispose con un sorriso raggiante. Dopodiché aiutarono Levi e Mammon ad uscire dalla finestra. Be', a dire il vero Levi fu letteralmente scagliato fuori. L'illusionista augurò buona fortuna ad entrambi prima di saltare fuori, e da allora Luss e Squalo rimasero soli.
Bel si sarebbe sicuramente diretto da loro una volta terminata l'illusione di Mammon, e così si prepararono per il combattimento: lo avrebbero aspettato ai lati della porta armati l'uno di spada e l'altro di padella. Di lì a poco cominciarono a sentire i passi leggeri e rapidi di Belphegor avvicinarsi al loro nascondiglio. Si avvicinarono sempre di più, fino a quando si fermarono.
- Cos'è, capitano? Giochiamo a nascondino? - domandò il principe, sghignazzando. - Toc Toc! C'è nessuno? -
Squalo e Luss non si mossero.
- Su, apri la porta! - insistette.
Di nuovo i due non dissero nulla.
- Allora devo aprirla io! - e subito cominciò a prendere a coltellate la porta. Nonostante si trattasse di semplici coltelli, sembravano fare lo stesso lavoro di un'accetta. In meno di un minuto il principe aveva ricavato un buco abbastanza grande da farci entrare la testa. E così fece.
- Capitano!... Shishishishi!... - disse, sghignazzando. - Sono il principe azzurro! -
Lussuria lanciò un grido di terrore prettamente femminile, sferrando una padellata ben assestata in piena faccia al principe, che, stordito, cadde indietro. Ma appena pochi secondi dopo Bel si rialzò e riprese ad abbattere la porta con maggior vigore. Di lì a pochi minuti sarebbe riuscito sicuramente ad entrare nella stanza. Poi, però, si fermò improvvisamente.
- E TU COME HAI...? - urlò il principe, indignato.
Seguirono i rumori di uno scontro violento.
- Cosa sarà successo? - domandò Luss, con un filo di voce.
 Superbi non rispose, perché ne sapeva quanto l'altro. Non restava che aspettare l'esito dello scontro e sperare che Belphegor ne uscisse sconfitto.
Pochi minuti dopo una fiamma avvolse completamente la porta, riducendola in cenere, insieme a qualche ciuffo di capelli di Squalo, che non tardò a riconoscere l'autore di quel gesto.
- VOOOOOOOOOIII!!!!!!!!! - urlò, balzando fuori dalla stanza. - DANNATO BOSS!!! -
- XANXINO! - esultò Lussuria, con le lacrime agli occhi per l'emozione, seguendo a ruota l'altro.
Xanxus li ignorò, sistemandosi meglio sulla sua poltrona. Belphegor giaceva riverso a terra qualche metro più in là nel corridoio.
- Xanxino! Come hai fatto a sopravvivere? - domandò il Guardiano del Sole, commosso. - Noi ti credevamo... -
In quel momento Mammon sbucò dall'altro capo del corridoio.
- Allora la morte del boss era solo un'illusione di Mammon! - esclamò Squalo. - Dannata avara! Perché non ce l'hai detto? -
- Doveva essere credibile perché Bel ci cascasse. Mi ero accorta fin da subito che qualcosa non andava, - rispose l'illusionista, avvicinandosi. - E sapendo che il Boss era rimasto da solo, non volevo che gli accadesse nulla di male. -
- E Levi-chan dov'è? - chiese la mammina, preoccupato.
- Oh, l'ho spedito a chiedere aiuto in Giappone: tornerà tra qualche giorno. - rispose Mammon.
- Ottimo lavoro, Mammon! - rise Squalo. - E adesso cosa ne facciamo di quello là? -
E così cominciarono a consultarsi su cosa fare di Belphegor. Nel frattempo il ragazzo riverso a terra riaprì lentamente gli occhi. Si guardò rapidamente attorno. Compresa la situazione, decise di approfittarne, scattò in piedi e si scagliò contro Xanxus, deciso a distruggerlo una volta per tutte, approfittando del suo pisolino. Gli altri se ne accorsero troppo tardi per poter reagire, ma Xanxus si svegliò appena in tempo per puntare la pistola alla fronte del principe e premere il grilletto.
In quel momento Belphegor si svegliò di soprassalto, un attimo prima di cadere dal suo morbido letto principesco. Si guardò intorno, perplesso: tutto sembrava normale, come se non fosse successo niente. Si alzò in piedi e si rimise nel letto: non poteva credere che tutto quello fosse stato solamente un sogno.
In quel momento la porta della sua stanza si aprì, e Squalo entrò zoppicando.
- Buon compleanno! - lo salutò.
- Grazie, capitano. - rispose il principe.
- Come stai? -
- Un po'confuso. Cos'è successo? -
- Ti abbiamo trovato svenuto appena fuori il giardino della villa: eri assiderato. - spiegò Superbi, sedendosi su una sedia ai piedi del letto.
Bel restò un attimo in silenzio, pensieroso, sistemandosi seduto e fissando il capitano da sotto la sua fratina.
- Come mai zoppichi? - domandò.
- Sono appena caduto: il Boss aveva lasciato un cubetto di ghiaccio sulle scale. - rispose lo spadaccino, massaggiandosi il ginocchio e imprecando.
- Ma ne sei sicuro? -
- Che cosa vorresti dire? - il capitano s'incupì.
- Nulla. - si strinse nelle spalle il ragazzo. - Gli altri stanno tutti bene? -
- Sì, dato che Levi non è nei paraggi. -
- E dov'è? -
- Mammon l'ha spedito a comprare qualcosa che non esiste, solo per il gusto non averlo tra i piedi. Tornerà tra qualche ora, al massimo domani in mattinata. Ma perché tutte queste domande? -
- Niente. -
- Mi sa che tutto quel freddo ti ha dato alla testa. -
- Può darsi. -
Non ancora del tutto convinto, Squalo si alzò e fece per uscire dalla stanza.
- Sbrigati a scendere: Lussuria ti ha fatto una torta di compleanno. - disse, prima di chiudere la porta alle sue spalle. - La cena sarà pronta tra venti minuti. -
Rimasto solo, Bel ritornò ai suoi pensieri. Evidentemente era stato solo un sogno, nonostante qualche coincidenza con la realtà. Si sdraiò nuovamente con le braccia incrociate dietro la testa, sorridendo.
Però, che bel sogno!...
  
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