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Autore: Fannie Fiffi    08/11/2016    4 recensioni
[Eyewitness]
[Eyewitness; Philkas; post 1x04]
La violenza con cui lo respinge non è tanto diversa dalla violenza con cui lo desidera.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Want Your Bones Inside My Bones




 

Lukas Waldenbeck ha sempre avuto tre certezze nella vita: la sua motocicletta, suo padre e l’eredità che l’aspetta e il tipo di esistenza che vivere a Tivoli, villaggio della contea di Dutchess, comporta.

Ciò che non riesce ad ammettere, nonostante si dimostri tanto spavaldo e irraggiungibile, è che non ricorda l'ultima volta che abbia preso una decisione.

Per lunghi anni ha lasciato che suo padre gli dicesse chi dovesse essere – e, per estensione, anche chi non dovesse essere – che Rose gli chiedesse di uscire la prima volta e che lo baciasse, che i suoi amici si richiudessero attorno a lui come un confortevole e soffocante guscio.

Non si è fatto troppe domande, forse perché le risposte non sembravano quelle che desiderava, forse perché effettivamente non ha mai saputo cos'è che realmente desideri, quali siano i confini che non può permettersi di oltrepassare o tutto ciò che non può lasciarsi provare.

O forse lo sa, lo sa ogni volta che incontra lo sguardo di Philip da una parte all'altra della scuola, e c'è solo estremo ed estenuante desiderio nel modo in cui finge di odiarlo, in quella maniera così spudorata e facilmente confutabile con la quale fa finta di non sentire i suoi occhi bruciargli la pelle anche a distanza di metri e i brividi di piacere che ciò gli provoca.

Ci sono solo subdole e insieme soffici carezze dietro i pugni che ha scaricato contro il suo viso, contro il suo corpo; c’è ingordigia di calore e vicinanza ogni volta che lo respinge tanto brutalmente da riportarlo esattamente dove ne ha più bisogno: accanto a sé.

La violenza con cui lo respinge non è tanto diversa dalla violenza con cui lo desidera, e questo è probabilmente l'ironico scherzo che il destino ha deciso di rifilargli dal momento in cui lui non ha scelto e ha deciso di vivere pigramente qualsiasi cosa gli accadesse.

Dal momento in cui ha permesso a se stesso di ricambiare il bacio di Rose e stringerle la mano e perfino pensare di poterla sposare, un giorno, data la vita di piccola campagna e piccole aspettative che conducono, che hanno condotto i loro genitori prima di loro e ancora in precedenza i genitori dei loro genitori, scrivendo una storia di cui questi giovani senza troppe pretese non sanno che farsi.

Ha trascorso così tanto tempo a lasciare che gli altri decidesse al posto suo ché non ha più idea di come volere qualsiasi cosa nel modo giusto; non ha la più pallida idea di come toccare Philip senza fargli e farsi male, senza voler crudelmente vedere un livido formarsi sulla sua pelle morbida, senza pensare a cosa accadrebbe se tutti gli altri vedessero chi realmente è – chi non si è accorto, o non si è voluto accorgere, di essere per così tanto tempo –.

Perciò pensa di non poter essere biasimato se non è gentile, buono e onesto come in realtà dovrebbe essere, come Philp merita che lui sia, perché Lukas ha trascorso la sua intera vita a essere chi gli altri si aspettino che sia, a tenere la testa e i desideri bassi anche quando cammina sfacciato e prepotente fra i corridoi della sua scuola, una ragazza che non potrà mai amare e amici con cui non potrà mai essere sincero al proprio fianco.

Non può essere rimproverato se c’è già qualcosa dentro di sé che lo odia, che lo ripudia visceralmente tanto da non riuscire nemmeno a guardarsi allo specchio.

Qualcosa che lotta e graffia dentro le pareti del suo petto, addosso ai polmoni, mozzandogli il respiro nella gola, contro lo stesso impeto vitale che gli grida di stringere Philip tra le braccia e affondare la lingua nella sua bocca per scappare, per sfuggire da forse la prima cosa che ha bramato veramente.

Non c’è scampo dal modo in cui lo vuole, dal modo in cui l’ha voluto fin dal primo momento che l’ha visto – quella maledetta giacca di pelle stretta attorno alle sue spalle come un’armatura e quello sguardo insopportabilmente fiero – e ha continuato a fingere che non fosse veramente così.

Che uno come lui non può guardare un altro ragazzo, non può desiderarlo con e contro ogni fibra del proprio essere, non può giovare del suo calore come l’unica cosa al mondo che abbia ancora un po’ di senso.

Lukas non riesce a fare a meno di chiedersi se sia perché condividono una sfortunata sorte, perché si siano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che quindi Philip sia parte integrante e reale della sua nuova esistenza, o se non avesse dovuto essere così dal principio.

Se non gli avesse mai chiesto di filmarlo, se perfino non l’avesse mai avvicinato per parlargli, per fare qualcosa di diverso che semplicemente osservarlo da lontano, lo vorrebbe ancora? Farebbe ancora qualsiasi cosa pur di passare qualsiasi tempo abbiano a disposizione insieme?

Ha paura della risposta. Lukas è terrorizzato: da se stesso, da Philip, da suo padre, da tutto ciò di cui non riesce a non aver bisogno, dalla morte, da un bacio.

Un solo bacio, che sia travolgente come quello che gli ha rubato sul proprio letto, quando lo ha trascinato in mezzo alle sue gambe, o implorante come quello con cui l’ha pregato di non dire niente, di non togliergli quello che ha.

Non sa come non volere quello che vuole, men che meno come volerlo senza ferire nessun altro nel frattempo, ma gli piacerebbe che bastasse il modo in cui si sente quando è con lui. Perché Lukas si sente bene. Si sente finalmente integro per la prima volta in tutta la sua vita, vivo e inebriato e reale, un vero essere umano che prova, soffre, sente, desidera e che, inevitabilmente, ferisce.

Ma se riuscirà a ferirsi solo un po’, e ferire ancor di meno Philip, e cercare di meritarlo, di meritare il modo in cui lo fa sentire, forse tutto andrà meglio. Forse potrà essere sincero.

  
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