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Autore: Naco    14/05/2009    4 recensioni
In verità, io un quesito da porgli ce l’avrei, ma dubito fortemente che lui potrebbe fornirmi la risposta che cerco; ad essere onesti, sono del parere che, se anche mi azzardassi a porgli l’interrogativo che tanto mi affligge, mi guarderebbe come l’ultimo insetto sulla faccia della Terra degno della sua attenzione e mi intimerebbe di non farmi vedere da lui per le prossime due vite, fino a che, cioè, non avesse rimosso la mia faccia dalla sua memoria; oltre al fatto che mi coprirei di ridicolo con le mie mani, ma questo è un dettaglio che non mi spaventa. [...]
[Spin off di "Un giorno per caso"; tuttavia mi è stato confermato che la storia è comprensibile anche da chi non ha mai letto la storia originale]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
- Questa storia fa parte della serie 'Mara e i suoi amici' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Una premessa, prima di iniziare.
La storia che vi apprestate a leggere è in realtà una spin off di Un giorno per caso. Nonostante tutto, ho cercato il più possibile di renderla una storia a se stante e voci di corridoio (XD) mi hanno detto che si capisce anche senza leggere l’opera da cui prende origine. Questo non significa che, semmai vi andasse di leggere anche l’altra storia, la cosa mi spiacerebbe, eh! XD
Bene, non credo di avere altro da aggiungere. Buona lettura! ^^


PLEASE, TEACH ME WHAT LOVE IS

"It's just a little crush, not like I faint every time we touch."
(Crush – Jennifer Paige)


“Bene, se non ci sono altre domande, potete andare. Ci vediamo la settimana prossima.”
In verità, io un quesito da porgli ce l’avrei, ma dubito fortemente che lui potrebbe fornirmi la risposta che cerco; ad essere onesti, sono del parere che, se anche mi azzardassi a porgli l’interrogativo che tanto mi affligge, mi guarderebbe come l’ultimo insetto sulla faccia della Terra degno della sua attenzione e mi intimerebbe di non farmi vedere da lui per le prossime due vite, fino a che, cioè, non avesse rimosso la mia faccia dalla sua memoria; oltre al fatto che mi coprirei di ridicolo con le mie mani, ma questo è un dettaglio che non mi spaventa.
Non che lo biasimerei per questo, ci mancherebbe altro; anzi, se qualcuno mi ponesse la stessa domanda, probabilmente lo tratterei anche peggio.
Forse dovrei chiedere ad Ilaria; certo, la mia amica magari mi guarderebbe dall’alto in basso, mi fornirebbe una risposta un po’ sarcastica, ma almeno non andrebbe in giro a spifferare tutto ai quattro venti. O forse, ancora meglio – in tralice, il mio occhio si sofferma sulla fila posteriore e in particolare sulla ragazza accanto ad Ilaria – potrei chiedere direttamente a Mara. Sicuro. Lei è una ragazza seria e con tatto, e probabilmente mi fornirebbe la risposta senza deridermi e con discrezione. E poi, è anche la persona che sicuramente conosce la soluzione meglio di chiunque altro, dato che sono tanto amici.
“Ohi, Enrico, ma mi stai ascoltando?”
Mi riscuoto dai miei pensieri e per poco non getto un urlo nel ritrovarmi i suoi occhi castani puntati addosso; mi scosto da lui di qualche centimetro, per evitare che noti il mio turbamento.
“Cosa dicevi, scusa?”
“Si può sapere che ti prende?”
“No, niente… ero solo soprappensiero.”
“Stavo chiedendo ad Ilaria e Mara se vogliono venire al cinema. Ho letto che oggi esce un film molto interessante e anche le critiche sono ottime.”
“Siamo sicuri? Dopo l’ultima volta…”
L’ultima volta, per colpa di Ylenia, siamo stati trascinati a vedere un polpettone immondo, da cui devo ancora riprendermi. Accantono quel ricordo prima che sia troppo tardi: quella sera, era accaduta anche quella famosa storia da cui sono partite tutte le mie elucubrazioni mentali sugli amori presunti o reali di Luca, e non mi va proprio di ripensarci.
“Fidati. L’ho scelto conoscendo i gusti di tutti. Allora?”
“Ok. Ma se butto di nuovo i soldi, questa volta me la paghi.”
In realtà, so che di Luca mi posso fidare ad occhi chiusi: per un amante del cinema come lui, che è capace di dirti titolo e anno di uscita di una pellicola partendo da un dato insulso come lo sceneggiatore o il produttore, trovare un film che possa piacere a noi tutti è un gioco da ragazzi. In genere, quando propone di andare al cinema tutti insieme, non sbaglia mai; tuttavia, la voglia di prenderlo in giro è troppo forte e io, purtroppo, non so resistere alle tentazioni.
“D’accordo, d’accordo. Se il film non ti piace, ti rimborso il biglietto io, ok?”
“Guarda che ho due testimoni, eh!”
Sbuffa. Sto per ribattere che una promessa è una promessa, ma Mara è più lesta di me: “Vi spiace se chiedo anche ad Hiroshi se vuol venire?”
Due millesimi di secondi dopo, ho già dimenticato la scaramuccia con Luca. “Nessun problema. A patto che non vi sbaciucchiate durante il film, voi due.”
Mara arrossisce: è troppo divertente vederla innamorata, lei, sempre così fredda e distaccata, e cambiare colore appena viene nominato Hiroshi.
“Noi non ci sbaciucchiamo nel cinema.”
“Lo fate dopo in privato, suppongo!”
Stavolta raggiunge la tonalità di un pomodoro maturo.
“Se permetti, questi sono affari nostri.”
“Sei diventata tutta rossa, lo sai?” la punzecchio ancora.
“Enrico, la pianti?”
La ormai prevedibile spada di Luca giunge in soccorso della sua principessa. L’ho capito da tempo, ed è anche per questo motivo che mi piace prendere in giro Mara. Questa volta ci ha messo meno di cinque secondi ad intervenire, quindi la smetto.
Ehi, un momento, ma da quando riesco a comprendere il suo grado di interesse ad una questione soltanto contando i secondi che impiega ad intromettersi?
Probabilmente ho iniziato a farci caso da quando mi è balzata in mente l’idea che lui sia innamorato di Mara. Che tanto assurda non mi pare, veramente, visto come la protegge e quanto tiene a lei. E quel che è successo qualche giorno fa, non è che la conferma di quel che penso: non l’avevo mai visto perdere le staffe in quel modo per difendere qualcuno; eppure, la rabbia con cui si era avventato contro Hiroshi, una volta saputo quello che era successo con Mara, mi aveva quasi terrorizzato.
Nonostante questo, Mara e Ilaria continuano ad asserire che lui sarebbe innamorato di me. E che quindi lui sia omosessuale.
Oddio, non nego che, quando ho sentito questa teoria, sono rimasto a dir poco sconvolto; ragionandoci su, però, mi sono convinto che non può essere vero. Voglio dire, non si comporta come i gay che conosco. E, visto che lo sono anche io, avrei dovuto accorgermi subito almeno di quello, no? E invece, tutto mi pare, tranne uno che si strugge per il fatto di essere innamorato del sottoscritto. Che poi: loro due mi hanno detto che credono che sia così, ma lui non ha mai confermato nulla; quindi, è semplicemente una loro teoria.
E questo non fa che avvalorare la mia idea.
Gli lancio un’occhiata fugace: nonostante io sia sicuro di aver ragione, la sua espressione, quando viene nominato Hiroshi, non subisce alcun cambiamento. E’ davvero così bravo a reprimere i propri sentimenti, oppure sul serio non è interessato a Mara? E in quel caso, hanno effettivamente ragione loro due?
Mi sta venendo il mal di testa. Devo chiedere assolutamente a Mara, decido. Basta solo trovare il momento opportuno.
“Ragazzi, andiamo a pranzo tutti insieme?” propongo, guardandola dritto negli occhi, cercando di trasmetterle il mio bisogno disperato di parlarle.
“Mi spiace, Enrico, ma ho un appuntamento con l’editore.” Mi liquida subito.
Decisamente, il mio messaggio non l’ha raggiunta.
“Anche io vado. Ho un appuntamento.”
“Con il ragazzo che lavora in segreteria?” domanda Mara.
Ilaria annuisce e fugge via, prima che abbia il tempo di chiederle di intercedere per me per farmi ridurre il carico delle tasse.
“A quanto pare siamo rimasti solo noi due.”
“Ehm… anche io ho da fare, Enrico. Mi spiace.”
“Ah. Ok, allora ci vediamo direttamente al cinema.”
“Sì. Se arrivo in ritardo, prendete il biglietto anche per me?”
Mara annuisce, mentre io mi chiedo perché se ne sia uscito con una frase del genere, visto che lui è una persona puntualissima.

Ovviamente, anche questa volta è in perfetto orario; anche Mara e Hiroshi lo sono, ma non mi stupisco, conoscendo la mia amica e ben sapendo di quanto i giapponesi tengano alla puntualità.
“Siamo in ritardo?” chiede comunque.
“No. Però Ila non è ancora arrivata.”
Alzo le spalle: tra noi, lei era quella che non aveva minimamente idea dell’utilizzo che bisognava fare degli orologi – a parte portarli al polso per bellezza. “Sicuramente c’entra il segretario.” Commento e infatti, non ho neanche finito di parlare, che li vedo arrivare insieme.
“Oh, oh! Che vi dicevo?”
Luca e Mara mi guardano in cagnesco, pronti a divorarmi se solo mi azzardo a dire qualcosa di sconveniente.
Ci raggiungono e io posso ammirare il famoso ragazzo: non è male, devo ammettere, ma in effetti ho sempre reputato i gusti di Ilaria piuttosto buoni, dal punto di vista fisico; era il resto, più che altro, che lasciava parecchio a desiderare.
“Vi spiace se Sergio si unisce a noi?” chiede. Ovviamente, non solleviamo obiezioni.
Ci metto poco a pentirmi della mia affabilità: Sergio appoggia possessivo la mano sulla spalla della mia amica, mentre Hiroshi e Mara si lanciano in una conversazione di cui non capisco neanche l’argomento principale; Luca si è preso il compito di controllare in che fila dobbiamo accomodarci e io non trovo niente di meglio da fare che raggiungerlo.
“Non ti senti un po’ terzo incomodo?” gli chiedo per dire qualcosa.
Mi guarda fisso, per un attimo. “No. Francamente, detto da te, è strano.”
Muovo una mano, per minimizzare. “E’ solo che non le ho mai viste tutte e due occupate.”
Luca segue il mio sguardo e scuote la testa. “E’ vero. Ma sono contento per loro: Mara se lo merita e per Ila spero che sia il tipo giusto.”
La sua filantropia a volte mi disgusta: vorrei chiedergli se davvero è così felice che Mara si sia trovata un ragazzo, ma le luci si abbassano e velocemente ci sediamo ai nostri posti. Mi ritrovo fra Luca e Hiroshi, così mi concentro sul film.
Che, non c’è neanche bisogno di dirlo, è bello e piace a tutti noi. Una di quelle classiche pellicole d’azione, avventura, fantasia e comicità che riescono a conciliare i gusti più differenti. Sono talmente concentrato sulla trama, che dimentico tutti i pensieri che ultimamente affollano la mia mente e “Ila, ti immagini se un serpente del genere si presentasse davanti al professore di estetica?” commento, quando il protagonista si trova a fronteggiare, disarmato, un serpente tre volte più grande di lui, spostandomi un po’ sulla sinistra, in modo che solo lei possa sentirmi e toccandole una mano per attirare l’attenzione.
Il sangue mi si gela nelle vene quando mi rendo conto che quella mano non appartiene alla mia amica, ma a Luca; istintivamente la ritraggo come se scottasse e mi do dello stupido, ricordando che Ilaria è seduta tre posti più in là e sta sbaciucchiando il suo amico, senza calcolarmi minimamente.
Gli occhi di Luca mi fissano.
“Oh, scusami. La forza dell’abitudine, suppongo.”
Scuote la testa, a significare che non devo preoccuparmi, e torna a concentrarsi sul film; lo imito, ripromettendomi di trattenere le mie emozioni per dopo.
“Comunque…” stavolta è lui che si avvicina a me, abbastanza da farsi sentire solo dal sottoscritto “io penso che direbbe: ‘Scusi, signore, è l’ora di presentarsi a lezione, questa? E’ in ritardo di quindici secondi.’ Senza batter ciglio.”
Scoppio a ridere e a fatica riesco a trattenermi; non devo esserci riuscito, perché Hiroshi si volta nella mia direzione. “Tutto bene?”
Annuisco, continuando a sogghignare; anche Mara si affaccia per sapere che diavolo sta succedendo.
“Ma che avete voi due?”
“Qualche battuta divertente, credo.”
Si guardano perplessi, poi riprendono a interessarsi al film; sento Luca accanto a me sogghignare a bassa voce e mi impongo di calmarmi.
“Allora, vuoi ancora che ti rimborsi il biglietto?” chiede a fine proiezione.
“Beh, credo che per questa volta non ci sia bisogno.” Rispondo, pronto.
Sorride compiaciuto, mentre si lancia nel solito commento dettagliato e tecnico con Mara, ignorandomi. Anche Sergio e Ilaria trovano interessante la conversazione e si gettano presto nella mischia; sospetto che il vero interessato sia solo lui, e che la mia amica sia intervenuta solo per farsi bella ai suoi occhi.
“Tu non ne discuti con gli altri?” mi chiede Hiroshi.
“Di cinema non ne capisco niente. Per me, un film o è bello, o è brutto. Stop.”
“Loro sembrano tutti esperti.”
“Il vero esperto è Luca. Di quel Sergio, non ne ho idea. Mara commenta la recitazione e la trama. Ilaria, invece, solitamente si limita ad ascoltarli con me.”
“Capisco.”
“E a te è piaciuto?”
“Abbastanza. E’ stato divertente.”
“Meglio di quella robaccia dell’altra volta, eh!”
Ride, ignorando la domanda anche se la sua risposta è più che palese, e tacciamo, limitandoci ad ascoltare gli altri. Osservo Hiroshi senza che lui se ne accorga e lo sorprendo più interessato a guardare Mara che a seguire la conversazione. Ha uno sguardo strano, in questo momento, penso, mentre i suoi occhi si soffermano sulla figura longilinea della mia amica, dolce e gentile. Anche a lei brillano in quel modo, quando parla o pensa a lui, ricordo. Questo significa essere innamorati? Mi chiedo. Anche quelli di Luca risplendono in quel modo, quando parla di me? Mi piacerebbe scoprirlo. E io…?
Mi blocco. Che diavolo mi è venuto in mente?
“Hiroshi, posso farti una domanda?” le parole mi escono dalla bocca prima che il mio cervello riesca a bloccarne l’uscita.
Si volta verso di me, sorpreso. “Dimmi.”
“Davvero hai avuto l’impressione che tra me e Luca ci fosse qualcosa, la prima volta che ci hai incontrati?”
‘Cazzo sto dicendo? Sono impazzito?
Ci pensa un po’ su. “Beh, sì. Scusami per essermi sbagliato.”
“Non è per quello.” Il mio cervello ha deciso di andare in stand by per qualche minuto e io lo lascio fare, troppo sconvolto da quello che la mia boccaccia sta per domandare. “E’ che… no, va beh, lascia perdere.” Mi fermo giusto in tempo.
Che cosa sto dicendo? Hiroshi mi guarda perplesso; curioso, mi sento esattamente come lui.
“Non ti capisco, sinceramente.”
“Non capisco neanche io. Lascia stare, è meglio.”
Hiroshi mi guarda ancora e alla fine capitolo.
“A dire il vero, non mi pare tanto interessato a me. Si comporta come al solito.”
“E cosa ti aspettavi?”
“Non lo so… qualcosa, insomma. Io penso che Ilaria e Mara abbiano preso una cantonata.”
“Beh, magari anche lui è piuttosto imbarazzato, ma non vuole darlo a vedere.”
Gli lancio un’occhiata non del tutto convinta.
“Non capisco quale sia il problema, a dire il vero. Siete tornati amici, non è questo che conta?”
Ci penso su. Sì, certo. Ovvio che sono contento. Però… non sono convinto, ecco. E se davvero fosse innamorato di Mara? E’ mio dovere di amico stargli accanto, no?
Hiroshi e Mara se ne vanno con una scusa che suona poco plausibile per tutti, ma per una volta evito di far battute; anche Ilaria e il suo amico ci lasciano, adducendo una motivazione ancor meno convincente.
“A quanto pare siamo rimasti solo noi.” Di nuovo. Commento. E’ da quella sera in cui sono andato a casa sua qualche giorno fa, che non rimaniamo da soli; non è che non fosse mai accaduto prima, eh; quindi non c’è niente di strano in questo, vero?
“Io dovrei andare, veramente. Ho un appuntamento.”
“A quest’ora?!”
Mi guarda in modo strano. O forse sono io, ad aver detto una cosa assurda.
“Enrico, sono solo le otto!”
“Oh, beh… cioè, di solito andiamo più tardi al cinema, quindi non ci ho pensato.” Ma perché sto inventando una scusa così palesemente cretina? E infatti lui continua a guardarmi per qualche secondo come se fossi un idiota; poi, mi fa un cenno di saluto, mentre si allontana verso la sua automobile.
Mi incammino verso casa; davanti a me ci sono una ragazza e un ragazzo. Sono una coppia, mi chiedo? Sì, posso rispondermi quando vedo la mano di lui cercare quella di lei e stringergliela dolcemente; lei lo guarda sorpresa e gli sorride, raggiante. Per un attimo, mi ricordano Mara e Hiroshi, quando sono insieme: innamorati e felici. Li invidio un po’.
Alzo il passo per superarli e in pochi minuti mi sorprendo ad aprire la porta della mia abitazione. Sono arrabbiato, mi accorgo, anche se non ne capisco il motivo.
“Già di ritorno, fratellone?”
Perché non sono nato figlio unico? Mi chiedo.
“Sì, gli altri avevano tutti da fare.” Il mio commento suona acido.
“Oh, peccato. Speravo ci fosse Luca con te.”
“Mi spiace, ma aveva un appuntamento!”
Provo un sadico piacere, quando vedo il suo viso corrucciato. Mia sorella ha sempre avuto un debole per Luca; beh, non che possa darle torto, visto che sono conscio anche io che è un bel ragazzo, slanciato, magro, ma ben proporzionato, quindi piuttosto appetibile per una sedicenne in piena crisi ormonale. Chissà cosa direbbe, se gli dicessi che forse Luca è omosessuale ed innamorato del suo amato fratello maggiore.
Mi blocco, scacciando quel pensiero dalla testa.
“Non è che si è trovato una ragazza?” chiede lei intanto.
“Ma per favore!”
“Perché no, scusa? E’ un bel ragazzo, gentile e intelligente. Che ragazza fortunata sarebbe…!”
Mia sorella continua a farfugliare qualcosa, ma la mia mente non la segue più, troppo interessata a un altro pensiero: Luca con una ragazza. Non ci ho mai pensato, onestamente; l’ho sempre immaginato innamorato di Mara, io, e quindi non mi sono mai posto il problema che potesse scegliere qualcun’altra, che avesse una fidanzata vera. Una persona che non avevo mai visto.
Ma no, era da escludere. Quelle due dicevano che Luca sarebbe innamorato di me, no? Quindi, perché dovrebbe mettersi con una donna? Mara lo conosce bene, quindi non può essersi sbagliata, no?

Non chiudo occhio per tutta la notte.
Per cena, mamma ha preparato uno stufato troppo pesante per il mio povero stomaco. Fantastico. E domani, non solo ho lezione, ma anche un seminario nel pomeriggio, quindi non posso neanche recuperare il sonno perduto. La mia genitrice sa essere davvero geniale, sì.
Ovviamente, il giorno dopo, sono talmente assonnato che non riesco neanche a camminare. Ma perché non sono rimasto a casa? Persino Ilaria e Mara mi guardano in modo strano.
“Enrico, tutto ok? Hai una faccia!”
“Non ho dormito stanotte. Devo aver mangiato pesante, ieri sera. Quante volte devo ripetere a mia madre di non preparare certe cose?” Spiego, a scanso di equivoci.
“Ah, quindi poi sei tornato a casa?” Mara è sorpresa “Mi spiace, credevo saresti rimasto con Luca.”
“Aveva un appuntamento, mi ha detto.” Spiego incurante.
La mia voce non è troppo stridula, vero? E allora perché diavolo mi fissano così?
“Strano…”
“A voi come è andata la serata, invece?”
Ilaria ammicca nella mia direzione, sapendo che capirò al volo; Mara, invece, alza le spalle senza aggiungere altro. Mi chiedo come facciano queste due ad essere così amiche, visto che sono così diverse tra loro. Forse è proprio vero che gli opposti si attraggono.
La porta si chiude all’improvviso e gli ultimi ragazzi, rimasti a parlare sulla soglia, rientrano, seguiti dal docente; Luca si siede accanto a me, trafelato.
“Siamo in ritardo, oggi.”
“Ah, sì. Ho avuto delle cose urgenti da fare.”
Ha avuto delle cose da fare. In quattro anni che ci conosciamo, non è mai arrivato in ritardo ad alcuna lezione. Mai. Che cosa avrà avuto di così importante da sbrigare da farlo arrivare in extremis? Rimango a fissarlo un po’ più del dovuto e se ne accorge.
“C’è qualcosa che non va?”
Scuoto la testa e torno a prestare attenzione al professore, che ha già iniziato a parlare; di cosa, però, non riesco ancora ad afferrare. Senza rendermene conto, lancio ancora un’occhiata a Luca, ma è così concentrato a seguire, che stavolta non lo nota. In verità, non è che mi interessa poi molto quel che fa: la sua vita privata, lui, se la gestisce come preferisce. Sono solo preoccupato, ecco tutto. Non vorrei che faccia qualche sciocchezza per amore, tutto qui…
E’ davvero tutto qui.
E adesso, forse è meglio che torni a concentrarmi sulla lezione, che nel frattempo è diventata ancora più incomprensibile.


Stavolta è Ilaria la prima a scappar via. Non ci saluta neanche, troppo occupata a raggiungere la segreteria prima che questa chiuda. Fa sempre così, quando è persa per qualcuno, quella ragazza.
“Allora, ce lo facciamo un panino prima del seminario?”
Mara mi guarda arrossendo e capisco che anche oggi non sarà dei nostri.
“Hiroshi?”
Annuisce. “Mi spiace.”
Alzo le spalle e lei mi dà un bacio sulla guancia. “La prossima settimana, per farmi perdonare, ti preparerò il pranzo io.” Promette e scappa via.
Luca la segue con lo sguardo. “E’ proprio felice.” Constata.
Incrocio le braccia. “Ah, l’amore! Non l’ho mai vista in questo stato!”
Ride. “Finalmente, dico io. Temevo che non sarebbe mai successo.”
“Almeno adesso ha smesso di spalleggiarti contro di me!”
“Non abituarti troppo. Quando Hiroshi partirà, dovrà pure sfogarsi su qualcuno!”
Ridiamo, immaginando già cosa accadrà.
“Però l’ammiro, sai?”
Mi volto verso di lui, colpito dal cambiamento del tono della sua voce. “Pur sapendo che tra loro non potrà mai durare – lei di qui, lui giapponese – sta cercando di vivere questa storia fino in fondo, attimo per attimo, senza pensare al futuro, ma solo al presente.”
“E’ così che secondo me bisogna fare: vivere il presente e non pensare sempre al futuro.”
Mi lancia un’occhiataccia. “Magari senza esagerare come te.”
“Sei tu che pensi troppo al futuro e non vivi il presente.” Ribatto.
“Probabilmente hai ragione tu.”
Senza accorgercene, abbiamo raggiunto il MacDonald e ci mettiamo in fila per ordinare. Il locale è quasi vuoto, visto che l’ora di pranzo è passata da un po’, e per questo riusciamo a trovare posto proprio vicino all’entrata, accanto alla finestra.
“Enrico?”
“Uhm?” domando, affondando i denti nel panino proprio in quel momento.
“Ti è mai capitato di innamorarti sul serio?”
Il boccone mi va di traverso e bevo un po’ di coca cola, per evitare di morire soffocato.
“Ma che razza di domanda è?!”
Di ragazzi ne ho avuti tanti, devo ammetterlo. E non con tutti ho intrattenuto, come dire, un rapporto molto profondo e intenso: alcuni li avevo conosciuti una sera, mi erano piaciuti subito e l’avevamo fatto lì, senza pensarci troppo; con altri, invece, era durata un po’ di più. Ma, di innamorarmi sul serio, non mi era mai capitato. Credo.
“Se non vuoi rispondermi, non importa, eh!”
“Non è che non voglia risponderti. Non ci ho mai pensato, veramente.”
Mi fissa attentamente. Oddio, perché mi sento come se fossi ad una seduta di esame completamente impreparato su qualsiasi argomento?
“Se non sai rispondermi, vuol dire che semplicemente la risposta è no.”
“E quindi? Non credo caschi il mondo, no?”
Lui scuote la testa e torna a concentrarsi sul suo panino. Non capisco perché mi abbia fatto una simile domanda e glielo dico.
“Stavo pensando alla tua visione della vita.” Mi spiega. “Hai detto che ti piace vivere alla giornata, no?”
Annuisco, senza sapere bene dove vuole arrivare.
“Però, quando si ama qualcuno, quando si sta con qualcuno, improvvisamente non si è più da soli, ma si è in due. Si finisce per pensare all’altro, anche senza accorgersene. E, in quell’istante, ti rendi conto che non puoi più pensare solo al tuo presente, ma ti trovi istintivamente a pensare anche al vostro futuro.”
Capisco quello che intende dire; cioè, il mio cervello lo capisce, ma non riesco a sentire dentro di me il significato vero di quelle parole. E questo perché non mi sono mai innamorato?
“Mi stai dicendo che quando ci si innamora si diventa come te?”
“Se intendi noioso, no. Si diventa più riflessivi, almeno per quanto riguarda il rapporto con l’altro.”
“Ma Mara…”
“Mara non c’entra in questo caso. Lei non può pensare al futuro perché per loro non c’è.”
“Non capisco dove vuoi arrivare con questo discorso.”
Mi fissa di nuovo; ancora quella sensazione di essere sotto esame.
“Era solo un pensiero random. Fa’ finta che non ti abbia detto niente.”
Continuiamo il nostro pranzo in silenzio. Lo sbircio da sopra il panino: perché mi ha chiesto una cosa del genere?
“Che c’è?”
Come fai a sapere cosa significa essere innamorati? Lo sei anche tu? Vorrei chiedergli. Hai amato, o ami qualcuno adesso? Davvero sono io? Oppure si tratta di Mara, come continuo a credere?
“No, niente.”
Il suo telefono inizia a squillare; guarda il numero e immediatamente si alza. “Scusami un attimo.” Mi dice e corre fuori dal locale. Lo osservo attraverso il vetro: non ho idea di quello che si stanno dicendo, ma dev’essere qualcosa di positivo, perché il suo viso si illumina come mai mi era capitato di vedere.
Ci siamo, mi dico. E’ vero, allora! E’ davvero innamorato di qualcuno? E quella persona non sono né io, né Mara, a quanto pare.
Rientra e io faccio finta di essere interessato a un gruppo di ragazzi fermi davanti alla vetrata. Raccoglie le sue cose, in tutta fretta.
“Ti chiedo scusa, ma mi è saltato fuori un impegno urgente e devo scappare.”
“Ma... fra mezz’ora c’è il seminario!”
“Beh, vorrà dire che mi passerai i tuoi appunti, o chiederò a Mara. Ciao!” mi saluta correndo via.
Rimango a fissare il posto vuoto di fronte a me. Che diavolo sta succedendo? Stamattina è arrivato all’ultimo minuto, mentre adesso se ne va, incurante del seminario. Un incontro a cui, tra l’altro, era interessato, visto che ce l’aveva indicato lui stesso. Che cosa deve fare di così importante? C’entra questa fantomatica ragazza?
Stoppo i pensieri. La cosa non mi interessa, no? Quindi non ha senso star qui a preoccuparmi per questo. Mi alzo e, deciso, torno all’università, ignorando quelle domande che continuano a frullarmi insistentemente nella testa.


Hiroshi è appena partito.
Lo vedo allontanarsi, tra la folla, verso il suo volo, mentre Mara, a pochi metri da noi, continua a fissare la sua figura. Non si nuove e per un attimo mi chiedo se stia davvero bene. Luca le è subito accanto e, dopo pochi secondi, sento i suoi singhiozzi scuotermi fin nell’anima. Anche Ilaria le va vicino e l’abbraccia, per consolarla. Sono l’unico che se ne resta fermo, al suo posto, senza sapere cosa fare; so che qualsiasi cosa io possa dirle, questo non servirà a farla sentire meglio, per questo evito di sparare cazzate. Ha ragione Luca, quando dice che io non so cosa significhi amare: non sono capace neanche di rassicurare un’amica.
Al ritorno, né io né Ilaria apriamo bocca. Luca ha deciso di scortare Mara a casa, così noi due rientriamo da soli. Avevo pensato di proporre agli altri una serata tutti insieme, per distogliere Mara dai suoi pensieri, ma non ho avuto il coraggio di dire niente: mi sento come una persona che va ad un funerale senza conoscere il defunto e per questo si sente di troppo.
“Mi dispiace per Mara.” Dico finalmente, per scacciare quella cappa che ha riempito l’abitacolo e reso impossibile la guida.
“Anche a me. Si vogliono così bene che è un peccato che debbano lasciarsi così.”
“Secondo te… perché hanno deciso di andare avanti nonostante sapessero come sarebbe finita?” mi trovo a chiedere.
“Che domanda cretina: perché si amano, no?”
“Sì, questo l’ho capito. Ma vale veramente la pena di stare così male, solo per amore?”
“Io dico di sì. E’ bello innamorarsi, nonostante tutto. Conosco gente che, se ha un problema di cuore, rifiuta di innamorarsi di nuovo per paura di soffrire ancora. Sciocchezze. L’amore è una cosa meravigliosa.”
“Anche se poi ci stai male?”
“Tanto per cominciare, non è mica detto che ci devi stare per forza male. E poi, sì. Anche quello fa parte dell’amore.”
“Mah…”
“Capiterà anche a te un giorno, vedrai, e allora sarai d’accordo con me.”
“No, grazie, non ci tengo.”
Ride e si mette a digitare qualcosa con il suo cellulare. Probabilmente sta scrivendo a Sergio.
“Messaggi con Sergio?”
Annuisce. “Gli stavo chiedendo cosa gli va di fare stasera.”
Resto un po’ perplesso. “Volevo proporvi di uscire tutti insieme. Per tirare un po’ su di morale Mara.”
“Mi spiace, ma ci avevo già pensato. Mi ha chiesto categoricamente di lasciarla sola per stasera.”
“Ah, capisco.”
Mi tira un pizzico sul braccio. “Allora anche tu sei in ansia per lei, eh!”
Mi ritrovo ad arrossire. “Certo che sì, che domande!”
“Non ti devi preoccupare. Starà bene, è una ragazza forte. E poi, c’è Luca con lei.”
Già. Come ho fatto a dimenticarmene?
“Ah, beh, se c’è Luca…”
Noto che Ilaria ha iniziato a fissarmi in modo strano. No, forse è meglio dire che mi sta studiando.
“Che c’è?” chiedo guardingo.
“Cos’è quella faccia?”
“Quale faccia?”
“Quella che stai facendo adesso.”
“Cos’ho di strano, scusa?”
“Ma…” Ilaria si gira completamente verso di me, appoggiando le mani sul sedile per stare più comoda e non rischiare di cadere. “… è successo qualcos’altro con Luca?”
“Non mi pare. Anzi… Non ti sembra un po’ diverso in questi ultimi giorni?”
“Diverso? Non mi pare.”
“Beh, ieri è arrivato a lezione all’ultimo secondo e nel pomeriggio non è venuto al seminario. Sono preoccupato: non è da lui, comportarsi così.”
“Non è che stai esagerando? Avrà anche lui i suoi problemi, no?”
“E perché non si confida con noi? Non siamo amici, forse?”
Segue un lungo silenzio, lei che continua a guardarmi. “E perché ti interessa tanto?”
“Che domande. Sono preoccupato per lui, non è una buona ragione?”
“Sei sicuro che sia soltanto questo?” mi chiede.
“Certo. Che altro dovrebbe esserci, scusa?”
Alza le spalle: “Non so… non è che per caso hai scoperto di essere innamorato di lui?”
Noto solo all’ultimo secondo che il semaforo è rosso e freno di colpo; qualcuno mi suona dietro, ma me ne rendo a mala pena conto.
“Ti ha dato di volta il cervello, per caso?”
Alza le spalle: “Ma dai, come sei permaloso. Era solo per chiedere, tutto qui!”
Scatta il verde e ingrano la marcia con rabbia, ignorandola di proposito.
Siamo appena arrivati a Carbonara; la lascio davanti alla sua abitazione e io rimango solo con i miei pensieri e il mio nervosismo. Rientro a Bari e rimango a girare un po’ a vuoto, mentre nella mia testa le parole di Ilaria continuano a ronzare insistentemente.
No che non sono innamorato di Luca. Non posso dire che come persona non piaccia, ovvio; se lo considero un amico e lo frequento, vuol dire che qualcosa di lui mi piace, no? Ma da qui a dire che potrei essere innamorato di lui… Sono solo preoccupato, ecco. Non si può essere in pensiero per un amico, adesso?
“Al diavolo!” mi trovo ad esclamare a nessuno in particolare e, in un momento di follia, decido cosa fare.

Quando viene ad aprirmi la porta, noto che ha gli occhi rossi, anche se le sue guance sono completamente asciutte. Sgrana gli occhi sorpresa e mi fa entrare nel suo appartamento.
“Enrico! Cosa ci fai qui? E’ successo qualcosa?”
All’improvviso, non so più cosa dire: sono partito con tutte le buone intenzioni, ma alla fine non so neanche io bene cosa voglio.
“Stai… ehm… come stai?”
Sorride tristemente. “Bene. Cioè, meglio di quanto pensassi. Sapevo che prima o poi sarebbe finita così.”
“Non sei pentita?” chiedo “Non pensi che sarebbe stato meglio non incontrarlo affatto?”
Sembra che abbia detto la cosa più idiota del mondo. “E perché? Il tempo che abbiamo passato insieme è stato meraviglioso e non rimpiango nulla di quello che ho fatto.”
Ha una strana risolutezza negli occhi. Non l’ho mai vista così, Mara. L’amore cambia davvero così tanto le persone? Hanno ragione Luca e Ilaria, quando dicono che vale la pena innamorarsi?
“Quindi, secondo te, vale la pena innamorarsi anche se si soffre?”
“Enrico, che ti prende oggi? Dici cose strane…”
Probabilmente ha ragione. “Hai ragione. Sarà l’età che avanza!”
“Eh, sì, nonnino!” mi prende in giro “Sbaglio o fra un po’ sono venticinque?”
“Ventiquattro, prego. E in ogni caso sono sempre più piccolo di te, Matusalemme!”
Scoppia a ridere.
Mi guardo intorno e con noncuranza faccio finalmente la domanda che mi sta a cuore. “E Luca? Avevo capito che ti avrebbe accompagnata…”
“Sì, mi ha scortata fin qui, ma poi è andato via, dicendo che aveva da fare e che mi avrebbe telefonato dopo.”
Aveva da fare? Luca?! C’era qualcosa di più importante di Mara, per lui? Adesso sì che sono davvero preoccupato.
“Ah.”
Non parliamo più per alcuni minuti e mi rendo che non ha più senso che stia lì.
“Beh, io vado… Volevo solo sapere come stavi…”
Lei mi sorride. Sembra tornata la solita Mara di sempre. “Ti ringrazio, davvero. Allora ci vediamo lunedì a lezione, ok?”
Annuisco e quasi fuggo da casa sua. Mi chiedo se Mara abbia intuito qualcosa, ma lo escludo: probabilmente con la mente è ancora all’aeroporto, fra le braccia di Hiroshi.

Posteggio a un isolato di distanza da casa di Luca. Mentalmente, mi ritrovo a maledire quel dannato quartiere in cui abita, sempre così pieno di auto che trovare parcheggio è a dir poco impossibile – soprattutto di sabato pomeriggio -; tuttavia, mi rendo conto che non ha senso lamentarsi, visto che, in fondo, ho trovato posto più facilmente di quel che avessi pensato.
Sto aspettando che il semaforo scatti per attraversare, quando, dall’altra parte della strada, lo vedo uscire di casa. Sto per chiamarlo, ma qualcosa mi trattiene: perché è così felice, come se stesse per accadergli la cosa più bella del mondo?
Istintivamente, quando lancia un’occhiata nella mia direzione, mi nascondo dietro un’automobile lì parcheggiata. Che diavolo sto facendo? Perché mi sto nascondendo? Ignoro lo sguardo incuriosito e spaventato dei passanti e torno a concentrarmi sulla strada di fronte a me: fortunatamente, non mi ha visto, perché si è incamminato nella direzione opposta. Ma dove sta andando?
Prima che il mio cervello se ne renda conto, le mie gambe iniziano a seguirlo.
Stargli dietro è più facile di quel che penso, perché non si volta mai indietro, ma cammina spedito per la sua strada.
All’improvviso, si ferma, controlla il cellulare e aspetta. Allora, ha davvero un appuntamento? Mi metto a fissare con grande interesse la vetrina di un negozio di abiti da donna e seguo i suoi movimenti nel riflesso del vetro; la commessa sta pensando che sono un pazzo, non ne dubito, visto che mi sta tenendo d’occhio da un po’. Alla fine, decido di spostarmi verso il negozio successivo, che, naturalmente, è una profumeria. Ho deciso: non farò mai l’investigatore privato.
La persona che sta attendendo dev’essere arrivata, perché lo vedo muoversi e, dopo pochi secondi, una donna lo raggiunge.
Sto per gettare un urlo. Quindi si tratta davvero di una donna, avevo ragione io! Trenta secondi dopo mi rendo conto che lei ha qualcosa di familiare. Dove l’ho già vista?
Si volta un attimo e finalmente ricordo. Il sangue mi si gela nelle vene. Quella donna la conosco: è sposata e ha pure due bambini. Cosa diavolo ci fa Luca con lei?
Gli allunga un pacchetto e lui l’abbraccia con trasporto; per tutta risposta, lei ricambia il gesto.
In un attimo, tutto mi appare chiarissimo: Luca ha iniziato a comportarsi in modo strano da quando Mara e Hiroshi hanno fatto pace, no? Quindi, sicuramente lui deve aver capito che la nostra amica era davvero innamorata di lui e che quindi non aveva speranze, e aveva cercato conforto fra le braccia di un’altra donna. Ma non con una qualunque, ovviamente, ma proprio con la segretaria del mio dentista di fiducia.
E’ impazzito? Immediatamente tutto è così chiaro e mi do dello stupido per non averlo capito subito. Ecco perché non mi ha detto nulla. Ecco perché è scappato via, l’altro giorno. Ecco perché tutti quegli strani ragionamenti sull’amore… E lei, cavolo, non si vergogna a farsi un ragazzo più giovane?
Una rabbia sorda mi attraversa il corpo e mi lancio verso di loro, incurante delle auto che passano e che rischiano di investirmi.
“Si può sapere che cavolo fai?” gli urlo. I due si voltano nella mia direzione sorpresi.
“Enrico? Che diavolo ci fai qui?”
“Luca, sei un deficiente! Io capisco che non riesci a sopportare il fatto che Mara sia innamorata di un altro, ma addirittura andare a buttarti fra le braccia di una donna più grande di te, che ha pure un marito e dei figli! E lei” mi volto verso la donna, furioso “non si vergogna a tradire suo marito in questo modo?”
Per tutta risposta, la signora mi scoppia a ridere in faccia.
“Si può sapere cos’ha da ridere?”
Si asciuga le lacrime dagli occhi prima di rispondermi: “Non sapevo che il tuo fidanzato fosse un cliente dello studio in cui lavoro, cuginetto! Che carino! Hai visto com’è preoccupato per te?”
Resto pietrificato sul posto, senza riuscire a spiccicare una parola. Cugini? E poi, come sarebbe che io sarei il suo fidanzato? Dunque, Luca è davvero…?
“Beh, Luca, visto che ti ho dato quello che dovevo, io vado. Non ti preoccupare per la cena di stasera, avviso io Mario. A presto, Enrico!” mi saluta ammiccando e si allontana, ancora ridendo.
Siamo rimasti soli, e lui non ha ancora aperto bocca. E’ arrabbiato? Oh, sì che lo è. Anche io lo sarei al suo posto. Qualcuno venga a salvarmi, vi prego. O a uccidermi, che in questo caso sarebbe la stessa cosa. Vorrei che la terra si apra in questo istante e mi mangi in un sol boccone. All’improvviso mi viene in mente l’idea che, se faccio un passo indietro, magari mentre accidentalmente passa un’auto a tutta velocità, potrei risolvere il mio problema senza neanche scomodare il sottosuolo.
Sì, credo che questa possa essere la soluzione migliore.
“Ehm… Luca, io…” cerco di giustificarmi in qualche modo, ma capisco subito che è meglio che tenga chiusa la bocca per un po’, se non voglio peggiorare la situazione.
“Vieni con me. Adesso.” Sibila infatti a mezza voce, senza neanche guardarmi in faccia. Lo seguo senza fiatare, troppo sconvolto per pensare neanche lontanamente di fuggire; in metà del tempo che ci abbiamo messo all’andata, ci ritroviamo davanti al portone di casa sua.
“Si può sapere che ci fai qui?” digrigna appena siamo tutti e due dentro.
Boccheggio e finalmente mi rendo conto che non lo so neanche io. Che ci faccio lì? Ripenso all’ultima ora della mia vita: ero in auto con Ilaria e si parlava dell’amore; poi, lei ha fatto una battuta squallida su me e Luca; la cosa mi ha fatto tanto arrabbiare che, per calmarmi, sono andato da Mara per chiederle come stava e quando ho saputo che Luca non era con lei…
“E perché ti interessa tanto?”
Oddio. Che diavolo ho fatto?
“Io… cioè… no, ecco…” lancio un’occhiata alla strada e mi rendo conto che non ci sono abbastanza macchine in giro per attuare il mio proposito.
“Tieni.” Luca mi allunga il pacchetto che sua cugina prima gli ha consegnato. “Pensavo di dartelo martedì, ma dato che sei qui…”
Martedì? Ma martedì prossimo non è il mio compleanno?
Lo apro, più per evitare di guardarlo in faccia che per vera curiosità; tuttavia, quando capisco di cosa si tratta, per poco non muoio per la sorpresa: tra le mie mani, stringo Alpha Centauri, una sorta di spin off praticamente introvabile di Civilization. IL gioco, secondo il mio modesto parere di appassionato.
“Ma... ma... come hai fatto a...?” Non so cosa dire. Cioè, in realtà lo so, ma le parole non riescono ad uscirmi di bocca.
Ridacchia: “Sono contento che ti piaccia. Quando venisti a casa mia, l’altro giorno, ti lasciasti sfuggire che ti sarebbe piaciuto avere questo gioco, visto che è così raro… Io non ne capisco niente, di giochi, così ho chiesto ad Antonella se per caso suo marito, che ha un negozio di informatica, sapesse come recuperarlo; lui è stato così gentile da trovarmelo e da farmelo avere entro lunedì, visto che gli avevo messo un po’ di fretta. Non sapevo che anche tu conoscessi mia cugina. Però avrei dovuto immaginarlo, visto che lavora a Bari.”
Non sapevo cosa dire. Ecco perché in questi giorni si è dileguato così velocemente, senza alcuna spiegazione!
“Quindi, l‘appuntamento dell’altra sera…”
“Quello? Beh, parlando con Antonella, avevo saputo che la babysitter le aveva dato buca, così per sdebitarmi, mi sono offerto di tenere io Andrea e Giorgio, quella sera.”
“E non potevi dirmelo?!”
“Vuoi scherzare? Mi avresti preso in giro a vita!”
Ok, ok, ha ragione. Però, in fondo, come babysitter me lo vedo.
“Quindi, adesso che sai che non mi stavo uccidendo dal dolore per Mara, mi dici che diavolo ci fai qui e da dove ti è venuta un’idea talmente assurda?”
“E’ colpa tua! Hai iniziato a comportarti in modo strano proprio quando Mara si è trovata un ragazzo…”
Sbuffa. “Ancora questa storia? Si può sapere perché sei così fissato?”
Perché è impossibile che tu possa essere innamorato di me.
“Va bene, ho capito, ho sbagliato, ma adesso la smetti di insistere? Mi stai facendo sentire ancora più idiota di quanto io già non mi senta!” sbotto.
“No, finché non mi spieghi come mai sei qui.”
Appunto. Ma se neanche io lo so, come faccio a spiegarglielo?
“Non è che per caso hai scoperto di essere innamorato di lui?”
Ok, forse mi piace. Non solo come amico, intendo. Forse. Però, ripensandoci, anche se fosse, cosa ci sarebbe di male? Voglio dire, potevano essersi sbagliate Mara ed Ilaria, ma sua cugina no. E poi, si è ricordato del mio compleanno e mi ha regalato qualcosa che non avrei mai pensato di poter ricevere. Questo vuol dire che almeno un po’ io devo interessargli per forza. Anche solo come amico. No?
“Ehm…” non ho ancora trovato il coraggio di alzare la testa e guardarlo negli occhi “io… c’è una cosa che vorrei chiederti.”
“Ed è così urgente da non poter aspettare lunedì? Hai scomodato persino Mara!”
Stavolta, lo fisso, sconvolto. “Te l’ha detto?”
“Certo. Mi ha mandato un messaggio per dirmi che mi cercavi. Solo che non ho avuto tempo di chiamarti.”
Oh cazzo. Dovevo aspettarmelo: dopotutto Mara è innamorata, mica rincretinita. Lancio ancora un’occhiata alla strada: perché, proprio in questo momento, non sta passando nessuna automobile?
“Allora, cosa dovevi dirmi di così importante?”
“Beh… ehm… cioè…” perché mi vergogno così tanto da abbassare di nuovo la testa, pur di non incrociare il suo sguardo? “è da un po’ che volevo chiedertelo… sì, insomma, Ilaria e Mara me l’hanno detto, però, ecco… cioè, insomma…”
Oddio, che diavolo sto blaterando?
“Enrico?”
Alzo la testa e il cuore mi si ferma all’istante. Perché mi sta guardando così? Non ho detto ancora nulla di strano, vero? Cioè, non ho aggiunto altre assurdità, no?
“Tu hai detto che il presente va vissuto fino in fondo, no?”
“Sì, ma non capi…”
Non faccio in tempo a finire di parlare che lui, inaspettatamente, mi bacia. Ah. Credo di aver capito, questa volta.
Mi rendo conto che sto rispondendo al suo bacio, nel momento in cui le nostre lingue si incontrano.
“Non è che per caso hai scoperto di essere innamorato di lui?”
Ok, d’accordo, mi piace. Senza il forse.
Si stacca da me e mi guarda fisso. “Allora, ho risposto alla tua domanda?”
Qualcuno entra e, d’istinto, ci allontaniamo l’uno dall’altro. Luca sorride alla sconosciuta e la saluta; la donna mi lancia un’occhiata e poi mi ignora, tuffandosi in un’interessantissima conversazione sul tempo atmosferico e sul traffico con il mio amico.
Rimango ad ascoltarli, in disparte, e lo osservo: ha un che di diverso, oggi. Mi sembra più felice, più bello. Sì, mi piace. Magari anche qualcosa di più. Forse mi sono veramente preso una cotta per lui, senza neanche accorgermene.
La conversazione si sposta su qualche altro argomento a me ignoto. Ma quanto ha intenzione di trattenersi, questa qui?
Finalmente, se ne va e lui torna a concentrarsi su di me.
“Scusa. Stavamo dicendo?”
Adesso sono io che mi avvicino a lui e lo bacio; devo averlo sorpreso, perché lo sento irrigidirsi di colpo; peccato però che non si scioglie, neanche dopo. Che succede? mi chiedo. Non è che per caso ha capito che in realtà non prova tutta questa attrazione per me, come invece pensava?
“Enrico…” mi blocca “Può entrare chiunque…”
Mi sento ferito. “Ti vergogni?”
“No, ma qui ci abitano anche i miei e sai come sono i paesini…”
Oh. Non ci avevo pensato, visto che vivo in una casa singola.
“Ehm… quindi… forse sarebbe meglio che io vada…”
Ci sono rimasto male? Forse un pochino.
“Aspetta.” Mi prende per un braccio e sento una strana scossa attraversarmi, ma decido di ignorarla. “Perché non sali?”
Cosa? Come? Quando? Perché? Luca mi ha invitato davvero a salire a casa sua?!
Devo stare calmo. Voglio dire, non è che sia la prima volta che vado da lui. Ci sono stato tante volte, no? Sì, però, le cose erano diverse. Credo. Ma che mi prende? Di solito, quando un ragazzo mi invita a salire – e succede spesso, devo dire – non mi tiro mai indietro; anzi, non aspetto altro. Cioè, non è che non sia contento, eh; sono solo… spaventato, ecco.
Mi precede, ma il cuore non la smette di martellarmi nel petto. Devo essere ammalato, non c’è altra spiegazione. Ecco perché ho così caldo. Non posso sentirmi così solo perché sta succedendo questo.
Apre la porta e in un secondo mi ritrovo in casa sua. Ci sono stato solo pochi giorni fa, eppure mi sembra passato un secolo; non riesco neanche a credere che meno di tre ore fa eravamo tutti all’aeroporto a salutare Hiroshi che partiva.
“Buonasera…” saluto a nessuno in particolare, più che calmare il mio cuore, che ha deciso di correre una maratona, che per reale educazione.
“Non credo ti risponderà qualcuno. I miei sono al negozio.” Mi risponde calmo, mentre chiude la porta dietro di sé.
Nel momento in cui realizzo che adesso siamo completamente soli, il mio cervello si svuota completamente.
“Vuoi qualcosa da…”
Stavolta sono io che non lo faccio finire di parlare: con un movimento secco, lo blocco fra il mio corpo e la porta d’ingresso.
“Mi fai posare almeno le chiavi?” mi chiede divertito.
A tentoni gliele prendo dalle mani e le metto sul mobile accanto a noi; nell’istante in cui le mie dita incontrano le sue, avverto la stessa scossa che mi ha colpito poco fa e finalmente capisco.
Forse non è solo una stupida cotta, se mi basta toccarlo per sentirmi quasi morire.
Al diavolo. Non me ne frega niente, adesso; l’unica cosa che mi interessa, in questo momento, è farlo completamente mio.

Potremmo spostarci di pochi metri per stare più comodi, invece di finire sul pavimento gelato dell’ingresso, mi dico, ma, alla fine, non mi importa più di tanto.
Non mi sono mai sentito così, penso in un momento di lucidità; eh sì che ho avuto abbastanza esperienze da potermi permettere di essere un ottimo insegnante. Nonostante tutto, sorrido di questa mia schiacciante superiorità: Luca sembra un giocattolo tra le mie mani, visto che so perfettamente dove baciarlo e toccarlo per farlo ansimare sempre più forte.
Ho giurato a me stesso di non andare troppo oltre, questa volta; tuttavia, i miei buoni propositi sono andati a farsi fottere nel giro di due nanosecondi – cioè quando il mio cervello ha registrato che sto facendo l’amore con il mio migliore amico. L’unica persona che, fino a poco tempo fa, avevo creduto di non poter mai raggiungere. E finalmente mi rendo conto che, forse, era l’unica persona che veramente cercavo nelle mie avventure. E che, forse, era per questo che, nonostante sapessi che non dovevo pensare a lui, finivo sempre per cercarlo, anche se soltanto con una battuta, magari poco carina e molto cretina.
Che sia questo l’amore? Mi chiedo. Il desiderare così ardentemente una persona da non riuscire a pensare ad altri? Non lo so.
“Luca…” la mia voce è così rauca che pare irriconoscibile persino a me.
“Cosa c’è?”
“Mi chiedevo…” mi fermo un attimo e mi scosto da lui “Tu che lo sai… è questo, provare queste sensazioni, che vuol dire amare?”
“Forse.” Anche la sua voce è strana “Dipende. Ognuno lo scopre a modo proprio, del resto.”
“Ti va… sì, ti va di insegnarmelo tu, allora, cosa vuol dire?”
Mi sorride. Ha una strana luce, negli occhi. L’ho già vista, da qualche parte, ma il mio cervello in questo momento non riesce a ricordare dove.
“Ma sì, perché no? Sarà divertente!” mi risponde e io ricomincio a baciarlo dal punto in cui mi sono fermato.


“Ehi, fratellone! Ben svegliato!”
Sento una voce arrivarmi alle orecchie quasi ovattata; devo fare uno sforzo immane per capire che si tratta di mia sorella.
“Già sveglia?”
“Sono le dodici. Sei tu che sei dormiglione.”
“Ah sì?”
Mi fissa. Che ha da guardarmi così? La mia faccia è così buffa che ultimamente tutti si fermano a studiarla?
“Che c’è?”
“Avanti, chi è?”
“Chi è chi?”
“Lui. Chi è?”
“Lui chi?”
“E dai, non fare il finto tonto. Sei innamorato perso! Dimmi chi è, dai! Lo conosco?”
Sulla mia omosessualità, contrariamente a mia madre che ci ha messo anni ad accettarla fino in fondo, anche se non le andrà mai giù il fatto che non potrò di certo darle i nipotini che tanto sogna di avere, mia sorella non si è mai posta il problema; anzi, ne sembra quasi fiera.
“Cosa ti fa credere che mi sia innamorato?” le chiedo “Cos’è, intuito femminile?”
“Pure un cieco lo capirebbe. Hai un faccia da pesce lesso e uno sguardo…”
“Uh?”
“… felice. Innamorato. Non ti ho mai visto così, davvero!”
“Scema.” Commento defilandomi in bagno, prima che mi faccia altre domande e mi guardo allo specchio cercando inconsciamente i cambiamenti che lei dice di aver notato. Ho davvero qualcosa di diverso? Mi chiedo. Forse. Non mi interessa, per ora.
Del resto, ho tutto il tempo per capirlo.


Fine


Note dell’autrice
Uh! *_* Sono felice di essere riuscita a scrivere su questi due. E’ una coppia che mi piace parecchio e ci tenevo a concludere anche la loro storia – o meglio, a dar loro un inizio. Enrico è così adorabilmente cretino che non potevo esimermi dal fargliene passare quattro, per capire cosa veramente prova per Luca. Non l’avrei mai pensato così timido: praticamente, se si fosse mosso Luca, quello lì starebbe ancora a blaterare frasi sconnesse! XDD
Ho voluto dare un’interpretazione diversa al prompt fornitomi da Temporal-mente, e, stranamente, mi piace; spero che non sia così orrenda e che piaccia anche a voi. Prompt o meno, devo dire che sono fiera del risultato, per una volta. Chissà per quanto lo resterò! XDDD
Un grazie particolare va a Solarial (che ha letto questa storia in anteprima, senza sapere nulla di nulla dei personaggi, per dirmi se effettivamente era comprensibile a tutti), a Def (che mi ha fatto notare un sacco di refusi – soprattutto uno… XDDDD) e a Riccardo, per avermi illuminato sull’esistenza di Alpha Centauri - gioco di cui non sapevo neanche l’esistenza (del resto, l’esperto è Enrico, in questa storia, mica io! U_U).
   
 
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