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Autore: Fantasia_98    09/11/2016    0 recensioni
Essa parla di come once upon a time sia solo una serie Tv per coloro che non ci vivono; successivamente arriveranno Sonia e Jasmira, due fan in viaggio di vacanza che scopriranno col susseguirsi della storia che il mondo che da sempre hanno ammirato non è poi così irreale
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Ci fu una riunione nella chiesa per discutere di cosa fare con Sonia; molti furono per la via più violenta. Belle era enormemente confusa riguardo ciò e non ascoltò nessuno dei presenti; nel frattempo le fate avevano provveduto per fare una degna sepoltura a Jasmira. -E tu Belle? cosa ne pensi- le chiesero alcuni popolani improvvisamente -cosa?- rispose loro lei -cosa ne pensi della questione?- -ah, giusto,la questione..- -non eri attenta cara?- le chiese suo marito -scusatemi, ma oggi..- incominciò a dire mentre tutti la fissavano -io dico che dobbiamo combatterla- esclamò Regina interrompendo bruscamente il silenzio che si era andato a formare -col fuoco non sconfiggerai il fuoco; dobbiamo parlarle- rispose Emma di rimando- -hai visto come ha reagito: le parole non servirebbero a nulla- -no- le interruppe bruscamente Belle -tutto questo è colpa mia..-  -ma che stai dicendo?- le chiese Tremotino -mi dispiace- incominciò a dirgli con gli occhi in lacrime -non credevo sarebbe mai riuscita a ritornare, la fata superiora mi aveva detto che le avrebbe trovato un posto sicuro, un mondo in cui non avrebbe mai potuto fare del male a nessuno- -tu cosa?- disse sconcertato Tremotino -hai lasciato che portassero via nostra figlia?!- aggiunse subito dopo -solo per evitare che diventasse come te- le rispose lei offesa -potreste continuare i vostri litigi più tardi?!- li interuppe improvvisamente Regina prima ancora che potessero proferire altre parole -ora abbiamo un problema molto più grande: come la fermiamo? ne io, ne Emma siamo in grado di farlo-.
Nel frattempo, negli antri più oscuri del bosco, Sonia stava vagando senza meta; si continuava a reggere ai tronchi degli alberi: era distrutta. Era da anni che quel vecchio acciacco alla testa non le tornava; ora era forte più che mai. Durante tutta la sua vita non aveva mai capito cosa fosse, ma era forte ed era sempre stato molto doloroso anche se di solito durava pochi secondi. Dopo aver camminato all'ungo si ritrovò davanti una caverna oscura; dopo alcuni istanti passati a riprendere fiato, decise di entrarci e di riposarsi qualche minuto. A causa del suo dolore le era difficile fare movimenti e nonostante l'entrata fosse molto larga le ci volle un bel po' per accomodarsi; senza accorgersene, dopo qualche minuto sprofondò nel sonno.

Si svegliò di soprassalto durante la notte; si sentiva sudata. Era avvolta nelle pesanti coperte ed era buio attorno a se. Dopo aver ripreso fiato ed essersi calmata un poco guardò l'orario e si accorse che erano le 4 del mattino; si ridistese subito dopo. Le faceva male la schiena e le veniva da piangere anche se non sapeva bene il perchè. A riaddormentarsi ci mise molto tempo, molto del quale trascorse avvolta dai suoi pensieri; quella notte si era sognata di uccidere con dei poteri magici Jasmira.
Il giorno seguente, a scuola, lo aveva subito raccontato alla giovane amica; l'ultima volta che era successa una cosa simile due settimane dopo si era avverata. Non riuscendo a togliersi quel pensiero dalla mente Sonia rimase in silenzio per il tempo restante; non appena arrivò a casa ci pensò sua madre a farglielo togliere. Sonia e sua madre non andavano molto d'accordo, anzi, per Sonia ogni giorno trascorso fuori casa o lontano dalla sua famiglia era un enorme sollievo: sua madre la trattava come una schiava e la considerava solo che un peso. Sonia sperava sempre di non ritrovarseli a casa durante il pomeriggio; purtroppo quella volta fu sfortunata. Quel giorno tutta via fu l'unico che non odiò dato che la madre, per una volta, l'aveva lasciata in pace; Sonia trovò strano tutto ciò ma non si disturbò a fare troppe domande. 
Arrivata la sera si ritrovò a mangiare per una volta dopo tanti anni la pizza; lei si sentì tranquilla per una volta. Quella sera, mentre mangiava, le venne il solito piccolo acciacco alla testa che sentiva ogni tanto; fece finta di nulla e andò avanti. Dopo quel giorno, però, tutto tornò come prima.

Ruby, una sera, mentre faceva una passeggiata nei boschi trasformata da lupo fiutò qualcosa di familiare che aveva già fiutato quella mattina; non ricordandosi cosa fosse e quando l'avesse sentito si avventurò in cerca di risposte e dopo aver percorso molta strada alla fine si ritrovò dinnanzi ad una grotta. Col buio non si vedeva nulla se non un piccolo pezzo dell'entrata; sembrava tutto tranquillo, sembrava non esserci alcun pericolo, ma il basso suono che ne usciva non sembrava rassicurarla molto. Quel rumore, se non fosse stato per quel rumore e per quegli occhi gialli che le si aprivano davanti di sicuro ci si sarebbe avventurata; impaurita scappò subito via il più veloce che potè emettendo qualche basso lamento. Qualunque essere fosse quello in ogni caso non la inseguì; non fece nulla se non richiudere gli occhi e tornare al proprio e dolce sonno. 
Il giorno dopo, in città, ancora tutti erano in subbuglio per Sonia; ancora non avevano trovato un modo per sconfiggerla e salvare la città. Emma e Regina assieme a Henry e i genitori della salvatrice stavano oltrepassando le strade del centro del paese, quando improvvisamente, d'innanzi a loro apparve Sonia. Indossava degli abiti stracciati color nero, ma nonostante questo sembrava essere molto tranquilla; subito, tutti si prepararono al peggio, ma la donna fece una cosa che stupì tutti: si ingocchiò con le mani dietro la schiena e poi alzò la testa al cielo mentre una lacrima le scendeva sulla guancia; lentamente Emma le si avvicinò con le manette che gli pose suo padre.
Durante i giorni che passarono, la donna non fece altro che dormire; non toccò ne acqua ne cibo. Per molti giorni Emma rimase a fissarla mentre l'incarcerata rimaneva immobile sotto le coperte sulla brandina; quando Emma uscì, sua madre le chiese -non mangia neancora?- -no- rispose lei. Le due passarono qualche minuto in silenzio, poi Emma sospirò; Belle arrivò poco dopo assieme a Tremotino e a Regina che erano ansiosi di poter parlare con la prigioniera. -Parlarle è inutile, è così da quando è arrivata- li avvisò Emma poco dopo che furono entrati ed ebbero preso posto -non ha toccato cibo?- chiese Belle -no- rispose Emma sospirando, poi aggiunse -deve avera capito cosa ha fatto; penso che questo sia il suo modo di punirsi- -è in ritardo: avrebbe dovuto pensarci prima- rispose con cattiveria Regina, ma Sonia non movette neanche un muscolo nonostante l'avesse sentita.

Qualche giorno prima a Storybrook:
Sonia stava leggendo un libro accanto a Jasmira mentre lei riposava tranquillamente; ogni tanto, fin che leggeva, le capitava di buttare l'occhio sul volto dell'amica. Nonostante fosse vissuta più del dovuto, Jasmira era prossima alla morte cui la condannava la sua malattia; Sonia ed il fidanzato, futuro marito di lei ne avevano discusso animatamente più e più volte giungendo poi alla conclusione che magari, se l'avessero sostenuta, Jasmira sarebbe potuta sopravvivere anche a quell'anno. Verso le dieci chiuse il libro e lo appoggiò accanto a se, sul comodino; per alcuni minuti rimase li, con la soffice luce che la illuminava, apoggiata al muro con la schiena a osservarsi attorno e soprattutto quel viso così riposato e tranquillo che le dormiva qualche centimetro più in la. Dopo aver spento la luce si asciugò una lacrima al solo pensiero di ciò che lei le aveva chiesto di fare nel caso ce ne fosse stata la necessità e si posò accanto all'amica stringendola in un dolce abbraccio. L'indomani fuori pioveva a dirotto; per Sonia non era una grande novità: era sempre piovuto fuori quando lei si sentiva triste e non voleva farlo vedere. Jasmira chiese insistentemente di poter uscire, ma l'amica le ribadì che c'era troppo freddo fuori e che stava scendendo il diluvio; annoiata e delusa dalla sua risposta la tormentò mentre leggeva comodamente sul letto. Alla fine fu costretta a smettere per darle attenzioni. Ribadendo di non voler uscire le due si cimentarono in una lotta con i cuscini per tutta casa rincorrendosi come due bambine; quando furono senza fiato deposero le armi proponendo una tregua.  Si misero sedute sul divano a guardare film horror in tv con i pop-corn e quando anche quelli furono finiti Sonia si distese con la schiena in su a fare un riposino; Jasmira per scherzare le si avvicinò e le diede un bacio seducente sul collo. Sonia aprì gli occhi confusa, si girò e la guardò; Jasmira si mise a ridere, così Sonia le lanciò in faccia il cuscino che aveva posato al suo fianco.


Ritornando con i pensieri alla sua cella, a Sonia tornò in mente quell'attimo in cui aveva ucciso Jasmira; le scesero subito copiose lacrime silenziose, purtroppo, dopo che l'aveva sentita litigare col fidanzato al telefono qualche giorno prima, lei non era più stata la stessa -Ti prego Jasmira calmati- le stava dicendo Sonia mentre strangolava un cuscino sul divano; l'amica però non l'ascoltava. Non sapendo cosa fare, Sonia le si avvicinò con cautela e le si andò a posizionare dietro; imrprovvisamente l'abbracciò. A Jasmira questo non fece ne caldo ne freddo; era troppo arrabbiata, così, Sonia strinse più forte. Non sapendo più cosa inventarsi, allentò la presa e apoggiò la testa sulla schiena di lei; Jasmira, dopo aver sentito alcune gocce fredde sulla maglietta, lasciò andare il cuscino, si girò verso l'amica, le prese il volto fra le mani e la fissò intensamente negli occhi. Non la vedeva piangere da molto tempo. Ferme a guardarsi negli occhi dell'altra, improvvisamente Jasmira ebbe voglia di avvicinarsi ancora di più; Sonia non sapendo cosa fare, rimase ferma con le guance ancora umide dalle lacrime e la lasciò fare. Dopo che le due si furono baciate, si riguardarono fisse negli occhi e dopo qualche secondo, si distesero sul divano per proseguire; nel mentre, fuori, i lampi tuonavano nel cielo e la pioggia si abatteva fitta sul terreno. 
Il mattino seguente, Jasmira si svegliò sola sul divano; Sonia era andata in bagno a farsi una calda e rilassante doccia. Mentre l'acqua scorreva, Jasmira ripensò a come si era sentita bene la scorsa notte nell'aver padroneggiato la situazione; risentendo la voglia di riprovare quella sensazione su per la schiena, incominciò ad avviarsi in bagno. Silenziosamente aprì e richiuse la porta, sucessivamente incominciò a spogliarsi e poi si introdusse dietro la tendina color bianco che le separava; l'amica rimase spaventata dal suo improvviso arrivo, così le laciò adosso un po' d'acqua calda. Nel rispondere alla sua provocazione, Jasmira le tirò addosso altra acqua; dopo aver riso tanto, Sonia riprese a lavarsi. Mentre aspettava qualche minuto prima di risciaquarsi lo shampoo dai capelli, Sonia chiese a Jasmira di darle una mano a lavarsi la schiena; Jasmira, dopo averla accontentata, decise di agire spostando le mani più in giù. Sonia non le impedì di fare nulla; le piaceva fare la sua sottomessa. Quando le due ebbero quasi finito, però, Jasmira pensò bene di rovinare il momento chiedendole una cosa -manterrai la tua promessa?- ; Sonia odiò con tutta se stessa quella domanda perchè era finalmente riuscita a trovare il modo per non pensarci. Sonia si allontanò seccata senza rispondere; Jasmira cercò di insistere, ma l'amica non le rispose. -Hai promesso- le urlò dietro quasi in lacrime; alla fine lei fu costretta a farle sentire ciò che voleva sentire -se tu manterrai la tua- aggiunse poco dopo chiudendosi la porta del bagno alle spalle.


-Sonia- la chiamò Emma cercando di riportarla al presente -perchè lo hai fatto- le chiese subito dopo; quando lei le chiese il perchè spostò gli occhi ed il volto leggermente in alto, verso Emma che si spaventò nel vedere quel suo rapido movimento. -Avevamo fatto una promessa l'una all'altra e lei, l'ha infranta- -adesso si uccide per una promessa?!- le rispose Regina irritata e schifata -Regina- la rimproverò Emma -esci- le ordinò subito dopo con tono duro rimproverandola -Sonia, che promessa?- le chiese una volta che Regina fu uscita sbattendo la porta infuriata -amiche per sempre- le rispose lei con tono calmo, quasi intimidatorio; aspettò alcuni secondi, dopo di che sbuffò leggermente, si alzò avvicinandosi alle sbarre della gabbia oltrepassandole e aggiunse -non mi aspetto che tu comprenda; il mio potere va oltre ogni comprensione razionale-. I suoi occhi improvvisamente si fecero sfuggire quella piccola e sottile luce fra gli occhi; Emma indietreggiò spaventata quando la vide, così come sua madre Belle. Suo padre non poteva crederci: era così entusiasta del fatto che sua figlia avesse una piccola parte oscura in comune con la sua che non riuscì a trattenersi dal dirle -posso aiutarti a controllarla se vuoi- -Tremotino ha ragione- aggiunse Belle -chi meglio di tuo padre può aiutarti, e se Regina non è troppo infuriata con te per la morte della tua amica potrebbe aggiungersi anche lei- -già- dovette concordare Emma alla fine. Con ancora le manette intorno ai polsi uscì sotto gli occhi di tutti e se ne andò via assieme ai suoi genitori senza dire una parola; tutti erano spaventati alla sua presenza, ma quando si avvicinò alla fata turchina questa le disse -non temere: nulla è perduto; tua figlia prova in sè tanta rabbia e dolore, ma c'è del buono in lei, l'ho visto. è solo persa perchè non sa chi è-.
Quella sera la portarono nella casa in cui lei alloggiava e rimasero con lei; Sonia non pronunciò mai una parola, era troppo presa dalle voci nella sua testa. Belle, al contrario di lei e di Tremotino, era elettrizata all'idea di aver appena ritrovato loro figlia e non riusciva a smettere di parlare; -perchè non vai avanti tesoro, io e.. Sonia ti raggiungiamo fra poco- le disse improvvisamente capendo sua figlia più del necessario. Una volta rimasti soli le prese la mano; lei tornò alla realtà subito dopo. -Non sono stato un buon padre per te sino ad ora, ma voglio che tu sappia che ci sono se hai bisogno, per qualunque cosa- -prima che incominciamo è bene che tu lo sappia: quella bestia dentro di me è più potente di te, Regina e di tutti gli abitanti di Storybrook- poi proseguì lasciandolo solo e andando a raggiungere sua madre -ho tanta voglia di conoscerti, di sapere la tua storia, di sapere cosa sai e di raccontarti la verità- -tempo al tempo mia cara, per sta sera lasciamola riposare; sarà stanca- la interruppe Tremotino -hai ragione, ti lascio riposare- -no- la interruppe Sonia -non è un problema per me; sono abituata a fare molto più tardi. Se vuole ascoltare lasciala- -allora, in questo caso rimango anch'io- rispose Gold sedendosi accanto a sua moglie in attesa; Sonia prese una delle sue sigarette dalla sua borsa, dove le teneva gelosamente nascoste come un tempo ed incominciò a raccontare. -Fortunatamente ho avuto una famiglia abbastanza normale; avevo un fratello più grande ed una madre, mentre mio padre, beh, lui ci aveva lasciati molto tempo fa. Era un violento e da quello che mi aveva raccontato mamma non mi aveva mai voluta, ne considerata sua. Trascorsi un'infanzia abbastanza normale, sino a quando lei non decise di cambiarmi scuola; ero così piccola e innocente quando decise per me, quando decise il mio destino. Dopo di allora la mia infanzia finì per sempre. Finì per continuare quel periodo della mia vita in un altro paesino; feci la buona, mi comportai come loro, ma alla fine mi isolarono e mi presero in giro. Non venni mai compresa e quindi la mia esistenza divenne un inferno, ma la cosa peggiore non fu quella, la cosa peggiore fu che quando mi rivolsi a mia madre in cerca di conforto lei mi mandò dallo psicologo; capì dopo di allora che mi sarei dovuta evolvere per sopravvivere, e così è stato, ma assieme a quello crebbe anche la mia rabbia e il mostro che vive all'interno di me. L'altra me.- -e Jasmira?- -Jasmira la conobbi durante la mia strada per l'inferno; penso che fu un incontro dettato dal destino perchè fu grazie a lei che conobbi tutti voi e la verità- -come?- chiese curiosa Belle -con una serie tv, si chiamava Once Upon a Time- le rispose, poi aggiunse -devi sapere che io amo scrivere, vivo della mia fantasia e dei miei sogni, perciò non mi ci è voluto molto, solo, non credevo fosse reale, almeno finchè non sono arrivata qui per la prima volta- concluse poi in attesa che Belle le raccontasse ciò che conosceva sul suo passato; ci fu un momento di lunga pausa, dopo di che finalmente si decise a raccontare -tuo padre allora era- incominciò insicura -un mostro- continuò la figlia per lei -io non.. io ero sua prigioniera, ma vedevo in lui già del buono, tantè che me n'ero innamorata quando chiunque lo avrebbe ucciso senza pietà; la sera in cui io e tuo padre.. era ammalato, gli avevo fatto una zuppa e gli ero rimasta accanto tutta la notte in camera da letto e qualche mese dopo mi ritrovai non so come incinta di te- -forse perchè avrete fatto..- le suggerì Sonia alludendo a quello -no- rispose Tremotino quasi disgustato di ciò che le era passato per la mente -io non.. non sono quel genere d'uomo, o mostro- si difese subito dopo -ok- rispose Sonia come per scusarsi dell'offesa -quando lo scoprì non era molto evidente esteticamente, fu a causa di un forte malore; fortunatamente comparì la fata Turchina che mi dette una mano a nasconderlo a tuo padre. Se l'avesse scoperto, ai quei tempi, non so cosa sarebbe stato capace di farti- finì per dire abbassando gli occhi al pavimento dispiaciuta per avergli rivelato quell'amara verità solo ora, tuttavia Belle aveva ragione e Tremotino lo sapeva molto bene. -Lei ti fece un incantesimo- continuò a spiegare poco dopo -ti nascose ai suoi occhi in maniera che anche se lo avessi avuto davanti non lo avresti potuto vedere, ne toccare- -lo so- le rivelò Sonia aspirando un altro tiro di fumo, poi si voltò e le spiegò -tanti anni prima decisi di scappare stufa della vita che mi era stata riservata, così capitai a New york; avevo deciso di lasciare la sorte al destino, ma credo che nonostante cercassi di sottrarmici, il destino avesse già deciso per me. Fu per un puro caso che ti incontrai, o meglio, che mi scontrai; quando tentai di parlarti tu non mi degnasti neanche di uno sguardo, ne di una parola. Eri con un ragazzino, tuo nipote immagino.. dall'età che aveva- -Bay- gli venne spontaneo dire -il mio fratello maggiore, o meglio: fratellastro- disse lei annuendo comprensiva -avrei tanto voluto conoscerlo- -tu sai che è morto?- gli chiese lui confuso -l'ho visto, e ho sofferto quanto te per il suo eroico sacrificio- gli rispose divagando -comunque sia, dopo il nostro primo incontro sono andata avanti per la mia strada ritornando al punto di partenza; da allora sono passati tanti anni- finì di dire assieme al mozzicone di sigaretta che gettò dalla finestra oramai finito. Quando i racconti furono finiti, Sonia andò in bagno a lavarsi le mani lasciandoli soli a discutere; quando furono finalmente soli lui le chiese -come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere?!-. Sonia sentì la discussione sin dal bagno, ma fece finta di nulla e prolungò il lavaggio delle mani lasciandole sotto l'acqua a rigirarsi l'una nell'altra mentre la sua mente tornava a vagare altrove. Quando ebbero finito Sonia chiuse l'acqua e si asciugò le mani a velocità normale, ma quando sollevò lo sguardo sul suo volto riflesso, i suoi occhi erano cambiati diventando più luminescenti; nella sua testa poteva sentire le urla di rabbia dell'altra sè mentre tentava di liberarsi invano battendo i pugni con forza. Quando tornò si comportò normalmente e andò a dormire, o almeno così fece credere ai suoi; quando fù sola uscì fuori dalla finestra da cui aveva buttato il mozzicone e si trasformò in qualcosa di grosso e pericoloso. 
Quando fu mattino e Belle andò per svegliarla, di lei non vi fu traccia, se non la finestra aperta; chiamò subito suo marito, che allarmato uscì subito fuori a cercarla preoccupato che avesse compiuto qualche altra stupidaggine. 
   
 
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