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Autore: Simposio    10/11/2016    1 recensioni
In quel momento capì che dietro House c’era un cuore che pulsava, anzi, che ruggiva. E che in realtà il diagnosta non era solo sguardi sarcastici e frecciatine infantili.
E lo contemplò, perdendosi nella realtà di poter sentire quel ruggito e nella consapevolezza della rarità di quel dono.
[...]
"Non credi nell’amore, raggio di sole?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy, Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Contesto generale/vago
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Credi nell'amore, raggio di sole?
Capitolo 5



Infuriata. Talmente tanto da non riuscire neppure a piangere.

Andava avanti e indietro per la piccola stanza, come un leone in gabbia.

Era stata bidonata dal suo stesso sottoposto.

Da House, quel cinico, bastardo ed egoista che, oltre ad essere un brillante medico, perdeva la sua vita dietro a stupidi giochi infantili, volendo sempre ottenere l'ultima parola.

Come poteva perdere in quel modo la testa? Lei, risoluta donna in carriera e di successo?

Si calmò, maledicendo ancora la sua impulsività: non c'erano motivi di essere così infuriata, in fondo, doveva aspettarselo.

Si fermò, andò allo specchio e vide riflessa una donna bellissima, estremamente sensuale e forte. Riassettò trucco e capelli, passò una mano sul vestito per ricomporlo e, avvicinandosi alla porta, l'aprì.

"Danton, cosa ci fai qui?" sorrise alla vista dell'uomo che stava dall'altra parte della porta.

"Ero venuto a prenderti, sono passati esattamente venti minuti." La guardò risoluto.

"Bene, andiamo?" Disse Lisa.

"Prima, però, devo darti una cosa. -Lui sorrise, spostando le braccia che aveva dietro la schiena- li ho trovati nella hall, sono talmente belli che mi hanno fatto subito pensare a te."

Porse alla Cuddy un mazzo misto di fiori freschi.

"Nella hall, eh? -  La Cuddy sorrise, mentre accettava i fiori e li riponeva su un mobiletto lì vicino.- Non dovevi scomodarti, sono davvero bellissimi."

"In realtà, credo che di fianco a te sfigurino. Andiamo?" Danton le porse il braccio.

La Cuddy sorrise prendendolo e si diressero, insieme, verso la grande sala adiacente alla Hall.

Gente, veramente tanta gente che, dopo averle fatto i complimenti, le chiedeva della sua vita, delle sue cose, la invitava a ballare o a sedersi per un attimo di riposo. Si stava divertendo. Le piaceva stare in compagnia. Lei lo stava davvero adorando.

Si rese conto, a un certo punto, che quello non sarebbe affatto potuto essere un posto per House.

Scrollò le spalle, cercando di scacciare dalla mente gli occhi profondi di Gregory.

“Lisa.”

La Cuddy si voltò piano, in direzione della voce.

“Howard.” Sorrise quando vide l’amico che si era allontanato da lei per gli ultimi quattro balli.

“Ti ho portato un drink.”

“Grazie.”

“Ti stai divertendo?”

“Molto, tu?” Lisa sorrise.

“In realtà, se non fosse stato per il buffet, l’alcool e te, me ne sarei già salito in camera.” Danton abbassò lo sguardo imbarazzato.

“Beh, potremmo salire in camera.” Propose la Cuddy.

Danton rialzò lo sguardo, sorridendo.

La Cuddy prese il gesto come un sì e allora iniziò a spostarsi verso le scale.

Quando la porta si richiuse dietro di loro, Howard si avventò sulle rosee labbra delle donne, facendo pressione e invitando la lingua di lei a danzare insieme alla propria.

La Cuddy si staccò per respirare.

”Io dovrei un attimo usare il bagno, Lisa.”
“Fai pure.” Lei sorrise. Quando lui scomparve dietro la porta del piccolo bagno, Lisa si guardò allo specchio, cercando di sistemarsi ancora. Dopo poco lo sguardo venne catturato dai variopinti fiori freschi che le aveva portato l’altro. Sorrise ancora, prendendoli tra le mani e annusandoli.

”Ti piacciono proprio, eh?” Danton si era mosso furtivamente dietro di lei, prendendola delicatamente per i fianchi.

”Moltissimo.” Lisa sorrise nuovamente, tuffando di nuovo il naso in quelle meraviglie. Fu allora che si accorse che lì vi era un biglietto.

”Oh, mi hai scritto qualcosa.” La sua risata rinfrescò la stanza. “Vediamo cosa, dottor Danton.”

”No, ma guarda che-“

”Guarda che non ha importanza se non c’è niente di estremamente romantico.”

Lisa prese il piccolo bigliettino e, aprendolo, lo lesse.

Ad uno splendido raggio di sole.

Alzò lo sguardo, spiazzata. Non era firmato, ma non c’era bisogno della firma per capire. “House.”

”Cosa?” Howard cercò di capire. “Cosa c’entra lui adesso?”

”Devo andare a cercarlo.”

”Ma eravamo ad un passo dal…Perché?”

”Perché tu sei un idiota. E lo sono anche io. Torna alla festa.”

”Ma io credevo che tu e io…”

”Credevi male, torna alla festa.” Lisa fu risoluta. “Io vado a cercarlo.”

Entrambi uscirono dalla stanza, insieme. “Lisa, per favore, ragiona.” Danton cercò di richiamarla a sé, ma il medico fu sordo alle richieste.

Fuori dall’hotel, prese il primo taxi e si fece portare al bar più vicino, sperando di trovarlo lì.

Uomini sudati, ubriachi, bestemmiatori provetti che non si risparmiarono le più lascive battute su di lei che, però, rimase indifferente. Si avvicinò, invece al bancone e il barista si stupì nel vederla lì, nel pieno della serata, tra quella gentaglia.

”Vuole qualcosa?”

”Vorrei solo sapere se c’è un uomo, probabilmente in abito da sera, alto, con gli occhi azzurri e un bastone.”

”Ah, lei cerca l’uomo in frac.” L’altro rise. “Guardi, è andato via poco fa.”

Maledizione. “Pensa che qualcuno possa sapere dove sia andato?”

”Vediamo.” Alzò il busto e riempì i polmoni d’aria. “Qualcuno sa dove sia andato l’uomo in frac?” Urlò a squarciagola. Il bar si fermò per un momento.

”Voleva un posto calmo, gli ho consigliato la villetta qui dietro.” Qualcuno rispose dal fondo. Lisa si rivolse al barista. “Grazie mille.” E se ne andò, avventurandosi in cerca della villetta.

                                                   
               ooo
 

Due altalene, una fontanella, alcuni lampioni che facevano poca luce posti tra gli alberi e poche panchine. Non fu difficile trovarla. Così come non fu difficile trovare lui, stravaccato sulla panchina più vicina alla fontanella fresca. Lisa si avvicinò.

”House.” Lo richiamò.

Lui aprì gli occhi, confuso. “No, Jimmy, non te lo do il numero di quella prostituta marocchina che usa gli annaffiatoi per le piante. Altrimenti poi te la sposi.” E si voltò su un lato, richiudendoli.

Lisa non volle sapere cosa ci facesse, una prostituta, con gli annaffiatoi, ma riprovò a ottenere l’attenzione del medico.

”House.” Lo scosse leggermente. “Non sono Willson, sono la Cuddy.”

House riaprì gli occhi. “Non sei la Cuddy, altrimenti staresti facendo la spogliarellista davanti a me. Oppure significa i che i miei sogni in questo periodo fanno davvero schifo.”

La Cuddy lo scosse con maggiore forza. “Guarda che non stai sognando. Idiota.”

”Sì mamma.”

Si guardò intorno. Notò la fontanella e la osservò per un lungo attimo, poi si avvicinò a essa. Ponendo un dito sul beccuccio dell’acqua, la fece zampillare sino ad House.

Il medico scattò, per quanto possibile, a sedere.

”Chi diavolo è?” Ringhiò.

”Scusa, non volevi svegliarti.”

”Cuddy?” House guardò confuso la figura davanti a lui.

”Esattamente.” Lei si avvicinò, andando a sedersi di fianco al medico.

”Credevo ti stessi divertendo con Dentone e la sua cerniera.”

”La sua cosa?” Lisa lo guardò.

House si voltò dalla parte opposta, stizzito. Sentì un mostro prendere forma nel suo stomaco. Gelosia? No, non poteva essere geloso della Cuddy, quindi si convinse che fossero gli alcolici ingeriti a stomaco vuoto.

”Vi ho sentiti, poco dopo le nove, quando lui è uscito dalla tua stanza.”

Un lampo passò negli occhi della Cuddy. “Oh mio Dio, stava scherzando. Non pensavo che ci fossi anche tu.”

”E invece c’ero.” Si voltò, tornando a osservarla. “E adesso, capo, io tornerei a dormire, se puoi farmi la gentilezza di spostarti da qui.”

”No, non posso fartela. Devo ringraziarti.”

”Per cosa?”

”I fiori…” Si bagnò le labbra con la lingua, imbarazzata. “Erano davvero molto belli. Grazie.”

House alzò gli occhi al cielo. “Dio che non esisti, perché mi torturi in questo modo? Dovresti prendertela con quelli che dicono di credere in te, non con me. Io non faccio parte della tua gang.” Sospirò e sentì una gomitata arrivargli nelle costole.

”Non essere sempre così idiota.”

House la guardò per un lungo istante. “Bene, adesso puoi andartene o c’è altro? Guarda che l’effetto della pillola blu non ha un tempo illimitato, tra poco Dentone tornerà ad essere impotente.”

”Frac, volevi proprio essere elegante, eh.” Lisa fece finta di non averlo sentito, osservando il suo vestiario. “Certo, adesso è un po’ sgualcito.”

”Frac su misura. Completo di bastone e cilindro, ma il cilindro è in camera.” House sorrise compiaciuto. Poi osservò anche l’altra e rimase senza saliva. “Beh, adesso che ti guardo, forse non saresti sfigurata troppo vicino al mio magnifico frac. Certo, sfiori solamente la mia bellezza ed eleganza, ma è un buon inizio.”

”È forse un modo per dirmi che sono uno schianto?” La Cuddy lo scrutò divertita.

”Non lo ammetterò neppure sotto tortura.” House la guardò seria.

”Lo prendo come un sì.” Lei sorrise.

”Bene, adesso via, sciò, Danton ti starà aspettando.” Disse tra i denti, sentendo ruggire il mostro dentro di sè e voltando la testa dalla parte opposta.

“Sì, certo, mi sta aspettando.”

House si girò di scatto, gli occhi erano talmente intensi e incendiati da fare invidia alle fiamme dell’inferno. “E allora vai da lui, no?” Ringhiò, scattando come una tigre ferita. “Tra le altre cose ho anche già chiamato una buona prostituta del luogo.”

Lisa sorrise. “Peccato, House.” Sospirò fingendo di essere afflitta ed alzò gli occhi al cielo. “Peccato che abbia scaricato Howard per venire da te. Ora dovrò cercare un posto dove passare il resto della mia serata.” Tornò a guardarlo. “Tu per caso sai dove può andare una donna sola, in questa sconosciuta città?” Gli chiese innocentemente.

House sorrise, sarcastico. Il mostro si addormentò così come si era risvegliato.“Qual è la tariffa per una notte?” Un attimo dopo House si maledisse per averlo detto.

Lisa si rabbuiò.

”Oh, scusa, alla donna sola non piace il sarcasmo.” Perchè non sto zitto? Si chiese, dandosi dell’idiota.

”Ecco qual è il problema con te, rovini sempre tutto.” Lisa si alzò, muovendosi verso la strada.

House si guardò intorno, abbattuto. Dopo alcuni attimi, seguì Lisa, barcollando a causa del dolore alla gamba e della poca lucidità. Arrivando dietro di lei, le prese la mano delicatamente, costringendola a voltarsi.

”Posso rimediare?” House passò la lingua sulle labbra.

La Cuddy non rispose ma, semplicemente, esausta dei continui battibecchi, seguì il passo infermo dell’altro sotto la luce pallida della luna.

                                                              
ooo
 

La festa era finita.

Qualcuno un po’ brillo si aggirava intorno al bar, per ottenere qualche altra bevanda e dire definitivamente addio alla propria lucidità. I tavoli non erano ancora stati sparecchiati, e su di essi vi erano ancora i resti di una cena consumata velocemente per dare spazio alle danze.

Loro due stavano al centro del grande salone, in quel momento, e la Cuddy era a metà tra l’imbarazzato e l’arrabbiato.

”Aspettami qui.” Disse House prima di avvicinarsi al piccolo palco e parlare con uno dei quattro musicisti che stavano per smontare le attrezzature. House indicò un paio di volte il pianoforte a coda, poi spiegò qualcosa al giovane ragazzo che annuì e sorrise. Gli allungò una banconota, e tutti e quattro scesero dal palco e lasciarono la sala, spingendo fuori gli ultimi invitati e chiudendo la grande porta. House fece un cenno alla Cuddy e lei si avvicinò, più per curiosità che per altro.

”Cosa vuoi fare? Non mi metterò in uno dei tuoi soliti guai, e neppure ti aiuterò ad uscirne questa volta.”

”Ma io non faccio mai danni, donzella.” House sgranò gli occhi fingendosi offeso, mentre, con passo sbilenco si avvicinò al grande pianoforte sedendosi sullo sgabello.  

”House, ti avverto-“

La Cuddy non poté finire la frase, i tasti dello strumento vennero abbassati magistralmente, e una melodia struggente e - la Cuddy dovette ammetterlo - bellissima iniziò a prendere forma.

Alle semplici note, poco dopo si aggiunsero anche le parole.

Lisa Cuddy non era una persona emotiva e non era facile per lei mostrare le proprie emozioni e le proprie debolezze, eppure c’era qualcosa nella metodica perfezione con cui il collega premeva i tasti, negli occhi chiusi di lui dietro i quali si estendeva chissà quale sogno e dietro la voce bassa e accogliente che dapprima la fece tremare, e poi piangere.

Quando la prima lacrima arrivò all’altezza della guancia, Lisa ne fu sorpresa: non piangeva davanti qualcun altro da diversi anni ormai, e non immaginava che l’avrebbe mai più fatto. Velocemente passò un dito delicato sull’epidermide per intrappolare la goccia e la osservò per alcuni secondi, per poi spostare ancora una volta l’attenzione su House.

E ancora si perse nell’osservare i piccoli muscoli delle dita  guizzare a tempo, il volto concentrato eppure rilassato come mai lo aveva visto, e la bocca che quasi sembrava non muoversi, eppure Lisa sentiva accadere il miracolo di un’anima ingestibile composte da corde vocali che vibrano e compressa nello splendore della musica.

In quel momento capì che dietro House c’era un cuore che pulsava, anzi, che ruggiva. E che in realtà il diagnosta non era solo sguardi sarcastici e frecciatine infantili.

E lo contemplò, perdendosi nella realtà di poter sentire quel ruggito e nella consapevolezza della rarità di quel dono. E lo contemplò talmente a lungo che quasi non si accorse che House aveva alzato lo sguardo su di lei e che le sorrideva- sorrideva! Non era un mezzo sorriso, né un sorriso sarcastico tipicamente Gregoriano, no, un sorriso vero!-  mentre suonava le ultime note di quella magnifica canzone.

”Ti è piaciuta, dolcezza?” Parlò House, interrompendo l’incanto.

”Dovresti suonare più spesso.” Osservò Lisa,’ scuotendo la testa per riprendersi mentre l’altro si alzava e si avvicinava a lei.

”Lo prendo come un sì. Mi hai perdonato?”

“Dipende, come si intitola?”
Raggio di sole.”

Si guardarono per un lungo istante, e c’era qualcosa di magnetico negli sguardi chiari di entrambi che li fece avvicinare sempre di più fino a quando l’unica barriera tra i due furono i vestiti. House si chinò. I loro nasi si sfiorarono. C’era una dolcezza innata nella lentezza del momento. Molto delicatamente House posò la sua bocca su quella di lei, e non c’era la violenza di Danton nel gesto, né la sua voracità.

C’erano solo labbra che si saggiavano poeticamente, rimanendo ben serrate, come il sipario prima di aprirsi su un balletto classico.

Contemporaneamente, dopo un tempo considerevolmente lungo, entrambi si aprirono per assaggiarsi, e lo spettacolo ebbe definitivamente inizio.

C’era una certa urgenza adesso, nei loro movimenti, mista però alla precedentemente lentezza, come se volessero tutto e niente allo stesso momento.

Non ripresero fiato probabilmente per parecchi istanti, Lisa sentiva i polmoni bruciare e la testa iniziare a girare. Decise di porre fine a quel fantastico strazio.

Pur allontanandosi leggermente, House circondò i fianchi della Cuddy con un braccio, e rimasero ad osservarsi negli occhi con le punte dei nasi che si sfioravano.

Il loro respiro corto e

affannato si mescolava in nuvolette calde.

Lisa se ne accorse subito dopo, non era mai stata baciata in quel modo da nessuno.

Ed era stato dannatamente bello. Forse più dell’esibizione precedente.

In pochi minuti, Lisa aveva conosciuto delle parti di House che neppure nella loro antica notte di sconsiderato sesso era riuscita a comprendere.

Quasi pianse di nuovo per la gioia della rivelazione.

Quasi però: era troppo occupata a contemplare la bellezza dell’uomo, in quel momento, diventato tutto il suo mondo, perché, sì, non c’era più alcuna sala intorno a loro, non c’era più l’odore di Howard nella sua testa e neppure la sagoma del suo amato ospedale. In quel momento, c’era posto solo per Gregory House.

Gli circondò il collo con le braccia, cercando di avvicinarlo il più possibile, adesso che l’aveva trovato non poteva lasciarlo andare.

”Quindi,” House prese la parola. “posso prenderlo come un sì?” Sorrise.

Anche Lisa lo fece, e House ne fu accecato. Il suo raggio di sole era la cosa più bella che avesse mai visto.

”Te lo dirò dopo i tre mesi di ambulatorio che ti aspettano al nostro ritorno.” Allargò il sorriso e House produsse una smorfia. “Ma siamo andati a letto insieme! Dovresti avere un occhio di riguardo.”

”Si chiama favoreggiamento sul lavoro! Non ti stai prostituendo per ricevere qualcosa in cambio. E poi, in teoria non siamo ancora andati a letto insieme.”

”In teoria, siamo già andati a letto insieme, per quanto la tua prestazione non sia stata tra le migliori. E, sempre in teoria, riceverò te in cambio. Inoltre, non è prostituzione. Non credi nell’amore, raggio di sole?”



A.A.: Siamo arrivati alla fine (con due giorni di ritardo causa viaggio, sorry)! Ringrazio chi ha letto sino a qui e chi vorrà lascare un pensiero.
Un affettuoso saluto a tutti.


Simposio  

  
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