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Autore: _Nimphadora_    11/11/2016    2 recensioni
Una breve missing moment riguardo alla notte dell'addio al celibato di Watson.
Holmes e il Dottore hanno una difficile chiacchierata sulla via del ritorno.
Dalla storia:
«Per l'amor di Dio, Holmes mi guardi!»
Quasi si ritrovò ad urlare Watson, senza preavviso.
Holmes sussultò e di scatto voltò il viso verso di lui, fissandolo dritto negli occhi.
«Lo sto facendo»
«Mi spiega perché ogni mio problema è indissolubilmente legato a lei?»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Londra era serena e ormai silenziosa. Il cielo scuro era screziato di stelle luminose e rasserenanti, in contrasto con il caos che stavano lasciando alle loro spalle.
Holmes doveva ammetterlo, l'addio al celibato di Watson era finito per essere ancora più movimentato di quello che si era aspettato.
Sentiva dolore un po' ovunque e il suo pregiato ed elegante completo era ormai da buttare.
Tutto sommato, non osava lamentarsi. Era riuscito a realizzare almeno parte dei suoi intenti e Watson, dietro di lui, era di certo messo peggio.
Se ne stava lì, steso malatamente nella parte posteriore dell'auto e con la bocca attaccata all'ennesima bottiglia di brandy. 
Aveva il viso sporco di polvere e sangue secco.
Holmes guidava senza fretta, ogni tanto voltandosi verso di lui e sorridendo senza un vero motivo.
Lo divertiva vederlo in quello stato, John non era proprio il tipo che si lasciava andare così facilmente.
Sempre rigido, ordinato, rigoroso.
Sherlock si sentiva fortunato ogni qualvolta gli era permesso di dare uno sguardo oltre quella scorza ben confezionata.
«Non dovrebbe bere così tanto, caro Watson, o mi farà pensare che la causa del suo attaccamento alla bottiglia sia da collocare nel suo imminente matrimonio»
Pronunciò a un tratto Holmes, con tono fintamente seccato.
Watson in risposta arricciò il naso, infastidito, e si sporse verso di lui.
«Le ricordo che lei beve formaldeide per rilassarsi»
Per stare dritto il dottore dovette aggrapparsi con forza alla spalla del suo interlocutore.
Holmes posò lo sguardo sulla mano poggiata sulla sua spalla e si ritrovò a trattenere un ennesimo sorriso.
Ostentò invece la solita espressione annoiata.
«E poi io non sono lei, Holmes. Io non vedo il mio matrimonio con Mary come una specie di suicidio dei sensi!»
E, detto questo, iniziò a sghignazzare di gusto.
Sherlock sentì un'ondata di fastidio pervaderlo, ma non lo diede a vedere.
Ormai era abituato a controllare ogni espressione, ogni reazione o pensiero, quando era in compagnia del dottore.
«Questo perché è sempre stato troppo bravo a mentire a se stesso, vecchio mio»
Disse soltanto, facendo vagare il suo sguardo verso la strada davanti a loro.
«Per l'amor di Dio, Holmes mi guardi!»
Quasi si ritrovò ad urlare Watson, senza preavviso.
Holmes sussultò e di scatto voltò il viso verso di lui, fissandolo dritto negli occhi.
«Lo sto facendo»
«Mi spiega perché ogni mio problema è indissolubilmente legato a lei?»
«E questo cosa c'entra, mi scusi? Ha iniziato anche a delirare?»
Watson sbuffò vistosamente, aumentando l'intensità della stretta sulla spalla del compagno.
«Sa benissimo di cosa parlo»
Holmes sorrise, sentiva l'alito reso dolciastro dall'alcol di Watson contro il collo, trovandolo incredibilmente distraente.
«Solo perché sono un genio, non può presumere che io sia a conoscenza di qualsiasi bizzarro pensiero le affolli la mente»
John sorrise stancamente, d'un tratto non sembrava più nemmeno tanto ubriaco.
Mollò la presa e si lasciò cadere sul sedile alle sue spalle.
Chiuse gli occhi iniziò a massaggiarsi il viso malridotto e sporco.
Quella era forse frustrazione?
Holmes conosceva bene quella sensazione, fin troppo.
«Non sono l'unico ad essere bravo a mentire a se stesso, sa?»
Si lasciò sfuggire Watson, con tono più flebile rispetto a poco prima.
Ad Holmes adesso toccò nascondere anche una buona dose di senso di colpa.
Lo sapeva bene.
E poi il silenzio, breve o lungo non avrebbe saputo dirlo. Ma pesante, come un grosso macigno contro il petto.
Nessuno dei due sembrava più avere il coraggio di pronunciare parola fino a...
«Watson?»
«Mhm?»
«Mi permetterà di stare al suo fianco, domani?»
Si ritrovò a chiedere, con sincero imbarazzo. Dio, lo voleva così tanto.
Era talmente masochista da volerlo con tutto se stesso. Non si trattava di essere semplicemente il suo testimone, ma di avere un posto in prima fila per poterlo guardare scivolare via da lui ben da vicino. Come un monito da ricordare.
Voleva essere al suo fianco all'altare per illudersi forse, che in un'altra vita, magari...
John esitò, Holmes lo sentì smettere di respirare per diversi secondi.
«Ovviamente, vuole forse negarsi? Fingere impegni all'ultimo minuto?»
Sputò fuori con astio il dottore, contorcendosi le mani in grembo.
«Ho bisogno di lei»
Si ritrovò poi ad ammettere, senza nemmeno rendersene conto. 
Parole frutto dell'audacia che a volte donano gli alcolici.
«Questo almeno ho il coraggio di ammetterlo»
Borbottò poi, pochi istanti dopo.
Holmes si voltò ancora verso di lui, fermando l'andamento dell'auto.
Gli sorrise, una volta tanto senza secondi fini.
«Ci sarò, affianco a lei. Ci sarei in ogni caso»
Seguì uno sguardo malinconico, disturbato e stanco, quasi difficile da sostenere, eppure nessuno dei due ebbe la forza di interromperlo.
«Da bravo fratello»
Aggiunse Watson, cercando la sua mano per stringerla e suggellare quella promessa.
La vide venirgli incontro in modo istintivo.
«Lei non sarà mai mio fratello, John»
E le loro mani si strinsero, forse per più tempo del dovuto, indugiando. 
Con gli occhi un po' più vuoti e i petti più pesanti.
Proseguirono il loro viaggio.













Angolo Autrice: ciao!
Come va? Nessuno scrive in questa sezione da un po' e ho pensato fosse il caso di rimediare. Magari ho prodotto una schifezza mondiale ma scrivere di questi due piccioncini testardi mi è piaciuto quindi perché non pubblicare? Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio,
-Nimph
  
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