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Autore: ateiku    11/11/2016    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Wirt avesse agito d’impulso e, senza pensarci due volte, avesse accettato di alimentare la lanterna per il resto dei suoi giorni?
In questa one-shot più o meno angst racconterò di come la vita del ragazzo sia cambiata da quel giorno.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: La Bestia, Sorpresa, Wirt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era passata qualche ora da quando l’unica fonte di luce era diventata quella emanata dalle stelle

E’ ora”

Risuonò una voce nella testa del ragazzo, il quale si limitò ad emettere un lieve sospiro annoiato

Prima che il sole sorga ancora”

Insistette la voce, provando a smuovere il castano che tentò ancora di ignorarla girandosi su un fianco

“E’ per il tuo stesso bene, ragazzo, dovresti darmi ascolto se non vuoi che la fiamma si affievolisca”

Wirt strizzò le palpebre più che poté, indeciso su cosa fare; in quel momento avrebbe solo voluto rimanere a letto a lasciarsi prendere dai suoi pensieri, almeno finché non sarebbe sopraggiunta la morte, ma, purtroppo, non poteva, non si trattava solo di lui.
Con questo pensiero si alzò dal letto, prese il proprio mantello, lo indossò e si diresse verso l’uscita, afferrando, nel mentre, l’accetta e la lanterna.
Una volta fuori si girò un attimo ad osservare la piccola casetta nella quale viveva, ricordò come la Bestia lo aveva condotto lì; non sapeva che fine avessero fatto i proprietari, ma ricordò come fu affascinato nel notare la cura che ci avevano messo nel far crescere cinque alberelli di Edelwood tutt’intorno alla recinzione. All’improvviso il ragazzo sentì qualcosa sfiorargli il braccio e si chinò ad osservare la fogliolina -una volta attaccata ad uno dei propri rami- caduta per terra, la sua espressione diventò leggermente triste a quella vista, decise di aggiustarsi il cappello e osservò come altre foglie secche cominciarono a cadere essendo state smosse da quel movimento, questo lo convinse ad alzarsi –non senza un altro sospiro- e cominciare a incamminarsi verso il bosco.
Mentre metteva un piede avanti all’altro in un passo quasi strisciato, Wirt poteva sentire lo scrocchiare delle foglie sotto i suoi piedi, la sua testa girava da destra a sinistra in cerca di qualche albero di Edelwood che fosse disposto a cedere ancora un po’ d’olio, ma ormai aveva succhiato via tutto ciò che poteva da ogni singola anima che abitava, sotto forma di legno, quel bosco. Stanco ormai di camminare, il castano decise di rallentare il passo senza fermarsi, non gli era concesso. Chiuse gli occhi e mise l’accetta nella stessa mano che reggeva la lanterna, portandosi la mano ora libera al volto per stropicciarsi gli occhi, allontanandola leggermente poco dopo sentendosi graffiare la palpebra, tenendola comunque ad una distanza dalla quale poteva osservarla bene e capì che ciò che gli aveva procurato fastidio erano i rametti che avevano cominciato a crescere anche intorno alle dita, una sensazione di panico cominciò a riempirgli lo stomaco

‘Tutto bene’ pensò ‘posso ancora ricordare… credo, ma andrà tutto bene’

Provò a rassicurarsi tentando di riportare alla mente qualche ricordo della sua vita passata, ma, purtroppo, l’unica cosa che ricordava ormai era come avesse accettato di mettere l’anima del fratello dentro la lanterna e alimentare il fuoco ogni giorno per tenerlo in vita, subito dopo la Bestia gli aveva mostrato un posto nel quale sarebbe potuto rimanere a vivere. Inizialmente gli faceva anche qualche visita di tanto in tanto, la frequenza di queste, però, aumentò fino ad un certo punto, quando la Bestia si impossessò del corpo del ragazzo, facendo rimbombare la propria voce nella sua testa ogni qual volta aveva bisogno di comunicargli qualcosa o arrivando anche a prendere possesso del suo corpo se necessario, non che a Wirt importasse più di tanto dopotutto. L’unico inconveniente era possedere tutte quelle radici e quei rami e sentirle crescere sul proprio corpo, raggiungendo pian piano il suo cuore, infatti, ogni volta che li sentiva avanzare verso di esso, si scopriva a ricordare sempre meno.

Non abbiamo tutta la notte, ragazzo”  lo incitò la Bestia, vedendo come il suo passo fosse rallentato fino quasi a fermarsi.

“Dammi un attimo” soffiò piano il ragazzo, rispondendole per la prima volta quella notte.

Strinse il pugno, guardò il terreno e alzò un piede per riprendere a camminare, quando sentì una voce chiamare il suo nome da lontano, si potevano udire anche dei passi che si muovevano nel bosco in un’andatura veloce, quasi una corsa; il castano udì ancora una volta il proprio nome venire chiamato e, quando la voce fu abbastanza vicina, fu in grado di vedere la persona dalla quale proveniva: una ragazza più o meno alta, aveva i capelli ramati raccolti in uno chignon da delle perle azzurre, sul viso aveva una spruzzata di lentiggini e portava un vestito del medesimo colore delle perle, il quale raggiungeva quasi il terreno, nascondendo i suoi piedi.

“Wirt!” ripeté la ragazza, immobile per un attimo, diede uno scatto per raggiungere il ragazzo e abbracciarlo

“Ci… conosciamo?” chiese il castano, provando a ricordare la ragazza, certo di non averla mai vista.

Ma chi era lui per dire di non averla mai conosciuta? Lui che a malapena ricordava il proprio nome, per quanto ne sapeva sarebbe potuta essere anche una parente stretta o la sua ragazza, senza che lui lo ricordasse, inoltre il fatto che l’avesse incontrata nel cuore della notte gli faceva pensare che fosse uscita apposta per cercarlo, di solito le signorine non escono nel cuore della notte solo per farsi una semplice passeggiata nel bosco, soprattutto con la Bestia che lo infestava. Il treno di pensieri fu interrotto dalla ragazza che riprese a parlare dopo un lungo silenzio

“Quindi è vero che non ricordi” mormorò dolcemente, separandosi dall’abbraccio che l’altro non aveva mai ricambiato, tenendo comunque le mani sulle sue spalle.

Lo guardò negli occhi con un espressione dolce mista a malinconia e osservò come i rami continuavano a crescere anche in quel momento, facendo sembrare il ragazzo stesso un albero di Edelwood.

“Sono Beatrice, eravamo compagni di viaggio la prima volta che ci siamo visti e che hai attraversato l’Ignoto” spiegò la rossa con calma

“beh, allora mi scuso infinitamente Beatrice, ma non posso rimanere a parlare, devo trovare una cosa assolutamente, prima che il sole sorga” mormorò, provando  a sorpassarla per andarsene, ma la ragazza lo prese per le spalle, tenendolo fermo

“Non capisci… devo parlarti, ho scoperto una cosa” sussurrò, guardandosi intorno con circospezione, quasi con la paura che qualcuno potesse sentire “smettila di fare ciò che stai facendo” disse infine decisa, lasciando andare le spalle del ragazzo per poterle poggiare sui fianchi con aria autoritaria

“cosa?” fu la risposta incredula

“mi hai sentita” mugugnò lei, riacquistando il tono dolce e quasi disperato “in quella lanterna non c’è l’anima del tuo fratellino, c’è solo quella della Bestia, puoi salvarti, Wirt, Gregory ormai è morto, ma tu puoi fare ancora qualcosa!” cercò di convincerlo la rossa.

Wirt lasciò cadere l’accetta -e per poco anche la lanterna- dopo aver sentito una fitta di dolore attraversargli il cranio, spalancò gli occhi e si portò i palmi ai lati del capo premendoli forte contro di essi in un tentativo di far passare velocemente il male improvviso, quello che aveva detto quella ragazza non aveva un minimo di senso, non poteva averlo, questo avrebbe significato che tutto ciò che aveva fatto non era altro che alimentare la creatura malvagia dei boschi per tutto quel tempo

“Esatto” udì la Bestia nella propria mente “è la ragazza quella che ti vuole ingannare, non io. Io  ti sto solo aiutando  a tenere tuo fratello in vita”

Quella voce nella testa del ragazzo non faceva altro che peggiorargli la fitta, costringendolo ad arcuare la schiena e chinare il capo verso il terreno, quella voce, già di per sé poco piacevole da udire nel proprio cervello, questa volta sembrava colpire con forza le pareti di esso, quasi provando ad impossessarsene, a contorcerle, a frantumarle.

“Wirt, tutti coloro che sono morti uccisi dalla Bestia si sono trasformati in Edelwood, l’unico albero che può alimentarla con il proprio olio” riprese la ragazza, in un tono ora più dolce, mentre si abbassava all’altezza dell’altro per potergli posare una mano sulla schiena, il quale nel frattempo era arrivato ad accucciarsi per terra, le ginocchia al petto e le mani ancora alle tempie, i suoi occhi ora erano serrati e il suo intero volto era completamente contratto, al punto da evidenziare con decisione tutte le linee dei muscoli facciali.

Non ricevendo alcuna risposta, ma vedendo il castano ancora in quello stato di sofferenza, Beatrice allungò anche l’altro braccio cercando di aiutarlo ad alzarsi, ma prima che la sua mano potesse raggiungerlo, Wirt si alzò di scatto, facendo sbilanciare la ragazza, la quale ricadde all’indietro con un rumore secco, si massaggiò la schiena per un attimo e poi alzò lo sguardo, sorridendo mentre osservava il castano: ogni traccia di dolore sembrava completamente sparita dal suo volto, che sembrava molto più rilassato ora, con gli occhi ancora chiusi, ma non strizzati.
Il ragazzo sembrò prendere un respiro profondo prima di separare le labbra per poter parlare, rimase immobile un attimo e ci ripensò, decidendo di riunirle, lasciando andare in un sospiro il fiato che aveva accumulato poco fa.
Invece, si limitò ad aprire gli occhi, i quali ormai non avevano più l’iride di quella sfumatura di castano quasi tendente al nero, ma era composta di diversi colori, i quali si propagavano per un po’ anche nella sclera, lasciandone solo una piccola parte visibile.
A quella vista il sorriso della ragazza svanì immediatamente, provò ad articolare qualche frase, ma non ne era in grado, era sempre frenata da qualche balbettìo o dalla mancanza di fiato, perché lei aveva già visto quegli occhi, sapeva cosa stava succedendo

“Il gatto ti ha mangiato la lingua?” sorrise leggermente la Bestia attraverso il corpo del ragazzo

Dalle labbra della ragazza non uscì altro che un flebile suono, simile a un lamento privo di fiato

“Smettila di importunare il mio cagnolino o la prossima volta non la passerai liscia” mormorò il ragazzo in un tono molto più profondo del normale mentre lasciava il proprio sorriso svanire e i propri piedi condurlo altrove, lontano da quell’incontro ‘spiacevole’.

“A-aspetta!” balbettò Beatrice, afferrandogli il tessuto dei pantaloni dalla sua posizione, ancora seduta “Non puoi andare via così!” continuò, riacquistando un po’ di coraggio

Wirt -o meglio- la bestia si bloccò, voltandosi per osservare la ragazza e chinò il capo di lato, in confusione; intanto l’altra aveva riacquisito la forza di alzarsi

“Non puoi lasciare che la Bestia prevalga, Wirt” affermò in tono deciso, guardandolo negli occhi

“Oh… lo ha già fatto” sorrise ancora la Bestia “sin da quando accettò di portare la mia lanterna per il resto della sua miserabile vita nell’Ignoto, ossia per l’eterni-”

“NO!” arrivò l’urlo secco della ragazza che interrompeva la creatura “so che lui è lì dentro, so che può sentirmi… vero, Wirt?” il tono della ragazza era aggressivo, sperava davvero con tutto il cuore di avere ragione, che un briciolo della coscienza del suo vecchio compagno di viaggio, del suo amico, fosse rimasta in quel fantoccio di carne

“Ti consiglio di smetterla, mi stai irritando” tuonò la voce della Bestia, la quale fu ignorata dalla ragazza che si lanciò sul ragazzo per afferrargli le spalle e scuoterlo violentemente

“Wirt… so che sei lì!” uscì incrinata la voce della ragazza, la quale ormai faceva fatica a trattenere le lacrime che minacciavano di uscire “WIRT!” provò ancora, prima di essere rigettata a terra dal braccio dell’altro.

La rossa si tirò a sedere dalla posizione nella quale si trovava e provò, per un’ultima volta, a chiamare il nome del suo amico con una flebile voce, ovviamente fu tutto inutile.

Vide dei ramoscelli sollevarsi dal terreno e avvolgerle le caviglie e salirle sui polpacci, provò a sollevarsi da terra per liberarsi spingendo le mani contro il terreno, ma fu inutile, anzi, altri rami avevano cominciato ad avvolgerle anche le dita, le mani e cominciavano già a risalire i polsi e le braccia.
Wirt dall’alto la osservava attraverso gli occhi della Bestia senza emettere un fiato, la vide versare qualche lacrima nel vano tentativo di liberarsi e di chiamare il suo nome, avrebbe tanto voluto aiutarla, salvarla, purtroppo, però, non riusciva a riprendere il controllo del proprio corpo e non poté far altro che osservare la trasmutazione della vita della ragazza in uno degli alberi di quella foresta e, più la ragazza si avvicinava alla propria fine, più la pianta acquisiva vitalità.
Un ultimo ramo le stava per avvolgere gli occhi, quando vide la creatura di fronte a sé versare una singola lacrima dall’occhio destro ed esitare nell’avvicinarsi a lei, i colori vivaci dell’iride ormai scomparsi, lasciavano spazio al loro colore naturale; Beatrice sorrise nella speranza che un giorno il ragazzo sarebbe riuscito a liberarsi dal giogo della Bestia e sarebbe riuscito a tornare a casa, dalla propria famiglia, anche se dentro di sé sapeva che la Bestia riusciva a possedere unicamente i corpi dei bambini già appartenenti all’Ignoto.
L’ultima cosa che riuscì ad udire dopo che il ramo le fu passato davanti agli occhi, fu il rumore di un’accetta incidere violentemente nel legno.

“Per stanotte basterà” arrivò rassicurante la voce nella testa di Wirt
In lontananza il sole stava già sorgendo e Wirt, senza una parola, tornò sui suoi passi verso la propria casa.










Angolo autrice:
La prima storia della quale non mi vergogno completamente :')
Avrei voluto che fosse uscita molto più angst, purtroppo credo di non avercela fatta, quindi mi sono vista costretta a mettere addirittura il rating verde, ma direi di essere abbastanza soddisfatta della trama.
Ogni recensione è bene accetta ^^
(eccetto quello offensive, ovviamente, se dovete criticare non siate sgarbati)
-Shiro
   
 
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