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Autore: ma_rya76    12/11/2016    0 recensioni
Quando pensi che la tua vita non cambierà mai e che morirai di vecchiaia servendo qualche ricca cliente capricciosa nel negozio in cui speri di lavorare fino al pensionamento, anche perché non credi di riuscire a trovare di meglio. Ecco che il destino di qualcun altro si incrocia con il tuo e finisce per scombussolare la tua tranquilla e noiosa quotidianità.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 21:20 di un lunghissimo venerdì che sembrava non volere arrivare alla fine, quando scendo dal bus e mi costringo a trascinare le gambe doloranti a causa della lunga giornata lavorativa verso casa. Quella casa che mi ha visto crescere e in cui mia madre ormai da anni convive con il suo ultimo compagno,un uomo insignificante che si è intrufolato in quello che era stato il mio regno indiscusso. Quella casa che dista giusto 457 passi da quando scendo dalla linea 107. Si perché ormai quello che era stato un gioco da adolescente, l'ho continuato a ripetere di giorno in giorno fino a fare passare gli anni e farne un abitudine. Da quel giorno che mia madre per colazione mi informò che la sera sarebbe venuto a farci visita un amico e che sarebbe rimasto per la notte, io iniziai a contare i passi che mi separavano da casa,sperando che qualcosa o qualcuno cambiasse quella realtà di cui non ero affatto felice. "457" penso "e anche oggi nulla è cambiato" mi dico mentre estraggo le chiavi dalla borsa, ma quando ne provo ad infilare una nella toppa per cercare di aprire, questa non va,proprio non ne vuole sapere di entrare. Controllo per vedere se è quella giusta e riprovo, ma nulla. Allora inizio a bussare e poi a suonare il campanello,mia madre non risponde né tantomeno il suo compagno che a quest'ora sta sempre in casa. Provo a telefonare prima al numero fisso, senza ricevere risposta. "Possibile siano usciti?" mi chiedo stranita. Primo,perché escono raramente. Secondo, perché di solito mi avvisano. Terzo e la cosa mi preoccupa, perché cavolo non riesco ad entrare in casa? Mi decido a chiamare al cellulare di mia madre e lo sento squillare. "Ma allora sono in casa!" lei non uscirebbe mai senza il suo cellulare. Inizio a bussare ripetutamente alla porta e a chiamare a gran voce fino a quando finalmente la porta si apre di poco e mia madre si affaccia appena con alle spalle l'uomo che aveva preso il posto di mio padre a sostenerla. Un padre che ricordavo appena dato che aveva avuto la bella idea di lasciarci e sparire nel nulla senza neppure una spiegazione. "Mamma...le mie chiavi non funzionano, non riuscivo ad aprire" dico incerta nella spiegazione. "Non sono le chiavi,ho cambiato la serratura" spiega. "Ah davvero e perché?" chiedo cercando di farmi strada ed entrare,ma mia madre fa resistenza impedendomi di mettere anche un solo piede in casa. "Si può sapere che ti prende?" chiedo stavolta infastidita,sono troppo stanca per fare questo tipo di giochetti. "Da oggi in poi questa non è più casa tua,vivi la tua vita come e dove credi ma non farti più vedere qui" dice fredda e mi spinge fuori una valigia e il mio zaino. "Questa è tutta roba tua" aggiunge prima di sbattermi la porta in faccia. Rimango un attimo pietrificata. "È uno scherzo?" mi chiedo. "Beh non mi piace per niente...chi cazzo fa questo tipo di scherzo alla propria unica figlia?" torno a bussare e suonare il campanello, ma né mia madre né il suo compagno vengono ad aprirmi,anzi abbassano le tapparelle delle finestre e spengono le luci. Due lacrime di frustrazione mi rigano le guance. Cosa diavolo era appena successo? Buttata fuori dalla mia stessa casa senza neppure una spiegazione logica. Quello non era più il luogo sicuro dove tutte le sere tornavo a rifuggiarmi. Ma perché? Cos'era successo? Con le gambe tremanti mi siedo sui gradini davanti alla porta e abbraccio le ginocchia cercando di regolare il respiro e tornare lucida. Ma più penso a questa assurda situazione e più tremo,un po' per la paura che sia tutto vero, un po' perché questa sera la temperatura sta scendendo di parecchi gradi e io non ho un cavolo di posto dove potermi andare a riparare dal freddo. Penso e ripenso a dove poter andare, a chi poter chiedere aiuto ma non mi viene in mente nulla,ho la sensazione che la mia mente sia stata avvolta da una spessa nube. Alla fine decido che rimanere lì seduta non è certo una soluzione e così mi costringo a rimettermi in piedi e con zaino in spalla e trascinando la mia grossa valigia, inizio a ripercorrere i 457 passi a ritroso, finché non arrivo di nuovo alla fermata del bus. "Dove vado?" mi chiedo di nuovo mentre do un occhiata alla tabella delle fermate. Intanto arriva il 107 che si ferma proprio davanti a me e l'autista apre le porte in attesa che io mi decida a salire. "Siria questa è l'ultima corsa, che vuoi fare?" mi chiede l'uomo alla guida che mi ha riconosciuta. Mi affretto e salgo sul bus ovviamente con tutto il mio bagaglio. "Dove vai a quest'ora? Vai in vacanza?" chiede curioso con la solita confidenza di chi ti conosce da una vita. Scuoto il capo. "E allora?" chiede ancora. "Veramente non so neanche io dove andare...sono stata cacciata di casa in malo modo,non so neppure se ho fatto o meno qualcosa di sbagliato o semplicemente mia madre è impazzita" provo a spiegare. Luigi,questo è il nome dell'autista, mi guarda sconcertato e io gli rivolgo un sorriso sforzato. "Io... Io davvero non capisco.." provo a dire ma un singhiozzo mi sfugge tra le parole,ormai sto per scoppiare. "Forza forza...vedrai che è solo un malinteso e presto si risolverà tutto" mi incoraggia. "Ma non so dove andare e non è ancora fine mese,non ho neppure abbastanza soldi per affittare una stanza" dico più a me stessa che a lui. "Se per te non è scomodo puoi rimanere al deposito dei bus" mi propone senza pensarci troppo. Lo guardo fisso come a chiedere se sta parlando seriamente. "Ma se sei un tipo pauroso non te lo consiglio, è un luogo buio e solitario" spiega. Ma il mio pensiero in quel momento è rivolto solo alla possibilità di stare al caldo per quella fredda notte e senza dover spendere un soldo. "Se non le creo problemi con il lavoro per me va bene" dico sicura. Così arriviamo al capolinea, Luigi parcheggia il bus e mi aiuta con la valigia. "Questo è il deposito" mi dice accendendo una luce al neon. "Prima ci dormiva il custode ma adesso non si usa più dato che tutto è sorvegliato dalle telecamere di sicurezza." spiega. Do un occhiata in giro,la stanza non è grandissima ma come già detto l'importante è stare al caldo, c'è un divanetto dove già programmo di andare a stendermi non appena sola, qualche sedia vicino un tavolino e degli armadietti a muro,c'è anche un piccolo bagno dietro un altra porta e sembra tutto anche abbastanza pulito per essere in disuso. Luigi mi saluta e mi augura la buonanotte,io mi chiudo dentro con due mandate di chiave e poi inizio a frugare nella valigia cercando qualcosa con cui coprirmi,ovviamente non c'è nulla di utile. "Grazie davvero mamma" penso e mi avvicino agli armadietti sperando in troppa fortuna. Il primo è bloccato. Il secondo è pieno solo di polvere e ragnatele e così anche il terzo. Ormai priva di speranze provo con il quarto che anche se a fatica riesco ad aprire ed ecco finalmente quello che ormai disperavo di trovare. Un plaid chiuso in un sacchetto di plastica. Lo tiro fuori e lo annuso,sembra un po' logoro ma pulito e così dopo averlo scosso un po' per far cadere possibili insetti decido di usarlo, anche perché non ho nulla di meglio ed è cosi che finalmente mi stendo sul divanetto avvolta in quella vecchia coperta e con le lacrime che mi ritornano ad inondare gli occhi al pensiero di quel improvviso rifiuto da parte di mia madre, provo a dormire la mia prima notte senza più casa e famiglia.
  
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